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di Giuseppe Lorin
Con la silloge “L’Amore, invece” abbiamo il riscontro del vissuto emotivo di Donato Loscalzo, uomo dai sentimenti profondi ed impegnato su vari fronti dell’arte della conoscenza della letteratura greca antica e moderna.
È il titolo che racchiude il sentore di un condizionale misterico dove la domanda pudica lascia intendere: e se l’amore, invece fosse… lo sguardo dell’anima?
“oltre lo sguardo
nessuno di noi sa se ancora splende
tra i nostri malcelati svelamenti
il desiderio che migra …
… questo indifeso intento di scoprirti ”
Si avverte in questo passaggio così come in altri, la distanza generazionale e nel contempo il timore del tempo “…che scolora, che incide, che sgretola…” che sfugge inesorabile e lascia inesaudito l’intento di trasfondere il proprio vissuto, la propria voglia di donare amore, una trasmigrazione di anima verso l’oggetto d’amore, sempre che il poeta Donato Loscalzo mi accordi il termine filosofico e l’accostamento di questo alla sua poetica.
“… basterà guardarsi riconoscersi riviversi
e questi ciottolitraslucidi e vissuti
riparleranno di nuove architetture
di quel codice segreto che io e te,
per lungo tempo, abbiamo custodito”
Queste pennellate di versi sono presagi di una umanità distorta dalla furia incondizionata dell’incontro virtuale che avviene principalmente nelle tarde ore notturne o addirittura all’alba di un nuovo giorno, racchiudono le sofferenze di un’appartenenza di pensiero, di attese, di età non accettate, di fisicità respinte, di negazioni non attese, di nickname astrusi, di personalità inventate:
“in chat
da dove digiti?
è la domanda concisa,
dall’altro capo della linea:
non so immaginarti, ma m’ingegno
per ciò che devo dirti
non sai chi sono…”
E ancora la presa di coscienza del proprio vissuto che è da ritenersi summa dell’intera umanità passata, presente e futura poiché afferma: “mi ha salvato l’attesa dell’amore
il seminato, i suoi germogli di speranza
ponti e strade a lungo attraversate
o paludi di memoria, dentro il sole…”
Così come risalta il distacco totale da una materialità incombente che va oltre il qui ed ora, oltre il tempo della poesia: “…non saranno più mie queste tracce
dovrò cancellare anche le facce,
quando verranno ad imbiancare
i segni dell’intonaco scrostato,
ha impresso il fumo strie verticali”
Donato Loscalzoscrive da sempre e con ogni mezzo sia attraverso l’insegnamento, i suoi saggi, sia con la poesia,le sue sillogi e da sempre è da considerarsi un poeta, sognando di viaggiare nel tempo e nello spazio, attraverso i sentimenti e le parole e senza consiglio alcuno, dato il libero arbitrio!
“in viaggio
dove andrò non sappiamo
la strada tracciata per il turista
è come tante, scommessa di scoperte
sceglierò quelle segnate di giallo…
…. eviterò le solite tue voci
che vogliono tracciare il mio camino”
In “L’Amore, invece” abbiamo un esempio della sua straordinaria sensibilità letteraria poiché deroga a vocaboli eccelsi all’Accademia della Crusca come abbrivio, inizio silloge e come congedo,a conclusione delle liriche; incipit ed explicit sono, infatti, vocaboli inadeguati per una silloge.
Le orme del desiderio che tracciano i passi dell’esistenza, dell’esperienza, di Donato Loscalzo conducono in un mondo privato dove le problematiche della vita si esplicano con sussulti dell’anima vissuti dal poeta: “… attenderò la notte dove solo il gallo
echeggia nella valle, dove al gelo
tace l’usignolo ignaro dei segreti della notte
dormirò ancora oltre le luci dell’alba
assopito nel vuoto che ha lasciato il desiderio
insicuro nel suo cercare il nuovo”, ed ancora: “… m’incanta ogni tuo indugio, inciampo
di paure o riverbero di istinti mai sopiti… ”
Le parole, intense, immediate, lentamente catturano il buon lettore e lo portano altrove: a ciò che hai perso o a quello che non hai mai vissuto ma che vorresti essere. Non a caso Donato Loscalzo è ammaliato da un incontro ora solo ricordato: “… ma ora qui, dalle pareti consunte
dai letti a fiori e fori di trapunte,
cose che passano in camere d’albergo
mi dicono di te, che non ti perdo”
Nella poesia “strada del mare” si ha la sensazione della ricerca di un amplesso quasi rubato mentre: “… amai lo schiaro prodigio di un’ombra
che rovinò dai deserti del cielo
ma non fu, non è dolce gioco,
e ti inseguii per i tuoi nuovi sentieri
mentre la luna impaziente
uscì dal cavo del mare”.
L’opalescente astro, muto testimone,è il simbolo della speranza e del desiderio.
Poi, dopo l’amore, si può tornare in balia di venti, correnti, burrasche e maree. Ricorda in verità lo spirito degli scrittori del nord Europa che hanno in Henrik Ibsen il loro vessillo.L’opera teatrale “La donna del mare” di Ibsen ricorda di pari passo l’evoluzione emotiva del poeta verso l’attesa e giustifica la scelta dell’elemento acqueo che porta, trasporta, purifica, battezza,accennato in alcuni suoi afflati: “…e il mare ancora mi attrasse
bagnandomi i piedi,…”
Il poeta comunque strizza l’occhio alla notte, all’incontro atteso e cercato di corpi senza anima, all’incontro improvviso, inaspettato, alla sorpresa dell’evento: “… avrei coperto d’alloro il sottobosco,
sipario mai tentato di parole
di quel presunto amore ad ogni costo
tra le frasche si eclissava la vergogna
un sogno deciso si perdeva tra le spine…e libero sorvolo le tempeste” perché è diverso, è di notte!La tensione poetica trascinante, almeno sul piano della struttura compositiva delle poesie di Donato Loscalzo è opera del suo lirismo crudo, affidato all’autocritica dove a volte, risulta delicato, delegato alle minime circostanze d’un rapporto anche casuale, che nel suo svolgersi si nega e si confessa, si dichiara e si contraddice, si abbandona e si esalta, perfino si offre in una interezza meravigliosa che solo chi ha sofferto sa tradurre in compiuta espressività.Sono versi scanditi quasi da un ritmo ancestrale: solo a tratti l'attitudine astratta, che sta alla base della sua personalità, della sua cultura ampia e multiforme, affiora, raffrenando l'impeto di certi moti dell’anima in schemi logici precostituiti. Con tutto ciò la silloge “L’Amore, invece” di Donato Loscalzoracchiude versi tra i più significativi della sua mietitura poetica con riflessioni o flash sui problemi di relazione, per lui vitali, della vita amorosa, della presa di coscienza della personalità umana, dei rapporti sociali: problemi che soprattutto per quanto concerne l'universo maschile assumono un accento alto di singolare affettuosità comprensiva.
Così come nella lirica “il nuovo anno” che fa eco a poeti di nobil lignaggio e in altre sparse, dove il giovin di Recanati ci sovviene.Il poeta traccia strade sconosciute a pochi ma non ai sentimenti, investe l’essere nella totalità che lo tormenta. È in questa silloge che abbiamo la risposta ai significanti poetici esistenziali di Donato Loscalzo.