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Lorenza Mazzetti, Lory per i tanti che le sono stati amici, ha da pochi giorni portato a termine il suo cammino terreno iniziato 92 anni fa.
Lorenza è stata originale regista d’avanguardia, scrittrice di travolgente talento e pittrice dalla delicatissima sensibilità.
La sua esistenza è rimasta segnata dalla tragedia abbattutasi sulla famiglia degli zii che, rimasta orfana, l’avevano accolta con loro, insieme alla sorella gemella Paola. Nella strage della famiglia Einstein (nota anche come strage di Rignano o del Focardo), verificatasi il 3 agosto 1944, nel territorio di Rignano sull’Arno, ad opera delle milizie naziste, morirono tre donne: Cesarina (Nina) Mazzetti, Luce e Annamaria Einstein, moglie e figlie di Robert Einstein (cugino di Albert), il quale si diede la morte nell’anno successivo. Dalla strage (destinata certamente a colpire il grande scienziato fuggito negli USA), Lorenza e Paola si salvarono perché “di un’altra razza”.
Da questa terribile esperienza nascerà, molti anni dopo, Il cielo cade, il libro più bello di Lorenza e uno dei libri più belli del nostro intero panorama letterario del XX secolo.
Con lei, esce dal piccolo palcoscenico di questo incomprensibile e misterioso mondo una donna di intelligenza rara, eterna bimba-monella, sempre bramosa di nuove monellerie.
In campo cinematografico è stata una pioniera. In campo letterario ci ha regalato gioielli di brio narrativo e di straordinaria intensità lirica. In campo pittorico, ci ha continuamente stupito per la ricchezza della sua zampillante creatività.
Sul piano umano, ci ha lasciato dentro il suo immenso bisogno di amare e di essere amata, la sua insaziata e insaziabile voglia di scoprire e di inventare; la sua impertinente capacità di riuscire a sorridere alla vita, anzi, di far sorridere la vita; la sua mai spenta volontà di aiutare il mondo ad essere un po’ meno folle, ad essere un po’ meno crudele, ad essere un po’ più in grado di desiderare il Bello e il Vero, rivolgendo lo sguardo, sempre, a chi ha mani fragili e cuore grande, voce debole e diritti negati.
Lorenza Mazzetti viene perlopiù amata, ammirata e ricordata per essere stata vittima e testimone delle atrocità delle persecuzioni razziali naziste, ma non andrebbe assolutamente dimenticato il fatto che essa abbia saputo farsi anche analista lucidissima del fenomeno della Shoah, riuscendo come pochi a cogliere i legami profondi tra antisemitismo moderno e antigiudaismo cristiano.
In una intervista di qualche anno fa, dopo aver messo in luce come l’odio verso gli ebrei “fosse legato al disprezzo e alimentato e ‘giustificato’ dal disprezzo”, sottolineava come odio e disprezzo non fossero una creatura di Hitler, bensì una pesante eredità pervenutagli da un lontano passato in cui la civiltà cristiana si è insistentemente prodigata nella costruzione teologica dell’ “immagine demonizzata di un intero popolo colpevole di ‘deicidio’, macchiato da una colpa, cioè, di una gravità unica e incommensurabile, da una colpa capace di contaminarlo indelebilmente e per sempre, senza possibilità di perdono.”
Nella stessa intervista, poi, facendo riferimento al Saggio sul dono dell’antropologo francese Marcel Mauss, mi colpì anche la sua capacità di farsi pensatrice interprete-terapeuta dei mali del mondo contemporaneo. Nel confrontare, infatti, la sensibilità arcaica di un’umanità “primitiva”, legata al culto degli antenati e al sacro rispetto nei confronti della natura, con quella oggi imperante, giungeva a rimproverare noi moderni (schiacciati “dall’orrenda logica dominante del profitto”) di aver smarrito la capacità di “guardare a tutto ciò che ci circonda come a un immenso ‘dono’”, venendo ad infrangere, in tal modo, “il circolo virtuoso del dare-ricevere-ricambiare”, con la tragica ineluttabile conseguenza di non riuscire più a “coltivare in noi un profondo, inesauribile sentimento di riconoscenza”.
“Chi sa dare e chi sa accettare - aggiungeva poi - sa che non può vivere solo, sa che non può vivere senza restituire la solidarietà umana.”
E, con solare saggezza, concluse la chiacchierata esprimendo la speranza che ai giovani si potesse riuscire ad insegnare la “cosa più importante”:
“la bellezza della riconoscenza e il suo sorriso risanatore”.*
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*Roberto Fantini, Il cielo dentro di noi, Graphe.it, Perugia 2012, pp. 22 e 26.
Lorenza Mazzetti, di famiglia valdese, ha vissuto l’infanzia in Toscana con la zia Nina Mazzetti sposata a Robert Einstein, cugino di Albert, che l’aveva adottata insieme alla gemella. Il trauma dell’assassinio politico della sua famiglia adottiva, perpetrato dalle SS per rivalsa contro Einstein che si era rifugiato in America, ha segnato tutta la sua vita. Su questo tema e su questi ricordi ha scritto : Il cielo cade (Premio Viareggio 1962), Uccidi il padre e la madre (ripubblicato da La nave di Teseo con il titolo Mi può prestare la sua pistola per favore?), Con rabbia, Diario Londinese e Album di famiglia.
È stata una delle fondatrici del Free Cinema Movement. Ha realizzato due film: K e Together, entrato nel palmarès del Festival di Cannes come miglior film d’avanguardia.
La sua mostra “Album di famiglia” è stata presentata in molte città italiane ed europee.
Sempre desiderosa di fare conoscere la tragedia della sua famiglia e di favorire una giusta memoria e una attenta e responsabile coscienza etica e civile, anche in età avanzata, ha preso parte a innumerevoli iniziative culturali, con particolare interesse al mondo dei giovani.
La sua ricca esperienza terrena si è conclusa lo scorso 4 gennaio.