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America e Russia sembrano tornati alla guerra fredda di un tempo. Dal 1° novembre Mosca sospenderà il funzionamento della sua missione presso la Nato e le operazioni della missione militare di collegamento della Nato a Mosca. L'America ha già convinto gli alleati europei a non importare più il gas russo, fino ad ora venduto a prezzo relativamente basso, e a importare quello americano (liquefatto per il trasporto) molto più costoso, ma che a suo parere renderebbe l'Europa più indipendente dalla Russia, con buona pace delle bollette energetiche che il nostro paese dovrà affrontare, di gran lunga più costose, le prime conseguenze le vedremo questo inverno.
In questo modo i paesi del Patto Atlantico, a detta degli USA, metteranno all'angolo la potenza russa? Lo chiediamo al presidente di Vision&Global Trends, International Institute for Global Analyses, dott. Tiberio Graziani:” I rapporti tra la Federazione Russa e la Nato sono sempre stati tesi, se si eccettua il breve periodo che intercorse tra il 2002 e il 2008, vale a dire dalla “Dichiarazione di Roma”, firmata a Pratica di Mare nel corso del vertice NATO-Russia, fino alla crisi georgiana e la tensione nel 2014, con un'altra crisi internazionale, quella relativa alla Crimea. Tenuto conto di ciò, la notizia non mi ha affatto colto di sorpresa.”Afferma Graziani che continua:” La decisione di Mosca di sospendere i legami diplomatici a partire dal primo novembre era, a mio avviso, nell'aria; essa risulta essere la risposta, peraltro scontata, all'espulsione degli otto diplomatici russi della scorsa settimana. È, in sostanza, un altro episodio della “guerra delle espulsioni” di diplomatici iniziata tra Russia e USA nel marzo del 2018, che tuttora perdura e interessa alcuni paesi dell'Alleanza NATO (ad esempio la Gran Bretagna) e la stessa organizzazione della NATO, come sta accadendo in questi giorni. La Russia non continuerà a fingere che un cambiamento nelle relazioni con la Nato sia possibile nel prossimo futuro, ha sottolineato il ministro degli esteri russo Lavrov, annunciando la rottura con la NATO. Con tale affermazione, il ministro cerca di mettere un punto fermo in merito alle pessime relazioni NATO-Russia. In definitiva, Lavrov non vuole lasciare nel vago, molto semplicemente, i rapporti tra l'organizzazione atlantica e la Federazione russa."
Ma veniamo al nostro paese, chiediamo al Presidente Tiberi quali potrebbero essere le conseguenze dei rapporti tra l'Italia e la Federazione Russa: “certamente hanno un effetto negativo, a causa del fatto che i paesi membri dell'Unione sono anche membri dell'Alleanza atlantica. Tuttavia, questi ultimi screzi tra la Federazione e la NATO sono da leggersi anche in riferimento alla strategia che gli USA stanno mettendo in campo contro il costituendo asse Mosca-Pechino. C'è da aggiungere, al fine di avere un quadro più completo possibile, che con l'espulsione degli otto diplomatici di una settima fa, la NATO ha inviato un segnale non solo, ovviamente, alla Russia, ma anche ai suoi alleati, come la Francia e la Germania, che intrattengono relazioni con Mosca e Pechino. Per quanto concerne l'Italia, Roma seguirà le indicazioni della NATO. ” Per Graziani “allo stato attuale, non sembrano esserci le condizioni per tornare allo spirito di Pratica di Mare. Nel 2002, il presidente del Consiglio Berlusconi e il presidente della Commissione europea Prodi perseguivano in riferimento ai rapporti con la Russia un progetto che vedeva l'Italia e l'Unione Europea come ponte di collegamento tra il sistema occidentale a guida statunitense e la Federazione Russa. Ora le condizioni sono mutate ed anche gli uomini...”
Chiediamo ancora se L'Italia, guidata da Mario Draghi, che crediamo si renda conto che la Russia è un attore fondamentale per gestire l'attuale situazione di crisi in Afghanistan e altri dossier Internazionali, potrebbe realizzare un'operazione di avvicinamento, come una volta riuscì a Silvio Berlusconi:“allo stato attuale, non sembra ci siano le condizioni per tornare allo spirito di Pratica di Mare. Ora le condizioni sono mutate ed anche gli uomini...”
Villa Talamo a Fonteblanda (GR). |
La Costa di quella magnifica Regione Italiana denominata Toscana è semplicemente stupenda e si estende per ben 397 Km., bagnata dal Mar Ligure nella parte centro settentrionale e dal Mar Tirreno in quella Meridionale. Una Costa fascinosa e straordinariamente accogliente che offre un'infinita possibilità di divertimenti e piaceri, sia per la diversificata morfologia sia per le sue famose e bellissime Località turistico-balneari: una di queste è sicuramente Orbetello in Provincia di Grosseto.
Orbetello è un Comune di circa 14.000 abitanti situato al centro dell'omonima e suggestiva Laguna, una delle più importanti Riserve Naturali Italiane, è unita al “Monte Argentario” da una strada costruita nel 1842 su un terrapieno artificiale (la diga), che ha diviso la Laguna in due specchi d'acqua ("Laguna di Levante" e "Laguna di Ponente"); fino al 1944 sulla diga correva anche una ferrovia che la collegava a Porto Santo Stefano. Una delle Frazioni del
Il Direttore Generale Philipp Kunz. |
Comune di Orbetello è “Fonteblanda”.
Fonteblanda è ubicata nel “Parco Naturale della Maremma” a pochi metri dalle spiagge bellissime di Bengodi, dell'Osa e della Puntata sul Golfo di Talamone e dai siti archeologici di “Poggio Talamonaccio”; si presenta come un moderno Paese sviluppatosi nel corso del XX Secolo intorno allo Scalo Ferroviario. Uscendo per poche centinaia di metri in direzione Sud dal Centro abitato di Fonteblanda, in Via Aurelia Vecchia, sulla destra c'è una strada sterrata, Via Gaetano Carotti, percorrendola per un breve tratto si arriva al Civico 8 in un “piccolo paradiso terrestre” : Villa Talamo .
“Villa Talamo”, maestoso edificio risalente al 1730, è un antico Convento di Suore, si suppone appartenente all'Ordine delle Benedettine visto che poco lontano da Talamone, in posizione dominante sulle colline maremmane di Poggio Lecci e Poggio Uccellina, sorgeva un altro importante Monastero Benedettino quello di “Santa Maria di Alberese”.
Nel 1996 “Villa Talamo” era della Famiglia Viganò e proprio in questo periodo il complesso venne profondamente ristrutturato; anni dopo subentrò nella titolarità la Famiglia
Namelaka a Forma di Pesca. Foto di Giorgio Dracopulos |
Zampolli. Nel 2008 il Milanese Egidio Zampolli con la Moglie Alessandra ei Figli Massimiliano, Manuela e Michelangelo, fecero di Villa Talamo la loro Casa. Egidio Zampolli, che purtroppo ci ha lasciati nel dicembre 2015, era un uomo gentile, leale e generoso, un vero signore, un grandissimo appassionato del mare, della nautica e della natura essendo anche un esperto cacciatore.
Villa Talamo a Fonteblanda (GR). Foto VT. |
Per decisione della Famiglia, che ha voluto condividere questo luogo da sogno, dal Luglio 2016 “Villa Talamo” è diventata un super accogliente Resort.
“Villa Talamo” è un luogo unico nel suo genere un magico scrigno protetto dal Promontorio di Bengodi e dalla natura incontaminata della verdeggiante macchia mediterranea. Un'oasi circondata dallo splendido Parco, dove spicca la grande Piscina Infinity, e dalle acque turchesi del Golfo di Talamone, il tutto con una vista mozzafiato sulle dolci Colline e spiagge color smeraldo compresa quella privata. “Villa Talamo” è una fuga da sogno sulla Costa Toscana proprio grazie a un panorama fronte mare a dir poco emozionante dove si contempla uno spettacolo creato dalla vista dell'Argentario, di Porto Santo Stefano, di Talamone, olteché dalle Isole del Giglio, di Giannutri e di Montecristo.
“Villa Talamo” dispone di sei meravigliose e super accoglienti camere e tre grandi e affascinanti suite, oltre a una grande appartamento padronale, ogni spazio è stato elegantemente arredato con mobili d'epoca di raffinata eleganza. Graziosa e storica la Cappella compresa nell'edificio e incantevole la Torre Campanaria che ancora scandisce le ore.
Dopo aver visitato con molto piacere tutta la struttura, grazie anche al gentile, bravo e disponibile General Manager Philipp Kunz (classe 1982, di origini Austriache), sopraggiunta l'ora di pranzo mi sono accomodato al Ristorante in una caratteristica e ospitale saletta totalmente a me dedicata con due soli tavolini apparecchiati. Con la buona stagione il Ristorante è all'aperto immerso nella magia della natura.
Ad accogliermi, con grande premura e simpatica familiarità, l'Executive Chef & Food and Beverage Management della Villa: Massimiliano Volonterio.
Massimiliano è nato a Como il 24 Novembre del 1980, fin da giovanissimo ha sempre apprezzato i piaceri della “buona tavola” visto che Mamma e Nonno erano dei veri Maestri di Cucina e lo Zio un grande Pasticciere, tutta questa gustosa influenza non poteva che portarlo , nel 2000, a diplomarsi all'Istituto Professionale Servizi per l'Enogastronomia e l'Ospitalità Alberghiera “Carlo Porta” di Milano. Dopo un brevissimo periodo di gavetta dove ha dimostrato la sua grande predisposizione e amore per la Cucina ha iniziato dal 2001 una carriera da Chef brillante davvero in Italia e all'Estero in Locali famosi e super “Stellati”. Dal Mese di Aprile 2021 Massimiliano Volonterio è a “Villa Talamo”.
Ma torniamo al Ristorante della Villa dove il Menu offre un'interessante scelta di piatti di mare e di terra. La Carta dei Vini è selezionata e non mancano le Bollicine.
Giorgio Dracopulos e lo Chef Massimiliano Volonterio |
Eccoci giunti alla degustazione fatta. In tavola un ricco cestino di panini, fragranti e gustosi, ai vari sapori, un Olio Extra Vergine di Oliva 100% Toscano molto buono e delicato, “FonteTinta” dell'Azienda I Lecci , e un Aceto molto interessante “Dolce Denso” dell' Antica Fattoria La Parrina . Il cibo è stato accompagnato da un Vino Rosso di grande classe: “ Fuligni 2013 Brunello di Montalcino Riserva”. Sono state servite le seguenti portate: - Cappuccio di zucca e le sue chips di focaccia fatta in casa; - Carpaccio di vitello al cioccolato,
Pancia di Maialino. Foto di Giorgio Dracopulos |
tartufo Toscano e Olio Extra Vergine di Oliva; - Paccheri (prodotti artigianalmente con semola di grano duro Toscano e trafilati al bronzo del Pastificio Morelli ) crema di patata affumicata, polpo croccante e mandorle; - Zuppa di pesce alla Maremmana con pescato di zona e pane integrale croccante; - Pancia di maialino, cavolo viola e chutney (salsa agrodolce) di miele; - Selezione di gustosi Formaggi della Tenuta Il Radichino Fratelli Pira ; - Namelaka (crema ultra cremosa, in questo caso dalla gradevolissima forma di pesca) al rosmarino e cioccolato bianco Noalya , sorbetto al limone e frutti di bosco; - Piccola Pasticceria della Casa.
Tutto decisamente buono con sapori e gusti spesso esaltanti, belle anche le presentazioni. La Cucina dello Chef Massimiliano Volonterio è estremamente genuina, piacevole, ricca, gustosa, saporita, leggera e bella, oltreché essere il frutto di una mano esperta. Le materie prime sono di ottima qualità, alcune raccolte direttamente dal suo orto personale ubicato nel parco, ed è molto apprezzabile la ricerca che lo Chef fa dei prodotti più validi e particolari del Territorio. In Cucina lo Chef è supportato dal bravo Capo Partita Pubudu Niroshan Samarawickrama, originario dello Sri Lanka, e da Alice.
Al Resort “Villa Talamo” di Fonteblanda, in Provincia di Grosseto, ho trovato una struttura estremamente affascinante, immersa nel verde e ubicata davanti a un panorama fantastico, che offre una speciale accoglienza personalizzata abbinata all'ottima cucina dello Chef Massimiliano Volonterio.
Giorgio Dracopulos
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La Riflessione!
La ripartenza è in atto. Eccome! E la confusione ne approfitta. È mancata una cabina di regia, una logica di lavoro. È prevalsa l’anarchia. Alle tradizionali manifestazioni organizzate da sempre nei mesi d’autunno come Milano Wine Week, Life of Wine, Autochtona, Modena Champagne Experience, Merano Wine Festival e Fivi si sono aggiunte, meglio dire sovrapposte nelle date, il Vinitaly Special Edition, le presentazioni di tutte le Guide comprese anche le nuove (una marea) e, udite udite, Benvenuto Brunello che lascia le Anteprime Toscane (mese di Febbraio) occupando il calendario dal 19 al 28 novembre. Senza dimenticare le innumerevoli iniziative delle cantine piccole e grandi. Avanti c’è ancora posto nella sovrapposizione!
Frammento n. 1
La provocazione: tappo a vite tutta la vita.
Riporto il pensiero di un grande produttore altoatesino, Franz Hass, estratto da un’intervista pubblicata su Cronache del Gusto del 6 ottobre u.s.
"Faccio vino da molti anni ed oggi tutte le mie etichette hanno il tappo a vite".
“Tutto è nato quando nel 1996 ho partecipato a una degustazione diciamo alternativa in Sardegna e da due anni lo uso su tutti i miei vini. Anche per quelli che fanno lunghi invecchiamenti. Non solo. Dagli studi specifici che ho fatto mi sono reso conto che i benefici del tappo a vite non sono solo per i bianchi, ma anche per i rossi che, anzi, ne godono di più". Diciamoci la verità: in Italia, come in Francia, ad esclusione dell’Alsazia, il tappo a vite non attacca. “No. Credo che il problema sia nella giusta comunicazione. Anch’io all'inizio ho avuto qualche difficoltà a far comprendere le differenze. Ma oggi posso affermare che il tappo a vite è la chiusura migliore per la qualità del vino". Non sarà mica una scelta collegata ai costi? "E' vero che il tappo a vite costa meno del tappo di sughero, ma se confrontiamo i prezzi di una tappatrice per il tappo a vite e quella per il sughero i costi sono molto diversi. Il guadagno? Non dobbiamo più sostituire le bottiglie che sanno di tappo". Ma alla fine è vero che il tappo a vite permette una conservazione migliore del vino? "Non solo si conserva meglio, ma invecchia benissimo". Aggiungo: c’è il vantaggio nell’uso della solforosa. Ma avrà o no un limite il tappo a vite? Possono essere tappati tutti i vini? “Personalmente ho solo 16 anni di esperienza con i tappi a vite. Ma ho confrontato i miei vini imbottigliati nel 2005 sia con tappo a vite che con tappo a sughero. Non c'è confronto. Vince il tappo a vite".E gli scettici? “L’invito in cantina e gli faccio assaggiare le prove che ho fatto negli ultimi anni. Chi la fa, poi, non esce più con la stessa idea". “I numeri italiani fanno fatica. In Alto Adige, su 135 aizende, circa 40 lavorano con il tappo a vite. Sono piccolissime, ma ci sono".
La provocazione ultima: Con gli spumanti come la mettiamo?
"C'è il tappo a corona. E si fa un prodotto migliore di quello che è". E l'aspetto sentimentale dello stappare? "Bisogna bere il vino, mica il tappo..." Ad ognuno la sua!
Frammento n. 2
La città di Marsala ha la Piazza Marco De Bartoli
Marco De Bartoli
È ufficiale, la città di Marsala rende omaggio ad un grandissimo personaggio del vino italiano. Marco De Bartoli visionario, indomabile, talentuoso. Giustissimo e doveroso che la sua città natale lo onori intitolandogli una piazza nel pieno centro storico. Chapeau!
Frammento n. 3
Salviamo il Pinot Grigio Ramato: non è un rosé.
Vogliono far passare il Pinot Grigio Ramato per un rosé. Il vino rosato è oggi, più che mai, sulla bocca di tutti. Ne consegue che l’industria vinicola è impegnata a cavalcare (ahimé ndr) l’onda della moda rosa con le conseguenze che registriamo. Ed ecco avanzare, sulla base di ragionamenti legati alla logica del cassetto, la manovra che ha portato recentemente alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della modifica del disciplinare della DOC delle Venezie che permetterà di utilizzare i termini rosato, rosé o ramato in etichetta indifferentemente, secondo le esigenze di marketing. E qui casca l’asino: rosato, rosè meglio di ramato. NO. Il pinot grigio ramato non è un Rosé!
Frammento n. 4
Il brett diventa un difetto tollerabile.
Felicemente adagiato sulle bucce dell’uva, i lieviti Brettanomyces, oltre finire nel mosto e di conseguenza nel vino, trovano posto anche nei e sui legni nelle cantine. L'invisibile terrore della stragrande maggioranza dei produttori, pronti a combatterlo a colpi di anidride solforosa. Ha un carattere lunatico il brett. Regala in realtà odori anche molto diversi tra loro. Odore da pollaio, o di cerotto disinfettante, di rancido ma anche di formaggio, di bacon e chiodi di garofano. E di sudore di cavallo, fagioli bruciati, latte acido ne vogliamo parlare? . Il brett è, con ogni probabilità, il lievito più controverso della scienza enologica, amato da alcuni, tollerato da altri, detestato dalla maggior parte. Nel comparto dei cosiddetti vini naturali, di quelli ispirati dall’eco sostenibilità, dalla filosofia biodinamica, è tollerato. Anzi; guai se un vino di questi comparti non ha il brett. Personalmente lo detesto ; rimane e rimarrà sempre un difetto del Vino!
Frammento n. 5
Benvenuto Brunello lascia le Anteprime di Toscana
Nuove date e collocazione nella seconda quindicina del mese di novembre per la rassegna Benvenuto Brunello. Dal 19 al 28. Siamo alla trentesima edizione: si cambia! Annata 2017 e riserva 2016 (una bomba). Il perché della decisione? “In una fase di grande cambiamento occorre avere il coraggio di innovare per centrare quegli obiettivi di promozione che le stesse aziende ci chiedono”. Così il Presidente del Consorzio Fabrizio Bindocci. Il format, rigorosamente su invito, vedrà lo spazio di due giorni per la stampa nazionale ed internazionale. Nei giorni successivi inviti selezionati per le rimanenti categorie. E Nobile Montepulciano, Vernaccia di San Gimignano, Chianti e Chianti Classico staranno a guardare? Chi vivrà vedrà.
Una segnalazione per tutti gli amici.
È uscito, in questi giorni, un interessante pubblicazione dal titolo VITIGNI, VINI RARI e ANTICHI nella collana Interferenze, editore Cinquesensi. Le unicità dell’Italia enoica.
Ivano Asperti, scrittore del vino, ci propone in questa opera ponderosa l’esito di un lungo lavoro di ricerca, studio, selezione e assaggi. “Vitigni, vini rari e antichi” è costruito con la pazienza di un ricercatore attento e con l’entusiastica determinazione di chi è mosso, prima di tutto, dalla passione. Un’opera importante, anzi necessaria che va a integrarsi alla già nutrita biblioteca relativa alla viticoltura e alla civiltà del vino. Da non perdere.
Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)
Il 2 ottobre, l’importante Associazione sindacale dei Carabinieri UNARMA ha diffuso un comunicato ricco di ben ponderate riflessioni critiche in merito alla adozione della certificazione verde, meglio nota come green pass, rivolgendosi alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Difesa, al Garante della Privacy, alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e al Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri (https://www.unarma.it/green-pass-il-continuo/).
Dopo aver opportunamente ricordato l’appoggio di UNARMA alla campagna vaccinale, la “lettera aperta” mette in luce, come perno centrale di tutte le successive argomentazioni,
· il fatto che le evidenze scientifiche maturate con la sperimentazione stanno dimostrando, “chiaramente e in maniera inoppugnabile, che anche i vaccinati contro il covid 19 possono contrarre il virus e possono trasmetterlo ad altri, sia vaccinati che non vaccinati”.
· Nel testo, poi, viene effettuato ampio riferimento a quanto recentemente scritto da Magistratura Democratica sulla rivista giuridica Questione Giustizia, con il documento intitolato “Sul dovere costituzionale e comunitario di disapplicazione del cd. decreto green pass”, documento in cui si denuncia l’incostituzionalità del decreto governativo (sia rispetto alla Carta italiana sia rispetto alla normativa europea) e in cui si sostiene che, nel nostro Paese, si starebbe realizzando un diffuso potere di polizia volto a mettere a repentaglio le libertà costituzionali fondamentali (libertà personale e libertà di circolazione prime fra tutte) e a violare i principi costituzionali fondamentali come il principio di eguaglianza, il principio di legalità ed il principio della certezza del diritto.
· Il comunicato evidenzia che, oltre a violare il dettato costituzionale, il green pass non sarebbe conforme alle direttive europee, che raccomandano di evitare qualsiasi forma di discriminazione nei confronti dei cittadini non vaccinati.
· E che il green pass, quindi, verrebbe a costituire un evidente quanto illegittimo disequilibrio fra la tutela dei diritti e l’adempimento dei doveri inderogabili, comportando effetti plurimi di discriminazione e trattamento differenziato, impedendo ai cittadini che ne sono privi di svolgere determinate attività e di poter accedere ad una serie di luoghi che contribuiscono al benessere psico-fisico ed alla tutela della dignità umana.
· Viene ribadito, poi, che, non essendo previsto l’obbligo vaccinale per tutti, la vaccinazione deve essere considerata una scelta personale, con il conseguente corollario che chi decide di non sottoporvisi, per qualsiasi motivo, non dovrebbe in alcun modo essere fatto oggetto di atti sproporzionati ed irragionevoli volti a determinare trattamenti differenziati.
· In definitiva, non risultando la cosiddetta certificazione verde essere un reale strumento in grado di garantire la sicurezza sanitaria dei cittadini, non dovrebbe costituire, di conseguenza, una condizione idonea all’imposizione di limiti legittimi nemmeno al diritto al lavoro.
· In sede conclusiva vengono avanzate le seguenti richieste:
1) assumere i provvedimenti di rispettiva competenza al fine di revocare immediatamente le disposizioni impartite, inerenti la certificazione verde quale condizione per il regolare ed usuale espletamento del lavoro;
2) predisporre, a carico dell’amministrazione, l’effettuazione di tamponi per tutti quei Carabinieri sprovvisti di green pass, che accedono sui luoghi o nell’ambiente di lavoro, costituendo convenzioni a titolo gratuito in tutti i presidi territoriali d’Italia.
Insomma, un testo che merita indubbiamente di essere esaminato con cura e che, vista la peculiare credibilità della fonte, neppure il più dogmatico vaccinista dovrebbe sentirsi autorizzato ad accusare di semplicistico novaxismo.
Grane in vista per FI. Roberto Casalena, nostro collega responsabile del settore economico della Flip nonché direttore della testata "www.economicomensile.it" è stato a sua insaputa escluso dalla lista dei candidati alle elezioni comunali di Roma. Ora c'è il rischio che per la cancellazione di un candidato, appunto Roberto Casalena, possa essere annullata l'elezione del I Municipio e Comune, per l'eventuale richiesta di broglio elettorale.
Tra DC e UDC era stato effettuato un accordo con FI, tramite il Senatore Maurizio Gasaparri, per partecipare insieme alle elezioni dei Municipi di Roma, nonchè del Sindaco, tant'è che, poi, sui biglietti e locandine elettorali è stato stampato il simbolo di FI, con sotto lo Scudo Crociato e la scritta Unione di Centro (DC e UDC). Poi l'intesa è stata disattesa, successivamente, almeno in parte. perchè? Infatti un candidato DC per il I Municipio, il dott. Casalena, è stato cancellato unilateralmente dalla lista elettorale, e quanto risulterebbe all'insaputa di Gasparri, effettuato dal suo braccio destro per Roma, Giordano Tredicine e senza motivazioni.Tra l'altro il Tredicine ha avvertito solo il 20 di Settembre, con un messaggio Whatsapp, il Segretario politico della DC, Franco De Simoni, sulla eliminazione del candidato in questione,
E' bene ricordare che Giordano Tredicine è passato dalle caldarroste alla politica ed è il pronipote tecnologico della dynasty che controlla camion bar e bancarelle. Esponente del Pdl, secondo la procura aveva una stretta rete di relazioni con Buzzi e Carminati. E forse, Tredicine, abituato a fare il bello e il cattivo tempo, ha scavalcato anche l'accordo preso da Gasparri con UDC e DC, eliminando sua sponte un candidato della DC dalla lista del I Municipio. Siamo alla frutta? Perché se Gasparri si è ridotto a far gestire la macchina burocratica delle elezioni a Roma ad uno come Tredicine vorrebbe dire che nella Capitale comanderebbe Tredicine al posto del coordinatore di FI, Gasparri.
Provenienti dalle omonime corazzate austriache, veri e propri trofei della Grande Guerra , i due cimeli rappresentano la più eloquente ed immediata simbologia per l'identificazione dell'edificio.
- A destra dalla “Viribus Unitis” : affondata durante la 1° guerra mondiale, nel 1918 nella rada di Pola, dal primo mezzo d'assalto subacqueo :la torpedine semovente detta “mignatta”, ideata dall'ufficiale Raffaele Rossetti, dal medesimo pilotata , insieme ad altro ufficiale Raffaele Paolucci .
- Sulla sinistra dalla “Tegetthoff” : dall'omonimo nome dell'Ammiraglio che la comandava.
Alla conclusione delle ostilità, la corazzata requisita dai vittoriosi Alleati, dopo aver raggiunto Venezia, il 22 marzo 1919, privata della bandiera e con a bordo equipaggio italiano, in conseguenza delle disposizioni del trattato di Saint-Germain-en-Laye del 10 settembre 1919 , fu assegnata, su esplicita richiesta, all'Italia, come bottino di guerra. Trasferita successivamente nei cantieri di La Spezia, fu demolita nel 1924 /1925.
Si lavava così l'onta subita dalla grande sconfitta di Lissa del 1866, durante la III guerra di Indipendenza, che aveva visto, l'austro- ungarica Ammiraglia, sconfiggere la più ben perfomante flotta italiana.
Leggendaria rimane la nota asserzione attribuita all'ammiraglio Tegetthoff , che recitava così :
«Navi di legno comandate da uomini con la testa di ferro hanno combattuto navi di ferro comandate da uomini con la testa di legno»... con chiaro riferimento all'inettitudine dei comandi italiani.
Ecco quindi come le due ancore, simboleggiano la tradizione marinara italiana e l'epopea risorgimentale che ha condotto all'Unità d'Italia, riconquistata dopo la prima Guerra mondiale.
Ma proprio sopra le ancore, sull'avancorpo centrale della facciata nel romanissimo travertino, il progettista Giulio Magni, nipote di Giuseppe Valadier, si distacca dai dei primi cantieri post-unitari del Vittoriano, ai quali contribuì con il suo stesso autore Sacconi, rinunciando quindi a monumentali statue e fastigi, affidando “la funzione comunicativa” alle più antiche glorie italiane sul mare, di Venezia, Genova e Roma, iscritte sui cartigli degli architravi delle monumentali finestre a timpano centinato del secondo registro, scandite dalle michelangiolesche paraste di ordine “gigante ” che sorreggono una rigorosa trabeazione.
Accostamento dei variegati stili che riconosciamo, fin da questo primo impatto, in neoclassico, neo- rinascimentale e neo-barocco, ben orchestrato, diventa allegoria densa di riferimenti culturali, evolvendo in quello che in architettura chiamiamo “eclettismo”, ovvero un insieme di tratti distintivi e di stilemi declinati in una nuova sintassi, di grande capacità e qualità, che si sviluppa nei primi del '900 e che connoterà i grandi Palazzi ministeriali, le grandi Banche , le Prefetture ecc.
Tale architettura , ornata da rimandi continui alle marinare tradizioni, fatti di timoni, rostri, ancore, navi, tritoni , prore ed animali marini , coniugata ad un enfatico linguaggio di regime, ci accompagnerà nella lettura degli interni dell'edificio...
Ed allora entriamo, in questa magniloquente monumento, ma rispettoso della tradizione costruttiva romana , fatto di mattoni vestiti di “marmoraccio romano” ...
ATRIO
Nel grande atrio, le tre sculture in bronzo a patina oro delle Vittorie alate, disegnate da Magni (modello di riferimento: dal bronzetto conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli , proveniente da Pompei) e due rappresentazioni statuarie di Cristoforo Colombo e del trecentesco Ammiraglio veneziano Vittor Pisano ci danno il benvenuto, prima di approdare nel “Cortile d'Onore”…
CORTE D'ONORE
E' una fontana di berniniana memoria, evocante quella di piazza San Pietro, che fa da punto focale centrale alle quattro “eclettiche” facciate, che racchiudono la Corte, dove , corrono nei lati lunghi due gallerie sovrapposte sottolineate dai ritmi delle lesene che le incorniciano . Inseriti nei fregi delle maestose finestre, simboli vegetali quali la quercia= forza, la palma= vittoria e l'alloro= pace vittoriosa, si alternano a locuzioni dei patriottici poeti Carducci, Pascoli e D'annunzio, tipo “Memento Audere Sempre” (ricorda di osare sempre) desunta direttamente dall'acronimo MAS, (Motoscafo armato silurante ).
Punteggiati simboli marini, rifiniscono sofisticamente questa straordinaria fantasia.
SCALONE CENTRALE
In illusionistica prospettiva, Magni svela la sua grande conoscenza dell'architettura tardo barocca, che realizza, con grande respiro, in questa monumentale scala, con l'audace suggestione delle onde del mare, materializzate in pregiati marmi italiani, nei sedili-corrimano laterali della prima rampa si arrampica fino ad un secondo livello, per lì dividersi a “tenaglia”. Sorvegliata dai busti del generale Caio Duilio ( primo grande ammiraglio della storia romana, II secolo ac) e dell'ammiraglio Andrea Doria ( Repubblica di Genova 1466 -1560 ) Tiene tutto sotto spicco un colorato sfondo vetrato, del maestro romano Cesare Picchiarini (Roma, 1871 – 1943 ) .
Sulla volta nella parte centrale, un dipinto firmato da Giuseppe Rivaroli 1928, raffigurante “ Roma Trionfante ” sul mare tanto cara ai miti del Governatorato.
Stesso autore, sulle pareti corrono i suoi dipinti dei tre mari d'Italia Adriatico, Ionio, Tirreno che si ricompongono, dallo strappato controllo all'Austria dell'Adriatico, il Mediterraneo “Mare nostrum ”.
SALONE DEI MARMI
Preceduto da un anticamera, illuminata da ancora una magia di vetri colorati disegnati anche questi da Cesare Picchiarini, che fissano, incastrano ed imprigionano il fascio littorio con numero VI ( sesto dell'era fascista 1928 anno di inaugurazione del palazzo ) con gli ormai riconosciuti richiami marini, si apre nella sua esuberanza per la policromia del barocco, il grande salone, dove marmi pregiati che incorniciano pareti e portali, si riflettono nel tavolo centrale, ricco di simboli, che fedelmente alludere alla marineria, in costante con il circostante che va da inedite maniglie a forma di ippocampo, ai singoli copritermosifoni con profili di antichi velieri, alle insolite poltroncine con conchiglie e animali marini . Tutte le opere del maestro Umberto Bellotto che rappresenterà anche nella suggestiva biblioteca.
Sulle pareti stucchi pregiati raffiguranti figure allegoriche dipinte a finto bronzo, sullo sfondo prospetti baroccheggianti ed emblemi marittimi.
Al centro del soffitto il dipinto di Antonio Calcagnadoro, “La nave di Roma nuovamente sospinta in mare dalle giovani energie della stirpe” (1928),che ricalca la migliore retorica di sapore littorio .
Bacheche contenenti reperti e cofani portabandiera oltre a vessilli preunitari completano l'arredo punteggiando con sobria eleganza l'ambiente.
LA BIBLIOTECA
Artista poliedrico nell'uso dei metalli , ma anche del vetro, Umberto Bellotto, interpreta il progetto iconografico del Magni nella maniera più suggestiva, dipanando, nello stile più Liberty di Palazzo, nel rispetto dell'individualità degli elementi di composizione , disegni da lui stesso elaborati, nel ferro battuto grezzo o colorato in oro, delle austere balaustre dei ballatoi, della serie di spirali a chiocciola affidatarie dei collegamenti verticali degli scaffali, insieme ai divertenti saliscendi.
Ed ancora negli ottoni dei copritermosifoni. Raffinate, sopra di loro le forgie, degli ormai noti elementi, fino ai tre monumentali lampadari puntati verso l'alta sfera armillare, a segnalare il planisfero celeste, necessario nell'arte della navigazione.
Tanti altri sono gli ambienti che si infilano in altri ambienti, dove tutte le arti applicate concorrono per evocare e rievocare la contagiosa emozione di una costante sinergia fra mare, cielo, terra, passato e presente per un futuro, dove la seduzione del mare sempre ci affascinerà...
La Sindrome di Asperger è un disturbo pervasivo dello sviluppo; prende il nome dal pediatra viennese Hans Asperger il quale nel descrivere tale sindrome identificò i bambini che ne soffrivano “piccoli professori”, goffi nei movimenti, problematici a socializzare ma che riuscivano ad appassionarsi con volontà, interesse e capacità a ciò che amavano in modo totale: musica, disegno, scienza, matematica ecc.
Spesso questi bambini utilizzano un linguaggio povero, con pochi vocaboli e in una parte dei casi hanno anche difficoltà di movimento.
Per molti studiosi questa sindrome è considerata una forma lieve di autismo, la sola differenza è che i bambini con l’Asperger riescono a dimostrare i propri sentimenti nei confronti della famiglia, e raggiungono ad avere un linguaggio quasi normale.
Per questa sindrome purtroppo, si può agire solamente attraverso buone terapie cognitive/comportamentali; sono ragazzi intelligenti come tutti ma hanno difficoltà nella socializzazione e spesso tendono ad avere attenzioni ossessive su gli stessi argomenti che sono quelli che potrebbero diventare il loro punto di forza.
Molti personaggi famosi e geniali ne hanno sofferto, fra i quali:
Michelangelo Buonarroti, Wolfgang Amadeus Mozart, Isaac Newton, Charles Darwin, Albert Einstein, Alfred Joseph Hitchcock, Steve Jobs e molti altri ancora.
Ma chi aiuta le famiglie che si trovano ad affrontare un problema così difficile per il quale non hanno preparazione alcuna?
A chi si devono rivolgere? Quante associazioni, enti, volontari, supporti esistono?
Ecco perché l’intervista a Jasmin Guarino, mamma di una splendida bambina con questa sindrome. La gente deve conoscere le difficoltà e quanto a volte l'inadeguatezza di alcuni possa rovinare il cammino di famiglie da aiutare e prendere per mano.
Intervista
Jasmin Guarino è la mamma di Iris e si trova a combattere una situazione difficile e di grande “confusione sanitaria”. La sua bambina ha la sindrome di Asperger.
D- Buongiorno Jasmin vuoi chiarirci che cos'è la sindrome di Asperger e a quali difficoltà essa comporta?
R- Buongiorno cara Marzia. La sindrome di Asperger è una leggera forma di autismo, che ricordiamo, non è una malattia ma una neurodiversità, un sistema neurologico diverso rispetto alle persone neurotipiche.
La sindrome di Asperger comporta diverse difficoltà a relazionarsi con il mondo esterno e le altre persone, ma essendo di livello 1, essa può essere non riconosciuta o fraintesa dalla famiglia, dai docenti e persino dai dottori.
In tal caso la persona autistica deve affrontare autonomamente le proprie difficoltà senza avere un'idea della loro natura e, non avendo una corretta percezione di sé, possono nascere in essa problemi di autostima e di identità, vivendo un profondo disagio psicologico ed esistenziale.
Tutto ciò può portare varie conseguenze come: il disturbo d'ansia generalizzata (GAD), il disturbo da attacchi di panico (DAP), la depressione, il disturbo ossessivi-compulsivo (OCD) e nel caso in cui ci siano state brutte esperienze a livello sociale il disturbo da stress post-traumatico (PTSD).
Chi è autistico deve affrontare diverse difficoltà che riguardano principalmente tre aree:
1- alterazione e compromissione della qualità dell’interazione sociale
2- alterazione e compromissione della qualità della comunicazione
3- modelli di comportamento e interessi limitati, stereotipati e ripetitivi
i.
Per questo è fondamentale l'informazione al riguardo dell'autismo, per dare modo alle famiglie di rendersi conto delle difficoltà del bambino il prima possibile e potersi rivolgere a degli specialisti per poter raggiungere una diagnosi precoce ed evitare così che si sviluppino reazioni compensatorie inadeguate.
Particolarmente difficile è riuscire ad ottenere una diagnosi nei soggetti femminili, questo perché le femmine hanno dei sistemi di compensazione più sviluppati rispetto ai maschi. Quindi sarebbe preferibile rivolgersi a degli specialisti in autismo femminile.
Per saperne di più e comprendere nel profondo la sindrome di Asperger consiglio due libri che mi sono stati suggeriti dalla neuropsichiatra di mia figlia:
• Guida completa alla sindrome di asperger di Tony Attwood.
• Aspergirl di Rudy Simone.
D- Come hai capito e quando che la tua bambina aveva comportamenti diversi o particolari?
R- Iris è da sempre stata una bambina particolare. Nel vedere lei ci si può rendere pienamente conto che con l'autismo ci si nasce. Ha avuto da sempre difficoltà nel rapportarsi con il mondo esterno sia a livello percettivo sensoriale (particolarmente sensibile ai suoni, alle consistenze, alla sensibilità tattile) sia a livello di interazione sociale. I bambini durante i primi mesi studiano le proprie mani e le guardano spesso mentre le muovono, ma Iris continuava a farlo anche da più grande e con un'intensità particolare, infatti non riuscivamo a distoglierla nemmeno chiamandola per nome.
Già all'età di dieci mesi sono iniziate le stereotipie (schema comportamentale rigido compiuto in maniera ripetitiva e continua), sfarfallava quando era contenta e ciò avveniva ed avviene spesso, perché è una bimba allegra e spesso felice.
Con il crescere le stereotipie sono aumentate, una volta imparato a camminare ha iniziato a correre intorno al tavolo, poi a correre intorno al tavolo in punta di piedi battendo le mani. Successivamente ha iniziato a piegarsi mettendo in avanti la testa come un ariete facendo su e giù in continuazione. Quando le prendono questi momenti è capace di passare diverso tempo a compiere lo stesso movimento, una volta, per curiosità, l'ho lasciata correre intorno al tavolo senza interromperla, aspettando che smettesse da sé e ciò è avvenuto dopo dieci minuti.
Le stereotipie sono presenti anche nel gioco, Iris infatti ha bisogno di avere stretti fra le mani due oggetti a sua scelta e se li porta dietro mentre percorre sempre lo stesso percorso per esempio dal divano al tavolino.
Dall'età di otto mesi ha mostrato di avere delle rigidità molto forti, per esempio non mangiava a meno che non ci fosse la canzone che desiderava ascoltare e qualcuno qui penserà ad un capriccio e risponderò che la differenza è che se non si asseconda il capriccio il bambino prima o poi mangia...Iris si sarebbe lasciata morire di fame.
Una volta all'età di dieci mesi la lasciammo ai nonni per qualche ora (eravamo tranquilli perché già era stata con loro altre volte ed era andato tutto bene), dicendo loro di chiamarci per qualsiasi cosa visto che si sarebbe svegliata per la prima volta in nostra assenza. Ebbene quando tornammo trovammo la bambina era quasi svenuta e ci spaventammo tantissimo, come la vidi d'istinto la allattai e dopo dieci minuti si riprese come nulla fosse. Al ché abbiamo chiesto ai nonni cosa fosse successo e loro ci spiegarono che la bambina si era rifiutata di bere e di mangiare fino al nostro arrivo. Era estate e l'ultima poppata l'aveva fatta alle sei del mattino, quindi era stata sette ore senza bere né mangiare e si era rifiutata fino a svenire. Inutile raccontarvi la rabbia con cui abbiamo travolto i nonni, visto che non ci avevano avvisato di nulla, ma al di là di questo ci colpì il fatto che Iris, a causa del fatto di essersi svegliata in nostra assenza, si sarebbe lasciata morire andando contro all'istinto di sopravvivenza (rigidità).
Anche con lo svezzamento è stata molto dura, Iris era in grande difficoltà con le consistenze (selettività alimentare) e non accettava i solidi, nemmeno la ricotta nella vellutata.
Per riuscire ad aiutarla nelle difficoltà di cui vi ho parlato abbiamo esercitato un percorso graduale in tutti i campi, senza mai forzarla.
Con lo svezzamento abbiamo inserito i solidi molto lentamente rispetto alle tempistiche degli altri bambini, aumentando le dimensioni dei pezzetti di cibo con molta cautela. Per esempio,Iris ha cominciato a mangiare la carne a fette solo di recente (all'età di due anni), ma siamo molto felici dei risultati, purtroppo ci sono bambini autistici che non mangiano a causa del proprio disagio e che devono essere alimentati per endovena.
Per riuscire ad eliminare il bisogno della musica abbiamo agito sempre gradualmente, passando dall'ascoltare la musica a cantare noi le canzoni (se sbagliavamo le parole non apriva la bocca, questo ci ha fatto capire che ha una memoria eccezionale perché ricordava i testi di molte canzoni già dall'età di otto mesi), al parlarle fino alla conversazione naturale fra di noi.
Per quanto riguarda l'essere lasciata ai nonni abbiamo iniziato con far sì che i nonni si prendessero cura di lei in nostra presenza per poi lasciarla con loro, sia a casa nostra che a casa loro, aumentando gradualmente la durata dell'affidamento.
Anche lo schema di gioco di Iris attirò la nostra attenzione. Si fissava su un gioco anche per ore senza distogliere l'attenzione da esso nemmeno se chiamata, mentre di solito i bambini si stancano in fretta di una solita cosa. Metteva in fila i giocattoli, seguendo un ordine che non doveva essere modificato da esterni (rigidità), altrimenti si arrabbiava e urlava e scomponeva e ricomponeva la composizione a ripetizione.
Suddivideva gli oggetti per categoria, si soffermava sui particolari degli oggetti per molti minuti, fosse stato per lei anche ore.q
I suoi giochi erano ripetitivi, ristretti e stereotipati (stimming) e di fronte ai giochi meccanici i movimenti di Iris si ripetevano all'infinito.
Con il crescere Iris ha mostrato di avere tante caratteristiche particolari: una memoria eccezionale (a 15 mesi già sapeva tutto l'alfabeto.), essere molto selettiva, profondo disagio difronte al cambiamento, restia al contatto fisico, mostrare un particolare interesse nei confronti di oggetti che passerebbero inosservati come gli elastici e le guarnizioni delle finestre, immaturità motoria e si stancava facilmente durante le attività.
Episodi degni di particolare interesse accaddero quando iris si trovò in circostanze di confusione. Chiedeva di essere presa in braccio e poggiava la testa sulla spalla con uno sguardo vuoto e assente e non rispondeva in alcun modo agli stimoli né da parte nostra né da parte di altri. Successivamente la neuropsichiatra ci ha spiegato che sono Shutdown (una sorta di spegnimento, di blackout cerebrale come meccanismo di auto difesa).
Come avrai capito Marzia, nel nostro caso ci sono stati chiari campanelli di allarme che ci hanno portato a desiderare un consulto con dei professionisti.
D- Qual è stato il tuo primo passo verso una richiesta di aiuto?
R- Quando Iris ha compiuto i 18 mesi, le educatrici del nido mi chiesero un colloquio individuale per parlare della bambina. Mi dissero che aveva dei comportamenti particolari come stereotipie molto accentuate, profondo disagio nello stare in mezzo agli altri bambini, estraniazione dal contesto, immaturità motoria, assenza di comunicazione, essere restia al contatto fisico e totale mancanza del gioco simbolico.
Io non avevo parlato con loro dei miei dubbi al primo colloquio conoscitivo, avevo solo dato loro delle indicazioni per aiutare Iris nelle varie circostanze, questo perché volevo una visione obiettiva da parte loro senza influenze. Quindi quando mi parlarono così di Iris non fecero che confermare i miei timori e a quel punto raccontai loro tutte le particolarità della bambina e tutte le difficoltà che avevamo dovuto affrontare nelle varie fasi di crescita e di quanto fosse già molto migliorata rispetto a quando era più piccola. Le educatrici mi dissero che ci sarebbero stati vicino che collaborando insieme avremmo potuto attuare delle strategie per poterla aiutare fino al raggiungimento dei tre anni, per poi fare un percorso diagnostico, poiché prima i dottori non si sbilanciano.
Il giorno dopo, durante il controllo crescita la pediatra mi fece fare il test sull'autismo e risultò a rischio. Le caratteristiche di Iris che avevano portato il logaritmo a quella conclusione erano: il fissare le proprie mani mentre le muoveva, il non aver ancora iniziato il gioco simbolico, il fatto che non dicesse ancora dieci parole, l'assenza di interesse nei confronti dei coetanei.
La pediatra osservò molto attentamente il movimento delle mani di Iris che non distoglieva lo sguardo da esse nemmeno se la chiamavo, inoltre lo faceva in un lasso di tempo considerevole. Io parlai alla dottoressa di tutte le mie perplessità e di quelle delle tate, così la pediatra mi disse che riteneva opportuno un percorso diagnostico e noi genitori non potevamo che essere consenzienti.
Così la pediatra ci ha fatto una richiesta per far visitare la bambina in un centro di salute mentale della ASL.
D- Come ti sei trovata?
R- Purtroppo molto male. Mi presentai alla prima visita con appunti e video, come mi aveva suggerito la pediatra e fui già etichettata come 'mamma con l' ipercontrollo' e ci rimasi molto male. La neuropsichiatra osservò Iris e mi disse che, dato che sorrideva ed indicava, mi poteva già dire che non c'erano tracce di autismo. Provai a spiegarle le nostre osservazioni, quelle delle educatrici e quelle della pediatra, ma la neuropsichiatra mi disse che non dovevo confrontarmi con nessuno e pensare solo a fare la mamma. Allora provai a parlare delle difficoltà della bambina e di quanti passi avanti avevamo fatto sotto tanti punti di vista e la dottoressa mi accusò di essere una 'mamma che lavoro troppo'. Poi mi disse che noi avremmo dovuto solo affidarci alle loro osservazioni che ormai avrebbero dovuto fare con un percorso di osservazione perché la pediatra lo aveva richiesto. Tutto questo me lo disse come se le stessimo facendo perdere tempo e che non c'era alcun bisogno del loro intervento.
Fu un incontro orribile mi sentii non ascoltata, giudicata e sotto processo oltre allo stato emotivo che avevo dentro a causa della preoccupazione per la bambina. Non ero affatto d'accordo con quanto mi era stato detto: il confronto e la collaborazione fra famiglia, scuola e pediatra è fondamentale per il bene del bambino.
Il solo pensiero di dover tornare al centro mi metteva grande ansia e disagio
decisi così di non parlare più se non interrogata ed anche in quel caso di dare risposte brevi e concise, perché ogni parola detta sarebbe potuta essere oggetto di critica o di giudizio nei confronti di noi genitori.
Chiesi un colloquio con la pediatra per raccontarle come ero stata trattata e la dottoressa rimase sbigottita dalle parole e dall'atteggiamento della neuropsichiatra e, non essendo affatto d'accordo, decise di cercare una strada parallela tramite un altro centro. Purtroppo non riuscì ad iniziare il percorso parallelo prima di finire quello già intrapreso e nel frattempo il centro che già ci seguiva richiese di fare due percorsi di osservazione anziché uno e furono tre mesi di angoscia e stress per tutti noi a causa di tutte le critiche e giudizi rivolti a noi genitori.
La psicologa, la fisioterapista e l'educatrice professionale del centro fecero le loro osservazioni e risultò che Iris aveva un'immaturità generale tranne a livello cognitivo in cui era addirittura avanti rispetto alla media.
Notarono le stereotipie, le difficoltà a livello psicomotorio e di linguaggio, lo schema di gioco rigido, ripetitivo e stereotipato e la risposta al nome incostante.
Una volta concluso i percorsi d'osservazione la neuropsichiatra ci disse che vista la situazione avrebbe optato per fare un altro percorso sempre esclusivamente osservativo e che avrebbero valutato anche l'ambiente familiare, perché ci sarebbero potute essere delle componenti esterne che magari potevano essere la causa dell'immaturità di Iris. Accusò me di avere un attaccamento eccessivo nei confronti della bambina e lì sbottai.
Io che da quando era nata la mia bambina mi ero data così da fare per cercare di farle prendere fiducia con il mondo esterno e le persone, io che avevo fatto di tutto per far sì che rimanesse da sola con i nonni, che mi ero tanto dedicata ad abituarla a lasciare che altre persone si prendessero cura di lei, pagando delle baby sitter e che avevo insistito tanto per mandarla al nido per farle fare preziose esperienze.
Mi stavano descrivendo come la mamma che non sono e non sono mai stata.
La neuropsichiatra continuò a dirci che il rischio di autismo era basso o nullo e ci propose anche un incontro in cui noi genitori avremmo dovuto stare con la bambina sotto la sua osservazione. Decidemmo di lasciare quel centro e di cercare altri che ci potessero seguire.
Questo percorso è stato deleterio per la nostra famiglia, psicologicamente devastante. Ero confusa non sapevo più come comportarmi con mia figlia, mettevo in discussione ogni parola ed ogni atteggiamento verso di lei. Il rapporto sereno e complice che ho da sempre avuto con la mia bambina stava per essere rovinato da tutte le incertezze che la neuropsichiatra aveva insinuato nella mia mente.
Grazie al cielo sono circondata da persone meravigliose, mio marito, le mie amiche e le educatrici del nido che mi hanno restituito una visione reale del mio rapporto con Iris e di tutti i risultati positivi ottenuti nel tempo.
D- Che tipo di esperienze hai avuto con le varie strutture alle quali ti sei rivolta?
R- La verità è che il mondo diagnostico dell'autismo è molto confuso. Un genitore si trova perso, soprattutto se si accorge dei campanelli d'allarme quando il figlio ha meno di tre anni perché, come mi avevano detto le educatrici del nido, i dottori non si sbilanciano.
Ero in attesa che la pediatra riuscisse a trovare il famoso contatto di cui ci aveva parlato mesi prima per farci fare un altro percorso supportati dalla ASL, ma sapevo di non poter aspettare e di dover intervenire in qualche modo.
Le stereotipie di Iris si stavano intensificando e con il raggiungimento del linguaggio erano sorte altre caratteristiche particolari: non aveva un linguaggio comunicativo, ma ripeteva solo le ultime parole che udiva, cantava e ripeteva a memoria tutti i suoi libri senza sbagliare una sola parola. Le rigidità con il nostro lavoro e quello delle educatrici si erano attenuate in alcuni frangenti, ma erano ancora molto forti e presenti in altri. Per esempio se leggevo uno dei suoi libri e cambiavo una parola, Iris mostrava un grande disagio, lamentandosi forte fino a che non pronunciavo la parola esatta. Se leggevo il libro di filastrocche dovevo seguire l'ordine preciso in cui erano poste nel libro e anche se Iris non guardava e passavo alla filastrocca successiva lei se ne accorgeva e mostrava disagio.
Chiamai un altro importante centro della ASL e mi dissero che prima dei tre anni i neuropsichiatri infantili specializzati in autismo non visitano.
Lessi l'articolo di una mamma sull'autismo e decisi di contattarla. Le parlai di tutta la situazione e di tutti i campanelli di allarme che vedevo nella mia bambina e a cui non era stata prestata attenzione da parte del centro a cui mi ero rivolta.
La mamma mi disse che anche con lei il centro della ASL si era comportato nella medesima maniera: non la ascoltarono e la accusarono di essere una mamma con l'ipercontrollo ed un attaccamento morboso nei confronti del figlio. Mi disse anche che lei non indagò oltre, ma che dopo qualche anno furono le maestre a notare particolarità nel suo bambino e facendo accertamenti gli venne diagnosticato un autismo medio-alto. La cosa più sconcertante è che i medici dissero a questa mamma che se fosse intervenuta prima probabilmente il livello rilevato sarebbe potuto essere inferiore. Dopo il racconto mi suggerì di non fermarmi, che i campanelli di allarme erano molti e di rivolgermi ai privati.
Quella telefonata fu rigenerante per me e cercai neuropsichiatri infantili privati e ne trovai una a Firenze. Durante il colloquio ci ascoltò con molta attenzione e ci fece molte domande. Ci disse che i campanelli di allarme erano importanti e presenti nello spettro autistico, ci disse anche che avevamo agito molto bene con la bambina e che tutti i miglioramenti che aveva fatto ne erano la prova. Dopo tutte le accuse che ci erano state rivolte fu un grande sollievo, ma la conferma dei nostri timori fu un duro colpo. Invece quando vide la bambina ci disse che essendo socievole e disinvolta ed essendo presente il contatto visivo, il sorriso ed il pointing (indicare con il dito), non poteva trattarsi di autismo ma di un'immaturità motoria che si verifica spesso quando i bambini nascono con parto cesareo. Ci consigliò un corso in piscina per la bambina e percorsi motori. La conclusione della dottoressa da una parte era stata corroborante, ma dall'altra non ci tornava e le chiedemmo allora di tutti i campanelli di allarme che l'avevano portata inizialmente ad una diagnosi contraria. La neuropsichiatra ci disse che non erano più rilevanti e di stare tranquilli.
Tornammo a casa ancora più confusi e chiamai la mamma a cui mi ero rivolta tempo prima. Lei mi ascoltò e mi disse che probabilmente la dottoressa a cui ci eravamo rivolti non era aggiornata e mi iscrisse ad un gruppo che si chiama: “Asperger ti ascolto”, dove ci sono dottori specializzati in autismo e sindrome di asperger e persone autistiche. Nei giorni successivi lessi i post di confronto, perplessità e risposte da parte dei medici e non potei fare a meno di notare che mi rispecchiavo tantissimo nelle persone autistiche. Decisi di scrivere un post dove spiegai tutta la situazione ed i campanelli di allarme che vedevo in mia figlia, chiedendo aiuto.
Mi rispose una neuropsichiatra infantile specializzata in neurodiversità e autismo femminile e mi diede il suo contatto. Quando la chiamai le spiegai dettagliatamente tutte le nostre osservazioni e del percorso travagliato fatto fino ad allora. La dottoressa ci diede appuntamento e l'incontro con lei è stato liberatorio.
Ci confermò che Iris è neurodiversa, che tutti i campanelli d'allarme da noi osservati fanno parte dello spettro autistico e che era necessario un percorso terapeutico immediato. “Ci parlò dell'importanza della diagnosi precoce” e che la tempestività con cui ci eravamo mossi è stata fondamentale per la bambina che presenta rigidità e stereotipie molto accentuate. Ci spiegò che il linguaggio utilizzato da Iris si chiama “Ecolalia”, nel suo caso “differita ed immediata” e che agendo a quell'età può essere probabile ottenere un linguaggio funzionale. Ci disse anche che avevo praticamente fatto terapia ad Iris da quando è nata e che se è una bambina così serena e felice, nonostante le sue difficoltà è perché non abbiamo fatto attrito, bensì l'abbiamo stimolata con passaggi graduali e che questo è l'unico sistema che si attua con le persone autistiche. Immagina Marzia cosa hanno significato per me quelle parole dopo tutti i giudizi che mi avevano travolta sino ad allora.
Dopo il nostro dialogo la dottoressa mi disse che notava un'affinità cognitiva fra me e mia figlia, che la naturalezza con cui avevo compreso come comportarmi con una bambina autistica senza aver avuto alcuna preparazione la faceva pensare. Mi disse che l'autismo è genetico e mi chiese se avevo mai fatto un test specifico e le risposi di no e lei mi disse che sarebbe stato bene indagare al riguardo.
Feci il test e risultai neurodiversa e questo fu illuminante per me. Ho sempre avuto una sensibilità sensoriale particolare, molti problemi a livello sociale (difficoltà di interazione, utilizzo di toni inappropriati, difficoltà a comprendere i segnali sociali, le metafore e doppi sensi, difficoltà a gestire le emozioni) e d'attenzione e quindi difficoltà scolastiche, mi sono sentita diversa per tutta la vita e soffro di attacchi di panico (DAP), disturbo di ansia generalizzata (GAD), disturbi ossessivi-compulsivi (OCD), pensieri intrusivi angoscianti, cruenti e spiacevoli (egodistonici), mal di testa cronici e vari problemi psico-fisici. Ecco perché comprendevo così bene Iris ed ecco perché mi sentivo così affine con le persone autistiche. Tre anni prima avevo fatto un percorso da una psicoterapeuta, perché gli attacchi di panico si erano intensificati sia nella frequenza che nella durata e mi stavano creando problemi anche a lavoro. La psicoterapeuta mi aiutò parzialmente, ma a quanto pare non aveva le competenze specifiche per collegare tutte quelle caratteristiche alla sindrome di Asperger.
Mio marito che fino ad allora non riusciva a comprendere molti dei miei comportamenti e difficoltà, mi riconobbe subito nella diagnosi della neuropsichiatra, mentre io ho avuto bisogno di qualche giorno per metabolizzare la cosa.
Quindi cara Marzia la dottoressa ha dato il via non solo ad un percorso terapeutico per mia figlia, ma anche per me e gliene sarò per sempre grata.
Io faccio parte del grande numero di donne che scoprono di essere asperger in età adulta e finalmente ho delle persone competenti che mi stanno aiutando veramente. Mi sta facendo seguire anche da una nutrizionista che è specializzata nelle neurodiversità, ebbene sì, ho scoperto che anche la dieta è importante da seguire dalle persone autistiche per poter ovviare ai vari problemi fisici collegati alla sindrome e mi sento già molto meglio.
Iris sta facendo terapia da tre mesi con una psicomotricista e una logopedista; sono meravigliose ed Iris sta facendo passi da gigante a livello sociale, comunicativo e di linguaggio, a livello psicomotorio e sta acquisendo fiducia in sé stessa. Noi siamo molto più sereni e fiduciosi per il futuro della nostra bambina.
Quindi Marzia per noi è stato provvidenziale il centro privato frequentato da Iris. Con la ASL invece abbiamo avuto seri problemi. La cosa incredibile è che per riuscire a trovare dei professionisti specializzati nella sindrome di asperger ed autismo femminile mi ha aiutato una mamma che mi ha inserito in un gruppo social e non il sistema sanitario. Questo fa riflettere.
D- Vuoi parlarci delle problematiche che incontri ogni giorno?
R- Ci sono varie problematiche per i genitori con i figli autistici.
La ASL come abbiamo visto è di poco aiuto e di conseguenza i genitori devono affidarsi alle strutture private e a livello economico è una bella spesa fra la diagnosi e le terapie.
A livello lavorativo sia io che mio marito abbiamo dovuto fare numerose assenze per i percorsi diagnostici durati mesi. Io lavoro in un'azienda molto umana che ha compreso la situazione, nonostante che fino a pochi mesi fa non avessi ancora una diagnosi che giustificasse i numerosi permessi. Non avendo ancora la 104/92 non ho potuto ricorrere a permessi specifici che coprissero le mie assenze da lavoro.
La dottoressa che segue Iris ci ha scritto una richiesta per poterci fare avvalere della legge 104/92 vista l'impossibilità di Iris di svolgere i compiti specifici dell'età ed il bisogno di trattamento specifico intensivo. Questo potrebbe sia aiutarci a livello economico, sia essere coperti dalle eventuali assenze lavorative, ma soprattutto per poter richiedere il sostegno scolastico per la bambina, ritenuto necessario sia dall'equipe del centro frequentato dalla mia bambina che dalle educatrici del nido.
Purtroppo sarà molto difficile ottenere la 104/92, sempre a causa dell'età inferiore ai tre anni, quindi è molto probabile che dovremo stringere i denti e fare un ulteriore richiesta successivamente.
Anche a livello scolastico le famiglie aventi bambini autistici devono affrontare diverse problematiche.
Iris, come tutti i bambini che hanno le sue difficoltà, ha bisogno di una persona qualificata che possa supportarla durante le ore scolastiche ed aiutarla a svolgere le mansioni richieste, facilitare l'inclusione sociale, ma anche comprendere il suo stato emotivo. Le persone autistiche, infatti, possono essere soggette a: Sovraccarichi (si verifica quando qualcosa sovrastimola uno o più sensi ed è importante saperlo riconoscere e ridurre i suoni, la luce, offrire più spazio alla persona, accompagnarla in un posto più tranquillo) esso può manifestarsi o con un Meltdown (forti crisi emotive) o con gli Shutdown (La crisi rimane intrappolata all'interno della persona che si spegne come meccanismo di autodifesa). È fondamentale che un insegnante di sostegno riconosca un sovraccarico da un capriccio e che, essendone a conoscenza, possa fronteggiare la situazione in maniera adeguata.
Ho parlato con diverse mamme che vivono la nostra stessa situazione e mi hanno parlato delle loro esperienze riguardanti il sostegno scolastico che mi hanno lasciata di stucco.
Mi hanno raccontato che l'insegnante di sostegno non viene scelto in base alla problematica del bambino, ma viene semplicemente inviato in base alla graduatoria. Ciò significa che chi segue il bambino potrebbe non avere idea di come rapportarsi con lui o non avere la preparazione adeguata per fronteggiare le situazione che ho precedentemente descritto. Spero di non trovarmi in una situazione del genere anche io, perché vorrebbe dire lasciare da sola Iris a fronteggiare le sue difficoltà causando in lei delle notevoli frustrazioni.
A questo punto il pensiero che mi potrebbe dare sollievo sarebbe quello di avere un colloquio individuale con l'insegnante di sostegno prima che inizi la scuola, di modo da potergli riferire quali sono le problematiche del bambino. Invece mi è stato riferito dalle mamme che non hanno avuto questa opportunità e che anzi si potevano ritenere fortunate se l'insegnante di sostegno era stato affiancato ai loro figli all'inizio dell'anno scolastico, perché in molti casi si presenta anche dopo mesi.
Per completare il quadro sconcertante i genitori che ci sono passati prima di me mi hanno detto che gli insegnanti di sostegno il più delle volte sono provvisori e raramente affiancano il bambino durante l'intero percorso scolastico e che spesso le famiglie non vengono nemmeno avvisate dalla scuola, non avendo quindi la possibilità di preparare il bambino a quel cambiamento.
Questo è davvero destabilizzante per un bambino e penso che la comunicazione ed il rispetto nei confronti dello studente e delle loro famiglie da parte del sistema scolastico e della scuola stessa sia di primaria importanza.
Queste Marzia sono pensieri che a noi genitori ci preoccupano molto ed approcciarci ad una realtà del genere non ci è affatto di sostegno.
Per quanto riguarda la nostra esperienza con il nido privato O. B. di Empoli” ci siamo trovati benissimo. Le educatrici sono state molto brave a riconoscere i campanelli di allarme, a riferircelo nelle tempistiche giuste e a darci molti consigli utili. Mi hanno sostenuta nei momenti più difficili, concedendomi colloqui individuali e telefonici, dandomi un grande supporto psicologico ed emotivo.
Un altro problema all'interno dell'ambiente scolastico di cui molti genitori parlano e ne sono preoccupati, è il bullismo. I soggetti presi di mira, si sa, sono le persone reputate diverse e quindi spesso le persone neurodiverse vengono prese di mira.
Ci sono importanti fattori che possono essere di ausilio:
• Educazione sociale all'interno delle scuole: insegnare ai bambini come vivere insieme rispettandosi l'uno con l'altro, collaborando, sostenendosi a vicenda, amare la diversità.
• fare un percorso di terapia comportamentale al bambino autistico: di modo da fornirgli gli strumenti per integrarsi e rapportarsi adeguatamente nella società.
D- Cosa vuoi dire a tutte le mamme che si trovano nelle tue stesse condizioni?
R- Vorrei dire loro di prepararsi ad avere una corazza forte come quella di un armadillo! Perché quando sei mamma sei bersaglio di un'infinità di pregiudizi, critiche, non solo da parte di parenti e conoscenti, ma anche da parte di dottori e figure professionali.
Confrontatevi con le persone meritevoli che stimate, il resto cercate di farvelo scivolare addosso, anche se è difficile.
Vorrei dirvi di seguire il vostro istinto, il vostro “occhio materno”, perché non sbaglia mai. Io in questo periodo mi sono consultata con molte mamme che hanno vissuto la nostra stessa situazione e tutte mi hanno detto di aver ricevuto inizialmente lo stesso trattamento. Vorrei dirvi di non arrendervi, di continuare a cercare le persone competenti e che si capisce quando si è veramente in buone mani, perché non vi fanno sentire colpevoli o sotto giudizio, ma vi danno spiegazioni e supporto e soprattutto un aiuto concreto.
Vorrei parlare però anche a quei genitori che non accettano le neurodiversità (ND) dei propri figli per paura o vergogna. Ebbene vorrei dire loro di amare i propri figli per quello che sono, perché non sono sbagliati, sono solo diversi dai neurotipici (NT) e vorrei farvi presente noi ND siamo davvero tanti!
Abbiamo delle difficoltà, è vero, ma abbiamo anche delle capacità straordinarie!
Einstein, Michelangelo, Mozart, Newton, Darwin... per citarvi solo alcuni fra i tantissimi geni che hanno fatto la storia e che avevano la sindrome di Asperger.
Non voglio dirvi di avere delle aspettative così alte, ma di credere nei vostri figli e nelle loro capacità, sosteneteli e dategli tutti gli strumenti per crescere amandosi per quello che sono.
Questo significa accettare l'aiuto degli specialisti, le osservazioni del pediatra e degli insegnanti e collaborare per realizzare tutti insieme un percorso adeguato per il bambino.
D- Vuoi parlarci della piccola Iris? I suoi giochi preferenze, scelte?
R- Siamo follemente innamorati della nostra bambina! Adoriamo ogni sua particolarità e ci siamo sempre divertiti tanto a giocare con lei. Iris è solare, simpatica, socievole e vispa. Ha un'intelligenza sorprendente e ci lascia spesso di stucco. Iris ama: la musica, cantare, i libri, contare, i puzzle, le attività creative (come preparare la pasta di sale, i biscotti ecc.), le costruzioni, le bolle di sapone, ascoltare favole, giocare con i peluches, i fiori, l'altalena, l'acqua e recentemente siamo stati al mare e lo ha adorato.
Iris è il nostro raggio di Sole ed è bellissimo stare con lei. La sosterremmo in ogni momento della sua vita e la renderemo consapevole di sé stessa con naturalezza, per darle modo di rispettare sé stessa e costruire delle relazioni positive con il prossimo.
D- Cara ti lascio questo spazio tutto per te: esprimici il tuo disappunto o le tue riflessioni, ma anche quelle positive che ti aspetti.
R- Marzia, mi auguro che in futuro le persone autistiche e le loro famiglie potranno avere più facilmente accesso a professionisti competenti e preparati e che non debbano necessariamente rivolgersi a quei pochi centri privati esistenti il cui costo, purtroppo, non è alla portata di tutti.
Vorrei che tutti gli insegnanti, in particolar modo quelli di sostegno, abbiano una preparazione adeguata per riconoscere le neurodiversità e poter agire nelle varie situazioni in modo adeguato.
Vorrei che ci fosse più informazione aggiornata riguardante la sindrome di Asperger e sull'autismo, di modo che possa essere più facile riconoscerla in tempo nei bambini e non giungere più alle diagnosi all'età adulta.
Sarebbe più facile comprendere e comprendersi se ci fosse più formazione generale.
Sono felice di vedere che all'interno dei cartoni animati per bambini si stiano prodigando a sensibilizzare alla diversità (autismo,disabilità, dislessia.).
Penso che sia un intento davvero lodevole, utile e costruttivo, perché far conoscere e far prendere confidenza è il primo passo per l'accettazione, l'inclusione e la solidarietà sociale.
Ora cara Marzia vorrei condividere con voi una prosa poetica che ho scritto con il cuore per cercare di far capire a quante più persone possibile come mi sento ad essere Asperger.
Grazie di cuore Marzia per questa intervista e per avermi dato modo di parlare della nostra esperienza.
Spero che possa essere di aiuto a molte famiglie.
Guarino Jasmin.
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Eccomi
Eccomi, sono simile a voi,
Eppure mi sento così diverso.
Mi sveglio,
sperando che ogni mia routine
non venga stravolta dal minimo cambiamento.
Temo i cambiamenti.
Imprevedibilità, tachicardia, apnea, ansia...
mi travolgono come un'onda del mare in tempesta.
Eccomi, faccio parte di questo mondo,
eppure lo sento così estremo per me.
Esco di casa,
sperando che gli stimoli sensoriali
non sconvolgano il mio corpo e la mia mente.
Troppi stimoli.
Troppa luce, troppi odori, troppi suoni, troppi sapori...
mi avvolgono come un serpente dalla stretta micidiale.
Eccomi, sono simile a voi,
eppure mi sento così diverso.
Proseguo il mio cammino,
sperando di non sentirmi a disagio
stando a contatto con le persone.
Temo il contatto.
Cosa devo dire? Cosa devo fare? Come mi devo comportare?
I dubbi mi assalgono come un tornado.
Eccomi, sono simile a voi,
eppure mi sento così diverso.
Torno a casa,
sperando di trovare sollievo e protezione.
Sovraccarico.
Mal di testa, stanchezza, confusione mentale...
Parlare o ascoltare mi risulta impossibile adesso.
Eccomi, sono simile a voi,
eppure ho la sindrome di Asperger
e nemmeno io ne sono a conoscenza...
Jasmin Guarino.
Grazie a te cara Jasmin, presto a Firenze ci organizzeremo per un evento dove cercheremo di parlare di un problema diffuso ma che resta chiuso in una conca se non lo rendiamo quanto più possibile divulgato anche a chi non vive la tua situazione.
Da parte mia grazie! Grazie per avere condiviso con noi questo tuo mondo privato ed hai saputo farlo con estrema perizia, dolcezza e amore di mamma.
Marzia Carocci
Traduzione dell'articolo
I decessi per Covid-19 sono 58 volte superiori a quelli dell'anno scorso | (tapnewswire.com)
https://tapnewswire.com/2021/09/covid-19-deaths-are-58-times-higher-than-this-time-last-year-and-78-of-those-dying-had-the- covid-19-vaccino-secondo-i-dati-di-sanità-pubblica/
I decessi associati a Covid in tutto il Regno Unito sono si più alti rispetto a
questo stesso periodo dell'anno scorso, nonostante l'89% degli adulti fosse stato vaccinato
contro la malattia e nonostante il fatto che l'estate aiuterebbe a tenere a bada il presunto virus, a causa della stagionalità.
I media mainstream, le fonti della sanità pubblica e il governo stanno facendo del loro meglio per
convincervi che sono i non vaccinati costituiscono la maggior parte di quelli morti.
Ma per dimostrarlo stanno includendo i decessi all'apice della seconda ondata di Covid-19, indietro
fino a gennaio scorso, quando quasi nessuno era stato vaccinato.
Considerando i dati effettivi, disponibili da Public Health England, viene evidenziato che il 70% dei
decessi per Covid-19, dal febbraio 2021 fino alla data del 29 agosto 2021, è avvenuta tra la
popolazione vaccinata.
Poi abbiamo gli ultimi dati dalla Scozia, in cui è stato fatto un altro tentativo di nascosto il fatto
che la maggior parte dei decessi per Covid-19 si è verificato tra la popolazione completamente
vaccinato.
I dati ufficiali mostrano che tra il 5 agosto 2020 e il 2 settembre 2020 sono stati registrati solo 3
decessi per Covid-19 in tutta la Scozia. Ma andando avanti fino ai giorni nostri i dati ufficiali
mostrano che sono stati registrati 179 decessi in tutta la Scozia, tra il 5 agosto 2021 e il 2 settembre
2021.
Ciò significa che i decessi per Covid-19, in tutta la Scozia, sono attualmente evidenziati dalla
proporzione seguente 5.866,66% / 58,6 volte superiori a quelli dell'anno scorso, nonostante la
maggior parte della popolazione sia stata vaccinata e l'estate sia dalla loro parte.
Ovviamente ci si aspetterebbe che la maggior parte dei casi rientri tra la popolazione non vaccinata, ma
non è proprio questo il caso.
L'ultimo rapporto statistico Covid-19, pubblicato da Public Health Scotland il 15 settembre, rivela
che dal 14 agosto al 10 settembre 2021 sono stati registrati 63.437 casi positivi tra la popolazione
non vaccinata, mentre 78.136 sono stati registrati tra la popolazione vaccinata; 55.696 dei quali
erano tra i completamente vaccinati.
Come si può vedere, il numero di casi è molto simile tra la popolazione non vaccinata e la
popolazione completamente vaccinata, quindi ci si aspetterebbe di vedere un numero simile di
decessi tra la popolazione non vaccinata e quella completamente vaccinata. Ma le cose non stanno
così.
È infatti qui Public Health Scotland sta cercando di nascondere che la maggior parte dei
decessi è tra i vaccinati, a causa dei parametri di dati utilizzati per pubblicare i decessi, ordinati per
stato di vaccinazione. Le morti partono da quelle inserite addirittura dal 29 dicembre.
Ciò significa che stanno includendo i decessi all'apice della presunta seconda ondata di Covid-19, in
cui solo il 9% della popolazione aveva ricevuto una singola dose e solo lo 0,1% dell'intera
popolazione era completamente vaccinata.
La tabella 17, del rapporto pubblicato da Public Health Scotland il 16 agosto 2021, mostra che tra il
29 dicembre 2020 e il 5 agosto 2021 sono stati registrati 3.077 decessi per Covid-19 tra i non
vaccinati, mentre
273 decessi tra i parzialmente vaccinati e 206 decessi tra i vaccinati.
Come si può vedere dalla tabella sopra, i PHS hanno fatto apparire che i vaccini Covid-19
funzionino, e la maggior parte delle persone che muoiono non siano vaccinate.
Ma andando avanti al rapporto più recente, pubblicato il 15 settembre, possiamo vedere il vero
numero di persone che muoiono correlate al loro stato di vaccinazione.
La tabella 17 dell'ultimo rapporto mostra che, mentre tra la popolazione parzialmente vaccinata
tra il 29 dicembre 2020 e il 2 settembre 2021, sono
stati registrati 3.116 decessi tra la popolazione non vaccinata, con un aumento di 39 decessi in 4
settimane. Mentre tra la popolazione parzialmentevaccinata sono stati registrati 281 decessi, con un
aumento di 8 decessi in 4 settimane. Ma sono stati registrati 338 decessi tra la popolazione
completamente vaccinata, un aumento di 132 in 4 settimane.
Ciò significa che i non vaccinati rappresentano solo il 21,7% di tutti i decessi per Covid-19 dal 5
agosto 2021, mentre la popolazione vaccinata rappresenta il 78,3% di tutti i decessi dalla stessa
data, con i completamente vaccinati che rappresentano il 74% dei decessi.
Se vediamo questo numero di morti in estate, quando la maggior parte della popolazione ha ricevuto
un vaccino che dovrebbe ridurre il rischio di morte del 95%, cosa
vedremo quando arriverà l'inverno?
Tradotto da F. Piro
Arduo il tema d’Educare alla legalità: davvero un fatto sociale totale che – interessando in toto la nostra convivenza in società - richiede contributi interdisciplinari di natura politica, giuridica, psicopedagogica, socio-antropologica, etica, e per chi si riconosce in un credo pure religiosa. È facile prevedere che le gravi emergenze che bussano già con forza al nostro presente (mutamenti climatici, dilemmi etici a fronte di nuovi orizzonti scientifico-tecnologici, problemi demografici ed energetici, guerre e terrorismi, crisi finanziarie, ecc.) potranno porsi in futuro in modo ancora più drammatico se non verrà affrontato seriamente - a livello globale e locale - il problema della cultura: intesa come complesso di valori, motivazioni, progetti da sostenere nell’immediato, e trasmettere opportunamente poi a generazioni interessate da fasi evolutive. Così, in un intervento radiofonico di anni fa su pericolosità e illegalità d’alcuni tra i cosiddetti botti di Capodanno, ebbi a proporre d’integrare il contrasto a smercio/uso di tali prodotti con una seria prevenzione a livello scolastico, mirata a sensibilizzare però anche adulti e famiglie: illustrando motivazioni/significati relativi, per indurre così una sorta di domestificazione del rito in grado di rendere più permeabili i suoi protagonisti a riflessioni ulteriori.
Problema globale, attenzione locale
Oltre a riflessioni di carattere generale, occorre ovviamente relativizzare il discorso Educare alla legalità al territorio interessato. Pur con diffusione di tipicità criminali ormai in tutto il Paese, ogni territorio rimane comunque caratterizzato da specifiche emergenze d’illegalità animate da ambiti di sottosviluppo e degrado, microcriminalità, e familismo delinquenziale organizzato.
Educazione e Legalità per Educare alla legalità
Se Educazione è processo d’inculturazione in cui vengono resi coscienti e partecipi appunto della cultura di cui fanno parte (o vorrebbero far parte, o si vorrebbe facessero parte) persone, gruppi e generazioni diverse, al fine di gestire sia il presente strutturato sia possibili situazioni future; Diritto il complesso di norme che gestisce il comportamento dei cittadini tra loro; Legalità la conformità delle loro azioni appunto a tali leggi stabilite, Educazione alla legalità viene a configurarsi allora come ambito fondamentale d’una più generale formazione socio-culturale il più possibile continua, diritto-dovere di tutti i cittadini per convivere responsabilmente in comunità e Stato d’appartenenza.
Il compito di tutti e d’ognuno: educarsi ed educare alla legalità
Tale complessa attività di trasmissione didattica può seguire itinera informali oppure formali: quelli informali possono dispiegarsi lungo tutto il corso della vita e - se confortati da guide o modelli buoni - produrre frutti decisamente positivi (Seneca: Lunga è la strada dei precetti, breve ed efficace quella degli esempi); quelli formali – frequentati quasi sempre in modalità collettiva (scuole, ecc.) – presentano invece carattere prevalentemente strutturato, normativo e certo non facoltativo. Nelle più ambiziose intenzioni d’entrambi i percorsi, tale educazione alla legalità dovrebbe far comprendere - oltre la lettera - anche lo spirito della legge, facendo in modo che l’idea di dovere a essa connaturata incontri la motivazione cosciente (morale) di chi si trova impegnato a osservarla; 2 la presa d’atto esterna insomma d’un convincimento interno già raggiunto, secondo il kantiano Agisci soltanto secondo quella massima che, al tempo stesso, puoi volere che divenga una legge universale (ponendoti similmente la domanda: sarebbe auspicabile per la società che questo comportamento che voglio seguire possa essere compiuto da tutti i cittadini?). Questo sembra porsi come corrispettivo positivo del detto di sapienza popolare Fatta la legge, pensata la malizia (escamotages di varia tipologia per evitare coazioni o impedimenti predicati dalla norma in oggetto), riassumibile nel nuovo adagio qui confezionato Fatta la (buona) legge, pensato il senso (per individuo e società). L’integrazione qui del termine legge con l’aggettivo buona ricorda che la riuscita dell’alto compito dell’Educazione alla legalità convinta passa - ovviamente – anche da sensibilità psico-antropologica, attenzione ai mutamenti socio-culturali e semplificazione della produzione normativa da parte del potere politico legislativo interessato; dall’interpretazione applicativa in scienza e coscienza dei magistrati e infine dal controllo/intervento sul territorio delle forze dell’ordine eseguito col doppio rispetto del diritto e del cittadino: tutti in linea cioè con quella separazione dei poteri dello Stato teorizzata da Montesquieu nel XVIIII sec., e garante se reale di un’unione d’intenti verso una legalità davvero ben educata.
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In questo lavorìo giuridico-democratico tra cittadini e istituzioni, l’esercizio d’opportuni strumenti culturali può rendere più comprensibile/condivisibile lo spirito delle leggi, e funzionare come antidoto preventivo in sintonia con interventi rapidi e ben calibrati di controllo sul territorio.
Un lungo processo storico
D’altro canto l’Educazione alla legalità costituisce per politici legislatori, magistrati, intellettuali e formatori del nostro Paese proseguimento e perfezionamento del grande sforzo giuridico-culturale affrontato in occasione della proclamazione dell’Unità, teso a uniformare e armonizzare i diritti pubblico e privato dei vari Stati che costellavano precedentemente la nostra penisola. C’è l’Italia ormai da più d’un secolo e mezzo, ma ancora pure tante Italie (come dimostra il nodo Mezzogiorno) da amalgamare anche attraverso un’Educazione alla legalità sempre più proficua e uniforme.
Educazione alla legalità in scuole e luoghi d’aggregazione vari
Buona notizia dal mondo della scuola, dall’anno prossimo la pratica sportiva potrà entrare nei programmi anche delle classi elementari: un buon contributo per la costruzione di un’Educazione alla legalità già dai più piccoli, visti i valori di lealtà e di rispetto delle regole (oltre agli ovvi benefici fisici e mentali) che per definizione tale attività sa infondere a coloro che la praticano e la sanno apprezzare. Tra gli strumenti più validi riguardo sempre alla didattica, si pone poi sicuramente la disciplina dell’Educazione civica, a cui occorrerebbe garantire presenza autorevole, ampia e continua per acquisizioni teoriche in aula e partecipazione a momenti esemplari di vita della res publica. In linea con i tempi, l’Educazione alla legalità richiede certo forte presenza anche in Rete, per presidiare in modo opportuno tale straordinariamente pervasivo (ma pure insidioso e di complessa gestione) strumento di comunicazione; e favorire così l’esercizio di buone pratiche in luoghi d’aggregazione reali e virtuali da parte dei cittadini interessati.