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Continua il viaggio attraverso i secoli dello scrittore spezzino –
Pronti per un altro straordinario viaggio attraverso secoli lontani e avvenimenti –ahinoi! – contemporanei ? Allora via, sulle ali della storico/fantasia butticchiana pronti a vivere emozioni che coinvolgeranno cuore e mente.
Ormai sembra quasi naturale, alle migliaia di appassionati lettori di Marco Buticchi, saltare come stambecchi dai nebulosi avvenimenti di un secolo lontano alle ipotesi inquietanti di un presente/futuro da incubo incombente. Pavidi e speranzosi, ficcando la testa sotto il cuscino, capita di sperare siano previsioni nate soprattutto dalla (un po’ sadica?) fantasia dello scrittore spezzino. Ma purtroppo non è così. Troppi accadimenti spaventosi e sinistri segnali ci avvisano che i giorni e gli anni a venire non saranno né facili né felici. Ma ci regge la speranza che - oggi come domani – ci sia e ci sarà sempre un Oswald Breil, potente e infallibile agente del Mossad coadiuvato dalla moglie la bella ricercatrice Sara Terracini– a combattere vittoriosamente battaglie, al limite dell’impossibile, per il trionfo del bene.
Si è ripetuto il solito cortocircuito tra l’ouverture e il finale di questo libro che, seguendo “Il segno dell’aquila”, ci ha fatto percorrere a perdifiato le quattrocentotrentadue pagine dell’ultimo lavoro di Buticchi. Documentato al massimo sui trascorsi di secoli lontani e su avvenimenti attuali che esamina e anatomizza con la puntigliosità di uno studioso e la determinata attenzione di un “microchirurgo” della scrittura, Buticchi, - più affascinante di Wilburg Smith, non solo nell’aspetto ma soprattutto nel costrutto letterario - ancora una volta è riuscito a fagocitarci nel gorgo delle sue fantasie storico/letterarie, dimostrando che non è necessario essere nato Oltremanica o Oltreoceano per raggiungere il traguardo, in crescendo, del milione di copie vendute.
La trama trascina il lettore in una corsa sincopata sulle montagne russe che accavallano tempo e spazio. Sotto l’ala maestosa di un’aquila reale, fedele amica di Vel – giovane nobile che vive a Tarquinia ai tempi del Superbo e che ha quale mortale nemico il figlio del Re, Sesto Tarquinio - si intrecciano amore fraterno e odio mortale. L’aquila neonata, salvata da morte sicura di Vel, una volta adulta saprà rendere il servizio al suo grande amico salvandogli a sua volta la vita. Ai tempi nostri, l’assassinio di una ricercatrice italiana a Rio de Janeiro, le fosche trame di un Monsignore corrotto, gli inconfessabili ma reali legami con il crudele esercito dell’Isis e la spasmodica ricerca di un antico sepolcro che contiene un cocchio, una chioccia e cinquemila pulcini d’oro massiccio, oggetto di brame ferocemente incontrollabili, formano la travolgente trama di un libro il cui grado di emozione raggiunge lo zenith.
(Marco Buticchi – “Il segno dell’Aquila” Edizioni Longanesi -Euro 18.60- collana “I maestri dell’avventura”).
Elisa Starace Pietroni