
L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
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Due tendenze cui si assiste nelle società dell'era delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione sono la polarizzazione e la deresponsabilizzazione nei riguardi della collettività, percepita come fonte non più di diritti, ma di vuote imposizioni; con l'aggravarsi delle diseguaglianze sociali, il culto della libertà di iniziativa individuale, diffuso dall'edonismo reaganiano, si infrange sulla realtà fisica per sublimarsi in quella virtuale / aumentata ; ma fino a che punto, e fino a quando, le due dimensioni si possono considerare distinte?
« Si sono radicalizzati in carcere! »La parola radicalizzazione , che si è spesso letta e sentita a proposito degli esecutori di attacchi rivendicati ex post dai cartelli del jihad del sedicente Stato islamico, viene usata ultimamente per identificare un qualsiasi fenomeno di polarizzazione ideologica o religiosa, come nella puntata di Presa Diretta dello scorso 4 marzo in riferimento ai seguaci italiani del movimento QAnon . Una connessione, d'altronde, da sempre istituita tra il disagio sociale, non necessariamente legato soltanto a fattori economici, e diverse forme di estremismo ideologico, di radicalismo religioso, o di condotta criminale. In altri termini, l'emarginazione, per un qualche motivo, dal corpo sociale costituisce un terreno fertile per il seme delle multiformi manifestazioni del separatismo , inteso come tendenza a considerare se stesso come parte di un gruppo separato dalla collettività, vittima di discriminazioni e bersaglio della propaganda e delle mistificazioni orchestrate da ciò che si definisce (fluidamente) come la casta al potere. Infatti, uno degli elementi comuni ai radicalismi ideologici e religiosi è la tendenza a semplificare la rappresentazione (quindi la percezione) dei rapporti tra le componenti sociali, da un lato ridotti all'antinomia tra bene e male, dall'altro ricondotti ai fondamenti metafisici dell 'identità, di natura religiosa (il divino), mistico-politica (la setta di pedofili satanisti al potere di cui parla il movimento QAnon ), o etnica (settori come quello di razza e affini).
Queste polarizzazioni di ispirazione irrazionalistica si innestano, peraltro, in un tessuto sociale dissestato da decenni di logoramento del senso di responsabilità collettiva, del quale i partiti e le organizzazioni civili della società di massa si ponevano come baluardi e propalatori. Senonché, il carattere disfunzionale dei modelli sociali imperniati sul sistema di produzione capitalista ha prodotto, e nel tempo ha esacerbato, non solo le disparità sociali legate alla proprietà privata di capitali e mezzi di produzione in assenza di reali tutele pubbliche , ma anche le dinamiche tipiche della società dei consumi. In pratica, dopo la seconda rivoluzione industriale, come il sistema della fabbrica inquadrava le classi lavoratrici delle società, così organizzazioni politiche inquadravano la società civile, mentre i mezzi di comunicazione di massa orientavano costumi e consumi. Ciò avveniva all'interno di un contesto di progressiva mercantilizzazione delle relazioni sociali, nel quale le stesse istituzioni statali hanno promosso la figura del self made mancome paradigma di emancipazione sociale, invece di favorire la costituzione di un corpo sociale solidale. Il che induce lo spirito di concorrenza dilagante nel mondo degli affari a riflettersi in una visione agonistica dei rapporti tra persone, che pone l'accento sulla competizione anziché sulla cooperazione. Analogamente, nella società di massa digitale, scaturita dalla capillare diffusione delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) e, a partire dagli anni Duemila, dall'introduzione del web 2.0 e 3.0 , a inquadrare le collettività sono soprattutto le reti sociali virtuali , che hanno sostituito la televisione come principale mezzo sia per diffondere mode e modelli, sia per orientare i consumi.
Tale educazione al conformismo da un lato, all'ossessione del successo materiale personale dall'altro, ha prodotto così due conseguenze nefaste per il tessuto sociale. Anzitutto, la tendenza all'omologazione e all'adeguamento agli stereotipi calati ex machina prima dal pensiero unico televisivo, poi dai molti pensieri dominanti, tanto fluidi quanto dogmatici, che si fanno spazio sulle reti sociali, agevolando la capacità dei modelli trasmessidi incidere sulla dimensione relazionale concreta dell'uomo, persino sulla percezione della propria corporeità. In secondo luogo, nelle fasi di crisi economico-finanziaria, il mito dell'uomo nuovo che si arricchisce di materiale grazie alle proprie capacità e al libero mercato si è sgretolato di fronte all'impoverimento delle classi medie e alla possibilità di scalata sociale . Inoltre, mentre i modelli trasmessi dallo schermo televisivo si adattano sempre ricondurre a riferimenti concreti precisi e pressoché univoci, dai molteplici schermi e dispositivi che consentono l'accesso al webspesso non è possibile neppure, è mediocre, rintracciare le fonti. Un aspetto, quest'ultimo, che ha spianato la via alla perdita pressoché totale del senso della collettività in individui ormai privati della capacità di elaborare il proprio dissenso in una prospettiva di successo a breve termine o in un progetto politico-sociale alternativo. Di conseguenza, alla frustrazione che questa privazione implica si tende a cercare uno sfogo, o meglio una sublimazione, nelle interazioni sulla Rete , dove la ricerca di visibilità è troppo spesso l'unico obiettivo della diffusione di contenuti.
L'era digitale ha dunque indotto una sovrapposizione totale tra realtà fisica e realtà virtuale, come avviene, in atto, nella realtà aumentata. Con il trasferimento di parti sempre maggiori dell'attività lavorativa e del tempo libero privato su dispositivi elettronici connessi alla Rete , dove si svolge anche la quasi totalità del dibattito politico pubblico, ognuno è la fonte di azione politica. Quest'ultima, infatti, non richiede più la gestione dello spazio fisico della piazza, ma l'abilità di manipolare lo spazio virtuale della Rete catturando l'attenzione degli utenti , suscitando l'interesse dei consumatori e istigando i componenti irrazionali della coscienza. Le possibilità sempre maggiori di pubblicare contenuti sul web e di intervenire su argomenti più disparati, a prescindere da quanto e come si è acquisito il grado di conoscenza sufficiente a con cognizione di causa, hanno dato all'individuo comune un senso di onnipotenza che ne il sogno americano aveva saputo dare. Perché sogni e illusioni, che possono infrangersi sulla realtà fisica, in quella virtuale sembrano sempre a portata di clic.
Non è vero amore quando si ama soltanto la nostra famiglia, i nostri amici, chi ci è vicino; non è vero amore quando si ama solo una parte del tutto e si è indifferenti alla condizione di chi è fisicamente lontano o diverso. Il vero amore valica i confini del gruppo di appartenenza, di nazionalità, di etnia, di cultura, di religione, di specie, e si espande sfericamente sino ad inglobare nel suo sentire ogni cosa che ha vita. Ama veramente colui che sa far sue non solo le sofferenze degli uomini ma chi sa sacrificarsi per il bene anche dell'essere più umile senza aspettarsi lodi o ricompense.
Il vero amore è condivisione delle necessità del nostro prossimo universale e non tollera distinzioni di forma o di contenuto; non si dona a seconda della specie, del colore della pelle; non aspetta il manifestarsi della necessità, ma accoglie, conforta, soccorre; non sopporta l'inerzia, l'inettitudine, ma ama l'ultimo essere del mondo come fosse il figlio, il fratello, il genitore.
Ama veramente colui che sa far sua la responsabilità del destino collettivo; colui che sa trattare con gentilezza e amore l'essere più umile della terra come se da questo dipendesse il suo destino.
Il vero amore è cascata che frange gli steccati ideologici: scende atterrando tutto quanto non è amore. Noi amiamo la Vita, di un amore struggente ed inestinguibile, condividiamo il dolore e il dramma di ogni vittima innocente che muore per malattia, ignoranza, fame o sotto la mano violenta dell'uomo che spegne l'anelante desiderio di esistere di un essere umano come di un vitello, un agnello, un coniglio. Per questo non è nella nostra natura essere tiepidi, tacere, assolvere coloro che uccidono la compassione, la civiltà, l'amore.
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La Riflessione!
La forza della disperazione. Non ho altro titolo per questo periodo che viviamo. Siamo in piena pandemia atto III , già parlano di atto IV all'orizzonte. Adesso tutti si rivolgono alla psicologia rispolverando il termine resilienza ovvero “la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà”. Allora la domanda “quando ne usciremo” diventa quanto “resilienti saremo”. Nel mondo dell'enogastronomia tutti impegnati a rimandare le manifestazioni o inventarsi incontri come Benvenuto Brunello Off o mantenere i contatti con video-conferenze, video-corsi, video-assaggi ecc, ecc, ecc… Adesso anche sul fronte vaccini, nei quali confidavamo la riscossa, regna il caos.Si salvi chi può mentre i dati che registriamo risultano inflessibili: nel 2020 ben 4.258 aziende agricole sono fallite!
Frammento n. 1
La chiamerei la “forza della disperazione”.
Di fronte ai Dpcm che non danno scampo a nessuna iniziativa, Il Movimento Turismo del Vino, spinto dalla forza della disperazione, programma, organizza come se fossimo ormai lontani da ogni forma pandemica. Vigneti Aperti, Cantine Aperte e Calici di Stelle prossimi appuntamenti “in sicurezza”. Iniziative che giganti erano in grado di muovere “milioni di winelover”. Vigneti Aperti programmati dal 20 marzo prossimo. Sogno o son desto? Previste visite contingentate (!), Solo su prenotazione (quanti '). Con le zone rosse che prolificano di settimana in settimana?
Frammento n. 2
Tenuta Alois Lageder: via (in parte) dalla Doc Alto Adige.
Sembra una notizia di poco conto ma, nel mondo del vino, non è così. Uscire da certi vincoli di produzione regolamentati dalle Doc ed incamminarsi verso quella che i Lageder hanno definito "libertà necessaria per meglio esprimersi". È tanta roba. Anche perché l'azienda Lageder rappresenta il maggior azionista del Consorzio Alto Adige Doc . Per adesso solo Löwengang Chardonnay si vestirà in etichetta come Igt Vigneti delle Dolomiti ma presto anche le linee “capolavori” e “composizioni” seguiranno la stessa strada."A causa del cambiamento climatico dobbiamo essere aperti a percorrere nuove strade per poter enfatizzare la vivacità, la freschezza e la precisione dei nostri vini anche in futuro" parola di Helena e Alois Clemens Lageder.
Frammento n. 3
Antica Torino, vermut bianco
Preferisco scriverlo come è stato pensato nel 1800: Vermut e non alla francese Vermouth . Fatta questa precisazione rilevo che c'è aria di rinascita intorno a questa particolare bevanda nata in una liquoreria vicina a Piazza Castello, nel centro di Torino. Oggi parliamo dell'evoluzione dell'antica ricetta ad opera di Filippo Antonelli, Vittorio Zoppi e Paola Rogai proprietari dell'Antica Torino. Un Vermut Bianco ottenuto dopo diversi esperimenti arrivando alle conclusioni che le estrazioni in acqua e alcool fornivano sapori più immediati e lineari. Dopo prove di macerazioni separate e aggiunte in dosaggi diversi si è trovata la formula che racchiude in sé sentori floreali, aromatici e speziati. “Da bere come aperitivo, prima dei pasti” il consiglio dei produttori. Un ulteriore suggerimento? Provatelo come “after dinner” non ve ne pentirete. Distribuito in Italia da Sagna: una garanzia di successo.
Frammento n. 4
Ahimè. Produzione di Olio: la Grecia ci scavalca.
Adesso siamo terzi dopo l'irraggiungibile Spagna e la vicina Grecia. L'Italia perde il secondo gradino a causa del netto calo produttivo registrato nelle regioni olivicole più importanti: Puglia, Calabria e Sicilia. Qualcuno accenna alla situazione pandemica del paese. Anche in Spagna e Grecia hanno problemi con il Covid. I problemi sono ben altri.
Frammento n. 5
Il Covid è riuscito a dividere i produttori “naturali”
Tre sono le associazioni a livello nazionale che rappresentano i “produttori naturali”: ViTe (Vini e Territori), VinNatur e ViniVeri. Fino a pochi giorni fa il loro slogan comune era: “Fare rete”. È bastata la terza ondata pandemica ad annullare l'iniziativa prevista per gennaio 2021 ad incrinare il loro sodalizio. I più informati raccontano di liti, incomprensioni. Angiolino Maule , guru di VinNatur, per continuare “pretende” che tutti debbano accettare di farsi controllare, essere produttori naturali veri. A questo punto ViniVeri si è defilata. Per adesso sono rimaste in due ma “attendiamo novità sui vaccini”. È probabile che corrano nuovamente per conto proprio.
Frammento n. 6
Anteprima Vini della Costa “scivola” al 5 e 6 giugno (per ora).
Lucca torna ad ospitare i profumi ei sapori della Costa Toscana nell'annuale rassegna dei viticoltori delle province bagnate dal mare Tirreno: Massa-Carrara, Lucca, Pisa, Livorno, Grosseto. Un viaggio indimenticabile attraverso oltre 600 etichette. Come sempre saranno le prestigiose Masterclass ed i numerosi laboratori di degustazione ad offrire gli approfondimenti aggiuntivi. Incrociamo le dita, che sia la volta buona per ripartire!.
Osservo, scruto, assaggio e… penso. (urano cupisti)
Nei confronti di papa Francesco, finiamo troppo spesso per trovarci di fronte a giudizi di carattere prevalentemente epidermico, che tendono ad enfatizzare le sue aperture più innovative, con tanti elogi e qualche deprecazione, a seconda dello schieramento ideologico di appartenenza.
Ad esaminare bene il suo pensiero, però, ci si potrebbe accorgere, senza eccessiva fatica, come i suoi slanci "rivoluzionari" non vadano mai ad intaccare i capisaldi della dogmatica cattolica né tantomeno a ridimensionare il ruolo irrinunciabile dell'istituzione ecclesiastica, che, anzi, vengono da lui costantemente difesi con papale vigore. E credo che nessuna questione riesca a far emergere in modo tanto evidente questa bergogliana opera a favore dell'ortodossia e della tradizione quanto quella relativa alla condanna (più volte espressa in questi ultimi anni) di quegli orientamenti soteriologici definiti come neopelagiani e neognostici. Condanna che, considerato il livello desolatamente basso di conoscenze e di interessi storico-filosofici, teologici ed anche catechetici di larga parte del mondo cattolico, è scivolata via rapidamente nelle cantine delle cose vecchie ed inutili, divenendo oggetto di commento e discussione soltanto per isolati ( e probabilmente ignorati) “addetti ai lavori”.
Ora, è mia intenzione dimostrare come proprio dall'analisi ragionata di simile condanna sia possibile meglio comprendere la complessità della figura di papa Francesco, nonché cogliere più appropriatamente la caratura di raffinato teologo, troppo spesso sottovalutata, se non addirittura trascurata.
La prima cosa che ritengo meriti di essere precisata è che la scelta di condurre attacchi tanto decisi alle cosiddette tendenze neopelagiane e neognostiche contemporanee non andrebbe intesa come qualcosa di carattere meramente periferico o erudito. Essa riguarda, infatti, il cuore profondo della autentica identità dottrinale del Cattolicesimo e scaturisce, pertanto, da una ben ponderata valutazione dei pericoli realmente presenti all’interno di tali tendenze.
Ma cosa si dovrebbe intendere per “neopelagianesimo” e per “neognosticismo”?
Secondo Bergoglio, si tratterebbe di orientamenti spirituali che, seppur in cornici culturali diversissime, verrebbero a riecheggiare e a riproporre tesi e comportamenti relativi al problema della salvezza fermamente giudicati come “eretici” (e come tali duramente combattuti) agli albori della storia cristiana.
Dice Francesco che pelagianesimo e gnosticismo hanno rappresentato e continuano a rappresentare “pericoli perenni di fraintendimento della fede biblica”. Pericoli che il pontefice scorge essere attualmente in via di diffusione non solo nel mondo laicizzato, bensì anche all’interno della stessa cristianità. 1)
Ma in cosa consisterebbero gli aspetti ereticali e quindi tanto allarmanti e deprecabili provenienti da queste due antiche correnti di pensiero religioso?
Roberto Righetto, dal pulpito del quotidiano cattolico Avvenire, sintetizza in maniera pregnante le fondamentali accuse pontificie:
“Il neognosticismo esprime l’ideologia del “niente carne”, cioè la visione di un Dio che non si è incarnato; il neopelagianesimo invece del “niente Dio”, la concezione dell’uomo prometeico che dispone della propria esistenza contando solo sulla propria ragione.” 2)
Secondo Francesco, coloro che vivono (consapevolmente o meno) una religiosità di tipo neopelagiano-neognostico commetterebbero un grave errore per il fatto di voler condurre un cammino di “salvezza meramente interiore”:
il neopelagianesimo, in particolare, favorirebbe una visione di carattere individualistico, in cui il soggetto verrebbe a considerarsi “radicalmente autonomo” e quindi in grado di “salvare se stesso” senza riconoscere la sua dipendenza da Dio e senza avvertire il bisogno di una appartenenza ad una comunità di credenti; 3)
il neognosticismo, invece, praticherebbe una religiosità “rinchiusa nel soggettivismo”, pretendendo di elevarsi con il mero intelletto al di là del mistero dell’Incarnazione e confidando soltanto in determinate esperienze personali o in “una serie di ragionamenti e conoscenze che si ritiene possano confortare e illuminare, ma dove il soggetto in definitiva rimane chiuso nell’immanenza della sua propria ragione o dei suoi sentimenti”. 4)
Per cui, entrambi gli orientamenti (rei di “immanentismo antropocentrico”) verrebbero a sfigurare “la confessione di fede in Cristo, Salvatore unico e universale”). 5)
L’errore capitale dei cosiddetti neopelagiani e neognostici sarebbe, quindi, di non comprendere che Gesù “non si è limitato a mostrarci la via per incontrare Dio, una via che potremmo poi percorrere per conto nostro, obbedendo alle sue parole e imitando il suo esempio”, ma si è offerto a noi, con il suo sacrificio redentore, allo stesso tempo, come “il Salvatore e la Salvezza”. 6)
E, nello stesso tempo, non comprenderebbero (o addirittura verrebbero a rifiutare) il valore e il ruolo basilare di “mediazione salvifica” della Chiesa, intesa come “luogo dove riceviamo la salvezza portata da Gesù”. 7) Mediazione salvifica indispensabile per superare gli ingannevoli e vani (forse demoniaci?) tentativi di “autorealizzazione dell’individuo isolato” e di “fusione interiore con il divino”. 8)
Per Bergoglio, sia la visione individualistica, sia quella dell’autonoma ricerca interiore della salvezza sarebbero palesemente e pericolosamente in contrasto con la cosiddetta “economia sacramentale” predisposta da Dio in vista dell’umana salvezza.
“La partecipazione, nella Chiesa, al nuovo ordine di rapporti inaugurati da Gesù avviene – leggiamo in uno dei paragrafi finali della lettera Placuit Deo – tramite i sacramenti, tra i quali il Battesimo è la porta, e l’Eucarestia la sorgente e il culmine. Si vede così, da una parte, l’inconsistenza delle pretese di auto-salvezza, che contano sulle sole forze umane- La fede confessa, al contrario, che siamo salvati tramite il Battesimo, il quale ci imprime il carattere indelebile dell’appartenenza a Cristo e alla Chiesa, da cui deriva la trasformazione del nostro modo concreto di vivere i rapporti con Dio, con gli uomini e con il creato (Mt 28, 19). Così, purificati dal peccato originale e da ogni peccato, siamo chiamati ad una nuova esistenza conforme a Cristo (Rom 6, 4). Con la grazia dei sette sacramenti, i credenti continuamente crescono e si rigenerano, soprattutto quando il cammino si fa più faticoso e non mancano le cadute.” 9)
Ancora una volta, al di là delle felici aperture e degli apprezzabili atteggiamenti più tolleranti e più rispettosi verso le varie esperienze culturali, ecco che, quando ci si trova a ragionare in merito alla vera sostanza dell’esistenza umana e del suo destino, anche il magistero di un papa mite e talvolta bonario come Francesco finisce per apparire come quello di un coerente e intransigente capo di una Chiesa che teme per il suo progressivo indebolimento e che cerca con austera e categorica fermezza di porre un argine a quella che, probabilmente, si rivelerà come una tendenza inarrestabile: quella, cioè, sempre più presente anche negli stessi cattolici praticanti, a mettere sempre più da parte gli orpelli fideistico-mitologici (dal peccato adamitico all’Incarnazione del Verbo), teologici (in particolar modo le secolari elucubrazioni in merito al rapporto tra opere umane e Grazia divina) nonché, soprattutto, liturgico-sacramentali (con tutte le annesse valenze magico-miracolistiche).
Il timore di papa Francesco, in definitiva, è che misticismo e razionalismo di matrice teosofica (da sempre durissimamente combattuti da Santa Madre Chiesa con ogni mezzo, all’interno e al di fuori di sé) riescano a farsi sempre più strada all’interno della comunità cattolica, conferendo sempre maggiore spazio, valore e indipendenza ai singoli credenti, liberandoli progressivamente e irreversibilmente dalla fideistica obbedienza e sudditanza nei confronti di dogmi e gerarchie ecclesiastiche. Timore certamente fondato e, da parte sua, indiscutibilmente legittimo.
Ma sarebbe senza alcun dubbio auspicabile che la Chiesa Cattolica, sottoponendosi ad un rigoroso esame di coscienza, esaminasse con massima cura e senza apriorismi la vera natura e la genesi lontana dei tanto vituperati fenomeni di neopelagianesimo e neognosticismo.
Ponendosi con estrema onestà il seguente interrogativo:
siamo di fronte soltanto ad accomodanti degenerazioni new age , individualisticamente e lucifericamente anarcoidi, oppure a tentativi di far nascere (o rinascere), all'interno del proprio modo di essere cristiani, una religiosità più matura e responsabile, finalmente vissuta come scelta sincera, liberata da gabbie, timori ed anatemi, nutrita di sentita voglia di infinito e di universale amore per la Verità e per il Bene?
NOTA
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birra da vino |
Villaga, un piccolo paesino di circa duemila anime, posto all'inizio dei Monti Berici. Ci troviamo nella parte meridionale della provincia di Vicenza.
Fu oggetto di una mia visita, alcuni anni fa, alla ricerca di quella “strana produzione” di birra da vino.
Ne avevo sentito parlare e la notizia mi incuriosì. Un mondo straordinario dove vino e birra si congiungono dando vita ad un connubio che ha dell'incredibile.
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bottaia |
Non una novità assoluta nel mondo variegato delle birre ma quella cantina-birrificio vicentina rappresentava e rappresenta tutt'oggi una particolarità unica nel suo genere: produrre solo birre da vino utilizzando mosti della propria produzione vinicola.
Da Siemàn era ed è tutto diverso. Andrea Filippini , uno dei tre fratelli, l'appassionato che ha l'onere della produzione delle birre, utilizza mosti di garganega, moscato bianco, tai bianco, incrocio manzoni (vitigni a bacca bianca) e tai rosso, corbinona, turchetta, cabernet sauvignon , pinot nero (vitigni a bacca nera) , sia individualmente che in blend, prodotti nella propria cantina di Villaga, per elaborare e realizzare le "sue" ed uniche nel suo genere Italian Grape .
Già il nome dell'azienda Siemàn, che in dialetto veneto significa “sei mani”, ovvero quelle dei tre fratelli Marco, Daniele, Andrea Filippini , testimonia la filosofia di produzione centrata sul rispetto dei ritmi naturali e mancanza di manipolazioni durante le fasi delle
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i tre fratelli Filippini |
vinificazioni . Tutto dalle sei mani .
Ed ecco le realizzazioni di vini bianchi e rossi, buona parte ottenuti da vitigni prettamente locali come il Tai bianco e rosso , conosciuto meglio come Tocai che, a seguito della nota vicenda europea, ha dovuto cambiare nome in Friulano nella regione Friuli e Tai in Veneto , la Corbinona , da non confondere con la Corvina o Corvinone, tutt'altro vitigno e la Turchetta , la più conosciuta e diffusa da quelle parti.
Fermentazioni spontanee con lieviti indigeni, utilizzo di botti di legno, tini di cemento e acciaio, niente filtrazioni, per arrivare alle etichette con nomi che identificano la natura dei vini stessi:
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Sarà vino o birra? |
- Occhio al Rosso;
- Occhio al Bianco;
- Mosca Bianca (come dire particolare, unico o semplicemente ricordare che il vitigno principale è Mosca to);
- Camaleonte (uve bianche e rosse insieme);
- Doppio Gioco (la presenza del Cabernet Sauvignon ad indicare locali ed internazionali?);
- Lesa Maestà (presenza del principesco Pinot Nero);
- Prato Alto (indicare la provenienza dei vitigni utilizzati);
- Rosavìa (con utilizzo SETTORE di damigiane prima dell'imbottigliamento).
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la birra assaggiata |
E le birre?
Il mondo di Andrea. “Il punto di partenza sono le nostre uve. A seconda dell'annello e degli equilibri organolettici che cerchiamo, le destiniamo in parte alla produzione delle birre. In ognuna di esse è presente il nostro territorio, il nostro lavoro in campagna e il legame con i nostri vini. La fermentazione, la maturazione e l'affinamento avvengono, lentamente, in botti di legno, senza forzature, scorciatoie o controllo tecnologico del processo. Tutto qui ”.
- Agriturismo Ale Istà
- Agriturismo Ale all'uva Istà Special Edition;
- Wild Sour con uve Incrocio Rosso;
- Wild Sour con uve Incrocio Bianco;
- Wild Berliner wasse con uva Funky Rose;
- Wild sour con uva Bucce;
- Radici Wild Sour Ale;
- Wild sour Ale negà;
- Wild Sour Ale con More e uva Berry Hills;
- Wild Sour Ale con mele e fiori di sambuco Samba.
Nel precedente periodo di Zona Gialla , presso un amico proprietario e gestore di un bar conosciuto dalle mie parti con la passione delle birre, in particolare quelle strane , mi sono ritrovato di fronte ad una Seimàn Wild Sour con uva Incrocio Bianco . E il ricordo della visita di alcuni anni fa a Villaga, nel vicentino, è ritornato alla mente. Chapeau!
Urano Cupisti
Assaggio effettuato sabato 13 febbraio 2021.
Siemàn
Via Croce Nera, 1- Villaga (VI)
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www.sieman.it
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Foto di Tolkien presa da Wikipedia |
" La Fantasia è una naturale attività umana, la quale certamente non distrugge e neppure reca offesa alla Ragione; né smussa l'appetito per la verità scientifica, di cui non ottunde la percezione. Al contrario: più acuta e chiara è la ragione, e migliori fantasie produrrà. "
—Tolkien da "Sulle fiabe"
John Ronald Reuel Tolkien nacque a Bloemfontein in Sud Africa da genitori inglesi il 3 gennaio 1892 e morì a Bournemouth nello Hampshire il 2 settembre 1973 a 81 anni.
Nel luogo della nascita rimase solo per tre anni, subito dopo la morte del padre si trasferì con la mamma e il fratello a Serehole in Inghilterra.
All'età di 9 anni perde anche la madre; viene affidato con il fratello a un prelato; padre Xavier, un prete cattolico degli Oriatoriani.
Nel 1921 divenne docente di lettere all'Università di Leeds, successivamente Professore di filosofia e glottologo a Oxford e in un secondo tempo insegnante di letteratura medievale al Merton College. Arrivò persino ad insegnare la lingua norrena, l'antenata della lingua scandinava.
Tra il 1920 e il 1930, inizia la sua grande attività letteraria; leggende, fiabe, mitologie dall'ingente fantasia. Al termine degli anni '20 in un foglio bianco scrive la frase: “In un buco nel terreno viveva uno hobbit”. Così nasce Lo hobbit ”, opera che viene pubblicata nel 1937, nata inizialmente per i più giovani ma complessa e articolata tanto da diventare un libro amato da tutti gli amanti del fantasy di ogni età.E pensare che Tolkien scriverà "Il Signore degli anelli" solo dopo la richiesta di Stanley Unwin (editore) che riteneva "Lo hobbit" bisognoso di un seguito, ciò non fu semplicissimo inizialmente, Tolkien si sentì infatti costretto e svogliato nella stesura dell'epico volume tanto da non dargli un titolo nell'immediatezza, ci mise oltre un anno, poi se ne innamorò lui stesso.
Le saghe di tematiche medievali “Lo hobbit”, “il Signore degli anelli”, “il Silmarilion” e “racconti incompiuti”, sono le opere che si svolgono nel periodo delle tre ere della terra di mezzo, un continente di Arda che Tolkien sosteneva essere una terra all'interno della nostra stessa terra. Un mondo circondato da oceani e privo di ombre ...
L 'abilità di Tolkien è di essere riuscito con stile mitopoietico a creare romanzi fantasy epici, ricchi di colpi di scena, di personaggi veri e improbabili, di storie e ambienti dove il lettore nonostante si renda perfettamente conto che di solo lettura si tratta, viene catapultato quasi per magia in quella “realtà” inverosimile capace di ipnotizzare la parte coerente del sé.
Un mondo in altri mondi dove le vicende e le gesta nonostante siano frutti della mente di Tolkien, rasentano il dubbio del reale per la modalità in cui sono scrupolosamente descritti.
Le opere più conosciute
“Lo Hobbit” (1937), “La compagnia dell'anello” (1954), “Le due torri” (1954) e “Il ritorno del Re” (1955) sono indubbiamente capolavori uniti in un unico volume dal titolo “Il Signore degli anelli ”la trilogia che ebbe ed ha ancora, un successo planetario scritto in una lingua molto simile all'inglese medievale, ha venduto oltre cento milioni di copie in tutto il mondo. Parker lo portò nelle sale cinematografiche diventando così anche un cult del cinema fantasy.
Chistopher John Reuel Tolkien, il figlio, scrittore editore fu il disegnatore delle mappe originali all'interno dei libri del padre e fu lui che dopo la morte di questo, fece la revisione del materiale che non era ancora pubblicato.
Le opere postume alla morte di Tolkien furono:
1977 “Il Silmarillon”
1981 “I racconti incompiuti”
2007 “I figli di Hurin”
2017 "Beren e Luthien"
2018 “La caduta di Gondolin”
Curiosità sull'autore:
- Tolkien ha passato l'intera vita allo studio delle lingue. Sua madre, fin da piccolissimo gli parlava in latino, in tedesco e in francese. Questo acuì il suo interesse personale verso lo studio di queste, tanto che negli anni imparò il russo, l'italiano, il greco, il gallese antico e moderno, l'inglese medioevale, lo svedese, il danese, lo spagnolo, il norvegese, il finlandese. Una volta che completò questa sua voglia di sapere, annoiato, inventò 14 lingue con alfabeto completo.
-Taccagno per natura, s'irritava quando doveva pagare le tasse che trovava essere un ladrocinio.
Fra i suoi documenti trovati dopo la sua morte, ci fu un ritaglio della dichiarazione dei redditi dove in calce vi era scritto: "Nessun penny per il Concorde" ha scritto un decreto britannico che chiedeva di usare fondi pubblici per finanziare il famoso aereo.
-Lo hobbit fu bandito dalla Germania perché ritenuto scritto da un autore che si era rifiutato di rendere omaggio al nazismo. Nel 1937 un editore tedesco prese in considerazione di pubblicare il libro di Tolkien, s'insinuò nella trattativa un ufficiale del Terzo Reich che contattò lo scrittore per domandargli se era di origini ariane, egli rispose che "purtroppo" non aveva avi ebrei e che era dispiaciuto per questo visto che erano un popolo dotato. Ovviamente con questa risposta, Tolkien finì nel registro nero delle autorità naziste.
-Tolkien visse la sua vita facendo il professore di filologia inglese, a lui non interessava essere famoso e conosciuto, amava ciò che scriveva per pura passione e per dare sfogo alla sua fantasia geniale. Morì nel 1973 due anni dopo la moglie ed è seppellito con lei in un cimitero vicino ad Oxford.
-Una curiosità: le tombe della coppia non riportano i reali nomi: Edith Bratt e John Ronald Reuel Tolkien ma sono siglate da nomi di fantasia “Luthien” e “Beren” nomi tratti dal romanzo postumo scritto da Tolkien ambientato nell'universo fantasy della terra di mezzo che narra la storia di un amore contrastato, lui umano e mortale della terra di Mezzo e lei un'elfa regale immortale.
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Ingresso all'Acetaia |
“Da sempre, in Italia, l'aceto è relegato a mero difetto di cantina la cui collocazione ideale è solo sotto il lavello tra flaconi di roba chimica per pulire. Peccato che quell'aceto che si usa per togliere il calcare non abbia niente a che spartire con il prodotto agricolo e nobile che deriva da una seconda emancipazione dell'uva. Una seconda fermentazione che richiede mesi se fatta in modo artigianale e che pretende una materia prima buona selezionata senza scrupoli, esattamente per come si dovrebbe fare quando si fa vino ”.
Questa è l'introduzione ad un articolo sull'Aceto scritto recentemente da Andrea Bezzecchi su Vinix Digest che mi ha colpito per la sua “fotografia” di una realtà diffusa che, ahimè, è quotidianità.
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interni, affinamento |
E non parliamo del mancato riconoscimento dell'Aceto Balsamico Tradizionale tra i prodotti del Made in Italy, unico nel suo genere ed apprezzato dai “veri gourmet” in tutto il mondo (da non confondere con i gourmand, i ghiottoni). Ce ne dimentichiamo troppo spesso eppure…
La curiosità di controllare “questa verità”. Aprire lo sportello sotto il lavello e controllare. Amara constatazione. Tutto vero, mescolato tra i flaconi di liquido per piatti, ammorbidenti, sgrassatori, quel flacone di aceto con il compito, anche lui, di liquido per le pulizie. E l'altra scoperta quella bottiglietta di Aceto balsamico e basta, usato per condire. Eppure quella bottiglietta strana fornita alcuni anni fa ad una manifestazione e pagata un occhio della testa, mai aperta, deve essere da qualche parte. Trovata!
E da lì la mia ricerca, il ritrovare gli appunti “scolastici” sul sistema di produzione, la degustazione e un abbinamento improvvisato: gelato fior di latte con tracce di Aceto Balsamico Tradizionale , l'estasi del palato.
Aceto Balsamico Tradizionale di Modena Giuseppe Giusti.
“LA PIÙ ANTICA ACETAIA D'ITALIA: 1605. Dal XVII secolo la famiglia Giusti cura il suo Aceto Balsamico, tramandando una ricetta che si traduce in armonie di gusto e in prodotti d'eccellenza apprezzati in tutto il mondo”. Inizia così la mia ricerca tra le pagine del sito online, la lettura della Storia fino alle indicazioni dell'assaggio.
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controlli nel tempo |
Maledetta pandemia! Altrimenti sarei saltato sulla mia macchinina e via, percorrendo l'Autocamionale della Cisa destinazione Modena, località Lesignana, Acetaia Giusti, in via Quatro Ville 155.
Mi devo accontentare “della visita a distanza”. Però con l'assaggio vero.
“Ottenere un grande aceto balsamico dipende dalla competenza, esperienza e sensibilità di chi lo produce e dal tempo lungo di maturazione e invecchiamento. Orgogliosa di un saper fare affinato in oltre quattrocento anni di storia, Acetaia Giusti affianca al rispetto per la tradizione una filosofia produttiva moderna e sostenibile, che valorizza le persone e il territorio in cui opera ”.
Procedo nella lettura e mi immedesimo tra i legni del lungo affinamento.
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Il mio assaggio |
“Antichi legni celano il segreto dell'inconfondibile aroma Giusti E 'nel legno delle botti antiche in cui invecchia l'aceto che da sempre si cela il segreto del balsamico. Servono decenni - quando non secoli - perché il legno e il mosto si nutrano l'un l'altro. Nell'acetaia Giusti vi sono oltre 600 botti risalenti al 1700 e al 1800, da cui si ottengono le estrazioni più pure, responsabili dell'inconfondibile aroma Giusti. Più antica è la botte, migliore sarà il prodotto che si otterrà, poiché questa rilascerà sempre meglio le essenze del legno e gli aromi balsamici che negli anni vi hanno soggiornato ”.
Giuseppe Giusti fu tra i primi a fissare per iscritto, dopo secoli di tradizione orale, le regole per ottenere un "perfetto Aceto Balsamico". Il suo testo, redatto nel 1863 in occasione dell'Esposizione Agraria di Modena, indica come ingredienti fondamentali la scelta delle uve, la qualità dei recipienti e il tempo. La cura per le materie prime, il tempo lungo di invecchiamento richiesto e particolarmente prezioso.
"Qualità delle uve, sistemi di cottura, rincalzi e travasi, tempi lunghi o lunghissimi di invecchiamento: sono questi i fattori che un grande acetiere deve saper gestire per ottenere un risultato ottimale".
L'Acetiere. Maestro di un'arte antica, è lui che verifica costantemente la qualità dell'aceto prodotto, prendendo in considerazione i parametri salienti come il colore bruno scuro, carico e lucente, l'odore intenso, che nasconde profumi d'uve e sentori di legni pregiati, l'agro scaturito dalla lenta acetificazione, e la complessità degli aromi derivati dai passaggi nei botti di diversi legni che compongono la batteria. Segue l'evoluzione del balsamico durante la sua permanenza nelle botti, prendendosi cura di rincalzi e travasi da un vasello all'altro.
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l'abbinamento descritto |
“E c'è chi al fuoco di una lucerna veglia sino a tardi d'inverno intagliando torce con un ferro affilato; mentre la moglie, alleviando il canto la lunga fatica, tesse con un pettine stridulo la tela o consuma al fuoco il liquido dolce del mosto, schiumando con foglie il che bolle in pentola ”. (Virgilio, Georgiche, libro primo. 30 ac) Chapeau!
Urano Cupisti
Assaggio effettuato il 18 febbraio 2021
Gran Deposito Aceto Balsamico Giuseppe Giusti Srl
Strada Quattro Ville, 155,
località Lesignana
41123 Modena (MO) - Italia
Telefono +39059.840135
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Dalla Brexit, e da i rischi annessi del riaccendersi delle velleità indipendentiste di Scozia e Irlanda del Nord, al progetto di legge sul separatismo in Francia, alla questione non ancora chiusa della Catalogna (e dei Paesi Baschi), fino alle radicalizzazioni etnico-confessionali nei Balcani, in Asia Centrale o in Medio Oriente : la Globalizzazione degli anni '90 AVEVA Già spianato la via all'emergere di discorsi identitari di ISPIRAZIONE etnico-religiosa, talvolta con Sfumature Più o Meno esplicitamente razziste ; il caso italiano è emblematico delle forze oscure che possono celarsi dietro questo tipo di narrazioni.
Le pole miche che hanno accompagnato l'iter del progetto di legge francese sul separatismo , dai dibattiti preliminari alla sua recente approvazione, lasciano emergere una delle antinomie tipiche delle società di massa durante le fasi di crisi finanziaria, economica e sociale, ossia quella che il prof. Luciano Canfora ha evidenziato tra utopia dell'uguaglianza e utopia dell'egoismo . Ciascuna di queste due vie costituisce una scelta di appartenenza, operata dall'uomo in quanto animale simbolico : da un lato, definire la propria identità in termini di “stirpe” o di “credo”, ponendone le radici nella metafisica o nella casualità; dall'altro lato, definire la propria identità in relazione alla collettività organizzata in cui si vive, in termini di “status” o, si potrebbe dire, di “classe”, ponendone le radici nella struttura gerarchica delle società. In questo senso, ad esempio, il filosofo francese Albert Camus, nato nell'Algeria colonizzata, apparteneva alla stessa etnia dei colonizzatori, ma alla stessa classe sociale dei colonizzati. Una questione di prospettiva, dunque, ma in entrambi i casi la definizione di identità individuale comporta l'acquadramento del singolo all'interno di un insieme (l'etnia, la comunità religiosa, o la classe sociale) strutturato in un modo del quale egli egli egli egli non è direttamente responsabile. Si tratta, pertanto, di due identitàformali , rassicuranti perché il loro senso esula dall'arbitrio dell'individuo, ma al contempo alienanti, in quanto sfuggono alla sua responsabilità.
Nella scelta tra queste due alternative, benché le condizioni esistenziali concrete appaiano piuttosto determinato dalla posizione nella gerarchia sociale , come ad esempio dalla collocazione di un individuo nella categoria degli sfruttatori o degli sfruttati , soprattutto chi appartiene a quest'ultima tende spesso a sovrapporre alla percezione della propria condizione reale l'illusione di un'appartenenza simbolica, quasi mistica, a una stirpe ( nazione, razza o etnia ) o una comunità religiosa, che a seguito della diffusione delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione, si realizza spesso ( o almeno si pretende di realizzare) nella sfera virtuale .In effetti, da almeno un decennio numerosi allarmi sono stati lanciati riguardo l'ascesa, su scala globale , di movimenti che pongono al centro dei loro discorsi, e della loro propaganda, la (ri) scoperta di un'identità profonda di ispirazione etnico- religiosa, sopravvissuta a fatica nel decennio della globalizzazione a guida statunitense e in questi ultimi due decenni di finanza autoritaria. Sovranisti, populisti, così si sentono spesso denominare forze ed esponenti politici di questo tipo come se rappresentassero degli inediti, mentre non sono altro che gli epigoni, fioriti all'interno delle società liquide dei consumi, dei demagoghi nazionalisti, o religiosi r adicali, strumenti della globalizzazione degli anni '90 del secolo scorso, successivamente ridotti a ingranaggi di quella stessa società dei consumi contro quale ostentano ostilità.
Se nei momenti di crisi sociale simili forze politiche trovano particolare seguito nell'esasperazione conseguente all'alienazione e alla miseria (due aspetti che hanno caratterizzato le democrazie liberali e poi neo-liberali, in particolare dalla seconda rivoluzione industriale), nei momenti di transizione geopolitica o economico-produttiva (come appunto le rivoluzioni industriali) possono essere sostenute o addirittura finanziate da potenze esterne, o da una parte degli apparati degli stati profondi interni ed esterni. Un discorso che vale, d'altronde, per tutti i movimenti in grado di controllare, o ancor meglio orientare una parte significativa dell'opinione pubblica.In passato fu il caso del separatismo curdo o arabo alimentato da francesi e inglesi in funzione anti-ottomana, ma poi ridotto al silenzio con il famoso accordo Sykes-Picot del 1916, patto segreto di spartizione del Medio Oriente tra i ministri degli esteri delle due potenze. Per citare un esempio del terzo millennio, invece, si può menzionare il separatismo curdo in Iraq, sostenuto, dal 2003, dagli Stati Uniti contro Saddam Hussein. D'altronde, in contesti multietnici o multiconfessionali e in condizioni di crisi economico-sociale, è facile canalizzare il malcontento delle motivazioni su temi identitari, meno complessi e più ancestrali delle tematiche relative alla giustizia sociale o ai diritti civili, quindi facilmente manipolabili a fini propagandistici.
Eppure, talvolta le infiltrazioni di apparati più o meno deviati degli stati profondi (sia del singolo paese, sia di potenze esterne) si insinuano nei movimenti di opposizione politica in grado di mobilitare la società civile. Durante la guerra fredda, ad esempio, i servizi segreti americani e sovietici infiltravano la potenza avversaria e soprattutto i suoi satelliti through movimenti di colore politico non necessariamente omogeneo, come nel caso dei cinque di Cambridge . In Italia, ad esempio, l'intreccio tra neofascismo, eversione, lotta armata, mafia e stato profondo è stato messo in luce dal giornalista Giovanni Fasanella nel Puzzle Moro: meccanismi che ben poco avevano a che fare posizioni ideologiche o progetti per una nuova società, per lo più utilizzati come diversivi rispetto alla strategia della tensione . Successivamente, dopo l'implosione del sistema sovietico, i vari apparati dello stato profondo statunitense, spesso per il tramite di fondazioni (come il PNAC, Project for the New American Century, nato nel 1997), hanno promosso l'affermazione e il rafforzamento della supremazia mondiale di Washington. Come nel caso del movimento serbo Otpor! , "Resistenza!" , che alla fine degli anni '90 del secolo scorso mobilitava studenti e intellettuali critici nei confronti della politica dell'allora presidente Slobodan Milošević.I due fondatori di questo movimento, emerso come una forza nuova, giovane, per certi aspetti anti-sistema, nel 2003, dopo un fiasco alle elezioni parlamentari, hanno dato vita, sempre a Belgrado, al CANVAS, Centro per le Azioni e le Strategie Non Violente Applicate. Una sorta di centro di formazione per forze politiche di opposizione, che successivamente ha trasmesso le sue competenze in una cinquantina di paesi del mondo, tra i Balcani (Albania), l'Europa orientale (Russia, Bielorussia, Ucraina), il Medio Oriente ( Libiano, Egitto) e l'Asia centrale (Georgia, Kirghizistan, Uzbekistan). Contando al contempo sull ' amicizia di figura dell'opposizione come il venezuelano Juan Guaidó.
Al contempo, venuto meno il nemico mondiale sovietico, alcune forze politiche Washington e la rete Stay-behind (Gladio) avevano contato perdono peso (geo) politico, com'è avvenuto in Italia ai partiti democristiano e sulle quali socialista, che dal secondo dopoguerra erano stati peraltro scelti come referenti istituzionali dalle cosche mafiose. La puntata della trasmissione Report andata in onda lo scorso 4 gennaio illustra le dinamiche che si innescarono in tale contesto di transizione, nelle quali si assiste a una collaborazione tra destra eversiva, apparati dello stato profondo e mafie, che agivano come un corpo unico ogni volta che esponenti politici o magistrati rischiavano di mettere in discussione i loro privilegi.Vittime illustri di queste dinamiche, stragi di Stato a parte, sono Piersanti Mattarella, fratello dell'attuale presidente della Repubblica, ei due magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Nella stessa puntata, inoltre, Report getta luce sul ruolo della mafia nella fondazione di movimenti politici determinanti negli anni '90 del secolo scorso, come Forza Italia, ma anche come le varie leghe autonomiste o separatiste: la Lega Nord e le leghe meridionali, tutte riconducibili a Gianfranco Miglio (figura legata a Giulio Andreotti ea Licio Gelli), secondo il quale l'Italia era figlia illegittima di una congiuntura particolare storica in quanto ha messo insieme popoli che dovevano restare separati. Vale forse la pena osservare che queste leghe separatiste sono nate nello stesso decennio in cui da un lato si sono affermati i separatismi etnico-religiosi all'interno dell'ex sfera di influenza sovietica, dai Balcani all'Asia centrale, dall'altro sono emersi partiti islamici radicali in paesi musulmani tradizionalmente laici, come il Fronte islamico di salvezza in Algeria, che vinse le elezioni del 1992, ei partiti islamici turchi, che per la prima volta riuscirono a conquistare i comuni di Ankara e Istanbul.
Un aspetto tipico degli imperi, sin dall'antichità, è il pluralismo: l'impero è dominio di un centro di potere su un determinato territorio, abitato da nuovi con lingue, culture, religioni, usanze e archetipi socio-culturali differenti. Ciò che conta infatti non è l'omologazione, ma il riconoscimento dell'autorità, il celebre osare a Cesare quel che è di Cesare. Caratteristica degli imperialismi, invece, è l'ossessione dell'omologazione: una potenza imperialista conquista e conserva la propria egemonia solo se è in grado di proiettare il proprio modello di gerarchia sociale su scala globale e ciò si rivela più agevole se essa impone il suo sistema politico ai suoi satelliti. In particolare, le potenze imperialiste capitaliste, governate generalmente da democrazie (neo) liberali, tende a riprodurre la dialettica hegeliana signore-servo, tipicamente attraverso la colonizzazione di regioni il più possibile strategiche. Contestualmente, le classi dirigenti comprese a giustificare forme più o meno dirette di colonizzazione presentandole, a second delle fasi storiche e delle posizioni politiche delle diverse amministrazioni, come missioni civilizzatrici, come guerre umanitarie, ma anche come esercizio di un diritto di conquista in quanto civiltà superiori. In altri termini, il nesso tra imperialismo (colonialismo) e discriminazione razziale è della stessa natura del legame tra economia di mercato e diseguaglianza sociale.
Conclusa la parentesi dell'amministrazione di Donald Trump, il nuovo presidente statunitense Joe Biden ha già annunciato di voler ripristinare il ruolo dell'Alleanza Atlantica (NATO) e rafforzare la supremazia mondiale di Washington. D'altro canto, già nel settembre 2016, Anders Fogh Rasmussen, ex segretario generale della NATO e fondatore nel 2014 della Rasmussen Global, sottolineava la necessità che gli Stati Uniti diventassero il gendarme del mondo, capace di ergersi a baluardo del mondo libero. Da poco insediato, Biden ha rivolto un appello alla Serbia a riconoscere come sovrano il Kosovo, suscitando l'irritazione di Belgrado, mentre si è mostrato molto più cauto sulla questione dell'Irlanda del Nord, riemersa a seguito della Brexit. Appare verosimile, quindi, un ritorno all'intraprendenza globalista degli Stati Uniti, che rievoca la proliferazione di conflitti nel decennio successivo alla caduta del muro di Berlino. Ma è ancora possibile restaurare un assetto mondiale unipolare?
Il nuovo presidente John Biden, inaugura la politica della nuova amministrazione americana e lancia un messaggio agli europei. In un mondo sempre più caratterizzato da zone macroeconomiche abbiamo chiesto a Tiberio Graziani , presidente della Vision & Global Trends , la piattaforma italiana per i problemi e le sfide future, un suo giudizio per il cambiamento in atto.
In un discorso alla conferenza annuale sulla sicurezza di Monaco, Biden ha dichiarato che gli Stati Uniti "si guadagneranno di nuovo la nostra posizione di leadership fidata", dicendo al pubblico virtuale "l'America è tornata". membri della NATO alla retorica del "riconquistare posizioni di leadership affidabile"? Cosa pensa che voglia dire Biden?
Nel corso dell'Amministrazione Trump, gli alleati transatlantici degli USA si sono sentiti orfani. Tale stato ha mostrato la profonda subordinazione culturale - mentale oserei dire - degli alleati europei in particolare nei confronti di Washington per quanto riguarda questioni sia politiche sia militari. Tuttavia, gli ultimi quattro anni hanno anche permesso agli europei di comprendere l'importanza della specificità della propria identità e funzione nell'ambito della costruzione del nuovo sistema mondiale, con la conseguenza che gli europei non guarderanno più gli USA come un tempo. Le espressioni di Biden riguardo al riconquistare una posizione di leadership affidabile suonano come un riconoscimento del cambiamento dei rapporti tra gli Usa ei loro alleati."America back" è uno slogan che vorrebbe rassicurare non solo i cittadini statunitensi ma anche gli alleati del blocco NATO; ma è uno slogan che dimostra la debolezza degli USA. Gli USA di oggi non sono più quelli di “Arriva la Cavalleria! “Durante il suo discorso, Biden si è concentrato sul contrastare Russia e Cina.
Considerato quanto sopra, vale la pena aspettarsi cambiamenti nelle relazioni con questi paesi?
Da un punto di vista geopolitico, gli USA hanno l'ossessione dell'Eurasia. Il Pentagono e Washington considerano la Russia e la Cina - i due grandi polmoni della massa continentale eurasiatica -avversari da contenere ed indebolire a tutti costi. I gravi problemi politici e interni degli USA e la crisi di identità sociale in campo internazionale dovuta alla perdita di prestigio e di una chiara funzione egemonica spingono Biden a puntare tutto sulla ricerca del nemico esterno. Il nemico esterno - reale o falso che sia - serve un Biden per compattare intorno alla sua amministrazione sia la popolazione americana, per distrarla dai profondi problemi interni che - ricordiamo -sono sociali, economici ed etnici, sia gli alleati in un "fronte occidentale" .Biden tenterà dunque di utilizzare tutte le frizioni ed incomprensioni che ci sono tra Russia, Cina e Iran da una parte e membri della NATO. In particolare, per quanto riguarda l''Europa, l'Amministrazione Biden utilizzerà la retorica dei diritti umani e dei cosiddetti valori occidentali per creare una diffidenza anche ideologica nei confronti della Russia e della Cina (ma anche dell'Iran).
Biden ha anche sottolineato le "attività destabilizzanti dell'Iran in Medio Oriente". Dobbiamo aspettarci cambiamenti in JCPOA a questo riguardo?
Nel quadro della strategia nordamericana in Medio Oriente, la Repubblica islamica dell'Iran resta un nemico da contenere e, in prospettiva, da eliminare come già fatto con l'Iraq di Saddam Hussein e come si è tentato con la Siria. Le affermazioni di Biden riguardo alla ripresa di negoziazioni tra Washington e Teheran per la ripartenza del trattato sul nucleare il JCPOA sono un messaggio rivolto non solo, ovviamente all'Iran, ma, a mio avviso, anche ai paesi europei, Francia Germania e Gran Bretagna che lo avevano sottoscritto anni fa insieme agli USA guidati da Obama. Si tratta di un tentativo di concessione che Biden offre in particolare a Francia e Germania, i due paesi europei che nel corso degli ultimi anni hanno comunque mantenuto rapporti costruttivi - tra alti e bassi - con Mosca, Pechino e Teheran.
Cosa ci si dovrebbe aspettare nelle relazioni con altri paesi ME nel prossimo futuro?
Gli USA cercheranno di riposizionarsi nel Medio Oriente per riacquistare prestigio ed egemonia, faranno riferimento ai loro tradizionali alleati, in particolare, ad Israele, anche a causa della inaffidabilità della Turchia.
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La Riflessione!
Siamo nuovamente nel bel mezzo della pandemia. Ora abbiamo anche “le varianti”. Proprio non ci vogliamo privare di niente. Assistiamo a continui rinvii, “tiriamo la palla avanti”, impossibile programmare. E il governo ci mette del suo. Siamo veramente in “una valle di lacrime” (amara constatazione).
Proviamo a tirarci un po 'sù (con l'accento rafforzativo alla Bacchelli) con notizie, alcune buone meno altre e scoperte di abbinamenti. Nella speranza che, in qualche angolo del mio cosmo, riesca a trovare quella luce in fondo al tunnel che non sia nuovo un treno ad alta velocità. Cin!
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Kurhaus |
Frammento n. 1
Fioccano i “rinvii dei rinvii” delle manifestazioni.
Dopo Terre di Toscana anche il Merano Wine Festival getta la spugna. Appuntamento a Novembre 2021 !!!
Frammento n. 2
Vernaccia di San Gimignano: femminile, singolare.
“Siamo pronti. Appena la pandemia e le sue varianti lo permetteranno, noi della Vernaccia di San Gimignano lanceremo una nuova e impattante campagna di valorizzazione della Denominazione ”. Queste le parole della Presidente del Consorzio, Irina Guicciardini Strozzi. Il concetto: una missione per tornare ad essere un vino di punta nel panorama nazionale ed internazionale. La nuova suggestione creativa? Partendo dai valori di storicità, di legame con il territorio ed unicità. Proprio l'unicità, il suo approfondimento nella ricerca della novità come nuovo elemento della missione: unica denominazione toscana declinabile al Femminile Singolare.Una vera e propria Regina, la Regina Bianca “Ribelle” nella terra dei Re Rossi. Anche perché è assodato che la Vernaccia di San Gimignano è un bianco ribelle , il bianco che non ti aspetti, che va contro gli stereotipi e che non accetta compromessi. Ed allora largo alla Vernaccia di San Gimignano, femminile e singolare.
Frammento n. 3
A scuola di tappi
Una tappatura del vino finalmente affidabile. “Tecnologia ArdeaSeal ”, la garanzia dell'eccellenza. Una progettazione accurata, una ricerca senza compromessi di materiali, una ingegnerizzazione di processi all'avanguardia e ampi programmi di test effettuati. Un'anima innovativa con garanzia assoluta di prestazione. Materiali, processi produttivi e possibilità di personalizzazioni, sinonimi di eccellenza e valida alternativa ai sugheri tradizionali.
Frammento n. 4
Ahimè. Accade anche questo nel mondo del vino.
Furto di “barbatelle” alle Tenute de Corato in Puglia. “Un durissimo colpo - commenta Carlo de Corato , mecenate aziendale - In questi giorni avremmo dato il via all
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Barbatelle |
a parte terminale di un grande progetto per lo studio di varietà autoctone come il Bombino Nero e il Nero di Troia ”.
Insieme al Prof. Attilio Scienza e il Crea di Turi, l'Azienda Serena dei de Corato, da tempo stavano studiando i due autoctoni ed avevano preparati terreni per 10 ettari dove collocare ben 35.000 barbatelle . Tutte rubate per essere vendute al mercato nero.
“Di certo non ci fermiamo - continua l'ottantaduenne Sig. Carlo - ne abbiamo recuperato un migliaio dal vivaista nostro fornitore e giuro che questo non sarà l'ultimo vigneto che pianto ” . Chapeau!
Frammento n. 5
Birre itineranti e la Nouveau Houblon
Il Birrificio del Forte , la bellissima realtà versiliese, lancia sul mercato il risultato di un progetto denominato: birre itineranti, birre cartolina . Dai viaggi del mastro-birraio Francesco Mancini , le cartoline delle tipologie legate ai territori in cui ha fatto tappa, convertendo le emozioni provate in una da spedire al suo birrificio e condividerla con la vasta clientela. Ecco pronta la nuova cartolina: la Nouvau Houblon : una triple Ipa, ossia una Belgian Ipa.
“Al naso arriva un sentore di pasta frolla e miele, ananas e pera (Kaiser) sotto spirito; fiori di cotone e di zagara; noce di cocco, pompelmo candito e vaniglia; cipresso ed eucalipto. In bocca la sua complessità non è invadente e lascia grande spazio ad una pericolosa scorrevolezza. Un retrolfattivo che riporta la determinazione alle note fruttate con una punta di amaretto che spicca al centro della bevuta. Finale amaricante che porta per mano il grado alcolico arrivando con grande disinvoltura al finale pulito e asciutto ” . www.birrificiodelforte.it
Frammento n. 6
La provocazione: abbinamento Birra e Pesce
Simone Cantoni , guru nel panorama delle birre italiane, sul numero del 14 febbraio di Cronache di Gusto, propone questa provocazione: abbinamento di alcune birre con pesce, nella fattispecie il merluzzo. Quattro le birre segnalate: la Zwickel , a bassa fermentazione, 4,8% il titolo, la English Ipa , 4,6% di titolo, l'American Ipa , con i suoi 5,8% di titolo ed infine la Belgian Blond Ale , 6,2% di titolo. Simone ovviamente nell'articolo-provocazione racconta le qualità delle birre ed il perché delle
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merluzzo e cicoria |
scelte.
E il merluzzo cucinato vieni? Con cicoria , per un profilo amaricante del cibo. Insomma, a detta di Simone (condivido) un piatto ricco di virtù. Bocconi soffici cotti in padella con semplicità: olio extravergine d'oliva e poco sale. Cicoria saltata a parte con aglio e sale pronta per essere aggiunta al piatto di portata. Un connubio tra mare e terra dove la birra ha il compito di “abbassare” il previsto sentore ittico del merluzzo e appianare l'amaricante della cicoria. Una bella sfida (perdonami Simone se continuo a definirla “provocazione”). Termino con le parole dello stesso Simone Cantoni: abbinamento birra e pesce? “Acculturazione alimentare”. Chapeau!
Osservo, scruto, assaggio e… penso. (urano cupisti)
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Roma - complesso monumentale di Sant'Agnese |
"Chi vo 'entrare qua dentro ci vo' assai lume che se no perde la strada".
Questo suggestivo avvertimento - firmato a carboncino nella catacomba romana di S. Agnese (via Nomentana) da un solerte visitatore dell'Ottocento - ci si prepara efficacemente alla discesa in particolare nei cunicoli paleocristia
ni della Capitale e del Lazio, e in generale nella rete di tutto l '”underground” italiano; che è necessario "assai lume" per cercare non solo il giusto cammino, ma pure il filo delle vicende che percorsero questi luoghi sotterranei.
Per quanto riguarda comunque le catacombe - preziose testimonianze della storia del Cristianesimo più antico - esse costituirono, con la venerazione delle reliquie dei Martiri e le iscrizioni funerarie, un nuovo modo di rapportarsi alla morte, e una diversa capacità di pensarla.
Mentre a Roma, nei primi tempi, i Cristiani seppellivano i loro morti ancora all'aperto, utilizzando gli stessi luoghi dei "pagani", è solo verso la fine del II secolo che vennero allestiti i primi "coemeteria" (luoghi di riposo) separati , indicati con un termine designante poi, anche nella lingua italiana, sepolture soprattutto di superficie.
Le catacombe, invece, furono sepolcreti specificatamente sotterranei, costituiti da una serie di cunicoli scavati secondo progetto o in modo irregolare, anche fino a 5 piani sovrapposti ea 20 metri di profondità!
Utilizzati soprattutto per le sepolture ei culti fino relativi al IV secolo, questi luoghi furono invece adibiti, dal V al VII secolo, all'esclusiva commemorazione dei Martiri.
Queste, in breve, le tappe più importanti nella storia delle catacombe romane: varie citazioni negli itinerari romani redatti per i pellegrini (VII secolo); traslazione, per motivi di sicurezza, delle loro numerosissime reliquie (IX); lungo abbandono fino ad una significativa ripresa di interesse (XVI); fondamentale attività di ricerca, in questo campo, di Antonio Bosio (1575-1629): sua opera postuma "Roma sotterranea" 1634), approfondita e completata - mediante lunghe campagne di scavi - da Giovanni Battista De Rossi (1822-1894).
Considerate in passato rifugi, o comunque luoghi segreti per il culto cristiano durante le persecuzioni, le catacombe sono viste oggi essenzialmente come particolari strutture cimiteriali che, sfruttando le caratteristiche geologiche di alcune località dell'Italia centro-meridionale, permettevano di concentrare un gran numero di sepoltura
intorno alle tombe veneratissime dei Martiri, senza peraltro escludere anche un occasionale uso difensivo.
Il nome specifico di questi complessi funerari deriva da una località situata a Roma all'inizio dell'Appia antica, a circa 4 km dalle Mura Aureliane. La zona, dispone di una cava di pozzolana già luogo di sepoltura nel I secolo, era designata dai Greci immigrati come "katà kumbas" (vicina alle grotte). Con l'arrivo dei resti dei SS. Pietro e Paolo intorno al 258 e l'erezione della basilica di S. Sebastiano nella prima metà del IV secolo, l'area si trasformò in grande centro di sepoltura e culto. Così, se all'origine il termine "ad catacumbas" designava le tombe dei 2 apostoli, dal IV secolo divenne sinonimo di qualsiasi necropoli sotterranea.
Roma e le sue immediate vicinanze ospitano ben 40 catacombe cristiane e poche giudaiche. Quelle cristiane, sviluppatesi su un percorso complessivo di più di 1000 km (il complesso di S. Callisto, per esempio, è costituito da circa 20 km di gallerie articolate su 4 livelli), sono così distribuite in città e negli immediati dintorni: 1 sulla Flaminia, 3 sulla Salaria antica, 4 sulla Salaria nuova, 3 sulla Nomentana, 3 sulla Tiburtina, 2 sulla Casilina, 2 su via Latina, 5 sull'Appia antica, 5 tra Appia antica e Ardeatina, 5 tra l'Ostiense, via delle Sette Chiese e l'Ardeatina, 4 sull'Aurelia antica, 3 sulla Portuense.
Sono indicati, nella quasi totalità dei casi, con nomi di Santi martiri o di buoni cristiani che contribuirono in qualche modo alla creazione delle necropoli: S. Agnese, S. Sebastiano, S. Valentino, S. Callisto, S. Felicita, S. Ermete, S. Ippolito, S. Panfilo, SS. Marco e Marcelliano, S. Nicomede, SS. Marcellino e Pietro, S. Pancrazio / Ottavilla, Domitilla, Priscilla, Commodilla, Ciriaca, Pretestato, Novaziano, Balbina, Generosa, Calepodio; catacombe dei Giordani, del Cimitero Maggiore, della S. Croce, di via Anapo…
Nel Lazio sono presenti sepolcreti di questo tipo anche a Nepi, Rignano Flaminio, Grottaferrata e Albano.
Elementi catacombali di particolare interesse sono le immagini conservate, d'alto valore simbolico (Buon Pastore, Mosè che fa scaturire l'acqua dalla rupe, figura in preghiera, stagioni, colomba, fenice, pesce, ancora…), e le concise ma spesso intense epigrafi funerarie poste su alcuni loculi, arcosoli e cubiculi di famiglia, occupati dalle spoglie di donne e uomini qualunque, adulti e bambini morti nella fede. Per altri versi documenti piuttosto modesti, queste scritte ci illustrano però l'atteggiamento dei Cristiani comuni di fronte alla dolorosa esperienza della scomparsa dei propri cari, e all'altrettanto penosa ricerca di senso in questa drammatica crisi esistenziale. Avviene così, allora, che anche in espressioni prive di riferimenti specifici una vita dopo la morte e alla fede in Cristo,sembra comunque spirare un'aria di consapevole e serena accettazione, un fronte d'un destino ineluttabile ma non cieco perché evidentemente rischiarato, per gli autori delle epigrafi, da una forte luce di speranza.
La breve frase "Cara, ricordati di me", in cui un affetto terreno sembra reclamare anch'esso, come l'anima, la sua eternità, fu vergato in greco nella catacomba di Priscilla (via Salaria); e così pure quest'altra lotta consolatoria, capace (quasi) di addolcire perfino la morte, nella consapevolezza che essa costituisce il destino comune, non senza possibilità di riscatto, di tutti i viventi: "O Terzio, fratello mio, sta 'di buon animo: nessuno è immortale ".
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La Riflessione!
Verrebbe da dire: "Anno nuovo, problemi soliti". La pandemia è lontana dal dissolversi, le vaccinazioni sono nel caos più completo e mi astengo dal commentare quanto avvenuto il 27 dicembre. Registriamo i “cambi di colore” delle regioni che, nel tentativo di farci vivere attimi di normalità, creano tanta, tanta, tanta confusione. Il comparto della gastronomia è “in ginocchio”, quello del vino puro, anche se non sembra. Assistiamo nuovamente agli ennesimi “rinvii” di quelli che rappresentano i motori dell'economia vinicola (le manifestazioni) con danni inverosimili, giganteschi. Sembra di registrare il “si salvi chi può”. E gli organizzatori non sanno più cosa inventarsi (teleconferenze, degustazioni a distanza, manifestazioni virtuali).E il vino rimane in giacenza.
Frammento n. 1
Fioccano i “rinvii dei rinvii” delle manifestazioni.
Terre di Toscana , già rinviata ad aprile 2021 è stata definitivamente annullata per l'anno in corso. Prossima edizione: marzo 2022.
Nel 2021 non ci sarà l'edizione del Premio Nonino . Se ne riparla il 29 gennaio 2022. “Impensabile poter giudicare a distanza ed impoverire un illustre Premio”. Così il comunicato diramato dalla Famiglia Nonino.
Frammento n. 2
Prosecco Doc, mezzo miliardo di bottiglie superate.
Lo dico subito: personalmente non festeggio. “Si tratta di un traguardo storico - commenta il Presidente del Consorzio Doc, Stefano Zanette - però non è costituito di certo un punto di arrivo”. E aggiunge: "una delle sfide che ancora ci attendono è quella della maggior caratterizzazione delle produzioni". This la dice lunga sulla qualità, molte volte, “ballerina”. Attenzione, stiamo parlando della Doc, quella che si estende da Trieste fino a Rovigo. La Docg, nelle versioni Conegliano Valdobbiadene e Asolo, è tutt'altra cosa. Certo dal lato matrketing ne azzeccano una dietro l'altra. Basti pensare al fenomeno recente Prosecco Rosé, inventato dal nulla. Basti pensare che si parla di “vitigno prosecco rosé”.Non mi sono sbagliato a scrivere. Lo ripeto: “vitigno prosecco rosé”. L'onnipotenza dei messaggi pubblicitari.
Frammento n. 3
Alla Bubble's Italia non demordono. Bravi!
Festival Spumantitalia non si ferma e annuncia la nuova location per la terza edizione. 11-12-13 giugno presso la storica Villa Venier di Sommacampagna (Vr) a pochi chilometri dal Lago di Garda e dalla città di Verona. Tutto nuovo e diverso soprattutto nell'impostazione e nello svolgimento delle singole attività. La terza edizione si contraddistinguerà non solo per la positiva ripartenza, ma per l'idea che ne distinguerà i contenuti. Parola di Bubble's Italia. Bravi !!!
Frammento n. 4
I vermi sono commestibili !!!
Mangeremo cibi realizzati con farina di vermi essicati. Pubblicato il parere dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare. Tenebrio molitor larva , così si chiama e presto potremo trovarlo sotto forma di farina nella nostra alimentazione. E non occorrerà dichiararlo in etichetta. Secondo l'autorità europea (Efsa) i vermi sono sicuri e possono essere mangiati anche interi.
Frammento n. 5
CAKE, il motociclo elettrico innovativo ideato per il delivery
Cambiano le regole del food delivery. Consegne che provengono rispecchiare tutte le garanzie igienico-sanitarie e soprattutto le temperature di servizio. Mantenere i cibi sia caldi che freddi fino alla consegna. Pensate ad una pizza e / o ad una torta gelato. Un contenitore a temperatura controllata, sia calda che fredda, alimentato elettricamente. Una batteria che si ricarica con il motociclo in azione. Rispettare il cibo, i sapori, la sostenibilità.
Osse rvo, scruto, assaggio e… penso. (urano cupisti)
la bellezza del mondo ha due tagli, uno di gioia, l'altro d'angoscia, e taglia in due il cuore (VW)
Virginia Woolf nacque a Londra il 25 gennaio del 1882 con il nome di Adeline Virginia Stephen.
Divenne una delle scrittrici e saggiste più importanti e influenti di sempre per la sua modernità nei suoi romanzi per esempio "la signora Dalloway" del 1925, "Gita al faro" del 1927 o "Orlando" del 1928. Famosa per le sue sperimentazioni di scrittura come quella di riportare subito sulla pagina bianca i pensieri così come si trova nella mente senza strutturarli fissando così quel flusso di coscienza senza elaborazioni particolari. Amava la lettura e la scrittura in modo quasi ossessivo,
La Woolf si avvicinò al nascente movimento femminista ea quello delle suffragette, donne forti, decise, che si batterono per l'emancipazione femminile e per il diritto al voto. Ricordata per il suo impegno attivo a favore dell'emancipazione e dei diritti delle donne, temi che insieme in moltissime sue opere letterarie. Fu una delle prime donne a scrivere romanzi. Ebbe inoltre relazioni omosessuali, intenso il rapporto con la poetessa Vita Sackville West che le fu di ispirazione per il romanzo “Orlando”.
Virginia era figlia del famoso filosofo, critico e alpinista britannico Leslie Stephen e di Julia Prinsep Stephen modella per i pittori sopratutto in Inghilterra.
Virginia aveva sette fratelli alcuni naturali e altri acquisiti. Nel 1895 all'età di tredici anni iniziarono i primi lutti della scrittrice; morì la madre e qualche anno dopo anche il padre e una delle sorellastre. Virginia iniziò ad avere le prime crisi nervose, diceva spesso di avere la sensazione di sentire “spilli nella testa”; la vita l'aveva già messa a dura prova appena adolescente, non solo per i lutti ma per le violenze sessuali subite dai fratellastri Gerard e Geoge. Di questi episodi ne parlò anche nel libro “Momenti di essere e altri racconti”. Visse sempre con i sensi di colpa di non avere dimostrato amore al padre e alla madre, visse lotte interiori per tutta la vita.
Giovanissima si trasferì con il fratello Thoby e la sorella Vanessa nel quartiere di Bloomsbury a Londra dove con un gruppo di intellettuali contribuì a creare uno dei più influenti circoli culturali del Paese denominato come Bloomsbury Group, il circolo era aperto a tutti gli artisti non avvezzi alle convenzioni siano quella religiose, di razza o di scelta sessuale.
Una donna eclettica, intelligente, coraggiosa nelle scelte e determinate anche verso decisioni per molti discutibili. Spesso etichettata come snob, borghese, fredda e eternamente depressa, giudicata, additata e non compresa da molti. Anticonvenzionale e libera nel senso più ampio della parola.
Nel 1912 sposò Leonard Wolf, teorico politico e scrittore con il quale nel 1917 fondò la casa editrice Hogart Press. Una casa editrice che portava avanti un'idea rivoluzionaria; non dovevano esserci scismi fra le varie forme artistiche. Qui iniziarono a stampare libri a mano anche per gli autori stranieri (Cechov, Dostoewskij ecc)
Virginia, quasi quarantenne si innamorò di Vita Sackville West conosciuta al circolo Bloomsbury. Si frequentarono per tre anni fino a che Vita stessa invitò Virginia a casa sua dando così inizio alla loro relazione sentimentale. Nel libro “Scrivi sempre a mezzanotte” di E. Munafò sono raccolte centinaia di lettere che le due donne si scrissero nei lunghi 15 anni di relazione.
Virginia non fu mai interamente felice, un moto interiore la trascinava di continuo fra momenti belli e baratri da tenere sotto controllo. Più volte tentò il suicidio, più volte cedette al male interiore. La sua intelligenza, genialità e determinazione in un mondo maschilista e antiquato non la fece mai sentire completamente a proprio agio. Visse di sensi di colpa, insicurezze che mai dette a vedere. Il marito non l'abbandonò mai, sempre premuroso e attento nonostante le difficoltà che le crisi nervose gravavano nell'entourage matrimoniale. Comprese sempre Virginia, conosceva la sua psiche più di chiunque altro e mai la giudicò.
Nel 1941 il 28 marzo, a soli 59 anni, Virginia si dirige verso il fiume Ouse nel Sussex, mentre lentamente cammina appoggiata al suo bastone, inizia a riempirsi le tasche di sassi… uno… due… tre ... dieci e dopo un ennesimo crollo psichico cede alla “gabbia” della sua vita; si suicida immergendosi nell'acqua. Era una giornata di primavera ma Virginia non vede più il sole ne tanto meno ne sente il suo calore. Virginia stanca di vivere va portando via con sè una mente eccelsa chiusa in una testa piena di spilli.
Prima di morire lascia una lettera al suo compagno di vita
Carissimo,
sono certa di stare impazzendo di nuovo. Sento che non possiamo affrontare un altro di quei terribili momenti. E questa volta non guarirò. Inizio a sentire voci, e non riesco a concentrarmi. Perciò sto facendo quella che sembra la cosa migliore da fare. Tu mi hai dato la maggiore felicità possibile. Sei stato in ogni modo tutto ciò che nessuno avrebbe mai potuto essere. Non penso che due persone potrebbe essere più felici fino a quando è arrivata questa terribile malattia. Non posso più combattere. So che ti sto rovinando la vita, che senza di me potresti andare avanti. E lo farai, lo so. Vedi, non riesco neanche a scrivere come si deve. Non riesco a leggere.Quello che voglio dirti è che devo tutta la felicità della mia vita a te. Sei stato completamente paziente con me, e incredibilmente buono. Voglio dirlo - tutti lo sanno. Se qualcuno avesse potuto salvarmi, saresti stato tu. Tutto se n'è andato da me tranne la certezza della tua bontà. Non posso continuare a rovinarti la vita. Non credo che due persone possono essere state più felici di quanto lo siamo stati noi.
V.
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Cesanese Vignalibus |
Oggi rientrano nelle italiche rotte enoiche
Ogni territorio connesso alle province laziali nasconde “tesori” enoici con radici storiche legate ad episodi tramandati nei secoli.
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Frascati Merumalia |
Devo dire che, anche nei percorsi didattici, i vini del Lazio, i suoi vitigni e territori, vengono trattati con molta sufficienza senza alcuna segnalazione di rilievo. Una delle anomalie che riscontriamo nel percorrere lo stivale fuori dalle “ italiche rotte enoiche ” privilegiate.
Aleatico di Gradoli , una chicca sconosciuta ai più, dall'eccellente personalità;
Est! Est!! Est!!! di Montefiascone legato a storie miste a leggende a ricordare le gesta del “coppiere” Martino;
Trebbiano e Merlot della provincia di Latina legati a storie d'immigrazione;
Vini dei Castelli Romani , con le doti uniche di semplicità e serbevolezza ricordati maggiormente nelle divertenti e spensierate gite fuori porta;
Vini dei Colli Albani , amati dagli intenditori gourmet delle lumache di San Giovanni;
Vini dei Colli Lanuvini bevuti a fiumi durante la colorata festa dell'Infiorata;
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Post con premio |
Frascati , il più conosciuto e per lungo tempo esportato in grandi quantità. Un vino che tenta faticosamente di uscire dall'anonimato in cui è caduto;
Cesanese di Olevano Romano , la riscossa del Rosso laziale.
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Vinum Caecubum |
Questi alcuni dei “Vini della Riscossa”; del tentativo in atto da parte delle nuove leve e generazioni di viticoltori che hanno deciso di riappropriarsi di antiche tradizioni, rivisitarle in chiave moderna, dedicando studi specifici ai terreni e vitigni, mettendo in opera allevamenti mirati ed utilizzando le nuove conoscenze di affinamento.
Il risultato? Molti personaggi appartenenti al mondo della comunicazione vitivinicola, si sono accorti delle nuove evoluzioni, hanno iniziato a calpestare le vigne laziali, penetrando nelle segrete delle nuove cantine, diffondendo nomi di produttori e dei loro prodotti, divulgando la “riscossa”.
E le manifestazioni, vecchie e nuove, frequentate da innumerevoli wine lovers, a veicolare le scoperte delle varie eccellenze.
A chiudere il rinato cerchio magico dei vini laziali, non ultime le attenzione delle principali Guide Nazionali del settore.
Nel panorama dettagliato di queste ultime, trova uno spazio di rilievo la Guida Vitae 2021 dell'Associazione Italiana Sommelier dove una nutrita pattuglia di "sommelier certificati come degustatori ufficiali", hanno recensito un numero impressionante di vini. Il sunto del loro lavoro?
17 i vini laziali che hanno ottenuto le Quattro Viti (il massimo punteggio). All'azienda Merumalia e al suo Frascati Superiore Primo Riserva 2019 il prestigioso premio Tastevin
Vediamoli nei particolari:
Tastevin (il premio più importante) all'azienda agricola MERUMALIA e al suo FRASCATI SUPERIORE PRIMO RISERVA 2019. Il premio è andato in particolare alla memoria di Luigi Fusco , fondatore nel 2013 di Merumalia e da poco scomparso: alla sua capacità di intuire la vocazione della zona del Frascati e all'eredità raccolta dalla moglie e dalle 2 figlie. Un'azienda giovane ma con tanta ambizione per continuare un progetto di lungimiranza, completamente biologica, con una grande attenzione alla sostenibilità ambientale e all'innovazione. LA RISERVA è il punto di eccellenza della produzione di Merumalia: un vino che ha saputo raccogliere le caratteristiche dei vitigni del territorio che da sempre ha una vocazione perfetta per produrre vini di qualità.Un esempio di come un vino bianco possa rappresentare un territorio.
Quattro Viti (il massimo punteggio):
BOTTACCIO GRANDI ANNATE 2017 - Bottaccio;
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Tastevin AIS 2021 |
CESANESE DEL PIGLIO SUPERIORE COLLE FORMA 2018 - Giovanni Terenzi;
CESANESE DEL PIGLIO SUPERIORE LEPANTO RISERVA 2017 - Alberto Giacobbe;
CESANESE DEL PIGLIO SUPERIORE PILAROCCA RISERVA 2016 - Pileum;
CESANESE DEL PIGLIO SUPERIORE TORRE DEL PIANO RISERVA 2018 - Casale della Ioria;
CESANESE DI AFFILE CAPOZZANO RISERVA 2018 - Formiconi; CHARDONNAY ARS MAGNA 2018 - Ômina Romana;
FIORANO ROSSO 2015 - Tenuta di Fiorano;
FRASCATI SUPERIORE 2019 - Castel De Paolis;
FRASCATI SUPERIORE ABELOS 2019 - De Sanctis;
FRASCATI SUPERIORE LUNA MATER RISERVA 2019 - Fontana Candida;
FRASCATI SUPERIORE PRIMO RISERVA 2019 - Merumalia; HABEMUS ETICHETTA ROSSA 2017 - San Giovenale;
NOTTURNO DEI CALANCHI 2016 - Paolo e Noemia d'Amico; OLEVANO ROMANO CESANESE CIRSIUM RISERVA 2016 - Damiano Ciolli;
RADIX 2016 - Casale del Giglio;
ROMA ROSSO EDIZIONE LIMITATA 2017 - Poggio Le Volpi.
Altre menzioni speciali:
Azienda Agricola Monti Cecubi Vinum Caecubum rosso 2017. Premio Colpo al cuore;
Gabriele Magno Frascati Superiore 2018 Premio qualità prezzo
Proietti Cesanese di Olevano Romano Superiore Tenuta il Campo 2018 San Vitis Cesanese di Olevano Romano 2017. Premio qualità prezzo
Tenuta la Pazzaglia Grechetto Poggio Triale 2017. Premio qualità prezzo.
I vini laziali da oggi sono conosciuti ai più grazie ai racconti sensoriali ed esperienziali. Chapeau!
Urano Cupisti