L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
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Da alcuni mesi, il monaco buddhista vietnamita Thich Nhat Hanh ha concluso la sua avventura terrena. E ci ha lasciato davvero molte cose preziose.
A tanti, ha tanto insegnato. Fra i grandi suoi insegnamenti, spicca, sopra ogni altro, quello relativo al modo in cui dovremmo rapportarci alla vita, assumendo una prospettiva di massima consapevolezza relativa alla bellezza di quanto riceviamo attimo per attimo, ed alle infinite opportunità che essa generosamente ci regala.
Thich Nhat Hanh è stato, forse, il maestro che più di ogni altro ci ha aiutato, con ferma quanto acuta delicatezza, ad aprire gli occhi e la mente per comprendere quanto le nostre esistenze siano ricche di incalcolabili tesori che troppo spesso, noi, schiacciati dal peso del passato e assillati dai pensieri timorosi e desiderosi sul futuro, finiamo per ignorare, per dimenticare, per sperperare.
“La nostra vera casa – ha scritto – è il momento presente. Vivere nel momento presente è un miracolo. Miracolo non è camminare sull’acqua. Miracolo è camminare sul nostro verde pianeta nel momento presente, per poter apprezzare la pace e la bellezza che ci si offrono proprio ora. La pace è ovunque intorno a noi, nel mondo e nella natura, e dentro di noi, nei nostri corpi e nelle nostre anime. Se solo impariamo a entrare in contatto con questa pace, a toccarla, saremo guariti e trasformati.” (Toccare la pace, Ubaldini Editore, Roma 1994, p. 7)
In definitiva, il messaggio più grande e più bello che ci ha affidato credo sia quello relativo al sentimento di costante gratitudine che dovremmo imparare a nutrire lungo il percorso del nostro cammino quotidiano. Messaggio tutt’altro che facile, scaturito da una esistenza colma di grandi sofferenze e di dolorose tragedie:
“Siamo passati – scrive – attraverso sofferenze interminabili, un tunnel infinito di dolore e oscurità” (ivi, p. 105)
Un messaggio che, evidentemente, di tutto ciò proprio si è saputo nutrire, per riuscire a parlare ai nostri cuori, con una forza straordinaria intrisa di lirismo, di Amore e di Gioia … Nonostante tutto …
La pratica della consapevolezza è, infatti, un “importante agente di trasformazione e di guarigione”, che può consentirci di smettere di essere vittime della distrazione, interrompendo di cercare “la felicità in qualche altro posto, ignorando e distruggendo i preziosi elementi di felicità che sono già presenti dentro di noi e intorno a noi.” La consapevolezza ci permette di cessare di innaffiare i “semi di infelicità” presenti in noi, spingendoci ad innaffiare, invece, con premurosa cura, “i semi della pace, della gioia e della felicità ”. (ivi, p. 27 )
Ciò al fine di scoprire (o riscoprire) che
“Tutti noi, i bambini come gli adulti, siamo dei bei fiori”,
e che, per conservare la giusta freschezza, è necessario apprendere a saper fermare, per il nostro bene e per il bene di chi ci vive accanto, “le preoccupazioni, le ansie, l’agitazione e la tristezza, così da poter trovare pace e felicità e sorridere ancora.” (ivi, p. 15)
Un insegnamento che può essere forse racchiuso efficacemente nell’invito che ci ha voluto rivolgere a renderci capaci di dire “grazie” con sincerità e con vigore per la miracolosa bellezza della Vita. Perché
“Non c’è bisogno di morire per entrare nel Regno dei Cieli. Anzi, dobbiamo essere completamente vivi.” (ivi, p. 13)
Se la ragione, infatti, ci obbliga ad essere severi nei confronti della realtà in cui viviamo, sia per quel che concerne l’operato umano, sia per il vivere stesso nella sua dimensione più naturale, il cuore di chi ha imparato ad osservare non può non esercitare una continua, sentita “pratica del ringraziamento”.
Come un canto di gioia, come una preghiera commossa, come una poesia …
Ringraziamento per mille e mille cose che si verificano o che non si verificano, per tante e tante cose che si sperimentano, che si ricevono in dono …
Quante sono? Quanti di noi se ne accorgono davvero? O almeno un po’? Impossibile accorgersi di tutto quello che meriterebbe un “grazie”, ma dovremmo sforzarci di capire, di percepire …
Insopportabile chi considera tutto “ovvio”, come se tutto fosse “normale” o, addirittura, “dovuto”.
In realtà, se osservassimo attentamente questa strana e terribile nostra esistenza, dovremmo accorgerci facilmente che nulla è dato per certo, davvero nulla. Da qui, la meraviglia di cui parlava Aristotele e da cui, sempre, bisognerebbe partire per dire qualcosa di sensato sul vivere.
Non è ovvio il fatto che i nostri polmoni funzionino, si allarghino, si riempiano di aria, la spingano fuori, senza fatica, senza dolore, senza rumore, senza comando, che facciano tutto da soli, anche se noi pensiamo ad altro.
Non è ovvio che il sangue ci circoli nelle vene, vada su e giù, irrorando tutto il nostro organismo …
E non è certo ovvio il fatto che siamo in grado di sperimentare tutto ciò, di comprenderlo anche in parte, di riflettere sul perché, sul come, sul significato, ecc …
E’ tutto immensamente meraviglioso.
E’ tutto immensamente incomprensibile, inspiegabile, incomprensibilmente immenso.
Che tutto questo sia (invece che non essere) dovrebbe farci meditare per una intera vita. Ogni ora ha le sue innumerevoli cose per cui rallegrarsi, per le quali fare un passo di danza, lanciare un inno alto nei cieli …
Bisognerebbe iniziare la giornata ringraziando.
Bisognerebbe coricarsi cantando lodi di ringraziamento.
Non a qualcuno. Alla vita generosa che ci ha donato il respiro e innumerevoli attimi in cui avremmo potuto fare cose importanti e belle. E conta poco se non le abbiamo compiute: la vita ci aveva messo nella condizione di poterle fare …
Assumere l’atteggiamento del ringraziamento addolcisce l’animo, ci rende più attenti, più capaci di comprendere il valore delle cose. Ci aiuta ad assumere un’attenzione quasi religiosa nei confronti della nostra sorte quotidiana, a farci diventare parsimoniosi nell’uso del tempo, a toglierci dalla mente i rimpianti e le lagnanze di ogni tipo.
Ma ringraziare non significa accogliere la vita totalmente e incondizionatamente per quello che è. Non significa accettazione acritica e immobile. Significa cercare di comprendere la natura e il giusto significato degli incommensurabili “talenti” che ogni attimo contiene. E saperli apprezzare al meglio. E saperli ben impiegare, facendoli fruttare in tutto il loro straordinario insondabile e imprevedibile potenziale.
Nel periodo presente, durissimo e tristissimo, pieno di incognite sommamente inquietanti e angoscianti, riconsiderare con grande attenzione il messaggio di questo grande mistico vietnamita potrà rappresentare, credo, una fonte preziosa di luce aurorale e di fiduciosa visione del domani.
“ “Il miracolo è camminare sulla Terra”. Questa frase è stata pronunciata dal maestro zen Lin Ci. Miracolo non è camminare sull’acqua, o nell’aria, ma camminare sulla Terra. La Terra è talmente bella. E anche noi siamo belli. Possiamo concederci di camminare in consapevolezza, toccando la Terra, la nostra madre meravigliosa, a ogni passo. Non c’è bisogno di augurare agli amici: “La pace sia con te”. La pace è già con loro. L’unica cosa che dobbiamo fare è aiutarli a coltivare l’abitudine di toccare la pace in ogni momento.” (ivi, p. 13)
Monte San Giusto (Macerata) |
From Farm to Market, dalla Fattoria al Mercato.
Realizzare prodotti di qualità, gestendo completamente l’intera filiera di trasformazione che va dalla terra al cliente finale, base del concetto di produzione, trasformazione e commercializzazione.
“In un certo senso un’azienda biologica può essere vista come l’equivalente di una riforestazione.
In sintesi, il biologico non è necessariamente il sistema di produzione alimentare più efficiente, anzi, dobbiamo considerarlo duro, complesso e faticoso.
A fronte di questo, però, preserva la biodiversità e le tradizioni locali, limita l’impiego di tossine chimiche e l’impatto ambientale, garantisce standard qualitativi e una completa tracciabilità del prodotto”.
Quando mi fu indicata questa azienda marchigiana ed iniziai a raccogliere notizie sul suo conto, mi colpì questo loro approccio al mondo del biologico. Capii da subito che non mi sarei trovato di fronte a scelte modaiole, di facciata, di marketing ma a decisioni convinte e avrei trovato i loro vini decisamente buoni frutto di quel duro lavoro che contraddistingue chi crede nell’attività scelta.
Ed ecco un corriere che mi recapita sei campioni da assaggiare, analizzare sensorialmente, valutare.
Logo aziendale |
Iniziamo a conoscere meglio La Quercia Scarlatta. Ci troviamo nella provincia di Macerata, più precisamente nella cittadina del sorriso, così chiamata Monte San Quirico. Ad una diecina di chilometri dal mare, immersa nelle dolci colline marchigiane che caratterizzano quella parte meridionale delle Marche.
” L’azienda agricola La Quercia Scarlatta nasce da una nostra idea lontana. Acquistare della terra nelle Marche, convertire i campi divenuti nostri in Biologico, piantare delle vigne e vigneti autoctoni, coltivare le mele rosa dei Monti Sibillini e tante altre materie prime biologiche – caratteristiche di queste terre – per utilizzarle per la produzione di cosmetici naturali, ristrutturare una vecchia piccola casa colonica e trasformare un vecchio fienile in una cantina con annesso il frantoio. Il sogno mio e di mio marito Stefano da sempre”. Così ho trovato questo scritto come pensiero storico di Claudia Pagliotti, la titolare.
E di Artù ne vogliamo parlare?
“Artù è il nome che abbiamo dato ad un nostro collaboratore in campo importantissimo. Si tratta del nostro cavallo da tiro di razza TRAIT – COMTOIS e che anche quest’anno, durante la vendemmia e la raccolta delle olive è stato fondamentale. L’aiuto in campo di Artù, anche quando dobbiamo portare le cassette di olive o di uva in cantina, ci evita di utilizzare il trattore e di respirare gas di scarico durante la raccolta delle olive o la vendemmia. Non c’è trattore ne cingolato cosi ecologico, performante, utile e affettuoso come il nostro Artù. Vedere Artù oggi, muoversi elegantemente fra le colline marchigiane ( e credetemi, non è per nulla facile per un Equino di 800 kg), ci riempie di gioia e lo diciamo senza alcuna vena retorica”.
La consistenza aziendale:
Artù - il collaboratore migliore |
Sette ettari totali dove i vigneti ne occupano circa tre con una produzione che si assesta su 20.000 bottiglie annue suddivise tra bianchi, rossi e passiti. I vitigni allevati?
Principalmente Sangiovese, Merlot e presenza anche di Montepulciano, Cabernet Sauvignon a bacca nera; principalmente Ribona (detto Maceratino) con presenza anche di Incrocio Bruni e Trebbiano a bacca bianca. Impianti a Guyot ritenuto, per quel territorio, il più adatto.
Gli assaggi:
BIANCHI
- Uve Bianche 2018. 85% Ribona, 15% Trebbiano. Note aziendali: Criomacerazione delle uve intere a 0°C per 24 ore, diraspatura e refrigerazione. Pressatura soffice a 0,2 bar con resa in mosto fiore del 55 %. Il mosto, dopo una decantazione statica per 48 ore, è stato spillato della parte limpida e messo a fermentare con l’ausilio di lieviti selezionati. La fermentazione a temperatura controllata di 11/12° C si è protratta per 25 giorni, dopo di che il processo è continuato con un travaso con l’eliminazione delle fecce grossolana mentre il vino è rimasto a maturare in acciaio sulle fecce nobili per 3 mesi con “batonnage” settimanali. Tre mesi di affinamento in bottiglia.
Le mie considerazioni: regala profumi di fiori di campo accompagnati da sfumature minerali. Al palato è fresco e sapido. Buon equilibrio. Ottimo, voto 87/100;
- Marchese Japo 2017. 70 % Ribona (maceratino), 20 % Incrocio Bruni, 10 % Trebbiano. Note aziendali: Criomacerazione delle uve intere a 0°C per 72 ore in cella frigo, diraspatura e refrigerazione. Pressatura soffice a 0,2 bar con resa in mosto fiore del 55 %. Il mosto dopo una decantazione statica per 48 ore è stato spillato della parte limpida e messo a fermentare con l’ausilio di lieviti selezionati. La fermentazione a temperatura controllata di 11/12° C si è protratta per 25 giorni dopo di che si è proceduti ad un travaso con eliminazione delle fecce grossolana mentre il vino rimane a maturare in acciaio sulle fecce nobili per 6 mesi con “batonnage” settimanali. Affinamento in
Marchese Iapo |
bottiglia per tre mesi.
Le mie considerazioni: ricordi di mimosa in fiore, ginestra ed erbe aromatiche. Anche pesca a polpa bianca. Al palato sorso appagante, fresco e morbido. Ottimo, 89/100;
ROSSI
- Uve Rosse 2019 68 % SANGIOVESE – 32 % MERLOT. Note aziendali: Diraspatura e successiva fermentazione in presenza delle bucce per 18 gg. Svinatura e pressatura a 0,2 bar con resa in vino fiore del 65%. Il vino, ultimata la fermentazione malolattica in acciaio, viene travasato per alcuni mesi in legno, per conferire una maggiore complessità. Affinamento di tre mesi in bottiglia.
Le mie considerazioni: Naso profumato di ciliegia in confettura, di speziature dolci. Assaggio vinoso, pieno, corposo. Di fa
Il Giovo |
cile beva. Ottimo, voto 88/100;
- Il Giovo 2017. 52 % SANGIOVESE – 22 % MERLOT – 20 % MONTEPULCIANO 6% CABERNET. Note aziendali: Diraspatura e successiva fermentazione in presenza delle bucce per 18 giorni. Svinatura e pressatura soffice a 0,2 bar con resa in vino fiore del 65 %. Il Montepulciano e il Cabernert fermentano in legno. Tutta la massa viene poi riassemblata per svolgere la fermentazione malolattica in acciaio e poi posta a maturare in legno per 6 mesi. Tre mesi in bottiglia.
Le mie considerazioni: Si sale di livello. Già l’assemblaggio ci porta alla scoperta di un quadro olfattivo complesso. In primo piano note di frutta matura, ciliegia e cassis, poi tabacco dolce e soffi di vaniglia. Al palato equilibrato nelle varie componenti con tannini ben fusi e ritorni retrolfattivi in linea. Ottimo, ad un passo dall’eccellenza, voto 89/100;
- Gustav 2017. 50 % SANGIOVESE – 40 % MONTEPULCIANO – 10 % CABERNET. Note aziendali: Diraspatura e successiva fermentazione in presenza delle bucce per 25 giorni. Svinatura e pressatura soffice a 0,2 bar con resa in vino fiore del 55 %. Il Montepulciano fermenta in botte grande. Successivamente la massa viene poi riassemblata per svolgere la fermentazione malolattica in acciaio e poi posta a maturare in barriques per 15/18 mesi. Tre mesi di affinamento in bottiglia.
Gustav |
Le mie considerazioni: Forse un affinamento più lungo in bottiglia apporterebbe al vino una maggior consistenza. Comunque si è presentato nel bevante con un manto lucente ed elegante. La consistenza ad appannaggio di una visione delle morbidezze tradotte in archetti fitti e copiosi. Ali’olfatto profondi e netti profumi di frutta rossa, di floreali macerati (viole), sottobosco diffuso e apertura sui terziari con speziature dolci che hanno invaso il naso. Al palato esplode potente con tannini ancora da domare ed una acidità che preannuncia lunga vita. Un bel palco di sostanze morbide, polialcoli, che sorreggono le durezze e creano un perfetto equilibrio. Sapido e lungo con una venatura minerale. Chapeau! Eccellente, voto 92/100.
VINO DOLCE
- Dolce Rachele. RABONA 100%. Note aziendali: EPOCA DI RACCOLTA: Ultima decade di ottobre e lasciate appassire sui graticci per altri 30 giorni VINIFICAZIONE: Diraspatura seguita da una pressatura soffice. Il mosto dopo una decantazione statica per 48 ore è stato spillato della parte limpida e messo a fermentare con l’ausilio di lieviti selezionati. La fermentazione a temperatura controllata di 11/12° C si è protratta per 10 giorni dopo di che si è proceduti ad un travaso per ultimare la stessa in barriques dove è rimasto per circa 6 mesi.
Le mie considerazioni: fine corredo olfattivo per questo “dolce marchigiano”. Agrumi canditi, albicocca disidratata, toni iodati e confetti tradizionali. Al palato dolcezza bilanciata da freschezza. Chiude con un finale leggermente salmastroso. Ed ha chiuso in maniera brillante questa particolare, esclusiva, insolita, degustazione. Eccellente, 92/100.
Il Futuro?
Urano Cupisti
Assaggi effettuati il 24 aprile 2022
Azienda La Quercia Scarlatta
Via Sabbionara
Monte San Giusto – Macerata
Cell: +39.346.2566380 +39.348.9037808
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Nato ad Arezzo il 9 agosto 1960, è musicista e scrittore. Per quanto riguarda la scrittura, inizia con due edizioni del libro per l'infanzia "Il giocoliere di parole" e con altri inediti. Ha ottenuto da subito numerosi riconoscimenti da parte di professionisti del settore. Riceve inoltre premi letterari di grande spessore. "Il segreto della musica" è il suo primo romanzo ambientato nella sua città natale.
Un libro che ci porterà a vivere momenti di entusiasmo storico, di curiosità e di coinvolgimento in una città che di storia, di magia e di memoria ne ha da vendere.
Ciao Alberto, vorremo conoscerti meglio attraverso quest’intervista che gentilmente mi hai concesso.
Impegnato fra la passione della musica, della parola, e del verso stai avendo finalmente i giusti meriti. Ma adesso facciamo un passo alla volta:
Alberto, prima di intervistarti sulle tue passioni vorremmo che ti presentassi come persona:
R-innanzututto grazie per avermi concesso questo spazio per parlare di me e delle mie passioni : la scrittura e la musica.
Quella della scrittura é una attività che ho iniziato in tempi abbastanza recenti (2015) con una silloge poetica per l'infanzia, "IL GIOCOLIERE DI PAROLE" che ha ricevuto negli ultimi anni numerosi riconoscinenti di critica e nei premi letterari, unitamente a diversi inediti, dedicati all'infanzia e non solo.
Riguardo alla musica, suono la chitarra acustica ; diversamente dalla scrittura, l'attività musicale risale invece a quando avevo circa 12 anni ed é durata per circa un decennio, prima di uno stop ultra-trentennale che mi ha visto riprendere lo strumento in età matura dopo piú di 30 lunghi anni.
D-Quando hai iniziato a suonare? Vuoi parlarci dei tuoi inizi, dei tuoi trascorsi con la musica?
R- Ho iniziato a suonare la chitarra a 12 anni, pressoché autodidatta, sentendo i dischi dei Genesis, uno dei gruppi che ha determinato la mia formazione musicale ; la musica di questo gruppo inglese, nella loro prima formazione dei primi anni '70, dava prevalente spazio ad atmosfere acustiche eseguite con chitarra, caratteristica che hanno progressivamente abbandonato con l'uscita dal gruppo, nel 1977, del chitarrista Steve Hackett, evento che cambiô radicalmente il loro stile sul finire degli anni '70.
E così sono "cresciuto" con la musica dei Genesis e del loro formidabile chitarrista ; ad inizio degli anni 80 ho suonato con un gruppo, ma poi le nostre strade si sono divise dopo qualche anno, ed io ho progressivamente abbandonato la musica sul finire degli anni '80, per riprenderla abbastanza casualmente (complice il lock-down) nella primavera del 2020 (tranne una piccola parentesi dal 2015 al 2017 in cui ho suonato con un trio acustico). Adesso ho un canale youtube dove pubblico sia cover acustiche (dei Genesis e non solo) ed anche dei miei brani inediti di mia creazione, sempre suonati con chitarra acustica.
Il canale si chiama "ALBERTO DIAMANTI ACOUSTIC" ed é raggiungibile a questo indirizzo :
https://youtube.com/channel/UCzqMWd8JhDJus7wLljSFsRQ
Questo mio canale musicale ha recentenente raggiunto circa 45 mila visualizzazioni, che in termini assoluti non é una grande cifra, ma considerato che lo faccio per hobby e passione, per me é già un buon risultato. Ho fatto (e sto facendo tuttora) delle "collaborazioni a distanza con altri musicisti, non solo italiani, e devo dire che questa attività mi diverte molto e mi da buone soddisfazioni. Recentemente, un mio testo inedito, ha ottenuto una "Menzione di Merito" al Premio Letterario "CET SCUOLA AUTORI MOGOL". Il brano (contenuto nel mio canale YouTube) si intitola "Le mani di Novecento", e prende spunto dalla figura di Novecento, il protagonista del bellissimo film di Giuseppe Tornatore "La leggenda del pianista sull'oceano", e che potete ascoltare, da me interpretato, su questo link :
https://youtu.be/K_6CA5TZWDY
D- Veniamo alla poesia per l’infanzia: vuoi parlarci del tuo libro?
R- Ho iniziato l'attività di scrittura con una silloge per l'infanzia, "IL GIOCOLIERE DI PAROLE" ; sono poesie in rima, per bambini, che cercano di parlare ai più piccoli dei veri valori della vita, come l'amore, l'amicizia, il rispetto, la fratellanza, l'uguaglianza sociale ; con la prefazione di Marzia Carocci, questo libro esce nel 2015, ed inaspettatamente per me, ho ricevuto tantissime lusinghiere critiche nei social media e molti riconoscimenti nei premi letterari, anche non specializzati per l'infanzia.
Alberto Diamanti |
D- Hai in mente un altro libro legato a questo genere?
R- al momento no... anche perché ho voluto "cimentarmi" in un genere letterario nuovo per me : il romanzo.
D- E’ infatti uscito da poco un tuo bellissimo libro storico/romanzato sulla città di Arezzo che è la tua città. Il libro è intitolato “IL SEGRETO DELLA MUSICA” edito dalla casa editrice "Kimerik" ; vuoi parlarcene?
R- É un romanzo ambientato ad Arezzo, la mia città, e prende spunto dalla figura di Guido Monaco, detto anche Guido d'Arezzo, il monaco benedettino che nell'XI secolo inventò la trasposizione scritta delle note musicali. E qui si intrecciano nuovamente le mie due grandi passioni : la scrittura e la musica.
È un romanzo dalle connotazioni 'fantasy' ma poggia su basi storiche certe. Intorno all'anno mille, ad Arezzo c'era una cittadella universitaria vescovile, terza per importanza in tutta Europa dopo Parigi e Bologna, un sito che già nei secoli precedenti era stato meta di pellegrinaggi da tutto l'occidente cristiano e meta di Re, Imperatori e Papi. Un sito di cui oggi rimangono solo delle rovine archeologiche. Nell'XI secolo in questa cittadella vescovile fiorirono studi del diritto e musicali, quest'ultimi, con la venuta ad Arezzo proprio di Guido Monaco.
Questo monaco benedettino, proveniva dalla Abbazia di Pomposa, vicino a Ferrara, dalla quale era venuto via a causa di invidie degli altri monaci per le sue innovative teorie musicali, che sono state il fondamento e le origini della musica scritta così come la conosciamo adesso, con la codifica delle "note musicali".
Il libro prende spunto da questi fatti storici, proseguendo nella narrazione con la casuale scoperta da parte di un professore di musica, di alcune reliquie antiche sotto le rovine archeologiche ; reliquie che unitamente a dei manoscritti dell'epoca fanno risalire il protagonista del romanzo ad un segreto sepolto per secoli che riguarda la musica e la capacità di quest'ultima di dominare le forze della natura che regolano il Bene e il Male.
Il trait-d'union tra la storia ed il romanzo corrisponde ad una implicita domanda che fa da sfondo al romanzo, ed è la seguente :
"...e se Guido Monaco non fosse andato via da Ferrara (e giunto ad Arezzo) per invidia degli altri monaci per le sue teorie musicali, ma per sfuggire alle accuse di "eresia" in seguito ad una terribile scoperta di un segreto che riguardava la musica e le stesse origini dell'uomo?"
D- Dove possiamo trovare il tuo libro ?
R- Il libro "IL SEGRETO DELLA MUSICA" è in vendita in tutte le librerie nella cittá di Arezzo, in tutti gli stores on-line specializzati nella vendita di libri, e su Amazon a questo indirizzo :
https://www.amazon.it/dp/8855169149?m=AD9PJID925L3F&ref_=v_sp_detail_page
D- Hai in mente di fare presentazioni ? Dove ?
R- La prima presentazione si terrà ad Arezzo, il 30 Aprile 2022 ; nei prossimi giorni, nella pagina FaceBook del libro, all'indirizzo :
https://www.facebook.com/IlSegretoDellaMusica/
comunicheró i dettagli dell'orario e della location della prima presentazione, e successivamente anche i dettagli delle altre presentazioni che ho intenzione di fare in Toscana.
Come promo, invito i lettori a vedere il book-trailer che é passato in diverse web-tv ; é un vero e proprio film della durata di 20 minuti con una parte del primo capitolo che arriva fino alla scoperta delle antiche reliquie che nascondono "il segreto della musica" ; é stato realizzato sotto forma di "monologo" con la stupenda voce narrante di Marino Filippo Arrigoni (attore teatrale e fiction tv) e con le bellissime musiche originali di Giovanni Monoscalco (musicista e compositore).
Consiglio di vedere questo film, che porta subito lo spettatore ad immedesimarsi nella storia, suscitandone curiosità per l'epilogo e quindi per un approfondimento successivo sul libro e quindi sull'intera storia che svela il "segreto".
Di seguito, riporto il link per vedere il "film book-trailer" :
https://youtu.be/vWT_9jxHsmg
D- se vuoi, lascia la tua mail a chi ti legge…
R - ecco la mia mail : This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
Grazie Alberto!
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La Riflessione!
La guerra Russia-Ucraina, dopo la pandemia (ammesso e non concesso che sia finita), proprio non ci voleva. Lo dico in riferimento al mondo del vino visto le esportazioni in crescita in entrambi i paesi. In modo particolare nella Federazione Russa come ha sottolineato l’AD della E.F.I. (Edoardo Freddi International) prima azienda di export di vino italiano nel mondo. I numeri parlano di circa 375 milioni di dollari e in Ucraina leader di mercato. Adesso con le sanzioni gli ordini sono bloccati se non annullati. Non spetta a noi dire se sia giusto o meno. Una cosa è certa: cercare da subito altri mercati appetibili e alla svelta. Eliminata l’equiparazione tra biologico e biodinamico. Il Ddl si sblocca e finalmente avremo una legge a tutela di questa scelta. Secondo Marco, ovvero Marco Speri, noto produttore di Amarone, dedica un numero molto limitato dell’eccellente vino a “Il mio Inferno. Dante profeta di speranza”. L’etichetta speciale è a firma del noto fumettista Gabriele Dell’Otto. l’Istituto Nazionale Grappa si è trasformato in Consorzio Nazionale di Tutela della Grappa. Finalmente tutelato il maggior distillato nazionale. Cambio di guardia alla guida della FIVI. Arriva Lorenzo Cesconi. Buon Lavoro! Vinitaly chiude registrando Record a raffica. Tutto questo nei frammenti cosmici n. 125
Frammento n. 1
La Federazione Russa è un mercato importante per il nostro vino.
375 milioni di dollari e una crescita nel 2021 di otre il 10% sul 2020 con un recupero che ha portato l’export del nostro paese sui livelli pre-pandemici. Il tutto da uno studio della E.F.I. (Edoardo Freddi International) prima azienda export di vino italiano nel mondo. Blocco degli ordini in corso, merci non ritirate causa sanzioni applicate, Assicurazioni che non garantiscono più il fido clienti russi. A tutto questo aggiungiamo l’Ucraina dove l’importazione del vino è l’ultima cosa a cui pensano.
Frammento n. 2
Svolta epocale: approvata la legge sul “biologico”
Il Senato ha approvato in via definitiva la proposta di legge contenente “le disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico”. Tutto si è sbloccato, finalmente, dopo l’eliminazione della sostanziale equiparazione ai metodi della biodinamica che aveva provocato proteste, polemiche e fermato, di fatto, l’iter parlamentare. La legge prevede l’introduzione di un marchio per il biologico italiano da contrassegnare come 100% Made in Italy. Una reale “transizione ecologica”. Metteranno un costo per i bollini?
Frammento n. 3
Il mio Inferno. Dante profeta di speranza
Una speciale etichetta per una serie limitata dell’Amarone 2013 Docg di Secondo Marco (Marco Speri). Porta la firma del fumettista di fama internazionale Gabriele Dell’Otto. L’immagine sull’esclusiva etichetta raffigura Dante, sperduto in una “selva oscura” che, su consiglio di Virgilio, cerca di uscirne attraversando tutto l’aldilà.
Frammento n. 4
Anche la Grappa ha il suo Consorzio
L’Istituto Nazionale Grappa si è trasformato in Consorzio Nazionale di Tutela della Grappa. “Questo è solo il punto di partenza per il rilancio del nostro distillato di bandiera. Il neonato Consorzio si impegnerà anche nella promozione di questa preziosa acquavite autentica tradizione italiana" Parola del neo-eletto Presidente del Consorzio Sebastiano Caffo.
Frammento n. 5
La FIVI ha un nuovo Presidente
La FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti) ha un nuovo Presidente: Lorenzo Cesconi. Cesconi, vignaiolo trentino, succede a Matilde Poggi che è stata alla guida per nove anni. Un Vice-Presidente che diviene Presidente: la continuità. “Il mio impegno come Presidente è di continuare il lavoro di chi mi ha preceduto”. Le prime parole dopo l’investitura. Buon lavoro!
Frammento n. 6
Ultim’ora: Vinitaly chiude con una serie di record!
Si è chiusa la 54esima edizione di Vinitaly. Operatori a quota 88mila, gli stranieri da ben 139 paesi, 25mila. La fiera sempre più dedicata al business e i cosiddetti wine lover in città nel Vinitaly and the City. È anche vero che sono mancati i 5.000 russi precedentemente accreditati. “Guardiamo ora al 2023 con un evento ancora più attento alle logiche di mercato e alla funzione di servizio e di indirizzo della nostra fiera in favore di un comparto che abbiamo ritrovato entusiasta di essere tornato a Verona dopo 3 anni” Maurizio Danese Presidente di Veronafiere.
Riporto di seguito “le date della ripartenza” da maggio in poi, in ordine di effettuazione:
- dal 15 al 17 maggio, ProWine a Dusseldorf (Germania);
- dal 22 al 23 maggio, Terre d’Italia, Lido di Camaiore (Lu);
- dal 25 al 26 maggio, Anteprima Montefalco Sagrantino;
- giugno, date ancora da comunicare, Anteprima Amarone, Verona.
Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)
E' un piacere poter intervistare una signora che della poesia ne ha fatto vita. Da poco è uscito il suo libro " Testa tra le nuvole" editato da Antonietta Risolo e pubblicato da A&A di Marzia Carocci Edizioni, una preziosa silloge che ci porta a respirare del suo mondo interiore. Poesie introspettive che denotano un'anima bella, riflessiva e osservatrice di ciò che vive e che ha vissuto.
Le poesie di Maria Fortunato, sono un diario emotivo dove l'incanto della parola poetica pare accompagnare con musicalità ogni evento, ogni sentimento, ogni emozione della nostra poetessa. Un viaggio attraverso idiomi che fanno parte di un lungo viaggio chiamato vita, le emozioni, le sensazioni, le osservazioni di Maria Fortunato, abbracciano l'essenza vitale dove non viene dimenticato, l'amore, il dolore e la gioia, anzi, ne sottolinea ogni aspetto. Rammenta i dubbi e le incertezze che la vita spesso ci propone, ricorda l'impetuosità del tempo che scorre mentre riflette sull'importanza dell'ultimo giorno terreno prima di scoprire il grande mistero del dopo vita. Non dimentica il valore dell'amore, dell'amicizia mentre si sofferma sulla solitudine e sui momenti di silenzio quando tutto viene a galla in quella mente che attenta da dentro ci parla con la stessa nostra voce. Poesie vere, intense, riflessive che sanno di esperienza e di coscienza, di speranza e di natura umana. Una silloge da bere come acqua di sorgente.
INTERVISTA
D-Vorremmo sapere quando ha iniziato a scrivere poesia
R_ Il mio percorso poetico è iniziato negli anni settanta, precisamente il 16 giugno 1971 (era mia abitudine apporre la data ad ogni poesia), quando ero ricoverata per sottopormi ad un intervento chirurgico e , in un momento di sofferenza e solitudine, scrissi la mia prima poesia, proprio dal titolo “ Solitudine”. Da quel momento ho continuato a scrivere, spinta da una voce interiore che aveva bisogno di dar vita alle mie emozioni, scaturite sia dai ricordi d’infanzia che dalle esperienze di vita .
D-Quanto è importante trasmettere attraverso l'attività poetica le proprie riflessioni?
R E’ di fondamentale importanza riuscire a tradurre in poesia il nostro mondo dei ricordi, riviverli nelle emozioni che abbiamo provato , emozioni che hanno arricchito la nostra vita e che ci permettono d’entrare nel nostro intimo e di approfondire la conoscenza dell’animo umano.
La nostra esistenza è costellata d’emozioni, nel bene e nel male , e la poesia è un ponte di comunicazione che ne facilita la condivisione col lettore.
La sua età è un traguardo importante; non è così usuale pubblicare un libro a una meravigliosa signora di 100 anni. Le sue poesie sono attuali, non hanno tempo, sono riflessioni umane che ci portano a fare tante considerazioni e questo succede solo quando la poesia non è retorica.
D- Cosa vorrebbe raccontare e consigliare a chi si è apprestato da poco alla poesia?
R- Consiglierei di ripercorre le emozioni dell’infanzia, che sono ancora vive in noi . Nella mia poesia “Testa tra le nuvole” ho rivissuto il mio mondo di bambina, in un quadro poetico che ha allietato la mia vita , regalandomi gioia e alimentando il fanciullino che è in me.
Oltre al mondo dei ricordi, è importante approcciare la scrittura poetica con spirito critico, ammettendo i nostri errori e con la predisposizione a studiare, a imparare e a non trascurare la lettura, come fonte di stimolo e di riflessione.
D-Vuole raccontarci qualche aneddoto che l'ha resa felice in campo letterario?
R- Ricordo con felicità una sera di febbraio, era il 2010, quando mia figlia ricevette una telefonata da Antonietta Risolo che le comunicava che ero stata segnalata al premio letterario Ibiskos 2009, con la mia prima pubblicazione “L’emozione non ha età”. Fu un momento di grande gioia per il riconoscimento ricevuto.
D-Ama particolarmente qualche poeta specifico? Chi e perché?
R-Da giovane amavo Giacomo Leopardi, per la sua sensibilità romantica e perché fece del dolore un elemento di stimolo per la conoscenza della realtà.
Le sue poesie ci parlano della sua vita, dei suoi dubbi, timori e constatazioni. Sono parole che hanno un peso e che ci portano a riflettere.
D-Ha una poesia in particolare da regalarci per questa intervista?
R-Scelgo “Tutto e il contrario di tutto”, con l’augurio che sia un aiuto per vivere meglio:
Come in un binario,
tutto si muove parallelo:
gioie e dolori,
amore e odio,
eventi felici e infelici,
bambini abbandonati,
bambini nelle culle
azzurre e rosa,
nel trionfo dell’amore.
Tutto scorre parallelo,
su di un solo binario,
per raggiungere
il solo punto di fuga:
la vita nei suoi contrari.
In questa ultima parte dell'intervista, vorremmo qualche sua riflessione su questo mondo privo di calore, di ascolto e di comprensione.
R- La costruzione del futuro passa dalla luce del passato, del quale è importante mantenere i ricordi.
Maria Fortunato |
E’ il ricordo che ci porta a rinnovarci e ad evolvere con nuovi pensieri,che dobbiamo arricchire d’emozioni, con la luce del cuore che ci illuminerà verso un futuro d’amore universale.
Grazie di cuore signora Maria, prima di chiudere vorrei inserire anche un'altra sua poesia:
Pensieri
Creature vaghe e sfuggenti,
amanti, come nessuno,
di quella che tutti chiaman libertà.
Sfilate come fantasmi evanescenti,
in un susseguirsi irrequieto di folle
e dello stupor mio gioia traete.
E
Enzo Martano |
nzo Martano nasce a Calimera in provincia di Lecce nel 1965. Il suo percorso artistico inizia da autodidatta nel 1991, con le prime realizzazioni di opere ispirate ai bellissimi paesaggi locali dove il fascino della natura salentina immersa tra mare e ulivi secolari, guidano i primi passi della sua arte. Affetto da retinite, Enzo è costretto a fermarsi per sottoporsi a vari interventi che gli consentono, dopo qualche anno, di riprendere i suoi lavori con una rielaborazione del tutto nuova di colori, forme e tecniche. Enzo inizia quindi un nuovo percorso artistico e tanti nuovi lavori. Tra questi, le figure umane, spesso di natura etnica, ricorrono il suo repertorio. Figure che emozionano e che suscitano sentimenti forti, come i drammi e le loro storie di vita.
Giugno 2020 Varaggio Art ( Liguria)
Agosto 2020 mostra personale presso Centro Accademico Maison d art Padova
Settembre 2020 mostra collettiva presso Galleria On Art Firenze
Dicembre 2020 Collettiva Mincio arte Mantova
Maggio 2021Trofeo Citta’ di Lecce
Giugno 2021Collettiva MY TOWN Gravina di Puglia BA
Luglio 2021Collettiva presso Galleria Internazionale Area Contesa Via Margutta
Rassegna D’aìArte Woman presso Galleria Casa Cava Matera
Mostra Concorso Internazionale Giacomo Balla Galleria Area Contesa Roma
Buongiorno Enzo, vorremmo conoscere di più l’artista già noto: ci piacerebbe innanzi tutto conoscerti come la persona che ha incontrato l’arte.
D_Come ti sei avvicinato alla pittura?
R-Potrebbe sembrare strano ma tutto è iniziato quando da piccolo, osservando gli artisti di strada che riproducevano volti e dipingevano paesaggi, ne rimanevo incantato dalla loro bravura, quelle emozioni mi portavano sempre a pormi la solita domanda: “ma come faranno?”... ed è stata proprio quella curiosità che mi è restata dentro per anni fino a quando, mosso da quel sentimento di ammirazione e di sfida, ho voluto iniziare da autodidatta a fare i miei primi dipinti che in principio erano a tempera per poi sperimentare le mie curiosità nella pittura ad olio, elaboravo le mie opere incoraggiato da chi osservandole mi spronava a continuare. Mano a mano col passare degli anni (da autodidatta) ho perfezionato il mio modo di dipingere sperimentando nuovi metodi
D-Vuoi dirci dello stato d’animo con il quale t’immergi quando inizi un’opera? R-Bella domanda; se non me l’avessi posta tu, ne avrei parlato di mia spontanea volonta. Ti dico solo che quando inizio un’ opera, il tempo per me e’ come se si fermasse e mi rendo conto che a volte sono trascorse 4-5 ore senza rendermene assolutamente conto; sembra strano lo so, ma è come se in quel tempo io fossi fuori dal mondo. Mi accorgo dopo delle ore trascorse a dipingere. Un po’ come quando ci svegliamo da un sogno…
D-Ho avuto modo di visionare alcuni tuoi dipinti. Per lo più arti figurative con soggetti che ritraggono donne di origini africane; donne bellissime con occhi espressivi ed eleganza dei corpi che danno la percezione movimento Puoi dirci il perché di questa tua scelta?
R-Penso che riprodurre il benessere, il lusso non abbia molto di artistico, l’ arte per il mio punto di vista e’ uno strumento che ti aiuta a esprimere le sofferenze, sia proprie che quelle altrui e per me la donna Africana, ha sempre rappresentato oltre che a un fascino e a una bellezza ed eleganza naturale, quel sacrificio, quella sofferenza e quella reazione di risoluzione poiché nonostante tutto non perde la forza di sorridere e di affrontare la vita con determinazione attraverso il duro lavoro e la dedizione alla propria famiglia
D-Vuoi dirci in tutta libertà cosa pensi del mondo artistico in genere?
R-Del mondo artistico dirò semplicemente che io amo particolarmente la pittura classica del del passato: quando osservo le opere dell’ ‘800 o del ‘900 vengo preso da un forte sentimento di ammirazione e di coinvolgimento emotivo. Penso spesso che sarei voluto nascere in quell’ epoche. La cosa che non condivido nell’arte pittorica è invece chi vuol fare ad ogni costo l’alternativo (cosa molto frequente in questi tempi), l’arte dovrebbe essere l’espressione emotiva resa quel “tratto” che ti nasce “da dentro” esprimendo il tutto nella semplicità affinché qualsiasi osservatore, possa emozionarsi senza dovere cercare di comprendere ciò che vede.
D-Quale è stata la tua più grande soddisfazione in campo artistico?
R-Fino ad ora la soddisfazione più grande è stata esporre in via Margutta con l’organizzazione dalle Sorelle Zurlo, che rimaste piacevolmente incantate dai miei lavori non hanno esitato a reinvitarmi di nuovo ad esporre nella loro importante Galleria. Adesso sono emozionato perché a Ottobre del 2022 le mie opere saranno esposte al Louvre di Parigi… penso che per un artista questa possa essere una delle più grandi soddisfazioni
D- E quale delusione?
R-Devo ammettere di non avere, almeno fino ad ora, avuto alcuna delusione, forse perché pur dipingendo da 30 anni mi sono messo in gioco solo da tre ed avendo raggiunto la giusta maturità e scaltrezza nel sapermi muovere in questo ambiente artistico, mi ha aiutato e gestirne le difficoltà. Un mondo sicuramente affascinante ma a volte anche pieno di insidie.
D-Hai nuove mostre a breve? Vuoi parlarcene?
R-Prossima Tappa “Premio citta’ di Lecce”, un consorso salentino molto ambito al quale parteciperò per la seconda volta, poi come ho già menzionato sopra, a ottobre esporrò al Louvre di Parigi dove resterò per una settimana, poi a novembre sarò a Barcellona e a Dicembre sarà a Londra. Nel 2023 nel mese di gennaio, sarò a Venezia
D- Pensi che nella pittura come in ogni altro tipo di arte ci sia più meritocrazia o più necessità di danaro o conoscenze per avere la possibilità di emergere?
R-Io penso che a volte si é bravi ma non si viene notati; diciamo che serve sicuramente la bravura, l’impegno, la caparbietà, la dedizione ma anche le giuste persone che sanno consigliarti e starti dietro. E’ importante non arrendersi!
D- Hai un progetto, un’idea, un desiderio “nel cassetto”?
R-Si, uno in particolare ed è quello che le mie opere vengano riconosciute sia dallo stile, che dalla tecnica e dai colori anche senza leggere la mia firma.
Chi mi conosce sa che al termine dell’intervista, lascio uno spazio bianco dove l’artista può liberamente scrivere ciò che vuole per presentarsi al pubblico. Quindi nel ringraziarti caro Enzo Martano, ti lascio a disposizione tutto lo spazio che desideri.
Se vuoi, lascia anche la tua mail per chi vorrà contattarti.
Sono Enzo Martano e…l’ unica cosa che mi viene da dire ora e’ di essere onorato di aver risposto alle tue domande e ti ringrazio tanto per aver dedicato il tuo prezioso tempo per me, chiudo invitando chi vuol vedere miei lavori a visitare il mio sito www.enzomartano.it
Oppure scrivermi su This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La Riflessione!
Non ci facciamo mancare niente. Anche la guerra. Non entro nel merito. Registro solo le ripercussioni negative sul comparto vinicolo italiano (oltre a quello più grave dell’approvigionamento energetico). Un disastro economico ancor più grave della pandemia. Speriamo nel buon senso da parte di tutti. La ripartenza è in atto e le manifestazioni, quasi tutte, riprogrammate ed in fase di organizzazione. Anzi ne arrivano di nuove come Sana Slow Wine Fair dal 27 al 29 marzo a Bologna. “I custodi della Val d’Ossola”, ovvero le Cantine Garrone, sono riuscite in una storica impresa: riunire più di una cinquantina di viticoltori e promuovere la vinicoltura ossolana. Soldi, soldi, solo soldi. Povera Glera; ancora maggiore produzione. Ma dove vogliono arrivare con il Prosecco Doc? Buona lettura
Frammento n. 1
Una manifestazione dedicata al Vino buono, pulito e giusto
Così sarà, ne sono certo, nelle intenzioni degli organizzatori il SANA SLOW WINE FAIR di scena a Bologna nei giorni 27-28-29 marzo prossimo. E quando la direzione artistica è affidata a Slow Food la riuscita sarà impeccabile. Cantine non solo italiane ma anche le emergenti albanesi, le storiche argentine, e a seguire Bosnia, Brasile, Bulgaria, Cile, ecc… Un giro del mondo insieme a grandi vini che sono ispirati dal Manifesto Slow Food. Sarà sicuramente UNA PREZIOSA OCCASIONE DI CONFRONTO con alla base i principi come sostenibilità ambientale, tutela del paesaggio, ruolo culturale e sociale delle aziende vitivinicole nei propri territori. CHAPEAU!
Frammento n. 2
I custodi della Val d’Ossola
“C’è un luogo in Alto Piemonte, dove l’attaccamento alle tradizioni e alla viticoltura locali è più forte che mai”. Così il comunicato stampa giuntomi che mi ha incuriosito più che mai. Della Val d’Ossola non se ne parla se non alle lezioni dei corsi per sommelier. Ma di questo territorio di confine dimentichiamo la sua viticoltura di qualità. La famiglia Garrone, originaria dell’astigiano, da tempo stabilitasi in Val d’Ossola, si è dedicata da subito alla produzione e al commercio di vino. Oggi, forte del contributo di una cinquantina di viticoltori che cedono le proprie uve, controlla di fatto undici ettari di vigneti sparsi nella Valle, con una età di circa 60 anni, seguendo i principi di allevamento montano “a pergola”. Il progetto “fulcro” della loro attività? Il PRÜNET, o meglio “IL NEBBIOLO OSSOLANO”. CHAPEAU!
Frammento n. 3
Povero Prosecco! Soldi, Soldi solo Soldi.
Mahmood |
“È difficile stare al mondo, quando perdi l’orgoglio. Ho capito in un secondo che tu da me, volevi solo soldi”. (Mahmood) Se la Glera potesse parlare!
Parafrasando il testo della canzone del cantautore vincitore del Festival di Sanremo 2020, immagino la Glera (il vitigno del Prosecco) che si rivolta verso coloro che la sfruttano pensando solo ai SOLDI. La notizia era nell’aria. Altri 10.800 ettari di glera entro il 2024 pari ad una ulteriore produzione, in termine di bottiglie, di 213 milioni in più, portando il totale a circa 1.000.000.000 (un miliardo): il vino più venduto al mondo, a forte discapito della qualità. Si salvano, al momento, le Docg Valdobbiadene e Asolo.
“L’intento del Consorzio Prosecco Doc è quello di assicurare alla denominazione una crescita ordinata e sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che economico e sociale”. Così i vertici del Consorzio. Condivido solo “crescita ordinata e sostenibile economica” ovvero Soldi, Soldi solo Soldi.
Riporto di seguito “le date della ripartenza” in ordine di effettuazione:
- dal 12 al 14 marzo, Wine&Siena;
- dal 13 al 14 marzo, Vignaioli di Montagna a Milano;
- 19 marzo, Primanteprima a Firenze;
- 20 marzo, Chianti Lovers, a Firenze;
- dal 20 al 21 marzo, Terre di Toscana a Lido di Camaiore (Lu);
- dal 21 al 22 marzo, Chianti Collection a Firenze;
- 23 marzo, Anteprima Vernaccia di San Gimignano;
- 24 marzo, Anteprima Nobile di Montepulciano;
- 25 marzo L’Altra Toscana, a Firenze;
- dal 27 al 29 marzo, Sana Slow Wine, a Bologna;
- dal 9 al 10 aprile, Summa, a Magré (Alto Adige);
- dal 10 al 13 aprile, Vinitaly, Verona;
- dal 15 al 17 maggio, ProWine a Dusseldorf (Germania);
- dal 22 al 23 maggio, Terre d’Italia, Lido di Camaiore (Lu);
- dal 25 al 26 maggio, Anteprima Montefalco Sagrantino;
- giugno, date ancora da comunicare, Anteprima Amarone, Verona.
Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)
Per chiunque scriva, non è semplice liberarsi dalle proprie passioni o dai propri convincimenti: ma ciò è necessario se si rispettano realmente i Lettori, ai quali vanno proposti cronaca e fatti per al fine di contribuire al formarsi delle loro idee.
Diversamente è fin troppo facile offrire pappe pronte da ingoiare anche turandosi il naso, ce ne sono fin troppe in giro.
Una premessa è necessaria: chi vi scrive è un convinto atlantista, grato oltremodo ai militari alleati che hanno versato il loro sangue per liberare l’Italia e l’Europa dal nazismo, come pure grato agli USA del Sen. Marshall che ci aiutò a conquistare un benessere repentino: quasi avessi vinto e non perso una (brutta) guerra.
Ogni anno sono tra coloro che commemorano questi giovani caduti in battaglia, rendendo loro omaggio ai Cimiteri di guerra di Anzio e Nettuno non dimenticando né il loro coraggio né le brutture umanamente e materialmente devastanti di ogni guerra.
Ma oggi, per scrivere, approfondisco e valuto: non fidandomi più di quanti già da anni danno notizie distratte o false o manipolate, ovvero inventate di sana pianta.
Troppi i corrispondenti di guerra dall’Ukraina che hanno bisogno di darsi un ruolo, e che pullulano tanto quanto gli ‘esperti’ virologi, che trasmettono dalle auto o quelli che che si calano l’elmetto mentre fuori si vede la gente che passeggia e fa la spesa, o quelli che trasmettono da una stanza con immagini fisse dietro di loro; o quelli che mandano le immagini di videogiochi spacciandoli per azioni di guerra; o quelli che pubblicano immagini di devastazione, con palazzi sventrati, provocate però da un’esplosione di gas a Magnitogorsk nel 2018 e certamente non colpiti da missili o cannoni tantomeno russi.
Ci sono anche esplosioni formidabili vecchie del 2015 verificatesi in altri territori; o carri armati bruciati su strade nei pressi di Kiev spacciati per ‘tank russi distrutti dalle truppe regolari ucraine’ per poi rivelarsi dopo poche ore tank ucraini distrutti da armi anticarro lanciate dalle forze di penetrazione russa; e altri episodi ancora tutti nel segno della totale e assolutamente equivoca disinformazione offerta, salve rare eccezioni, per lo più grazie alla rete, dall’occidente.
Tutta tesa a colpevolizzare i ‘cattivi’ russi.
Per Betapress informare correttamente i suoi Lettori è una vera e propria missione: per cui apriremo un ‘Dossier Ukraina’ nel quale collocare i fatti, uniti da commenti, dubbi, sottolineature e rilevamento di contraddizioni quando non di menzogne.
Sempre pronti a correggerci se altri fatti ‘veri’ e documentati dovessero emergere successivamente: ma chi scrive, teme che, almeno per il momento, ciò sia difficile da realizzarsi.
Oggi, daremo un inizio al nostro ‘Dossier UKR‘, partendo da una cartina che riconduce alle Nazioni sotto l’ombrello NATO:
Direi che ogni commento al riguardo possa essere superfluo: salvo il dover prendere nota che il decantato (da ovest) allargamento della NATO, è diventato un assembramento di Nazioni che, sollecitate dal fascino perverso dell’Euro e di una UE che non rappresenta affatto il concetto di Unione Europa, di Comunità, voluta dai Padri Fondatori.
Bisogno di Europa che vide mobilitate in primis Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo e cui contribuirono le idee e gli sforzi di eccellenti Uomini e Donne, di pionieri, come Alcide de Gasperi, Altiero Spinelli, Konrad Adenauer, Anna Lindh, Helmuth Kohl, François Mitterand, Jean Monnet, Johan Willem Beyen, Robert Schuman, Joseph Bech, Louise Weiss, Marga Klompé, Simone Veil,Nicole Fontaine, Paul-Henri Spaak, Sicco Mansholt, Walter Hallstein e lo stesso Winston Churchill, tra i primi a sollecitare la costituzione degli Stati Uniti d’Europa mentre ancora non si erano spenti le eco dei drammatici bombardamenti di un’Europa messa a ferro e fuoco a causa del nazismo allora imperante
Ecco che già questa cartina, considerata con mente aperta ed elastica e occhi giusti, assume un significato forte e particolare: che, guarda caso, riconduce all’evocata ‘coalizione’ anti-russa (e non altro!) che Zelenky vorrebbe venisse costituita per sostenerlo nelle sue ambizioni. Mire che coinvolgono quasi tutti gli attori principali: tutti trincerati proprio dietro le citazione di coloro che si adoperarono per porre termine agli orrori di due guerre mondiali, promuovendo la pace e la solidarietà, facendosi paladini di concreti valori fondanti quali libertà, democrazia e uguaglianza, rispetto della dignità umana, dei diritti umani e dello Stato di diritto, esaltando i concetti di solidarietà e protezione per tutti.
Cose che oggi per molti ‘suonano strane’, quasi fossero concetti antichi, superati da una realtà che tende a schiacciare e livellare tutto e tutti; enunciazioni svuotate dalla loro forte dignità e neanche più studiate nelle scuole.
Pensate: anche l’ONU si è sollecitamente schierata (o è stata mobilitata?) non solo per schierarsi contro il brutale invasore, ma anche per sollecitare il rispetto dell’autodeterminazione, per i diritti umani, per la libertà e la democrazia, e riferendosi alle manifestazioni in Russia, il sacrosanto diritto di protestare.
Ma guarda un po’: ma l’ONU non si è mossa quando la Russia reclamava attenzione per i diritti umani calpestati nel Donbass, restando muta e inerte. Come l’ONU non si é mossa per le violazioni umanitarie ossia per gli stessi temi di principio violati anche con rudezza in Italia, in Francia, in Germania, in Canada, in Australia in Nuova Zelanda, con manifestanti colpiti, imprigionati, colpiti dal getto degli idranti, mentre difendono la loro Costituzione, le loro Libertà, la Democrazia, la propria volontà di non subire arbitrii e imposizioni, il proprio diritto al lavoro e i profondi timori per un futuro incertissimo e incerto, sul quale dominano parole più che concetti e programmi.
E che dire di coloro che giocano ai soldatini, mettendo a disposizione uomini e mezzi, ma anche denaro.
L’Italia destina veramente ‘alla cieca’ 12 o 15 milioni di Euro mentre Kiev capitola, o mentre non si è ancora capito chi ha fatto cosa, e come e perché?
Invasione o missione di peace-keeping per tutelare chi nel Donbas è stato sottoposto per più di otto anni a una vera e propria pulizia etnica?
Tutela a oltranza di un sistema-UKR che forse non è casto e puro come lo dipinge l’occidente?
Aiuto occulto-palese a chi in Europa ne ha fomentato certe attese, mirando ad appropriarsi di materie prime, collocarvi fabbriche e industrie delocalizzando per sfruttare manodopera a basso costo (in Ukraina, i salari ‘normali’ vanno dai 150 Euro a mese nelle zone più rurali ai 450/500 nei posti più qualificati: senza il corollario di altri costi che in Europa pesano tremendamente sul lavoro; leggasi, senza molti altri diritti riconosciuti ai lavoratori ucraini)?
Ma è sfruttamento o progresso, incentivo allo sviluppo?
Non tralasciando un piccolo particolare: l’Ukraina non fa parte della NATO, l’Ukraina non fa parte della Unione Europea; nonostante i molti (poco nobili) padri e le molte (altrettanto poco nobili) madri che si sono candidati con enfasi… e con una serietà tale da far sembrare vero ciò che non è.
Stiamo assistendo nostro malgrado alla replica di un canovaccio con componenti-base identici: testimonianza dell’esistenza di abili pupari, di marionette e di un pubblico inerme e inerte che tutto (pare) deve subire: la falsa viro-pandemia, il costruito scandalo Russiagate negli USA, ora questo confronto armato.
Con un occhio allo scacchiere asiatico dove aerei e flottiglia cinese, tengono Taiwan i massima allerta.
E sarebbe opportuno che i Cittadini del mondo, cessassero di essere (apatici?) spettatori e comprendano che la Pace, il Rispetto e la Dignità si conquistano solo se si è custodi e protagonisti della propria Libertà, dei propri Diritti, del proprio Destino.
per gentile concessione di Betapress.it
Voglia di ricominciare con musica e nostalgia - io c’ero
L’evento è stato organizzato da Ernyaldisco
Dietro a mascherine, occhi che brillano, sguardi attenti, curiosi, a volte smaniosi. Gente che si muove, si sofferma, chiede, s’informa e cede alla tentazione di acquistare l’oggetto desiderato e finalmente trovato.
Uomini e donne di ogni età alla ricerca di nostalgiche rarità o di musiche da ascoltare con il graffiante suono che solo un giradischi può dare.
Ero lì, fra di loro e finalmente dopo tanto, ho sentito odore di vita, di risveglio, di voglia di ricominciare dopo il buio che ci ha avvolto negli ultimi due anni pandemici.
Green pass all’entrata, mascherine all’interno. Nessun biglietto d’ingresso.
Entrata gratuita. Mamme e carrozzine, uomini giovani e meno giovani, persone con il cane al guinzaglio.
Mille colori, stili, fra capelloni e glabri, tatuati e con giacca, persone con mani strette a buste trasparenti contenenti tesori cercati e trovati. Sacchetti di “note” da gustarsi a casa.
Si è svolta così dopo sei anni che mancava da Firenze il 19 e il 20 febbraio al Palazzetto dello Sport a Scandicci (FI) la Fiera del disco. Espositori competenti provenienti da tutta Italia selezionati con attenzione e professionalità da Ernyaldisko.
Collezionismo di grande interesse fra dischi lp, 45 giri, gadget, t-shirt. 50 espositori di tutto quanto fa musica, nostalgia, vintage e collezionismo del settore.
300 metri lineari di esposizione dove tutti i generi musicali erano a disposizione di collezionisti e amanti del genere.
Punk, musica classica, cantautorato italiano e straniero, jazz, rock, pop, vinili di grandi band, musica per tutti i gusti e per tutte le tasche. Una fiera ben riuscita mentre il sole fuori, ha accompagnato con luce e calore l’intera giornata.
Ho vagato fra uno stand e l’altro chiedendo se potevo fotografare i vari settori, (ovviamente mi sono presentata con tesserina alla mano) ed è stato veramente piacevole la collaborazione degli espositori che in qualche caso si è fatto fotografare.
Per chi volesse ancora visitarla, sarà aperta a Bologna il 5 e 6 Marzo al Palasavena di san Lazzaro, il 12 e 13 marzo a Pescara presso Porto Turistico e infine a Bari il 19 e 20 Marzo al Palamartino.
Sempre ingresso gratuito, green pass e mascherina all’interno dei locali.
Un consiglio personale? Chi può ci vada!
La dichiarazione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky sul possibile ritiro del Paese dal Memorandum di Budapest è una provocazione deliberata e fa parte della "guerra dell'informazione" e della strategia di disinformazione. Questa opinione è stata espressa domenica scorsa dal presidente dell'Istituto internazionale per l'analisi globale Vision & Global Trends, il politologo Tiberio Graziani, commentando il discorso del leader ucraino alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco. “La dichiarazione del presidente Zelensky sul possibile ritiro del Memorandum di Budapest non mi è sembrata casuale, dato il luogo in cui è stata detta (Conferenza sulla sicurezza di Monaco – ndr.). Credo che ciò si inserisca nel contesto della guerra dell'informazione e della disinformazione cui l'Occidente è impegnato da molte settimane. L'obiettivo principale è provocare la Russia per spingere a prendere decisioni con la forza e "giustificare una nuova ondata di sanzioni", ha affermato l'esperto.
"Queste dichiarazioni, insieme alla richiesta di date certe per l'ingresso di Kiev nella NATO, hanno confermato ancora una volta la disponibilità dell’Ucraina all’attuazione della strategia di espansione dell'alleanza atlantica a est, ai confini della Federazione Russa", ha aggiunto. Il politologo ritiene che la principale tensione tra Nato, Usa, Ue e Russia derivi dalla "guerra dell'informazione", alimentata dalle dichiarazioni dei rappresentanti occidentali, in cui alle richieste di una soluzione diplomatica si alternano le minacce. Questo, a suo avviso, serve anche a "nascondere" il fatto che né gli USA né la NATO hanno dato risposte concrete alle proposte russe di garanzie di sicurezza. Sabato, alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky ha affermato di aver incaricato il ministero degli Esteri del suo paese di convocare un vertice dei paesi partecipanti al Memorandum di Budapest. Secondo lui, "se non ha luogo o non fornisce garanzie di sicurezza all'Ucraina, allora [il memorandum] non sarà riconosciuto più valido da Kiev insieme alle clausole firmate nel 1994". Il Memorandum di Budapest è stato firmato il 5 dicembre 1994 dai leader di Ucraina, Russia, Gran Bretagna e Stati Uniti e secondo questo documento, l'Ucraina doveva eliminare il suo arsenale nucleare e la Russia, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna garantire la sicurezza di Kiev.
Il 10 febbraio di quest'anno, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, dopo un incontro con la sua controparte britannica Liz Truss, ha ricordato in una conferenza stampa che il Memorandum di Budapest era accompagnato da una dichiarazione, firmata da Francia e Ucraina, dove era richiesto a tutti i partecipanti di non consentire alcuna violazione dei principi dell'OSCE, compreso il principio del rispetto dei diritti delle minoranze nazionali, ma l'Ucraina ignora ancora del tutto questo documento.
Vigneti intorno al Casale |
È stato un ritorno piacevole l’occasione della presentazione dell’ultima annata di Apistós, l’IGT Costa Toscana da uve Cabernet Franc al Podere Conca.
Apistós, nome dal greco antico, che significa incredibile.
“È il nostro fiore immaginario che non esiste in natura ed è quindi per noi incredibile”. Aggiungo: proprio perché non esiste in natura dona al vino il senso della creatività dall’immaginario.
Il Casale |
Cabernet Franc in purezza proveniente da una unica vigna, percorso di fermentazione in cemento per poi affinare in barriques, per circa 16 mesi, con assemblaggi di primo e secondo passaggio. Ulteriori sei mesi di riposo prima della commercializzazione.
Questo 2019 si è presentato nel bevante mostrando tutta la sua gioventù.
Rubino intenso con unghia sfumata violacea, consistente, rilascia sulle pareti del calice copiose glicerine. Impatto olfattivo intrigante già dal suo verticale dove dona una intensità incalzante. L’orizzontale mostra la sua complessità a partire dai floreali macerati proseguendo senza esitazione verso i fruttati di bosco, confetture di mirtilli, squilli vegetali per aprirsi su note balsamiche, di cacao, caffè, terminando sulla dolcezza delle vaniglie non eccessive. Al palato fitta massa tannica sorretta dai polialcoli. Rispondenza con l’olfatto in una persistenza notevole. Meritevole dell’eccellenza. Va atteso per valutarne l’evoluzione. Ma se tanto mi da tanto il successo di questo 2019 è garantito.
I Numeri del Podere Conca
9 ettari di cui 5 a vigneto e 4 a uliveto, 65 barriques, diverse vasche inox, cemento e un rosso fiammeggiante Tulipe.
Vini assaggiati |
La botte troncoconica si presenta elegante e raffinata nella forma, per unire esigenze tecniche ed estetiche.
Ultima nata per rispondere alle richieste del mercato moderno attento alle evoluzioni degli strumenti di vinificazione. Ancora una volta i francesi, che l’hanno “inventato”, attenti alle evoluzioni.
Al suo interno riproduce il più classico dei contenitori per la fermentazione mentre all’esterno, la sua forma richiama il bevante, la parte superiore del calice (quella che accoglie il vino) per esaltare le qualità organolettiche a partire dall’evoluzione fermentativa.
Qualcuno relega il Tulipe alla sola tendenza. Si sbaglia.
I vigneti a Bolgheri |
Con il ritorno del cemento, ormai riconosciuto come miglior contenitore per la sua inerzia termica e lo scambio di ossigeno, ecco il diffondersi di studi particolari come il “tulipe”. E Silvia Cirri, titolare nonché anima del Podere Conca ne è orgogliosa.
“Quando vivi una terra da generazioni ed essa ti ha dato tanto, nasce spesso il desiderio di migliorarla e valorizzarla per lasciarla alle generazioni future in grado di dare emozioni ancora più grandi”.
Insieme a Silvia, seduti ad un tavolo nella moderna cantina costruita un po’ lontana dal Casale, a parlare di tecniche lavorative se pur “guidate” da quella filosofia abbracciata da tempo: conduzione agricola biologica seguendo i valori ereditati dalla storia del Podere Conca in quel di Bolgheri.
“Sono orgogliosa di poter affermare che oggi il Podere Conca è una delle emergenti aziende vinicole Toscane.”
→Cosa allevate a Podere Conca
“Un territorio, che nutre diverse tipologie di uve: dal Cabernet Franc al Cabernet Sauvignon, dal Ciliegiolo al Sauvignon Blanc, dallo Chardonnay al Viognier. Varietà che danno vita ai vini Agapanto, Apistos e il bianco Elleboro”
→Due parole sul vostro OLIO
“L’olio extravergine di oliva toscano biologico di Podere Conca si ricava dalle varietà Frantoio, Moraiolo e Leccino. Il risultato è un olio di colore giallo-verde con riflessi dorati, che all’olfatto presenta un’indole fruttata e una leggera nota di carciofo: una degna testimonianza dell’eccellenza toscana”.
→ E del Casale ne vogliamo parlare?
“Posto lungo la Via Bolgherese, è uno dei pochissimi ad aver mantenuto le pareti di pietra a vista e le tradizionali imposte di legno rosso, presenti anche nel logo dell’azienda. Esempio di architettura colonica locale. I suoi muri possono raccontare una storia di passione, dedizione e tradizione familiare, un connubio che ha dato vita a una realtà fertile nella quale, alla storica produzione di olio extra vergine di oliva, si è affiancata la produzione di vino”.
→ Perché Podere Conca.
“Per la sua caratteristica forma: un terreno inclinato dai lati verso il centro, con la vecchia casa da sempre centro ed anima dell’azienda”.
L’occasione della presentazione della vendemmia 2019 di Apistós, l’immaginario, è stato motivo di assaggi anche di “altri fiori della serra” di Silvia.
Insieme a Silvia Cirri |
Elleboro e Agapanto. Il primo ad indicare il genere appartenente alla famiglia Ranunculaceae, il secondo alla famiglia delle Liliaceae, fiore dell’Amore.
- Elleboro 2020. Assemblaggio di Viognier, Chardonnay, Sauvignon Blanc. Solo inox. Ottimo, voto 89/100;
- Elleboro 2019. Ottimo, voto 88/100;
- Agapanto 2020. Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Ciliegiolo. Cemento, tonneaux e barriques. Ottimo, voto 88/100 (giovanissimo);
- Agapanto 2019. Ottimo, voto 89/100. (in evoluzione);
Le Tulipe in cemento |
- Agapanto 2018. Eccellente, 93/100
- Agapanto 2017. Eccellente, voto 90/100;
- Agapanto 2016. Eccellente, voto 93/100;
- Agapanto 25015. Eccellente, voto 93/100.
“In famiglia avevamo un progetto, un’idea sul tipo di vini che avremmo voluto ottenere. Prima di piantare i vigneti ci abbiamo pensato e non poco. Abbiamo fatto prove con diverse caratteristiche. Infine assemblaggi insoliti, come l’aggiunta di ciliegiolo ai due cabernet e i risultati sono quelli di oggi”. Alle parole di Silvia aggiungo le mie deduzioni: vini non banali, eccellenti, che si discostano dall’uniformità che ha invaso il territorio di Bolgheri. Chapeau!
Urano Cupisti Visita effettuata nel settembre 2021 Podere Conca Via Bolgherese 196 Castagneto Carducci Tel: 324 0957941 This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
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Le Tulipe in cemento |
Maurizio Minniti |
Maurizio Minniti nasce a Firenze il 3 febbraio 1951, è un musicista e compositore di musica, scrittore di romanzi, poesie e prose poetiche. Ha già scritto sei romanzi e una raccolta poetica commentata dalla giornalista e critica letteraria Cinzia Baldazzi che è stata collaboratrice di Raffaella Carrà e Pippo Baudo. Ha partecipato alla trasmissione televisiva “Domenica in” con Pippo Baudo recitando una mia poesia “A MIO PADRE“ nella rubrica inserita nel programma dedicata alla poesia con la quale ha vinto il premio. Attualmente è in sala di incisione per completare con il suo gruppo musicale un CD delle sue canzoni. In campo musicale ha collaborato con Zucchero Fornaciari, Marco Masini, Paolo Vallesi, Iva Zanicchi, Rita Pavone, Pupo. Il suo ultimo romanzo “ Memorial” descrive delle guerre viste e commentate da un giornalista fotoreporter.
I titoli dei suoi romanzi:
L’altra metà del cielo 2008
Qui dove soffia il vento 2010
Passi nel tempo raccolta poetica commentata da Cinzia Baldazzi 2011
Chergui, il vento del ricordo 2012
La testa tra le nuvole, poesie e brevi racconti 2013
Parole non dette 2015
Il figlio sbagliato 2019
Memorial 2022
Buongiorno Maurizio, eccoci a noi. Tu sei musicista e scrittore, i tuoi libri hanno avuto ed hanno successo e le tue produzioni musicali sono ancora in grande fermento.
Ci piacerebbe conoscerti a fondo, chiederti degli inizi artistici e del rapporto che hai o hai avuto con questi.
Maurizio Minniti scrittore:
D-Vuoi parlarci dei tuoi inizi?
R- I miei inizi nascono dall’infanzia, quando tornavo da scuola e scrivevo su un quaderno (che tenevo nascosto), tutto quello che mi era capitato a scuola; ero molto povero e i miei compagni di scuola deridevano le mie scarpe bucate e i vestiti riciclati da donazioni. Annotavo anche i litigi dei miei genitori e i natali senza regali. Poi, crescendo e cambiando città da Alessandria a Firenze, ho incominciato a scrivere piccoli racconti basandomi sempre su fatti reali a cui avevo assistito e anche personali aggiungendo una parte di fantasia. Per un periodo della mia crescita, ho abbandonato questa mia voglia di scrivere che ho ripreso a età un po’ avanzata, ma carica di esperienza vissuta che mi ha permesso di scrivere poesie che mi hanno dato molta soddisfazioni e sono state inserite su alcune pubblicazioni letterarie. La prima volta che ho intrapreso la stesura del mio primo romanzo è stato quando un mio carissimo amico mi ha raccontato la sua storia d’amore e un tradimento, del suo lavoro nei cantieri navali di Genova e della sua solitudine racchiusa, a quel tempo, nei suoi 71 anni. Oggi non c’è più e mi ha lasciato un grande vuoto, ma rimangono le fotografie e il libro che me lo ricorderanno per sempre. Dopo questa mia prima esperienza, ho continuato e ho scritto ancora cercando di migliorarmi sia nel contenuto della storia sia nei tempi di racconto cercando di non andare mai fuori tema. Oggi che ho 71 anni, e mi ritengo un diversamente anziano, trovo la felicità di scrivere e molta emozione nel rileggere quello che la realtà della vita mi propone per le mie storie e dove fa sempre capolino una parte di me.
D- Cosa ha scaturito il desiderio di scrivere?
R- La musica, la musica per me è sempre stato fonte di ispirazione, scrivevo testi per le canzoni che componevo e da li è partito tutto, poi sono arrivate le poesie che si sono sostituite alle note sul pentagramma e successivamente i racconti e i romanzi che mi hanno fatto alzare dallo sgabello di fronte al mio pianoforte facendomi accomodare davanti alla scrivania e al computer complice dei miei libri.
D- Cosa ti ha dato o ti dà più soddisfazione nella stesura di un libro?
R- Quando lo rileggo e mi commuovo trovando in esso la forte complicità tra lo scrittore e la storia. In quel momento, così magico, sento di non essere più io, ma lo sguardo e la mente di un lettore qualsiasi e di qualsiasi età.
D- Nei tuoi libri, porti un po’ di te o sono completamente esuli dal tuo essere?
R- Nei miei libri c’è sempre una parte di me. Quando il protagonista soffre, descrive le mie sofferenze giovanili e anche adulte, certo la fantasia esplora strade e avvenimenti fuori dalla realtà che faccio miei modellandoli come uno scultore per trovare la perfezione e l’unione con la realtà del racconto che in quel momento sto scrivendo.
D- Qual è stato il libro che fino ad adesso hai amato di più?
R- PAROLE NON DETTE, parla della mia famiglia, di noi quattro fratelli che decidiamo in età avanzata di raccontare i nostri genitori, di come li abbiamo vissuti e scoprire che loro non ci sono mai stati per noi, che hanno vissuto una vita parallela alla nostra, che si amavano e odiavano racchiusi nel loro mondo impenetrabile. Questo è il libro che più amo e odio per la realtà dei contenuti alcuni appresi soltanto nella stesura del romanzo. Ho sofferto molto a scrivere questo libro, ho combattuto con una realtà che in parte non ho vissuto come i miei fratelli, come se io fossi fuori di scena in un teatro di vergogna e dolore. Questo è il libro che amo di più.
D- E’ uscito Memorial. Il 26 marzo ci sarà la prima presentazione di questo. Vuoi parlarcene?
R- E’ una storia che ho scritto in breve tempo, forse era già in me e non trovava lo spazio per uscire allo scoperto. Ho sempre amato il giornalismo d’assalto quello fatto sul campo di battaglia dove si racconta la crudeltà dei conflitti. Mi sono immerso in questa storia scrivendola e vivendola come dentro a un film. Io ero lì accanto al protagonista, scrivevo il dramma della guerra e il dramma della sua vita facendola mia, come se fossi in prima persona nel luogo. Ho sentito freddo quando lui sentiva freddo, ho sentito il sibilo delle pallottole vicino a me, ho amato e sofferto con lui e mi sono perso come lui. C’è stato un momento di brevissima durata, dove la realtà non mi apparteneva più e li mi sono accorto veramente di quanto io ami scrivere.
D- Il ricavato della vendita del tuo ultimo lavoro verrà interamente devoluto all’Associazione Astro Onlus, questo ti fa onore. Di cosa si occupa l’Associazione?
R- L’associazione Astro si occupa del sostegno terapeutico e riabilitativo in oncologia, porta conforto e gioia alle donne ammalate di tumore al seno del nostro territorio. Il mio è solo un piccolissimo gesto che mi rende felice e orgoglioso.
Maurizio Minniti musicista
D- Maurizio, sappiamo del tuo amore per la musica. Come è iniziato?
R- Da bambino al Conservatorio Cherubini a Firenze. Studiavo violino, ma la mia passione è sempre stato il pianoforte. Ricordo che entravo a scuola molto prima degli altri e mi chiudevo in una stanza dove c’era un pianoforte mezza coda. Lasciavo l’astuccio del violino e mi sedevo sullo sgabello davanti ai tasti del piano che mi sembravano inarrivabili dato la mia piccola statura e li appoggiavo le mie piccole dita aspettando che il martelletto si scontrasse con la corda. Da quel primo suono, sono andato avanti e con mio fratello abbiamo condiviso la felicita del nostro primo e unico gruppo musicale. Avevo quattordici anni quando ho iniziato a suonare in pubblico, poi sono venuti i Beatles e Battisti e il nostro gruppo si è fuso con loro e siamo diventati i Beatles di Firenze. Molti ragazzi venivano alle nostre serate, non ballavano, ma stavano seduti ad ascoltarci ed era fantastico. L’avvento del servizio militare e del ballo liscio, ci ha fatto decidere di smettere, ognuno aveva il proprio amore e la propria vita da percorrere, io con mio fratello abbiamo continuato a suonare e portato alle case discografiche le nostre canzoni. Fu un periodo molto interessante, ma quando mi hanno chiesto di rimanere a Milano per intraprendere la carriera di compositore, ho visto la mia vita futura più grande di me e ho detto no.
D- vuoi parlarci delle tue collaborazioni?
R- Certamente, Rita Pavone, Iva Zanicchi, Pupo, Zucchero, Vallesi, Masini e altri cantanti rimasti sconosciuti pur essendo bravi.
D- Riguardo a queste collaborazioni, hai una curiosità da raccontarci?
R- Preferisco di no, oggi sono molto famosi e fanno finta di non conoscerti e quindi non vorrei raccontare aneddoti che li riguardano.
D- A cosa stai lavorando? Con chi?
R- Ora sto lavorando alla stesura del mio prossimo romanzo e contemporaneamente al termine del CD che io e i miei compagni di viaggio musicali dopo cinquanta anni abbiamo deciso, divertendoci, di realizzare con le nostre composizioni. Penso che la scrittura e la musica non abbiano età.
D- Vuoi parlarci di questa tua passione?
R- Potrei scriverci un libro. Aspettare dietro alla porta del discografico che deve giudicare il tuo prodotto ed essere ignorato del tutto, questo sarebbe stato un valido motivo per lasciare la musica, ma la passione era forte nata al Conservatorio e ancora viva in me come parte integrante della mia vita.
Adesso Maurizio, ti pongo la domanda “bianca”
Si tratta di uno spazio dove tu puoi dire qualsiasi cosa sul tuo mondo di artista sia come scrittore che come musicista. I tuoi sogni, aspettative, desideri.
- Spesso quando compongo una canzone sento dentro di me i brividi. Gli accordi che le mie dita imprimono sopra ai tasti sono così belli e armoniosi da sorprendermi, scrivo il testo cercando che la forza delle parole possa unirsi con la musica e amarsi. Così nasce una canzone; me lo sono sempre detto, ed è così si commuove l’artista che c’è in me mentre litiga con l’altra metà del mio io profondo che rifiuta a volte di immedesimarsi in esso. Conflitti che a volte ritrovo nelle mie poesie, nelle parole che vorrebbero dire tutto, ma che per qualcuno non dicano assolutamente niente. Ecco che allora ti senti tra gente che conosci da sempre come uno diverso. “ Il Poeta” – mi dicano sorridendo davanti a una pizza e una birra e questo non mi piace, mentre lascio cadere quella frase che dentro di me fa molto rumore lasciando parlare gli altri.
Lascio Memorial, lascio un figlio partorito e cresciuto con amore, lascio che le mie parole entrino dentro al lettore e spero che vibrino così forte da scuotere anche gli animi più insensibili. Adesso sono dentro a una ipotetica stanza dove tutto resta fuori, dove ogni parola estranea al mio progetto non può entrare. Sento fluirmi dentro la nuova scrittura, la nuova storia, la nuova musica e questo mi da gioia. Spero di lasciare a mio nipote oltre al mio ricordo di nonno, anche una parte di me racchiusa nei libri e nella musica. Non ho sogni né aspettative né desideri, amo e odio l’imprevisto ed è con lui che lotto ogni giorno perché non mi preceda.
Ti ringrazio Maurizio.
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m.minniti@alice. it
Chanel |
Uno sconvolgimento totale nel mondo dell'avanguardia dove anche se il classico non tramonta mai il nuovo stile viene rinvigorito da tutti quegli apps che interferiscono ma concretizzano un era mo...
Avvicinandoci a questa nuova rassegna di sfilate di moda, collezioni primavera estate 2022, vi si avverte uno sconvolgimento totale e li dove anche se il classico non tramonta mai il nuovo stile viene rinvigorito da tutti quegli apps che interferiscono ma concretizzano un era moderna fatta di virtualismi più che virtuosismi e concetti identificabili con le esigenze del momento.
Dior |
Con schemi ben differenziati da innovazioni tecniche e tessutali, la moda androgena e transgender si evolve nella conceptual zone e con niente a pretendere da quello che è stato il suo vigoroso passato, garantisce un escalation acclamata da spettatori superesigenti che nella novità trovano la loro ragione di vivere.
Non a caso ci troviamo di fronte a quelle giovani leve che hanno fatto del computer e del three D lo strumento attraverso il quale ci espongono il loro credo da esibire sulle passerelle digitali ed attuali, laddove il loro indiscutibile talento si miscela con skills informatici e telematici essenziali per lo sviluppo psicosomatico della nostra generazione.
Da gennaio si riprende l'Alta Moda seguendo prassi e dottrine che sono legate sia a questa indiscutibile realtà quotidiana disturbata da una pandemia in estinzione e sia al mondo della Fiction e dei fumetti super colorati; tendenze dove l'azione suggerisce il movimento ed il plasticismo dell'abito che si indossa è permeato di dinamicità e superfluidità.
Gaultier |
I nomi, i brand, il marchio, le etichette, il logo, il packaging, il gadget, una realtà legata ad un industria che scorre su binari interminabili dove le idee arricchiscono quel patrimonio inesauribile del nostro aspetto, dandoci un identità di chi veramente siamo.
Una Parigi eclatante ha presentato con disinvoltura una passerella adibita a pista da trotto inaugurata dalla deliziosa Charlotte Casiraghi a cavallo ed in perfetta armonia con il suo look equestre e radioso firmato Chanel e continua con un calendario ricco di nomi come Schiaparelli che con una maestria orafa impreziosisce il costume quasi carnascialesco e d'azione con un impostazione teatrale; Christian Dior si cimenta in minuziose lavorazioni che evidenziano arti etniche nascoste nei secoli mentre in Victor and Rolf si rivive un contesto floreale tra Fairies, magia e Fate; Valentino con drappi esorbitanti avvolge le donne tra strascichi, canottiglie gioiello e piume o kimoni floreali sgargianti del suo rosso ideale mentre Gaultier torna ad i nastri e lacci con un true bondage anche se di raso e sete e con quel suo talento architettonico fatto di geometrie che si alternano a sculture surreali con un ambiguità di volumi trasversali ed inconsueti,un work in progress per il mago del corsetto mentre Fendi che traspone la sua collezione su una Roma fantascientifica immaginaria in una riproduzione virtuale del suo passato e con lei tantissimi altri grandi nomi si alternano nel Carousel de Louvre e ne lasciano tracce.
Pavlocenko |
I capelli tendono a colori scuri e lucidissimi od il pumpkin blonde(biondo ramato) ed un trend di back to basic che esige un capello sano ed un must di gloss, onde e volume, chignon annodato, tagli scalati e ciocche scalate, total look su tante treccioline. Le sopracciglia tendono al selvaggio.Con una certa nostalgia per il Lipstick celato dalle mascherine, il make up si concentra sugli occhi con abbondante mascara e forti eyeliners. Nella scala cromatica troviamo una nuova tonalità di blu, il "veri peri" con una punta di rosso per Armani per il cielo al tramonto ipnotizzante e seduttivo.
Il cinema passa nella realtà virtuale dei video giochi e dell'intelligenza artificiale con nuove forme di espressione come nel cinema immersivo dove partecipi immergendoti in un metaverso (universo virtuale) dove viviamo attraverso un avatar e ci troviamo immersi all'interno del contenuto, cioè in quella realtà amplificata dove lo spettatore viene calato nella storia e si configura con uno dei protagonisti, così avviene pure per la moda, questo è quanto è avvenuto Roma, nella multilocation di Cinecittà, studio 5 tanto caro a Federico Fellini, dove vi è stato il lancio delle start up di circa 100 nuovi giovani talenti che a parte gli show cases dal vivo hanno puntato molto anche sul digitale una tribù eterogenea ed edonista con una libertà di essere e di apparire; un glamour ricco e terapeutico coinvolto nel Green Power e nella green beauty quindi adattato alla sostenibilità e alla tecnologia. Molto successo ha suscitato il nuovo brand di Gretel Z.con una collezione molto esoterica intitolata," Ritorno alla profondità di noi stessi" e la sfilata in streaming dell'Accademia Italiana.
New York : La dinamica degli emergenti |
Da non trascurare una criptoart immateriale che si muove in autonomia, sfruttando il digitale nell'immediato per poi smaterializzarsi e diventare file e tracciabilità con un criptoright moderno che non si può replicare, giovani ricchi di adrenalina che sfruttando la loro brain Activity hanno creato un ponte tra passato e presente con diversi linguaggi visivi in un Webb artistico e trascendentale. Infatti in contemporanea nel calendario della moda troviamo le proiezioni del Fashion Film Festival Milano Digital Awards ed in streaming il video della' Istituto Europeo di Design,i workshops e Rufa Rome Università of
Schiapparelli |
Fine Arts che presenterà un originale filmato sull'ecologia integrale nel sistema Moda.I fatti,disfatti e rifatti si notano nella collezione di Simon Cracker intitolata "Sulle corna della luna" che riflette femminilità con abiti scomposti e ricomposti in maniera brutale come sottolinea lo stilista...Troppi e tanti i nomi da annoverare in questa tavolozza di moda dove la donna ha un futuro sostenibile, digitale ed innovativo.
L'Alta moda internazionale si è svolta a Roma all'Hotel Baglioni in Via Veneto, con nomi quali Abididikka, Marcela de Cala, Missali Couture, Natasha Pavlucenko e Sabrina Amoroso. Londra a differenza ricopre con physical shows una vasta gamma di eventi di moda Positiva come viene detta, con stilisti talentuosi come anche New York che mette a fuoco sempre sul digitale i suoi stilisti emergenti che materializzano e smaterializzano i loro sogni bizzarri.
Yanina |
C’era una volta Piazza della Baldracca
E’ noto a tutti che l’edificio di Piazza Signoria fu commissionato da Cosimo I dei Medici, Granduca di toscana per la costruzione di uffici (uffizi) giudiziari ed amministrativi
Fu richiesto a Giorgio Vasari che doveva progettare il palazzo proprio vicino all’abitazione del Duca e andava esteso fino al fiume Arno. Era il 1560 c.a.
In cinque anni fu costruita buona parte del Palazzo nel 1565 fu completato anche il famoso “corridoio Vasariano” costruito per l’occasione del matrimonio fra il figlio di Cosimo de Medici, Francesco e Giovanna d’Austria.
Alla morte del Vasari nel 1574, i lavori furono continuati dal Buontalenti e Francesco I dei Medici, a lui si deve la creazione della Galleria.
Negli anni a venire molte le collezioni sono entrate a fare parte del museo fra più importanti al mondo; opere d’arte antiche e moderne comprensive di armi, gemme e strumenti appartenuti a grandi scopritori, scienziati e inventori come ad esempio Galileo Galilei.
La galleria fu aperta al pubblico nel 1789 con milioni e milioni di visitatori all’anno.
Settecento anni prima, nello stesso spazio dove adesso ci sono gli Uffizi, in pieno medioevo, vi ergeva uno dei quartieri più malfamati della città: il quartiere di Baldracca. Ladri, ubriaconi, assassini, bordelli e malcostume serpeggiavano in quell’ambiente losco e equivoco. Volgarità, degrado e sporco erano il vivere comune di chi ci abitava. Il nome “baldracca” non è derivato dal modo come i fiorentini definivano la prostituta ma dall’osteria in sito che era nominata “osteria di Baldracca”. L’osteria si denominò Baldracca per una storpiatura del nome Bagdad, la città dei califfi erroneamente scambiata all’epoca per Babilonia considerato il luogo dove tutto è fuori controllo dove caos e disordine prendono il controllo di tutti e tutto. L’osteria per voler dei medici viene del tutto cancellata e sostituita dal “teatrino di Baldracca” dove gli attori stessi pagano affitti per mostrare i propri spettacoli alla presenza di donnine succinte e provocatorie. Un piccolo teatro che non può contenere più di 400 posti e dove vi sono piccoli spazi per la nobiltà che segue dietro a grate per vedere in anonimato.
Nel XV secolo però i Medici presero potere e commutando Firenze da Comune a Signoria decisero di fare “pulizia” da quel degrado allontanando quel ceto non certo “elegante” e di classe. Il quartiere, con il suo giro poco raccomandabile si spostò così in Piazza della Passera rinominata dopo Piazza dei Sopiti fino a quando nel 2005, l’allora Assessore Eugenio Giani, le ridette il suo nome autentico. Riguardo al toponimo originale, pare che in quella zona vi fosse una casa di tolleranza dove fu “ospite” perfino Cosimo I dei Medici Granduca di Toscana.
Firenze che respira, che incanta che risorge che declina e risale. Firenze segreta fra grettezza e nobiltà ma sempre immersa nella bellezza da guardare, da scoprire da amare proprio come una bella donna dai mille riflessi, dai sorrisi limpidi o sornioni, dagli sguardi aperti o indagatori. Firenze culla di artisti, pittori, scultori, inventori e che dire di Dante?
Intrighi di potere, leggende da respirare e misteri da scoprire in ogni angolo della città. Possiamo amarla, criticarla, additarla, viverla ma è indubbio che la sua storia è ancora storia in ogni angolo dove solo l’uomo ne scalfisce la bellezza. Ma questa è un’altra storia...