L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.


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Kaleidoscope (1382)

Free Lance International Press

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 Ingresso all'Acetaia

“Da sempre, in Italia, l'aceto è relegato a mero difetto di cantina la cui collocazione ideale è solo sotto il lavello tra flaconi di roba chimica per pulire. Peccato che quell'aceto che si usa per togliere il calcare non abbia niente a che spartire con il prodotto agricolo e nobile che deriva da una seconda emancipazione dell'uva. Una seconda fermentazione che richiede mesi se fatta in modo artigianale e che pretende una materia prima buona selezionata senza scrupoli, esattamente per come si dovrebbe fare quando si fa vino ”.

Questa è l'introduzione ad un articolo sull'Aceto scritto recentemente da Andrea Bezzecchi su Vinix Digest che mi ha colpito per la sua “fotografia” di una realtà diffusa che, ahimè, è quotidianità.

 
 interni, affinamento

E non parliamo del mancato riconoscimento dell'Aceto Balsamico Tradizionale tra i prodotti del Made in Italy, unico nel suo genere ed apprezzato dai “veri gourmet” in tutto il mondo (da non confondere con i gourmand, i ghiottoni). Ce ne dimentichiamo troppo spesso eppure…

La curiosità di controllare “questa verità”. Aprire lo sportello sotto il lavello e controllare. Amara constatazione. Tutto vero, mescolato tra i flaconi di liquido per piatti, ammorbidenti, sgrassatori, quel flacone di aceto con il compito, anche lui, di liquido per le pulizie. E l'altra scoperta quella bottiglietta di Aceto balsamico e basta, usato per condire. Eppure quella bottiglietta strana fornita alcuni anni fa ad una manifestazione e pagata un occhio della testa, mai aperta, deve essere da qualche parte. Trovata!

E da lì la mia ricerca, il ritrovare gli appunti “scolastici” sul sistema di produzione, la degustazione e un abbinamento improvvisato: gelato fior di latte con tracce di Aceto Balsamico Tradizionale , l'estasi del palato.

Aceto Balsamico Tradizionale di Modena Giuseppe Giusti.

“LA PIÙ ANTICA ACETAIA D'ITALIA: 1605. Dal XVII secolo la famiglia Giusti cura il suo Aceto Balsamico, tramandando una ricetta che si traduce in armonie di gusto e in prodotti d'eccellenza apprezzati in tutto il mondo”. Inizia così la mia ricerca tra le pagine del sito online, la lettura della Storia fino alle indicazioni dell'assaggio.

controlli nel tempo

Maledetta pandemia! Altrimenti sarei saltato sulla mia macchinina e via, percorrendo l'Autocamionale della Cisa destinazione Modena, località Lesignana, Acetaia Giusti, in via Quatro Ville 155.

Mi devo accontentare “della visita a distanza”. Però con l'assaggio vero.

“Ottenere un grande aceto balsamico dipende dalla competenza, esperienza e sensibilità di chi lo produce e dal tempo lungo di maturazione e invecchiamento. Orgogliosa di un saper fare affinato in oltre quattrocento anni di storia, Acetaia Giusti affianca al rispetto per la tradizione una filosofia produttiva moderna e sostenibile, che valorizza le persone e il territorio in cui opera ”.

Procedo nella lettura e mi immedesimo tra i legni del lungo affinamento.

Il mio assaggio

“Antichi legni celano il segreto dell'inconfondibile aroma Giusti E 'nel legno delle botti antiche in cui invecchia l'aceto che da sempre si cela il segreto del balsamico. Servono decenni - quando non secoli - perché il legno e il mosto si nutrano l'un l'altro. Nell'acetaia Giusti vi sono oltre 600 botti risalenti al 1700 e al 1800, da cui si ottengono le estrazioni più pure, responsabili dell'inconfondibile aroma Giusti. Più antica è la botte, migliore sarà il prodotto che si otterrà, poiché questa rilascerà sempre meglio le essenze del legno e gli aromi balsamici che negli anni vi hanno soggiornato ”.

Giuseppe Giusti fu tra i primi a fissare per iscritto, dopo secoli di tradizione orale, le regole per ottenere un "perfetto Aceto Balsamico". Il suo testo, redatto nel 1863 in occasione dell'Esposizione Agraria di Modena, indica come ingredienti fondamentali la scelta delle uve, la qualità dei recipienti e il tempo. La cura per le materie prime, il tempo lungo di invecchiamento richiesto e particolarmente prezioso.

"Qualità delle uve, sistemi di cottura, rincalzi e travasi, tempi lunghi o lunghissimi di invecchiamento: sono questi i fattori che un grande acetiere deve saper gestire per ottenere un risultato ottimale".

L'Acetiere. Maestro di un'arte antica, è lui che verifica costantemente la qualità dell'aceto prodotto, prendendo in considerazione i parametri salienti come il colore bruno scuro, carico e lucente, l'odore intenso, che nasconde profumi d'uve e sentori di legni pregiati, l'agro scaturito dalla lenta acetificazione, e la complessità degli aromi derivati ​​dai passaggi nei botti di diversi legni che compongono la batteria. Segue l'evoluzione del balsamico durante la sua permanenza nelle botti, prendendosi cura di rincalzi e travasi da un vasello all'altro.

l'abbinamento descritto

“E c'è chi al fuoco di una lucerna veglia sino a tardi d'inverno intagliando torce con un ferro affilato; mentre la moglie, alleviando il canto la lunga fatica, tesse con un pettine stridulo la tela o consuma al fuoco il liquido dolce del mosto, schiumando con foglie il che bolle in pentola ”. (Virgilio, Georgiche, libro primo. 30 ac)  Chapeau!

Urano Cupisti

Assaggio effettuato il 18 febbraio 2021

Gran Deposito Aceto Balsamico Giuseppe Giusti Srl

Strada Quattro Ville, 155,

località Lesignana

41123 Modena (MO) - Italia

Telefono +39059.840135

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www.giusti.it

February 23, 2021

Dalla Brexit, e da i rischi annessi del riaccendersi delle velleità indipendentiste di Scozia e Irlanda del Nord, al progetto di legge sul separatismo in Francia, alla questione non ancora chiusa della Catalogna (e dei Paesi Baschi), fino alle radicalizzazioni etnico-confessionali nei Balcani, in Asia Centrale o in Medio Oriente : la Globalizzazione degli anni '90 AVEVA Già spianato la via all'emergere di discorsi identitari di ISPIRAZIONE etnico-religiosa, talvolta con Sfumature Più o Meno esplicitamente razziste ; il caso italiano è emblematico delle forze oscure che possono celarsi dietro questo tipo di narrazioni.

Le pole miche che hanno accompagnato l'iter del progetto di legge francese sul separatismo , dai dibattiti preliminari alla sua recente approvazione, lasciano emergere una delle antinomie tipiche delle società di massa durante le fasi di crisi finanziaria, economica e sociale, ossia quella che il prof. Luciano Canfora ha evidenziato tra utopia dell'uguaglianza e utopia dell'egoismo . Ciascuna di queste due vie costituisce una scelta di appartenenza, operata dall'uomo in quanto animale simbolico : da un lato, definire la propria identità in termini di “stirpe” o di “credo”, ponendone le radici nella metafisica o nella casualità; dall'altro lato, definire la propria identità in relazione alla collettività organizzata in cui si vive, in termini di “status” o, si potrebbe dire, di “classe”, ponendone le radici nella struttura gerarchica delle società. In questo senso, ad esempio, il filosofo francese Albert Camus, nato nell'Algeria colonizzata, apparteneva alla stessa etnia dei colonizzatori, ma alla stessa classe sociale dei colonizzati. Una questione di prospettiva, dunque, ma in entrambi i casi la definizione di identità individuale comporta l'acquadramento del singolo all'interno di un insieme (l'etnia, la comunità religiosa, o la classe sociale) strutturato in un modo del quale egli egli egli egli non è direttamente responsabile. Si tratta, pertanto, di due identitàformali , rassicuranti perché il loro senso esula dall'arbitrio dell'individuo, ma al contempo alienanti, in quanto sfuggono alla sua responsabilità.

Nella scelta tra queste due alternative, benché le condizioni esistenziali concrete appaiano piuttosto determinato dalla posizione nella gerarchia sociale , come ad esempio dalla collocazione di un individuo nella categoria degli sfruttatori o degli sfruttati , soprattutto chi appartiene a quest'ultima tende spesso a sovrapporre alla percezione della propria condizione reale l'illusione di un'appartenenza simbolica, quasi mistica, a una stirpe ( nazione, razza o etnia ) o una comunità religiosa, che a seguito della diffusione delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione, si realizza spesso ( o almeno si pretende di realizzare) nella sfera virtuale .In effetti, da almeno un decennio numerosi allarmi sono stati lanciati riguardo l'ascesa, su scala globale , di movimenti che pongono al centro dei loro discorsi, e della loro propaganda, la (ri) scoperta di un'identità profonda di ispirazione etnico- religiosa, sopravvissuta a fatica nel decennio della globalizzazione a guida statunitense e in questi ultimi due decenni di finanza autoritaria. Sovranisti, populisti, così si sentono spesso denominare forze ed esponenti politici di questo tipo come se rappresentassero degli inediti, mentre non sono altro che gli epigoni, fioriti all'interno delle società liquide dei consumi, dei demagoghi nazionalisti, o religiosi r adicali, strumenti della globalizzazione degli anni '90 del secolo scorso, successivamente ridotti a ingranaggi di quella stessa società dei consumi contro quale ostentano ostilità.

Se nei momenti di crisi sociale simili forze politiche trovano particolare seguito nell'esasperazione conseguente all'alienazione e alla miseria (due aspetti che hanno caratterizzato le democrazie liberali e poi neo-liberali, in particolare dalla seconda rivoluzione industriale), nei momenti di transizione geopolitica o economico-produttiva (come appunto le rivoluzioni industriali) possono essere sostenute o addirittura finanziate da potenze esterne, o da una parte degli apparati degli stati profondi interni ed esterni. Un discorso che vale, d'altronde, per tutti i movimenti in grado di controllare, o ancor meglio orientare una parte significativa dell'opinione pubblica.In passato fu il caso del separatismo curdo o arabo alimentato da francesi e inglesi in funzione anti-ottomana, ma poi ridotto al silenzio con il famoso accordo Sykes-Picot del 1916, patto segreto di spartizione del Medio Oriente tra i ministri degli esteri delle due potenze. Per citare un esempio del terzo millennio, invece, si può menzionare il separatismo curdo in Iraq, sostenuto, dal 2003, dagli Stati Uniti contro Saddam Hussein. D'altronde, in contesti multietnici o multiconfessionali e in condizioni di crisi economico-sociale, è facile canalizzare il malcontento delle motivazioni su temi identitari, meno complessi e più ancestrali delle tematiche relative alla giustizia sociale o ai diritti civili, quindi facilmente manipolabili a fini propagandistici.

Eppure, talvolta le infiltrazioni di apparati più o meno deviati degli stati profondi (sia del singolo paese, sia di potenze esterne) si insinuano nei movimenti di opposizione politica in grado di mobilitare la società civile. Durante la guerra fredda, ad esempio, i servizi segreti americani e sovietici infiltravano la potenza avversaria e soprattutto i suoi satelliti through movimenti di colore politico non necessariamente omogeneo, come nel caso dei cinque di Cambridge . In Italia, ad esempio, l'intreccio tra neofascismo, eversione, lotta armata, mafia e stato profondo è stato messo in luce dal giornalista Giovanni Fasanella nel Puzzle Moro: meccanismi che ben poco avevano a che fare posizioni ideologiche o progetti per una nuova società, per lo più utilizzati come diversivi rispetto alla strategia della tensione . Successivamente, dopo l'implosione del sistema sovietico, i vari apparati dello stato profondo statunitense, spesso per il tramite di fondazioni (come il PNAC, Project for the New American Century, nato nel 1997), hanno promosso l'affermazione e il rafforzamento della supremazia mondiale di Washington. Come nel caso del movimento serbo Otpor! , "Resistenza!" , che alla fine degli anni '90 del secolo scorso mobilitava studenti e intellettuali critici nei confronti della politica dell'allora presidente Slobodan Milošević.I due fondatori di questo movimento, emerso come una forza nuova, giovane, per certi aspetti anti-sistema, nel 2003, dopo un fiasco alle elezioni parlamentari, hanno dato vita, sempre a Belgrado, al CANVAS, Centro per le Azioni e le Strategie Non Violente Applicate. Una sorta di centro di formazione per forze politiche di opposizione, che successivamente ha trasmesso le sue competenze in una cinquantina di paesi del mondo, tra i Balcani (Albania), l'Europa orientale (Russia, Bielorussia, Ucraina), il Medio Oriente ( Libiano, Egitto) e l'Asia centrale (Georgia, Kirghizistan, Uzbekistan). Contando al contempo sull ' amicizia di figura dell'opposizione come il venezuelano Juan Guaidó.

Al contempo, venuto meno il nemico mondiale sovietico, alcune forze politiche Washington e la rete Stay-behind (Gladio) avevano contato perdono peso (geo) politico, com'è avvenuto in Italia ai partiti democristiano e sulle quali socialista, che dal secondo dopoguerra erano stati peraltro scelti come referenti istituzionali dalle cosche mafiose. La puntata della trasmissione Report andata in onda lo scorso 4 gennaio illustra le dinamiche che si innescarono in tale contesto di transizione, nelle quali si assiste a una collaborazione tra destra eversiva, apparati dello stato profondo e mafie, che agivano come un corpo unico ogni volta che esponenti politici o magistrati rischiavano di mettere in discussione i loro privilegi.Vittime illustri di queste dinamiche, stragi di Stato a parte, sono Piersanti Mattarella, fratello dell'attuale presidente della Repubblica, ei due magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Nella stessa puntata, inoltre, Report getta luce sul ruolo della mafia nella fondazione di movimenti politici determinanti negli anni '90 del secolo scorso, come Forza Italia, ma anche come le varie leghe autonomiste o separatiste: la Lega Nord e le leghe meridionali, tutte riconducibili a Gianfranco Miglio (figura legata a Giulio Andreotti ea Licio Gelli), secondo il quale l'Italia era figlia illegittima di una congiuntura particolare storica in quanto ha messo insieme popoli che dovevano restare separati. Vale forse la pena osservare che queste leghe separatiste sono nate nello stesso decennio in cui da un lato si sono affermati i separatismi etnico-religiosi all'interno dell'ex sfera di influenza sovietica, dai Balcani all'Asia centrale, dall'altro sono emersi partiti islamici radicali in paesi musulmani tradizionalmente laici, come il Fronte islamico di salvezza in Algeria, che vinse le elezioni del 1992, ei partiti islamici turchi, che per la prima volta riuscirono a conquistare i comuni di Ankara e Istanbul.

Un aspetto tipico degli imperi, sin dall'antichità, è il pluralismo: l'impero è dominio di un centro di potere su un determinato territorio, abitato da nuovi con lingue, culture, religioni, usanze e archetipi socio-culturali differenti. Ciò che conta infatti non è l'omologazione, ma il riconoscimento dell'autorità, il celebre osare a Cesare quel che è di Cesare. Caratteristica degli imperialismi, invece, è l'ossessione dell'omologazione: una potenza imperialista conquista e conserva la propria egemonia solo se è in grado di proiettare il proprio modello di gerarchia sociale su scala globale e ciò si rivela più agevole se essa impone il suo sistema politico ai suoi satelliti. In particolare, le potenze imperialiste capitaliste, governate generalmente da democrazie (neo) liberali, tende a riprodurre la dialettica hegeliana signore-servo, tipicamente attraverso la colonizzazione di regioni il più possibile strategiche. Contestualmente, le classi dirigenti comprese a giustificare forme più o meno dirette di colonizzazione presentandole, a second delle fasi storiche e delle posizioni politiche delle diverse amministrazioni, come missioni civilizzatrici, come guerre umanitarie, ma anche come esercizio di un diritto di conquista in quanto civiltà superiori. In altri termini, il nesso tra imperialismo (colonialismo) e discriminazione razziale è della stessa natura del legame tra economia di mercato e diseguaglianza sociale.

Conclusa la parentesi dell'amministrazione di Donald Trump, il nuovo presidente statunitense Joe Biden ha già annunciato di voler ripristinare il ruolo dell'Alleanza Atlantica (NATO) e rafforzare la supremazia mondiale di Washington. D'altro canto, già nel settembre 2016, Anders Fogh Rasmussen, ex segretario generale della NATO e fondatore nel 2014 della Rasmussen Global, sottolineava la necessità che gli Stati Uniti diventassero il gendarme del mondo, capace di ergersi a baluardo del mondo libero. Da poco insediato, Biden ha rivolto un appello alla Serbia a riconoscere come sovrano il Kosovo, suscitando l'irritazione di Belgrado, mentre si è mostrato molto più cauto sulla questione dell'Irlanda del Nord, riemersa a seguito della Brexit. Appare verosimile, quindi, un ritorno all'intraprendenza globalista degli Stati Uniti, che rievoca la proliferazione di conflitti nel decennio successivo alla caduta del muro di Berlino. Ma è ancora possibile restaurare un assetto mondiale unipolare?  

February 23, 2021

Il nuovo presidente John Biden, inaugura la politica della nuova amministrazione americana e lancia un messaggio agli europei. In un mondo sempre più caratterizzato da zone macroeconomiche abbiamo chiesto a Tiberio Graziani , presidente della Vision & Global Trends , la piattaforma italiana per i problemi e le sfide future, un suo giudizio per il cambiamento in atto.

In un discorso alla conferenza annuale sulla sicurezza di Monaco, Biden ha dichiarato che gli Stati Uniti "si guadagneranno di nuovo la nostra posizione di leadership fidata", dicendo al pubblico virtuale "l'America è tornata". membri della NATO alla retorica del "riconquistare posizioni di leadership affidabile"? Cosa pensa che voglia dire Biden?

Nel corso dell'Amministrazione Trump, gli alleati transatlantici degli USA si sono sentiti orfani. Tale stato ha mostrato la profonda subordinazione culturale - mentale oserei dire - degli alleati europei in particolare nei confronti di Washington per quanto riguarda questioni sia politiche sia militari. Tuttavia, gli ultimi quattro anni hanno anche permesso agli europei di comprendere l'importanza della specificità della propria identità e funzione nell'ambito della costruzione del nuovo sistema mondiale, con la conseguenza che gli europei non guarderanno più gli USA come un tempo. Le espressioni di Biden riguardo al riconquistare una posizione di leadership affidabile suonano come un riconoscimento del cambiamento dei rapporti tra gli Usa ei loro alleati."America back" è uno slogan che vorrebbe rassicurare non solo i cittadini statunitensi ma anche gli alleati del blocco NATO; ma è uno slogan che dimostra la debolezza degli USA. Gli USA di oggi non sono più quelli di “Arriva la Cavalleria! “Durante il suo discorso, Biden si è concentrato sul contrastare Russia e Cina.

Considerato quanto sopra, vale la pena aspettarsi cambiamenti nelle relazioni con questi paesi?

Da un punto di vista geopolitico, gli USA hanno l'ossessione dell'Eurasia. Il Pentagono e Washington considerano la Russia e la Cina - i due grandi polmoni della massa continentale eurasiatica -avversari da contenere ed indebolire a tutti costi. I gravi problemi politici e interni degli USA e la crisi di identità sociale in campo internazionale dovuta alla perdita di prestigio e di una chiara funzione egemonica spingono Biden a puntare tutto sulla ricerca del nemico esterno. Il nemico esterno - reale o falso che sia - serve un Biden per compattare intorno alla sua amministrazione sia la popolazione americana, per distrarla dai profondi problemi interni che - ricordiamo -sono sociali, economici ed etnici, sia gli alleati in un "fronte occidentale" .Biden tenterà dunque di utilizzare tutte le frizioni ed incomprensioni che ci sono tra Russia, Cina e Iran da una parte e membri della NATO. In particolare, per quanto riguarda l''Europa, l'Amministrazione Biden utilizzerà la retorica dei diritti umani e dei cosiddetti valori occidentali per creare una diffidenza anche ideologica nei confronti della Russia e della Cina (ma anche dell'Iran).

Biden ha anche sottolineato le "attività destabilizzanti dell'Iran in Medio Oriente". Dobbiamo aspettarci cambiamenti in JCPOA a questo riguardo?

Nel quadro della strategia nordamericana in Medio Oriente, la Repubblica islamica dell'Iran resta un nemico da contenere e, in prospettiva, da eliminare come già fatto con l'Iraq di Saddam Hussein e come si è tentato con la Siria. Le affermazioni di Biden riguardo alla ripresa di negoziazioni tra Washington e Teheran per la ripartenza del trattato sul nucleare il JCPOA sono un messaggio rivolto non solo, ovviamente all'Iran, ma, a mio avviso, anche ai paesi europei, Francia Germania e Gran Bretagna che lo avevano sottoscritto anni fa insieme agli USA guidati da Obama. Si tratta di un tentativo di concessione che Biden offre in particolare a Francia e Germania, i due paesi europei che nel corso degli ultimi anni hanno comunque mantenuto rapporti costruttivi - tra alti e bassi - con Mosca, Pechino e Teheran.

Cosa ci si dovrebbe aspettare nelle relazioni con altri paesi ME nel prossimo futuro?

Gli USA cercheranno di riposizionarsi nel Medio Oriente per riacquistare prestigio ed egemonia, faranno riferimento ai loro tradizionali alleati, in particolare, ad Israele, anche a causa della inaffidabilità della Turchia.

Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

La Riflessione!

 

 

Siamo nuovamente nel bel mezzo della pandemia. Ora abbiamo anche “le varianti”. Proprio non ci vogliamo privare di niente. Assistiamo a continui rinvii, “tiriamo la palla avanti”, impossibile programmare. E il governo ci mette del suo. Siamo veramente in “una valle di lacrime” (amara constatazione).

Proviamo a tirarci un po 'sù (con l'accento rafforzativo alla Bacchelli) con notizie, alcune buone meno altre e scoperte di abbinamenti. Nella speranza che, in qualche angolo del mio cosmo, riesca a trovare quella luce in fondo al tunnel che non sia nuovo un treno ad alta velocità. Cin!

 

 
 Kurhaus

 

Frammento n. 1

Fioccano i “rinvii dei rinvii” delle manifestazioni.

Dopo Terre di Toscana anche il Merano Wine Festival getta la spugna. Appuntamento a Novembre 2021 !!!

 

 

 

Frammento n. 2

Vernaccia di San Gimignano: femminile, singolare.

“Siamo pronti. Appena la pandemia e le sue varianti lo permetteranno, noi della Vernaccia di San Gimignano lanceremo una nuova e impattante campagna di valorizzazione della Denominazione ”. Queste le parole della Presidente del Consorzio, Irina Guicciardini Strozzi. Il concetto: una missione per tornare ad essere un vino di punta nel panorama nazionale ed internazionale. La nuova suggestione creativa? Partendo dai valori di storicità, di legame con il territorio ed unicità. Proprio l'unicità, il suo approfondimento nella ricerca della novità come nuovo elemento della missione: unica denominazione toscana declinabile al Femminile Singolare.Una vera e propria Regina, la Regina Bianca “Ribelle” nella terra dei Re Rossi. Anche perché è assodato che la Vernaccia di San Gimignano è un bianco ribelle , il bianco che non ti aspetti, che va contro gli stereotipi e che non accetta compromessi. Ed allora largo alla Vernaccia di San Gimignano, femminile e singolare.

 

 

Frammento n. 3

A scuola di tappi

Una tappatura del vino finalmente affidabile. “Tecnologia ArdeaSeal ”, la garanzia dell'eccellenza. Una progettazione accurata, una ricerca senza compromessi di materiali, una ingegnerizzazione di processi all'avanguardia e ampi programmi di test effettuati. Un'anima innovativa con garanzia assoluta di prestazione. Materiali, processi produttivi e possibilità di personalizzazioni, sinonimi di eccellenza e valida alternativa ai sugheri tradizionali.

 

 

Frammento n. 4

Ahimè. Accade anche questo nel mondo del vino.

Furto di “barbatelle” alle Tenute de Corato in Puglia. “Un durissimo colpo - commenta Carlo de Corato , mecenate aziendale - In questi giorni avremmo dato il via all

 
 Barbatelle

a parte terminale di un grande progetto per lo studio di varietà autoctone come il Bombino Nero e il Nero di Troia ”.

Insieme al Prof. Attilio Scienza e il Crea di Turi, l'Azienda Serena dei de Corato, da tempo stavano studiando i due autoctoni ed avevano preparati terreni per 10 ettari dove collocare ben 35.000 barbatelle . Tutte rubate per essere vendute al mercato nero.

“Di certo non ci fermiamo - continua l'ottantaduenne Sig. Carlo - ne abbiamo recuperato un migliaio dal vivaista nostro fornitore e giuro che questo non sarà l'ultimo vigneto che pianto ” . Chapeau!

 

 

Frammento n. 5

Birre itineranti e la Nouveau Houblon

Il Birrificio del Forte , la bellissima realtà versiliese, lancia sul mercato il risultato di un progetto denominato: birre itineranti, birre cartolina . Dai viaggi del mastro-birraio Francesco Mancini , le cartoline delle tipologie legate ai territori in cui ha fatto tappa, convertendo le emozioni provate in una da spedire al suo birrificio e condividerla con la vasta clientela. Ecco pronta la nuova cartolina: la Nouvau Houblon : una triple Ipa, ossia una Belgian Ipa.

“Al naso arriva un sentore di pasta frolla e miele, ananas e pera (Kaiser) sotto spirito; fiori di cotone e di zagara; noce di cocco, pompelmo candito e vaniglia; cipresso ed eucalipto. In bocca la sua complessità non è invadente e lascia grande spazio ad una pericolosa scorrevolezza. Un retrolfattivo che riporta la determinazione alle note fruttate con una punta di amaretto che spicca al centro della bevuta. Finale amaricante che porta per mano il grado alcolico arrivando con grande disinvoltura al finale pulito e asciutto ” . www.birrificiodelforte.it

 

 

Frammento n. 6

La provocazione: abbinamento Birra e Pesce

Simone Cantoni , guru nel panorama delle birre italiane, sul numero del 14 febbraio di Cronache di Gusto, propone questa provocazione: abbinamento di alcune birre con pesce, nella fattispecie il merluzzo. Quattro le birre segnalate: la Zwickel , a bassa fermentazione, 4,8% il titolo, la English Ipa , 4,6% di titolo, l'American Ipa , con i suoi 5,8% di titolo ed infine la Belgian Blond Ale , 6,2% di titolo. Simone ovviamente nell'articolo-provocazione racconta le qualità delle birre ed il perché delle

 
merluzzo e cicoria 

scelte.

E il merluzzo cucinato vieni? Con cicoria , per un profilo amaricante del cibo. Insomma, a detta di Simone (condivido) un piatto ricco di virtù. Bocconi soffici cotti in padella con semplicità: olio extravergine d'oliva e poco sale. Cicoria saltata a parte con aglio e sale pronta per essere aggiunta al piatto di portata. Un connubio tra mare e terra dove la birra ha il compito di “abbassare” il previsto sentore ittico del merluzzo e appianare l'amaricante della cicoria. Una bella sfida (perdonami Simone se continuo a definirla “provocazione”). Termino con le parole dello stesso Simone Cantoni: abbinamento birra e pesce? “Acculturazione alimentare”. Chapeau!

 

Osservo, scruto, assaggio e… penso. (urano cupisti)

 
 Roma - complesso monumentale di Sant'Agnese

 "Chi vo 'entrare qua dentro ci vo' assai lume che se no perde la strada".

 

 

Questo suggestivo  avvertimento - firmato a carboncino nella catacomba romana di S. Agnese (via Nomentana) da un solerte visitatore dell'Ottocento - ci si prepara efficacemente alla  discesa in particolare nei cunicoli paleocristia

ni della Capitale e del Lazio, e in generale nella rete di tutto l '”underground” italiano; che è necessario "assai lume" per cercare non solo il giusto cammino, ma pure il filo delle vicende che percorsero questi luoghi sotterranei.

Per quanto riguarda  comunque le catacombe - preziose testimonianze della storia del Cristianesimo più antico - esse costituirono, con la venerazione delle reliquie dei Martiri e le iscrizioni funerarie, un nuovo modo di rapportarsi alla morte, e una diversa capacità di pensarla.

Mentre a Roma, nei primi tempi, i Cristiani seppellivano i loro morti ancora all'aperto, utilizzando gli stessi luoghi dei "pagani", è solo verso la fine del II secolo che vennero allestiti i primi "coemeteria" (luoghi di riposo) separati , indicati con un termine designante poi, anche nella lingua italiana, sepolture soprattutto di superficie.

Le catacombe, invece, furono sepolcreti specificatamente sotterranei, costituiti da una serie di cunicoli scavati secondo progetto o in modo irregolare, anche fino a 5 piani sovrapposti ea 20 metri di profondità!

Utilizzati soprattutto per le sepolture ei culti fino relativi al IV secolo, questi luoghi furono invece adibiti, dal V al VII secolo, all'esclusiva commemorazione dei Martiri.

Queste, in breve, le tappe più importanti nella storia delle catacombe romane: varie citazioni negli itinerari romani redatti per i pellegrini (VII secolo); traslazione, per motivi di sicurezza, delle loro numerosissime reliquie (IX); lungo abbandono fino ad una significativa ripresa di interesse (XVI); fondamentale attività di ricerca, in questo campo, di Antonio Bosio (1575-1629): sua opera postuma "Roma sotterranea" 1634), approfondita e completata - mediante lunghe campagne di scavi - da Giovanni Battista De Rossi (1822-1894).

Considerate in passato rifugi, o comunque luoghi segreti per il culto cristiano durante le persecuzioni, le catacombe sono viste oggi essenzialmente come particolari strutture cimiteriali che, sfruttando le caratteristiche geologiche di alcune località dell'Italia centro-meridionale, permettevano di concentrare un gran numero di sepoltura

intorno alle tombe veneratissime dei Martiri, senza peraltro escludere anche un occasionale uso difensivo.


Il nome specifico di questi complessi funerari deriva da una località situata a Roma all'inizio dell'Appia antica, a circa 4 km dalle Mura Aureliane. La zona, dispone di una cava di pozzolana già luogo di sepoltura nel I secolo, era designata dai Greci immigrati come "katà kumbas" (vicina alle grotte). Con l'arrivo dei resti dei SS. Pietro e Paolo intorno al 258 e l'erezione della basilica di S. Sebastiano nella prima metà del IV secolo, l'area si trasformò in grande centro di sepoltura e culto. Così, se all'origine il termine "ad catacumbas" designava le tombe dei 2 apostoli, dal IV secolo divenne sinonimo di qualsiasi necropoli sotterranea.

Roma e le sue immediate vicinanze ospitano ben 40 catacombe cristiane e poche giudaiche. Quelle cristiane, sviluppatesi su un percorso complessivo di più di 1000 km (il complesso di S. Callisto, per esempio, è costituito da circa 20 km di gallerie articolate su 4 livelli), sono così distribuite in città e negli immediati dintorni: 1 sulla Flaminia, 3 sulla Salaria antica, 4 sulla Salaria nuova, 3 sulla Nomentana, 3 sulla Tiburtina, 2 sulla Casilina, 2 su via Latina, 5 sull'Appia antica, 5 tra Appia antica e Ardeatina, 5 tra l'Ostiense, via delle Sette Chiese e l'Ardeatina, 4 sull'Aurelia antica, 3 sulla Portuense.

Sono indicati, nella quasi totalità dei casi, con nomi di Santi martiri o di buoni cristiani che contribuirono in qualche modo alla creazione delle necropoli: S. Agnese, S. Sebastiano, S. Valentino, S. Callisto, S. Felicita, S. Ermete, S. Ippolito, S. Panfilo, SS. Marco e Marcelliano, S. Nicomede, SS. Marcellino e Pietro, S. Pancrazio / Ottavilla, Domitilla, Priscilla, Commodilla, Ciriaca, Pretestato, Novaziano, Balbina, Generosa, Calepodio; catacombe dei Giordani, del Cimitero Maggiore, della S. Croce, di via Anapo…

Nel Lazio sono presenti sepolcreti di questo tipo anche a Nepi, Rignano Flaminio, Grottaferrata e Albano.

Elementi catacombali di particolare interesse sono le immagini conservate, d'alto valore simbolico (Buon Pastore, Mosè che fa scaturire l'acqua dalla rupe, figura in preghiera, stagioni, colomba, fenice, pesce, ancora…), e le concise ma spesso intense epigrafi funerarie poste su alcuni loculi, arcosoli e cubiculi di famiglia, occupati dalle spoglie di donne e uomini qualunque, adulti e bambini morti nella fede. Per altri versi documenti piuttosto modesti, queste scritte ci illustrano però l'atteggiamento dei Cristiani comuni di fronte alla dolorosa esperienza della scomparsa dei propri cari, e all'altrettanto penosa ricerca di senso in questa drammatica crisi esistenziale. Avviene così, allora, che anche in espressioni prive di riferimenti specifici una vita dopo la morte e alla fede in Cristo,sembra comunque spirare un'aria di consapevole e serena accettazione, un fronte d'un destino ineluttabile ma non cieco perché evidentemente rischiarato, per gli autori delle epigrafi, da una forte luce di speranza.

La breve frase "Cara, ricordati di me", in cui un affetto terreno sembra reclamare anch'esso, come l'anima, la sua eternità, fu vergato in greco nella catacomba di Priscilla (via Salaria); e così pure quest'altra lotta consolatoria, capace (quasi) di addolcire perfino la morte, nella consapevolezza che essa costituisce il destino comune, non senza possibilità di riscatto, di tutti i viventi: "O Terzio, fratello mio, sta 'di buon animo: nessuno è immortale ".

 Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

La Riflessione!

Verrebbe da dire: "Anno nuovo, problemi soliti". La pandemia è lontana dal dissolversi, le vaccinazioni sono nel caos più completo e mi astengo dal commentare quanto avvenuto il 27 dicembre. Registriamo i “cambi di colore” delle regioni che, nel tentativo di farci vivere attimi di normalità, creano tanta, tanta, tanta confusione. Il comparto della gastronomia è “in ginocchio”, quello del vino puro, anche se non sembra. Assistiamo nuovamente agli ennesimi “rinvii” di quelli che rappresentano i motori dell'economia vinicola (le manifestazioni) con danni inverosimili, giganteschi. Sembra di registrare il “si salvi chi può”. E gli organizzatori non sanno più cosa inventarsi (teleconferenze, degustazioni a distanza, manifestazioni virtuali).E il vino rimane in giacenza.

 

 

Frammento n. 1

Fioccano i “rinvii dei rinvii” delle manifestazioni.

Terre di Toscana , già rinviata ad aprile 2021 è stata definitivamente annullata per l'anno in corso. Prossima edizione: marzo 2022.

Nel 2021 non ci sarà l'edizione del Premio Nonino . Se ne riparla il 29 gennaio 2022. “Impensabile poter giudicare a distanza ed impoverire un illustre Premio”. Così il comunicato diramato dalla Famiglia Nonino.

 

 

Frammento n. 2

Prosecco Doc, mezzo miliardo di bottiglie superate.

Lo dico subito: personalmente non festeggio. “Si tratta di un traguardo storico - commenta il Presidente del Consorzio Doc, Stefano Zanette - però non è costituito di certo un punto di arrivo”. E aggiunge: "una delle sfide che ancora ci attendono è quella della maggior caratterizzazione delle produzioni". This la dice lunga sulla qualità, molte volte, “ballerina”. Attenzione, stiamo parlando della Doc, quella che si estende da Trieste fino a Rovigo. La Docg, nelle versioni Conegliano Valdobbiadene e Asolo, è tutt'altra cosa. Certo dal lato matrketing ne azzeccano una dietro l'altra. Basti pensare al fenomeno recente Prosecco Rosé, inventato dal nulla. Basti pensare che si parla di “vitigno prosecco rosé”.Non mi sono sbagliato a scrivere. Lo ripeto: “vitigno prosecco rosé”. L'onnipotenza dei messaggi pubblicitari.

 

Frammento n. 3

Alla Bubble's Italia non demordono. Bravi!

Festival Spumantitalia non si ferma e annuncia la nuova location per la terza edizione. 11-12-13 giugno presso la storica Villa Venier di Sommacampagna (Vr) a pochi chilometri dal Lago di Garda e dalla città di Verona. Tutto nuovo e diverso soprattutto nell'impostazione e nello svolgimento delle singole attività. La terza edizione si contraddistinguerà non solo per la positiva ripartenza, ma per l'idea che ne distinguerà i contenuti. Parola di Bubble's Italia. Bravi !!!

 

 

Frammento n. 4

I vermi sono commestibili !!!

Mangeremo cibi realizzati con farina di vermi essicati. Pubblicato il parere dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare. Tenebrio molitor larva , così si chiama e presto potremo trovarlo sotto forma di farina nella nostra alimentazione. E non occorrerà dichiararlo in etichetta. Secondo l'autorità europea (Efsa) i vermi sono sicuri e possono essere mangiati anche interi.

 

Frammento n. 5

CAKE, il motociclo elettrico innovativo ideato per il delivery

Cambiano le regole del food delivery. Consegne che provengono rispecchiare tutte le garanzie igienico-sanitarie e soprattutto le temperature di servizio. Mantenere i cibi sia caldi che freddi fino alla consegna. Pensate ad una pizza e / o ad una torta gelato. Un contenitore a temperatura controllata, sia calda che fredda, alimentato elettricamente. Una batteria che si ricarica con il motociclo in azione. Rispettare il cibo, i sapori, la sostenibilità.

 

 

Osse rvo, scruto, assaggio e… penso. (urano cupisti)

la bellezza del mondo ha due tagli, uno di gioia, l'altro d'angoscia, e taglia in due il cuore (VW)

                                                                                

Virginia Woolf nacque a Londra il 25 gennaio del 1882 con il nome di Adeline Virginia Stephen.

Divenne una delle scrittrici e saggiste più importanti e influenti di sempre per la sua modernità nei suoi romanzi per esempio "la signora Dalloway" del 1925, "Gita al faro" del 1927 o "Orlando" del 1928. Famosa per le sue sperimentazioni di scrittura come quella di riportare subito sulla pagina bianca i pensieri così come si trova nella mente senza strutturarli fissando così quel flusso di coscienza senza elaborazioni particolari. Amava la lettura e la scrittura in modo quasi ossessivo,

La Woolf si avvicinò al nascente movimento femminista ea quello delle suffragette, donne forti, decise, che si batterono per l'emancipazione femminile e per il diritto al voto. Ricordata per il suo impegno attivo a favore dell'emancipazione e dei diritti delle donne, temi che insieme in moltissime sue opere letterarie. Fu una delle prime donne a scrivere romanzi. Ebbe inoltre relazioni omosessuali, intenso il rapporto con la poetessa Vita Sackville West che le fu di ispirazione per il romanzo “Orlando”.

Virginia era figlia del famoso filosofo, critico e alpinista britannico Leslie Stephen e di Julia Prinsep Stephen modella per i pittori sopratutto in Inghilterra.

Virginia aveva sette fratelli alcuni naturali e altri acquisiti. Nel 1895 all'età di tredici anni iniziarono i primi lutti della scrittrice; morì la madre e qualche anno dopo anche il padre e una delle sorellastre. Virginia iniziò ad avere le prime crisi nervose, diceva spesso di avere la sensazione di sentire “spilli nella testa”; la vita l'aveva già messa a dura prova appena adolescente, non solo per i lutti ma per le violenze sessuali subite dai fratellastri Gerard e Geoge. Di questi episodi ne parlò anche nel libro “Momenti di essere e altri racconti”. Visse sempre con i sensi di colpa di non avere dimostrato amore al padre e alla madre, visse lotte interiori per tutta la vita.

Giovanissima si trasferì con il fratello Thoby e la sorella Vanessa nel quartiere di Bloomsbury a Londra dove con un gruppo di intellettuali contribuì a creare uno dei più influenti circoli culturali del Paese denominato come Bloomsbury Group, il circolo era aperto a tutti gli artisti non avvezzi alle convenzioni siano quella religiose, di razza o di scelta sessuale.

Una donna eclettica, intelligente, coraggiosa nelle scelte e determinate anche verso decisioni per molti discutibili. Spesso etichettata come snob, borghese, fredda e eternamente depressa, giudicata, additata e non compresa da molti. Anticonvenzionale e libera nel senso più ampio della parola.

Nel 1912 sposò Leonard Wolf, teorico politico e scrittore con il quale nel 1917 fondò la casa editrice Hogart Press. Una casa editrice che portava avanti un'idea rivoluzionaria; non dovevano esserci scismi fra le varie forme artistiche. Qui iniziarono a stampare libri a mano anche per gli autori stranieri (Cechov, Dostoewskij ecc)

Virginia, quasi quarantenne si innamorò di Vita Sackville West conosciuta al circolo Bloomsbury. Si frequentarono per tre anni fino a che Vita stessa invitò Virginia a casa sua dando così inizio alla loro relazione sentimentale. Nel libro “Scrivi sempre a mezzanotte” di E. Munafò sono raccolte centinaia di lettere che le due donne si scrissero nei lunghi 15 anni di relazione.

Virginia non fu mai interamente felice, un moto interiore la trascinava di continuo fra momenti belli e baratri da tenere sotto controllo. Più volte tentò il suicidio, più volte cedette al male interiore. La sua intelligenza, genialità e determinazione in un mondo maschilista e antiquato non la fece mai sentire completamente a proprio agio. Visse di sensi di colpa, insicurezze che mai dette a vedere. Il marito non l'abbandonò mai, sempre premuroso e attento nonostante le difficoltà che le crisi nervose gravavano nell'entourage matrimoniale. Comprese sempre Virginia, conosceva la sua psiche più di chiunque altro e mai la giudicò.

Nel 1941 il 28 marzo, a soli 59 anni, Virginia si dirige verso il fiume Ouse nel Sussex, mentre lentamente cammina appoggiata al suo bastone, inizia a riempirsi le tasche di sassi… uno… due… tre ... dieci e dopo un ennesimo crollo psichico cede alla “gabbia” della sua vita; si suicida immergendosi nell'acqua. Era una giornata di primavera ma Virginia non vede più il sole ne tanto meno ne sente il suo calore. Virginia stanca di vivere va portando via con sè una mente eccelsa chiusa in una testa piena di spilli.

Prima di morire lascia una lettera al suo compagno di vita

Carissimo,

sono certa di stare impazzendo di nuovo. Sento che non possiamo affrontare un altro di quei terribili momenti. E questa volta non guarirò. Inizio a sentire voci, e non riesco a concentrarmi. Perciò sto facendo quella che sembra la cosa migliore da fare. Tu mi hai dato la maggiore felicità possibile. Sei stato in ogni modo tutto ciò che nessuno avrebbe mai potuto essere. Non penso che due persone potrebbe essere più felici fino a quando è arrivata questa terribile malattia. Non posso più combattere. So che ti sto rovinando la vita, che senza di me potresti andare avanti. E lo farai, lo so. Vedi, non riesco neanche a scrivere come si deve. Non riesco a leggere.Quello che voglio dirti è che devo tutta la felicità della mia vita a te. Sei stato completamente paziente con me, e incredibilmente buono. Voglio dirlo - tutti lo sanno. Se qualcuno avesse potuto salvarmi, saresti stato tu. Tutto se n'è andato da me tranne la certezza della tua bontà. Non posso continuare a rovinarti la vita. Non credo che due persone possono essere state più felici di quanto lo siamo stati noi.

V.

 
 Cesanese Vignalibus

Oggi rientrano nelle italiche rotte enoiche

Ogni territorio connesso alle province laziali nasconde “tesori” enoici con radici storiche legate ad episodi tramandati nei secoli.

 
 Frascati Merumalia

Devo dire che, anche nei percorsi didattici, i vini del Lazio, i suoi vitigni e territori, vengono trattati con molta sufficienza senza alcuna segnalazione di rilievo. Una delle anomalie che riscontriamo nel percorrere lo stivale fuori dalle “ italiche rotte enoiche ” privilegiate.

Aleatico di Gradoli , una chicca sconosciuta ai più, dall'eccellente personalità;

Est! Est!! Est!!! di Montefiascone legato a storie miste a leggende a ricordare le gesta del “coppiere” Martino;

Trebbiano e Merlot della provincia di Latina legati a storie d'immigrazione;

Vini dei Castelli Romani , con le doti uniche di semplicità e serbevolezza ricordati maggiormente nelle divertenti e spensierate gite fuori porta;

Vini dei Colli Albani , amati dagli intenditori gourmet delle lumache di San Giovanni;

Vini dei Colli Lanuvini bevuti a fiumi durante la colorata festa dell'Infiorata;

 
 Post con premio

Frascati , il più conosciuto e per lungo tempo esportato in grandi quantità. Un vino che tenta faticosamente di uscire dall'anonimato in cui è caduto;

Cesanese di Olevano Romano , la riscossa del Rosso laziale.

 
 Vinum Caecubum

Questi alcuni dei “Vini della Riscossa”; del tentativo in atto da parte delle nuove leve e generazioni di viticoltori che hanno deciso di riappropriarsi di antiche tradizioni, rivisitarle in chiave moderna, dedicando studi specifici ai terreni e vitigni, mettendo in opera allevamenti mirati ed utilizzando le nuove conoscenze di affinamento.

Il risultato? Molti personaggi appartenenti al mondo della comunicazione vitivinicola, si sono accorti delle nuove evoluzioni, hanno iniziato a calpestare le vigne laziali, penetrando nelle segrete delle nuove cantine, diffondendo nomi di produttori e dei loro prodotti, divulgando la “riscossa”.

E le manifestazioni, vecchie e nuove, frequentate da innumerevoli wine lovers, a veicolare le scoperte delle varie eccellenze.

A chiudere il rinato cerchio magico dei vini laziali, non ultime le attenzione delle principali Guide Nazionali del settore.

Nel panorama dettagliato di queste ultime, trova uno spazio di rilievo la Guida Vitae 2021 dell'Associazione Italiana Sommelier dove una nutrita pattuglia di "sommelier certificati come degustatori ufficiali", hanno recensito un numero impressionante di vini. Il sunto del loro lavoro?

17 i vini laziali che hanno ottenuto le Quattro Viti (il massimo punteggio). All'azienda Merumalia e al suo Frascati Superiore Primo Riserva 2019 il prestigioso premio Tastevin

Vediamoli nei particolari:

Tastevin (il premio più importante) all'azienda agricola MERUMALIA e al suo FRASCATI SUPERIORE PRIMO RISERVA 2019. Il premio è andato in particolare alla memoria di Luigi Fusco , fondatore nel 2013 di Merumalia e da poco scomparso: alla sua capacità di intuire la vocazione della zona del Frascati e all'eredità raccolta dalla moglie e dalle 2 figlie. Un'azienda giovane ma con tanta ambizione per continuare un progetto di lungimiranza, completamente biologica, con una grande attenzione alla sostenibilità ambientale e all'innovazione. LA RISERVA è il punto di eccellenza della produzione di Merumalia: un vino che ha saputo raccogliere le caratteristiche dei vitigni del territorio che da sempre ha una vocazione perfetta per produrre vini di qualità.Un esempio di come un vino bianco possa rappresentare un territorio.

Quattro Viti (il massimo punteggio):

BOTTACCIO GRANDI ANNATE 2017 - Bottaccio;

 
 Tastevin AIS 2021

CESANESE DEL PIGLIO SUPERIORE COLLE FORMA 2018 - Giovanni Terenzi;

CESANESE DEL PIGLIO SUPERIORE LEPANTO RISERVA 2017 - Alberto Giacobbe;

CESANESE DEL PIGLIO SUPERIORE PILAROCCA RISERVA 2016 - Pileum;

CESANESE DEL PIGLIO SUPERIORE TORRE DEL PIANO RISERVA 2018 - Casale della Ioria;

CESANESE DI AFFILE CAPOZZANO RISERVA 2018 - Formiconi; CHARDONNAY ARS MAGNA 2018 - Ômina Romana;

FIORANO ROSSO 2015 - Tenuta di Fiorano;

FRASCATI SUPERIORE 2019 - Castel De Paolis;

FRASCATI SUPERIORE ABELOS 2019 - De Sanctis;

FRASCATI SUPERIORE LUNA MATER RISERVA 2019 - Fontana Candida;

FRASCATI SUPERIORE PRIMO RISERVA 2019 - Merumalia; HABEMUS ETICHETTA ROSSA 2017 - San Giovenale;

NOTTURNO DEI CALANCHI 2016 - Paolo e Noemia d'Amico; OLEVANO ROMANO CESANESE CIRSIUM RISERVA 2016 - Damiano Ciolli;

RADIX 2016 - Casale del Giglio;

ROMA ROSSO EDIZIONE LIMITATA 2017 - Poggio Le Volpi.

 

Altre menzioni speciali:

Azienda Agricola Monti Cecubi Vinum Caecubum rosso 2017. Premio Colpo al cuore;

Gabriele Magno Frascati Superiore 2018 Premio qualità prezzo

Proietti Cesanese di Olevano Romano Superiore Tenuta il Campo 2018 San Vitis Cesanese di Olevano Romano 2017. Premio qualità prezzo

Tenuta la Pazzaglia Grechetto Poggio Triale 2017. Premio qualità prezzo.

 

I vini laziali da oggi sono conosciuti ai più grazie ai racconti sensoriali ed esperienziali. Chapeau!

 

Urano Cupisti

 
 Giorgio Armani

Prima di inoltrarci in quello che sara 'il prossimo autunno-inverno con un grande punto interrogativo, il discorso Moda in tempo di Covid e' molto limitato e fuoriuscendo attualmente da quelle sono le tendenze, tutto cio '' che indossiamo si risolve molto spesso in selfie in ambienti isolati ben imposti e riconosciuti come background di

 
 Dolce Gabbana

precauzione.

Questo isolamento forzato dovuto e voluto ci retribuisce una coattiva solidarietà da cui scaturisce una fanatica vanità.

.

Ora siamo tutti culto di noi stessi e come ci risolviamo di fronte alla nostra immagine riflessa in uno specchio dove i desideri esaudisce i nostri più reconditi nella nostra intimità e solitudine. Uomo o Donna alternati riaffiorano in quel fabbisogno di passatempo con compiacenza del proprio aspetto. Le collezioni Chimera  che si propongono per questa prossima estate incapsulate in un cellophane protettivo, emergono, facendo capolino sulle decisioni del lockdown o no; da una parte si propongono di riutilizzare tutto ciò che era

 
 Simone Rocha

trascurato o capi appartenenti ad un passato glorioso dove la qualità e la modernità ispirano la fantasia del creatore che ha recuperato dai vecchi bauli delle mamme e delle nonne tutto ciò che incuriosiva: una riscoperta per far poi scaturire con maestria dei capi riservati e supertrend; dall'altra idealizzano quel sogno di libertà schiudendo le ali in un contesto di evoluzione e staccandosi dal blocco psicofisico delle esigenze del momento.

 
 Molly Godard

Su queste passerelle Phygital come sono state rinominate nei nostri giorni virtuali, le collezioni si alternano per la maggior parte in linea per evitare quell'assembramento tanto discusso ma necessario, tranne Etro, Dolce & Gabbana e pochi altri che sono permessi di sfilare in presenza di pubblico distanziato ea porte chiuse.

Armani ha proiettato in streaming sulla TV una Donna morbida avvolta da una geometria piena di ritmo e perturbata da una nuance di colori neutri freschi e vaporosi. Siamo a Milano dove anche Valentino ha esordito con un Gran Finale del Made in Italy e Prada stupisce con "Dialogue" progettato dal Direttore

 
 Versace polis

creativo Raf Simons . Lo spettacolo straordinario di Donatella Versace "Polis" ha come simbolo di evasione un mondo sottomarino, extrapolato dall'immaginario collettivo, un'edizione ibrida di ragazze elettriche, tecno, un exploit di colori e luminescenze, una vera strategia di un marchio contemporaneo.

 
 Tom Ford
 
 Chanel

Super ricco il calendario francese: Kenzo, Balmain e Dior che ha sfilato la scorsa estate a Lecce in assenza di pubblico, con la collezione "Cruise" ora a Parigi utilizza una nuova piattaforma digitale in diretta anche su Tik Tok, ma sempre alla presenza di 350 ospiti a differenza dei suoi 1500 inviti, mentre Chanel si sposta su spiagge tranquille e deserte onde evitare il grande pubblico; su appuntamento troviamo Valli e Schiapparelli , sorprendenti sono i Fashion Films e per giovani esordienti vi e 'un nuovo spazio multimediale "Sphere". Altre immagini tra cui Savage e Feritypresentata da Rihanna ed altre presenze dello Starsystem tra cui Demi Moore, Carla Delavigne e Bella Hadid, si possono ammirare su Amazon Prime Video.

Sempre prevalentemente Phygital e 'Londra dove troviamo una Victoria Beckham agguerrita che tramite "Freedom" stimola con molte sottigliezze nella Donna quella liberta' che lei ha sempre cercato. Burberry è sposato nella natura della Gran Bretagna, esibendo i suoi modelli all'aria aperta in un clima di sicurezza e spensieratezza, uniche le proposte di Erdem ed

 
 Marchesa

una Molly Godard ampollosa di riscontro ad un John Rocha molto romantico. In una New York digitale l'apparizione superba di una collezione surrogato di un grande impegno creativo in un misto di elementi animaleschi e floreali di Tom Ford si e prolungata sullo schermo per parecchi tempo cercando di colmare i grandi vuoti; il tema floreale e 'stato preso in considerazione da molti stilisti in particolare questa sobria leggerezza e' siglata e ben interpretata da Marchesa . Nella ripartenza i soliti 10 giorni di sfilate si sono ridotti a soli 4 giorni, ha dimostrato la tempistica e senza pubblico; si è venuta a creare questa nuova piattaforma digitale "Runaway 360 "per il supporto lontano da tutti gli stlisti americani che congloba il business dello show, la stampa, le vendite ed i consumatori.

 
 Cristian Siriano

 
 Dior

Tra tutti questi marchi unici ed incontrastati ha fatto da regina la Tecnologia, contornata da singolarità, stravaganza, unicità e innovazioni, si parla di esclusive applicazioni, su applicazioni, patterns diverse che si intrinsicano, patchworks come in Dolce e Gabbana in spessori vari, il "machine made", i telai industriali, come per Missoni, che hanno convertito molti stilisti importunando la vera Moda con virtuosismi sintetici e commerci semivirtuali.

In via Borgo Ognissanti al numero 12 a Firenze, si può notare che il balcone di una palazzina ha una forma curiosa, osservando attentamente ci accorgeremo che la sua costruzione è inconsueta perché montata al contrario, ogni elemento è stato assemblato in modo rovesciato. le balaustre, le colonnine, le mensole e persino le decorazioni.

Nella vecchia Firenze tale bizzarria veniva chiamata “il palazzo con il balcone alla rovescia”

Siamo nel 1530, a quel tempo il proprietario del palazzo di Borgo Ognissanti era Messer Cristofano Baldovinetti, egli voleva fare costruire un elegante e spazioso balcone per rendere ancora più elegante la sua proprietà.

Fece domanda di concessione all'allora Duca Alessandro de 'Medici, (ultimo discendente del ramo principale de' Medici detto il Moro), che negò la richiesta dal momento che proprio in quell'anno fu da lui emanata un'ordinanza che sostanzialmente vietava la costruzione di balconi e elementi architettonici troppo invadenti, dato che le strade della città erano particolarmente strette.

Baldovinetti non accettò quell'imposizione e per moltissime volte ritentò la richiesta di concessione sempre in modo garbato ma deciso, voleva ad ogni costo una grande terrazza per la sua dimora; un balcone imponente ed elegante.

Inutile la spiegazione del Granduca che esasperato dall'insistenza del Baldovinetti continuava infastidito a chiarire in modo perentorio l'ordinanza; non si potevano costruire in alcun modo elementi architettonici su muri e palazzi per non sovraccaricare le già strette strade del centro storico.

Baldovinetti convinto che l'ubicazione del suo palazzo si ergesse in una via non particolarmente stretta, non intendeva demordere alla sua richiesta inviando ad ogni diniego di tale domanda, un'ulteriore pretesa.

Un giorno, stanco delle incessanti richieste del Baldovinetti, Alessandro de 'Medici pensò a uno stratagemma convinto che finalmente le pressanti e continue pretese cessassero una volta per tutte.

Disse così al Baldovinetti che gli avrebbe concesso la possibilità di costruire il grande balcone desiderato ma che questo però, fosse costruito al contrario.

Contento di sé il Duca si convinse di non sentire finalmente mai più quella pretesa.

Baldovinetti invece, non si perse d'animo, prese per buone le parole del Duca e costruì il suo stravagante balcone. Alessandro de 'Medici ovviamente non potette che acconsentire ammirando la determinazione e riconoscere il lavoro ben fatto nonostante la stramberia della cosa.

Adesso tanti turisti che non sanno la storia di quella particolarità, guardano con il naso all'insù tale curiosità pensando forse, che i fiorentini son tutti “grulli”

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