L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
Marco Mamone Capria* è autore-editore di un pregevole libro, Scienziati e laici. Per un controllo democratico della scienza, a cui non possiamo che augurare una sorte felice. Si tratta di un libro nato sulla scia delle varie esperienze condotte sia in ambiti accademici, sia in ambiti legati al mondo dell’associazionismo, e nato, soprattutto, dalla voglia di invitare i lettori a riflettere su numerose questioni raramente affrontate a livello mediatico, in modo da favorire lo sviluppo di “anticorpi permanenti contro gli usurati stereotipi” di quello che viene definito “scientismo reazionario” (qualcosa di assai diverso dalla onesta e preziosa “razionalità scientifica”).
Scienziati e laici, composto da tre capitoli che possono essere letti autonomamente uno dall’altro (in pratica, tre veri e propri libri in uno!), sostiene, in maniera puntigliosa, agguerrita e rigorosamente documentata, la necessità irrinunciabile di operare, nei confronti della scienza, da parte dei non-scienziati (i “laici”), un inesausto e caparbio esame critico relativamente ai suoi indirizzi (“su che cosa si debba finanziare la ricerca scientifica”), ai suoi metodi (“particolarmente che tipo di esperimenti la società è disposta a concedere di effettuare agli scienziati”) e ai suoi “prodotti finiti” (ovvero quanto viene presentato/esibito agli occhi del comune cittadino, come risultati conseguiti).
Il primo capitolo affronta la problematica in una prospettiva storico-epistemologica, trattando varie questioni relative al “come rendere gli scienziati più responsabili del loro operato nei riguardi delle società che li ospitano e finanziano.”
Il secondo capitolo è strutturato in forma dialogata e si cimenta su temi di straordinario interesse, sempre con un punto di vista originale, acuto e fuori da schemi prefissati e imposti (omeopatia, vaccinazioni, eugenismo, trapianti di organi, vivisezione, scienza e guerra, ecc.).
Il terzo capitolo, infine, “tratta del ruolo degli scienziati in uno degli episodi più drammatici e simbolici del secolo scorso: la decisione da parte del governo degli Stati Uniti di gettare le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki”, abnorme crimine contro l’umanità, troppo a lungo vergognosamente giustificato da ignobili architetture di menzogne.
Tutto il lavoro di Mamone Capria è attraversato da una vivida volontà di squarciare i veli dell’ipocrisia e dell’ignoranza, delle falsità stereotipate e delle “vulgate” abilmente progettate e diffuse (potremmo dire inoculate), riuscendo, anche grazie ad una scrittura appassionatamente pungente, a innescare, nonostante la complessità delle tematiche trattate, un indiscutibile coinvolgimento intellettuale e anche emozionale.
Bellissime ed eloquenti, in particolare, le considerazioni che incontriamo a conclusione dell’opera:
La conclusione da trarre è che senza una vigilanza costante da parte dei laici è irragionevole far affidamento sulla speranza che una data comunità scientifica riesca a sviluppare al proprio interno antidoti efficaci contro le peggiori derive antiumanitarie, qualora queste ne favoriscano, come è accaduto e accade in particolari congiunture storiche, una nuova apertura di credito da parte di governi e finanziatori privati.
Alle vittime della follia (ma con metodo) delle classi dirigenti, coscienziosamente assistite da decine di migliaia di scienziati disposti a lavorare allo sviluppo di armi di distruzione di massa, e vincolati da patti di segretezza su tutta una gamma di questioni connesse direttamente o indirettamente a questo tipo di ricerca, dobbiamo soprattutto un tipo di “memoria”: quella che, mettendo in guardia i popoli contro la soggezione alle élite politiche e scientifiche, serva a costruire un futuro in cui non sia più possibile il sacrificio di cittadini alle patologiche ambizioni di pochissimi e alla cecità indotta o volontaria della maggioranza.
*Marco Mamone Capria, ricercatore all’Università di Perugia, è dal 2001 coordinatore del progetto “Scienza e Democrazia/Science and Democracy” e dal 2007 presidente della Fondazione Hans Ruesch per una Medicina Senza Vivisezione. Tra i libri usciti a sua cura: La costruzione dell’immagine scientifica del mondo (1999), Scienza e democrazia (2003), Physics before and after Einstein (2005), Scienze , poteri e democrazia (2006), Science and the Citizen (2013).
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Roberto Fantini