L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.


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Kaleidoscope (1382)

Free Lance International Press

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May 26, 2021

Il comando biblico “Crescete e moltiplicatevi” potrebbe portare l'umanità al punto di non ritorno. Il conseguente pericolo di questo assunto biblico dimostra che nessun principio, nessuna dottrina, nulla di ciò che viene sancito nei testi religiosi, come in ogni legge laica, ha valore imperituro.

Durante l'anno zero, cioè la nascita di Cristo, la popolazione mondiale era di 350 milioni di anime. Si calcola che nel 1800 la popolazione fosse di 700 milioni e che nel giro di un trentennio sia aumenta di un terzo fino a raggiunge un miliardo di unità nel 1830. Un secolo dopo sulla terra si contano 2 miliardi di esseri umani e nel 1975 4 miliardi . Oggi, 2021, la popolazione mondiale è di circa 7,8 miliardi di persone e si prevede che un fine secolo sarà di 100 miliardi. Ma molto prima sarà superato il numero

massimo di esseri umani tollerato dal pianeta.

Thomas Robert Malthus all'inizio dell'800 già affermava che se la moltiplicazione del genere umano non fosse stata regolata sarebbe stata causa di carestie e fame nel mondo ed il motivo della sua stessa rovina.

Anche se l'incremento demografico venisse arrestato e la fertilità umana diminuisse, la tendenza all'affollamento rimarrebbe. Alcuni esperti sono concordi nell'affermare che anche riuscendo a stabilizzare le nascite a livello zero (uguale a quello dei decessi) la popolazione mondiale raggiungerebbe ugualmente 16 miliardi di individui prima di una assestamento definitivo, cioè il doppio della popolazione attuale.

Se in un ascensore per capienza di 4 persone ne entrano 8 tra i gli occupanti si manifestano segni di insofferenza, di ansia, di paura e qualunque incidente degenera in aggressività. Allo stesso modo, se una tavola è imbandita per nutrire 10 persone, a mano a mano che si aggiungono nuovi commensali le porzioni diventano sempre più piccole e quando l'esigua porzione non è più sufficiente a sfamare nessuno dei presenti, si manifestano azioni di forza e di violenza secondo la legge mors tua vita mea. Questo è quanto succederà al genere umano se responsabilmente non si impegnerà a contenere l'incremento demografico.

Il maschio supremo dell'uomo sta nella sua indifferenza verso gli effetti che hanno prodotto le scelte individuali. Mettere al mondo un essere, per realizzare se stesi o appagare il proprio desiderio di essere genitori, è puro egoismo.

Anche quando la procreazione è concepita per la gioia di avere un figlio da amare, è sempre l'egoismo che ci muove. La sola cosa che può giustificare la messa al mondo di un nuovo essere è l'amore per la vita, la volontà di chiamare un nuovo essere al bene dell'esistenza, la volontà di dare al mondo un elemento armonico e positivo per il bene di tutti; non per propria soddisfazione, non per assicurare a se stessi la propria discendenza, non per avere sostegno nella fase della vecchiaia, nè per lasciare il proprio patrimonio  finanziario o immobiliare, ma nell’intento di contribuire a rendere migliore questo mondo.

Donare la vita è l'esperienza più meravigliosa dell'universo (e nello stesso tempo più pericolosa e drammatica), per questo è grande la responsabilità verso chi (forse) non chiede di esistere.

La realtà antropologica mostra che quanto più una popolazione vive nella povertà e nell'ignoranza tanto più tende a moltiplicarsi, mentre quanto più c'è civiltà e benessere economico più si restringe il numero dei componenti familiari. Ma tutto è interconnesso e solo da una volontà politica generale intesa a favorire la prosperità e la cultura anche delle popolazioni indigenti può nascere il vero piano di contenimento delle nascite e scongiurare inquietanti prospettive future.

May 19, 2021

Le aggressioni israeliane in corso nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, contestuali alla brutale repressione delle proteste dei cittadini israeliani arabi, mostrano i limiti degli accordi Abramo, che avevano di fatto estromesso la questione palestinese dalla diplomazia; intanto, l’esercitazione a guida USA Defender-Europe, quest’anno particolarmente imponente, aumenta le tensioni con la Russia, aprendo un fronte tra i Balcani, il Mar Nero e l’Asia centrale; sul piano interno, nelle “democrazie neo-liberali” l’emergenza sanitaria globale ha favorito una militarizzazione progressiva delle società, e non solo per via della terminologia caratteristica della narrazione della pandemia

Dejà-vu?

Il riaccendersi del conflitto israelo-palestinese è in apparenza un déja-vu geopolitico. Lancio di razzi dalla Striscia di Gaza, reazione sproporzionata e aggressiva dell’esercito israeliano, i soliti vani inviti della comunità internazionale alla cessazione delle ostilità. In realtà, sono almeno tre gli elementi nuovi di questa crisi: il primo è l’apertura, per Tel Aviv, di un fronte interno in diverse città finora caratterizzate dalla coesistenza pacifica tra arabi ed ebrei, sia pure fondata sulla disponibilità dei primi di godere dei pochi benefici sociali che si potevano trarre da una cittadinanza di serie b. Ora, le proteste mostrano una maggior intraprendenza civile e politica delle giovani generazioni di cittadini arabi dello Stato di Israele, per i quali la crisi sociale innescata dall’emergenza Covid-19 ha solo aggravato una condizione di oppressione già dominata dall’espansionismo dei coloni israeliani e da espulsioni ed espropri forzati. Dinamiche consolidate, negli ultimi quattro anni, dall’ex presidente USA Donald Trump e, soprattutto, dal suo alto consigliere per il Medio Oriente, il genero Jared Kushner. Uomo d’affari del settore immobiliare, storico sostenitore delle campagne elettorali dei democratici, nel 2016 cambiò bandiera, sostenendo l’elezione del suocero sia dal punto di vista finanziario, sia con una febbrile attività di marketing politico attraverso le reti sociali.

Tra Tehran e Ankara: il pendolo di Washington

Premiato con una nomina di profonda sensibilità strategica, Kushner è stato dunque l’artefice della politica mediorientale dell’amministrazione Trump, riassumibile nella linea della massima pressione sull’Iran (fino alle pretese di un cambiamento di regime), mediante il ritiro di Washington dagli accordi denominati Piano di azione congiunto globale (JCPOA) e la creazione di un solido e agguerrito fronte anti-iraniano che aveva tra i suoi pilastri il premier israeliano Benyamin Netanyahu, l’Egitto di Mohamed Abd-al-Fattah a-Sissi e le petro-monarchie del Consiglio di cooperazione del Golfo (ai cui regimi la diplomazia petrolifera frutta sempre meno), in particolare Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Un fronte consolidato dagli accordi di Abramo, che hanno favorito l’instaurarsi di una cooperazione tra Israele, Emirati Arabi Uniti e Bahrein. Ne è rimasta fuori, invece, l’Arabia Saudita, che, da un lato preferisce non contrariare l’opinione pubblica in gran parte filo-palestinese, dall’altro non ha alcuna necessità di aumentare o rivedere il suo rapporto di collaborazione con Tel Aviv. Gli Accordi di Abramo, insieme ad altri accordi bilaterali di normalizzazione tra Israele, Egitto e Sudan, hanno stabilito un assetto geopolitico diverso da quelli nei quali si erano inserite le precedenti aggressioni israeliane contro i territori palestinesi, in particolare nella Striscia di Gaza. Il secondo elemento nuovo del conflitto in corso, è, appunto, il quadro geopolitico stabilito da questa rete di accordi, che hanno coinvolto, lo scorso anno, anche la Serbia (storicamente alleata del popolo palestinese) e il Kosovo, primo paese musulmano (il cui statuto, peraltro, non è unanimemente riconosciuto dalla comunità internazionale) ad aver aperto un’ambasciata a Gerusalemme.

Un’altra eredità dell’era Kushner, è infatti il riconoscimento di Gerusalemme come capitale dello Stato ebraico e dal conseguente trasferimento delle sedi diplomatiche dalla capitale amministrativa. Una mossa che ha estromesso la questione palestinese dal dominio della diplomazia, legittimando implicitamente la colonizzazione israeliana e favorendo, così, l’ascesa delle forze politiche più intransigenti. Complessivamente, dunque, durante i quattro anni di mandato di Trump, Washington ha adottato la linea dura nei confronti di Tehran, lasciando, di contro, che gli altri attori regionali, Turchia, Israele, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, accrescessero il proprio peso geopolitico. Al contrario, l’amministrazione di Barack Obama era caratterizzata da un approccio più costruttivo nei confronti dell’Iran, ma più diffidente nei confronti di Ankara. Lo stesso approccio, almeno finora, adottato dall’attuale inquilino della Casa Bianca, con il quale Kushner, nell’editoriale del Wall Street Journal del 14 maggio, si è congratulato per l’astuzia strategica della sua decisione di riaprire il dialogo con l’Iran. In altri termini, quelle che sembrano virate strategiche altro non sono che strumenti per portare avanti la stessa strategia, tipica degli USA in Medio Oriente (e non solo), divenuta particolarmente evidente a partire dalla guerra del Golfo del 1990 e delle sue devastanti conseguenze. Una sua variante, osservabile nell’ex sfera di influenza sovietica, risponde al principio (simile, ma calato in un approccio più interventista da parte di Washington) per cui gli alleati di oggi sono quelli che bombarderemo domani.

Movimenti di truppe tra Oriente e Occidente

In generale, nell’ultimo mese, si sono acuiti gli attriti tra potenze mondiali e regionali nelle zone di maggior frizione tra Russia e Stati Uniti. Meno interessata al fronte mediorientale, Mosca guarda infatti con inquietudine lo svolgimento in corso di Defender-Europe 21, l’esercitazione militare annuale congiunta, condotta dalle forze armate USA in coordinazione con i paesi partner della regione, non necessariamente appartenenti all’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico Nord (NATO). Le operazioni previste quest’anno interessano 16 paesi e coinvolgeranno un totale di 28 mila soldati. Tra i paesi partecipanti figurano, a titolo di esempio, l’Italia e il Kosovo, mentre tra le aree maggiormente interessate (dall’esercitazione principale e da altre ad essa correlate) ci sono i Balcani, il Mar Nero, il Baltico e il Maghreb. Per descrivere la portata di questo pantagruelico apparato, la cui grandiosità spicca sullo sfondo del disastro sociale provocato dall’emergenza sanitaria, il generale statunitense Tod Walters, a capo del comando USA in Europa, ha citato il D-Day, lo sbarco degli anglo-americani in Normandia nel 1944. I sospetti russi riguardano in particolar modo due delle regioni che ospiteranno le operazioni: i Balcani, zona di attrito tra Russia e USA dagli anni ‘90 del secolo scorso, e il Mar Nero. Quest’ultimo costituisce per Mosca una minaccia di non poco conto, soprattutto considerando la concomitanza temporale di Defender-Europe 21 con altri due fatti. Primo, il recente riacuirsi, in aprile, del conflitto russo-ucraino, che ha indotto Mosca a schierare truppe vicino al confine con l’Ucraina. Secondo, il progetto folle di Kanal İstanbul, il nuovo canale sul Bosforo, annunciato dal presidente turco Recep Tayyip Erdoğan nel 2011. I lavori, ha dichiarato lo stesso Erdoğan, inizieranno l’estate prossima e si concluderanno, prevedibilmente, nel 2028.

Un nuovo fronte sul Mar Nero?

A parte le mire neo-ottomane di Erdoğan, Mosca guarda con inquietudine a questi sviluppi, in particolare da quando si sono acuite le tensioni con l’Ucraina. Queste ultime, infatti, hanno fatto riemergere la questione storica della Crimea, e più in generale del Mar Nero, che da secoli costituisce un fronte caldo tra Russia e Turchia. Infatti, lo scorso gennaio, il presidente turco ha dichiarato che il nuovo canale non sarà vincolato ai termini della Convenzione di Montreux, firmata nel 1936 da Francia, Bulgaria, Grecia, Romania, Jugoslavia, Turchia, Regno Unito, Unione Sovietica, Giappone e Australia per regolamentare il transito di navi da guerra attraverso gli stretti dei Dardanelli e del Bosforo, la cui gestione fu affidata alla Turchia. Il trattato prevede, in tempo di pace, la libera circolazione delle imbarcazioni civili e restrizioni per le navi da guerra dei paesiche non si affacciano sul Mar Nero. Norme, quindi, che garantiscono la sicurezza non solo della Russia, ma anche della stessa Turchia: escludere Kanal İstanbul dalla giurisdizione della convenzione di Montreux sarebbe dunque un azzardo, soprattutto con la crisi delle relazioni russo-ucraine non ancora risolta. Ankara, infatti, si è schierata con Kiev, muovendo un ulteriore passo verso il deterioramento delle relazioni con Mosca, già messe a dura prova dal conflitto libico (nel quale le due potenze sono rivali).

C’è il rischio di un cesarismo regressivo

Contro il progetto folle di Erdoğan, si sono espressi, all’inizio di aprile, anche 104 ammiragli turchi in pensione, con una dichiarazione pubblica firmata costata a dieci di loro l’arresto con l’accusa di “attentato all’ordine costituzionale”. Le loro critiche, secondo il presidente turco, sono “allusioni a un golpe”, anche se la loro posizione è simile a quella manifestata qualche giorno prima da 126 ambasciatori: la Convenzione di Montreux protegge gli interessi turchi. L’arresto dei dieci ammiragli sarebbe, pertanto, l’ennesimo atto dello scontro tra Erdoğan e i militari kemalisti (laici), oppure il tentativo di Ankara di gestire gli equilibri tra le componenti del suo stato profondo, in particolare tra quella più allineata con la NATO e quella cosiddetta “eurasiatica”, cui appartiene Cem Gurdeniz, uno dei militari fermati e l’ideologo della teoria della “Patria blu” (Mavi Vatan).

È forse possibile che la militarizzazione della narrazione (e, in alcuni paesi, della gestione) dell’emergenza sanitaria, diffusa attraverso l’omnipervasiva Rete (in particolare mediante le reti sociali), abbia mutato la percezione che le opinioni pubbliche delle democrazie neoliberali hanno delle guerre vere e proprie e degli apparati militari? Sarebbe prematuro dirlo, ma in due paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, Francia e USA, le forze armate hanno recentemente, per così dire, esortato i rispettivi presidenti a prendere le redini delle rispettive società, prima che le tensioni sociali diventino incontrollabili senza l’indispensabile intervento degli eserciti. In Francia, peraltro, l’appello firmato da 20 generali in pensione conteneva il riferimento a un potenziale di pericolo nelle minoranze musulmane. Inoltre, vale la pena osservare che il testo è stato  pubblicato dal settimanale di destra Valeurs actuelles lo scorso 21 aprile, anniversario del tentato golpe messo in atto ad Algeri contro il generale Charles De Gaulle. Negli USA, invece, più di 100 generali in pensione hanno indirizzato una lettera aperta al presidente Biden, accusandolo di cercare di instaurare “una forma marxista di governo tirannico”. Due episodi che, se isolati, dimostrano l’emergere di forze (nelle società civili e negli apparati istituzionali) che guadagnano consensi strumentalizzando il timore e la collera di tessuti sociali dissestati dalla tirannide del mercato. E degli imperi.

Il mio primo contatto, una specie di innamoramento, con Franco Battiato è stato con  Fetus,  il suo primo disco di musica elettronica che ha fatto da colonna sonora a notti insonni, passate a dipingere acquerelli astratti quanto le sue “melodie”.

Quando è passato a scrivere  canzonette  l'ho vissuto come una specie di tradimento. Tra i miei amici si diceva che si fosse “venduto al mercato”, che fosse “passato dall'altra parte”; frasi rigorosamente in bianco e nero, prive delle sfumature della vita, in un'epoca di schieramenti a priori.

Solo più tardi ho capito cosa stava facendo, forse; stava scrivendo i mantra del XX secolo; il praticante canta i mantra ignorando le parole di sanscrito di cui sono composti, la Parola di Dio è solo suoni; sono proprio quei suoni che risuonano in certi punti del corpo, stimolano certi centri e favoriscono certe risposte. Il praticante non lo sa, canta e basta. Le  canzonette  del suo  periodo pop , con le loro allusioni ei loro deliziosi nonsense svolgono la funzione di moderni mantra; l'inconsapevole fan le canta ei chakra cantano e risuonano con lui, danno delle piste, aprono possibilità.

Potrebbe essere una delle tante spiegazioni di un essere umano inspiegabile, come tutti i misteriosi personaggi che hanno illuminato il XX secolo e che sono sfuggiti alle definizioni banali, all'essere da una parte o dall'altra, soprattutto dalla parte dei potenti.

Non diremo che Franco Battiato ha letto Gandhi, Silo o Martin Luther King, non lo tireremo dalla nostra  parte  come si suol fare con i morti che, di norma, non hanno più la possibilità di smentirti. Lo lasceremo  in pace .

Semplicemente salutiamo l'essere umano, lo studioso di Gurdjieff, dei mistici e del Libro Tibetano dei Morti, il musicista poliedrico e mai soddisfatto, lo studiooso e praticante sempre alla ricerca del prossimo passo dell'ascesa. Nel Suo ultimo lavoro Fondamentale  Attraversando il Bardo, Sguardi sull'aldilà, libro documentario  e Capisce Che il percorso verso il  DOPO  fosse Già tracciato e conosciuto.

Forse gli accadimenti degli ultimi anni, gli incidenti, le dicerie sulla malattia erano l'ultima dissimulazione per partire con la dovuta calma e consapevolezza. Senza inutili distrazioni.

Dunque, buon cammino e arrivederci, Franco. Felici di aver condiviso insieme qualche istante del misterioso viaggio come Esseri Umani.

 

 

per gentile concessione dell'agenzia di stampa PRESSENZA

 
 

Non sembra ma è uno scontro che dura da secoli. Il mondo come una scacchiera. Le parole nordiche da sempre prediligono la “bionda”. Quelle comprese tra il 30 ° e 50 ° parallelo sia Nord che Sud più propense verso il “nettare di Bacco”. Poi le eccezioni in tutte e due le fasce.

Ma è nata prima la birra o il vino?

Confrontando le datazioni di cui siamo certi si potrebbe affermare che la birra sia più antica , tuttavia nessuno ne ha la

 
 abbinamento con ostriche

certezza.

Anche perché a far ruotare l'ago della bilancia a favore del vino pesa il processo di produzione della birra che generalmente è “meno spontaneo”.

Altri dati, temi della contesa:

- la birra rappresenta la bevanda meno nobile, il vino più ricercata, sofisticata;

- la birra è prodotta con i cereali di diversa natura, il vino è solo oggetto di fermentazione del mosto, la pigiatura dell'uva;

- la birra da sempre è prevalentemente pagana ( ad eccezione degli studi e produzioni dei monaci francesi, belgi e tedeschi), il vino bevanda sacra legata “al sangue di Cristo”. E via, via, via.

Una cosa è certa; nel mondo in cui viviamo ambedue le bevande sono oggetto di continui studi, produzioni diversificate, volte e invadere i territori reciproci cercando di primeggiare sui mercati.

Ecco che la vite esce dai propri confini e colonizza territori nuovi come la Gran Bretagna, i Paesi Bassi, la Svezia. Esplode il fenomeno in Cina e nei paesi asiatici, raggiungendo anche limiti di altitudini mai pensate (allevamenti di Malbec a 3.150 mslm nella regione andina del Salta-Argentina) o latitudini equatoriali come in Brasile,

 
 fruit Beer con i dessert

nello stato del Par á .

La birra, dal canto suo, con il confermare sempre più le "sue" zone di competenza, invade i tradizionali territori vinicoli "sdoganandosi" e sostituendosi con prodotti più ricercati e attenti soprattutto ai gusti giovanili, giocando in particolare sulla bassa tenuta alcolica ea tutto quanto ne consegue.

Avete notato che nei film di produzione americana si beve meno vino, champagne e superalcolici e più birra? Direttamente dalla bottiglia risparmiando il lavaggio dei bicchieri? Più “fico e green”.

E non parliamo dell'attuale sfida lanciata su uno dei “dogmi” fondanti della Scuola del Vino: l'abbinamento con il cibo.

Minata la figura del sommelier che deve reinventarsi una cultura birra-cibo per la crescente richiesta di questa bevanda.

Non solo pizza e birra ma carne, pesce, verdure e, udite udite, abbinamenti con la cucina vegana .

Accanto alla Carta dei Vini anche quella delle Birre.

" L'abbinamento di cibo e birra è un elemento fondamentale per raggiungere una perfetta armonia tra tutte le sensazioni percepite durante la degustazione, quindi la migliore valorizzazione delle caratteristiche organolettiche di entrambi gli alimenti". Così ho trovato scritto in una Carta di un noto Ristorante stellato.

Sapidità, tendenza dolce, grassezza, tendenza acida, tendenza amarognola, untuosità, succulenza, persistenza gusto - olfattiva , non sono più appannaggio della scienza dell'abbinamento cibo-vino.

Abbinamento per contrasto e abbinamento per concordanza si insegnano anche ai Corsi della Birra sempre più frequenti.

Una volta, ricordo, costituivano materia di una sola lezione durante i tre livelli per ottenere l'attestato di sommelier. Oggi sono Corsi mirati, maggiormente conoscitivi della materia della “bionda”.

Di seguito un elenco dei piatti abbinati a stili di birra:

 
 

ALE LEGGERO: Tramezzini, formaggi a media stagionatura

BRITISH BITTER: Sandwich, tramezzini, formaggi freschi

ALES SCOZZESI: Carni rosse, arrosti e stufati, se dolce adatte ai dessert

PALE ALE: Primi piatti, carni leggere, salumi, formaggi

INDIA PALE ALE: Primi piatti con verdure, ortaggi, carciofi ed asparagi

ALTBIER: Primi piatti saporiti, formaggi, selvaggina, se dolce adatte ai dessert

MARRONE ALE: Carni rosse, arrosti e stufati, formaggi a media stagionature

NEWCASTLE BROWN ALE: Carni rosse, arrosti e stufati, formaggi a media stagionature

ALES FORTI: Carni rosse, formaggi a media e lunga stagionatura, anche erborinati

PORTIERE: Carni rosse

STOUT: Carni rosse, selvaggina e formaggi a lunga stagionatura

ALES FRANCESI: Primi piatti, carni leggere, salumi, formaggi

ALES BELGA: Primi piatti saporiti, formaggi, selvaggina, se dolce adatte ai dessert

FORTE ALES BELGA: Arrosti e spezzatini, salumi, molluschi e pesce alla griglia, formaggi a lunga stagionatura e caprini

SPECIALITÀ BELGA ALE: Carni rosse, arrosti e stufati, formaggi a media stagionature

WEIZEN: Carni di maiale, pesce

EUROPEAN LIGHT LAGER: Antipasti, insalate, pomodori ed ortaggi aciduli, pizza, formaggi a pasta filata

AMBRA TEDESCA: Carni rosse, arrosti, formaggi a media stagionatura, salumi

LAGER SCURO EUROPEO: Carni rosse, arrosti, formaggi a media stagionatura, salumi, se con residuo zuccherino adatte ai dolci

BOCK: Primi piatti, carni leggere, salumi, formaggi

FARO: Fuori pasto o con alimenti a forte tendenza dolce (riso e pasta al burro)

GUEUZE: Alimenti a tendenza dolce, anche con dessert alla frutta se aromatizzate

 
 Ora et labora

Parlare di birra e molluschi può sembrare un po 'audace. Ma non è così.

Birra e cozze è un grande classico, lo stesso tra birra Stout e ostriche (per gli amanti del vino non è solo una bestemmia, è una assurdità, sovversiva e scandalosa).

Abbiamo finito di mangiare, è il momento del dessert. Moscati, passiti, spumanti dolci. Il classico abbinamento per concordanza.

Ecco che si fanno strada le Fruit Beer , premuroso l'abbinamento più classico. Addirittura si va oltre: se abbiamo una torta a base di frutta, possiamo creare equilibrio con l'amarezza di una Porter, se prevalgono gli agrumi invece, meglio una Blanche. A seguire le Sour, Berliner Weisse, Gueuze, Italian Grape Ale o Lambic dal sapore secco e vinoso.

La guerra è in corso. Comunque la si pensi, sottovalutarla è un errore. Chapeau!

 

 

Urano Cupisti

Tempo che soffre e fa soffrire,

tempo che in un turbine chiaro

porta fiori misti a crudeli apparizioni.

(Mario Luzi)

Il tramite della poesia rimane l'uomo, l'uomo con la sua mentalità, intelligenza, scaltrezza, l'uomo con le proprie esperienze, sensazioni e cammini emotivi.

Senza alcun dubbio Mario Luzi è stato fra i maggiori esponenti della poesia ermetica anche se incanalarlo solo in uno stile poetico è a dir poco riduttivo e insufficiente.

Mario Luzi era molto di più; era una persona attenta, sofferente di un mondo ai suoi occhi immorale, scorretto dove l'essere umano è l'artefice di tanta nullità. Era un viaggiatore ma sopratutto un trasformatore della parola mosaico ogni terminologia trasformando con gli anni la sua poetica di ari passo con i tempi e le concezioni del momento cambiando spesso le strutture strutturali del proprio stile.

Fin dall'esordio con "La barca" (1935), il giovane Luzi, inizia la metamorfosi del suo lungo dire passando da una sospensione metafisica, seguendo poi con i settori emetico-cattolici fino ad arrivare a una visione simil-fotografica degli ambienti e luoghi fino ad arrivare poi alla contestualità della morte e della sofferenza.

Il suo versificare sul dolore, sulla certezza dell'incomunicabilità, la serrata sensazione dell'inquietudine, l'ansia come insopportabile resa di un'epoca sorda e sterile, lo rendono un meraviglioso uomo pensante e non un ennesimo scrittore di poesia elegiaca. Già dopo il 1943 Luzi si stacca dal suo essere ermetico intraprendendo un cammino di neorealismo sia poetico che letterario che abbandonerà in seguito per uno stile del tutto personale addentrandosi su tematiche di una società moderna e post moderna. Un continuo evolversi del poeta che non si sofferma e un cliché forzato ma che si lascia trasportare da un'interiorità complessa di riflessi emotivi da spingerlo liberamente verso una ricerca liberatoria del sé svincolato da stili, correnti o forme poetiche “obbligate”.

Nella raccolta “Nel magma” (1963), il poeta ormai adulto, diventa coscienza e scrutatore di vita e di morte rimanere libere le parole di “agire” e formare ciò che la propria mente partorisce costruendo così testi e conversazioni di stile prosastico, lontani da creazioni ermetiche ma simbiotici alla vita. Una silloge di impronta eliotiana dove l'ombra filosofica-metafisica aleggia fra simbolismi e tracciati di vita reale.

In queste poesie alloggia nel poeta il ricordo, l'ansia, la nostalgia, la spiritualità, la costruzione, l'arresa, l'invitabilità e il tutto abbracciato in quell'inquietudine che in questa raccolta intera vibra.

Mario Luzi crea la poesia dai fatti, dalla speranza fra avvicinamenti e distacchi dove il tutto convola fra l'etereo e la materia dove sempre perdura quell'ansia sconvolgente creata dall'assenza del valore umano.

Fu traduttore, giornalista, professore universitario, scrittore, opinionista, collaboratore di riviste, autore di monologhi di pezzi teatrali. Nominato Senatore a vita della Repubblica Italiana; fu un grande letterato che mai dimenticò di essere UOMO. Nessuno più di lui dimostrò tanta umiltà, sempre disponibile a interviste, dialoghi, conferenze. Amava tardare con gli studenti anche ben oltre i normali orari di lezione. Molti ragazzi venivano da tutta Italia per incontrarlo e lui dimostrò sempre molta attenzione e ascolto per ognuno di loro dando sempre la propria disponibilità.

Ci sono uomini che lascino di sé i loro operati, ma ci sono anche uomini che oltre ai doni da loro elaborati, lasciano ricordi e orme indelebili del loro passaggio grazie al loro enorme senso morale e civile. Questo e molto di più era Mario Luzi.

Mario Luzi nasce a Castello allora frazione di Sesto Fiorentino adesso è in provincia di Perugia il 20 ottobre 1914 e muore a Firenze il 28 Febbraio 2005.

Marco Taddei , è un dinamico e intraprendente giovane, conosciuto come il  blogger  di  Simply Mr. T , una piattaforma italiana focalizzata prettamente sullo  stile maschile, luxury e travel.


Dopo aver maturato un'esperienza di quattro anni in  Showroom , Marco decide di seguire la sua inclinazione nel panorama del  mondo della moda , così intraprende il percorso del  web , spinto dalla  passione  per la ricerca di  brand  capaci di raccontare la  storia e la tradizione dell 'Italia , patria del  Made in Italy.   Questo giovane ed effervescente  designer , riesce ad esprimersi con forte energia ma anche seguendo con naturale entusiasmo ciò che gli viene 'da dentro', con grande naturalezza. Durante la manifestazione del  Pitti Uomo, a Firenze nel mese di giugno e di gennaio è sempre al centro degli obiettivi dei fotografi di tutto il mondo, e ormai rappresenta un vero punto di riferimento dell'eleganza maschile da parte di molti giovani.  

Il suo  blog  - curato personalmente, con attenzione e scrupolo - si caratterizza proprio per il suo  gusto italiano,  raffinato, artigianale ed estremamente ricercato: mai banale . Dai suoi scatti è possibile leggervi la storia dell'Italia, oltre al forte carattere identitario di  Marco  che non propone mai una moda da vetrina e da manichino, ma una moda identitaria che rivela il suo carattere, la sua personalità.

Marco Taddei, coglie ogni occasione utile per affermare il proprio orgoglio  di  lavorare con aziende che hanno più di cento anni di storia :  atelier sartoriali di alta gamma, e-commerce,  hotel di lusso e ristoranti di spessore internazionale, che egli con gioia a far apprezzare nel mondo.
Alla vigilia di un importante evento a Milano, in programma il  13  maggio 2021 - che potrete seguire al link  https://virum.it/trunk-show-milano-virum/  -, tra una prova e un'altra, siamo riusciti a ottenere una breve intervista da Marco: utile presentazione di sé stesso e del lancio della nuova linea:  Urban Safari  ( per visionarla,  https://virum.it/categoria-prodotto/abbigliamento/giacche-sartoriali/urban-safari/ ).

Bentrovato, Marco… può dirci qualcosa di più di questo evento?  

L'evento nasce per presentare la collezione di giacche  Urban Safari  disegnata da me in esclusiva per la sartoria  Virum  di  Napoli . Nel corso della presentazione, verrà mostrata la collezione nelle varianti colore, mentre i più esigenti potranno procedere anche a ordini personalizzati, ordinandole  su misura . L'evento avrà luogo nell'elegante cornice di un esclusivo  salotto  di  Milano , sede del  Lanificio F.lli Cerruti 1881 : prestigioso  brand  del  Made in Italy  di spessore internazionale che, oltre a ospitare l'avvenimento, è  partner attivo del progetto, in quanto le giacche sono realizzate con un loro  nuovo tessuto denim / seta  chiamato  Genova , in onore del luogo d'origine del  Denim .

Cosa l'ha ispirata?

Il progetto  Urban Safari  prende ispirazione dall'eleganza classica del passato. Mi sono ispirato dalla consultazione di vecchi cataloghi di abbigliamento maschile e di vecchie pellicole, nelle quali le giacche sahariane proposti in molte versioni. E 'un capo molto versatile che, prima di esordire in ambiti civili, era parte integrante delle divise dei soldati britannici nella seconda metà del XIX Secolo, in piena epoca coloniale. Il modello di  sahariana  proposto oggi, possiede tutte le caratteristiche delle classiche giacche del passato, ma è realizzato in un tessuto più  urbano  come il denim. Per questo il nome  Urban Safari .

 C'è anche un messaggio, attraverso questo evento?

Certamente: ed è un messaggio di energica positività. Mi auguro che l'evento rappresenti una boccata d'ossigeno in un momento che si spera comunque transitorio, e che possa rappresentare un  nuovo inizio  dopo questo lungo periodo di incertezze sociali e sanitarie. 

Marco… in prospettiva, come vede il futuro?

Difficile avere oggi una visione chiara di quelli che potranno essere gli scenari futuri. Il futuro prossimo sarà certamente digitale e credo che questo sia comunque un dato certo. Che si tratti di commercio o di comunicazione, la direzione sembra ben delineata. Cambieranno diverse dinamiche fino ad oggi date per scontate ma non si perderà il desiderio di vivere la realtà e il gusto per il bello. 

Qualche anticipazione su future iniziative? 

Sicuramente rinnoveremo l'evento in estate a Milano e probabilmente accresceremo la Comunicazione on-line  sulla  Urban Safari. I diversi modelli sono già in vendita e la cosa che già mi gratifica molto è sapere che in poco tempo sono arrivate molte ordinazioni non solo dall'Italia ma anche da diversi paesi della Comunità Europea.

Grazie, Marco Taddei, per questa intervista flash e 'buon tutto' !. Per chi volesse seguire le idee e il work'n'progress del giovane stilista, consultando il link   https://instagram.com/marcotaddeiofficial?igshid=222kv3hjas6f  potrete restare sempre informati.

         

 Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

La Riflessione!

La “famosa” luce in fondo al tunnel sembrerebbe raggiungibile. Per il momento a far sperare e respirare tutto il confronto eno-gastronomico sono le parole del Presidente del Consiglio pronunciate nell'ultima conferenza stampa. Anticipando le misure che dal 26 aprile sono in atto finalizzate ad alcune aperture graduali con il ritorno della zona gialla in tutta la penisola, il presidente Mario Draghi ha parlato di un "rischio ragionato" . Ma è davvero così? Una cosa è certa; l'affermazione ha scatenato da subito tutta una serie di possibili e probabili attuazioni di manifestazioni, al momento congelato, da effettuare un breve per una "bisognosa ripartenza" che i più hanno definitonecessaria . Qualcuno già da tempo ipotizzava questa decisione (se pur non definitiva) fissando i dati precisa ed avviando le macchine organizzative (Milano Wine Week). VeronaFiere (Vinitaly) subito con la diffusione di una dichiarazione circonstanziata ( ad ottobre Vinitaly in presenza ), Champagne Experience inviando un post con scritto TUTTI PRONTI , le Anteprime Toscane a dire “ci siamo anche noi” e via, via, via. Date ritenute impossibili, logisticamente parlando, che vengono definite “con la buona volontà possono essere possibili”. Personalmente assisto a questa grande confusione che più di una ripartenza ragionata sembra essere il tipico “assalto alla diligenza”.E i “poveri” vignaioli?

 

 

Frammento n. 1

 
 Giovanni Mantovani

Vinitaly ad ottobre in presenza.

“Rischio ragionato docet”. Il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani, cogliendo la partecipazione ad un convegno di Coldiretti, ha dichiarato: "Dopo un anno di assenza di eventi vinicoli, Veronafiere sarà operativa con una programmazione straordinaria proprio sul brand Vinitaly. Dal 17 al 19 ottobre (in piena vendemmia ndr) torna Vinitaly con una special edition in presenza ”. Fantastico, dal 2 al 10 Milano Wine Week, poi si smontano gli stand e via a Verona dal 17 al 19. Nel bel mezzo anche Champagne Experience a Modena (10-11 ottobre) Avanti c'è posto per qualcos'altro !!!

 

Frammento n. 2

Champagne Experience, Modena 10-11 ottobre

Tutti Pronti, torna Champagne Experience, la quarta edizione. Nel padiglione A di ModenaFiere. Sicuramente il più importante appuntamento italiano dedicato al “perlage” più famoso al mondo: lo champagne. Biglietteria on line già aperta.

Frammento n. 3

Acque agitate a Montalcino

Di più a Firenze (Assessorato regionale all'Agricoltura). Il contendere? L'invio dei giornalisti da parte della Regione al Benvenuto Brunello. Il Consorzio di Montalcino è per una selezione di persone e testate che garantiscano ritorni comunicativi effettivi ed inoltre richiede lo spostamento a novembre dell'evento (non più febbraio). “Indietro non si torna anche se siamo aperti ad un confronto per trovare soluzioni” ha dichiarato Fabrizio Bindocci, Presidente del Consorzio.

 

Frammento n. 4

Concorso Nazionale Sauvignon Blanc.

Non solo Pinot Nero e Riesling ma anche Sauvignon Blanc. I tre concorsi nazionali organizzati in Alto Adige. Ottantacinque campioni provenienti da diverse regioni italiane si sono confrontati quest'anno a Kurtatsch (Cortaccia) nella Bassa Atesina. Questo il podio: 1) Ansitz Waldgries Myra, 2) Weingut Franz Hass, 3) Kellerei Tramin Pepi . Andreas Kofler e Peter Dipoli, rispettivamente Presidente e Vice Presidente del Comitato organizzatore, alla fine di questa edizione, hanno constatato l'elevato valore della competizione stessa. Prossimo appuntamento sempre in Alto Adige per la manifestazione Sauvignon Experience , dedicata al pubblico degli appassionati e momento di approfondimento sul Sauvignon Blanc. 

 

Frammento n. 5

Arriva la menzione Pieve in etichetta.

 

Il Vino Nobile di Montepulciano si arricchisce, in etichetta, di una nuova menzione: riscopre le Pievi . “Una terza tipologia, quella che metterà insieme nella stessa bottiglia, passato presente e futuro del nostro vino”. Così il commento di Andrea Rossi, Presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano. Nobile, Riserva e Pieve, ovvero sottozone come unità geografiche aggiuntive. Considerati i tempi di affinamento che sono di 36 mesi, la prima annata con scritto Pieve dovrebbe essere messa in commercio nel 2024.

 

 

Frammento n. 6

Effetto SuperLega anche nella Birra!

Qualsiasi provvedimento che appare diretto a privilegiare solo alcuni, viene etichettato con il paragone della SuperLega calcistica e l'invito all'insurrez

ione del tipo "fans inglesi del Chelsea", auspicato con proclami. Così anche nel mondo della Birra !!! È bastato un provvedimento di tipo finanziario che agevolerebbe solo otto “grandi” birrifici artigianali a scatenare l'ira dell'UnionBirrai . “Un provvedimento che rappresenterebbe un duro colpo per i piccoli birrifici indipendenti che da circa un anno fanno i conti con grossi cali di fatturato, causa pandemia. No alla SuperLega della Birra !!! " ha tuonato Vittorio Ferraris, direttore generale UnionBirrai.

Osservo, scruto, assaggio e… penso. (urano cupisti)

I TRE PRINCIPALI OSTACOLI AL PROGRESSO CIVILE, MORALE E SPIRITUALE DELL'UOMO   

 

Tre sono i principali ostacoli al progresso che apre alla cultura del bene, dell'intelligenza critica positiva, dell'etica universale: i mezzi di informazione di massa al servizio delle grandi lobby agroalimentari / zootecniche / chimico / farmaceutiche, la medicina sintomatologica e l ' insensibilità umana originata dalla visione antropocentrica. Tutti e tre contribuiscono a frenare l'evoluzione integrale dell'uomo.

 

I mass media condizionano la mente della popolazione rendendo indispensabile ciò che è sempre stato superfluo, spingendo la gente a consumare prodotti propagandati come necessari e benèfici mentre sono un vantaggio solo delle grandi lobby e spesso causano danno alla salute delle persone e del pianeta. I mezzi di informazione che dovrebbero contribuire al vero progresso culturale, morale e spirituale della popolazione, sono improntati a dare al popolo quello che il popolo (condizionato) chiede, non quello di cui ha realmente bisogno, favorendo la società dell'apparenza, dell 'esteriorità, dell'immagine, del cattivo gusto, della volgarità. Propongono violenza, sesso, arrivismo, edonismo, senza curarsi del danno che procurano. Quanto più un popolo è ignorante, affamato e bisognoso di protezione tanto più è vulnerabile e facilmente manovrabile. La medicina sintomatologica considera la malattia un fatto ineluttabile; interviene sui sintomi; non cerca di rimuovere le cause e autorizza implicitamente a persistere nei cattivi stili di vita e negli errori alimentari assoggettandolo passivamente alla cure farmacologiche che spesso causano effetti iatrogeni (naturalmente senza disconoscere il grande contributo dalla medicina in tutti i casi di urgenza ed in fatto di chirurgia ). Un meccanismo che asseconda le aspettative del popolo inerte e bisognoso di avere buone notizie sulla propria cattiva condotta; un popolo che esige dal medico la pillola che consente di non rinunciare alle abitudini indotte dal sistema. Il medico tende a sottovalutare l'importanza dell'alimentazione mentre questa è in grado di condizionare non solo la salute del corpo ma della mente e della coscienza.

 

Il vero medico dovrebbe operare per prevenire più che curare, correggendo gli errori e gli stili di vita delle persone. La mancanza di sensibilità umana, che trae la sua origine nella cultura antropocentrica e autorizza l'essere umano a dispone di un suo vantaggio di ogni altra forma di vita; lo inclina alla logica della supremazia del forte sul debole, al fine che giustifica i mezzi, al deprezzamento del valore della vita e delle differenze in natura, e all'indifferenza verso la condizione dell'altro; questo preclude i valori di compassione e condivisione imprescindibili per una società umana giusta, civile e solidale.

 

Quel che succede nel mondo è la sommatoria del livello evolutivo dell'intelligenza e delle coscienze individuali. Se ciò che rende l'uomo capace di compiere il male, di usare violenza e commettere ingiustizie di qualsiasi natura, è la mancanza di compassione, l'incapacità di immedesimarsi nella vittima e di condividere le esigenze vitali; questo lo abitua all'accettazione passiva della guerra, alla morte per fame e malattie di milioni di persone ogni anno nel mondo, all'uccisione di miliardi di animali nei mattatoi, nei laboratori di vivisezione, nei boschi, nei mari… rallenta, ostacola il vero progresso integrale dell'uomo.

 
 L'azienda in Franciacorta

2021: doppia celebrazione. il 60 ° del primo Franciacorta ei 90 anni del suo fondatore.

 

 

Nel 1961 Franco Ziliani dette vita al primo Franciacorta Spumante metodo classico. Una data epocale per la spumantistica nazionale.

Per la prima volta in Italia una zona vitivinicola, se pur modesta nelle dimensioni, si pose come competitor nel mondo del perlage mondiale.

 
 Vigneti

Nel 2021 Guido Berlucchi entra nell'anno delle celebrazioni per il 60 ° anniversario del primo Franciacorta nel migliore dei modi, ottenendo il “sigillo” di Wine Spectator che ha attribuito al suo vino di vertice , il Palazzo Lana Extreme 2009 , il massimo punteggio ( 93/100 mai raggiunto da un Franciacorta) ed un set di valutazioni per Guido Berlucchi Linea '61 , tutte superiori ai 90/100.

L'INIZIO.

Ci sono domande capaci di cambiare il destino di persone e di luoghi. "E se facessimo uno spumante alla maniera dei francesi?" è stata una di quelle.

 
 Le purpitre

Nel 1955 il giovane enotecnico Franco Ziliani la rivolse a Guido Berlucchi , gentiluomo di campagna. Berlucchi cercava un consulente capace di migliorare il suo Pinot del Castello e trovò invece il partner per un'avventura di gusto che avrebbe modificato il destino della Franciacorta.

Tutto nato da un incontro, da una domanda. Oggi l'azienda ancora guidata dalla famiglia Ziliani affronta una fase di profonda innovazione , di nuove sfide nei rivoluzionari scenari di mercato, con lo stesso spirito con cui Franco Ziliani si immaginò di creare ex novo nel 1961.

 
 Franco Ziliani e Guido Berlucchi

Il “messaggio” è chiaro : capacità dell'azienda di produrre non solo ottimi vini, ma anche Cultura ed Azione sul Territorio.

In autunno la linea Cuvée Imperiale rinnoverà il suo abito e vedrà ampliata la sua gamma. Un restyling dinamico, contemporaneo in linea con la sua storia di 60 anni.

In Estate, con un evento a Palazzo Lana a Borgonato (BS), dimora storica risalente alla fine del 1400 e sede della Guido Berlucchi, saranno celebrati in contemporanea i 90 anni del fondatore Franco Ziliani ed i 60 anni della sua “creatura”, il primo Franciacorta.

Per l'occasione uscirà un'edizione speciale “Franco Ziliani” , un tributo al fondatore, un vino da collezionisti.

Tiratura limitata in Magnum di un Franciacorta Nature , una base Pinot Nero ricavato dai migliori vigneti di proprietà, con 96 mesi sui lieviti ; un “vino miliare” che resterà nella storia aziendale.

Senza dimenticare quell '”Officina” di lavoro dove Saperi , Culture aziendali e Visioni trovano spazi per confronti con personalità provenienti da ambiti diversi. Quell'Agora chiamata nel 2018, ACADEMIA BERLUCCHI .

la famiglia Ziliani

Ebbene, l'Accademia Berlucchi s'appresta a trasformarsi da crisalide a farfalla in un soggetto attivo e progettuale per il proprio territorio, mettendo a comune la rete di pensiero e di contatti in questi 3 anni, con l'idea di sviluppare importanti progetti di CSR (CSR è un acronimo inglese, Corporate Social Responsibility, che troviamo in Italia come RSI, Responsabilità Sociale d'Impresa) per la Franciacorta ed anche oltre.

Il primo, ambizioso progetto verrà comunicato nel primo weekend di Ottobre.

Diciamoci tutta la verità; per molti della mia generazione il Franciacorta Berlucchi è stato il nostro "primo champagne" , parte profonda degli albori della nostra passione per il vino.

La strada che mi portò verso le sue storiche cantine, molti anni fa, rappresentò un viaggio enoico nel mio intimo. Come non festeggiare il 90esimo di Franco Ziliani con la “sua” Magnum?

 

Urano Cupisti

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