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Un libro non solo importantissimo, ma una ricerca determinante per decodificare la nostra storia recente. Un opera unica di grande valore, di cui abbiamo avuto spesso qualche accenno nei video YouTube di G. Pucciarelli e G. Vitali. https://www.youtube.com/watch?v=TYnfbs9cvfs
Dalla presentazione dell’autore:
Mi sono ripromesso di raccogliere in questo libro alcune osservazioni riguardanti le fasi di sviluppo della società occidentale, nel periodo compreso tra i primi anni del Ventesimo Secolo e il secondo dopoguerra. Prima fra tutte, quella che mi ha permesso di rilevare il persistente contrasto fra il presunto trionfo del liberalismo democratico e le "regole" dell’economia di mercato.
Ho cercato di non ancorarmi al criterio riduttivo, adottato da Eric Hobsbawm nel suo "Il Secolo Breve", pretendendo un excursus analitico che va oltre i limiti temporali, precisati dallo storico inglese: il 1914 e il 1991, e segnala tre date altrettanto fondamentali: il 1910, l’anno in cui a Jeckill Island è ideato e perfezionato il piano di attuazione del "Federal Reserve System"; il 1913, alla fine del quale il Congresso degli Stati Uniti vota a favore del Vreeland-Aldrich act e il Presidente Thomas Woodrow Wilson lo approva; e il 1905, l’anno del primo tentativo rivoluzionario bolscevico, sostenuto dalla Casta Finanziaria di Wall Street, che poco prima ha finanziato generosamente il Giappone, affinchè la sconfitta della Russia nella guerra russo-giapponese del 1904-1905, agevoli l’instaurazione del governo comunista nella terra dello Zar. Le svolte cruciali del "Novecento" avvengono, sì nel 1914, l’anno in cui il "Potere" che domina a Washington decide di far deflagrare una guerra totale che dovrà diffondere ovunque il sistema usurocratico per assumere il controllo dell’economia mondiale e sottoporre al proprio arbitrio la politica monetaria di ogni nazione; ma la fase determinante del piano finanziario messo in atto a Wall Street si colloca nel 1919, allorché la conferenza di pace di Parigi stabilisce lo schema geopolitico più congeniale all’affermazione su scala planetaria del sistema economico liberista angloamericano, che trova i suoi efficaci strumenti nella Federal Reserve Bank di New York e nella City Londinese. È il 1917 tuttavia, l’anno in cui si registrano il successo della rivoluzione bolscevica e la prestazione della garanzia britannica per la costituzione dello Stato ebraico in Palestina.
Il termine "Usurocrazia", coniato da Ezra Pound, indica il sistema che trova tuttora concreta applicazione nella gestione monetaria, affidata a banche private, per la creazione della cosiddetta "moneta-debito". Questo sistema, operante dal dicembre del 1913 negli Stati Uniti è presto dilagato in tutto il mondo occidentale, grazie alla connivenza con una leadership politica, che obbliga lo Stato a emettere certificati di credito del Tesoro, ogniqualvolta la Banca Centrale decide di emettere un equivalente ammontare di moneta, e a consentirne la negoziazione sui mercati finanziari internazionali (Wall Street in particolare) nell’esclusivo interesse dei Grandi Investitori (Banche e Gruppi finanziari) dando luogo a fenomeni come la privatizzazione dei profitti e la socializzazione delle perdite. L’inesausto propulsore di questo sistema è il debito pubblico,che non è affatto "scritturale", come sostengono i cultori della teoria monetaria moderna, ma concreto e, spesso insostenibile. Come opporsi a questo sistema della Casta Finanziaria Usuraia?
La risposta non è semplice, visti i precedenti. Ci provò Benito Mussolini, nella seconda metà degli Anni Venti, presentando la Carta del Lavoro e le linee essenziali dello Stato Corporativo, ispirato ai principi della Carta del Carnaro, enunciati da D’Annunzio e De Ambris nel 1920, dopo l’impresa di Fiume. Ci provò Adolf Hitler nel 1933 e nel 1939, varando la legge che nazionalizzava il capitale della Banca Centrale tedesca. Entrambi i tentativi ebbero scarsa fortuna, come è noto. Il liberalismo fa grandi promesse in politica, anche se spesso tollera le dittature compiacenti, mentre riesce sempre più difficile dimostrare se un logoro rivestimento democratico sia ancora sufficiente a nascondere l’ormai secolare tirannia che, in nome della libertà, si esercita nel campo economico. Liberazione fu il pretesto per scatenare una guerra totale, il cui vero fine era: eliminare due indisciplinati Capi di Stato che non vollero adeguarsi al "sistema".
Gianpaolo Pucciarelli: "Segreto Novecento" Edizioni Capire (2014)