L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
Rinascimento: sono gli anni di Leonardo, Botticelli, Michelangelo, gli anni della cultura umanistica. Ma sono anche gli anni nei quali si consuma la strage delle donne, bollate come “streghe”, anni nei quali inizia la dissociazione tra corpo e psiche, tra materia e spirito che dominerà fino ai nostri giorni.
1400 e 1500: è del 1426 il rogo di Matteuccia da Todi, è del 1589 il rogo di Crezia Mariani, e non sarà l'ultima ad essere torturata e bruciata.
Tra le donne accusate c'erano molte curatrici di campagna, unici punti di riferimento medico per molte persone. Perché la Chiesa e lo Stato si sono accaniti così tanto contro di loro? Il libro “Donne senza Rinascimento” è l'unico che indaga questa questione.
Nel medioevo l'attività curativa delle donne si affianca a quella di altri operatori, ed è ancora valutata positivamente, ne sono una testimonianza gli scritti della scuola medica salernitana, tra i quali vengono riportate ricette e preparati proprie della tradizione delle mulieres.
Nel rinascimento senza donne la malattia e il corpo entrano nelle Università, subentra una visione duale: si separa il corpo dalla totalità dell'essere umano, disanimandolo, per farne oggetto di osservazione, insieme alla malattia, anch'essa oggettivata, resa atemporale, da affrontare uniformemente.
La salute è sempre stato un terreno ambito dai poteri forti: la restrizione delle molteplici figure di guaritori e guaritrici (empirici, farmacisti, speziali, litotomi, levatrici, aggiustaossa, rinoplastici, herbari...) è cominciata con le “patenti” , una sorta di licenza con la quale si poteva continuare a lavorare.
Con l'avvento delle università si delinea la figura del medico addottorato (che sa il latino) che si distingue dal pratico empirico.
Nel 1511 lo stato di Milano stabilisce che chiunque voglia medicare debba essere approvato dal Collegio dei Fisici. Ad essere colpite sono le basi dell'autonomia e dell'uguaglianza sociale.
La medicina ufficiale è galenica, si basa sulla teoria degli umori e trova come strumenti di azione soprattutto salassi e purghe, pratiche contro le quali le herbarie e le medichesse si scagliavano, perché il sangue è vita e non va disperso, preferendo rimedi dolci, come i massaggi, le tisane, gli impacchi, senza far mancare l'ascolto attivo.
Le scoperte fisiologiche e i principi dell'umoralismo del tempo reintroducono e riconfermano il topos dell'inferiorità femminile: il corpo femminile è più cagionevole perché formato da elementi meno dinamici e privi di calore che implicano il prevalere, a differenza dell'elemento aereiforme e ligneo dell'uomo, di quello terracque che significa staticità, passività, freddezza, e soprattutto incapacità di procedere oltre l'intuizione.
La donna risulta “interessante” solo come strumento di riproduzione. Il corpo femminile si fa oggetto di conquista, e il primo passo è quello di “eliminare” le sapienti levatrici (pensiamo al Lucia Bertozzi, definita dagli stessi inquisitori “strega eccellentissima”). La ginecologia entra a far parte del settore specialistico controllato dagli uomini, la mollities fisica femminile va sostenuta perché impossibilitata a gestire il proprio corpo.
Nel frattempo la magia si va accostando al demoniaco, portando con sé tutte quelle pratiche di cura che non rientrano nei dettami istituzionali.
I roghi fanno comodo ai physici perché tolgono di mezzo avversarie spesso particolarmente efficienti, come accade nel caso di Crezia Mariani di Lucca, donna che curava con erbe, massaggi, unzioni, ma anche con parole e segni, caso storico che il libro indaga in dettaglio.
Una donna come Crezia, del sottoproletariato contadino, viene facilmente relegata tra gli scarti della storia (..) ma essa può anche servire quale testimonianza ed esemplificazione di una medicina empirica popolare un tempo a protagonismo femminile che ormai si è deteriorata e appare scomoda, anche perché presupponeva l'impossibile: che nel gruppo di riferimento e nel corpo sociale le donne mantenessero spazi in cui veder riconosciuto e rispettato un loro modo autonomo di operare, di fare.
Chiaramonte Enrica, Frezza Giovanna,Tozzi Silvia
Donne senza rinascimento
Eleuthera edizioni, 1991