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 Poiesis e fantasia nell’era dell’IA: l’animazione come atto creativo umano

By Massimo Fabbri April 23, 2025 84

 

Poiesis e storytelling: dal mito alla costruzione della realtà .

Nel mondo antico, raccontare storie era un vero e proprio atto creativo: con il termine poiesis si intendeva la capacità di creare qualcosa di nuovo. Le storie servivano a trasmettere valori, significati culturali ed etici. La creatività era considerata una delle qualità più alte dell’essere umano, un modo per rappresentare i fatti della vita con un fine pratico. I miti, per esempio, nascevano come strumenti per comprendere la realtà. Nel tempo, si sono trasformati in ciò che oggi chiamiamo mitopoiesi , cioè l’arte di inventare storie fantastiche ispirate all’esperienza personale. Oggi, con l’avvento del digitale, si parla spesso di “fare storytelling” per indicare le tante modalità attraverso cui si raccontano e si condividono storie. I media ci offrono contenuti sempre più ricchi di significato, che inducono il pubblico a riflettere su sé stesso e sul mondo che lo circonda. Non a caso, lo psicologo americano Jerome Bruner definiva la narrazione come una vera e propria “costruzione di realtà”: un modo per dare senso alla nostra vita e alla nostra identità.

 Riscrivere le storie (con l’IA)

 Quel qualcosa di unico che riconosciamo in una narrazione d’autore – sia essa scritta o visiva – è ciò che oggi potremmo chiamare storytelling generativo , una forma di racconto che unisce creatività e trasmissione di significati. Dalla letteratura al cinema, le storie hanno sempre avuto il potere di tramandare valori e visioni del mondo. Fin dall’infanzia entriamo in contatto con mondi e personaggi che ci accompagnano nella crescita, diventando parte integrante della nostra memoria collettiva. Basta pensare agli eroi delle fiabe o delle saghe epiche, spesso reinterpretati dal cinema d’animazione, forma d’arte da sempre incline all’innovazione. L’animazione è oggi uno dei campi più attivi nella sperimentazione visiva, in particolare grazie al digitale, che ha rivoluzionato le tecniche narrative e grafiche. In questo contesto, l’intelligenza artificiale rappresenta una svolta importante: si parla di regie a “costo zero” e di sequenze create automaticamente in linea con precisi stili e generi. Anche la scrittura per il cinema si sta aprendo all’uso dell’IA, introducendo nuovi standard di velocità ed efficienza. Tuttavia, questa tendenza suscita molte perplessità,

soprattutto tra gli sceneggiatori, che temono per il futuro della creatività umana. Proprio il cinema d’animazione risulterebbe tra i candidati più promettenti per la creazione di contenuti visivi ad alto impatto. A questo punto c’è da chiedersi: che ne sarà dell’artigianalità umana? Ma soprattutto, è possibile affidare in toto la produzione di storie che attingono direttamente dalle esperienze umane all’IA?

La pedagogia animata: emozioni, eroi e memoria

 L’animazione colpisce non solo per la bellezza delle immagini o la qualità delle tecniche digitali, ma anche per la sua capacità di raccontare le sfide quotidiane in modo profondo e coinvolgente. Come accadeva con le fiabe, che trasmettevano insegnamenti attraverso racconti orali o scritti, anche il cinema d’animazione parla ai più giovani (e non solo), stimolando non solo la vista, ma anche l’ascolto e la riflessione. Possiamo parlare di un vero “contatto intergenerazionale”, un ponte tra chi racconta e chi ascolta. Le storie d’animazione spesso ruotano attorno a eroi inconsueti, imperfetti, con un passato complesso: ed è proprio questo che li rende così autentici. Fin dalla cosiddetta “golden age”, Walt Disney ha prodotto film come Pinocchio o La Spada nella Roccia in cui i protagonisti affrontano difficoltà fino ad arrivare alla propria realizzazione personale. Negli anni ’80, l’animazione di Don Bluth aggiungeva un inconfondibile tocco emotivo e autoriale, mentre negli anni più recenti la Pixar ha saputo raccontare temi profondi come il cambiamento e la consapevolezza di sé in film come Ratatouille e Inside Out

IA contro poiesis umana

 In tutte queste opere emerge un filo conduttore: il desiderio di portare il pubblico in mondi abitati da ingenui sognatori, viaggiatori alla ricerca di una meta lontana o outsider in conflitto con sé stessi, ma soprattutto la volontà di condividere una speranza, quella che ci spinge ad andare avanti e a trasformare le difficoltà in occasioni di crescita. Ma possiamo davvero insegnare a una macchina l’arte di trasformare le esperienze in narrazioni significative? Hayao Miyazaki, uno dei più importanti registi d’animazione, ha espresso chiaramente la sua posizione già nel 2016: per lui, affidare la creatività all’IA è “un insulto alla vita stessa”, perché una macchina non può comprendere il dolore, l’esperienza, la complessità umana. Salvaguardare la componente umana significa garantire un futuro in cui l’arte continua a essere fortemente legata alla tradizione, anche se l’IA potrà offrire supporti  sempre più avanzati. Per Miyazaki e molti altri, l’arte resta il riflesso più autentico della vita, e la sua missione è raccontare la verità.
 

Umanizzare l’IA o restare umani?

 L’intelligenza artificiale può sembrare una specie di oggetto magico: basta formulare le parole giuste, e lei svolge tutto il lavoro al posto nostro. Ma proprio in questo presunto “vantaggio” risiede - probabilmente - l’insidia più grande, ossia il rischio di perdere il contatto con ciò che rende unica la nostra creatività: le emozioni, le intenzioni, le vulnerabilità. Possiamo scegliere di “umanizzare” l’IA, integrandola nel processo creativo, oppure lasciare che sostituisca del tutto la nostra immaginazione. Può essere una preziosa alleata o, al contrario, una presenza ambigua che, con fare sottile e accondiscendente, ci allontana dalla nostra vocazione più profonda. Di fronte all’utilizzo sempre più pervasivo dell’IA, è importante ridefinire il nostro ruolo come esseri umani. La poiesis , intesa come capacità di creare con senso e consapevolezza, è ancora oggi il vero motore dell’arte. Più che cercare una perfezione riflessa in una sorta di specchio delle brame , dovremmo prima di tutto affidarci alla nostra umanità.

 

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Last modified on Wednesday, 23 April 2025 08:12
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