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F.Scott Fitzgerald - una breve vita annebbiata da alcool, eccessi e testimonianze letterarie, spesso incomprese.

By Marzia Carocci January 23, 2025 145

 

   F. Scott Fitzgerald

Francis Scott Fitzgerard nato a Saint Paul (Minnesota) il 24 settembre 1896 e muore a Los Angeles il 21 dicembre 1940

Nasce ricco, fu indirettamente discendente dell'autore dell'Inno nazionale americano omonimo.

Non era uno studente modello; rimandato spesso in più materie tanto da lasciare gli studi  si arruolò nell'esercito. Anche lì non brillò mai di luce propria; sembrava che il giovane non eccedesse in nulla.

Nel 1919  finalmente qualcosa che lo facesse uscire da una agognata normalità noiosa ma improduttiva. Usciva infatti " di qua dal Paradiso" romanzo scritto in forma quasi autobiografica dove veniva rappresentata la vita giovanile dei ragazzi in quel preciso periodo storico, giovani alla ricerca di leggerezza e disincanto.

Molte similitudini della propria vita vengono largamente descritte nel libro. Le scelte, gli amori, le abitudini, gli atteggiamenti.

Conobbe un anno prima  la scrittrice e pittrice statunitense Zelda Sayre, che fu rappresentata nel libro con il nome di Rosalind; anima gemella, spregiudicata, di famiglia benestante con la vita sempre al limite dai comportamenti discutibili, con lui per oltre vent'anni si dettero a una vita pazza, fatta di esibizionismi e spavalderie. Alcuni biografi hanno asserito inoltre che alcuni passaggi dei libri di Fitzgerald fossero stati estrapolati da testi scritti da Zelda e appartenenti ai suoi diari.

   Zelda Fitzgerald

Alcol, avventure ed eccessi rappresentavano una vita senza regole, giorni bruciati fra inutili pazzie e annebbiamenti mentali; Fitzerald non riusciva a sfondare in alcun modo.

Il suo romanzo "Il grande Gatsby" non ebbe all’epoca alcun tipo tipo di successo tanto che riuscì a vendere meno di tremila copie così andò anche per "Tenera è la notte" romanzo se vogliamo, ancora più ignorato.

La coppia si riempì così di debiti con chiunque, amici, editori, conoscenti vivendo una vita incosciente e improduttiva da ogni punto di vista.  Zelda ormai fuori di testa,  malata psichiatrica, entrò in manicomio dove prese definitivamente sopravvento la sua  schizofrenia mai chiaramente diagnosticata e curata prima. Morì bruciata in un incendio scoppiato dentro il manicomio. Poco prima Zelda aveva concluso il suo romanzo "Lasciami l'ultimo valzer" forse parzialmente autobiografico. Si parla infatti nel libro, di una coppia che vive ai limiti della sregolatezza e dove il marito soffoca in qualche modo la vena artistica della moglie.

Fitzgerald cadde nella più totale desolazione, non riuscì mai ad ingranare.

Nientemeno alla fine degli anni '40 quando gli editori fecero il resoconto  sul dovuto all'autore, annotarono sul documento di fatturazione: vendita copie 40 per un totale di 13,13 dollari.

Uno scrittore dal grande ingegno ma con una bassa stima di se stesso e della vita mai presa sul serio. L’autore ebbe diversi scompensi cardiaci e morì d'infarto il 21 dicembre 1940 a soli 44 anni.

Rimase di lui un manoscritto a metà dal titolo "the last tycoon" poi pubblicato postumo con il titolo italiano di "gli ultimi fuochi".

Seppellito con la moglie. Nella lapide fu scritta l'ultima frase del Grande Gatsby: "So we beat on, boats against the current, borne back ceaselessly into the past (così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato)

Neppure al suo funerale ci fu rispetto o commozione dove addirittura fu truccato malissimo dal becchino tanto da sembrare una statua di cera.

Molti i curiosi e i pettegoli intorno, pochissimi  i presenti del panorama culturale. Doroty Parker sua amica scrittrice, intervenuta alla funzione, disse di lui guardandolo: Povero vecchio bastardo", nessuno si accorse che quella frase era estrapolata dal Grande Gatsby.

Una curiosità; l’unico vero amico di Fitzgerald, Nathaniel West, autore del "il giorno della locusta", morì fatalmente per la strada che lo doveva portare al funerale a causa di un incidente stradale.

Ernest Hemingway, inoltre lo dileggiò in seguito alla sua scomparsa attraverso le pagine della sua autobiografia in "Festa mobile" dicendo di quanto lo scrittore fosse sempre stato insicuro, buffone e incapace.

Si concluse a 44 anni la vita di uno scrittore dalle indubbie capacità ma come spesso accade, se non si crede in se stessi, non lo faranno neppure gli altri!

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Last modified on Thursday, 23 January 2025 20:50
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