L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.


Warning: Creating default object from empty value in /home/medismxz/public_html/flipnews.org/components/com_k2/views/itemlist/view.html.php on line 743

Kaleidoscope (1294)

Free Lance International Press

This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

 

December 26, 2022

   

[A] Luigi M. Lombardi Satriani (a destra) con l'autore

 Anima & cultura, ricordi di te

 

Caro Luigi

alla tua scomparsa ti hanno voluto ricordare, chi per affetto e smarrimento per la scomparsa dell'amico e del maestro, chi per dovere di cronaca col ' coccodrillo' g ià pronto per non ' bucare' la notizia. Personalmente ho provato qualche delusione nei confronti della cultura nazionale sia generalista sia d'ambito specifico, apparivano incerte tra bere alla fonte dell'oblio o comunque restringere d'intensità/rinviare nel tempo il ricordo di te.Pur destinando ad altro contributo commenti su acquisizioni di metodo più alte delle ricerche tue d'antropologia, ritengo dare rilievo qui (perlomeno) alle buone pratiche da te perseguite contro frammentazione d'associazionismo di settore, volte ad aumentare il potere contrattuale dello stesso a fronte dei referenti politico-amministrativi di sua competenza.

 

Caro Luigi - da decenni per me maestro d'Antropologia e amico – ti ricordo a pochi mesi da “L' evasione dai giorni” tua di Primavera: evento ladro di un'altra tua amatissima Estate, e di spazi-tempo comunque nuovi per aspirare ancora “ Nostalgia di futuro” . Come vedi mi trovo a dire subito tratti forti di te, anche solo citando titoli di raccolte poetiche tue, d'umana confessione [1]

 

A proposito d'una presentazione [2] proprio di “ Nostalgia di futuro” (scritta poi su rivista “ Poeti e Poesia” [3] ), qualche immagine di essa - non mera cronaca d'evento ma testimonianza 'viva' – sembra evidenziare altri modi tuoi significativi d'esistenza. Nella foto [A] ad esempio, la tua intensa abbronzatura corpo/volto sembra chiamare una saggezza di sapore antico, passite entrambe a lungo sotto il sole di Calabria; il tuo sguardo invece attenzione e interesse sinceri verso gli altri, e piacere grande di saperli ascoltare.

Un fermo immagine d'una vita in cui hai definito “ amore e destino” il libero esercizio d'antropologia critica, per guadagnare riconoscimento a tutto ciò che ci fa essere/mantenere ' Uomini'. Un progetto d'antropologia 'poetica' naturalmente integrato con poesia 'antropologica' , realizzabile solo da chi - come te - ha saputo coniugare talento e sensibilità d'analisi con amore per la vita, e sincero piacere d'entrare in relazione con gli altri .

Il mio ricordo comunque qui è senza mestizia, come lo spirito entusiasta tuo per attenzioni di vita: non scevro - eppure - d'agro-dolci connubi tra colta (mai saccente) ironia e realissima malinconia; capace di accogliere nuovi stimoli in accoglienti griglie di logiche/valori d'esistenza, e non nascondere fragilità personali per meglio cogliere così quelle d'altri, e saper proporre - possibili - riscatti. Come in ambito psicologico, più percorsi anche nel tuo modello culturale che t'hanno permesso di nutrire - ad esempio - profondo rispetto per tradizioni sia 'paganeggianti' /laiche sia religiose tue meridionali: perché da te opportunamente ingerite, ruminate e rese nutrimento di ricerca ma pura di vita.

 

Domanda impossibile, abbraccio certo

 

Un'altra immagine [B] dalla presentazione di “Nostalgia di futuro” che ti ritrae solo - con espressione stupita quasi adolescente (tipo “Chi, io? “, “Dice a me? “) - sembra alludere proprio all'ultima “ chiamata ” ricevuta, quella a cui purtroppo si fa fronte da soli: quell' “invito” che, ritengo, ti abbia comunque più sorpreso che impaurito sia per il tuo progettare fino all'ultima la vita, sia perché hai sempre tenuto comunque in grande considerazione l' 'evento finale' . E questo sia “ culturalmente” (“La vita deve fare i conti con la morte e con i morti per continuare a esser tale. I morti sono i segni sotterranei della vita” [4] )sia individualmente come “ persona”. Coronamento infatti del tuo cammino antropologico-poetico di consapevolezza - solo apparentemente evidente perché esistenzialmente guadagnato – è quello annunciato e predicato nel titolo della tua terza antologia di liriche “ Omnia vincit amor” [5] , caleidoscopio di “Amores” vissuti come amante/amato , ma membro attivo pure di precisa cultura. In esso affermi con coraggio, a proposito “mi sono nascosto nei libri / occultando così che trovare parole / era un modo per proiettarmi nel tempo / e oltrepassare la morte. / Anche l'amore, le tante forme di amore/sono state per me/tentativo di oltrepassare la morte” [6] .

 

                                [B] 

 

A chiusura di testimonianza, una domanda certo irrituale: in più impossibile e dunque senza risposta che vorrei sentissi però come abbraccio vero, quanto quello scambiato in tanti anni amichevoli. Una richiesta che richiama universi simbolici di cui – al di là d'analisi e commenti - hai fatto dono a noi d'umanissimo racconto: “ Come è stato quel viaggio” che - secondo miti e riti di Sud Italia e non solo [7] - devono compiere le anime lungo la via Lattea dopo la dipartita; a piedi nudi su quel ponte di S. Giacomo sottile come capello e accidentato, che da terra sopra un baratro s'alza fino al cielo?Sarà stato un pellegrinaggio proprio come la tua esistenza, assetata sempre di conforti di Vita e d'Amore: ristori come quelli simbolici della tradizione, offerte d'acqua in casa di chi - per sempre – l'ha dovuta abbandonare. Nel cammino ti sarà mancato certo il ' viatico' della tua valigia ideale, come avesti a descriverla a me tanto tempo fa: bagaglio fisico ma puro psicologico e simbolico che occorre per fare casa in ogni tempo e in ogni luogo, come diceva bene il titolo di quel giornalistico inventario “Insieme ai libri, sogni e nostalgia” [8] .

 

 

 

[1] LM Lombardi Satriani. Nostalgia di futuro. Poesia di amori (1956-2013), 2014; L'evasione dai giorni. Poesie, 2015.

[2] D.Ienna. Sala Magenta (di Bruna Baldassarre e Salvatore Palamara), Roma 24.5.2014.

[3] D. Ienna, Quando antropologia fa rima con nostalgia (di futuro). Poeti e poesie. Rivista internazionale (diretta da Elio Pecora); n. 35, agosto 2015, pag. 21-33.

[4] Intestazione alla seconda edizione de 'Il Ponte di San Giacomo”; Palermo, Sellerio, 1996.

[5] Omnia vincit amor. Poetica dell'amore, 2017.

[6] LM Lombardi Satriani, “Congedo”; da “L'evasione dai giorni”,2015.

[7] Luigi M. Lombardi Satriani-Mariano Meligrana. Il ponte di s. Giacomo. Rizzoli, 1982.

[8] D. Ienna, I Viaggi di Repubblica; 3 dicembre 1998, pag. 74.

December 19, 2022

December 13, 2022

             Da Burde

Partecipare alla presentazione di una nuova realtà del mondo del Vino è sempre emozionante, entusiasmante, appassionante. E quando arrivano inviti di questo genere la risposta è sempre: arrivooooo!

È accaduto nell'ultimo giorno del mese di novembre. La location una Trattoria fiorentina che da sempre sa di vino : da Burde.

Gestita dalla famiglia Gori è oggi uno dei ritrovi dove riscoprire i piatti tipici come bistecca e trippa alla fiorentina, pappa al pomodoro, ribollita, antipasti toscani ecc…Ma non solo.

È un luogo straordinario della Firenze popolare e periferica dove dissipare il tempo di fronte ad un calice di buon vino consigliato da Andrea Gori, proprio lui uno dei sommelier più accreditati in Italia.

Un tradizionale luogo di ristoro per comuni avventori e/o clienti giornalieri, abituali in un luogo che definii Osteria culturale , quella del Tempo Perso dove ti dimentichi “che ora è”.

Quale luogo migliore per presentare una nuova realtà?

Nata dal sogno di 4 amici con “l'idea di dare voce alle piccole aziende familiari di eccellenza, portando alla luce tesori nascosti”.

Così la presentazione da parte di uno di loro: Luca Tommasini , fondatore e direttore commerciale di Winescom. Aiutato nella presentazione da   Livio Volteggiani che ricopre il ruolo di responsabile alle vendite.

Il catalogo, in rapida crescita, è già ricco sia di aziende italiane che internazionali”.

E sono state proprio quest'ultime ad essere presentate per la prima volta in questa occasione. Etichette provenienti da una Francia semi-sconosciuta (anche se le regioni sono quelle maggiormente vocate come Champagne ed Alsazia), da una Germania identificata con la

            Champagne

Mosella, da una Slovenia a rappresentare la moda corrente dei vini “macerati” e dal Portogallo con una zona conosciuta da pochi come Batoréu.

Una campionatura di cinque aziende che hanno risposto in pieno alle aspettative dei presenti:

- Champagne Sanchez da Vertus, Côte de Blancs che ha presentato un Tradition e l'Absolut;

         Alcuni vini presentati

- Mickael Moltes da Pfaffenheim, Alsace che ha presentato un Riesling e un Pinot Gris;

         Vino portoghese

- Weingut Werner da Leiwen-Mosella che ha presentato un Riesling 2020 e uno del 2018 da vigneti diversi;

- Vina Jure Š tekar da Kojsko-Slovenia che ha presentato un Tocai e una Rebula macerati;

- Agro-Batoréu da Aveiras de Cima Portugal che ha presentato un Arinto e un Red Blend di vitigni Touriga Francia e National.

Un'esperienza di viaggio enoico in dieci calici, sulla scia di vini vere e proprie chicche enoiche, che è andato oltre alla semplice degustazione in un contesto amichevole dove si sono incrociate storie sempre da raccontare.

Nei sorsi di vino, nei suoi colori, nei profumi intensi sprigionati, ho colto un mondo fatto di tradizione, attento studio, rispetto per la terra, fatica e soddisfazione.

Se aggiungiamo l'intrigante scoperta di valori culturali fondanti così come ricordati da Luca e Livio, il cerchio dell'emozione, entusiasmo e passione si è chiuso. Chapeau!

 

Urano Cupisti

 

 

 

 

 

December 02, 2022

«L'Occidente ha la mania dei distinguo», diceva il pianista canadese Glenn Gould, primo artista nordamericano a esibirsi oltre la cortina di ferro; così, nel quadro della sbandierata antinomia tra democrazie e autocrazie, divenuta, dopo l'implosione dell'Unione sovietica, uno degli slogan della globalizzazione neoliberista trionfante, si sono accumulate contraddizioni che si trovano modo di affiorare, a tratti, nelle maglie del riassetto geopolitico in corso

 

Calcio(e)mercato

Mentre le polemiche sull'assegnazione al Qatar del ruolo di paese ospitante dell'edizione 2022 dei campionati mondiali di calcio, una volta iniziata la competizione, si sono concentrate per lo più sulla questione dei diritti della comunità LGBTQ, poco o nulla attivisti e governi del blocco occidentale   hanno obiettato sulla scelta di Doha come uno dei principali fornitori di gas alternativi alla demonizzata Russia, o sulla sua designazione, da parte del presidente statunitense Joe Biden, come uno dei maggiori alleati di Washington al di fuori dell'Organizzazione del trattato dell' Atlantico Nord (OTAN/NATO). Analogamente, da un lato, i calciatori della nazionale tedesca, in occasione della prima partita del mondiale, si sono fatti fotografare con una mano sulla bocca, esprimendo il loro sdegno per la decisione della Federazione internazionale di calcio dell'Association (FIFA) di impedire agli sportivi in ​​campo di indossare simboli della difesa dei diritti LGBTQ; dall'altro, il 29 novembre, la direzione della Qatar Energy ha annunciato di aver stipulato un accordo con Berlino per l'esportazione di due milioni di tonnellate di gas naturale liquefatto (gnl) ogni anno, a partire dal 2026. Inoltre, il Qatar , uno dei primi paesi al mondo per reddito pro capite e che possiede il più grande giacimento di gas della Terra (il North Field, nel Golfo persico), dai primi anni Duemila ha continuato ad accrescere il proprio potere economico-finanziario in Europa, Germania in primis , senza neanche il bisogno di ricorrere al cosiddetto sportwashing . Ci ha pensato, infatti, il fondo sovrano Qatar Investment Authority , istituito nel 2005 dall'allora emiro Hamad ben Khalifa Al Thani, che, investendo somme di denaro stratosferiche tra Stati uniti ed Europa (si veda, per l'Europa, l'inchiesta Il miraggio dello sceicco , realizzato da Report ). Simili contraddizioni, dunque, hanno dato spunto al presidente della FIFA Gianni Infantino, che nella conferenza di apertura del mondiale a Doha ha aspramente criticato l'ipocrisia e il doppio standard dell'Occidente , ricordando non solo le dure condizioni dei lavoratori stranieri nel vecchio continente (con un riferimento ai suoi ricordi di infanzia, da figlio di migranti italiani in Svizzera), ma anche i disastri causati dalle potenze coloniali «negli ultimi 3500 anni» , per i quali «noi europei dovremmo chiedere perdono per i prossimi 3500 anni, invece di impartire lezioni morali» .

 

Divisioni Europee

Quanto ai diritti dei lavoratori, benché nelle democrazie neoliberiste euroatlantiche non sia formalmente in vigore un istituto simile alla kafala qatariota, non sono mancati studiosi che, come Marco D'Eramo (si leggano, ad esempio, Il maiale e il grattacielo e il più recente Dominio ), hanno evidenziato il tragico impatto sociale e antropologico del tritacarne iperproduttivista del famigerato mercato del lavoro. D'altronde, se, come ha riportato il quotidiano britannico The Guardian , in Qatar sono morti 6500 lavoratori migranti in dieci anni, tra il 2010 e il 2020, secondo il rapporto annualedell'Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro (Inail), nel solo 2021 in Italia le morti accertate sul lavoro sono state 685. Inoltre, prendendo sempre ad esempio l'Italia, numerosi sono state le inchieste diffuse dai media sulle condizioni di sfruttamento dei migranti (come nei casi accertati di caporalato nelle aziende agricole che servono la grande distribuzione organizzata) e sui fenomeni di tratta in cui incappano nel tentativo di sfuggire alle guerre e alla miseria che affliggono i paesi di origine. Per questo, Infantino, nella conferenza stampa sopra citata, ha invitato il vecchio continente , nel caso in cui tenga davvero alle condizioni dei migranti lavoratori, a « creare canali legali con cui possono andare a lavorare in Europa, come ha fatto il Qatar» (sì!). Peraltro, nella gestione dei flussi migratori il doppio standard europeo è stato velatamente messo in luce dal presidente della Commissione delle Nazioni Unite per la Siria Paulo Pinheiro, che, in un'intervista al canale Euronews , ha richiamato l'attenzione sulla disparità di trattamento ricevuto dai rifugiati ucraini e da quelli siriani (cui si potrebbero aggiungere i profughi dall'Afghanistan, dal resto del Medio Oriente e dal continente africano). Differenza che si è riproposta in occasione delle ultime schermaglie franco-italiane esplose in merito all'approdo della nave Ocean Viking , dell'organizzazione non governativa Sos Méditerranée, ma che potrebbero celare dissidi geostrategici più profondi, a partire dalle posizioni di Roma e Parigi sullo scacchiere libico, che coinvolge, oltre alla Russia, anche la Turchia, potenza regionale dalle aspirazioni (o dalle velleità) imperiali crescenti.

 

I dilemmi della globalizzazione

Nondimeno, anche Infantino sembra sfuggire al doppio standard euroatlantico, visto che, pur difendendo il Qatar come ospite dell'edizione 2022 dei mondiali di calcio, ha escluso la Russia dalle qualificazioni alla medesima competizione, cui ha preso parte, di contro, l'Arabia Saudita, spesso bersaglio di critiche su questioni sensibili, come la sua partecipazione in prima linea al conflitto in Yemen o l'uccisione del giornalista Jamal Khashoggi. Dunque, due pesi geopolitici, due misure: una logica che espone all'etichetta di dittatore o invasore capi di Stato e di governo non (più) disposti a servire la superpotenza statunitense ei suoi satelliti europei, che sulla nozione di democraziaappaiono sovente più severi con gli altri che con se stessi. Con conseguenze che, talvolta, rasentano il ridicolo, come nel caso dell'accordo di adesione dell'Italia alle nuove vie della seta cinesi ( Belt and Road Initiative – BRI ), fortemente osteggiato dagli Usa, che, opponendosi agli investimenti di Pechino nel porto di Trieste, hanno, di fatto, aperto la strada a un'iniziativa analoga nel porto di Amburgo (si veda, in proposito, la puntata di Presa Direttadel 14 marzo scorso). A proposito delle relazioni tra sino-europee, inoltre, il presidente francese Emmanuel Macron, nella sua ultima visita a Washington, ha esortato gli Usa a non utilizzare l'Europa nella loro rivalità con Pechino. Un atteggiamento pragmatico ed equidistante, che, tuttavia, nessun paese europeo (e neppure i rappresentanti di Bruxelles) ha consigliato in merito alla rivalità tra Washington e Mosca e che ha permesso alla Turchia del presidente Recep Tayyip Erdoğan di acquisire peso geopolitico presentandosi come mediatore, anche in virtù del controllo esercitato sugli stretti strategici che conducono al Mar nero. In altri termini, l'Europa, appiattendosi sugli interessi statunitensi fino ad escludere dalla propria sfera geostrategica due paesi, Russia e Turchia, che storicamente ne hanno sempre fatto parte, ha mancato un'ulteriore occasione di costituirsi come entità geopolitica autonoma, dopo quella clamorosa dell'inizio degli anni '90 del secolo scorso. Una scelta le cui conseguenze rischiano di andare oltre la distruzione dell'Ucraina o le crisi alimentare ed energetica globale.

Corinne Clery e Francesco Branchetti 

IL 19 e il 20 Novembre al Teatro "Le Laudi" di Firenze si è tenuto lo spettacolo "Il diario di Adamo ed Eva" tratto dal capolavoro letterario di Mark Twain. Sala piena e gradimento del pubblico presente.

Attori: Corinne Clery e Francesco Branchetti accanto a loro Giorgia Battistoni e Mario Biondino. Le musiche originali a cura di Pino Cangialosi movimenti coreografici e pantomine: Francesco Branchetti e Giuliana Maglia.

Lo spettacolo messo in scena è tratto dai diari di Mark Twain scritti separatamente in un primo tempo dal letterato ma così complementari che furono pubblicati in un unico libro per la prima volta nel 1906.

Lo spettacolo che è una reinterpretazione satirica del celebre mito di Adamo ed Eva si è svolto con grande abilità e preparazione incantando piacevolmente un pubblico interessato fino alla conclusione della rappresentazione. Un Adamo cinico, rude, con la tendenza ad essere solitario e un Eva romantica e loquace resi "vivi" dai bravissimi attori Francesco Branchetti e Corinne Clery che hanno interpretato con grande trasporto, dialoghi e narrazioni, spazi, esclamazioni e punteggiature, toni di voce , espressioni e alterazioni vocali che hanno reso il senso di naturalezza e di espressività riuscendo a trasmettere in modo inequivocabile ogni tipo di sensazione e di percezione di un testo sicuramente molto gradevole. Questo accade solo quando gli attori sono di grande calibro e di indubbia autorevolezza attoriale.
Francesco Branchetti e Corinne Clery hanno riempito la sala con grande competenza a dimostrazione di quanto attraverso un'ottima dizione, capacità d'espressione vocale e la competenza artistica si possa rendere il teatro una "vita in diretta".

Marzia Carocci con gli attori


Due grandi attori che attraverso l'esperienza, la professionalità e l'abilità ci hanno trasportato in un Eden che ha regalato sorrisi e approvazione di un pubblico attento e appagato anche dagli interventi dei giovani e bravissimi Giorgia Battistoni e Mario Biondino. Che dire del regista? un insuperabile Branchetti dall'intuito e la previsione a vedere "oltre".
Musiche indovinate, mimi preparati e soprattutto l' eccelsa recitazione di un Branchetti e una Clery inossidabili sono sicuramente una miscellanea di bello e di soddisfazione da gustare.

 

 

 

 

 

 

 

 

Come il piccolo così il grande.

          Se, come dice la fisica, nulla si crea e nulla si distrugge, si può supporre che le cose esistano da sempre, anche se mutano nel tempo e nello spazio. E su questa logica la materia, come noi la conosciamo, muta e nel suo mutare passa da dimensione in dimensione, a seconda della sua composizione energetica, e le forme/vita si manifestano a seconda dei regni e della specie; ma alla fine del ciclo vitale nulla si dissolve nel nulla perché il Nulla si presume che non esista. Per questo si può pensare che la materia (le cose, i viventi, il cosmo, l'universo) sia infinita ed eterna.

          Probabilmente un centro primigenio ha dato vita ad un meccanismo chimico che nel tempo a formato alla materia come noi la conosciamo e alla molteplicità delle cose. ma la domanda è: o l'universo ha generato se stesso all'interno del Nulla (ma il Nulla non può contenere qualcosa) o vi è un principio esterno alla materia di natura diversa che ha generato la materia. Ma un principio esterno/eterno/infinito può generare cose transitorie? Le cose eterne non hanno né principio né fine.

          Se l'universo è infinito non può essere all'interno di qualcosa di finito e quindi di transitorio. Se fosse transitorio sarebbe all'interno di qualcosa di transitorio, cioè di materiale che lo contiene, e questo, a sua volta, di qualcos'altro di transitorio; quindi è probabile che l'universo materiale sia all'interno di qualcosa di eterno ed infinito e che le cose esistono da sempre e sempre esisteranno anche se, in forme e dimensioni diverse.

          Ogni cosa materiale è energia concentrata. La materia è composta di atomi. L'atomo di particelle sub atomiche (elettroni, protoni, neutrini, quark). Se più atomi fanno una cellula, più cellule formano i tessuti, più tessuti un organo e più organi un apparato e, più apparati un corpo, più corpi formano le galassie, più galassie l'universo: l'indagine non può fermarsi all'universo : più universi che si formano? Il Cosmo? E più cosmi che formano?

          Ogni pensiero individuale è parte del pensiero collettivo. Ogni coscienza individuale è parte della coscienza collettiva e questa della Coscienza Cosmica. Se un corpo è dotato di coscienza e intelligenza non possono esserne prive le singole parti che lo compongono.

 

 La vedova Pommery

Un luogo straordinario dove oggi, grazie alle esposizioni di arte contemporanea “Expéerience Pommery”, realizzate dagli artisti direttamente e appositamente nei tratti della cave aperta al pubblico, l'arte di fare perlage si incontra con opere atte a nobiliare il complesso di gallerie e cunicoli lungo ben 18 chilometri ad una profondità di trenta metri.

 Etichetta

Benvenuti da Madame Pommery.

Ogni anno nel mio vinovagare nella terra del perlage abbino alle mie visite sempre differenti, conoscitive dei territori, dei nuovi metodi di allevamento, costruzione dei vins Clair, spumantizzazioni, una visita doverosa alle Grandi Maison che hanno fatto la Storia di questo vino unico ed ineguagliabile . Quest'anno ho scelto la Maison Pommery.

“Qualitè d'abord”, la qualità innanzitutto, fu il motto di Madame Pommery, vedova anch'essa, quando nel 1858, prese le redini della Maison. Creò con grande successo il primo champagne “brut”, secco, dalla leggendaria annata del 1874 sconvolgendo la Londra vittoriana di allora.

Il mercato inglese era quello maggiormente di punta e la nostra vedova riusciva a portare il dosaggio zuccherino a 6/7 grammi litro. Lo champagne si produceva ancora dolce con tenori zuccherini che oggi classificheremmo extradry o addirittura dry.

Altra mossa vincente di Madame Pommery fu l'acquisizione di 120 cave sotterranee di gesso scavate in epoca romana (profonde oltre 60 metri), allora in periferia sud di Reims (oggi in centro città) che furono riempite fino alla profondità di 30 metri e collegate tra loro con cunicoli, passaggi, rese abitabili con diverse prese d'aria.

La visita è iniziata scendendo i 116 gradini che portano il visitatore direttamente alla massima profondità (30 metri con una umidità rilevata del 98%). Da qui è iniziato un percorso guidato che ha portato l'ospite, meglio definirmi turista, alla conoscenza di un mondo operativo “da miniera”, con luci tenue di candele o simili, carrucole con cesti che servivano a

 La bottega storica

trasportare i grappoli da premere con i Torchi e procedere con le tecniche conosciute allora.

Interessante è la storia della cava di Notre Dame, chiamata così per la presenza di una statua della Vergine, “Notre-Dame des Crayères” , posta a vegliare su questo mondo sotterraneo.

Nella profondità della grotta sono presenti tutte le condizioni per raggiungere al vino la maturità necessaria con un perfetto regolatore termico. Temperatura costante di 10°.

E mentre osservavo le opere d'arte poste di sala in sala, meglio dire di cava in cava, il silenzio veniva interrotto dal rumore dei carrelli elevatori trasportanti le bottiglie pronte per il remuage con i potenti gyropalet.

 
 

Interessanti i nomi dati alle singole grotte. Riportano nomi di città a significare i luoghi nel moNdo raggiunti dal marchio Pommery.

Impressionanti i numeri che selezionano da questi cunicoli: 25 milioni di bottiglie giacenti sui lieviti.

Discesa verso la cave nel gesso

La Storia recente ci racconta il “travaglio” di questa Maison. Nel 1990 entra a far parte della scuderia LVMH (acronimo Luis Vuitton, Moët, Hannessy a guida Moët). Successivamente, dopo diverse altre vicissitudini, è passata sotto il controllo del gruppo belga  Vranken presente sul mercato con numerose etichette come Desmoiselle, Charles Lafitte, Monopole Heidsieck e Barancourt.

Come dimenticare la Botte Foudre di É mile Gallé?

Foudre termine nato come unità di misura (indicava 1.000 litri), nel tempo ha assunto un significato più ampio : botte fatta su misura. 

Questa della Maison Pommery contiene ben 75.000 litri, equivalente a 100.000 bottiglie 0,75 .

Costruita nel 1903 per rappresentare la Maison all'Esposizione Universale di Saint-Louis nel Missouri (USA).

Lo scultore É mile Gallé ne realizza la parte frontale con al centro una giovane donna che emerge da un terreno di vigneti ricchi d'uva,

 La grotta a 30 metri sotto

rappresentante la Francia. La giovane donna tende un calice di champagne alla giovane America che cavalca la vecchia America. Altri elementi decorativi la testa di un indiano, una terza figura femminile (genio del commercio), la nave che ha trasportato il grande foudre, la Cattedrale di Reims ed infine la Statua della Libertà.

Oggi, la mastodontica botte dà il benvenuto al visitatore della Maison Pommery.

Dopo questa full-immersion nella Storia di questa Maison, il calice dello champagne Royale, bevuto sotto lo sguardo intimidatorio della vedova Louise, l'ho definito eccezionale. Influenzato? Direi di sì. Capoau!

Urano Cupisti

Visita effettuata il 3 ottobre 2022

Vranken – Pommery

Avenue de Champagne

Reims

 

 

 

Nel teatro si vive sul serio quello che gli altri recitano male nella vita.

(Edoardo De Filippo)

  

La professione del regista e dell'attore sono quanto di più difficile ci sia in ambito artistico. La difficoltà è riuscire ad entrare in empatia con il pubblico, risultare credibile, essere in equilibrio tra la propria umanità e la dimostrazione dell'umanità da esibire. Un cambiare se stessi restando comunque tali. L'attore non è parodia, non è pura falsità, non è recitare solo una parte ma è portare se stessi dentro un copione, pur facendo vivere personaggi veri o inesistenti. Guai lasciare fuori la propria emozione, guai non farsi assorbire da ciò che in scena deve portare. Il pubblico vede l'oltre, il pubblico comprende e sente quanto trasporto e trasferisce l'attore rivive dentro se per condividerlo con chi "giudica" 

 

Francesco Branchetti, è indubbio che tu sia un attore e regista di successo di film, serie e produzioni teatrali.

Fra i più annoverati dal pubblico sono senz'altro "un medico in famiglia", "una donna per amico" "Elisa di Rivombrosa", "Cronache del terzo millennio" e "Le ombre rosse"... 

 

D-Francesco dirigi spettacoli teatrali di successo e godi meritatamente della grande attenzione del pubblico vuoi parlare dei tuoi lavori teatrali ai quali sei o sei stato più legato? 

R- Il cuore è una cosa, la mente è un’altra: il primo vorrebbe che ti elencassi tutta quella serie di lavori a cui sono legato “solamente” per motivi affettivi, la seconda mi mette di fronte tutte quelle volte in cui raggiungere il risultato che mi ero prefissato è stato più arduo, per motivi tecnici o di inconciliabilità artistiche di vario tipo e così via. Devo dire però che per me, come regista, la regola è cercare di fare in modo che questi miei due motori dialoghino sempre fra loro e, per risponderti, quando ci sono riuscito il risultato è stato qualcosa di cui andar fiero, com’è il caso del mio “Antonio e Cleopatra” e de “Il bacio” con Barbara De Rossi.

 D- Qual è stato il tuo primo impatto nell'esperienza teatrale? 

R- La nostra era un’altra generazione, diversa rispetto alle nuove generazioni, profondamente diversa. Avevamo un altro modo di vivere questo lavoro, che non era per noi solo un lavoro. Fare le differenze è sempre imbarazzante, per chi c’è stato, chi c’è ancora e chi ci sarà. Posso dire di aver avuto dei grandi maestri, da Albertazzi a Ferzetti, Quartucci, Reim e così via e senza i quali non sarei l’uomo di teatro che sono oggi. Lavorare, e da subito, con tali giganti, se non sei corazzato, può avere un impatto persino distruttivo, umanamente ed artisticamente. Io vengo da una piccola provincia e, caso raro, per me l’impatto invece è stato al contempo meraviglioso, facile e rigenerativo e profondamente formativo e nutro profonda gratitudine per questi Maestri. Mi ha profondamente cambiato l'incontro con i grandi maestri con cui ho avuto la fortuna di lavorare: forse posso dire di essermi innamorato di questo lavoro e innamorarsi vuol dire conoscersi profondamente.

 L'attività teatrale è certamente la forma artistica più diretta, più vera, emozionale che  esista, una condivisione emotiva con chi viene ad assistere allo spettacolo, anche la più difficile visto l'impatto in diretta fra il pubblico e l'attore. Cercare l'empatia e l'attenzione  immediata non è cosa da poco; riuscire ad entrare in simbiosi, convincere ed essere improvvisamente incanto, mistero, tensione e persuadere il pubblico è qualcosa di straordinario. 

D- Quanto ti è mancato tutto questo nel periodo covid? Quanto ha cambiato, se lo ha fatto, il desiderio di essere di nuovo in scena? 

R- Il covid, quella terribile fase collettiva di paura e insicurezza, non mi ha piegato. Sono lo stesso di sempre. Il vero nemico siamo noi stessi, per esempio nel senso del corpo che si ammacca, si ripiega su se stesso. Ma lo spirito vince sul corpo ed il mio viaggio è ancora lungo almeno  spero. 

D-Molti giovani vorrebbero avvicinarsi al mondo del cinema o del teatro. Quali sono i tuoi consigli riguardo a questo? 

R- Siate onesti con voi stessi. Selezionate da chi imparare. Non è vero che “in scena, alla fine, tutto si accomoda”. Detto questo, riconosco nelle nuove generazioni una grande spontaneità ed energia creativa, le quali però vanno spesso scontrandosi con pastoie di altro tipo, assai meno artistiche. 

Non sempre è semplice portare spettacoli in scena, spesso burocrazie, regolamenti, scelte ostacolano le organizzazioni degli eventi stessi. 

D- Vuoi dire qualcosa riguardo alle difficoltà che hai trovato se ne hai trovate? 

R- Le difficoltà fanno parte di questo mestiere come della vita in generale. Sono la normalità ma ti permettono di distinguere due tipi di persone: coloro che sanno risolvere i problemi e coloro che non sanno come fare. L’esperienza, nel mio caso decennale, e la caparbietà sono le doti capaci di misurare ed affrontare una difficoltà. Si può anche finire al tappeto ma ci si deve rialzare e, ripeto, non è una regola che vale solo per questo mestiere.. 

D-Essendo tu un eclettico che sa gestire più forme artistiche e tutte in modo ottimale, vuoi dirci alcune delle tue più belle soddisfazioni in campo, televisivo, cinematografico, teatrale? 

R- In campo teatrale potrei farti miriadi di esempi (sono molto fiero del mio percorso artistico), dai già citati “Antonio e Cleopatra” e “Il bacio” ai miei due “Macbeth” o al “Faust” . Per non parlare de “Il diario di Adamo ed Eva”, testo eccezionale nella sua semplice profondità, attualmente in tournée. Alcune esperienze televisive e cinematografiche le hai ricordate tu ad inizio intervista: anch’esse sorta di banco di prova del mio essere attore e, più in generale, creatore. Ricordo con molto piacere la collaborazione con Maselli ne “Le ombre rosse” e in "Cronache del terzo Millennio "e con Marzocchini in “Empoli 1921”. Quando facevo il giudice cattivo in “Elisa di Rivombrosa” la gente ha cominciato a fermarmi per strada. Sto ancora riflettendo se è stato più utile o gratificante.

 D-Hai avuto compagne -colleghe bellissime e bravissime accanto a te; vuoi menzionarcene qualcuna? Con chi, hai avuto più affinità lavorativa? 

R- Come si fa a risponderti? Ho avuto moltissime compagne di scena: un elenco sarebbe noioso e soprattutto rischierei di offendere qualcuna che non ci si ritrovasse. Posso dire di amare molto la compagnia femminile in scena: l’attrice è due volte più distante dall’attore rispetto a quanto una donna sia distante da un uomo. E non ce n’è stata una di cui , anche a distanza di tempo, non abbia avuto un ricordo piacevole ricordando gli spettacoli fatti insieme. Citerò per puro piacere ma anche dovere, Nathaly Caldonazzo, Corinne Clèry, Denny Mendez, Barbara De Rossi, Milena Miconi, Isabella Giannone, Gaia de Laurentiis, ognuna diversa, ognuna speciale a modo suo, ognuna con una luce diversa. 

D-So che stai portando in scena alcuni lavori teatrali. Vuoi darci notizia di questi?Vuoi dirci dove possiamo trovarti? 

R- Attualmente i miei spettacoli in giro che ho diretto e interpreto sono “Il diario di Adamo ed Eva” da Mark Twain e “Le relazioni pericolose” di Pierre Choderlos de Laclos adattato da David Conati, entrambi con Corinne Clèry, “Sunshine” di William Mastrosimone con Nathalie Caldonazzo e tra non molto “Cose di ogni giorno” con Denny Mendez. Guarda caso, di nuovo, tutte donne. Sono spettacoli molto diversi fra loro per azione ed ambientazione, alcuni di loro addirittura attingono al canone del classico della  letteratura, ciò che però hanno tutti in comune è il desiderio di raccontare una storia che rimanga nel cuore di chi la ascolta (anzi la vede), che riesca a strappare un sorriso e, magari, un pensiero.

Siamo in tutta Italia: non sarà difficile venirci a trovare. 

D-Cosa provi alla fine di ogni tua interpretazione o lavoro di regista? 

R- Mi sento vivo. 

Carissimo Francesco, quando chiudo una mia intervista, amo fare una domanda "bianca". Si tratta di uno spazio libero all'artista dove può aprirsi e dire qualsiasi cosa voglia fare sapere al proprio pubblico. 

Risposta libera; a te la parola 

R- Non posso fare a meno di chiedermi dove sarei se avessi dovuto affrontare tutto questo da solo. La risposta la so: io non sono solo. Viva il Teatro!

 

 

 

 

© 2022 FlipNews All Rights Reserved