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L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
“Secretarum naturae rerum cupidus explorator”.
“Princeps Concordiae”.
Credo che queste due celebri definizioni di Pico della Mirandola riescano ad esprimere magnificamente l’intima essenza della sua personalità e del suo pensiero filosofico :
la prima ce lo presenta come bramoso e insaziabile esploratore dei più reconditi segreti del meraviglioso quanto misterioso mondo della Natura;
la seconda, invece, come raffinato e prodigioso intellettuale desideroso di scoprire e/o creare punti di convergenza fra i vari credo filosofici e religiosi, al fine di superare barriere e fossati e di aiutare l’umanità, odiosamente insanguinata da secolari incomprensioni e diffidenze, a recuperare l’arte del dialogo e il sentimento della fraternità.
Su questo coltissimo e geniale pensatore, noto soprattutto per la sua “Orazione sulla dignità dell’uomo”, è in uscita un libro prezioso, acuto ed illuminante*, a firma di Gabriella Gagliardi, collega e amica di lunga data.
Con quest’ultima, è nata la conversazione che segue.
Non sbagli affatto!
Di anni ne sono passati tanti tanti. Ma è proprio questo il bello! E’ quasi come un amante che torna da te, deluso dopo un matrimonio fallito, dicendoti che tu eri il suo vero amore.
Nel caso di Pico, non è propriamente come succede fra le persone in carne ed ossa, ma nella sostanza è la stessa cosa.
Ritrovare gli amori giovanili è bellissimo e ci si può innamorare ancora di più. Tutto avviene in modo inaspettato.
Nel mio caso, è andata così: quando ho sentito alla radio, tre o quattro anni fa, Vito Mancuso suggerire e anzi raccomandare di leggere la breve ma preziosa “Oratio de hominis dignitate”, ho detto: ehi! Ma io costui lo conosco! E, come racconto nella presentazione del libro, mi sono andata a riprendere le carte degli studi giovanili e l’ho ritrovato.
Avevo anticipato Mancuso!
Il “Mirandolino”, come l’ho soprannominato per la sua giovane età, è stato il mio nuovo amore!
Ho sempre avuto, d’altra parte, un debole per gli uomini più giovani di me, belli e intelligenti!
E così, è nato questo libretto. Un dono del destino!
L’obiettivo fondamentale è mandare un messaggio a tutti, ma principalmente ai giovani. Far parlare ai giovani da un altro giovane. Senza paternalismi. In una società disumanizzante e disumanizzata, mi sembra importante ricordare quello che dico e ripeto, che “la più grande battaglia, oggi, è rimanere umani”.
E si può tentare di farlo, secondo me, richiamandosi alla “Dignità” degli Umani e alla Libertà in quanto “Responsabilità”, come scriveva il nostro Mirandolino.
Aveva solo 23 anni, e la cosa bella è che si rivolgeva convintamente – e inascoltato, anzi contrastato – a uomini di potere molto più anziani di lui!
Proprio come avviene ai nostri giorni, in cui il dissenso dei giovani è, spesso, più sapiente dell’insensatezza di tanti altri.
Le accuse di eclettismo e sincretismo sono state da tempo archiviate dagli studiosi che contano: da Garin e Cassirer, innanzitutto, nonché da Cacciari e non solo.
Nel mio libro lo ribadisco ampiamente. Ma la tua domanda, stimolante come sempre, mi induce ad una considerazione estemporanea.
“Sincretismo” vuol dire, etimologicamente, mettere insieme, unire. Solo che Pico non unisce mai, anzi distingue. Egli vuol far vedere che, in ogni pensiero, c’è una scintilla di verità. E che, quindi, non bisogna trascurare nessuno.
E’ il suo “daimon” che lo spinge a ricercare per ogni dove.
Non una copia, quindi, del già-detto, ma una autentica curiositas e un doveroso rispetto per il ben-detto.
Sventagliare un panorama di verità è molto diverso dal mescolarle insieme e giustapporle, confondendole fra loro.
L’originalità, quindi, di Pico sta nel modo nuovo in cui ha evidenziato i temi del passato, e, soprattutto, nella maniera in cui li ha “trasposti”. Tutto il primo capitolo è dedicato proprio a questo argomento.
La tua sapiente domanda mi da’ il modo di integrare la mia precedente risposta.
Tu dici che “sarebbero dovute servire”. Sì, è così.
Quando dico che sono “trasposti” voglio dire che sono usati in funzione diversa. Una delle funzioni era quella a cui fai riferimento: la “Pace filosofica”, che stava particolarmente a cuore al Nostro.
E’ come se Pico ci dicesse:
“ Guardate quante belle cose hanno detto tutti questi pensatori. Perché non provare a prenderle tutte in seria considerazione (mettendo da parte secolari faziosità e ostilità preconcette), in modo da formare una concorde (benché polifonica) unità di pensiero?”
E’ il NOI che sostituisce l’IO. E questo mi sembra veramente notevole!
Esercizio utopistico-narcisistico o profezia? Io credo entrambe le cose. Nel senso che egli ha coltivato un ideale che poteva costituire, magari a sua insaputa, una sorta di profezia, come, in effetti, si è poi dimostrata, in largo anticipo di tempo.
Che poi fosse un ideale destinato al fallimento poco importa. E’ importante il suo crederci. E un pizzico di consapevole narcisismo direi che non guasta affatto!
Riscoprire il pensiero pichiano potrebbe aiutarci anche a ritrovare un modo più armonico e intelligente di relazionarci al mondo che ci circonda e che ci ha generati?
Il tema della Natura è, a mio avviso, il più importante.
Sia per il mondo greco che per Pico, la Natura è intesa come avente valore in sé stessa, e facente un tutt’uno con l’uomo. A partire dall’ avvento dell’era moderna fino ad oggi, questa visione cambia a scapito e danno della Natura stessa e dell’uomo. La prima viene intesa come diversa e separata da noi, percepita come qualcosa che riceve valore solo in funzione nostra, dei nostri interessi e necessità. Grave errore!
L’infrangersi del legame Uomo-Natura ci ha condotti alla dissacrazione oscena del cosmo in nome del profitto. La stupidità umana, in tal modo, si è votata allegramente alla distruzione: facendo ammalare la Natura, essendo noi parte di essa, finiamo noi stessi per ammalarci.
Per tutti questi motivi, per me rileggere Pico, oggi, è come trovare (o ritrovare) un tesoro nascosto. Sembra contenere questa lezione per noi. Ci dice:
Senza rifondazione dei valori non c’è salvezza!
E questo spiega anche, a mio avviso, il rinato interesse per l’Umanesimo in Europa e negli USA. Giacché, ogni volta che le società si trovano a vivere una lacerante crisi culturale, esistenziale e politica, si sente il bisogno di ritornare all’Uomo, per la nostra salvezza individuale e collettiva. E l’Umanesimo, oggi, è tornato ad essere attuale perché si è riaperto, in maniera particolarmente drammatica e in forma anche del tutto inedita, il problema della condizione umana.
*GABRIELLA GAGLIARDI
Giovanni Pico della Mirandola,
ARMANDO EDITORE, GENNAIO 2025
10,00€
L’opera è stata presentata con successo nella prima giornata della Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria, Più libri più liberi 2024 presso La Nuvola di Roma.
NOTA BIOGRAFICA
Gabriella Gagliardi nasce a Salerno e vive da molti anni a Roma.
Laureatasi a Napoli in Filosofia morale, con il prof. Aldo Masullo con il massimo dei voti, ha insegnato nei licei e all’Università di Salerno come docente a contratto.
Ha pubblicato, per Armando Editore, Il gatto con gli stivali. Ricerca su fiaba e inconscio (2011), Psicologia del malato oncologico. Non muore il desiderio (ultima ristampa 2021), Coronavirus. La paura il coraggio l’impegno (2020).
Nel dicembre 2023, è uscita la sua prima raccolta di poesie (Distrazioni, Les Flaneurs Edizioni).
Ha vinto il premio letterario “Soprattutto Scrivere” di Incontra Donna con un racconto breve dal titolo Il mito di Dioniso bambino.
Attualmente svolge corsi di Filosofia agli adulti, per il Comune di Roma.