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LAUDATO SI’ : un’Enciclica “unica” e “stupenda” dalla parte dei “fratelli e sorelle più fragili”

di Roberto Fantini

 

               Papa Francesco, nella sua Enciclica Laudato sì, giustamente definita “unica” e “stupenda” da Leonardo Boff (Avvenire, 19 giugno), appellandosi all’autorevolezza dell’amatissima figura di Francesco d’Assisi, mette in luce in modo insistito come sia impossibile pretendere di costruire un futuro migliore “senza pensare alla crisi ambientale e alle sofferenze degli esclusi”. 1) E a tal fine rivolge a tutti noi, credenti e non, “un invito urgente a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta” 2), sottolineando la necessità di un confronto capace di coinvolgerci ed unirci in vista di una “nuova solidarietà universale”, superando tutti quegli “atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione”, ovvero: negazione del problema; indifferenza; comoda rassegnazione; fiducia cieca nelle soluzioni che potranno essere proposte dalla tecnologia. 3) In tutta l’opera, il papa si sofferma soprattutto su due temi: necessità di un impegno corale profondamente affratellante; necessità di un cambiamento radicale e sostanziale di “stili di vita, di produzione e di consumo” da parte dell’intera umanità. 4) Interessantissimo è il suo evidenziare con grande tenacia ( ben combinando insieme istanze umanistiche e illuministiche, per tanto tempo duramente combattute dalla Chiesa) l’inscindibile connessione sussistente fra micro e macro-cosmo, cogliendo un rapporto di indissolubile corrispondenza tra la felicità dell’essere umano e la salute dell’ambiente in cui esso si trova a vivere, sostenendo inoltre, come ineluttabile conseguenza, l’intima connessione fra “il degrado ambientale e il degrado umano ed etico” 5).

wwUn vero “approccio ecologico”, secondo il pontefice cattolico, è chiamato a farsi anche “approccio sociale”, integrando “la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri”, 6) di quegli esclusi, cioè, che costituiscono la maggioranza della popolazione mondiale. Di quegli esclusi che sono vittime di quei poteri economici, finanziari e politici che continuano follemente “a giustificare l’attuale sistema mondiale, in cui prevalgono una speculazione e una ricerca della rendita finanziaria che tendono ad ignorare ogni contesto e gli effetti sulla dignità umana e sull’ambiente.” 7)

Di eccezionale bellezza e importanza concettuale è quanto il papa asserisce nel primo paragrafo del secondo capitolo, intitolato La luce che la fede offre 8). Qui, dalla constatazione “della complessità della crisi ecologica e dalle sue molteplici cause” si ricava la convinzione che le possibili soluzioni non potranno provenire “da un unico modo di interpretare e trasformare la realtà” 9) e che, di conseguenza, sarà necessario fare riferimento “alle diverse ricchezze culturali dei popoli, all’arte e alla poesia, alla vita interiore e alla spiritualità” 10), non trascurando “nessun ramo delle scienze e nessuna forma di saggezza”, ivi inclusa quella religiosa 11).

Ci troviamo di fronte ad un atteggiamento di apertura davvero entusiasmante. Il papa, infatti, non si limita a mettere in discussione posizioni di stampo positivistico (cosa questa senz’altro prevedibile), ma arriva anche a conferire grande dignità (potremmo quasi dire “pari dignità”) alle varie esperienza culturali e alle varie forme di saggezza filosofiche e religiose che si sono potute esprimere all’interno dei vari cammini storici dei tanti popoli del mondo, rinunciando così a presentare il Credo cattolico come unica fonte di verità e come unica soluzione a tutti i problemi dell’esistenza umana.

E, dopo aver ribadita la piena disponibilità della Chiesa cattolica (attuale) al dialogo con il pensiero filosofico, sottolinea la doverosità di “un dialogo con tutti per cercare insieme cammini di liberazione”.

In parole come queste si riflette quanto di meglio hanno saputo esprimere la migliore cultura laica e la migliore cultura religiosa d’Occidente come d’Oriente. Si riflette il pensiero dei grandi maestri che hanno insegnato e praticato la tolleranza, il superamento delle chiusure e degli arroccamenti egocentrici e di ogni settarismo (palese e celato), da Socrate a Plotino, da Meister Eckhart a Erasmo da Rotterdam, da Spinoza a Voltaire, da Helena Petrovna Blavatsky a Krishnamurti, da Gandhi ad Aldo Capitini. Quelle due parole usate da papa Francesco, infatti, “cercare insieme” (aprendosi al dialogo), sembrano voler rinnegare i quasi 1.700 anni di Chiesa costantiniana, teodosiana e tridentina, caratterizzati da arrogante presunzione di superiorità assoluta (anzi di assoluta unicità), da superba pretesa all’infallibilità, al monopolio di verità rivelate, considerate come l’unica via meritevole di essere percorsa, in quanto indicata dalla stessa Sapienza divina ( come tale indiscutibile e irrinunciabile).

Parole rese ancora più forti ed eloquenti dalle successive altre due: “cammini di liberazione”. Qui sembrerebbe davvero chiara la volontà di questo papa “venuto da lontano” di far scendere il cattolicesimo in mezzo ai “tutti”, ponendosi al fianco dei “tutti”, a servizio dei “tutti”, senza più porsi come centro unico e assoluto della storia umana, chiamato a giudicare, anatemizzare, scomunicare, assolvere, condannare, convertire i “tutti” …

Trovo meraviglioso, in particolare, l’uso fatto del plurale: “cammini” e non “cammino”. Un plurale che si colloca lontano anni luce dalla rigida e autoritaria Chiesa di Pio XII, come da quella trionfalistica (e non certo meno autoritaria) di Giovanni Paolo II. Un plurale che sembrerebbe poter essere inteso come piena accettazione di valori tanto caparbiamente negati e disprezzati dalla Chiesa di ieri, valori come libertà di pensiero, libertà di coscienza, libertà di credo filosofico e religioso, ecc …

Cammini da ricercare, sperimentare, esaminare, discutere, integrare, correggere, confrontare, migliorare, sviluppare attraverso lo scambio, facendo tesoro degli sforzi altrui e della ricchezza morale e culturale di tutti. Aspirando ad una “liberazione” che è traguardo di tutti, di nessuno escluso, che riguarda gli esseri umani in quanto tali, al di là delle bandiere amate, degli altari venerati, dei dogmi abbracciati, dei rituali praticati.

E ancora più bello è forse quanto poi il papa aggiunge, dicendo che, benché l’Enciclica sia aperta al “dialogo con tutti per cercare insieme cammini di liberazione”, suo obiettivo sia mostrare come “le convinzioni di fede offrano ai cristiani, e in parte anche ad altri credenti, motivazioni alte per prendersi cura della natura e dei fratelli e sorelle più fragili.”

qIn pratica, si vuole far capire ai cristiani (ma anche ai non cristiani) che dalla giusta comprensione (che fino ad ora è evidentemente mancata!) e dalla coerente attuazione della dottrina cristiana non potrà che derivare “un bene per l’umanità e per il mondo” intero. 12)  E non si può certo sottovalutare che si parli di “motivazioni alte”, non delle uniche possibili e legittime, o, comunque, delle più alte. Simili, quindi, a quelle che potrebbero essere ravvisate e attinte altrove, in altre fedi e in altre religioni (in altri “cammini”).

Importanti perché tali da spronare a farsi carico responsabilmente dei problemi dell’intera realtà vivente, occupandosi e preoccupandosi, in particolar modo, “dei fratelli e sorelle più fragili”.

Difficile davvero, a questo punto, pensare che il mondo animale, vessato e torturato in mille modi dalla umana avidità e stoltezza, possa non meritare di essere anch’esso accolto nell’ambito di questa grande famiglia.

Come poter non includere, infatti, all’interno delle esistenze “più fragili” da difendere e tutelare anche le creature a cui il santo di Assisi amava predicare?

Ma come potranno, mi chiedo, i milioni di fedeli di Santa Madre Chiesa rispettare il fermo e inequivocabile invito della propria guida apostolica a prendersi cura della natura e delle sue creature, continuando a praticare spensieratamente la mattanza planetaria di masse sterminate di esseri (terribilmente fragili) destinati a finire sulle loro tavole?

Sapranno i cattolici accogliere questa esortazione? Sapranno rinnegare il carnivorismo come sono riusciti (seppur molto faticosamente e parzialmente) a rinnegare tanti altri crimini e misfatti del proprio passato?

 

NOTE

Papa Francesco, Laudato sì. Sulla cura della casa comune, San Paolo Edizioni, 2015, P.37

Ibidem

Ib

P.45

P.68

P.62

P.68

P.73

Ibidem

Ib

P. 73-4

P.74

 

 

 

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