L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
Tra i più interessanti film del 72mo Festival del Cinema di Venezia, è senza dubbio “Marguerite”, del regista francese Xavier Giannoli. E’ interessante perché è romantico senza stancare.
Marguerite Dumont (la bravissima attrice Catherine Frot) è la protagonista assoluta del film, che è ambientato negli anni ’20, periodo delle grandi rivoluzioni culturali e delle ribellioni alle regole.
Elegante, affascinante e ricca signora cinquantenne, Marguerite Dumont vive con il marito (interpretato da Andrè Marcon) in un castello nei pressi di Parigi. Appassionata di musica, Marguerite ama cantare e dedica alla musica ogni sua energia. Ma sfortunatamente non si accorge di essere stonata. Quando canta lo fa con tale passione e con tale comunicativa che sembra un peccato interromperla.
Il marito la ama molto, la capisce e cerca di accontentarla sempre, ma non trova mai il coraggio di dirle che è stonata.
Lei crede così tanto nelle sue doti da non rendersi minimamente conto che non è affatto dotata. Guardando quei suoi occhi grandi, teneri e sognanti, quasi smarriti, nessuno riesce a dirle la verità.
Marguerite tiene concerti nei salotti tra un gruppo di amici e conoscenti che la ascoltano incuriositi e per educazione fingono di apprezzarla e la applaudono. C’è sicuramente una buona componente di ipocrisia dell’ambiente “bon ton”, che preferisce applaudire sorridendo falsamente piuttosto che affrontare una spiacevole verità.
Dopo qualche tempo i cari “amici” si allontaneranno ed escluderanno la coppia Dumont dal loro giro. E, a parte gli apprezzamenti di uno stravagante giornalista, a Marguerite restano solo la stima e l’amore di suo marito. Anche il suo maggiordomo la capisce e la apprezza.
Quando lei decide di prendere lezioni di canto fa disperare il maestro con le sue stonature grottesche. Ma anche il maestro di canto, che vorrebbe detestarla, non trova il coraggio di dirle la verità.
Marguerite non è una persona presuntuosa o piena di sé: è così coinvolta ed allo stesso tempo inconsapevole, quando canta, che fa tenerezza ed è veramente difficile fermarla . Nei suoi concerti lei vive con tanta passione la parte del personaggio che interpreta, si sente un’eroina. E’ generosa, sul palco, vuole “dare” al pubblico qualcosa di bello , ha un fascino enorme. Canta per il pubblico, non per se stessa.
Soltanto con l’ ardito esperimento di registrarla , un giorno, mentre canta, e di incidere un disco da farle poi riascoltare, si arriva alla dura verità. Ma quando lei si riascolta non ci crede: pensa che quella del disco sia un’altra persona. Nel frattempo si ammala di tisi e spesso mentre canta deve fermarsi per un dolore alla gola.
Il giorno del suo ultimo concerto, in un grande teatro, lei promette al marito che canterà per lui. Inizia, come suo solito, stonando, poi guarda il marito nel pubblico e in quel momento dal suo corpo esce una voce bellissima che improvvisamente strabilia ed incanta tutto il pubblico. Ma Marguerite, dopo pochi secondi è costretta a fermarsi in preda ad un forte attacco di tosse. Il concerto si ferma, il marito sale sul palco e lei cade tra le sue braccia come se fosse una vera eroina pucciniana.
Il film è una romantica storia d’amore: amore tra marito e moglie ed amore per la musica. Ma non è melense o scontato, anzi, è del tutto originale nella trama e veloce nella sceneggiatura, con qualche gradevole tocco di humor.
Il regista ha vinto a Venezia il premio Taddei per la capacità di esprimere autentici valori umani con il miglior linguaggio cinematografico.