L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La Riflessione!
Arrivederci al 2021, speriamo!
Previsione ahimè che si sta avverando con una “moria” di aziende vinicole impensabile e inimmaginabile. Al di là delle difficoltà di attuazione dei vari DPCM una cosa è ormai certa: “bambole, non c’è una lira!” di avanspettacolo memoria.
- Oltre duecento vignaioli chiedono che sia pagato subito il vino venduto nel 2019 con uno straziante appello ai governanti;
- “il corona virus ha ucciso il turismo del vino”, il rilievo di Donatella Cinelli Colombini Presidente Nazionale delle Donne del Vino;
-la mancanza di liquidità per procedere a coprire i costi fino alla vendemmia;
- l’impossibilità di stoccare le nuove produzioni.
Senza ricordare la fragilità pregressa. E il primo salone importante, dove fare business, programmato a Marzo 2021. Infine le banche tentate a cedere i loro crediti a Società di recupero crediti, il colpo finale alle aziende vinicole.
Frammento n. 1
Appello choc dei Vignaioli.
Sono oltre duecento i vignaioli che hanno firmato un appello choc che contiene il loro grido di allarme per il perdurare del momento di difficoltà dovuto al blocco del flusso dei pagamenti del vino consegnato nel 2019. Nella sostanza i vignaioli portano all’attenzione dei governanti il mancato incasso dei prodotti venduti a ristoratori ed enotecari fatturati entro il 31 dicembre 2019. Tra i vignaioli che hanno aderito a questo appello choc ci sono buona parte degli aderenti alla FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti).
Frammento n. 2
Il Coronavirus ha ucciso il turismo del Vino
È Donatella Cinelli Colombini, Presidente Nazionale delle Donne del Vino, a lanciare più che un allarme: la tragica uccisione del Turismo del Vino. “Il turismo è la
Donatella Colombini |
vittima economica principale della pandemia e quello specifico legato al mondo del vino, in particolare ”. In questo disastroso 2020 ogni nazione cercherà di tenere i cittadini nei propri confini nazionali e gli italiani faranno viaggi di prossimità (se tutto andrà benino). Il turismo del vino comprende una articolata serie di consumi che solo parzialmente riguardano le cantine. Basti pensare all’hospitality, agriturismi, l’offerta dei cibi locali, vivere la natura. Un dato che purtroppo perderemo: nel 2019 cinquantotto milioni di turisti stranieri aveva acquistato almeno una bottiglia di vino.
Frammento n. 3
I “vini naturali” riconosciuti anche dalla Francia. Una buona notizia?
Per gli ecologisti, in generale, rientra in una di quelle notizie che portano i vignaioli ad una maggiore responsabilità nel trattamento della terra. Per i vignaioli italiani, sicuramente i primi a rivolgere particolare attenzione a produzioni biologiche, biodinamiche ed altre, si pensa all’ennesimo “colpo di scena alla francese”, l’ottenimento da parte dei governanti, in tempi brevissimi, della possibilità di utilizzare in etichetta “Vin Méthode Nature” e dare il via ad una massiccia operazione di marketing. Mentre noi, malati di personalismi, evochiamo l’unione d’intenti (da quanti anni sento queste parole?). Gabriele Da Prato, presidente di ViTe (Vignaioli e Territori): In Francia c’è dialogo fra istituzioni e territori, in Italia la politica dialoga con la politica. Tutto qui.
Frammento n. 4
Choc nella ristorazione: saranno i delivery gourmet la nuova frontiera.
Pare proprio di sì anche perché le soluzioni paventate per la riapertura dei ristoranti non sono altro che dosi di morfina da iniettare al paziente agonizzante. Secondo il quotidiano spagnolo che si occupa di questioni economiche, finanziarie e commerciali, El Economista, il consumatore è già abituato a comprare online e a ricevere i suoi acquisti rapidamente a casa. Ricorda che il settore della ristorazione che di recente ha iniziato a offrire il servizio delivery ha aumentato le sue vendite del 29% nel 2015. Ed è una tendenza in crescita. In Italia Alcune aziende alimentari di cibo a domicilio, in periodo di Pandemia, hanno rotto gli schemi organizzandosi con un ventaglio di proposte che vanno oltre la pizza, kebab o involtini primavera. Hanno capito che, di fronte a difficoltà insormontabili serva portare anche gli ultimi trend gastronomici direttamente a casa: il Delivery Gourmet. Insomma quanto presentato sul tavolo di un ristorante di grido deve essere riprodotto nel confezionamento e nel trasporto affinché i piatti giungano a destinazione conservando il loro aspetto e il loro sapore originale. Infine potenziare il marketing. Personalizzare buste e scatole significa lasciare marchi nella mente dei clienti.
Ma con le cene galanti, quelle del primo approccio? Tempi durissimi per gli amanti (comunque c’è qualcuno che si sta organizzando).
Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)