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Gran parte delle imprese agricole italiane sta attraversando un momento di grande difficoltà che si ripercuote sul sistema agroalimentare. Sono diverse le motivazioni che hanno spinto i trattori a protestare in tutta Italia e a marciare verso Roma, ma l’obiettivo primario è quello di far sopravvivere il mondo agricolo nonostante le difficoltà. Le proteste ebbero inizialmente luogo in Germania per un problema di bilancio legato al taglio dei sussidi al carburante, poi la problematica diventò un fenomeno continentale. Nel corso degli ultimi anni migliaia di aziende hanno chiuso l’attività e tante altre sono allo stremo. In 15 anni, tra il 2005 e il 2020, 5,3 milioni di aziende agricole in Europa hanno chiuso i battenti.
Nello stesso arco di tempo in Italia, le imprese del settore si sono dimezzate: se si considera l’anno 2022, sono 3.623 le aziende, in gran parte piccole e piccolissime, che hanno dovuto chiudere l’attività. I problemi dell’agricoltura fondano le loro radici negli anni 90 con la questione delle quote latte, dove il governo con la complicità dei sindacati agricoli in primis la Coldiretti, istituì a livello nazionale un sistema, dove le aziende agricole se superavano un certo quantitativo venivano multate. Inoltre a seguito dei finanziamenti europei delle quote latte, si scoprirono vicende poco chiare e a tal proposito si aprirono delle inchieste.
Proprio per chiarire una serie di problematiche complesse per chi non è addetto ai lavori, abbiamo incontrato Giovanni Fava Vice Presidente del CRA. Ci puoi spiegare Giovanni il vostro intento come CRA?
E’ dal 2007 che esistiamo come CRA, “Comitati Riuniti Agricoli” e posso testimoniare le difficoltà che versa da anni l’intera categoria. Purtroppo ogni decisione adottata negli ultimi trent’anni è andata sempre contro l’Agricoltura italiana.
Molte aziende zootecniche che producevano latte e si parla di oltre l’80%. negli anni hanno chiuso. Sono dati allarmanti, in Italia non abbiamo più mucche da latte, così il latte di tutta Europa viene portato in Germania dove viene disidratato, reso in polvere e poi importato nuovamente nei paesi dove occorre per essere reidratato. Con questa procedura si fanno i formaggi. Eppure la produzione di latte e formaggi italiani come il Parmigiano Reggiano negli anni non è mai diminuita.
Voi avete criticato con decisione nel passato il piano agricolo del Corridoio Verde dove si dava la facoltà ai paesi del nord africa di produrre e importare in Europa.
Nel 2010 il governo istituì il “Green Corridor”. ossia il Corridoio Verde. La politica ha sempre dimostrato poca attenzione per la categoria e c’è sempre stata l’incapacità dei politici di turno di prendere una posizione chiara, quando si decise di coltivare prodotti agricoli nel Nord Africa per poi farli arrivare qui da noi. Era un piano che prevedeva degli aiuti a paesi quali Tunisia Marocco e soprattutto Egitto per la coltivazione in loco, per importarli poi in Europa attraverso il corridoio italiano. Questa collaborazione si effettuò con la compiacenza delle Coldiretti, un Sindacato privato agricolo italiano che non abbiamo mai visto dalla nostra parte e per questa ragione non apprezziamo assolutamente.
Per essere chiari il “Green Corridor”. che doveva durare inizialmente diciotto mesi, è ancora in atto nel 2024. Ad esempio un prodotto quale le zucchine dopo essere state raccolte in Marocco, vengono messe dentro delle grandi casse, imbarcate e portate qui da noi. Una volta arrivate a Civitavecchia e scaricate sono poi inserite su un cassettino più piccolo. Questa operazione è considerata un ciclo di lavorazione che fornisce la possibilità al prodotto di entrare nelle nostre Cooperative anche dell’Agro Pontino. Con questo semplice artificio gli viene conferito l’Etichetta di prodotto italiano. Ecco l’inganno prima a noi agricoltori e poi a voi consumatori.
Dietro a questo commercio si nasconde una problematica ancora più grave vero?
Noi agricoltori italiani siamo bravissimi a produrre un prodotto integro e con disciplinari molto severi come è giusto che sia, utilizzando pesticidi di origine biologica o con tecniche agronomiche che aiutano alla difesa da malattie. Ci dispiace pertanto dover competere con prodotti provenienti dal corridoio verde dove utilizzano ancora il famoso DDT che all’epoca era usato per debellare la malaria. Qui in Italia viene raccolto un campione e poi analizzato e se non rientra nei parametri di presenza di pesticidi non ti viene pagato ed è giusto che sia così.
I prodotti che vengono importati invece si basano tutto su una autocertificazione del produttore in base al quale il produttore dichiara che il prodotto è salubre e genuino. Il rapporto con i paesi del Nord Africa la consideriamo una concorrenza sleale, in quanto da loro, la manodopera dell’operaio costa tra i 12 euro e gli 80 euro. Qui da noi inoltre abbiamo a che fare con costi di produzione elevatissimi a causa del prezzo del gasolio agricolo che tende ad aumentare e arriverà all’apice a gennaio 2026.
I fondi sono effettivamente stanziati dalla Comunità Europea ma probabilmente è a valle che si verifica qualche problema
Il settore finanziato di più dalla Comunità Europea è l’Agricoltura con oltre 350 miliardi di Euro dove si calcolano 45 miliardi ogni anno solo all’Italia. Il problema è che negli altri paesi la problematica agroalimentare è trattata da sindacati statali mentre in Italia tutto il settore è gestito da Sindacati privati tra i quali la più importante è la Coldiretti, che a nostro parere non opera correttamente e non tutela i nostri interessi. Vogliamo parlare inoltre delle situazioni poco chiare riguardanti i PSR i Piani di Sviluppo Rurale che erano fondi dati alle imprese agricole per modernizzare e rinnovare l’azienda ed il permesso di soggiorno per gli extracomunitari che ormai viene chiamata caporalato?
Giovanni Fava vedi un futuro migliore per l’Agricoltura o secondo te la situazione andrà sempre più a deteriorarsi ?
Noi del CRA è dal 2007 che esistiamo e negli anni abbiamo effettuato numerose proteste sempre pacifiche. Ci hanno avvicinato tantissime persone e consumatori, noi siamo coloro che organizzarono la prima manifestazione in piazza nel 2013 dove ci indicarono con il nome di “forconi”. Dai dati delle questure tra il 2013 e il 2014 abbiamo portato in piazza 9 milioni e 700 mila persone. Nei nostri giorni a mio avviso i dimostranti dalla nostra parte sono ancora di più, perché dopo 11 anni sono aumentati i disagi così come i problemi e si è aggravata ancor più la disoccupazione. Nell’ultima manifestazione ci hanno avvicinato tanti cittadini di diversa estrazione e stanno tutti male.
Giovanni Fava |
Come si fa a vivere con uno stipendio fermo a vent’anni fa, con una spesa comune che è aumentata di quattro volte? Dal 2013 la contestazione è aumentata sempre più, in quanto i problemi sono maggiorati, così come la disoccupazione. Purtroppo non prevedo un futuro roseo per l’Agricoltura e neanche per i consumatori. Noi intendiamo sempre collaborare con le forze dell’ordine, ma ho timore che un giorno la pazienza possa finire. I nostri giovani nel nostri paese probabilmente non hanno più futuro. Io ho un figlio che studia all’Università e mi dice: papà io l’Italia la vedo in futuro ormai solamente per venirci in vacanza. Sinceramente come facciamo a dare loro torto? Hanno perfettamente ragione.
Giovanni cosa ne pensi del Piano Mattei varato recentemente dal Governo?
E’ stato inferto un ulteriore danno all’agricoltura italiana. Con il piano Mattei si intende finanziare con cinque miliardi di Euro la produzione di 36000 ettari in Algeria per produrre grano e cereali. La produzione si effettuerà in Algeria finanziata dall’Italia e sarà gestita da “Bonifiche ferraresi”, un consorzio in mano alla Coldiretti. Hanno detto che solo un 30% di questi prodotti alimentari saranno importati in Italia, ma noi ne dubitiamo. Intanto sono state approvate misure che vietano di piantare il grano in Lombardia e Puglia che in Italia sono le regioni dove si produce più grano.
Il nostro grano italiano non può essere prodotto più di tanto e per questa ragione hanno detto “ lo potete piantare ma non vi diamo la Pac” cioè gli aiuti che sono concessi dall’Europa. Il grano in ogni caso ce lo pagano 20 centesimi al Kg e per arrivare al prezzo del pane che nella zona di Milano costa 8 euro al Kg c’è una inspiegabile differenza. Da questi dati si può dedurre che più di qualcosa non funziona. Quest’anno poi con la siccità di grano se ne è prodotto 15 quintali per ettaro che è pochissimo, quindi non sono state coperte neanche le spese.
Noi come CRA abbiamo subito delle violenze e degli abusi di stato, proprio perché diciamo la verità. Il nostro Presidente Danilo Calvani è stato sfrattato da casa senza sentenza, senza sfratto e senza una vera motivazione. La scelta scellerata di servirsi delle Cooperative è stato un grave danno per tutti noi che lavoriamo nell’ambito dell’Agricoltura. Oggi la Cooperativa ti dà un acconto e poi ti dice che (in base a quanto sarà venduto il prodotto), ti pagherà alla fine. Questo è qualcosa di assurdo, perché ad esempio il Kiwi ha otto mesi di frigoconservazione, il che vuol dire che se si raccoglie ad ottobre si è liquidati a giugno. A noi il Kiwi viene pagato 40 centesimi e voi lo pagate 4 euro o 6 euro al Kg. La finanza oggi è entrata in queste Cooperative, ha ottenuto l’accesso agli atti e sta indagando. Al momento in quanto persona informata ai fatti non posso dire di più.
Grazie Giovanni Fava