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Parlare di Erbaluce è lo spunto per raccontare un bellissimo viaggio in un angolo incantato e forse
vitigno Erbaluce
meno conosciuto del Piemonte, ricco di storia, leggende e di suggestioni, dove sorge il paese di Caluso, cuore del Canavese.
Il centro abitato nasce su un insediamento preromano adagiato alle falde di colline che circondano il lago di Viverone riparandolo dai gelidi venti che soffiano da nord.
Lago di Viverone
Il terreno dove vengono allevate le viti è di origine morenica e presenta in superficie uno strato ciottoloso che, combinato con la felice posizione geografica e il clima mitigato dalla presenza del lago, consente di
produrre grappoli con acini pieni di aromi.
Pare che, secondo alcuni autori, l'Erbaluce fosse originario del basso Monferrato, dove però ad oggi non ne resta alcuna traccia. Rimane comunque un vitigno autoctono di origini antiche.
I Salassi, popolazione di origine ligure-gallica che vivevano nella pianura canavese ancor prima dell’arrivo dei Romani, lo coltivavano e vinificavano. Attualmente lo troviamo in alcuni comuni delle province di Biella e Vercelli. Ma è nei 32 Comuni del Canavese torinese dove è diffusamente allevato.
Come tutti i vitigni che si perdono nel tempo anche l’Erbaluce di Caluso è associato alle leggende che vogliono il suo nome essere legato a Ninfe, Sole e Luna, Eclissi e Amori contrastati, fino alla nascita di Albaluce, una dolce bambina che trasformò, con le sue lacrime, secchi arbusti in vigorosi ceppi da cui nacquero i tralci del “magico” vitigno Erbaluce.
Fin qui la leggenda che ancora si racconta a Caluso durante la Festa dell’Uva che si svolge nel mese di settembre.
E la storia quella certa e certificata da scritti ancora consultabili?
Festa dell'Uva
Le prime notizie storiche risalgono al 1606, riportate in un libro scritto da un gioielliere, tale Giovan Battista Croce, in cui descrive i grappoli maturi in autunno dell’Erbaluce come gemme che “ risplendono con grani grandi, folti e copiosi”, lasciando intendere che gli acini più esposti al sole assumono caldi riflessi ambrati risplendendo come gioielli .
Oggi la vendemmia viene fatta nella terza decade di settembre, la pigiatura è soffice e il mosto fiore viene filtrato immediatamente per preservare gli aromi primari tipici del vitigno.
Il vino che si ottiene è di un bel giallo paglierino con riflessi verdolini, profumi fini di fiori ed erbe aromatiche. Al palato risulta fresco, agrumato, con finale leggermente amarognolo che si abbina perfettamente con il pesce persico o il coregone .
La denominazione è una delle 19 DOCG del Piemonte dove per disciplinare il vitigno Erbaluce deve essere presente al 100% in tutte le sue declinazioni compreso anche lo spumante metodo classico.
Erbaluce Passito
Un piccolo gioiello è l’Erbaluce di Caluso Passito ottenuto dai grappoli migliori dopo un appassimento sui graticci che si prolunga fino alla fine di febbraio, inizio marzo. Dopo la fermentazione sosta fino a cinque anni, nella versione riserva, in pregiate botti di rovere. Il suo abbinamento predilige la pasticceria secca, i classici amaretti, canestrelli, il locale “rotolo alle spezie” e importanti formaggi erborinati.
Ogni anno a Caluso, nella già ricordata Festa dell’Uva Erbaluce, è il momento per conoscere meglio questo vitigno, i suoi vini e, perché no, credere nelle leggende.
Elisa Paolini
L’espansione dell’alleanza guidata dagli Stati Uniti è finita. La Russia vuole un accordo ferreo per fermare la NATO. La Russia chiede un nuovo approccio all’architettura di sicurezza europea su cui ritiene di esercitare un’influenza significativa e simile agli Stati Uniti.
Zorawar Daulet Singh
Dopo essersi sottoposta a cinque round di espansione dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) tra il 1997 e il 2020, la Russia ha finalmente lanciato la sfida agli Stati Uniti (USA). Dichiarando la fine del gioco della Russia, il viceministro degli Esteri Sergei Ryabkov all’inizio di gennaio 2022 ha affermato senza mezzi termini: “Non ci fidiamo dell’altra parte … abbiamo bisogno di garanzie legalmente vincolanti” che l’Ucraina e la Georgia “mai e poi” diventeranno membri della NATO.
Ci si chiede: perché la Russia ha deciso di creare un problema con la NATO proprio ora? La risposta più semplice: qualsiasi ulteriore allargamento dell’alleanza guidata dagli Stati Uniti la porterebbe letteralmente a una distanza di marcia dal cuore della Russia. Le truppe della NATO sono oggi schierate entro 100 miglia da San Pietroburgo. Nel corso della storia russa, fatta eccezione per i brevi conflitti con il Giappone e la Cina in Estremo Oriente, la principale minaccia alla sicurezza della Russia e, in almeno due occasioni, alla sua stessa sopravvivenza come stato e civiltà, è partita dal cuore dell’Europa. Sebbene in ogni occasione la Russia sia riuscita a respingere quelle minacce e alla fine ne sia uscita vittoriosa, i costi in sangue e perdite economiche sono stati sorprendentemente elevati. Ossessionata da questa storia, la creazione di una zona periferica di stati amici della Russia, o per lo meno non allineati contro di essa, ha quindi sempre attratto i suoi leader come salvaguardia contro ingerenze e aggressioni esterne.
Durante la Guerra Fredda, questa zona cuscinetto fu il naturale culmine dello sforzo bellico sovietico contro il Terzo Reich. Quando la macchina da guerra nazista fu respinta di 1.000 miglia dal suo massiccio ingresso in Russia, l’Armata Rossa si ritrovò presto come l’unica forza di liberazione in un’ampia fascia di territorio nell’Europa centrale e orientale. Quando i cannoni tacquero nel maggio 1945, gli eserciti sovietici dominarono almeno sette stati europei, inclusa gran parte della Germania. Il Cremlino ha promesso di non permettere mai il ripetersi ddi 28 milioni di vittime sovietiche subite durante la seconda guerra mondiale.
Assicurazioni smentite sull’espansione della NATO
La fine della Guerra Fredda e l’unificazione della Germania, precedentemente divisa tra la sfera di influenza statunitense e quella sovietica, si basava sulla promessa che la NATO non avrebbe sfruttato il vuoto politico-militare nell’Europa orientale dopo il ridimensionamento dell’Armata Rossa. Il tema più ampio durante quei negoziati critici con la leadership sovietica nel 1990 era che l’Occidente si sarebbe sforzato di creare un’architettura paneuropea inclusiva con una trasformazione della NATO in un’organizzazione molto meno militarizzata con un orientamento più politico. Fu questa assicurazione inequivocabile da parte dei responsabili politici occidentali che persuase la leadership sovietica a consentire e sostenere le transizioni politiche pacifiche in Europa.
Ora sappiamo da archivi declassificati che i responsabili politici occidentali hanno fatto di tutto per placare le profonde apprensioni e paure tra i leader sovietici sul ruolo della NATO nell’era del dopo Guerra Fredda. Vale la pena ricordare alcuni di questi casi perché continuano a plasmare l’atteggiamento russo su come Mosca sia stata fuorviata sul ruolo della NATO nell’era del dopo Guerra Fredda.
Già nel gennaio 1990, il ministro degli esteri della Germania occidentale Hans-Dietrich Genscher, in un importante discorso, ha osservato che:
i cambiamenti nell’Europa orientale e il processo di unificazione tedesca non devono portare a una “lesione degli interessi di sicurezza sovietici”. Pertanto, la NATO dovrebbe escludere “un’espansione del suo territorio verso est, cioè un avvicinamento ai confini sovietici”.
Nella sua conversazione, pochi giorni dopo, con il ministro degli Esteri britannico Douglas Hurd, Genscher ha affermato: “I russi devono avere la certezza che se, ad esempio, il governo polacco avesse lasciato il Patto di Varsavia un giorno, essi non si sarebbero uniti alla NATO il giorno successivo .”
I politici statunitensi hanno quindi proceduto a rassicurare direttamente i sovietici. In un incontro ormai famoso tra il segretario di stato americano James Baker e il supremo sovietico Mikhail Gorbachev, Baker osserva:
“Il Presidente (Bush) ed io abbiamo chiarito che non cerchiamo alcun vantaggio unilaterale” nel processo di unificazione tedesca. “Comprendiamo la necessità di assicurazioni ai paesi dell’est. Se manteniamo una presenza in una Germania che fa parte della NATO, non ci sarebbe alcuna estensione della giurisdizione della NATO per le forze della NATO un pollice a est”. Gorbaciov: “Va da sé che un ampliamento della zona Nato non è accettabile”. Baker: “Siamo d’accordo con questo”.
La portata dell’apprensione sovietica sulla NATO è evidente anche dalle osservazioni di Gorbachev a Douglas Hurd nell’aprile 1990. Gorbachev ha parlato “di un dialogo comune su una nuova Europa che si estende dall’Atlantico agli Urali“, come “un modo per trattare con il problema.” Un processo unilaterale, d’altra parte, cioè una Germania unita nella NATO, troverebbe pochi acquirenti nella leadership sovietica.
Se una Germania unita doveva essere incorporata nella NATO, perché accelerare il processo di riduzione delle forze armate sovietiche? Ciò potrebbe sconvolgere l’equilibrio della sicurezza, cosa inaccettabile per l’Unione Sovietica.
Alcuni esperti hanno avvertito Gorbachev di non essere beatamente ingenuo riguardo alle intenzioni degli Stati Uniti. Un memorandum del più alto esperto di Germania del Comitato Centrale Sovietico predice la storia che si sarebbe svolta in seguito:
L’Occidente ci supera, promettendo di rispettare gli interessi dell’URSS, ma in pratica, passo dopo passo, ci separa dall'”Europa tradizionale” … Invece di un’Europa stabile con un futuro pacifico garantito e una cooperazione reciprocamente vantaggiosa in una varietà di sfere , gli apologeti della “Guerra Fredda” stanno imponendo … un raggruppamento di forze per prolungare l’era della politica conflittuale.
Una delle intuizioni più chiare sul pensiero sovietico sulla sicurezza collettiva paneuropea, inclusa l’idea di Gorbaciov di avere una Germania multi-allineata, si riflette nella sua conversazione con il presidente degli Stati Uniti George H.W. Bush nel maggio 1990.
Bush: la NATO è l’ancora della stabilità.
Gorbaciov: Ma due ancore sono meglio. Come marinaio, dovresti essere in grado di capirlo.
Bush: E dove troveremo la seconda ancora?
Gorbaciov: A est… È possibile che la NATO e il Patto di Varsavia (OMC) continuino ad esistere in qualche forma per un periodo di tempo più lungo di quanto possiamo immaginare ora. (Loro) potrebbero concludere una sorta di accordo, spiegando la creazione della Germania unita e anche le metamorfosi delle loro stesse organizzazioni. Allo stesso tempo, ci sarebbe la possibilità di un’adesione [simultanea] associata all’OMC e alla NATO. Perché se vogliamo porre fine una volta per sempre alla scissione del continente, allora anche le strutture politico-militari dovrebbero essere sincronizzate secondo le tendenze unificatrici del processo tutto europeo…
Spero che nessuno qui creda all’assurdità che una delle parti abbia vinto la guerra fredda. Pensieri come questi scivolano sulla superficie afferrando solo la punta dell’iceberg. La conclusione deve essere completamente diversa: 50 anni di confronto hanno dimostrato la sua assurdità e che porta solo all’autodistruzione… Ora sulla fiducia. Lei afferma che non ci fidiamo dei tedeschi. Ma allora perché dovremmo dare il via libera alla loro aspirazione all’unificazione. Avremmo potuto dare loro il via libera, avevamo meccanismi adeguati. Tuttavia, abbiamo dato loro l’opportunità di fare la loro scelta con mezzi democratici. Tu, d’altra parte, stai dicendo che ti fidi della Repubblica federale di Germania, ma la stai trascinando nella NATO, non permettendole di determinare da sola il suo futuro dopo l’accordo finale. Lascia che sia lei a decidere da sola a quale alleanza vuole appartenere.
Alla fine, con gli Stati Uniti che guidavano l’agenda e gli eventi che si svolgevano troppo rapidamente per essere controllati da Mosca, Gorbaciov alla fine accettò l’unificazione della Germania nel luglio 1990, armato solo di assicurazioni ma senza garanzie concrete o di un trattato di sicurezza sul futuro della NATO. L’anno successivo, la stessa Unione Sovietica era scomparsa dalla scena.
Ciò che seguì, almeno dal punto di vista russo, fu una sfacciata disprezzo di quelle assicurazioni mentre gli Stati Uniti si aiutavano a raggiungere gli stati di nuova indipendenza dell’ex blocco sovietico. In cinque ondate di espansione dal 1997, la NATO ha assorbito 14 stati dell’Europa centrale e orientale nell’alleanza guidata dagli Stati Uniti.
Resistere alla NATO
Il respingimento di Mosca è iniziato con le parole e poi con i fatti negli anni 2000, quando l’economia e le forze armate russe si sono gradualmente ricostruite. Il conflitto georgiano del 2008 è stato il primo grande intervento della Russia per contrastare la presunta ingerenza della NATO in uno stato chiave del Caucaso meridionale. Sebbene le possibilità effettive di Tbilisi di entrare nell’alleanza siano crollate dopo il 2008 – oggi un gran numero di forze di pace russe sono permanentemente dispiegate all’interno del territorio georgiano in province che la Russia ha riconosciuto come indipendenti – gli Stati Uniti si sono scrollati di dosso la battuta d’arresto.
L’Ucraina è diventata il prossimo obiettivo principale della rivoluzione del 2014 o di un colpo di stato sostenuto dagli Stati Uniti, a seconda che siano gli Stati Uniti o la Russia a descrivere il drammatico cambio di regime a Kiev. Anche in questo caso, gli eventi hanno seguito uno schema simile. Mosca è prontamente intervenuta nell’Ucraina orientale, popolata principalmente da russi di etnia russa, oltre a proteggere rapidamente la penisola di Crimea, situata in posizione strategica. La Crimea è stata successivamente assorbita dalla Federazione Russa dopo un referendum tra la sua popolazione prevalentemente russa. In breve, un altro obiettivo della NATO era sull’orlo della disintegrazione. Oggi, il cessate il fuoco o la linea di contatto che attraversa l’Ucraina non è in definitiva scritto dall’esercito russo.
Nonostante queste azioni coercitive, la politica statunitense sembrava ostinatamente insensibile al cambiamento. Dal 2014, gli Stati Uniti hanno adottato severe sanzioni contro l’economia russa e raddoppiato la NATO. Dal momento che l’adesione dell’Ucraina è diventata impraticabile nel breve termine, i collegamenti militari sono stati perseguiti bilateralmente, con gli Stati Uniti e il Regno Unito che guidavano lo sforzo occidentale per sostenere Kiev come stato in prima linea.
Sebbene l’Ucraina sia rimasta una spina dorsale nei legami tra Stati Uniti e Russia, nel 2021, in occasione di una nuova amministrazione a Washington e di preoccupanti cambiamenti politici a Kiev, Mosca ha iniziato una nuova formazione militare vicino al confine con l’Ucraina. La disposizione delle forze, comprese le armi offensive avanzate e le forze di terra, suggeriva che la Russia stesse ancora una volta alzando la posta in gioco. Nel maggio 2021, il presidente russo Vladimir Putin ha evidenziato come
L’Ucraina si sta trasformando, lentamente ma costantemente, in un antipode della Russia, un anti-Russia… e i nostri partner occidentali non hanno battuto ciglio, e nemmeno hanno sostenuto queste decisioni.
La Casa Bianca di Biden ha risposto avviando un vertice con Putin in estate a Ginevra. Nella sostanza, però, poco è cambiato. Washington non ha ripensato al suo confronto con la Russia. Dal 2014, gli Stati Uniti hanno impegnato 2,7 miliardi di dollari in assistenza alla sicurezza all’Ucraina, di cui 650 milioni di dollari nel 2021. Nell’agosto 2021, gli Stati Uniti hanno firmato un accordo quadro di difesa strategica con l’Ucraina volto a “la cooperazione bilaterale in materia di sicurezza e l’assistenza degli Stati Uniti che aiutino efficacemente l’Ucraina a contrastare L’aggressione russa, anche attraverso un solido programma di allenamento ed esercizio”. Nel settembre 2021, in un incontro pubblicizzato alla Casa Bianca, Biden ha detto al presidente ucraino Volodymyr Zelensky,
Gli Stati Uniti rimangono fermamente impegnati a favore della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina di fronte all’aggressione russa e al nostro sostegno alle aspirazioni euro-atlantiche dell’Ucraina.
Non essendo riuscita a convincere Washington a rispondere ai segnali russi, Mosca iniziò un altro round di schieramenti militari volti a concentrare una grande forza di combattimento ad armi combinate di oltre 1.00.000 soldati nel nord, nell’est e nel sud dell’Ucraina in grado di intraprendere un’ampia gamma di interventi in Ucraina. È ampiamente accettato, anche dai politici statunitensi, che la Russia detenga una schiacciante superiorità militare sull’Ucraina anche dopo aver tenuto conto del limitato impegno e supporto militare degli Stati Uniti a Kiev.
Non abbiamo bisogno di leggere le foglie di tè per discernere l’obiettivo fondamentale della Russia. In una serie di pronunciamenti e dichiarazioni alla stampa di Putin, del ministro degli Esteri Sergei Lavrov e di altri alti funzionari, la Russia ha articolato una serie di richieste, tutte volte a ripristinare l’architettura della sicurezza in Europa. Mosca ha anche proposto due accordi agli USA e alla NATO delineando l’essenza del suo pensiero. Nella sua bozza di accordo con gli Stati Uniti, la Russia ha sollecitato la cooperazione “sulla base di principi di sicurezza indivisibile, uguale e immutata”. La sezione più pertinente è l’articolo 4,
Gli Stati Uniti si impegneranno a impedire un’ulteriore espansione verso est della NATO ea negare l’adesione all’Alleanza agli Stati dell’ex Unione Sovietica. Gli Stati Uniti non stabiliranno basi militari nel territorio degli stati dell’ex URSS che non sono membri della NATO, non utilizzeranno le loro infrastrutture per attività militari o svilupperanno con loro una cooperazione militare bilaterale.
In una seconda bozza di documento alla NATO e anch’essa destinata al pubblico europeo, la Russia ha chiesto il ritiro delle forze militari e degli armamenti schierati dalla NATO dopo il 1997 nell’Europa orientale e nei Paesi baltici (articolo 4). L’articolo 6 esplicita ancora una volta la questione centrale dell’espansione della NATO,
Tutti gli Stati membri della NATO si impegnano ad astenersi da qualsiasi ulteriore allargamento della NATO, compresa l’adesione dell’Ucraina e di altri Stati.
Quindi, insieme, attraverso questi trattati, i russi chiedono un nuovo approccio all’architettura di sicurezza dell’Europa su cui credono di esercitare un’influenza significativa e un’influenza simile agli Stati Uniti. Mentre le linee rosse della Russia sono in discussione, ciò che è chiaro è che qualsiasi ulteriore espansione della NATO nell’Europa orientale o degli Stati Uniti o dell’assistenza militare bilaterale dei suoi membri all’Ucraina, in particolare sullo sviluppo di sistemi d’arma offensivi, inviterebbe quasi certamente una ritorsione risposta. La risposta scritta formale degli Stati Uniti alla bozza di accordo russa ha aggirato tutte le questioni centrali delineate da Mosca, il che significa che la crisi rimane in una grave situazione di stallo.
I pericoli dell’espansione della NATO e la creazione di un nemico dalla Russia del dopo Guerra Fredda erano stati previsti, ironicamente, nientemeno che dal principale autore della dottrina del contenimento della Guerra Fredda, George F Kennan, il quale avvertì che sarebbe stato un “errore strategico di proporzioni potenzialmente epiche”. l’espansione della NATO, scrisse Kennan nel 1997,
sarebbe l’errore più fatale della politica americana nell’era del dopo Guerra Fredda. Ci si può aspettare che una decisione del genere… spinga la politica estera russa in direzioni decisamente non di nostro gradimento.
Come abbiamo visto, il sistema di sicurezza collettiva in Europa dopo la Guerra Fredda si è sviluppato a spese della Russia. La storia attesta, come riassume eloquentemente Dmitry Trenin,
se una grande potenza sconfitta non è stata incorporata nell’ordine del dopoguerra, o se non le è stato offerto un posto in esso che ritenga accettabile, nel tempo inizierà ad agire per distruggere quell’ordine o, a per lo meno, alterandolo in modo significativo.
L’Europa si trova oggi in questo frangente.
Le ambizioni esorbitanti della NATO e degli Stati Uniti hanno portato alla creazione di impegni nell’Europa orientale che potrebbero non valere la carta su cui sono scritti. Non sarebbe un’esagerazione affermare che la geostrategia russa nell’ultimo decennio ha contribuito profondamente alla fine dell’era unipolare.
Zorawar Daulet Singh è ricercatore aggiunto presso l’Institute of Chinese Studies di Delhi e autore di Powershift: Relazioni India-Cina in un mondo multipolare. Twitta @Z_DauletSingh. Le opinioni sono personali.
Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta dall’Economic and Political Weekly (EPW). È stato riprodotto qui con autorizzazione dell’autore.
Per gentile concessione di Vision & Global Trends
Calamity Jane non si disintossicò mai dall’alcol; la bottiglia fu sempre presente nella sua vita. Morì sola, depressa e alcolizzata in un hotel il primo agosto 1903. Aveva 51 anni. Non si saprà mai se a causa dall’alcolismo, da una polmonite o altro. Il suo corpo verrà sepolto vicino al cadavere di Hickok nel cimitero di Mount Moriah all’interno di una fossa comune. Fu una sua espressa richiesta in vita.
Jane fu sicuramente una figura scomoda e imprevedibile, ma non va dimenticata anche la sua generosità verso i bisognosi. Diede prova di altruismo durante l’epidemia di vaiolo che si abbatté sugli abitanti di Deadwood nel 1876. Lavorò giorni e notti come infermiera: donò cibo, imboccò gente, lenì ferite, confortava i malati. Non si risparmiò fisicamente. Mai un grazie o un riconoscimento. Dopo la sua morte fu trovato un diario dove Calamity Jane scrisse fino agli ultimi giorni della propria vita. Il diario era rivolto a Janey, il figlio. Per molti studiosi però quel diario non fu altro che uno scrivere a se stessa.
L’epistolario fu scritto fra il 1877 e il 1902
Al termine di questo, Jane scriverà:
“Io credo che questo diario sia quasi finito” riferendosi alla propria vita giunta quasi al termine.
Di seguito la sua ultima lettera impressa nella raccolta (giugno 1902) era chiaramente rivolta a Janey
“Mi sento male e non ho molto da vivere. Porterò con me molti segreti Janey: Cosa sono e cosa avrei potuto essere. Non sono nera come mi hanno dipinta. Voglio che tu lo creda. Gli occhi mi hanno privata del piacere che provavo guardando la tua foto. Non ci vedo più a scrivere. Devo dirti qualcosa. Se mai venissi quaggiù, metti a posto la mia vecchia casa e sii certa di trovare il Generale Allen di Billings. E’ stato un buon amico. C’è una cosa che ti dovrei confessare ma proprio non posso. Me la porterò nella tomba. Perdonami e tieni conto che ero sola”.
Calamity Jane diverrà a breve cieca e non continuerà mai più il suo diario.
Jane fu sicuramente una figura scomoda e imprevedibile, ma va ricordata anche la sua generosità verso i bisognosi. Diede prova di altruismo durante l’epidemia di vaiolo che si abbatté sugli abitanti di Deadwood nel 1876. Lavorò giorni e notti come infermiera: donò cibo, imboccò gente, lenì ferite. Non si risparmiò fisicamente. Mai un grazie o un riconoscimento.
Ndr Non so quanta realtà ci fosse nella figura di Calamity.Jane ma sono certa di quanto potesse essere scomodo esaltare una figura femminile forte, determinata, reazionaria oltre che prevaricatrice verso l’uomo. Una donna dall’atteggiamento volgare che sparava come un uomo, cavalcava come un buttero, si ubriacava nei saloon, si prostituiva, comandava spedizioni e spesso surclassava intere schiere di uomini. Tutto ciò sarebbe stato come ammetterne la forza o addirittura la superiorità della donna in un mondo e in un’epoca estremamente maschilista. Certo è che vi sono storici che ne cancellano addirittura l’esistenza, altri che la reputano solo bugiarda e infingarda, altri ancora che nemmeno si sono presi la briga di approfondirne il passaggio.
Non tutto fu verità nella sua vita, molti fatti furono inventati da lei. Molte date infatti non collimano con ciò che asseriva come l’avere avuto il figlio con Bill Will (i tempi erano improbabili) Quello che è certo fu la sua presenza nella storia del West, donna guerriera, pistolera, combattente e determinata.
A questo punto facciamoci una domanda: “Come sarebbe stata la sua vita se la madre (prostituta) non fosse morta in quel viaggio e il padre non avesse abbandonato i sei figli lasciandola a 13 anni con un’enorme responsabilità?.
Chi era Martha Jane Cannary?
La sua leggenda continua...
“Mi raccomando, non lo chiamare Ippocrasso o preparato per vin brulé”.
È cominciata così una breve ma sostanziosa intervista con Alessandro Rabassi, giovane vignaiolo a sua insaputa. La location? L’Osteria Le Terme di Massaciuccoli (Massarosa, prov. di Lucca) a margine di una delle tante serate di…vine dove Alessandro ha presentato il “suo E.P.”, un vino aromatizzato particolare.
Particolare in tutto il suo percorso di preparazione.
- Come ti è venuta l’idea di produrre un vino aromatizzato e commercializzarlo?
“Dopo essermi trovato al posto giusto nel momento giusto, come spesso accade. E il posto nel momento giusto è stato quando sono entrato in possesso di una “ricetta antica” redatta da alcuni frati di un convento di Livorno”
- Ma dalla ricetta alla produzione che percorso hai scelto?
“Certo ha influito l’amicizia con un giovane produttore di vino della Valdera, in quella parte sud della Provincia di Pisa. Più precisamente nel Comune di Terricciola, località Soiano, che fa parte della Doc Chianti delle Colline Pisane: Azienda Davide Rizzato”.
- Che vino hai scelto?.
“Su consiglio di Davide mi sono orientato sul classico assemblaggio di vitigni toscani che solitamente danno origine al Chianti di quelle zone: insieme di sangiovese e canaiolo vinificati alla vecchia maniera in vasche inox”.
- Scusami, hai messo anche del miele? Perché così fosse sarebbe un Ippocrasso o ipocrasso, non credi?
“No. Mi sono attenuto fedelmente a quanto riportato nella ricetta dei frati livornesi. Dolcificato con fruttosio. La speziatura è data principalmente da cannella, chiodi di garofano e cardamomo verde. Quest’ultimo, come tu sai, è una spezia rara e preziosa dal sapore leggermente piccante e fruttato e riesce a dare al mio vino quel tocco che lo rende diverso dagli altri”.
l'intervista |
- Spiegami come procedi per aromatizzare il vino.
“Seguendo alla lettera quanto riportato nella ricetta. I Frati lo producevano utilizzando il vino che consumavano in convento e il loro scopo era produrre un infuso utile per alleviare i sintomi causati da tosse e raffreddore, mal di denti e per problemi di digestione. Dovendolo commercializzare come vino particolare indicandolo in abbinamento con alcuni dessert o come conclusione di un pasto, la preparazione prevede una macerazione della durata di 45-50 giorni in inox per poi pastorizzarlo a 70°. Altro non posso aggiungere perché deve rimanere segreto”.
- Lo hai chiamato E. P. Perché?
“E sta per prova, la n. 5 contraddistinta dalla lettera E, P per averlo pastorizzato. Tutto qui”.
Non è stato facile disegnare il ritratto di un promettente vignaiolo alle prime armi in un contesto di dedizione ai canoni di particolari vinificazioni. Parlare con Alessandro il tutto si è tradotto in frasi dirette senza alcuna retorica tipica dei produttori navigati. Le sue risposte che si collegano, senza compromessi, alla verità. Al momento nessuna concessione al marketing; solo un desiderio di far conoscere ed assaggiare il frutto di una sua invenzione.
L’Assaggio:
- EP vino aromatizzato. Base sangiovese e ciliegiolo, aromatizzato. Il vino alla base si mostra vestito di quelle note fruttate che lo rendono perfettamente bilanciato, da bere così com'è. L’aggiunta dell’aromatico lo rende di una dolcezza equilibrata che lascia un palato asciutto e rende il sorso appagante. A differenza di altri è il cardamomo verde che lo rende diverso, unico. Gradevole e dalla forte personalità, speziato nei profumi, pungente nel gusto.
E bravo Alessandro, sono sicuro che torneremo a parlare del tuo E.P. molto presto. Chapeau!
Urano Cupisti
Assaggio effettuato il 19 gennaio 2022
Alessandro Rabassi
Contatti:
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cellulare 349 7811823
Gerhard Schröder |
L'ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder, già presidente di Nord Stream, il gasdotto che attraverso il mar Baltico dovrebbe collegare direttamente la Russia alla Germania, e buon amico di Vladimir Putin, è stato nominato consigliere di amministrazione di Gazprom, la compagnia energetica russa che sovrintende alla costruzione di Nord Strem 2. La nomina è stata decisa nello scorso giugno a San Pietroburgo dagli azionisti stessi.
L’accettazione della nomina da parte dell’ex cancelliere è stata criticata in Germania da più parti, soprattutto da coloro che si ostinano a considerare la Russia come paese ostile alla Germania e, in generale, all’Europa. Addirittura il presidente della commissione di difesa del parlamento tedesco, Marie-Agnes Strack-Zimmermann, ha suggerito di privarlo della pensione che riceve come ex cancelliere e dello stesso avviso anche Stefan Müller, dell'Unione sociale cristiana bavarese.
Imperterrito però l’ex cancelliere tira dritto, insensibile alle critiche. Venerdì pomeriggio durante la cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali di Pechino, si è affidato a LinkedIn per criticare coloro che hanno boicottato l'evento sui diritti umani di Pechino, affermando che la Cina è il "mercato di vendita più importante della Germania": "Chiunque voglia fare pressione sulla Cina con richieste di boicottaggio e moralizzazione della politica estera sta facendo un gioco pericoloso", ha scritto sul social.
I rapporti tra Stati Uniti, Germania e Russia vanno quindi complicandosi sempre di più: l'attuale cancelliere tedesco Olaf Scholz partirà per Washington domenica per colloqui con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e visiterà Kiev e Mosca la settimana successiva.
Il Partito Socialista Progressista dellUcraina ha reagito alla spinta verso la guerra, che viene dai paesi occidentali per un conflitto militare tra Ucraina e Russia. Natalia Vitrenko e Vladimir Marchenko, preisidente e vice presidente del PSPU, hanno inviato un appello/dichiarazione di condanna ai vertici di Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Polonia e NATO, con copia ai vertici di ONU, Consiglio d’Europa, OSCE, Ucraina e Russia, intitolato “Smettete di fornire armi e fare ricatti politici per incitare l’Ucraina alla guerra con la Russia!”.
Ritengono che questa posizione sensata, inviata alle strutture internazionali competenti e ai massimi funzionari degli stati, sia il contributo del PSPU a prevenire una guerra fratricida, per impedire provocazioni con il rischio di una terza guerra mondiale.
Lo scontro globale tra Russia e Stati Uniti si sta spostando dalle norme diplomatiche a quelle militari-diplomatiche con il pericolo di degenerare in un conflitto militare. Il 15 dicembre 2021, la Russia ha avanzato richieste agli Stati Uniti e alla NATO per una garanzia
pacifica della sua sicurezza.
L ‘estensione/avanzamento della NATO verso est, trascinando Ucraina, Georgia, Moldova nella NATO, costituisce legittimamente una minaccia per la sicurezza della Federazione Russa. La discussione delle proposte della Russia per una soluzione negoziale, si è svolta con gli Stati Uniti a Ginevra il 10 gennaio, con la NATO a Bruxelles il 12 gennaio e con i paesi dell’OSCE a Vienna il 13 gennaio, ma per ora, non hanno dato risposte tangibili.
L’Ucraina in questo scontro tra le potenze mondiali è diventata sia un fattore scatenante che una vittima potenziale per il suo popolo.
La N. Vitrenko e V. Marchenko hanno anche denunciato la falsa interpretazione da parte dell’Occidente della sovranità dell’Ucraina e la sua manipolazione nell’interesse dei paesi della NATO. “ Per l’Ucraina una catastrofe con la propria sovranità violentata. Gli Stati Uniti e la NATO stanno manipolando il nostro Paese e, dopo averne violentato la sovranità, stanno ingannando la comunità mondiale, trasformando il popolo ucraino, già immiserito e impoverito di questi anni del dopo Maidan, in carne da cannone con una guerra.”
Smettete di fornire armi e fare ricatti politici per incitare l’Ucraina alla guerra con la Russia!
Dichiarazione del Comitato Centrale del Partito Socialista Progressista dell’Ucraina
“ Al presidente degli Stati Uniti George Biden
Al primo ministro britannico B. Johnson
Al Primo Ministro canadese J. Trudeau
Al Presidente della Polonia A.Duda
Al segretario generale della NATO J. Stoltenberg
Al Segretario Generale delle Nazioni Unite A. Guterres
Al Segretario Generale del Consiglio d’Euro pa M. Pejčinović-Buric
Al Segretario Generale dell’OSCE H.-M. Schmid
Al Presidente dell’Ucraina V. Zelensky
Al Presidente della Federazione Russa V. Putin
Kiev, 19 gennaio 2022
Insigni capi di stato, capi di autorevoli organizzazioni internazionali!
Il Comitato Centrale del Partito Socialista Progressista dell’Ucraina, esprimendo la sua profonda preoccupazione per la catastrofe socioeconomica dell’Ucraina, considera inaccettabile e pericoloso, sia per i cittadini ucraini che per l’intera comunità mondiale, l’incitamento alla guerra con la Russia, mediante il ricatto politico dell’Ucraina. A questo, il nostro paese è incitato dai paesi occidentali guidati dagli Stati Uniti e dalla NATO.
Dal 2014, con nostro grande rammarico, in Ucraina è in corso una guerra fratricida, in cui sono già morti più di 15.000 civili innocenti. In violazione del diritto internazionale e l’art. 17 della Costituzione dell’Ucraina, le forze armate del nostro Stato sono coinvolte in questo conflitto. A nostro avviso, la ragione di questa situazione in Ucraina non è stata solo la riscrittura della storia e la glorificazione dei collaborazionisti ucraini, complici di Hitler dell’OUN-UPA, ma anche la conduzione di una politica inaccettabile per uno stato civile, basata sull’ideologia di una Ucraina nazionalista e radicale, fascista. Fu questo nel 2014, che diede origine all’odio nazionale e religioso, alla discriminazione nei confronti delle minoranze, che ovviamente portò alla disgregazione del nostro Paese. Tale politica è sancita dalle leggi sulla purezza della popolazione ucraina, sulla “decomunistizzazione”, sulle minoranze nazionali e sulle lingue.
La spaccatura della società e l’inganno del nostro popolo hanno rafforzato il percorso verso l’UE e la NATO imposti al nostro Paese. La sovranità dell’Ucraina nel 1991 è stata riconosciuta dalla comunità mondiale sulla base delle norme e dei principi stabiliti nella Dichiarazione sulla sovranità statale dell’Ucraina, che fu approvata due volte dal nostro popolo ai referendum pan-ucraini ( il 17 marzo e 1 dicembre 1991). È questa Dichiarazione che ha la massima forza legale. E questo significa che la comunità mondiale non solo ha riconosciuto, ma è anche obbligata a difendere la sovranità dell’Ucraina come Stato neutrale, senza blocchi, con un orientamento di politica estera indirizzata alla creazione di uno Stato unito con le ex repubbliche dell’URSS.
Comprendiamo che a voi, leader dei paesi occidentali, non piace una tale sovranità dello stato ucraino e non vi avvantaggia geopoliticamente. Ma questa è stata la scelta del nostro popolo, e non la falsa scelta del governo fantoccio ucraino, che sta trascinando il Paese nell’UE e nella NATO.
È un fatto indiscutibile che finché nel nostro Paese è stato mantenuto lo status di non blocco, abbiamo avuto pace e tranquillità. E il percorso verso l’UE e la NATO, la politica del nazionalismo radicale ucraino fascista, ha portato non solo a una catastrofe socioeconomica e alla perdita della sovranità statale, ma anche alla trasformazione del nostro popolo in carne da cannone della lotta geopolitica dell’Occidente contro Russia e Cina.
Il Comitato Centrale del Partito dei Socialisti Progressisti dell’Ucraina è categoricamente contrario a tale politica che costringe le autorità ucraine a provocare un conflitto militare su vasta scala con la Federazione Russa.
Le nostre conclusioni si basano non solo sulla retorica aggressiva dei funzionari dei vostri stati e dei leader della NATO, non solo sulla propaganda militarista delle attuali autorità ucraine e di tutti i suoi media, ma anche sulla fornitura costante di armi letali all’Ucraina, sulla costruzione di basi militari (essenzialmente straniere) sul nostro territorio, inviandoci sempre più forze speciali, istruttori e consiglieri dai vostri paesi.
Comprendiamo che il capitalismo, per sua natura oggettiva, sta precipitando in una crisi sempre più grave, che nei vostri paesi i problemi socio-economici stanno crescendo minacciosamente.
Comprendiamo che presto avrà luogo un evento grandioso nella Repubblica Popolare cinese: i Giochi Olimpici Invernali, che dimostreranno al mondo intero, un livello di sviluppo senza precedenti e per voi inarrivabile, di uno stato socialista. Ecco perché i vostri paesi hanno dichiarato un “boicottaggio diplomatico delle Olimpiadi” e per screditare questo grande festival mondiale dello sport, come nel 2008, serve una provocazione militare. Se non la Georgia con la Russia, questa volta l’Ucraina con la Russia. È chiaro che un conflitto militare è vantaggioso per voi, ma non per le vostre mani. Non riceverete bare di zinco, le vostre città e i vostri villaggi non cadranno in rovina. Siete abituati a farlo per mano di qualcun altro. Per fare questo, comprate e intimidite i poteri fantoccio delle vostre colonie.
Siamo categoricamente contrari al fatto che ciò avvenga, utilizzando le braccia dell’Ucraina e a spese del popolo ucraino.
Attiriamo la vostra attenzione sul fatto che la fornitura di armi all’Ucraina oggi, nell’attuale tesa situazione di conflitto, è contraria alla Carta delle Nazioni Unite, agli accordi di Minsk sulla soluzione pacifica del conflitto nel Donbass (gli accordi approvati dal Consiglio di sicurezza dell’ONU!), del diritto internazionale umanitario. In particolare, il Trattato internazionale sul commercio di armi (aprile 2013). innegabilmente, la fornitura di armi da parte dei vostri paesi all’Ucraina, danneggia la pace e la sicurezza, provoca un aumento del conflitto armato e della tensione. Ciò è espressamente vietato dai citati Accordi.
Richiamiamo inoltre la vostra attenzione, sul Codice di condotta internazionale circa i trasferimenti di armi, redatto nel 2000 dai vincitori del Premio Nobel per la pace. In particolare, all’art. 4 del Codice, sul “Rispetto del diritto internazionale umanitario” e dell’art. 8, sull’ “ Impegno a promuovere la pace, la sicurezza e la stabilità regionali”. Il Codice stesso invita a non fornire armi ad un regime neonazifascista e nel caso possa “determinarsi un numero significativo di sfollati”.
La pace e l’armonia in Ucraina non saranno favorite dalle forniture di armi, ma dall’attuazione degli accordi di Minsk, dal riconoscimento dell’ideologia criminale del nazionalismo ucraino radicale, dalla denazificazione e democratizzazione del nostro paese. Le autorità sia dei vostri paesi che dell’Ucraina devono rendersi conto che non sono la guerra e l’incitamento ad essa, i valori principali della civiltà mondiale.
Essi sono la pace, la vita, la salute spirituale e fisica delle persone.”.
Il presidente del PSPU Natalia Vitrenko
Corrispondenza da Kiev, a cura di Enrico Vigna, SOS UcrainaResistente/CIVG
(Spunti tratti dal libro “Processo alla vaccinazioni” di Arnaldo Brioschi e Alberto Donzelli (Ed. M. Manca)
Vaccinare una persona significa iniettare nel suo corpo milioni di batteri e di virus infettivi allo scopo di provocare un’infezione controllata. I vaccini, come tutti i farmaci, non provocano in tutti le stesse reazioni: ogni persona è portatrice di caratteristiche biologiche particolari. Uno stesso farmaco richiede posologie diverse da caso a caso perché non esistono due persone con identiche reattività immunologiche, nemmeno tra gemelli. I danni più gravi conseguenti alle vaccinazioni, non sono sempre immediati ma si verificano spesso a distanza di molti anni. E quando un individuo muore a causa dei vaccini può essere la punta di un iceberg della situazione generata nei vaccinati. I vaccini hanno la potenzialità di interferire negativamente sui codici genetici, soprattutto se vengono somministrati ripetutamente; questo mina le difese immunologiche dell’individuo e possono estendersi alle successive generazioni attraverso l’uovo, la placenta o il latte materno. Oltre ai possibili effetti cancerogeni ci sono anche i disturbi ghiandolari ed endocrini.
L’idea sbagliata della cultura dominante è che per debellare qualunque grande malattia è necessario inventare vaccini sempre più efficaci, da inoculare a più persone possibili. Ed è un’illusione credere che l’immunità possa essere garantita dalle vaccinazioni se non migliorano le condizioni generali di igiene nel rispetto delle leggi biologiche. La discesa delle curve epidemiologiche non è, nella stragrande maggioranza dei casi, legata alle pratiche vaccinali bensì a fattori di igiene ambientale e sociale che hanno permesso il miglioramento delle condizioni generali di vita delle popolazioni. Per esempio, il colera e la febbre tifoide sparirono dall’Europa prima che i loro virus e bacilli fossero isolati.
I vaccini hanno sicuramente offerto soluzioni sul breve periodo ma non di rado creano nel tempo problemi più complessi. Se gli accidenti post-vaccinali più gravi sono relativamente pochi i disturbi minori sono invece diffusissimi.
Alcuni ritengono necessarie le vaccinazioni per evitare ad altri il rischio di contagio. Ma è proprio il vaccinato con germi vivi ad esserne potenziale portatore. Se la vaccinazione offre veramente garanzia di immunità perché aver paura di quelli che non sono vaccinati? Se invece la vaccinazione non offre garanzia di sicurezza e immunità perché accanirsi per vaccinare tutti? Anche perché l’efficacia di un vaccino non dura più di qualche anno, nel migliore dei casi, o addirittura pochi mesi. Si dice che il vaccino è necessario perché protegge per il 90%. Quel 10% restante può contagiare una persona non vaccinata? Un individuo può essere considerato pericoloso se fosse contagiato dal virus e irresponsabilmente non rispettasse le regole, ma se sa di essere negativo ed in buona salute e rispettoso delle regole, perché rischiare i probabili effetti collaterali del vaccino? Se in seguito fosse contagiato avrebbe meno possibilità di finire in terapia intensiva? E’ solo un’ipotesi. Gli effetti più o meno pesanti dei virus dipendono del corredo immunitario e questo dallo stille di vita di ognuno.
In sostanza, lo Stato si riserva il diritto di penetrare nell’organismo dei cittadini e di invadere il loro corpo sotto forma di virus, il che equivale ad una specie di violazione di domicilio.
I virus sono ospiti silenziosi nell’organismo umano finché non intervengono le vere cause legate alle condizioni di vita a determinarne il risveglio, che potrebbero essere agenti chimici o fisici che ne accelerano la moltiplicazione permettendo di raggiungere la carica critica, come lo smog, lo stress, la cattiva alimentazione, un forte colpo di freddo, farmaci, affaticamento cronico.
Il congresso internazionale di Salute Pubblica, tenutosi a Losanna nel lontano ottobre del 1964, a conclusione dei suoi lavori ha emesso, tra l’altro le seguenti proposizioni:
art.2: In tutti i casi della prevenzione, della terapia, della salute e della vita dell’uomo e degli esseri viventi, sia applicata veramente la regola “Primum non nocere”.
art.5: Siano insegnate fin dalla scuola primaria le leggi delle morali biologiche e le regole dell’igiene della vita, al fine al fine di conseguire la restaurazione e la salvaguardia delle immunità naturali a tutti i livelli, dalla terra all’uomo.
art.7: Ogni persona abbia la possibilità, per se e per le persone su cui esercita la tutela legali, di scegliere il consigliere sanitario, mezzi profilattici e terapeutici che ritiene più opportuni e che nessuno possa imporli di seguire un qualsiasi trattamento preventivo o curativo o di sottomettersi ad una terapia che non approva.
art.8: I poteri pubblici si astengano da qualsiasi misura coercitiva diretta o indiretta, tendente ad obbligare chiunque a sottomettersi alla vaccinazione.
Art. ): ...Quelli che si oppongono a queste pratiche abbiano la possibilità di esprimere ufficialmente il loro punto di vista.
art.12: Che sia proibita, in tutte le fasi della produzione e distribuzione l’aggiunta di vitamine sintetiche o di altre sostanze chimiche di sintesi agli alimenti dell’uomo e degli animali.
art.18: Sia proibita, sotto qualsiasi forma, la propaganda dei produttori di vaccini, di medicinali e di alimenti non rispondenti a precise norme biologiche...
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La Riflessione!
Incrociamo le dita. Pare che la luce in fondo al tunnel si riesca a vedere anche se si comincia a paventare un’altra ondata di nuova pandemia, una mutazione dell’Omicron. Ma la riflessione di oggi è verso “una pandemia diversa”, altrettanto letale. È un “virus” nato, per i credenti, da quel famoso morso alla mela; per i non credenti è intrinseco nel genere umano. La supremazia di uno sull’altro. Dove voglio parare? Sui venti di guerra tra Russia e Ucraina che colpiscono l’Italia più esposta degli altri paesi dell’Europa per i mix energetici molto inferiori. Gli aumenti dei prezzi delle nostre bottiglie di vino dovuto ai trasporti e i parte nei costi di produzione, è seriamente preoccupante. Altro motivo di forte preoccupazione è la notevole crescita, un vero e proprio boom, del vino cinese. Quando lanciai l’allarme nel lontano 2002 mi presero per matto. La fotografia dell’esistente in riferimento alle superfici vitate mondiali, è questa (fonte Corriere Vinicolo il giornale dell’UIV, Unione Italiana Vini): Prima la Spagna (944mila ettari), Seconda la Francia (753mila ettari), Terza la Cina (720mila ettari), Quarta l’Italia (671mila ettari), a seguire gli altri.
Chiudo questa riflessione provando a sorridere pensando che le Manifestazioni vinicole nel 2022 si faranno quasi tutte. Dobbiamo solo annotare nelle nostre agende le nuove date.
Frammento n. 1
Anche il vino italiano nella morsa degli aumenti.
Il 2022 si è aperto con un rincaro medio a carico delle aziende del 40% a bottiglia a causa di “una tempesta energetica” che peserà per 1,3 miliardi di Euro di costi aggiuntivi, tra aumenti monstre (straordinari, eccezionali, colossali) di bollette, materie prime e trasporti. I produttori di vino costretti a modificare i listini per non lavorare in perdita. È l’allarme lanciato da Unione Italiana Vini (UIV). Per l’associazione, che rappresenta l’85% delle esportazioni italiane del settore, si temono forti ripercussioni nel commercio con l’estero. L’Italia, infatti, è il Paese più esposto al rincaro di gas naturale ed energia rispetto ai concorrenti francesi e spagnoli che possono contare su mix energetici differenti e policy di contrasto più efficaci. “L’ultimo decreto licenziato dal Governo la scorsa settimana non basta. Nel breve periodo andrebbe affiancato dal taglio dell’Iva sulle bollette e da misure per calmierare anche il costo del gas, non previste dal testo”.
Frammento n. 2
Riordiniamo le date delle Manifestazioni previste nel 2022
Riporto le nuove date in ordine di effettuazione:
- dal 12 al 14 marzo, Wine&Siena;
- dal 13 al 14 marzo, Vignaioli di Montagna a Milano;
- 19 marzo, Primanteprima a Firenze;
- 20 marzo, Chianti Lovers, a Firenze;
- dal 20 al 21 marzo, Terre di Toscana a Lido di Camaiore (Lu);
- dal 21 al 22 marzo, Chianti Collection a Firenze;
- 23 marzo, Anteprima vernaccia di San Gimignano;
- 24 marzo, Anteprima Nobile di Montepulciano;
- 25 marzo L’Altra Toscana, a Firenze;
- dal 27 al 29 marzo, Sana Slow Wine, a Bologna;
- dal 9 al 10 aprile, Summa, a Magré (Alto Adige);
- dal 10 al 13 aprile, Vinitaly, Verona;
- dal 15 al 17 maggio, ProWine a Dusseldorf (Germania);
- dal 22 al 23 maggio, Terre d’Italia, Lido di Camaiore (Lu);
- dal 25 al 26 maggio, Anteprima Montefalco Sagrantino;
- dal 25 al 26 maggio, Anteprima Sagrantino, Montefalco (Pg)
- giugno, date ancora da comunicare, Anteprima Amarone, Verona.
Frammento n. 3
La Cina sempre più vicina.
vigneti cinesi |
Non ci credete nemmeno di fronte ai numeri? Dall’ultimo report stilato dal Corriere Vinicolo, il giornale dell’Unione Italiana Vino (UIV), questa è la situazione delle superfici vitate mondiali:
- Spagna 944mila ettari;
- Francia 753mila ettari;
- Cina 720mila ettari;
- Italia 671mila ettari.
Un altro dato? Nel 2002 la Cina aveva meno di 400mila ettari contro l’Italia che ne aveva più di 700mila. Fate due conti e…SVEGLIA!!!
Frammento n. 4
Noi Italiani non riusciamo a stare insieme nemmeno con l’attaccatutto.
Alle Anteprime Toscane, previste quest’anno a partire dal giorno 19 marzo, ne debutta una nuova: Anteprima dell’Altra Toscana. Dieci Consorzi rappresentanti tredici Denominazioni presentano le nuove annate. Piccole o meno conosciute, si ritengono non ben rappresentate da quei Consorzi tradizionali ritenuti “obsoleti e politicizzati”. E allora via per conto proprio. La location? Si parte con il “botto”. Addirittura insieme a Giotto, Brunelleschi, Masaccio che, nelle intenzioni dei “dissidenti” regalano valore e significato a ogni calice. Il Refettorio e l’Atrio del complesso Museale di Santa Maria Novella a pochi passi dalla Stazione Centrale. L’obiettivo è quello di raccontare una Toscana del Vino con punte di qualità sempre più alte. Rappresentate 13 DOP. “Tutelare i territori dove la Vite viene coltivata con arte da secoli”. E da quanto trapela negli ambienti fiorentini sarebbe il primo di altri “strappi”.
Frammento n. 5
Riccardo Illy, “adesso sono langarolo Docg”.
cantina Manzone |
Dopo aver acquisito l’Azienda Mastrojanni a Montalcino, Riccardo Illy sbarca in Piemonte, nel Barolo, ed acquista la Cantina Manzone di Monforte. Non solo un investimento ma portare a compimento quel progetto, il Polo del Gusto, che include anche nocciole e marmellate. “Diventare parte del territorio”.
Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)
Azienda Carmazzi |
Mai titolo così azzeccato. Non è farina del mio sacco bensì ripreso dal sito internet dell’Azienda Carmazzi di Torre del Lago Puccini, frazione del Comune di Viareggio.
Ad attendermi Paola Paradisi in un sabato “assolato” del mese di dicembre. Vivere a “due passi” da questa realtà e non saperlo. Meglio dire non conoscere questa realtà che oggi vanta essere uno dei riferimenti nazionali del “mondo del peperoncino” e non solo.
Mi ha accolto nella saletta adibita a showroom, senza tanti fronzoli, dove ti trovi subito a tuo agio.
Fiori Eduli |
“Tutti i prodotti che vedi sono nati dalla nostra passione per la pianta di peperoncino, coltivata con metodo biologico da oltre 30 anni per ottenere un raccolto di prima qualità”. Il termine biologico riecheggerà diverse volte nella lunga chiacchierata, come appartenenza ad una fede abbracciata e professata in tutta la filiera che comprende, oltre a circa 50 tipologie di peperoncino, anche fiori eduli (commestibili), ecopiante.
- Com’è nata questa azienda e chi ne fu l’artefice?
“L’Azienda Carmazzi è nata oltre un secolo fa, qui a Torre del Lago Puccini. La prima attività dell’azienda è stata l’agricoltura estensiva, seguita dalla produzione di fiori recisi e ortaggi. Già allora, in particolare per gli ortaggi, si praticava il “biologico” quando ancora era praticamente sconosciuto”.
Nel frattempo ci ha raggiunto il marito, Marco Carmazzi, il figlio del fondatore Eustachio Carmazzi. È stato Marco a dare all’attività familiare quell’impulso produttivo portandola a specializzarsi nel florovivaismo, con la produzione di piante fiorite in vaso, piante aromatiche, basilico, fragole e… peperoncino.
“Sì, sono passati già cinquant’anni da quel 1970 quando incominciai a dedicarmi, anima e corpo, a questo lavoro, coinvolgendo successivamente anche mia moglie Paola, oggi pilastro non solo nell’amministrare l’azienda (e di burocrazia ce n’è tanta, tanta, tanta) ma anche in serra, con continui suggerimenti che, alla luce dei successivi risultati, risultano
Ingresso |
sempre vincenti”.
I numeri parlano chiaro alla Floricoltura Carmazzi: oltre 20.000 mq di serre con impianti ad alta tecnologia, 5.000 mq di superficie non coperta e una produzione annuale di oltre 2.000.000 di piante. Nel 2012 anche Giacomo, figlio di Marco e Paola, ha iniziato a lavorare nell’azienda di famiglia.
- Vedo esposti numerosi premi, riconoscimenti, attestati per la qualità raggiunta…
“Nel 2012 alla 4° edizione di “Orticolario” ci aggiudicammo il primo premio per la realizzazione di un giardino innovativo dal titolo “Giardino d’Amor Novo” e nel 2013 a Londra alla 100° edizione del “Royal Horticoltural Society Chelsea Flower Show” fummo insigniti con la medaglia di bronzo per un’altra originale installazione fiorita, “The Sonic Pangea Garden””. È Paola ad indicarmi le due onorificenze.
- Mr PIC. Come è nato e cosa significa? Sempre Paola a rispondermi
“Mr PIC è il fiore all’occhiello della nostra azienda. Grazie all’ampiezza della nostra banca semi (ad oggi abbiamo catalogato più di 1.500 varietà), alle migliorie apportate alle tecniche di produzione nel corso del tempo e alle prestigiose collaborazioni, il brand Mr PIC vanta oggi un’immagine eccellente a livello nazionale ed internazionale”.
L'Erotico |
Marco, con un tono di voce riverente, rispettosa, ossequiosa, aggiunge: “Non possiamo non citare la collaborazione pluriennale avuta con Massimo Biagi dell’Accademia Italiana del Peperoncino ed esperto presso la Facoltà di Agraria del l’Università di Pisa. Massimo, venuto a mancare nel 2017, è stato per noi colui che ci ha fatto conoscere e produrre qui a Torre del Lago, l’Arlecchino Versilia®, il Rustico Versilia®, l’Habanero Clover®, il Dente di Coyote®, l’Habanero Gold®, l’Erotico®, il Capezzolo di Scimmia® e il rarissimo Pimento del Sahara®”.
- Da sempre il peperoncino, oltre per il suo carattere deciso a tavola, è conosciuto per le sue proprietà afrodisiache. La scienza ci ricorda che la capsaicina, principale responsabile della piccantezza, attiva i recettori del caldo presenti sulla lingua. Non solo; aumentando la sensibilità delle terminazioni nervose e del battito cardiaco, stimola il rilascio delle endorfine, come avviene nel rapporto sessuale. Ti accade nelle vendite giornaliere che vi siano richieste, magari bisbigliate, in tal senso?
Paola sorride e precisa: “Hai voglia tu. Tant’è che, a fronte di richieste dirette o indirette in tal senso, consiglio il nostro l’Erotico®, creato da Massimo Biagi. Alcuni lo considerano una sorta di viagra naturale. Una bomba! Provare per credere”.
Mi rivolgo ancora a Paola: - Non solo vendita, vero?
Paola spiega |
“Organizziamo tour nelle serre alla scoperta di curiosità e segreti sui fiori commestibili e sulla più ampia collezione di peperoncini d’Europa!. Toccare ed assaggiare tutte le nostre varietà di fiori eduli, descrivendone la coltivazione, le caratteristiche principali, le loro proprietà nutraceutiche significa accompagnare il visitatore in un viaggio sensoriale unico nel suo genere! A seguire la visita alla serra dei peperoncini, i frutti piccanti per eccellenza con la celebre collezione “Massimo Biagi”. I tour si concludono qui nello showroom Mr PIC in cui organizziamo una degustazione dei nostri prodotti al peperoncino e dei Fiori Commestibili BIO”. Cosa che ho fatto dietro i consigli di Paola.
“Sembra facile parlare del peperoncino”, Chapeau!
Urano Cupisti
Visita effettuata il 18 dicembre 2021.
Floricoltura Carmazzi
Via della Fontanella
Torre del Lago Puccini-Viareggio (Lu)
Tel: 0584 340941
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Gli esperti ritengono che la Russia sia riuscita a raggiungere uno spirito di cooperazione tra Stati Uniti e NATO. Il presidente dell'International Institute for Global Analysis Vision & Global Trends, il politologo Tiberio Graziani, ha affermato che "il documento americano può diventare un nuovo elemento sulla base del quale costruire le future negoziazioni".
ROMA, 27 gennaio. Mosca è riuscita a convincere gli Stati Uniti e la NATO a stabilire uno spirito di cooperazione e un approccio costruttivo nella discussione di questioni relative alle garanzie di sicurezza, sebbene permanga la pressione militare sulla Federazione Russa. Questa opinione è stata espressa giovedì in un'intervista a un corrispondente dell’agenzia russa TASS dal presidente dell'International Institute for Global Analysis Vision & Global Trends, il politologo Tiberio Graziani. "Mosca, nelle sue prime richieste di garanzie di sicurezza inviate a dicembre, chiedeva chiarezza. E sembra che Usa e Nato abbiano adottato il metodo formulato dalla Federazione Russa: documenti scritti e completa chiarezza", ha detto l'esperto, commentando il fatto che gli Stati Uniti e la NATO hanno inviato risposte scritte alle proposte di della Federazione Russa sulle garanzie di sicurezza. Ad avviso di Graziani, "il documento americano può diventare un nuovo elemento sulla base del quale costruire i negoziati futuri". " Ciò è importante non solo per i contatti russo-americani, ma anche per quelli russo-europei, vista la pressione esercitata da Washington sui governi degli Stati europei". La situazione generale "è sbloccata, almeno a livello di diplomazia". "Anche se c'è una certa ambiguità in termini militari", ha aggiunto. Secondo Graziani, nelle parole del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, che ha stilato la risposta della Nato, inviata contestualmente al documento americano, “c'era un tono di cooperazione, nonostante le continue pressioni militari sulla Russia”. Graziani ha ricordato che Stoltenberg sta finendo il suo mandato a capo dell'alleanza e "può alzare il tono". "È improbabile che il nuovo capo della NATO possa cambiare la strategia dell'alleanza, a meno che non diventi una figura così influente da poter riformare l'organizzazione. Ma questo mi sembra improbabile", ha concluso Graziani.
La situazione in Ukraina ai confini con la Russia diventa sempre più incandescente. Per il dottor Tiberio Graziani, presidente del think tank italiano Vision & Global Trends siamo in una situazione di stallo. Le posizioni del campo occidentale cioè USA, UE e NATO, e della Federazione Russa sono, al momento, molto lontane e inconciliabili. Gli approcci sono troppo diversi. In alcuni casi anche molto ambigui, permeati da una retorica che non facilita il dialogo. La Nato, ad esempio, attraverso le parole del suo massimo rappresentante, il Segretario generale Stoltenberg, ritiene che la stagione delle sfere di influenza tra le Grandi Potenze sia finita. La tesi per il dottor Graziani è un atteggiamento antistorico e fuorviante ed è smentito dai fatti e dallo stesso modus operandi della Nato che, dopo lo scioglimento dell'URSS, non ha mai smesso di espandersi ad Est creando seri problemi non solo per la stabilità regionale ma anche mondiale. Non dobbiamo dimenticare che esiste - storicamente - una strategia a lungo termine che l'Occidente, nelle sue diverse espressioni storiche, ha cercato di attuare contro lo spazio che oggi in gran parte appartiene alla Federazione Russa. Ricordiamo, ad esempio, i tentativi di Napoleone e Hitler. Questi tentativi, specifica Graziani, facevano però parte di una dinamica storica intraeuropea, cioè di un confronto militare e politico tra le nazioni dell'Europa continentale: la Francia rivoluzionaria di Napoleone contro la Russia degli zar e la Germania nazionalsocialista di Hitler contro quella di Stalin, l’Unione Sovietica. Nel caso dell'aggressione tedesca, solo l'intervento della Gran Bretagna e poi degli Stati Uniti (cioè di due potenze globaliste) ha reso lo scontro tra Berlino e Mosca uno scontro mondiale.
Il "nuovo" cosiddetto Occidente, quello emerso dalla seconda guerra mondiale - con a capo gli USA - dal punto di vista dell'analisi geopolitica utilizza lo spazio dell'Unione Europea come una vera testa di ponte lanciata contro la Federazione Russa per egemonizzare - militarmente (con la scusa di un'interpretazione unilaterale e particolare della sicurezza collettiva regionale e globale), politicamente (con la diffusione e l'"esportazione" di valori democratici, ma interpretati esclusivamente in versione liberaldemocratica), economicamente (secondo i dettami iperliberali del mercato globale) - l'intera massa eurasiatica. Nell'ambito di tale prospettiva geostrategica, il cosiddetto Occidente (principalmente USA e Gran Bretagna) assegna all'Ucraina un ruolo di utile pedina per stimolare e testare la resistenza di Mosca. Appare evidente, data la posta in gioco - ovvero il controllo della massa eurasiatica da parte del cosiddetto Occidente - che a Washington come a Londra non importi molto delle conseguenze che ricadrebbero sulla popolazione ucraina in particolare e sulle popolazioni dell'Europa continentale nel suo insieme. Nonostante ciò il dottor Graziani nonostante i fallimenti delle ultime settimane, crede che le strade diplomatiche debbano essere ancora perseguite.
La campagna antirussa da parte occidentale fa parte di quella serie di misure di accompagnamento che sostengono l'attuale pratica geopolitica volta a contenere e limitare la Federazione Russa. L'obiettivo è quello di creare un vasto clima psicologico in campo occidentale in grado di giustificare azioni contro la Russia, siano esse di natura giuridico-legale (come, ad esempio, le varie proposte di legge recentemente avanzate da alcuni senatori statunitensi contro Putin - Putin Accountability Act), sia militare (finanziamento degli armamenti per l'Ucraina) che politico. Ovviamente più cresce un clima generalizzato antirusso in Occidente, più è probabile un isolamento della Federazione Russa, più è probabile per Graziani uno scontro.
La crisi politica kazaka è un tipico esempio di come una crisi sociale e politica nazionale, sorta principalmente per cause interne, possa trasformarsi in una crisi regionale e persino globale, a causa della posizione geografica del paese. Per quanto riguarda le cause interne, prosegue il presidente del think tank italiano, queste sono di tre ordini diversi: sociale, economica e politica. Il Kazakistan, negli ultimi trent'anni, ha subito una trasformazione economica e sociale rapida e molto profonda che, se da un lato ha favorito lo sviluppo dell'intera nazione e creato le condizioni per la crescita di una classe media, ha tuttavia, come accade nel caso di trasformazioni di tale portata, ha impoverito ed emarginato alcuni ceti sociali creando un persistente malessere in alcuni strati della popolazione. Parallelamente alla trasformazione economica, c'è stata anche una trasformazione di natura politica, incentrata sulla costruzione dello Stato nazionale. Ciò ha portato a una redistribuzione del potere che ha ovviamente generato anche speranze di una maggiore partecipazione alle decisioni politiche delle classi emergenti, non sempre soddisfatte. Infine, negli ultimi anni l'avvio di riforme, in particolare di quelle volte a contrastare la corruzione, ha contribuito a marginalizzare alcuni gruppi di potere, peraltro costituiti secondo logiche tribali, se non proprio mafiose. L'insieme di questi problemi è stato il terreno su cui negli anni si sono sviluppate alcune reazioni, sfociate anche in manifestazioni violente. Questa fragilità del Kazakistan, resa ancora maggiore dalla presenza delle diverse etnie e confessioni religiose presenti nel Paese, è stata tuttavia tenuta sotto controllo grazie a un fermo indirizzo politico messo in atto negli anni dal presidente Nazarbayev e dal suo successore Tokayev e dal perseguimento di un atteggiamento multidirezionale in politica estera. La recente crisi, però, oltre a mettere in luce i problemi legati alla modernizzazione, ha anche messo in luce il fallimento di alcune aperture liberal-democratiche avviate da Nur-Sultan. L’ultima crisi di gennaio, contrariamente a quelle avvenute in passato, ha subito presentato caratteristiche particolari che hanno fatto pensare a una direzione esterna della rivolta. E qui entrano in gioco le cause e gli interessi esterni. Il crollo dell'Asia centrale è stato ipotizzato dallo stratega e politologo statunitense Zbigniew Brzezinski, il teorico degli archi dell'instabilità. Ma il crollo auspicato non è finora avvenuto e ciò grazie alla politica di equilibrio che Kazakistan e Uzbekistan hanno stabilito negli ultimi trent'anni con Russia e Cina. Il pericolo di un prolungamento del conflitto interno originato dai moti di gennaio finalizzato al cambio di regime e all'ingovernabilità del Paese con la conseguenza di generare una grave e catastrofica crisi regionale, vista la delicata posizione geografica del Kazakistan, ha spinto il presidente Tokayev a chiedere l'intervento del CSTO (Organizzazione del Trattato di sicurezza Collettivo di cui fanno parte Armenia, Azerbaigian, Biellorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldavia, Russia, Tagikistan e Uzbekistan).
Tutti gli elementi fin qui emersi in merito a potenziali accordi tra le parti coinvolte non descrivono oggettivamente un quadro ottimistico, né inducono a pensare a una soluzione a breve termine. Per Graziani siamo entrati in una nuova stagione di relazioni tra il cosiddetto Occidente e la Federazione Russa a cui dovremo abituarci. Molto probabilmente i colloqui diplomatici, se dureranno, daranno più tempo a chi in Europa vede più vantaggi che svantaggi nelle relazioni con la Russia.