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L’iscrizione nel registro degli indagati dell’ex procuratore capo della Repubblica di Roma e di altri magistrati presso la procura della Repubblica di Palermo da parte degli inquirenti della procura di Caltanissetta per il presunto insabbiamento delle indagini scaturite dalle confessioni del celebre pentito Tommaso Buscetta sul patto tra la Mafia e società del gruppo Ferruzzi rappresenta un evento solo in parte inatteso per quanti hanno seguito con la dovuta attenzione l’apparentemente irresistibile ascesa di Raul Gardini, non a caso soprannominato “il pirata”.
Non contento di gestire il più grande gruppo saccarifero e agroalimentare italiano grazie al matrimonio con Idina Ferruzzi, l’ambizioso imprenditore romagnolo conquistò, con un vero e proprio colpo di mano, la Montedison, gravitante da sempre nell’orbita della Mediobanca di Enrico Cuccia, un banchiere d’affari molto sui generis e al quale si dice che il patron della Banca commerciale italiana, il compianto Raffaele Mattioli creasse ad hoc questa nuova creatura per tenere a bada le ambizioni del giovane Cuccia che aveva sposato Idea Rivoluzionaria una delle figlie di Beneduce, un uomo vicinissimo a Mussolini che lo volle a capo del costituendo Istituto per la Ricostruzione Industriale, lRI, che aveva in portafoglio la COMIT, il Credito Italiano e il Banco di Roma dopo il dissesto bancario dei primi anni Trenta.
Lo scontro tra Gardini e Cuccia è ben documentato dall’intervento durissimo dell’imprenditore romagnolo che rivendicava la libertà d’impresa contro la logica del “salotto buono” e delle azioni che si pesano e non si contano e che subito dopo lascio’ la sala, voltando platealmente le spalle all’anziano banchiere che voleva replicare al neo proprietario della Montecatini Edison.
Col senno di poi, e’ chiaro che Gardini sottovalutò l’influenza che Cuccia aveva, via Lazard e altre entità della finanza globale, influenza che certo non ebbe poco peso nelle decisioni dell’autorità che sovrintende al mercato delle merci di Chicago che costringe Gardini a liquidare le posizioni che le sue società avevano assunto sul mercato dei cereali, posizioni dalle quali uscì con rilevanti perdite e con un grave danno reputazionale.
Stara’ ai magistrati nisseni stabilire se il patto di cui Buscetta parlò’ direttamente con il magistrato più osteggiato dai suoi stessi colleghi e da buona parte del mondo politico, quel Giovanni Falcone che, pur procuratore generale aggiunto fu costretto ad accettare la ciambella di salvataggio lanciatogli dall’allora ministro della giustizia Claudio Martelli che lo chiamò a Via Arenula, incarico che non lo distolse dalla sua lotta decennale contro la mafia e i suoi addentellati politici e che costo’ la vita a lui a sua moglie e agli uomini della scorta, sorte che toccherà poco dopo all’amico Borsellino e anche in questo caso agli uomini e alle donne della sua scorta.
L’indagine sulla morte di Raul Gardini venne con una certa rapidità classificata come suicidio.