L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.


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Kaleidoscope (1370)

Free Lance International Press

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Tutto dovrà avere una spiegazione in special modo quando la mano destra finge di non sapere quello che fa la mano sinistra

 

 

 

“La prova scientifica”

A distanza di mesi dall’insorgere dei contagi da coronavirus, la progressione è stata fin dall’inizio molto significativa per le prospettive a cui l’intera popolazione andava incontro.            È vero che in Italia la Sanità non aveva la “prova scientifica” che potesse trattarsi di una vera emergenza, quantunque per il ripetersi periodico a distanza di poco più di un lustro , la comparsa di epidemie molto simili, come la “sars e la ”mers” non lasciava presagire qualcosa di diverso.

E’ pur vero che se per ogni preannunciato pericolo dovessimo preparare logisticamente le strutture di prevenzione o di contenimento, non avremmo possibilità di dedicare alla realtà quotidiana le nostre modeste risorse nazionali. Altro però è la preparazione mentale all’ emergenza, non mancando né la cultura, l’intelligenza, né l’esperienza, né l’improvvisazione nonché la creatività tipica del nostro Paese, se fossimo stati almeno meglio informati.

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Il disorientamento

“Uomo avvisato mezzo salvato” recita un vecchio adagio di saggezza popolare.

Quando infatti si è verificato nella realtà, ciò che in teoria poteva prevedersi, ecco che qui il fallimento è stato pressoché totale. Il disorientamento che è subentrato non è stato soltanto logistico per la mancanza delle idonee strutture sanitarie che ovviamente in Italia non erano approntate, ma soprattutto per le mancate direttive di coordinamento centrale, sia da parte del Governo, sia da parte del Ministero della Salute e dei suoi distretti nazionali

Lo smarrimento è stato tale da ritenere emblematico quello immortalato nel celebre film “Tutti a casa”, dove la confusione generale bloccava ogni iniziativa.

In riferimento all’individuazione della    patologia e ai metodi di cura, anche con il passare del tempo di settimane nonché di mesi, non si è ancora arrivati ad un coordinamento unitario sul tipo di malattia e conseguentemente sulle cure necessarie da adottare per non morire.  

Il medioevale ricorso all’isolamento è stato l’unico rimedio trovato dalle Autorità sanitarie per sottrarci dal contagio dei contatti ravvicinati. Ma per la terapia da individuare e da applicare con urgenza ai cittadini che si presentano in ospedale con la tipica gravità della malattia?

I vari distretti sanitari stanno ancora adattando i sintomi della patologia alle proprie risorse terapeutiche, anziché la malattia alle oggettive necessità di cura. Infatti, a fronte di diagnosi clamorosamente sbagliate, come quella delle polmoniti interstiziali, malgrado il numero elevato di autopsie eseguite nel nostro Paese, non è stata ancora ufficialmente accertata la vera natura delle morti sopravvenute. Quindi, ciò che più conta, le Autorità sanitarie preposte non sono state in condizione di indicare a tutte le strutture ospedaliere il protocollo terapeutico da praticare per la grave forma di tromboflebite diffusa covid-19, da tempo diagnosticata da alcuni encomiabili medici ricercatori.

I ventilatori polmonari

Le iniziative adottate sono state quelle di reperire con l’urgenza di vita o morte, i ventilatori per insufflare ossigeno dei polmoni al fine di migliorare la scarsa capacità di respirazione dei ricoverati in terapia intensiva,  così come tipicamente avviene allorquando è in corso una vera polmonite. Ma se i pazienti non reagivano a questo tipico trattamento, già si doveva dedurre che polmonite non era. Ma di cosa altro allora poteva trattarsi, neppure se ne parlava.

Non solo, ma i vari distretti della Sanità nazionale erano mobilitati all’ inutile approvvigionamento di altri ventilatori polmonari con richiesta di onerose forniture persino dalla Cina. La patologia che però si rifletteva sui polmoni compromettendo la respirazione aveva prima invaso altri presidi tra cui il cuore, oltre che le vene delle gambe e altri organi importanti. Se il cuore non cedeva prima, specie nei più anziani, l’ aggravamento della malattia provocava non la polmonite, ma un’ infiammazione diffusa che a sua volta causava emboli nelle piccole vene e nel tessuto capillare dei polmoni. Dal blocco della circolazione del sangue che ne conseguiva, subentrava la rapida necrosi del tessuto polmonare a valle dell’ostruzione e la morte del malcapitato.

L’ostinazione terapeutica

La risposta sanitaria nazionale di fronte a questa importantissima rivelazione   non vi è stata. La terapia praticata ha continuato al lungo ad essere quella della polmonite interstiziale con i risultati che tutti possiamo constatare. Solo alcuni Enti perlopiù privati, hanno potuto discostarsi da questo protocollo a seguito di una più accurata osservazione di ciò che effettivamente avveniva nell’organismo a causa del devastante effetto del covid-19. Rendendosi conto di questa anomalia polmonare alcuni medici non hanno inteso continuare le cure fino allora adottate. Questi pertanto, sono ricorsi all’ uso di farmaci antinfiammatori e antiaggreganti per evitare la formazione di micro trombi diffusi nei capillari che, come detto, bloccando la circolazione del sangue, causano la morte del tessuto polmonare.               Il risultato è stato eccellente così come rivelano il Dott. Giampaolo Palmacardiologo titolare di un Centro medico di Nocera Inferiore, e il Prof. Maurizio Viecca primario del reparto di cardiologia presso l’ Ospedale Sacco di Milano.

In attesa del perché

Prima ancora del ritorno al   medioevo per sfuggire con l’ isolamento al covid-19, sarebbe stato sufficiente riferirsi ai primi successi terapeutici ottenuti all’ inizio del secolo scorso con un metodo di terapia meno gravoso e più efficace. Si tratta di un tipo di cura basato sulla esperienza e la conoscenza della scienza medica del recente passato a fronte dei positivi risultati ottenuti fin dalla terribile influenza del 1918, denominata “spagnola”. In quegli anni era stato trovato un rimedio di cura, una sorta di vaccino (per rendere l’ idea) mediante iniezione di siero contenente gli anticorpi presenti nel plasma delle persone guarite da quella stessa malattia. La qualcosa ripetuta da alcuni medici anche in questa circostanza, ha portato a guarigione le persone così trattate, prevenendo gli ulteriori irreversibili aggravamenti che hanno causato nel nostro Paese fino adesso, decine di migliaia di decessi. E’ evidente che non si tratta di plasma “leva e metti” tra un paziente e l’ altro perché come è arcinoto, quando hanno luogo le trasfusioni deve essere prima accertata la compatibilità per evitare uno shock anafilattico o altre gravi reazioni di rigetto. Ma questa è prassi medica consolidata.

Le matrioske delle obiezioni

Del tutto pretestuose sono invece, le ’ obbiezioni secondo cui, senza la prova scientifica della terapia da adottare, paradossalmente si arriverebbe a curare ad esempio il cancro, con quelle sostanze di fantasia che periodicamente vengono proposte in deroga ai protocolli terapeutici ufficiali. Ma un conto è il caso di malattie potenzialmente mortali, come appunto quelle degenerative, il cui decorso si protrae per anni; altro invece è quello di una patologia conclamata come il covid-19 il cui aggravamento senza farmaci è sinonimo di morte pressoché certa    nell’ arco di qualche giorno.

La prima domanda che molti cittadini pongono per ora a loro stessi, ma nel futuro la porranno anche ad altri, è perché mai si è continuato a curare i pazienti nello stesso modo sbagliato?  Allo stato delle cose non si intravedono valide ragioni, di fonte a casi di progressiva gravità mortale, per astenersi da differenti e più efficaci terapie in quanto queste non hanno ancora ottenuto la famigerata “prova scientifica”.

Speriamo che poi questa ci venga comunicata per decreto legge. E come si potrebbe mai sopravvivere senza la convalida scientifica di poterlo fare in modo ufficialmente corretto?

Il regista della Luce rimasto nell'ombra torna a far parlare di sè. Si riaccende l'ennesimo caso Caravaggio.

Il Seppellimento di Santa Lucia, l'opera siracusana di Michelangelo Merisi, al centro di una controversia fra Istituzioni ed esperti d'arte, pone l'accento sulla gestione dei patrimoni artistici e della loro fruibilità in sede nazionale.

Nello scenario politico siciliano, già recentemente agitato dalla decisione del Presidente della Regione di affidare l'Assessorato regionale dei Beni culturali e dell'Identità siciliana ad Alberto Samonà, noto esponente leghista, si innesta la causa perorata da Vittorio Sgarbi che vorrebbe inserire la pala d'altare, quale maggiore attrattiva, nell'ambito di una mostra al MART di Rovereto, museo del quale è il presidente.

Il "prestito" del Seppelimento sarebbe la condizione posta dalla Regione Trentino per il finanziamento di un ipotetico restauro della stima di 350.000 euro.

Nonostante il parlamentare Sgarbi sembrerebbe avere ricevuto tutti i nulla osta necessari, da parte delle autorità competenti, allo spostamento dell'opera, rimangono ancora parecchi i pareri sfavorevoli sia in ambito politico, da parte del sindaco di Siracusa, Francesco Italia e dell'Assessore alla cultura, Fabio Granata, nonchè dello storico dell'arte Paolo Giansiracusa, nomen omen, verrebbe da dire, che valuta alquanto rischioso lo spostamento di una Tela di 12 mt quadrati che versa in già precarie condizioni di forma.

Una macchia dovuta all'umidità del luogo in cui è "custodita" l'opera, fra l'incuria delle autorità e l'indifferenza generale, sembra comprometterne il complessivo stato di salute.

Già perchè il telone nomade che vanta ormai la veneranda età di più di 400 anni, nel corso degli anni, è stato soggetto ad una diaspora che ancora non accenna a finire. Pensato per la Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro per cui fu concepito (ma che si rivelò successivamente fonte di danni irreparabili per le condizioni ambientali), trasferito poi a Palazzo Bellomo che per 20 anni ha accolto l'opera permettendone una fruizione più ampia ma "denaturalizzata" perchè spodestata del suo habitat naturale e, quindi, della sua autenticità, infine (forse) posizionato nell'attuale Santa Lucia alla Badìa dove quotidianamente paga il prezzo dell'incuria di una gestione inadeguata sommata alla precaria e peculiare configurazione interna che non ne assicura la necessaria visibilità, in senso letterale e metaforico.

E' anche opportuno ricordare che, in realtà, tale collocazione dell'opera è altresì infausta in quanto "occulta" il dipinto di un altro pittore, Deodato Guinaccia anch'esso dedicato alla Patrona aretusea e al suo martirio.

Due quadri per un altare...del resto siamo o non siamo la Terra della Cultura?!

Quindi nuovo viaggio della speranza per restituire "nuova luce" e dignità d'arte ad un capolavoro custodito nel dimenticatoio dei buoni propositi.

Ricatto, compromesso, l'esito di un do ut des del quale non se ne comprendono appieno le dinamiche, fatto sta che, a parere degli esperti, la Regione Sicilia comunque disporebbe dei mezzi necessari alla "cura" del capolavoro senza il bisogno di "elemosinare" una non meglio identificata beneficenza da parte di qualche sponsor del nord.

Già poco più di un anno fa, il tira e molla di Musumeci che non voleva cedere l'Annunziata dell'altro Grande Antonello al Palazzo Reale di Milano si concluse in realtà con il pellegrinaggio della Vergine che, per l'occasione, viaggiò in una preziosa cassetta di legno e permise che la mostra sbancasse il botteghino.

L'ultimo Caravaggio, quello più estremo, sembrerebbe continuare a non trovare pace e l'opera quasi incarnare lo spirito e perpetrare le rocambolesche vicende del suo Autore che morì iseguendo la Grazia promessa da quella Chiesa che prima lo aveva fatto Grande, che poi lo dimenticò, che infine ne barattò la redenzione pegno due dipinti. Quella stessa Chiesa che benedice la Santa e che ignara e indifferente assiste e partecipa al suo martirio nel dipinto che fu commissionato a Caravaggio dal senato della città (come riporta Francesco Susinno) grazie all'intercessone del siracusano Mario Minniti, vecchia conoscenza dei primi anni del pittore e pittore anche lui.

Quella pala d'altare che denuncia la morte che incombe come una taglia sulla testa del pittore, nella rappresentazione enfatizzata dei due becchini in primo piano, sotto il vuote che schiaccia drammaticamente l'opera tutta.

In quel vuoto, secondo la testimonianza di Padre Ippolito Falcone (Siracusa 1623) sarebbe stato richiesto a Michelangiolo da Caravaggio di dipingere un gruppo di angeli ma egli rispose: "Non havendone mai veduti, non so ritrarli"

Chiaro ed inequivocabile manifesto della poetica realistica di Caravaggio, pictor praestantissimus, regista della Luce, inventore della Fotografia, oggi contemporaneo più che mai.

 Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

La Riflessione!

La luce in fondo al tunnel!

Inutile continuare a piangerci addosso. La nostra economia era già fragile prima della pandemia, figuriamoci ora. Soldi nelle casse dello Stato non ce ne sono, imposte e tasse non arriveranno come preventivate nel bilancio, tutti i settori nessuno escluso hanno enormi difficoltà a ripartire e la disoccupazione avanza. Tutti i settori compreso quello generico che passa sotto il nome “agro-alimentare”. Aziende vitivinicole in ginocchio nel particolare momento in cui i vigneti devono essere “curati” in modo maniacale, il vino delle annate precedenti invenduto, le fatture 2019 non pagate. Agriturismo vuoti senza prenotazioni e tutto l’eno-turismo bloccato. Senza parlare del settore food. Timidi segnali da parte di chi vuol ripartire giungono nelle redazioni ed hanno priorità nella comunicazione. Come quello di Helmuth Köcher patron del Merano Wine Festival così come riportato nel frammento n. 1. Alcuni Hotel si stanno organizzando con progetti studiati per offrire alloggi sicuri (frammento n. 2) e riflessioni sul turismo eno-gastronomico che è tutto da re-immaginare (frammento n. 3).

 

 Frammento n. 1

 
 Helmuth Köcher.

L’Alto Adige in pole position nella ripartenza.

Il Merano Wine Festival (MWF) si farà! Ad annunciarlo il suo dinamico patron Helmuth Köcher. Le date: dal 6 al 10 novembre 2020 nelle storiche sedi di Merano. L’instancabile, intraprendente, efficiente Wine Hunter affronta la nuova sfida nel segno delle formule ormai note e rodate dell’evento food&wine più glamour al mondo, aggiungendo le necessarie gestioni rese particolari dal Covd-19 come la gestione degli afflussi, le distanze, i vari test sanitari. “Merano Wine Festival, back to the roots (ritorno alle origini)”. Così si chiamerà l’edizione novembrina 2020. Non a caso il segnale di ripartenza con il 2020 anno 0. Per il programma ne parleremo più diffusamente nei mesi a venire quando conosceremo i “veri numeri” relativi alla partecipazione dei produttori italiani ed esteri. E come ritorno alle origini quanto di meglio avere come Paese Ospite chi il vino lo ha prodotto per primo: la Georgia.

 

Frammento n. 2

Il progetto Grand Hotel della Salute

Non un progetto di un particolare Hotel ma un’idea di un gruppo di circa venti strutture alberghiere, distribuite lungo lo stivale, da nord a sud isole comprese, a rilanciare l’offerta per un alloggio sicuro e confortevole. Conferenza stampa di Piergiorgio Mangialardi della catena alberghiera Allegroitalia coadiuvato dal Prof. Claudio Zanon del progetto “Motore Salute”. "In un momento così delicato vogliamo mettere a disposizione i nostri spazi per permettere di soggiornare in un luogo sicuro che possa trasmettere benessere attraverso il proprio personale e i servizi offerti. Può inoltre essere un modo per rilanciare il turismo e il mondo dell'ospitalità, così profondamente colpito". Il pacchetto include assistenza medica e infermieristica giornaliera, dieta personalizzata, animazione culturale, palestra e Spa e possibilità di avere personal trainer a disposizione. È evidente che si tratta di un progetto dedicato ad una clientela facoltosa per assicurarla che potrà effettuare la vacanza in sicurezza. I costi? L’unico dato certo proviene dagli hotel della catena presieduta da Piergiorgio Mangialardi: soggiorno per 7 giorni, a partire da 770 euro a persona. Termoscanner con il quale viene quotidianamente misurata la temperatura a dipendenti e clienti, ionizzatori per una pulizia approfondita delle camere e degli spazi comuni, speciali sistemi di erogazione di perossido di idrogeno per la sanificazione di scarpe e valigie. Tutto compreso nel prezzo supergarantito. (fonte Cronache di Gusto a firma Michele Pizzillo).

 

Frammento n. 3

Re-immaginare il comparto food&wine

Quanto emerso dal Food&Wine Tourism Forum, organizzato dall’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero che ha proposto una riflessione sul tema della sostenibilità. Finalità del forum: una riflessione sul turismo enogastronomico a seguito della pubblicazione della ricerca di Nomisma (una società che realizza ricerche di mercato e consulenze che non è un acronimo ma ispira il suo operato al significato del nome greco: “il valore reale delle cose”) sulle cose prioritarie da fare finito il lockdown (confinamento): al primo posto riabbracciare i propri cari, al secondo (per il 43% degli intervistati) una cena fuori casa. Quest’ultimo è importante per un settore che va incontro a non poche incertezze e ad una crisi che sicuramente coinvolgerà decine di migliaia di imprenditori. Al Forum hanno partecipato Alessandra Priante, direttore Europa Unwto (l'Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di Turismo), l’albergatore Michil Costa (Hotel La Perla, Corvara-Alta Badia), presidente di Maratona dels Dolomities, Mauro Carbone e Roberta Milano, rispettivamente direttore dell’Azienda turistica e coordinatore scientifico del forum (come moderatori). La ristorazione sta attraversando un momento difficile. È necessaria una grande capacità di adattamento da parte di questo comparto e un’estrema sensibilità nei confronti dei clienti. Diverse le soluzioni per reinventarsi, come il delivery (consegna a domicilio) per esempio, definita “una carezza verso i clienti”. È importante tornare a fare i ristoratori, nel senso classico del termine, perché la differenza si fa dentro un locale. Qualità, ospitalità e prezzi non dovranno cambiare. Per garantire queste caratteristiche serve attenzione da parte di chi ci governa per formalizzare le regole e rendere sostenibile la situazione. “È il momento di fermarsi a riflettere sul futuro, sulla visione di turismo che siamo chiamati a re-immaginare e riprogettare - dicono all’Ente del turismo delle Langhe - Questa crisi accelera l'urgenza di scelte nette nella strategia e azioni concrete conseguenti nell'unica, a nostro avviso, direzione possibile”.(fonte Cronache di Gusto a firma Michele Pizzillo).

Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)

May 23, 2020
 video - clicca sull'immagine

 (massima longitudine occidentale d’Europa: lat. 38° 47’ N, long. 9° 30’ O)

Aqui…Onde terra se acaba e o mar comeca

(Luís Vaz de Camões; Os Lusíadas, canto VIII)

Primavera piena a Cabo da Roca su costa atlantica portoghese, ponta mais ocidental do continente europeu come attesta stele con croce, tra turisti in souvenirs e vento sul pianoro del faro. Sporge infatti in Oceano il promontorio ancora più del Finisterre – lassù in Galizia spagnola kilometro zero del cammino di Compostela – nonostante sia questo, in effetti, a portare nome evocatore proprio di fine del mondo.

Sul muretto assorto sopra onde a strapiombo, in mente mi viene – a suggestione forse da tanta luce che scende sul Cabo – l’illuminativa mistica del persiano-islamico Šihāb Sohravardī: nel XII fautore di pensiero orientale, con l’orientamento simbolo-aurora, appunto, di conoscenza interiore; e sulla falsariga ancora poi – d’ambito invece europeo – quello nordico di miti cinema politiche, e l’altro meridiano su cultura solare del vivere in sponde di Mediterraneo. Quanto basta per rilevare allora anche qui – in quest’eccezionale esilio fisico occidentale (dietro terre, avanti solo acque), un’altra risorsa di prospettiva cardinale, da scoprire indagare e valorizzare certo al possibile nella cultura comune del nostro continente.

Tra le varie protagoniste del mito greco a portare il nome d’Ερώπη Europa – la più famosa di tutte la bella principessa di Fenicia rapita da Zeus sotto sembianze di toro – interessa ricordare qui una delle tante Oceanine figlie della coppia d’acqua Oceano e Teti. Mi piace pensare proprio a quest’Europa minore come mitica fonte di quel pensiero d’estremo Occidente di cui ho avvertito possibilità al Cabo de Roca, sede eletta appunto di costa e flutti oceanici. Ma qualsiasi sia l’Europa che ci ha fatti europei, dicunt che il termine possa avere origine semitica, con significato legato al posarsi (del sole) e dunque all’Occidente…

Adottare punti di vista di periferia può risultare in effetti spesso fruttuoso: soprattutto se la banlieu del caso non esce dal continuum solo per convenzione, ma è identità marcata da stacco naturale come ad esempio il Cabo, che pensiero certo non può proprio ignorare. Conferma al riguardo - in fisiologia - pure la visione distolta dell’occhio, meccanismo complesso che fa cogliere al meglio oggetti deboli più difficili comunque da rilevare.

Sotto intensa signoria del sole, la mia meditazione sublima infine in sogno, spingendomi a sorvolare da drone umano tutta Europa a diversa conoscenza. Dal limite indiscusso del Cabo già Promontorium magnum romano, progetto di sfilare allora su tutto il continente fino a doppiarne i limiti questa volta orientali: quelli della già Bisanzio-già Costantinopoli-ora Istanbul su sponda continentale del Bosforo politicamente però Asia…

Pochi giri per provare allora il volo in sogno intorno al faro del Cabo e poi via, verso primi, vicini assaggi d’Europa: Villa Italia in costa di Cascais, regale esilio Savoia umbertino; e la vicina Boca de Inferno dove percuote e penetra le rocce Oceano, letterario-esistenziale utilizzo dell’occultista inglese Aleister Crowley.

Plano finalmente su Lisbona maiolicata d’azulejos, sulle autorevoli decise figure del “Padrão dos Descobrimentos”, il monumento celebrativo delle grandi scoperte dovute a capacità e potenza dell’attività marinara portoghese; dettagliata per tempi e luoghi in planisfero su pavimento della piazza antistante, che neanche turisti intraprendenti riescono a fotografare però in toto, perché vasto e calpestato continuamente da tanti visitatori.

Affronto queste tappe corredato da guantierina di pastéis de nata per virate al gusto crema nelle traiettorie di volo, e sottofondo sonoro di sensuale fado languido al femminile… Ma riflessivo un click mi prende prima di lasciare il Portogallo: la più famosa Europa fu rapita da Zeus in sembianze di splendido bovino, e nella Pega tauromachia locale (a tarda sera di Giovedì quinta feira, a Praça de Touros di Lisbona), cavaleiros e forcados amadores combattono orgogliosamente col toro, senza ucciderlo in armi come nella più nota corrida. Si può trovare allusione creativa – in tale vigoroso tor(n)eare – alla possibilità di riscatto dell’Europa dei popoli, e prova che – pur senza sanguinosi strappi tipo Brexit – con vigorosa presa sul collo taurino è domabile l’irruente governance istituzionale della nostra Comunità di continente?

***

Fin quando permarrà la mia felice condizione di volo onirico, continuerò a proiettare lungo tutto il continente la mia ombra veloce su colline e montagne, pianure e foreste, fiumi e laghi: in un continuum che sogno tutta-natura-non-interrotta da frontiere politiche, invisibili non so se per l’altezza raggiunta o per visione magica abolite; con inizio comunque di tutto al miraggio estremo di Cabo de Roca

Per questo davvero unico start di volo, sempre obrigado Portugal! Sempre grazie, Portogallo!

 Domenico Ienna

Il coronavirus sta portando una civilizzazione al collasso. O forse ne era solo una parvenza, perché una civiltà, per essere riconosciuta tale, deve avere dei pilastri da cui essere sostenuta, che sono i suoi valori e i suoi nobili principi fondati su etica, giustizia e dignità. E questi sono da troppo tempo i grandi assenti della scena. Il concetto di civiltà è stato da sempre associato all’idea di progresso, che nel tempo ha consentito di acquisire condizioni di vita materiali, sociali, culturali, artistiche e spirituali più evolute, ma all’osservatore odierno, ai tempi del coronavirus, la nostra civiltà appare invece in regressione evolutiva da ormai anni.

L’effetto catalizzatore del Covid-19 ci ha dato l’opportunità di rilevare gli aspetti in decadenza di una società che stanno deflagrando in una serie di piaghe troppo purulente per essere facilmente sanabili. Durante la nostra lunga storia plurimillenaria abbiamo sicuramente vissuto momenti migliori, e ciò che ci ha portato a questo declino tragico è un altro tipo di epidemia, che dilaga indisturbata da decenni senza che nessuno alzi un fiato per proporre un antidoto.

Da decenni i politici non attendono al benessere del popolo ma fanno indisturbati il loro corrotto interesse; i diritti Costituzionali vengono calpestati quotidianamente e i Costituzionalisti non intervengono per prenderne le difese; i medici somministrano farmaci per guadagnarsi viaggi premio offerti dalle case farmaceutiche e somministrano vaccini che creano gravi patologie senza che nessuno si opponga; assistenti sociali portano via i figli ai loro genitori solo per lucrare sui ricoveri infischiandosene dei danni psicologici che creano; associazioni no profit si creano dal nulla per speculare sul dramma dei migranti invece di preoccuparsi di inserirli nella società; i giornalisti si vendono agli investitori di pubblicità che pagano loro gli stipendi invece di fare informazione onesta e veritiera; gli impiegati di banca ti rifilano qualsiasi prodotto, finanziario e non, pur di raggiungere il loro budget; le amministrazioni pubbliche sono dedite all’inefficienza e indolenza; la voluta impossibilità a parcheggiare nelle città offre generose opportunità di pagare stipendi attraverso salate e ingiuste multe ai cittadini; i cittadini non partecipano alla vita pubblica delegando a ignoti, e via così in tutti i settori della società, che sono viziati da malcostumi.

Non c’è più buonsenso, etica, rispetto, logica intelligente, principi morali, giustizia, riguardo per la collettività, intenti di comunità, senso della misura, coscienza. L’egoismo ha dominato in tutte le possibilità di scelta. Il silenzio complice di tutti quelli che vedevano ma non parlavano ha consolidato il putridume che circonda le nostre vite e un mostro di nome Ego ha partorito il mondo in cui viviamo in questi giorni. Si sa che, chi di ego ferisce, di ego perisce, e ciò di cui si è peccato ritorna addosso come un boomerang.

Ora che siamo agli arresti domiciliari, hanno censurato la comunicazione, ci vogliono imporre un vaccino contro il nostro volere, ci vogliono controllare con un’app che viola la Costituzione, non ci fanno lavorare, fanno fallire un numero esorbitante di piccole e medie imprese, istalleranno antenne 5G per completare l’opera sul nostro controllo, le forze dell’ordine ci arrestano per una passeggiata e ci multano con migliaia di euro perché portiamo nostra figlia dal medico o andiamo a fare la spesa, ci siamo accorti che il nostro mondo non è quello che credevamo e, peggio ancora, è in mano a una cosca di fuorilegge.

Per trovare una soluzione ci vorrebbe una task force di menti illuminate, ma questo mette ancor più in evidenza la carenza di integrità intellettuale, principi etici e nobiltà d’animo che abbiamo a disposizione e che hanno lasciato il posto ad un virus pandemico che è molto più pericoloso e mortale del coronavirus, perché ammazza le coscienze e con esse una possibilità di futuro giusto ed equo.

L’ego, infatti, si occupa di farti arricchire, di farti intraprendere carriere, di portarti fama, attenzioni e illusioni che ti fanno credere di essere una persona importante acquisendo poltrone, incarichi di potere, frequentando circoli esclusivi, facendoti accettare posizioni che poi sei incapace e impreparato ad adempiere; e lo fa a diversi livelli, anche nell’oratorio del tuo quartiere, con la tua casa al mare, con l’estraniarti dalla politica, col non andare a votare. Quello di cui l’ego non si occupa è di giustizia, di diritti, e tantomeno di doveri, perché l’ego si occupa solo dell’Avere e non ha più nessun contatto con l’Essere. Cura attentamente solo il suo orticello e si dimentica che fa parte di un tutto che deve essere tutelato altrimenti crolla. E se il tutto crolla, crolla pure lui.

È il motivo per cui l’ego è caduco e limitato come la mortalità umana, mentre la nobiltà d’animo e il senso di giustizia che abbracciano l’umanità intera e che hanno come unico desiderio la sua evoluzione e progresso verso un futuro illuminante e illuminato è eterna. Ne sono esempio le testimonianze immortali, lavoro di molte menti eccelse che sono rimaste come capisaldi nella storia: la Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America (1776), la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino (1789), la Costituzione Italiana (1947), la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948). Tutte figlie di un’essenza immortale divina che sarebbe bene risvegliare se vogliamo salvare l’umanità e il pianeta su cui essa vive.

L’immortalità di questi documenti non solo è dovuta all’impegno irremovibile di menti nobili ma soprattutto alla partecipazione di un’essenza di anime che avevano a cuore il progresso spirituale dell’umanità come un bene unico da tutelare e proteggere per il conseguimento di un passaggio evolutivo della civiltà. Quello stesso bene che ora è posto sul mercato internazionale e interplanetario per essere svenduto un tanto al chilo.

In onore di quelle anime che ci hanno dedicato le loro parti più sublimi, creando un mondo sorretto da regole giuste, atte a difendere l’uomo e suoi diritti inviolabili quando fosse stato necessario, siamo tutti chiamati a imbracciare l’arma della responsabilità e della partecipazione, dell’unità e della cooperazione, per riportare linfa e forza di esistenza a quei valori.

Finché i politici parleranno senza contenuti, portando avanti i loro interessi personali perché vincolati ai grossi poteri della finanza speculativa e le grosse aziende farmaceutiche che controllano il mondo; finché l’opposizione parlerà solo con frasi fatte per farsi propaganda per le prossime elezioni; finché i medici si contenderanno il l’ho-detto-prima-io invece di occuparsi di comunicare a chi di dovere di smetterla di prendere in giro il popolo italiano con questa pandemia sovrastimata ma funzionale; finché i giornalisti si gonfieranno il petto per avere una posizione sicura e scenografica invece di essere una voce autorevole che difenda la verità e denunci i fatti con lo scopo di migliorare una situazione sociale, politica ed economica; finché i cittadini guarderanno passivamente in silenzio la propria Costituzione essere stritolata dall’ego dei più forti, non ci sarà cambiamento.

I professionisti e politici preparati e corretti non dovrebbero mai dimettersi da cariche pubbliche solo per aver ricevuto un’offesa. Andarsene con la coda in mezzo alle gambe, sottraendosi al dovere di dare il proprio contributo a un processo di evoluzione e di progresso a favore della comunità, è un’ulteriore espressione dell’ego, perché dà la precedenza al benessere personale e si dimentica della priorità di rappresentare il popolo di cui siamo parte e che confida nelle figure istituzionali per essere difeso, ma che ha anche il significato di difendere la propria persona e la propria dignità.

                                                                                      

La società sta crollando sotto le regole di un videogioco. Il popolo rimane schiacciato dalla paura e la democrazia si sfalda sotto le manie dittatoriali di un gruppo di fanatici. Per contrastare un ego così gigantesco, che ha portato le sue brame di conquista su tutto il pianeta, è necessario un anti-ego che scardini le regole su cui si è costruito la sua forza. Una forza che gli abbiamo dato noi ma che possiamo togliergli usando strumenti che lo destabilizzino e lo rendano debole e inerme.

Se, per esempio, non dessimo alcuna importanza ai soldi e al diventare irragionevolmente ricchi, se non ci importasse delle promesse di carriera offerteci in cambio del nostro servilismo, se riuscissimo persino ad infischiarcene dei ricatti e delle minacce perché preferiamo essere vilmente screditati piuttosto che tradire i nostri principi di riportare giustizia e elevare la nostra dignità, l’ego e quindi il potere di qualsiasi Bill Gates, Big Pharma, Big Data, o altri mega poteri, crollerebbero perché non avrebbero appigli o fondamenta su cui appoggiarsi.

Un sacrificio di falsi valori ai vertici politici in cambio di altri più nobili consoliderebbe una più alta e solida autostima, conquistando un popolo che non vede l’ora di avere l’opportunità di sostenere leader giusti, dando tutte le attenuanti per qualsiasi visibile gesto di riscatto. Un vivere nell’Essere piuttosto che nel Fare a vuoto.

In questi ultimi tempi, molti si sono accorti dei danni delle loro astensioni, del loro delegare, del non partecipare, non interessarsi, non informarsi e del peccato del silenzio che hanno perpetrato per anni. Ora prendono finalmente coscienza e recitano messaggi di mea culpa e responsabilità che avrebbero dovuto prendersi molto tempo fa. È un bene! Significa che un cambiamento è in atto. Ora quindi è il momento del riscatto. Ora è il momento di fare quello che non si è fatto negli ultimi 50 anni.

Se i politici onesti tenessero duro e agissero in nome della Costituzione e della nazione, se i giornali pubblicassero la verità, se i medici denunciassero l’anti-scienza, se gli avvocati accusassero, se i giudici condannassero, se i cittadini si alzassero e parlassero con voce di popolo, non ci sarebbe più ego ma valori di una portata maestosa: Giustizia, Verità, Collaborazione, Socialità, Partecipazione, Spiritualità, Onore, Dignità, col risultato di portare un cambiamento evolutivo di progresso e civiltà.

Una società basata sulle regole dell’ego farà solo rimandare un’inevitabile caduta, perché l’ego usa e poi, senza tanti complimenti, getta. Chi non servirà più verrà eliminato e potrà solo vantarsi di non essere stato il primo a cadere ma inevitabilmente cadrà. Più uno si asservisce e più dura, ma mai in eterno, e comunque vivendo una vita meschina. Chi invece persegue i valori della sua Coscienza e del suo Essere Spirituale ne recupera una vitalità che renderà la sua esistenza degna di essere vissuta e quella sua energia rimarrà in eterno, emblema di un esempio di un vivere nobile che permarrà anche per i posteri. Caratteristica eterna che l’ego non si può neanche sognare di avere.

Vivete nel giusto e siate eterni.

 

May 10, 2020

In un mondo dominato dalla speculazione finanziaria la lotta per la sopravvivenza è una lotta per il denaro e, mentre chi ha capitale può creare altro capitale, chi non ne ha lotta per la stessa sopravvivenza fisica. Tutto è condizionato ad ottenere questo elisir di lunga vita; conta chi ha i soldi, quindi potere, e potrà condizionare il comportamento degli altri. Lo si può fare in tanti modi, soprattutto con l’informazione. Siamo prigionieri di un sistema dominato da convenienza mista ad ipocrisia. I nostri politici non sono da meno, salvo rare eccezioni. In tutti questi anni abbiamo assistito a scandali di tutti i tipi, inutile soffermarsi tal’ è l’evidenza, soldi e potere sono ambiti più che mai, nulla a che vedere con il servizio a favore della collettività. Per essere eletti ci vogliono tanti soldi che in un modo o nell’altro vanno restituiti con gli interessi. Dal dopo guerra in poi abbiamo perso quella sovranità che ci avrebbe impedito di essere condizionati da influenze esterne, palesi e occulte. Il buonismo dei magistrati e le acrobazie dei nostri legulei hanno fatto il resto. Il danno è enorme, ci vorranno anni per poter ridare dignità alla giustizia, quella vera.

Da anni assistiamo allo sradicamento della nostra cultura, delle nostre radici a favore di un mondialismo che ha quasi annullato le nostre conquiste sociali, i centri produttivi creati con il sudore dei i nostri padri, la nostra identità. Occorrerebbe un’altra razza di politici, di persone che mettano al servizio della collettività il cuore con l’aiuto della mente e non viceversa, furono chiamati “onorevoli” per questo, non per altro, ma non gli viene data possibilità di accesso a causa di questa barriera insormontabile che si è creata nel tempo. Intanto il Paese vive in situazioni precarie soprattutto dopo la bastonata di questo virus.

C’è tanto bisogno di questo tipo di uomini, razza alquanto rara e forse in via di estinzione. La forza del cuore è l’unica che può trasformare il veleno in medicina e i problemi in occasione per risolverli. Finché non ci saranno politici coraggiosi, che sapranno interpretare con il cuore soprattutto e poi con la mente i bisogni reali del paese non avremo via di scampo, torneremo a vivere, né più né meno, quel periodo che i nostri antichi progenitori vissero dopo il crollo dell’impero romano, almeno per quelli che rimarranno in Italia.

Questo tipo di uomini potrebbe risvegliarci dal torpore in cui siamo caduti, o meglio dall’acquiescenza cui ci hanno abituato da anni, e risvegliare le nostre migliori qualità, quelle che ci contraddistinguono nel mondo e che sono la nostra parte più nobile: la nostra creatività, la nostra arte, il nostro ingegno, quanto di meglio abbiamo regalato all’umanità.

Quanto all’Unione europea non è più il caso di temporeggiare: o si crea un’unione europea effettiva, come una mamma che accudisce i propri figli, per usare una metafora, o è bene fuggire il prima possibile da questa unione che i più sentono oramai un’ entità astratta, quasi ostica. Qualora non ci siano queste condizioni, per la nostra stessa sopravvivenza, il buon senso suggerisce di riprendere in mano le redini cedute a terzi, mai con l’avallo del popolo. Questo ultimo passo non sarà di facile attuazione, bisognerà vigilare e vigilare ancora perché il canto delle “sirene” esterne non comprometta la delicata operazione.

Dobbiamo essere attivi e vitali, benessere e libertà vanno difesi ogni giorno, non sono diritti acquisiti. Nel “Faust” Johann Wolfang von Goethe (1749-1832) scrive:” Questa è l’ultima conclusione della sapienza: merita la libertà e la vita, unicamente colui che la deve conquistare ogni giorno”. Non c’è motivo di aver paura se dovremo rimanere da soli, anzi, potremo riprendere le nostre redini, fidarsi è bene, non fidarsi è meglio, che è la cosa più importante, e risorgere come ci è capitato di fare già molte volte, il genio che è nel nostro dna ci assisterà sicuramente, e allora avremo modo di riprendere anche la nostra dignità. Un villaggio sulle rive del Tevere conquistò, da solo, il mondo che si conosceva duemila anni fa e un re della piccola Macedonia, Alessandro Magno, conquistò mezza Asia, non c’è motivo perché non si possa aspirare agli antichi splendori e si possa tornare dalle stalle alle stelle, quelle vere.

 Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

 

 

 

La Riflessione!

 

 

Arrivederci al 2021, speriamo!

Previsione ahimè che si sta avverando con una “moria” di aziende vinicole impensabile e inimmaginabile. Al di là delle difficoltà di attuazione dei vari DPCM una cosa è ormai certa: “bambole, non c’è una lira!” di avanspettacolo memoria.

- Oltre duecento vignaioli chiedono che sia pagato subito il vino venduto nel 2019 con uno straziante appello ai governanti;

- “il corona virus ha ucciso il turismo del vino”, il rilievo di Donatella Cinelli Colombini Presidente Nazionale delle Donne del Vino;

-la mancanza di liquidità per procedere a coprire i costi fino alla vendemmia;

- l’impossibilità di stoccare le nuove produzioni.

Senza ricordare la fragilità pregressa. E il primo salone importante, dove fare business, programmato a Marzo 2021. Infine le banche tentate a cedere i loro crediti a Società di recupero crediti, il colpo finale alle aziende vinicole.  

 

 

Frammento n. 1

Appello choc dei Vignaioli.

Sono oltre duecento i vignaioli che hanno firmato un appello choc che contiene il loro grido di allarme per il perdurare del momento di difficoltà dovuto al blocco del flusso dei pagamenti del vino consegnato nel 2019. Nella sostanza i vignaioli portano all’attenzione dei governanti il mancato incasso dei prodotti venduti a ristoratori ed enotecari fatturati entro il 31 dicembre 2019. Tra i vignaioli che hanno aderito a questo appello choc ci sono buona parte degli aderenti alla FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti).

 

 

Frammento n. 2

Il Coronavirus ha ucciso il turismo del Vino

È Donatella Cinelli Colombini, Presidente Nazionale delle Donne del Vino, a lanciare più che un allarme: la tragica uccisione del Turismo del Vino. “Il turismo è la

 
 Donatella Colombini

vittima economica principale della pandemia e quello specifico legato al mondo del vino, in particolare ”. In questo disastroso 2020 ogni nazione cercherà di tenere i cittadini nei propri confini nazionali e gli italiani faranno viaggi di prossimità (se tutto andrà benino). Il turismo del vino comprende una articolata serie di consumi che solo parzialmente riguardano le cantine. Basti pensare all’hospitality, agriturismi, l’offerta dei cibi locali, vivere la natura. Un dato che purtroppo perderemo: nel 2019 cinquantotto milioni di turisti stranieri aveva acquistato almeno una bottiglia di vino.

 

 

Frammento n. 3

I “vini naturali” riconosciuti anche dalla Francia. Una buona notizia?

Per gli ecologisti, in generale, rientra in una di quelle notizie che portano i vignaioli ad una maggiore responsabilità nel trattamento della terra. Per i vignaioli italiani, sicuramente i primi a rivolgere particolare attenzione a produzioni biologiche, biodinamiche ed altre, si pensa all’ennesimo “colpo di scena alla francese”, l’ottenimento da parte dei governanti, in tempi brevissimi, della possibilità di utilizzare in etichetta “Vin Méthode Nature” e dare il via ad una massiccia operazione di marketing. Mentre noi, malati di personalismi, evochiamo l’unione d’intenti (da quanti anni sento queste parole?). Gabriele Da Prato, presidente di ViTe (Vignaioli e Territori): In Francia c’è dialogo fra istituzioni e territori, in Italia la politica dialoga con la politica. Tutto qui.  

 

 

 

Frammento n. 4

Choc nella ristorazione: saranno i delivery gourmet la nuova frontiera.

Pare proprio di sì anche perché le soluzioni paventate per la riapertura dei ristoranti non sono altro che dosi di morfina da iniettare al paziente agonizzante. Secondo il quotidiano spagnolo che si occupa di questioni economiche, finanziarie e commerciali, El Economista, il consumatore è già abituato a comprare online e a ricevere i suoi acquisti rapidamente a casa. Ricorda che il settore della ristorazione che di recente ha iniziato a offrire il servizio delivery ha aumentato le sue vendite del 29% nel 2015. Ed è una tendenza in crescita. In Italia Alcune aziende alimentari di cibo a domicilio, in periodo di Pandemia, hanno rotto gli schemi organizzandosi con un ventaglio di proposte che vanno oltre la pizza, kebab o involtini primavera. Hanno capito che, di fronte a difficoltà insormontabili serva portare anche gli ultimi trend gastronomici direttamente a casa: il Delivery Gourmet. Insomma quanto presentato sul tavolo di un ristorante di grido deve essere riprodotto nel confezionamento e nel trasporto affinché i piatti giungano a destinazione conservando il loro aspetto e il loro sapore originale. Infine potenziare il marketing. Personalizzare buste e scatole significa lasciare marchi nella mente dei clienti.

Ma con le cene galanti, quelle del primo approccio? Tempi durissimi per gli amanti (comunque c’è qualcuno che si sta organizzando).

 

Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)

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