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MARTIN LUTERO – RIBELLE IN UN’EPOCA DI CAMBIAMENTI RADICALI

By Roberto Fantini March 03, 2018 8720

Sulla figura e sull’opera di Martin Lutero, da sempre gli storici hanno formulato giudizi contrastanti: per alcuni avrebbe incarnato l’animo torbido della sua gente e della sua epoca e sarebbe stato vero e proprio figlio dell’angoscia teutonica di fronte al timore della fine della storia terrena; per alcuni (come il Denifle), poi, sarebbe stato un monaco abietto, fortemente passionale e presuntuosamente privo di umiltà, oppure un nevrotico, totalmente assorbito dalle sue imprese e incapace della più elementare pratica religiosa (Maritain e Grisar); per altri (Lortz e Adam), invece, la sua personalità sarebbe caratterizzata dal sentimento della propria nullità, da una sincera consapevolezza della realtà del peccato e da un forte senso della carità cristiana. Per altri ancora, sarebbe stato una sorta di superuomo, a seconda dei casi, protonazionalista o protomarxista, mentre per Giovanni Paolo II avrebbe fornito, grazie alla sua profonda religiosità e al suo bisogno di verità, un positivo contribuito al radicale cambiamento ecclesiale e secolare.

 

Sta di fatto, comunque, che, fino alle soglie del Concilio Vaticano II, nel mondo cattolico è prevalsa in maniera schiacciante l’immagine proposta da Leone X, quella del cinghiale, cioè, invasore e devastatore della vigna di Cristo, simbolo pertanto di eresia, di morbosità e di fanatica arroganza. Ma molto è cominciato a cambiare soltanto grazie alla Unitatis Redintegratio (Restaurazione dell'Unità), il decreto sull’Ecumenismo a firma di Paolo VI (1964), in cui si sostiene la necessità, da parte cattolica, di riconoscere e stimare i valori veramente cristiani presenti fra coloro che si inizierà, da lì in poi, a chiamare “fratelli separati”, quali, in particolar modo:

l’ anelito verso una religiosità più pura ed intima;
il senso del mistero davanti a Dio;
l’ austerità di vita, il culto e la frequente lettura della Scrittura;
l’ importanza attribuita alla grazia;
la partecipazione più attiva alla liturgia;
la maggiore coscienza del sacerdozio dei fedeli;
l’ incremento dato agli studi storici e della Scrittura.

 

E certamente di grande efficacia è risultata, nell’anno del cinquecentenario della nascita (1983), la copertina a lui dedicata dal Time, con la dicitura: “Lutero – un giovane di 500 anni”. Iniziativa salutata con compiaciuta soddisfazione da molti suoi estimatori, fra cui Paolo Ricca, il quale poté affermare che, dopo mezzo millennio sulle spalle, nessuno era ancora riuscito a relegare il monaco agostiniano “nel museo della storia.” Scomuniche, maledizioni ed anatemi abbattutisi per secoli su di lui, infatti, non lo hanno affatto indebolito. E la Chiesa, anzi, ha dovuto inesorabilmente arrendersi all’evidenza:
“Lutero non lo si può ridurre al silenzio con un atto d’autorità, e non basta censurarlo: con lui bisogna confrontarsi, quindi dialogare.” (Il Messaggero, 9 nov.1983).

 

Tant’è vero che, ad un Convegno promosso lo scorso anno dalla Pontificia Università Lateranense per celebrare l'anniversario dell’inizio della Riforma (1517-2017) , monsignor Galantino è giunto ad affermare che "La Riforma avviata da Martin Lutero 5 secoli fa è stata un evento dello Spirito Santo”! E papa Francesco, in più circostanze, ha avuto modo di pronunciare parole di elogio nei confronti del monaco ribelle, invitando tutti ad “abbandonare gli antichi pregiudizi” in nome di una maggiore onestà storica.
E proprio nello scorso anno non sono certo mancate le pubblicazioni in grado di favorire l’ auspicato punto di vista maggiormente povero di apriorismi faziosi e maggiormente ricco di conoscenza rigorosamente documentata. All’interno di questa vivace fioritura editoriale, merita senza alcun dubbio un posto di centrale rilevanza il Martin Lutero di Heinz Schilling, pubblicato dalla torinese Claudiana, una corposissima biografia edita in Germania nel 2012 (dove è già uscita in quarta edizione) e tradotta in molti paesi, frutto di lunghi anni di studi, efficacemente testimoniati dalla monumentale bibliografia di ben 31 pagine.
L’autore è un importante storico tedesco, già presidente del Verein ed editore dell’Archiv für Reformationsgeschichte (Archivio per la storia della Riforma) il quale, ad un’attenta e approfondita conoscenza degli scritti luterani (anche quelli meno conosciuti e celebrati) affianca una vasta ed ariosa conoscenza del mondo politico-sociale e dell’ambiente culturale dell’epoca in cui si è prodotta la straordinaria vicenda teorico-pratica della Riforma. Il carattere spiccatamente indipendente della sua ricerca e della sua scrittura (fermamente difeso da Schilling) fa di quest’ultimo suo lavoro (lontanissimo da sbavature ideologiche e da intenti di carattere apologetico) un’ opera di grande e indiscutibile pregio.

 

"Nel corso dei secoli - leggiamo, a questo proposito, nel Prologo - l'uomo di Wittenberg è stato ritratto come il precursore di ogni singola epoca e come l'antesignano dei tempi moderni. Negli anniversari del passato ogni generazione si creò il proprio Lutero: nel 1617, alla vigilia della Guerra dei trent'anni, emerse la figura del Lutero combattente, che doveva difendere il mondo protestante in pericolo contro la controrivoluzione dei «romanisti»; nel 1717, all'epoca della nascente tolleranza e del secolarismo dell'illuminismo, si impose assai più il Lutero mite e aperto al mondo; nel 1817 e 1917 il Lutero nazionale, eroe della grandezza religiosa dei tedeschi e scudo contro l'inforestierimento dell'Occidente da parte di una civiltà romana accusata di essere superficiale e scialba. Con la figura storica di Lutero tutto ciò ha ben poco a che fare: ciò che i comitati preposti a queste celebrazioni festeggiavano era lo «spirito dei tempi».
"È tempo di rompere questo culto della memoria e di rappresentare Martin Lutero, il suo pensiero e le sue azioni, così come quelle del suoi contemporanei, per ciò che esse sono, in primo luogo e soprattutto, per noi oggi testimoni «di un mondo, che abbiamo perduto» o, meglio, che non è più il nostro e che, perciò, ci obbliga a confrontarci con qualcosa che è estraneo e del tutto diverso. Lutero pensava e agiva come un «uomo tra Dio e il diavolo» ed è pertanto necessario renderlo comprensibile al mondo contemporaneo, che non conosce più il diavolo, e Dio soltanto (semmai) in immagini che sarebbero risultate incomprensibili all'uomo di Wìttenberg".

 

Schilling ha saputo donarci, quindi, un’opera capace di restituirci l’uomo Lutero nella sua piena e sfaccettata personalità, con i suoi dubbi, i suoi timori, le sue ansie, le sue passioni, i travagliati percorsi di maturazione del suo pensiero e le sue scelte teologiche e politiche. Il tutto con una pittorica abilità nel collocare sempre il suo cammino umano e speculativo all’interno dell’ingarbugliatissimo periodo storico, fatto di innumerevoli fratture, innovazioni ed immani tragedie.
Qualche critico ha ritenuto opportuno sottolineare che il suo finisce per essere molto più un libro di storia piuttosto che di teologia. Osservazione senz’altro sensata, ma non certamente da intendere come un difetto. Il ciclopico e drammatico affresco costruito da Schilling ha il pregio di riuscire a tuffarci, con grande passione e ricchezza di informazione, all’interno del mondo in cui Lutero ha portato avanti il suo progetto riformatore, permettendoci di scoprire, della sua personalità e della sua vita, una colorita gamma di aspetti assai poco noti. A chi volesse poi penetrare maggiormente nei meandri delle problematiche teologiche affrontate nel corso di un’intera vita, non resta che inoltrarsi nella lettura delle opere di Martin Lutero (a cominciare, direi, dalle Resolutiones*), oppure in quella di studi di carattere più specialistico, come, primo fra tutti, il brillantissimo saggio di James Atkinson, Lutero - la parola scatenata (Claudiana editrice, Torino 1982).
Degna di essere evidenziata, infine, è sicuramente la gradevole ed elegante veste grafica.

*http://www.flipnews.org/flipnews/index.php?option=com_k2&view=item&id=6081:le-resolutiones-il-commento-di-lutero-alle-95-tesi-di-wittenberg

 

Indice testuale:


Prologo


Parte prima. Infanzia, studio e primi anni di monastero (1483-1511)
1483. La cristianità in fermento
Infanzia e giovinezza
Crisi e rifugio in monastero
Parte seconda. Wittenberg e gli inizi della Riforma (1511-1525)
Wittenberg
Eleutherios – La nascita del Lutero libero
Il Riformatore L’autoaffermazione nei confronti di chiesa, imperatore e impero
Comincia il lavoro del carrettiere
La lotta in campo protestante per imporre l’autorità della propria interpretazione
Nel mondo: matrimonio, famiglia, gestione domestica
Parte terza. Tra coscienza profetica e fallimenti terreni (1525-1546)
Rinnovamento evangelico di chiesa e società
«Ma noi cristiani ci troviamo ad affrontare un’altra battaglia». Di fronte alle sfide del mondo
Emozioni in conflitto. Tra gioia di vivere sottomessa alla volontà di Dio e ansie apocalittiche
Morire in Cristo. «Siamo dei mendicanti. Questo è vero»


Epilogo
Lutero e l’Età moderna: la dialettica tra fallimento e successo

 

 

Martin Lutero

Ribelle in un’epoca di cambiamenti radicali

Heinz Schilling

pagg.608, € 39,50
Claudiana

www.claudiana.it

 

 

 

 

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Last modified on Saturday, 03 March 2018 10:57
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