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Finalmente un progetto internazionale per nuovi volti e nuovi talenti della musica: New Entries Europa Tour, ideato da Norma Imbriano e diretto artisticamente da Maurizio Verbeni. New Entries si occupa di orientare, formare ed addestrare gli artisti ed inserirli in maniera seria e reale nel mondo del lavoro.Bisogna avere un’età compresa tra i 16 e i 60 anni, salvo casi eccezionali che la commissione si riserva di accettare. Le selezioni per l’anno accademico 2015/2016 sono gratuite, seguiranno le prove di ammissione sempre gratuite che consistono in test psicoattitudinali, provino live e colloquio di selezione.
Avranno libero accesso tutti gli artisti che supereranno il colloquio di ammissione, che sarà curato da una commissione formata esclusivamente da noti esponenti dello spettacolo. New Entries oltre alla borsa di studio premia i 20 allievi Europa Tour, iscrivendoli a proprie spese ad un prestigioso concorso internazionale o nazionale. Una grande opportunità per accedere nel mondo della musica e costruire passo passo un percorso artistico di rilievo. New Entries Europa Tour non è una competizione, ma una promozione per gli artisti e la musica italiana in Europa e nel mondo.
L’artista più gettonato dal pubblico sia nella rappresentazione in teatro denominata “lancio del tour”, che avrà luogo subito dopo le audizioni, sia durante lo stesso tour, sarà premiato con la partecipazione alle finali del festival dell’Adriatico “Premio Alex Baroni”. Il vincitore del Festival dell’Adriatico, premio Alex Baroni, avrà diritto alla partecipazione al New Entries Europa Tour U.s.a. Presentatrice dell’evento Rossella Diaco, nota conduttrice Rai che ha sposato da subito il progetto. In giuria il direttore d’orchestra Mario Zannini, la cantautrice Linda d, il gruppo internazionale Milk and Coffee, Enzo Spinozzi patron del Festival dell’Adriatico “Premio Alex Baroni”, la professoressa, regista e attrice Anna Baldoni.
Per le iscrizioni e per saperne di più consultate il sito ufficiale: http://www.newentrieseuropatour.com/
Ne hanno fatta di strada i tre tenori de “Il volo” da quando sono saliti sul palco di “Ti lascio una canzone” il programma condotto da Antonella Clerici, che li ha resi noti al pubblico televisivo e non solo. Gianluca Ginoble, Ignazio Boschetto e Piero Barone sono ormai un trio consolidato amato ed apprezzato in tutto il mondo e dopo la vittoria al Festival di Sanremo 2015, hanno visto crescere la loro popolarità in modo vertiginoso. A conferma del grande successo il doppio platino dell’album Sanremo Grande Amore, il platino del singolo stesso, i sold out del tour estivo e la conquista delle prime posizioni nelle classifiche. E’ prevista per il 25 settembre l’uscita dell’album “L’amore si muove” che sarà anticipata dal singolo omonimo proprio in questi giorni di fine agosto.Nel 2016 i ragazzi de Il Volosaranno impegnati con il tour “IL VOLO 2016 LIVE NEI PALASPORT”. Tra le tappe già confermate il 15 gennaio al Nelson Mandela Forum di Firenze, il 16 gennaio al Palalottomatica di Roma, il 20 gennaio al Pala Maggiò di Caserta, il 21 gennaio al Pala Florio di Bari, il 23 gennaio al Palasport di Acireale (CT), il 26 gennaio all’Unipol Arena di Bologna, il 27 gennaio al Pala Alpitour di Torino e il 29 gennaio al Mediolanum Forum di Milano. I tre giovani talenti in questi ultimi anni si sono esibiti in tutto il mondo, acclamati negli Stati Uniti, hanno cantato con star internazionali come Quincy Jones, Celine Dion, BarbraStreisand per citarne alcuni. Con il nuovo progetto discografico tornano a raccontare l’amore, un amore che si muove e che sembra essere la chiave di un nuovo ed importante successo di respiro internazionale.
Michela Zanarella
Fascinating Road è un progetto ambizioso che prenderà il via il 26 settembre 2015 all’Elegance Cafè di Roma, un progetto che mira ad un rilancio della musica jazz che va dagli anni 40 agli anni 60, partendo da Sinatra, attraverso un filtro creativo che si avvale della professionalità di musicisti contemporanei uniti alla voce di un interprete che sa avvolgere con uno stile originale chi lo ascolta.
Antonio Marziantonio è un artista multiforme. Nato a Napoli, si è diplomato all'Accademia Internazionale di A.Fersen a Roma e si è perfezionato all'Actor's Studio di New York. Dal 1990 in poi ha lavorato al cinema, in teatro e in televisione in numerose fiction di successo e ha partecipato a famose campagne pubblicitarie. Al percorso di attore ha unito una carriera nel mondo della musica, come cantante e autore, che nel 2005 lo porta alla realizzazione di un album brit-rock ‘A Sunshine Day’, un lavoro discografico con un buon riscontro di critica. La voglia di sperimentare e di elaborare nuovo materiale lo stimola verso un nuovo percorso di rivisitazione jazz e swing. Le esperienze nella musica prima brasiliana, poi nel rock, hanno plasmato la vocalità di Antonio Marziantonio, che ha cercato di dare forma ad una nuova linea artistica in collaborazione con ottimi elementi di estrazione jazz. Il risultato è una sonorità innovativa, che vuole ridare vigore alla bellezza che fu di un tempo straordinario, dove un mito come Sinatra segnò un’epoca. Marziantonio ha in qualche modo assorbito da Sinatra e da altri grandi di quel periodo il meglio della loro produzione, riproponendola sotto una veste nuova, del tutto personale. Un progetto certamente non facile da realizzare, ma che ha il merito di dare alla musica una funzione altamente emotiva e comunicativa. La conferma di ciò è evidente nel video di ‘If I could’ve stopped time’, brano arrangiato e diretto da Massimo Ruocco, che dimostra le capacità vocali di Marziantonio, ma anche la profonda conoscenza di diversi generi musicali, che sono stati minuziosamente studiati e affrontati. E dalle note calde e coinvolgenti di ‘If I could’ve stopped time’, si snoda una dolce malinconia per un rimpianto d’amore, ma non si avverte tristezza, solo la consapevolezza di un momento passato che non può far altro che diventare linfa di una nuova luce per ricominciare ad amare, le parole del testo lasciano intuire il desiderio di ritrovare la strada per la felicità. La musica diventa allora quell’atto di magia che rende vivo ed autentico ogni momento della propria esistenza.
Da attore diplomato all'Accademia Internazionale di A.Fersen a Roma a cantante e autore musicale, cosa ti ha spinto verso la musica e quali sono state le tappe fondamentali per la tua formazione artistica?
“Diciamo che la musica è arrivata prima dell’Accademia, è stato il primo amore perché già da ragazzino, dopo studi privati e al conservatorio, facevo le mie prime composizioni e i primi concertini per i miei compagni di liceo e prima dell’Accademia avevo già avuto esperienze professionali con la musica brasiliana, ma se ti riferisci alla parte più importante della mia carriera musicale dal 2000 in poi, è stata senz’altro la consapevolezza di quanto materiale compositivo, accumulato negli anni, avevo da parte e veniva fuori prepotentemente nei momenti più impensati oltre ad una capacità comunicativa accresciuta dalla mia carriera di attore ed a quella che è stata sempre una mia facilità naturale nel canto. Le tappe, accorciandole all’osso: l’esperienza con la musica brasiliana, oltre che nella bossanova di Jobim e Gilberto, anche in quella di matrice più prettamente bahiana di Caetano Veloso e Djavan, poi l’esperienza negli anni 90’ con il grande teatro classico, Sofocle, Aristofane, Shakespeare, Molière, Pirandello, Beckett, e con i grandi Maestri del cinema come Marco Risi, Marco Bellocchio, Dario Argento e le tante fiction televisive di valore fatte. A seguire la pubblicazione nel 2005 del mio primo album ‘A Sunshine Day’ di ispirazione Brit- Rock, che mi ha portato ad una tournée nazionale che si è protratta per tutto il 2006, l’incontro con Massimo Ruocco che mi ha condotto con maestria verso la svolta stilistica del jazz dietro la valutazione della mia composizione ‘If I Could’ve stopped time’, da lui arrangiata e diretta, l’incontro determinante con il maestro Federico Capranica che, grazie anche all’esperienza con il Coro Altavoce, ha perfezionato (e continua a farlo) con una severissima disciplina la mia tecnica vocale e mi ha incoraggiato sulla strada del jazz e dello swing dei grandi cantanti del passato come Sinatra, riconoscendo in me queste potenzialità. Ricordo che una sera a casa sua dopo una registrazione mi disse che potevo senz’altro continuare su quella strada, previo uno studio ancora più feroce. Conoscendo la sua durezza ed inflessibilità, fu questo per me il segnale che ero sulla strada giusta.”
Hai all'attivo un progetto di diffusione dell'arte poetica italiana. In cosa consiste e cos'è per te la poesia?
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“Parlare di poesia di fronte a una poetessa di grande valore come te è un vero onore. Ritengo che l’Italia abbia il patrimonio poetico più importante del mondo. Basti ricordare Dante, Foscolo, Leopardi, D’annunzio, Pascoli, Montale, Pavese, Ungaretti per capire che è una vergogna la mancata diffusione di questa meraviglia sia tra gli adulti che non hanno avuto tempo e modo ed educazione di potersi avvicinare alla poesia, sia tra i giovani che studiano questi poeti in modo spesso sommario, scolastico e poco avvincente. Ho notato che mettendo la mia arte di attore al servizio della poesia ho dei riscontri di emozione e di partecipazione e di riflessione talmente importanti ed incoraggianti che mi spingono sempre più ad incentivare il mio lavoro in questo senso. Infatti oltre a siti istituzionali, la prossima stagione comincerò pure a svolgere questa attività in alcuni licei della capitale sensibilizzati a questa potenzialità comunicativa. I giovani che crescono educati a questo patrimonio, saranno il vero tesoro di questa nazione, qualunque lavoro svolgeranno nella vita. Dobbiamo salvaguardare le nostre radici culturali, la nostra identità e le nostre arti. Per finire, non è escluso che in qualche concerto non faccia anche qualche escursione poetica per gettare un ponte tra le due arti, visto che per me la Poesia, quando è di grande valore come la tua, è anche meravigliosa musica.”
Dal rock, alla musica brasiliana per arrivare al Jazz, come si è evoluto il tuo modo di fare musica e in cosa consiste il progetto Fascinating Road?
“Intanto colgo l’occasione per comunicarti che il tour Fascinating Road, dopo un periodo di gestazione che è stato più lungo del previsto, prenderà il via ufficialmente il 26 Settembre 2015 con un concerto all’Elegance Cafè prestigioso locale in Via Veneto a Roma con la denominazione di formazione Antonio Marziantonio Quartet, per poi essere ospitato in tante città italiane. Questa è un’esperienza decisiva per completare il mio percorso di cantante e musicista. Non è stato facile, venendo dal rock. Ma il mio rock già in partenza era particolare, la musica che stavo componendo prendeva valenze diverse che si avvicinavano a R.E.M. e Radiohead e poi anche jazz, diciamo jazz-rock. E’ una strada che andava esplorata. Ho cominciato a studiare e il resto è venuto da solo, certo non mi aspettavo neanch’io una adesione così profonda. Ma guarda che esperienze simili le hanno fatte per esempio Rod Stewart e Robbie Williams, addirittura ultimamente Dylan, che ha fatto un disco su Sinatra. Il jazz è una musica popolare colta ed antica, depositaria, di molto di quello che sarebbe venuto poi dopo nei generi musicali.
Fascinating Road è un percorso molto ambizioso che ho intrapreso nella mia vita musicale. Partire dalla grande bellezza di un periodo straordinario degli anni 40-50 e 60, fatto da una sinergia di interpreti meravigliosi come Sinatra, arrangiatori e Direttori musicali straordinari come Nelson Riddle e di autori strabilianti come Cole Porter, solo per citarne alcuni tra gli altri fantastici, farli rivivere con una band compatta di alcuni musicisti di grande spessore e creatività, Stefano Sastro, Flavio Ianiro e Marco Rovinelli, uniti alla mia voce che, a detta di molti addetti ai lavori, è un mediatore perfetto per questa operazione, per filtrare poi questa esperienza nella mia capacità compositiva. ‘If I Could’ve Stopped Time’ è la testa di ponte di questo progetto. Sto accumulando altro materiale, che dopo un autunno ed un inverno “ live” in giro per l’Italia sfocerà spero in sala d’incisione in un album il cui stile e le cui composizioni si chiariscono lentamente giorno dopo giorno, un album per certi versi un po’ misterioso, fatto oltre che di qualche rivisitazione importante del nostro repertorio, di materiale originale con svariate contaminazioni e in cui il jazz sarà senz’altro fondamentale, ma sarà fuso in evocazioni inusitate, frutto delle mie esperienze brazil e soprattutto rock e di quelle dei musicisti che collaborano con me a questo progetto, oltre che jazz, blues e soul. Vorrei infatti coinvolgere, così come negli anni ’40 e 50 la straordinaria competenza musicale degli artisti che in questi anni ho avuto la fortuna di conoscere per un vero lavoro di equipe, che spero riesca a creare uno stile ed un suono originale, così come era stato il mio primo album.”
Parlando di un mito, Frank Sinatra disse: “Progresso vuol dire che per tutto occorre sempre meno tempo e sempre più denaro.” Una tua riflessione.
“Il capo dei capi, come l’ha definito Bono Vox aveva ragione. Ti voglio fare un esempio. Billy Strayhorn, straordinario compositore ed arrangiatore degli anni ’40, primo collaboratore e vera ‘altra’ mente di Duke Ellington lavorò su una sua celeberrima composizione ‘Lush Life’, continuando a perfezionarla, per ben 15 anni. Conosci qualcuno oggi disposto ad un tale lavoro? Le canzoni si elaborano oggi spesso in pochi giorni, sono la cosa meno importante, perché poi quello che conta sono i capitali che ci vogliono per la sua diffusione e commercializzazione. Risultato: le canzoni, anche quando rendono molti soldi alle Majors, vengono dimenticate in fretta, perché senza anima, senza spessore, spesso inutili, sono temporanei strumenti commerciali, mentre ‘Lush Life’ e tanti altri capolavori sono ancora lì a mostrare al mondo come si fa musica, come si entra nel cuore delle persone per sempre. E così è per la musica pop- rock, soul e così via. Pensa alle meraviglie che ci ha regalato Steve Wonder!! Anche ‘If I Could’ve Stopped Time” ha avuto una lunga gestazione, ma sono molto felice del risultato. Al di là del successo commerciale, sono certo che rimarrà, magari ci metterà molto più tempo ad essere conosciuta a livello globale ma sono certo che accadrà e che sarà interpretata da altri artisti. Quando la pubblicai, il giorno prima scrissi: “Scrivere una canzone è un atto creativo, scrivere una bella canzone può anche essere un fatto di fortuna, scrivere una canzone che rimanga nel cuore è un atto di magia.” Bene, da quel giorno, tanti, indistintamente, mi ripetono che l’ascoltano, si emozionano, che gli è entrata dentro. Per me, come quando recito una poesia e vedo i volti grati delle persone, la missione è compiuta!!”
Hanno vinto la terza edizione del concorso per band emergenti organizzato ogni anno dall'etichetta indipendente La Fame Dischi “Le Canzoni Migliori Le Aiuta La Fame”, si chiamano Terzo Piano e sono quattro ragazzi giovanissimi provenienti dalla provincia di Salerno. “Abbiamo scelto di iniziare questa nuova avventura, il percorso che porterà al nostro primo disco in uscita ad Ottobre, con una live session, perché è lì che sta l’essenza del nostro lavoro, nel suonare.” Così descrivono questo primo video live di H, brano contenuto nel disco d'esordio che stanno registrando tra Perugia e Cava de'tirreni in questi mesi, la cui uscita è prevista per Ottobre 2015 per l'etichetta La Fame Dischi appunto. “Speriamo di essere convincenti proprio suonando e che, vedendoci dal vivo, la gente capisca il sentimento e la dedizione che mettiamo nella nostra musica.”
GUARDA IL VIDEO “H” LIVE SESSION
https://youtu.be/w0wz62pWEEw
Il pezzo rappresenta al meglio lo stile dei Terzo Piano, il mondo del rock, del pop e dell'elettronica che i quattro cercano di fondere per creare una dimensione tutta loro. Il pezzo dura 7 minuti e passa da un'atmosfera all'altra, culminando in quello che è lo stile dominante dell'album d'esordio previsto per Ottobre: un’elettronica cupa ed intimista con un'attenzione costante alla melodia.
"H" è la lettera muta, ed è per questo che è stata scelta come titolo di un brano in cui si cerca di esprimere (con una certa dose di ironia) le difficoltà del dover dire qualcosa anche quando da dire non c'è nulla. Come scrivere una canzone, come trasmettere un messaggio importante quando spesso i contenuti non ci sono? Come convincere "dicendo tutto e niente"? Ed è proprio questo che ammette ironicamente H, di lasciare nulla alla gente e di vendere "aria su musica", ma nel finale si va a spiegare anche il disagio di questa condizione ed il peso che sente l'autore per cui anche il "niente è così assordante" e che 7 minuti di brano sono troppi per dire nulla.
CREDITS “H”
Registrato da Snail Mobile Studios (https://www.facebook.com/SnailMobileStudios?fref=ts) presso il “Teatro del Giullare” di Salerno.
Audio engineers: Adriano Poledro e Francesco Giuliano
Riprese, montaggio, post produzione: Gigi Reccia
LA BAND / BIOGRAFIA http://www.lafamedischi.com/terzo-piano
https://www.facebook.com/terzopianoband?fref=ts
BOOKING & INFO
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LABEL La Fame Dischi - Label / Press / Booking
www.lafamedischi.com | www.facebook.com/lafamedischi | www.twitter.com/lafamedischi
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Biagio Laponte ama la sperimentazione e la ricerca sonora. Sound engineer nel mondo della musica classica e della world music, vanta produzioni con Giovanni Sollima, Giuseppe Ettorre, Filarmonica della Scala, Orchestra Rai di Torino, e altri.
E' produttore e compositore di musica contemporanea elettronica.
Molti singoli e remix lo avvicinano ad un pubblico di ascoltatori interessati a questo genere. Nel 2014 entra a far parte del mondo teatrale, dove trova ispirazione per il suo ultimo progetto musicale Khaos, che sarà pubblicato da Drummond DSP.
Sei un produttore di musica elettronica, ambient, come sei entrato nel mondo della musica e perchè hai scelto questo genere?
E’stato il percorso che mi ha portato al mio fare oggi. Ho iniziato a suonare un po’di strumenti acustici, e più scoprivo gli svariati timbri esistenti, più volevo conoscerli e praticarli. Ma è impossibile suonarli tutti, così ho intrapreso il percorso per conoscere la fisica acustica da vicino. Ho messo piede nel primo studio di registrazione in qualità di tecnico del suono, registrando molti album di musica classica e world per poi passare alla produzione e alla composizione elettronica. Non ho proprio scelto questo genere avendo le idee chiare su cosa fare, ma potrei dire che ci sono arrivato. La musica ambient ha una varietà timbrica e una possibilità di modulazione che riesce a penetrare dritta a stimolare l’immaginazione di chi ascolta, evoca paesaggi e ricordi, per alcuni aspetti la definirei astratta, ma il beat elettronico le dà quella pulsazione che ti fa sentire ancora sveglio e tiene vigile l’attenzione sul presente.
Hai concluso da poco il tuo primo progetto discografico "Khaos", come nasce questo album e qual è la sua particolarità?
L’album nasce a stretto contatto con le mie esperienze con il teatro di ricerca. Praticando nuove forme per immaginare e creare, accostando il mondo dell’arte a quello urbano, nasce uno scambio tra i due, una magia che mi ha molto ispirato a comporre questa musica.
La sua particolarità oltre che concettuale sta nelle sonorità, c’è uno zoom sull’ambiente urbano della metropoli registrato da me in alcune città d’Italia che fa da sfondo alla musica. Questo ambiente accoglie i ritmi a volte frenetici e a volte lenti ed echeggiati, in base al punto d’ascolto che si ha nei confronti della città. Nel senso che se ci vivo dentro ho a che fare col suono dei motori, le sirene e segnali acustici di tutti i tipi che senza dubbio disturbano il mio udito, ma allontanandosi sempre di più quei suoni diventano prima echi e poi rumore di fondo. Il percorso musicale si muove su questi livelli di presa di coscienza dell’attimo in cui ci troviamo e su cosa stiamo ascoltando.
Ci dai qualche breve cenno delle dieci tracce contenute in Khaos?
Per questo vi invito ad avere un po’ di pazienza, sarebbe impossibile trovare le parole per eguagliare le sonorità create. Ma posso dire che la sincronicità, il tempo e lo spazio, la deriva urbana, la ricerca del silenzio e l’oltrepassare i confini del rumore cittadino sono temi che ho voluto trasformare in suoni e in musica. Spero di esserci in qualche modo riuscito, lo scopo dell’album è portare alla riflessione di queste tematiche tramite la piacevole sensazione di ascoltare musica. Mi piace vederlo come un dipinto esposto in galleria, dove tramite i suoi colori e le sue forme ci si immerge in un mondo interiore che potrebbe migliorare ciò che ci circonda.
Qual è il punto di forza della tua musica? Perchè la gente ti dovrebbe ascoltare e scegliere tra le tante proposte del mercato discografico?
Bella domanda. Non ci ho mai pensato a dir la verità, ma sicuramente c’è dentro una grande fetta del mio essere, del mio pensiero e in parte anche quello di qualsiasi persona che vive il nostro tempo. La musica che compongo prova ad essere un riflesso della realtà che viviamo, un doppio filtrato dalle mie percezioni che trasformo in suoni. Non so cosa dire riguardo al mercato discografico se non che è oggi è arrivato ad essere una macchina schiaccia sassi e spesso solo per poter vendere il prodotto mette a rischio la qualità della musica stessa. Per fortuna che ancora esistono case discografiche indipendenti che appoggiano e valorizzano le tue idee, tra queste Drummond Records, che mi ha accolto con molto interesse.
Esiste un collegamento con il termine greco antico "Chaos" con la scelta del titolo del tuo lavoro?
Si. Khaos è il nome che più rappresenta il percorso musicale dell’album. “Nelle antiche cosmologie greche, il complesso degli elementi materiali senza ordine che preesiste all’universo ordinato.” Queste sono le parole che mi hanno colpito, perché oggi, nel mondo, i movimenti in atto sono molto caotici e la speranza è quella di trovare, dopo il caos, una forma adeguata al benessere comune per tutti.
Cosa porta un artista ad autoprodursi? Una tua riflessione.
Mi collego alla domanda precedente sul mercato discografico. Il motivo per cui oggi tanti artisti si autoproducono è soprattuto per avere la piena libertà di esprimersi, per comunicare tramite l’arte, perché si vuole dire qualcosa, perché il mondo viaggia verso direzioni opposte e in qualche modo è un buon compromesso per salvaguardare la cultura contemporanea, anche se i guadagni non sono elevati e a volte minimi, anche se non sforniamo prodotti per la massa, ci teniamo alla sincera espressione artistica per lasciare un segno originale ed un segnale di risveglio a chi ci ascolta.
Cosa pensi della musica etnica? La musica elettronica sarà la musica del futuro?
Penso che la musica etnica sia cultura, cultura dei popoli, un' impronta digitale sonora dei vari luoghi del mondo. Senza il ritmo dell’Africa non avrei mai formulato le strutture ritmiche che potrete ascoltare all’interno di Khaos. Come senza i mantra ipnotici indiani non avrei creato il senso di ripetizione minimale. Nella musica etnica e nelle sue culture secondo me c’è l’anima del mondo, ognuno di noi dovrebbe conoscere, approfondire, ricercare e praticare questo tipo di passione nella poesia, nel teatro, nei dipinti, nei linguaggi e nei suoni. Per quanto riguarda la musica elettronica, ti dà la possibilità di rendere il suono una materia malleabile e trasformabile in svariate forme. Tutto ciò è possibile grazie ai grandi progressi della tecnologia apportata alla musica ma non la definirei la musica del futuro. Esiste già e coesiste insieme a tutte le altre forme musicali come la musica barocca, l’opera lirica, il pop e il punk. Diventerebbe noioso andare tutti i giorni ad ascoltare i concerti di Tim Hecker o di Ryuichi Sakamoto se non fosse possibile anche ascoltare un concerto tra quelli dei Radiohead o di Bob Dylan, o perché no una bella sinfonia di L.V. Beethoven.