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Si può cercare di rendere migliore il mondo anche regalando un sorriso ai bambini meno fortunati
di Roberto Fantini
Oramai sono in tanti a conoscerlo e ad amarlo come il ragazzo che gira il mondo per giocare con i bambini degli orfanotrofi e i ragazzi di strada.
Ha venticinque anni, studi di cooperazione internazionale alle spalle e già migliaia e migliaia di chilometri nelle gambe, percorsi in decine e decine di paesi, per portare un sorriso ai bambini che ne hanno un abissale bisogno.
Durante i pochi giorni di una breve pausa estiva nella sua Sicilia, siamo riusciti a strappargli l’intervista che segue. Ora è già lontanissimo, a Soddo, a duemila metri di altitudine, ad 8 ore dalla capitale etiopica, con l’intento di girare per tutta l’Africa.
Poi, quando questa nuova esperienza sarà stata portata a termine, ha già in mente la splendida idea di fare un nuovo giro del mondo in carrozzina, per richiamare l’attenzione sul problema delle difficili ed ingiuste condizioni di vita dei disabili.
- Andrea, il tuo pellegrinaggio planetario, alla ricerca dell’infanzia colpita da sofferenze di ogni tipo, è certamente qualcosa di molto bello. Quando e come è nato in te questo desiderio? E quali sono gli obiettivi che ti prefiggi?
- Non smetterò mai di ringraziare l'esperienza, la mia esperienza. Già da ragazzo avevo fatto dei progetti solidali in Europa e, a soli 19 anni, mi sono ritrovato a fare attività in un orfanotrofio in Sudafrica. Ho scoperto la semplicità della gioia. Ho vari obiettivi, ma il principale è dimostrare come le culture sono diverse ma i bambini sono uguali in tutto il mondo e, per ringraziarli, vorrei fare costruire una piccola scuola o un ospedale primario in Africa.
- Che accoglienza hai trovato da parte delle istituzioni che gestiscono gli orfanotrofi? Gelosia, diffidenza, collaborazione, disponibilità?
- Le accoglienze che ho trovato sono state delle accoglienze che rispecchiavano i misteri delle istituzioni stesse. Dove le istituzioni avevano segreti da nascondere, si vedeva la diffidenza che si trasformava in paura. Dove le istituzioni erano più o meno oneste, di vedeva una diffidenza che si trasformava in collaborazione quando capivano i miei buoni e reali interessi.
- E dalle autorità governative dei vari paesi in cui ti sei mosso?
- Le accoglienze sono quasi sempre state di indifferente formalità nel mondo, l'unica nazione dov'è stato sempre difficilissimo entrare negli orfanotrofi è stata l’ India. Il governo è molto rigido, ho dovuto dichiarare al mio ingresso nel paese che ero lì per turismo e non per volontariato.
- Quali sono stati i momenti più difficili durante i tuoi viaggi?
- Il momento più difficile è stato, anzi è, trovare una risposta a questa domanda. Vivo di serenità e voglia di vivere. Forse i “no” di alcuni orfanotrofi, dopo chilometri di cammino, mi avevano un po' reso le giornate difficili, ma il riuscire ad entrare e giocare con nuovi amici ha avuto sapori molto più forti!
- Sei mai stato catturato dallo sconforto, arrivando a pensare di ritornartene a casa?
- La mia casa è il mondo, quindi ovunque sono stato mi sono trovato a mio agio. Sono arrivato a pensare, tutte le volte che sono stato male di salute, di passare da luoghi scomodi ad abitazioni di lusso, solo per vivere i malanni fra i lettoni e le infermiere! Ma, alla fine, la forza di alzarmi dai luoghi, scomodi accompagnato dai cori dei bambini fuori dalle mie porte, ha avuto sempre la meglio!
- E hai mai pensato, invece, che tutte le tue fatiche ben poco potranno cambiare la drammatica situazione di questo nostro povero mondo ammalato di odio? Che il destino dei bimbi con cui entri in contatto continuerà immutato il suo corso, presieduto da forze contingenti su cui non hai alcun potere?
- Ho la certezza che io non potrò cambiare l'odio sparso nel mondo, ma di sicuro ho due grandi e forti certezze. La prima è che le migliaia di bambini con i quali ho giocato scavalcano le mie fatiche e mi ricompensano ampiamente per essermi impegnato per una giusta causa. La seconda certezza è che almeno un paio dei bambini, fra i tanti con cui ho giocato e fatto attività, andrà avanti, perché avrà come punto di riferimento un ragazzo bianco che ha saputo credere nel suo sogno di girare il mondo per provare a cambiare il futuro di tutti i bambini da lui incontrati.
- Quali sono i tuoi progetti per il medio e per il lungo periodo?
- Finire di scrivere il mio libro, una miscela fra il diario di viaggio e le storie dei bambini, in cui, fra le tante cose, mi interrogo sulle cause che hanno prodotto e continuano a produrre tanti orfani. E, poi, mi piacerebbe presentare un format televisivo per diventare un presentatore di qualche programma educativo per i bambini … il presentatore allegro dall'accento siciliano! Mi piace!
Per contattare Andrea Caschetto:
www.facebook.com/andrea.caschetto.31
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