L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
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Il "Mulinum" (clicca sulla foto per il video) |
Della Calabria, quando di solito se ne sente parlare, si citano i “Bronzi di Riace”, o magari una baraccopoli di disperati usati per la raccolta di qualche prodotto locale sorta nei pressi di un centro urbano, ma quasi mai la si cita per le attività culturali o le eccellenze che la regione producono, volano per la rinascita di un territorio da tempo dimenticato che comincia a farsi sentire sia a livello nazionale che internazionale. “Benvenuti al Sud” dall'omonimo film, più che una scommessa è una promessa.
Petrizzi - "Borgo del Convento" (clicca sulla foto per il video) |
La regione con il progetto “Undiscovered Italy Tours” ideato dalla Camera di Commercio di Catanzaro con il sostegno del comune di Soverato, la collaborazione sul territorio dell'agenzia di viaggi Antoior Travel ed il patrocinio dell'Enit, ha voluto mostrare alcune sue eccellenze e che non è soltanto terra di emigrazione, bensì terra del futuro, dove cultura, belezze naturali, economia e clima potrebbero regalare all'uomo quel giusto equilibrio per un vivere sempre più armonico.
Si inizia con una visita al Mulinum . E' la prima azienda agricola italiana che nasce da una straordinaria operazione di crowdfunding , realizzata grazie all'intraprendenza di un giovane calabrese, Stefano Caccavari, e alla conseguenza risposta ottenuta attraverso i social network (a luglio 2019 raccolti 1.436.000 euro). Tale raccolta, tuttora aperta e in continua espansione, è stato il motore di un progetto di filiera, controllato in ogni passaggio, che rilancia la coltura bio dei grani antichi locali, la produzione di farine
Catanzaro - mostra di "Chagall" (clicca sulla foto per il video) |
integrali macinate esclusivamente a pietra, in luoghi, i Mulinum appunto, prodotti in mezzo alla natura e facilmente raggiungibili dalle città, dove le farine vengono macinate a vista, si panifica il pane con ricette tradizionali e lievito madre, si possono gustare straodinarie pizze agricole e accadono eventi culturali, corsi di formazione e percorsi didattici.
Il Borgo del Convento a Petrizzi, è un monastero del XV Secolo adagiato sulle colline del mare Ionio che si specchia nel golfo di Squillace. Nel periodo bizantino fino al 1060 i monaci basiliani di rito greco (fuggiti dall'oriente per le invasioni arabe) costituirono cenobi nel golfo di Squillace e nella valle del Beltrame: da Soverato fino alla Pietà e nei dintorni di Petrizzi. L o indica i nomi delle icone e dei luoghi: san Basilio, san Martino, Santareda (santa Trade), Santagasi (Agazio), santo Mina' (Menna), Madonna da Litra (Idra), san Pietro, san Calogero etc. Oggi questo iconico pezzo della nostra storia, monumento protettore del patrimonio
Tiriolo - reperti archeologici (clicca sulla foto per il video) |
artistico e culturale italiano, è un elegante agriturismo nonché sorprendente location per matrimoni, eventi e feste.
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Nel Centro storico di Catanzaro è molto visitata La mostra “ Chagall. La Bibbia ” con 170 opere grafiche esposte del celebre artista, a cui si aggiungono i lavori di due celebri artisti contemporanei, Max Marra e Antonio Pujia, a completamento di un'inedita e approfondita narrazione
San Floro - "Coop. Nido di seta" (clicca sulla foto per il video) |
del testo biblico, tra storie e creature fantastiche.
A Tiriolo c'è un vero e proprio tuffo nella cultura e nelle origini degli antichi Bretti. Si racconta della tessitura e delle origini dello storico scialle calabrese (“il vancale”), con il suo museo del costume ei telai con cui si tesseva. Interessantissimi gli scavi nell'area archeologica e il museo degli strumenti musicali .
Tiriolo - museo del costume (clicca sulla foto per il video) |
La Calabria va fiera per i suoi vini, le prestigiose aziende tenute “Lento” , azienda che produce vini di qualità utilizzando varietà autoctone come il “Greco bianco, il “Maiocco”, il “Greco nero”, ne è un esempio. Sono tutte varietà legate al territorio e portano fuori dalla regione il sapore della terra dove nascere. I vini vengono esportati in tutto il mondo. L'azienda, arrivata alla quinta generazione, si trova in una posizione particolare della Calabria, proprio al centro, tra il mar Tirreno e il mar Jonio, in una posizione molto fortunata per le uve, siamo a cinquecento metri sul livello del mare, tra il golfo di Sant'Eufemia e il golfo di Squillace.Oltre alle caratteristiche del suolo le uve beneficiano dell'esposizione alla brezza del vento che dal Tirreno tira verso lo Jonio. l'
Tiriolo - museo degli strumenti musicali (clicca sulla foto per il video) |
La cooperativa Nido di Seta si occupa di gelsibachicoltura, ovvero dell'allevamento del baco da seta (Bombyx Mori), il bruco artefice del bozzolo di seta. I bozzoli, dopo un accurato processo di selezione, vengono destinati in parte alla riproduzione e in parte alla produzione del filato più prezioso del mondo: la seta. Nell'incontaminata pineta di San Floro sorge uno splendido gelseto di più di 3000 piante della varietà Kokuso che rappresenta l'anima del lavoro. Le foglie degli alberi di gelso costituiscono la sola ed unica fonte di alimentazione dei bachi da seta. Le more di gelso, frutti di colore violaceo e sapore dolce, vengono destinati alla produzione della confettura extra biologica.
“Nido di Seta” produce seta seguendone tutta la filiera: dall'allevamento bio del baco fino all'ottenimento del bozzolo dal quale, mediante gli strumenti e le tecniche tradizionali calabresi, il filo di seta viene estratto, ritorto, sgommato, tinto, utilizzando esclusivamente i pigmenti naturali tipici del territorio (quali ad esempio la cipolla di Tropea). Il prezioso filato viene poi destinato alla creazione di tessuti realizzati su antichi telai del 1700 per la creazione di sciarpe, cravatte, accessori e capi di alta sartoria. Molto importante è anche la linea di gioielli che combina la morbidezza e lucentezza della seta alla ceramica di Squillace DOC e al pregiato legno di gelso.
Tenute "Lento" (clicca sulla foto per il video) |
Particolarmente suggestiva è la statua della “Pietà” del Gagini nell'antico Borgo di Soverato.
L'opera proviene dal convento di Santa Maria della Pietà ( situata oggi nel territorio del comune di Petrizzi, ma allora di Soverato), che subì danni dal terremoto del 1783: in marmo bianco carrarese, raffigurante la Vergine avente in grembo il Cristo morto , la bella statua porta nel volto della Madonna i segni di un profondo, umanissimo dolore, assai lontano dal modello della Pietà di Michelangelo. Serena è invece la morte del Cristo. Il lavoro è molto accurato. Il convento di santa Maria dopo il terremoto restò abbandonato. Gli arredi sacri vennero divisi tra Soverato e Petrizzi.
Soverato è un suggestivo borgo medievale, fondato tra il IX e X secolo sotto la dominazione Bizantina, dove sono ancora presenti i ruderi dell'antico abitato. A seguito della conquista Normanna, fu parte dei feudi di Squillace e Catanzaro, nonché principato delle famiglie aristocratiche, Aragona-Borgia, Scoglio e infine Marincola.
Ma la Calabria non è solo cultura, mare e agricoltura, è anche regina di gastronomia; ottimi i ristoranti “Il frantoio ” con i suoi prodotti tipici a Soverato, lo “Swing ” sempre a Soverato e la “ Tenuta delle Grazie ” a Lamezia Terme .
Soverato - la "Pietà" di Gagini (clicca sulla foto per il video) |
Il futuro passa per la riscoperta del nostro Sud.
Questo dossier-inchiesta di circa 35 minuti indirettamente evidenzia - col supporto di fatti e documenti inediti di cronaca giudiziaria invisibile - la possibile esistenza di una della giustizia.
La salute individuale e collettiva non sarebbe più al centro dell'attenzione delle istituzioni, fuorviate o deviate da poteri invisibili. Gli Stati diverrebbero così in campo sanitario delle aziende di questi poteri, che punterebbero ad ogni costo a profitti sempre più lauti delle multinazionali del farmaco ed al controllo dei corpi e delle coscienze dei cittadini, dalla culla alla morte.
Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un crescere indefinito del dominio del potere tecnocratico, declinato in senso sanitario e profilattico in particolare, ma anche nell'ambito delle telecomunicazioni e della informatica, della biotecnologia e della standardizzazione della vita sociale, in un mondo sempre più caratterizzato da una sorveglianza globale di un Grande occhio impersonale che tutto vede e conosce. In cambio di maggiore tutela e sicurezza o presunta tale, cediamo sempre più agli Stati ed alle Autorità, diritti e libertà fondamentali della persona: un cambio di paradigma epocale che andrebbe valutato attentamente prima che sia troppo tardi.
In questo dossier e testimonianza video non ci soffermeremo sulla identità ed origine di questo potere occulto esterno alle Istituzioni ma capace di influenzarle e manipolarle; illustreremo invece i potenziali indizi e segni indiretti della esistenza di questo potere tentacolare, cioè i fatti di cronaca giudiziaria che mostrano anomalie e criticità di un sistema giustizia inceppato ed incapace - fra il 2017 ed il 2019 - di esercitare l'azione penale in modo risolutivo, richiedendo il rinvio a giudizio dopo aver accelerato eventuali responsabilità penali di natura colposa o dolosa.
Chi o che cosa ha impedito alla magistratura romana inquirente di approfondire la problematica di sicurezza dei vaccini e dei loro inquinanti inorganici, nell'ambito della farmacovigilanza e nell'ambito della politica sanitaria e delle notizie allarmanti - destituite di fondamento - diffuse in alcune occasioni da figure apicali del Ministero della Salute, durante la XVII Legislatura?
Che cosa ha interferito con l'attività svolta dai magistrati, pregiudicando così la separazione dei poteri costituzionalmente garantita, e la stessa indipendenza di giudizio e margine di azione del potere giudiziario?
Perché nel 2017 e 2018 migliaia di denunce ed esposti-denuncia firmati da cittadini di tutta Italia - preoccupati da un clima di deriva sanitaria - sono stati autoarchiviati dalla Procura della Repubblica di Roma e dunque insabbiati in pochi mesi, abusando così dello strumento del modello 45 (K) che i magistrati hanno a disposizione nell'esercizio della azione penale?
E perché persone informate sui fatti - nel merito dei contenuti oggetto di un procedimento penale preliminare - non sono state ascoltate dagli inquirenti?
Questi sono solo alcuni degli interrogativi posti da questo lavoro di divulgazione e di inchiesta intitolato "Dossier Giustizia: 50866-9140K/2017"
Non può esservi libertà in un Paese democratico, se non vi è rispetto della verità dei fatti e della giustizia. E solo in un mondo di verità e giustizia, si può essere donne ed uomini autenticamente liberi.
Buona visione
Gli Autori
18 Luglio 2021
fonte: https://vaccinoconsapevole.blogspot.com/2021/07/dossier-giustizia50866-9140k2017-sanita.html
Chef a lavoro |
Versilia Gourmet , l'evento cult dell'estate versiliese, giunto alla sua 11esima edizione, anche quest'anno “ha colto nel segno”.
Evento mai ripetitivo, sempre ricco di sorprese, ha scelto ancora una volta per la sua Cena di Gala, lo charme di Forte dei Marmi e come palcoscenico il noto Ristorante La Barca di Piero Petrucci , uno dei simboli della Versilia degli “Anni Ruggenti”, dove “lo champagne correva a fiumi”.
ho premiato |
Gianluca Domenici , ideatore e patron dell'evento, ci ha volutore. Non più una maison di champagne come wine partner ma un Consorzio di produttori di sublimi spumanti italiani: un riconoscimento all'eccellenza di due territori. La Franciacorta e la Versilia.
I personaggi del cibo e dell'accoglienza, la stampa di settore, presenti alla Cena di Gala ad assistere, tra una portata e l'altra, “l'emozionante ed atteso degli Oscar alla Ristorazione”, accompagnati sì dagli applausi ma anche dai numerosi brindisi “franciacortini”.
Premio Versilia Gourmet |
La regia gastronomica della serata affidata ad un personaggio conosciuto nel mondo della ristorazione che conta. Chef acclamato e personaggio televisivo del momento, Cristiano Tomei.
Il menù fantastico?
- Rombo in pineta;
- Insalata di mare in busta chiusa;
- Crema catalana di muscoli (cozze);
- Bistecca nella corteccia di pino
Cristiano si è proprio divertito coinvolgendo con la sua vena creativa i 150 invitati.
Bistecca nella corteccia di pino |
E poi l'emozionante rito della consegna dei “Premi Versilia Gourmat-Franciacorta”, meglio conosciuti come “gli Oscar della ristorazione:
- Miglior chef 2021 Luca Landi del Ristorante Lunasia di Viareggio;
- Migliore in Sala Antonio Pieri dell'Osteria A'Pagliai in località Querceta (nell'interno di Forte dei Marmi);
- Premio Carriera Dina Novani della Trattoria Da Beppino a Valdicastello (Pietrasanta);
Infine il premio più ambito:
- Ristorante dell'Anno Franco Mare dei fratelli Stefanini a Marina di Pietrasanta.
Ma il momento clou della serata è stato quando sul palco è salito l'ospite d'onore della serata: lo chef pluripremiato e stellato Mauro Uliassi da Senigallia insignito di quel premio che ogni anno viene conferito ai personaggi che hanno scritto e scrivono i capitoli più importanti della Cucina Italiana d'Autore: Premio Eccellenza Italiana.
Ristorante La Barca a Forte dei Marmi |
“Esiste un luogo straordinario a ridosso delle nostre Alpi, ricco di tesori d'arte e naturalistici. Nascono una cultura antica dalla quale vini pregiati, la cui vivacità accompagna brindisi e degustazioni, dona piacere, leggerezza e gioiadi vivere. Prodotti unici capaci di illuminare ogni attimo”. Così Silvano Brescianini , Presidente del Consorzio Franciacorta , al momento della presentazione della nuova partnership cercata, agognata e voluta da Gianluca Domenici.
Versilia Gourmet ei produttori della Franciacorta insieme a decretare il successo della ristorazione di assoluta eccellenza.
Ed ecco allora i perlage “scendere” nei calici in un susseguirsi di emozioni.
Monte Rossa, La Fiorita, Colline della Stella, Barone Pizzini, Villa Franciacorta, Castello Bonomi, Annamaria Clementi Rosé (Ca' del Bosco) e Bersi Serlini Demi Sec. Quest'ultimo ad accompagnare un dessert e alla moda di “brindiam nei lieti calici”.
Mauro Uliassi |
Dosaggio Zero, Extra Brut, Brut e Demi Sec in perfetto abbinamento a piatti firmati da Cristiano Tomei .
Cristiano Tomei |
Lo spumante Franciacorta è stato il primo Metodo Classico Italiano (la rifermentazione in bottiglia)ad aver ottenuto, nel 1995, la Docg (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) dopo l'accertato metodo di produzione rispondente a rigide e scrupolose norme volte a certificare l 'assoluto valore.
È stata l'eleganza che contraddistingue la loro qualità a portarli ad essere partnership della Camera Nazionale Italiana della Moda a supporto della creatività made in italy.
Bravó! Non potevi trovare un vino partner migliore. “ Siamo soli ALL'INIZIO”, Parola di Gianluca Domenici. Chapeau!
Urano Cupisti
Giorno dopo giorno, la questione relativa ai medici e agli infermieri che si stanno opponendo con le armi della ragione e del diritto all’obbligo di sottoporsi alla somministrazione dei cosiddetti “vaccini anticovid” va assumendo sempre più il carattere di battaglia fondamentale per il futuro del nostro intero sistema democratico.
Si tratta, infatti, di migliaia di professionisti e operatori di interesse sanitario che svolgono attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, nelle farmacie, parafarmacie e in studi professionali i quali, contrariamente a quello che molti (in ambito politico e mediatico) cercano di far credere, sono ben lontani dal condurre una fanatica lotta ideologica antivaccinista, ma che, molto semplicemente, non ritengono loro dovere lasciarsi ridurre a “cavie” da laboratorio.
La strategia adottata è quella del ricorso al Tar. Già coinvolti quelli di Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna, con ricorsi presentati in città come Genova, Milano, Brescia, Bologna, parma, ed altri in arrivo a Treviso, Verona, Venezia.
Questi i perni concettuali intorno a cui ruotano le argomentazioni dei ricorsi presentati:
“Sono certo – sottolinea l’avvocato costituzionalista Daniele Granara, che ha assunto la difesa dei lavoratori resistenti – che in sede di decisione saranno valutate con attenzione le buone ragioni del ricorso, confidando in un esito positivo dello stesso, a salvaguardia del principio di autodeterminazione e dei diritti inviolabili dei sanitari e nello stesso interesse pubblico delle Asl ad una corretta gestione delle strutture sanitarie e alla tutela del diritto alla salute delle persone”.
Secondo l’avvocato Granara e i lavoratori da lui rappresentati, allo stato presente, non risultano affatto note le potenzialità dei vaccini in merito sia alla reale capacità di impedire la trasmissione del virus, sia a quella di impedire la contrazione della malattia, sia relativamente alla durata temporale della eventuale efficacia preventiva. Inoltre, nulla è dato sapere circa le effettive conseguenze, soprattutto a medio e a lungo termine, derivanti dalla somministrazione dei vaccini.
Il ricorso presentato il 22 giugno (si legge nelle 52 pagine del testo che sarà discusso davanti alla prima sezione del Tar di Brescia)
“si fonda sulla illegittimità costituzionale, sotto plurimi profili, di diritto interno e diritto europeo, di un obbligo riferito ad un vaccino di cui non è garantita né la sicurezza né l’efficacia, essendo la comunità scientifica unanime nel ritenere insufficiente, sia dal punto di vista oggettivo sia dal punto di vista temporale, la sperimentazione eseguita.”
Pertanto, constatato che “il Legislatore italiano ha inteso prevedere un singolare obbligo vaccinale in danno degli operatori sanitari e sociosanitari, costretti a sottoporsi ad uno dei quattro vaccini autorizzati in Italia, senza avere certezza circa la loro efficacia e sicurezza e, peraltro, senza nemmeno avere la possibilità di scegliere a quale tra i quattro sottoporsi”, sarebbe un gravissimo errore etichettare sbrigativamente il rifiuto messo in atto come un irresponsabile arbitrio, meritevole di esemplare punizione. Si dovrebbe, semmai, parlare, con sincero rispetto, di vera e propria “disobbedienza civile”, ovvero di una legittima forma di difesa delle libertà sancite dalla Costituzione (di scelta e di ricerca scientifica), e di quei diritti inviolabili della persona umana che sono parte integrante del patrimonio della civiltà giuridica comune dei paesi dell’Unione Europea.
E sarebbe oltremodo auspicabile che, al fianco di medici e infermieri resistenti, ci fossero, in prima linea, le organizzazioni e le associazioni che si occupano di diritti umani, nonché tutti quei cattolici che, ispirandosi all’insegnamento di papa Francesco, tanto volentieri invocano l’inviolabilità della dignità dell’uomo.
Difficile, a questo punto, azzardare una qualche previsione.
I “ribelli” saranno davvero tutti rimossi dai loro posti di lavoro? Chi li rimpiazzerà? Come potrebbe reggere il nostro sistema sanitario? Che compromessi verranno escogitati? E come andranno a finire i ricorsi e le eventuali, innumerevoli azioni legali a difesa dei diritti dei lavoratori?
Ma, prima di ogni altra cosa, l’interrogativo che tutti noi dovremmo sentirci chiamati urgentemente a porci, con serietà estrema, è quello relativo a quanto sia giusto oppure miope o addirittura autolesionista lasciare soli questi nostri concittadini impegnati nella difesa non soltanto dei propri diritti, ma di quelli di tutti noi, diritti ogni giorno più vacillanti, ogni giorno più vulnerabili, ogni giorno più difficili da difendere …
Credo che lo scopo dell'esistenza umana sia quello di arrivare ad essere liberi da condizionamenti mentali, culturali, da tradizioni sbagliate, da assurde superstizioni; liberi dall'egoismo, dal rancore, della critica disfattista, dalla maldicenza, dall'invidia, dal carattere impulsivo, dalle proprie stranezze e debolezze; insomma da tutto ciò che di inopportuno sfugge ad al controllo razionale ed emotivo. Il fine è quello di rendere l'individuo padrone del proprio destino, del proprio bene, della propria felicità, consapevole che il nostro equilibrio e la nostra serenità dipende dagli altri non si è veramente liberi e non si ha attuato lo scopo dell'esistenza . Insomma, quanti più vincoli e catene ha il nostro essere tanto meno siamo completi, realizzati e felici.
La libertà di se stessi non si ottiene dall'appagamento dei propri impulsi ma dal dominio degli stessi. L'incapacità di dominare un'offesa, un'accusa, un'ingiustizia, un torto subito, un desiderio sfrenato, ingiusto e dannoso, indica che non si è padroni della propria mente, del proprio cuore, delle proprie emozioni, del proprio corpo .
Ma nulla è più plasmabile dell'animo umano. La qualità dei pensieri da ciò che si mangia e dalla volontà di lasciarli permeare dalla legge del cuore. Ragione e sentimento sono compenetrabili e la volontà è il mezzo attraverso cui è possibile plasmare la sfera del sentimento. Ed io rivendico la superiorità del sentimento sulla ragione.
Dunque, la natura umana è modificabile spostando la volontà verso la dimensione del cuore. La ragione, staccata dal sentimento è sterile, produce pensieri senz'anima, egoistici, predatori. Per questo, a mio avviso, è fondamentale promuovere la cultura del sentimento come ciò che è mancato e che ancora manca alla cultura umana; una cultura che concorda all'individuo di realizzare integralmente se stesso e, di conseguenza, rendere migliore questo mondo.
AFORISMI
All'origine di ogni conquista sta il dominio di se stessi
Nel dubbio, prima di ogni azione, segui il cuore più che la mente
Ogni giorno la vita ti rinnova la possibilità di essere migliore
Supera le tue chiusure, le ostinazioni, le debolezze e cerca di non fare mai
lo stesso errore
Il buon carattere apre tutte le porte
Il solo modo per essere felice è quello di essere migliori
I momenti difficili, le prove sono il mezzo per superare i propri limiti
E' la prova che rivela la nostra vera natura
Equilibrio e moderazione sono sempre sinonimo di forza
Fuggi la lite, la provocazione, la volgarità, la violenza,
anzi prodigati per ristabilire la pace e l'armonia
Non è la vittoria sugli altri ciò che conta ma il trionfo su se stessi
Vigneti trentini |
In questo mondo dove alcool-free sembrerebbe essere la nuova via intrapresa dai legislatori per combattere il fenomeno dell'abuso e dell'uso di alcool che nuoce alla salute , come “ eretico” e amante dei piaceri derivanti dalla proposta buon bere , parlo della novità dalla Distilleria F.lli Pisoni di Mandruzzo (Trento).
Aggiungo: come amante dei superalcolici ottenuti per distillazione da vino.
Ed ai Cognac ed Armagnac dei cugini francesi, pongo la nostra grappa , vero gioiello unico riconosciuto tale universalmente.
Alambicchi |
La Distilleria F.lli Pisoni, nella già nota linea delle Grappe Clessidra, aggiunge due novità: Clessidra Stravecchia 15 anni e Clessidra 10 anni.
In particolare la Grappa Clessidra Stravecchia 15 anni , espressione di un territorio particolare come quello del Trentino.
Vinacce
Utilizzate vinacce di altissima da vitigni Chardonnay , con le tipiche note fresche e floreali, Teroldego , che dà struttura e persistenza, con piccole percentuali di Nosiola e Marzemino , distillate in alambicchi di rame utilizzando gli insegnamenti derivanti dal metodo Tullio Zadra che garantiscono loro un riscaldamento lento e uniforme. Rispetto della tradizione trentina .
Affinamento
Le barrique utilizzate sono in parte nuove e in parte usate. Quelle usate non scelte a caso ma provenienti da cantine che le hanno utilizzate per il processo di affinamento del vino teroldego .
Barriques dormienti collocate all'interno della montagna, in un vecchio rifugio aereo dove sono garantite temperature fresche costanti.
Dopo anni di attesa ritroviamo nella forma della bottiglia lunghi “a clessidra” il perfetto nella struttura e nella ricchezza delle varietà aromatiche che compone questa Grappa Stravecchia 15 anni.
Grappa Clessidra Stravecchia 15 anni |
E nel soggiarla il pensiero vola a quel territorio magico che è il Trentino, “ dove la vicinanza a tesori naturali come i laghi e le splendide montane, permette l'alternarsi di forti escursioni termiche che alla materia prima, l' ed acidità necessaria”.
Legislatori, scrivete pure in etichetta che “l'alcool uccide”. Non potete toglierci i momenti di appagamento e gioia così come descritti dal poeta maledetto, Charles Baudelaire , nei suoi inni alla bellezza e al piacere. Chapeau!
Urano Cupisti
Distilleria F.lli Pisoni
Via San Siro 7/a
Frazione Pergolese
Madruzzo (Tn)
Tel 0461 564106
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Il webinar dedicato alla discussione sul Mediterraneo e sulle possibili direzioni da intraprendere per la costituzione di una Pax Mediterranea è stato organizzato e organizzato da Vision & Global Trends – International Institute of Global Analyses, in collaborazione con la Scuola degli Studi Internazionali dell'Università di Trento . Il Webinar è stato condotto dal Dott. Tiberio Graziani, Chairman di Vision & Global Trends e moderatore dell'incontro, il quale ha commentato acutamente le presentazioni dei relatori, esprimendo posizioni e considerazioni personali legato ai temi esposti.
Paolo Bargiacchi – professore ordinario di Diritto Internazionale all'Università degli Studi di Enna “Kore” e docente di Diritto internazionale ed Europeo della Sicurezza presso la Scuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia del Ministero dell'Interno – apre la discussione focalizzandosi sulle sfide del diritto internazionale nella costruzione della stabilità mediterranea. Seguendo un approccio prettamente giuridico, egli rimarca la presenza di alcune richieste europee, essenziali nella loro presa in considerazione per la costruzione di una Pax Mediterranea. In modo particolare, si sofferma sulla necessità da parte dell'Unione Europea di esaminare nuovamente alcuni valori fondamentali sui quali essa è fondata. Eccellente esempio per avvalorare tale tesi è la problematica immigratoria che permea le acque del Mediterraneo: vi è, negli ultimi tempi, un mutamento ed ampliamento della tutela dei valori fondamentali dell'uomo, con norme ad applicazione molto più estese (extra-territoriale) e fondate sulla “giurisdizione situazionale.” Tale mutamento porta necessariamente alla necessità di una ridiscussione del concetto di “protezione internazionale” e, di conseguenza, dei diritti stessi dell'uomo. Secondo il Prof. Paolo Bargiacchi, questa revisione si rivela essere una delle principali sfide che i governi europei affrontare nel prossimo futuro: una questione oltre che giuridica di ricalibro delle priorità, che azione basilare la ride dei valori principi dell'Unione Europea, adattandoli a contest situazionali contemporanei prima della stesura di nuove norme atte alla risoluzione di problematiche correnti come, per l'appunto,
L'incontro prosegue con un'accurata contestualizzazione geopolitica del Mediterraneo e del ruolo dell'Europa nel quadro della sicurezza mediterranea a cura dell'Ammiraglio Fabio Agostini – Comandante dell'operazione EUNAVFOR MED SOPHIA nel 2020 e attualmente Comandante dell'operazione EUNAVFOR MED IRINI. L'Ammiraglio sottolinea la centralità del Mediterraneo come crocevia economico e bacino di maggior interesse per la sicurezza e la stabilità nel più ampio scenario internazionale. Esso è un punto d'incontro tra Europa, Nordafrica e Asia occidentale, tre continenti con diversità politiche, economiche, culturali e religiose, che molto frequentemente diventano miccia di conflitto. Il Mediterraneo è un'area ambita anche da attori non regionali – come Cina, Russia, Turchia e Stati Uniti – con mire di espansionismo di influenza e perseguimento di interessi nazionali. La sua sicurezza, quindi, pare cruciale in quello che l'Ammira definisce il “Giardino di casa” del Fronte sud-europeo e della Nato. Da qui l'importanza dell'attivismo dell'Unione Europea attraverso operazioni, prima EUNAVFOR MED SOPHIA (2020) e ora EUNAVFOR MED IRINI (2021), atte al mantenimento della stabilità e della sicurezza nell'ampio Mediterraneo e, più forte, in territorio libico, essendo la Libia il fulcro delle problematiche dell'area mediterranea nell'ultimo conferimento. Pertanto, vi è uno sforzo europeo coeso e sinergico su diversi fronti – economico, militare, umanitario e diplomatico – utile sia nel garantire sicurezza, sia nello sviluppo di “finestre di opportunità”. Riguardante tali finestre di opportunità, un disaccordo tra il relatore e il moderatore emerge a proposito dell'amministrazione Biden. A differenza dell'Ammiraglio Fabio Agostini, ma anche del Prof. Pejman Abdolmohammadi, il Dott. Tiberio Graziani non l'amministrazione americana come un'opportunità di alleanza sfruttabile nuova che, nonostante il Mediterraneo rappresenti un elemento di relativa importanza per il presidente americano, egli sembrerebbe più concentrato sulla relazione del contezioso cinese e, molto probabilmente, anche russo.
In breve, stabilità e sicurezza rappresentano due obiettivi chiave per la creazione di una Pax Mediterranea. Vi è, tuttavia, un terzo elemento – la cultura – non di minor rilevanza. Una Pax Mediterranea, infatti, necessita di trovare un punto di equilibrio tra i popoli che abitano il Mediterraneo e i quali condividono diversi valori. Per far ciò, oltre che a riadattare i valori occidentali, una profonda conoscenza geostorica e geoculturale dell’altro diventa inderogabile.
A tal proposito, il contributo di Pejman Abdolmohammadi – professore di Storia e Politica del Medio Oriente presso la Scuola di Studi Internazionali dell’Università di Trento e Ricercatore Associato dell’Istituto Italiano di Politica Estera (ISPI) – sull’Italia e la diplomazia culturale nel Mediterraneo diventa rilevante.
Per poter discutere nuovamente alcuni valori fondamentali dell’Unione Europea nel contesto contemporaneo cruciale è non rimanere intrappolati nei modelli teorici; interessante riflessione condivisa sia dal Prof. Nicola Melis, sia dal Dott. Tiberio Graziani. Concentrandosi sulla teoria della modernizzazione di Samuel P. Huntington, il Prof. Pejman Abdolmohammadi ribadisce la frequenza con la quale personalità governative e istituzionali rimangono soggiogate da modelli teorici che non consentono di ampliare le personali visioni e di migliorare la politica corrente.
Egli definisce la modernizzazione come un fenomeno multidimensionale, composto da una modernizzazione economica, politica e culturale. Allo stesso modo, anche il potere non è univoco, ma articolato in diverse fonti di potere: economico, militare e simbolico. Quest’ultimo aspetto viene spesso ignorato a causa dell’impossibilità della sua misurazione; tuttavia, essenziale nel contesto della diplomazia culturale. La diplomazia culturale viene definita come “bacini comuni e elementi di rispetto reciproco e riconoscenza;” cosa che, negli ultimi anni, in Europa è sostanzialmente diminuita. Secondo il Prof. Pejman Abdolmohammadi, la diplomazia culturale diventa elemento cruciale per la creazione di una Pax Mediterranea, in quanto lo studio e la comprensione di culture differenti consente di trovare punti d’accordo e amicizia con altri attori – nella fattispecie mediterranei -, instaurando un equilibrio tra diversi valori.
In tale ambito l’Italia, a parere del professore, potrebbe svolgere un ruolo principe nel riportare in auge la diplomazia culturale nell’area mediterranea grazie all’inesistenza di una narrativa di colonialismo legata al paese, a differenza di altre nazioni europee, la quale, assieme all’impronta positiva lasciata nel corso della storia, consente all’Italia di costruire legami di fiducia tra i diversi attori del Mediterraneo.
L’essenzialità della cultura per la creazione di una Pax Mediterranea e la diffidenza nei confronti di modelli teorici, viene reiterata anche da Nicola Melis – professore associato dell’Università di Cagliari, esperto di storia dell’Impero Ottomano e docente presso l’Università di Cagliari di Storia e Istituzioni dell’Africa mediterranea e del Vicino Oriente e di Storia e Istituzioni dell’Africa – con la sua presentazione intitolata: Conoscenza geopolitica e religiosa in prospettiva storica. Il Prof. Nicola Melis sottolinea come, a suo parere, la Pax Mediterranea dovrebbe fondarsi sullo spirito della Dichiarazione di Barcellona o Partenariato euromediterraneo (1995), permeata da una forte impronta culturale esplicitata dal “rafforzamento del dialogo politico e sulla sicurezza e la cooperazione economica, finanziaria, sociale e culturale” tra i diversi attori mediterranei. Tale impronta culturale, come enfatizzato anche dal Prof. Pejman Abdolmohammadi, viene spesso tradita dai paesi europei, i quali risultano essere eccessivamente legati ai modelli teorici. Evidenza di tale affermazione è l’immagine corrente del mondo musulmano. Riprendendo le teorie di Samuel P. Huntington, con un focus sulla teoria dello scontro delle civiltà, il Prof. Nicola Melis espone come il mondo musulmano sia oggi considerato come una comunità compatta con comunanze etico-culturali, politiche e geopolitiche. In realtà, esistono diversi mondi musulmani, così come diversi mondi arabi, caratterizzati sì da comunanze – esempio il fattore religioso – ma anche da altrettante diversità. Questa erronea immagine viene concepita alla fine del XIX secolo, durante l’epoca imperialista, quando vi è una ripresa geopolitica da parte dei popoli europei del modello darwiniano delle civiltà. Un modello che si traduce in gerarchie di civiltà e che vede l’Europa come portatrice di progresso e, pertanto, superiore rispetto alle altre civiltà. L’immagine della civiltà musulmana viene successivamente imposta e diffusa alle altre popolazioni mediterranee, riadattandosi a contesti geopolitici differenti e creando quindi modelli astorici. Ritorna prepotente perciò l’idea che si debba dubitare dei modelli teorici perché costruiti per specifici momenti storici e necessità geopolitiche che sono differenti da quelle contemporanee. È necessario, quindi, per poter costruire una Pax Mediterranea rivedere i valori occidentali, riscoprire la cultura dei popoli e creare nuove norme pertinenti con l’attuale scenario geopolitico.
IL 7 LUGLIO, DATA SIMBOLICA, AL CENTRO DI UNA MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE, POSSIAMO PRESENTARE UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA RATIFICA DEL TPAN?
Care e cari amici, che rappresentate il popolo alla Camera dei deputati in consapevole obbedienza ad una Costituzione che ripudia la guerra.
Dal nostro punto di vista di attiviste e attivisti ecopacifisti che guardano ad un mondo multipolare fondato sulla forza del diritto internazionale, nel potenziamento dell'ordinamento ONU, ci sembra molto importante che ci rivolgiamo a voi, firmatari dell'ICAN Pledge: speriamo di trovare presso di voi orecchie particolarmente attente e sensibili per quanto ora vi veniamo esponendo e proponendo di concreto, nell'ottica ideale di chi, come Papa Francesco, ritiene "immorale", oltre che illegale, lo stesso possesso delle armi nucleari.
Consideriamo una data simbolico-politica importante l'anniversario della adozione, con il voto di 122 Stati, del Trattato di proibizione delle armi nucleari (TPAN – TPNW in lingua inglese), da parte di una conferenza ONU, avvenuta appunto il 7 luglio 2017 al Palazzo di Vetro di New York.
La società civile lo ribadiamo ancora, ha partecipato a quei lavori (anche chi vi scrive era presente di persona): un ruolo riconosciuto che ha permesso alla International Campaign to Abol Nuclear Weapons (ICAN) di cui, come Disarmisti Esigenti e WILPF Italia, facciamo parte, di ricevere il Premio Nobel per la Pace 2017.
Anche Sardegna Pulita è della partita in quanto soggetto aderente alla coalizione dei Disarmisti esigenti.
Il 22 gennaio del 2021, dopo la 50esima ratifica da parte di uno Stato, il bando delle armi nucleari proclamato a New York è valutazione in vigore: la nostra è che in questo modo può ricevere impulso un percorso che, riferendosi all'articolo VI del Trattato di non proliferazione, conduca dalla proibizione giuridica all'eliminazione effettiva degli ordini nucleari.
In tutto il mondo la Rete ICAN sotto questa scadenza del 7 luglio si mobilita: anche dall'Italia possiamo dare il nostro contributo perché il nostro Paese riveda le sue posizioni ed entrate nella schiera degli aderenti, nonostante i diktat provenienti dai vertici NATO, l' ultimo del 14 giugno scorso; ed in ogni caso cerchi di giocare un ruolo attivo per fare leva sul TPNW con lo scopo anche di aprire nuovi negoziati disarmo, a partire dall'esigenza prioritaria di evitare la guerra nucleare per errore.
Vi proponiamo di avanzare un passo piccolo ma effettivo per rilanciare l'attenzione di tutto il Parlamento sulla problematica del disarmo nucleare, dimenticata proprio nel momento in cui, ben oltre l'ammodernamento delle B-61, rischiamo di vedere installa nuovi euromissili in Europa ( il Trattato INF è stato disdetto!).
Questo avverrebbe se riusciste a presentare formalmente, magari proprio in questa data simbolica del 7 luglio, una proposta di legge per la ratifica del TPAN*, ( vedi testo redatto dalla IALANA sotto riportato).
Questo vostro gesto istituzionale - la presentazione di una proposta di legge sulla base del testo redatto da IALANA, potrebbe essere accompagnato da una conferenza stampa da tenere, norme antiCOVID permettendo nei locali della Camera dei deputati, invitandoci a presenziare come pacifisti che promuovono la campagna .
Vi informiamo che la presidente al Senato del Gruppo Misto, Loredana De Petris, si è impegnata al Senato a presentare un DDL in questo senso, anche se non si è pronunciata ancora per una scadenza precisa.
La ripresa di interesse nel dibattito pubblico sul disarmo nucleare sì, per vari motivi, realisticamente potrebbe non sortire immediatamente la ratifica del trattato che chiedere. Ma, come risultato subordinato da non scartare, potrebbe comunque convincere il governo italiano ad assumere quella che chiamiamo la “posizione belga” (più avanti da noi spiegata): una delegazione diplomatica italiana, guidata dal Ministro degli Esteri, come “Paese osservatore” potrebbe andare alla prima conferenza degli Stati, attualmente 54, che hanno già ratificato questa norma internazionale contro le armi nucleari e che si terrà a Vienna nel gennaio del 2022.
L'Italia allora nonbbe formalmente subito al bando; ma nemmeno si collocherebbe tra i Paesi che sparano a palle incatenate contro!
(Detto tra noi, forse la denuclearizzazione è la più concreta ed efficace per produrre oggettive che portino a una crisi dell'anacronistico schieramento per blocchi militari).
Attrezziamoci, allora, e diamoci da fare insieme per dare fiato allo schieramento sempre più ampio che, in Europa, presta orecchio all'opinione pubblica che non intende vivere sotto la spada di Damocle nucleare e sprecare risorse economiche per la follia suicida della “deterrenza” !
Saluti con stima augurandoci di intraprendere un proficuo lavoro comune
Alfonso Navarra - Disarmisti esigenti
Antonia Sani e Patrizia Sterpetti - WILPF Italia
Ennio Cabiddu - Sardegna pulita -
* DISEGNO DI LEGGE
Arte. 1. (Ratifica del Trattato). 1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare il “trattato delle Nazioni Unite relativa al divieto delle armi nucleari”, approvato dalla Conferenza ONU svoltasi a New York il 7 luglio 2017.
Arte. 2. (Ordine di esecuzione). 2. Piena ed intera esecuzione è data al trattato a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto previsto dall'articolo 15 del trattato stesso.
Arte. 3. (Entrata in vigore). 3. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
Bob Dylan
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La moda rappresentata da tutto il mondo del rock oggi noi possiamo in poche parole definirla come psichedelica,exorbitante,scandalistica,dinamica,molto dinamica,in Blak and White or in Colors e dove hanno trovato spazio le geniali idee di personaggi tipo Mary Quant con la sua adorabile minigonna che da circa sessanta anni e' sempre una regina indiscutibile delle adolescenti e che dire? di tutte le eta',come pure la sua linea innovativa di cosmetici imitata qualche anno dopo dal tanto venerato tempio di Biba la cui fondatrice Barbara Mulacki ha ideato un mondo parallelo dove dal gold al leopardato ed alle piume di struzzo in tonalita' pastello ha ricreato un living tridimenzionale di varie correnti del vestire senza anche lei il make up abbinate a tutte le sue creazioni, ad esempio il suo impalpabile fondotinta dal color Geisha che dona quel pallore etereo e scultoreo molto in voga nel 70.Sempre in quel fausto periodo della rinascita prendevano vita gli Hippy and Chic ed il Flower Power per poi inserirci the East orientali look, a lunghi viaggi in India oa Kathmandu, un viaggio sulla via della seta che ha caratterizzato quel morbido galleggiante ed evanescente modo di presentarsi in leggerezza e freschezza con l'incalzare del caldo. Alla magia dei figli dei fiori ed al loro esoterismo con quell'aspetto caratterizzato da un piroettare in punta dei piedi come quei passi felini o di danza che si rispecchia molto nei quadri di Monet e di Rembrandt in miscellanea si contrappone in seguito il mondo degli Sempre in quel fausto periodo della rinascita prendevano vita gli Hippy and Chic ed il Flower Power per poi inserirci il look orientale orientale, dovuto a lunghi viaggi in India oa Kathmandu, un viaggio sulla via della seta che ha caratterizzato quel soft floating ed evanescente modo di presentarsi in leggerezza e freschezza con l'incalzare del caldo. Alla magia dei figli dei fiori ed al loro esoterismo con quell'aspetto caratterizzato da un piroettare in punta dei piedi come quei passi felini o di danza che si rispecchia molto nei quadri di Monet e di Rembrandt in miscellanea si contrappone in seguito il mondo degli Sempre in quel fausto periodo della rinascita prendevano vita gli Hippy and Chic ed il Flower Power per poi inserire il look orientale orientale, dovuto a lunghi viaggi in India oa Kathmandu, un viaggio sulla via della seta che ha caratterizzato quel soft floating ed evanescente modo di presentarsi in leggerezza e freschezza con l'incalzare del caldo. Alla magia dei figli dei fiori ed al loro esoterismo con quell'aspetto caratterizzato da un piroettare in punta dei piedi come quei passi felini o di danza che si rispecchia molto nei quadri di Monet e di Rembrandt in miscellanea si contrappone in seguito il mondo degli un viaggio sulla via della seta che ha caratterizzato quel morbido galleggiante ed evanescente modo di presentarsi in leggerezza e freschezza con l'incalzare del caldo. Alla magia dei figli dei fiori ed al loro esoterismo con quell'aspetto caratterizzato da un piroettare in punta dei piedi come quei passi felini o di danza che si rispecchia molto nei quadri di Monet e di Rembrandt in miscellanea si contrappone in seguito il mondo degli un viaggio sulla via della seta che ha caratterizzato quel morbido galleggiante ed evanescente modo di presentarsi in leggerezza e freschezza con l'incalzare del caldo. Alla magia dei figli dei fiori ed al loro esoterismo con quell'aspetto caratterizzato da un piroettare in punta dei piedi come quei passi felini o di danza che si rispecchia molto nei quadri di Monet e di Rembrandt in miscellanea si contrappone in seguito il mondo degli
Madonna e Michael Jacson
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skin head,cioe' teste pelate con creste,tatuaggi e borchie metalliche anche montate su collari di pelle o ai polsi in total black e poi le spille da balia un po ovunque opera di un avanguardia della moda britannica Zandra Rhodes, molto amica di Andy Warhol che con la pop art ha dato una svolta nel campo del gusto.Fashionable, Etnic,Creative,Metal or Gotic or Punk un pure Mix, dal Beatnik alla Renaissance, Alta Moda o Pret aPorter,laced and rouched or straight forward e che vige nell 'incontestabile mondo del rock, troviamo i veri canoni del vestire,ispirazione e gioia di vivere, qualcosa che ti trasporta secondo i tuoi gusti e tendenze,un mondo incantato e scolpito nell'anima del proselita o di chi la indossa.
Cominciando da Jimmy Hendrix con la sua bandana rossa a mo di corona indossata quotidianamente sui suoi crespi riccioli incolti, i jeans scoloritii e semiabbottonati, il suo foulard di seta annodato agli occhielli dei suoi pantaloni tanto usato per inumidire il suo Cylom arriviamo ai Beatles,i baronetti anglosassoni, con pantaloni a sigaretta e giacchetta nera superabbottonata,stretta e con bombetta e che dopo il loro viaggio rientrano in India
Madonna
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accompagnati dal loro Master il Guru Mahavisnu Yogi,e giacche alla coreana in tessuti speziati e ricamati con arabeschi e pietre luminescenti,un omaggio piu' che floreale in un paese tendente al grigio ed alla nebbia.Una vera rivoluzione si e' manifestata con l' avvento dei Rolling Stones, dove Mick Jagger Icona pavoneggiante dei travestimenti e sex appeal si e' fatto desiderare anche per i suoi capi sempre molto attillati, sensuali e non convenzionale, i suoi berretti con visiera in morbido velluto, i suoi gilet su torso nudo sempre impreziositi dalle abili mani delle groopie che cucivano ed adornavano tutto quello che i loro idoli indossavano sul palco; era un onore infatti creare questi costumi da palcoscenico quotidiano che mandavano in tilt i fans, gli Stones per primi hanno indossato pellicce e montoni, monili esotici, ricche camiciole vintage con sbuffi e merletti,cappelli a cilindro in raso nero su jeans e cravatta. Da Woodstock dove imperava il patchwork,il nude look,il blue,alle dee del Blues Aretha,del rock Tina Turner, della disco music Diana Ross che si inguantavano in pagliettes a sirena,ai Ramones che si coprivano con giubbotti di pelle creando la Moda Dark;David Bowie,l'uomo che e' caduto sulla terra dapprima ci ha sconvolto con i suoi look androgeni, fuori dal comune e dalla realta' per poi rientrare negli schemi dell'eleganza newyorkese del businessman; con il suo volto dipinto da un fulmine spaziava a ciel sereno e con i suoi occhi magnetici ci incantava portandoci in quella Space Oddity da lui tanto sognata.Dallo Star Wars dello StarvSystem al fiabesco,
Mick Jagger e John Lennon |
L' Inequivocabile Lady Gaga a cui Louboutin ha fasciato e costritto i piedi in scarpe altissime dall'alluce tronco, alta musa di Alexander Mac Queen e poi di una Donatella Versace, che ne ha fatto una sua testimonial,non puo' paragonarsi alla strabiliante Madonna che ci fatto ruotare gli occhi da Nord a Sud e viceversa con le sue interazioni in simultanea con il personaggio da interpretare: era sempre lei? Quando una Marilyn plateale indiamantata configurava e si realizzava in quella ragazza materiale che vive in un mondo materiale o quando si innalza su di una Croce in segno di preghiera verso l'immenso;Jean Paul Gaultier la poi fasciata in greppiers con reggicalze fluttuanti e seni a punta,investendola di uno Charme bilionario. Michael Jackson con i suoi travestimenti da manichino-robot che dal Bianco al rosso al nero ha mobilitato una passeggiata sulla luna in un triller mozzafiato: tutti questi maghi dello spettacolo e le fate o streghe dell'occulto non hanno celato niente anzi ci hanno spruzzato sempre quella polvere magica che Campanellino nella favola di Peter Pan ci irrorava per poi fare in modo di trasportarci in un mondo fantastico ma anche in una scuola di vita.
Recentemente questi capi speciali hanno raggiunto quotazioni sopraelevate e classificati come Collection Items come i giubbotti in cuoio da gioventu' bruciata resi famosi da un giovane James Dean ribelle poi indossati dalle piu giovani leve dello spettacolo del metal rock.
Camicie alla Dartagnan e mantelli da Conte Vlad si alternano alle lavorazioni in marquesites dell'Art Noveau, su capi trapuntati e fosforescenti. Un eccellenza della vera Moda indossata tutti i giorni della settimana sia che tu stia in tournee o negli studios o nell'intimita' della tua casa. E' evidente che si parla di in mercato che prende forma e si concretizza nelle immagini dell'idolo e di chi lo segue e sono in tanti a seguirlo e copiarlo,come se dovessero indossare una divisa di appartenenza e generazionale.
Dal classico ad un esorbitante stravaganza si permea ed esulta tutto questo variopinto palcoscenico in continua evoluzione dove tutte le possibili tendenze fan capolino e ci inebriano di complicita' con coloro che amiamo.
Il giardino delle rose |
armonia, estetica e poesia dai suoi pennelli, le risposte di un artista.
I suoi quadri sono cartoline di una Firenze che incanta. Tetti rossi, tramonti e albe dai colori caldi e avvolgenti. I protagonisti che dipinge hanno anima e movimento; niente è statico, perfino i sorrisi e gli sguardi di ogni personaggio hanno vita.
Osservando i suoi lavori si percepisce l'amore e la passione per ciò che immortala su tela. Immagini su immagini che sono poesie di dipinti. I particolari della sua pittura sono così ben definiti da lasciare affascinato l'osservatore.
Andrea Gelici ha pubblicato anche due libri di poesia.
“Ragione al tempo”( 2018) per A&A di Marzia Carocci edizioni e “Dove dir di Luna” (2020) per A&A di Marzia Carocci edizioni.
Conosciamolo meglio:
Andrea Gelici nasce a Firenze il 2 marzo 1956. Sempre attratto dall'arte in tutte le sue forme ottiene il diploma di specializzazione tecnica artistica presso l'Accademia Sprone di Firenze nell'anno 1980 sotto la guida del maestro Otello Scacciati. Dedicatosi al disegno e al ritratto fino all'inizio degli anni 90 si evolve attraverso l'olio e l'acquerello fino alla tecnica mista su tavola. "FIRENZE DEI MIEI GIORNI DIPINTI" Una città di antichi ricordi, fatta di vicoli e scorci, rivive nei colori
Il mae dentro |
e nella luce di un'epoca sospesa tra il vecchio e il nuovo. Ed è un mondo che appartiene a quei ricordi, ad anni vissuti intensamente, nel segno dell'impressione e della figura dipinta come in una storia che regala sulla tela il gusto di ogni giorno. Un'epoca romantica, specchio di un'
Quattro chiacchiere con l'artista:
Ciao Andrea, grazie per avermi dato la possibilità di intervistarti.
La prima domanda che vorrei porti è piuttosto consueta ma servirà per conoscere ciò che non tutti sapranno:
La città del fiore |
D- Come hai scoperto questa tua passione per la pittura?
R- Leggendo.
Avevo dieci anni e mio padre mi portato a casa un fumetto, ricordo le sue parole:_Questo lo leggevo da ragazzo, forse piacerà anche a te._
L'albo era quello di Flash Gordon, i disegni del grande Alex Raymond. Rimasi stupido.
Le tavole erano eccezionali, saranno stati i colori, il tratto, le inquadrature, la storia, fatto sta che la prima cosa che mi venne in mente fu quella di prendere un foglio e provare a quella meraviglia.
D- Qual è stato il tuo primo dipinto e che tipo di emozione hai provato?
R- Avevano portato dei fiori ad una parente che abitava al piano superiore. Mi ritrovai davanti ad un vaso di vetro con dei gigli.
Usavo le tempere, quelle che adoperavamo in classe nell'ora di disegno.
Disegnai un giglio, in primo piano, e una strada immaginaria che si perdeva dietro una curva.
Le tempere come acquerelli, non avevo nessuna conoscenza delle tecniche, solo una grande voglia di raccontare.
D- Quali sono state le più grandi soddisfazioni che hai vissuto grazie a questa tua forza
artistico?
R- Le mostre sono state certamente una grande soddisfazione. Soprattutto quelle dove mi hanno invitato. La possibilità di proporsi. La capacità di sostenere un'intervista con la telecamera che ti guarda, il saper esprimere con le parole quello che hai dipinto, ma soprattutto, il più grande piacere, per me è il cogliere nelle persone che vedono i tuoi dipinti quel senso d'intesa , di condivisione, quello che un paesaggio o un ritratto possono suscitare, ricordare e rivivere.
D- Quali delusioni se ce ne sono state?
R- Non riuscire a completare che un quadro, rendersi il giorno prima eri contento di quello che stavi facendo e il giorno dopo non capire il perché. Entra in quello stato particolare in cui tu sei i colori che stai mescolando sulla tavolozza e poi, niente, non ci sei più. È come essere colpiti da un'immagine bellissima, che poi svanisce lasciandoti un senso di sconfitta e di vuoto.
Delirio, perdita di idee, incapacità nel proseguire.
Uno straccio sulla tela, a cancellare quella parte di te per ricominciare. A volte mi è capitato, ed è comunque una piccola ferita, una ruga, che si aggiunge e ti aiuta a pensare.
D- L'arte è qualcosa di sublime, per farla conoscere vi è senza dubbio necessità di
esporre. Quali tipi di difficoltà hai incontrato?
R- All'inizio, negli anni settanta dipingevo solo per mettermi alla prova. La matita era però il mezzo che preferivo. Chiaroscuro, tratteggio, carboncino. Fu in un negozio di cornici dove lavoravo, che il titolare prese in mano un mio lavoro e mi consigliò di portarlo a far vedere ad un pittore famoso. “Questo è bello puoi fare strada.” Parole che galvanizzavano. Mi sentivo come se avessi salito un gradino importante. Non ci fu nessun incontro. Il giorno dopo una cartolina azzurra lasciai il lavoro, la casa, e partii
per la caserma di Viterbo.
Tutto ricominciò negli anni ottanta l'accademia dello Sprone di Firenze, il diploma.
Quasi una fantasia |
I primi approcci con il mondo dell'arte. La prima mostra, curata da Roberto Cellini. Tanta emozione, gli amici che hanno ricevuto a congratularsi con te, facce note e meno note, sconosciuti che ti esaltavano, qualcuno anche troppo.
Poi altre mostre, dove ho conosciuto tanti pittori, gente del "giro" critici, artisti e non.
Ed è lì che ho capito molte cose. Vuoi esporre in gallerie importanti? Devi essere importante, quotato, ci vuole un promotore, e, soprattutto molti soldi. Devi creare uno stile, più o meno sempre gli stessi soggetti, lo stile è importante tanto da prevaricare il talento. È difficile esporre, specie a Firenze, la città dell'arte e anche se sembra un controsenso è così.
Il problema è che sono cambiati i termini. Negli anni cinquanta, mi hanno raccontato, che erano le gallerie che acquistavano i lavori dai pittori, pagandoli poco, sì, ma permettendo a chi aveva talento di emergere e farsi un nome.
Oggi è diverso, gli "artisti" sono moltiplicati sono una marea, e su questa, e non sugli acquirenti si basa sulla gran parte del lavoro degli "addetti".
Nella posta elettronica ho tutti i giorni richieste di partecipazione a quella mostra, a quel concorso, tutti importanti, come i cataloghi dove ti vogliono iscrivere, presentare, recensire. Poi vai a leggere bene il tutto e su dieci richieste non più di una sono serie. Credo di parlare a nome anche di tanti altri valenti artisti che conosco. Se vuoi entrare a far parte di una certa élite fare con l'adulazione, il tuo adattamento a richieste richieste, alla moda, a quel senso del mercanteggio e della compiacenza che non mi ottenere.
Le mostre più belle sono quelle dove mi hanno invitato, dove mi hanno cercato e dove sono andato felice di incontrare persone vere.
D- Hai opere esposte in varie zone d'Italia. Vuoi farci conoscere alcune località di
queste?
R-Ho esposto al museo Kunstart
A Bolzano con la galleria Gaudi di Madrid, a Parigi, Pantin,con il Centro d'arte Modigliani, a Napoli a Castel dell'Ovo, a Palazzo Rospigliosi nel museo del giocattolo, a Genova alla mostra d'arte contemporanea, a Firenze alle Giubbe Rosse, e alla galleria FirenzeArt e poi tante personali in toscana e collettive in Italia. Alcuni miei quadri sono anche andati più lontani, ad Amburgo, in Germania, nel nord Carolina in USA, in Brasile.
D- Sei un artista dalle grandi capacità espressive sia per quanto riguarda l'arte figurativa
che quella poetica. I tuoi dipinti e le tue liriche hanno in comune l'introspezione e la
nostalgia. Vuoi parlarci di entrambe?
R-Sono passati molti anni da quando ho iniziato a dipingere.
Ai tempi della scuola, durante le lezioni mi piaceva ascoltare e nello stesso momento disegnare, qualsiasi cosa, che mi passava per la mente.
Il tratto, il segno, mi hanno sempre seguito. Poi il colore.
Ancora oggi cerco sempre l'ultimo colore, quello che ispira la luce, il ricordo.
Anni fa ne usavo meno nei miei quadri, di colore. Erano per lo più immagini soffuse, ovattate.
Oggi no, sto cercando la luce, quella più vivida. Amo i contrasti e le visioni istantanee.
Scrivo qualcosa, ogni tanto, l'ho sempre fatto da quando avevo sedici anni, ma lo tenevo per me. A volte una frase può racchiudere un pensiero importante, poche parole un concetto fondamentale, così provo a metterle sulla tela, e il risultato, spesso, mi lascia interdetto, trovo sempre qualcosa di diverso dall'idea originale, a conferma della nostra impermanenza.
D- In genere gli artisti amano l'arte in genere ma non tutti gli stili e tutte le varie correnti.
Hai preferenze di pittori classici? E contemporaneo?
RI pittori che amo di più sono gli impressionisti ei macchiaioli.
Vado spesso nell'ultima sala di Palazzo Pitti quella più in alto.
E resto a guardare, come fossi in un altro mondo, proprio quel mondo che è stato ed è, per me, il vero senso della pittura. Si impara tanto a guardare. Si riesce a sentire tutta la voglia di raccontare ed esprimere ciò che fino agli anni antecedenti era stato nascosto.
Fattori, Cabianca, Segantini, Banti, Lega, Boldini, Borrani, Gioli, Signorini, Lloyd e tutti gli altri di cui adesso non ricordo i nomi, e poi , Monet, Manet, Renoir, Van Gogh, ci vorrebbe un giorno per elencarli tutti .
Uno che mi colpì da giovane e che non fa parte della categoria è il grande pittore olandese Johannes Vermeer, i suoi dipinti ti assalgono con una luce straordinaria.
Amo un po' tutta la pittura in genere, l'arte americana prima dell'avanguardia, tra tutti, Hopper. Ci potrebbero le potenzialità per poter fare un lungo discorso su tutto questo, ma potrei essere tacciato come conservare incapace di comprendere e apprezzare l'arte moderna, specie quella contemporanea. Non è così una banana attaccata ad un muro lì ci sono sicuramente dei grandi, solo che il mio gusto personale non riesce a così un muro animale ucciso lì ci sono sicuramente dei nastri attaccati con del adesivo e tanto meno un palo nero bruciato con pseudopodi scarnificati nella più bella piazza del mondo.
D- A questa intervista sono accusati alcuni tuoi dipinti, vuoi inserire anche un paio delle tue liriche?
R- Come ho detto prima, scrivere è l'altra mia passione.
Lascio qui due pensieri, uno scritto quando avevo diciott'anni, l'altro adesso.
IMPRESSIONI (1974)
Vi conosco
siete i miei libri
i miei quadri
impressioni
della mia vita
siete i colori
che spando su questa tela
senza soluzione.
Il mondo mi libera
e fermandosi
la mia passione
s'avvinghia al domani
Se terrete così il mio vivere
sempre
nelle vostre vostre richieste
costruita una terra
un porto
in premio alla mia fatica
Oggi non guardo
perché non voglio immaginare
ma il domani s'avvicina
prende i colori dal mio viso
ed io rimango
stanco
assolo
inutilmente
Disegno dai contorni
di matita scura
che si schiude per ridere
un po' di sé
per non morire
veramente
QUESTE POCHE PAROLE (2020)
Sono volute di fumo
non volute da me
Queste poche parole
abbandonare alla sera
rincorrono strade
con lo sguardo che era
quello sguardo per te.
In spirali di fumo
fra i riflessi di un vetro
sulla linea di un muro
una sedia dov'era la figura di ieri
dondola vuota
non è il vento che spira
ad alzare la mira al ricordo
di dove ho nascosto
quel lume che indicava il cammino
due piccole lune
una eclissi sul fiume
un sorriso arlecchino
si è contratto in un grumo
in volute di fumo
Non voluta da me.
D- Chi conosce le mie interviste sa che lascio una parte “bianca “ all'artista.
Uno spazio dove l'autore si senta libero di scrivere ciò che sente, nel bene e nel male del
proprio ambiente. Noi amiamo la libertà di stampa e di pensiero per tanto Andrea sentiti
libero di esprimerti come vuoi su questo meraviglioso mondo dell'arte che
indubbiamente, come tutto, ha i suoi pro ei suoi contro
Grazie di cuore Andrea, grazie di ciò che sai darci attraverso la bellezza.
R-Penso di aver già fatto capire cosa penso di questo mondo.
Come in tutte le cose, c'è chi vive PER l'arte e chi vive CON l'arte. Le due cose, a volte si mescolano, e, da lì può sortire fuori un genio o un impostore.
Forse è il bello dell'avventura, alcuni hanno capito come andrà a finire, altri no.
Io sono tra quelli che resta nel dubbio, non ho avuto mai certezze assolute, l'unica a cui mi rivolgo e chiedo ascolto è quella di non acquistare un quadro, una scultura, per il valore del mercato, o perché ci sta bene con il mobile ed il divano, ma perché ti ha colpito, ti ha incuriosito, fa nascere un ricordo, o semplicemente perché ti piace.
Grazie Marzia, grazie dal cuore.
La musica è la lingua dello spirito. La sua segreta corrente vibra tra il cuore di colui che canta e l’anima di colui che l’ascolta
(Khalil Gibran)
Il nostro paese, è ricco di arte, di cultura, di emozioni. Nel fronte musicale abbiamo diversi cantanti e componitori italiani di tutto rispetto. Vorrei puntare sul cantautorato che arricchisce ancora di più il panorama della musica: comporre musica e parole è arte pura, cantare i propri costrutti, ancora di più. Riuscire a farlo per sé, per gli altri e farlo bene è già un successo ma se questo viene fatto in punta di piedi, con delicatezza, umiltà, professionalità e impegno, si arriva alla vetta.
Mariella Nava è tutto questo-
Maria Giuliana Nava, Mariella Nava per tutti, nasce a Taranto dove inizia a studiare con profitto al pianoforte. Scrittrice da sempre come da sempre estremamente sensibile.
Questa attività la porta dopo consigli di amici di fare leggere le sue composizioni e così inizia la strada di un grande talento. Fu con Gianni Morandi che iniziò i suoi primi successi con la canzone “ Questi figli”. Segue il contratto discografico con la RCA, l’apparizione al Festiva di Sanremo nel 1987 e poi innumerevoli meritati successi. Ha collaborato con illustri nomi della musica, ha scritto per Eduardo De Crescenzo, per Renato Zero, per Andrea Bocelli. Ha duettato con Mango, Amedeo Minghi, Dionne Warwick… Riceve premi per l’attività di scrittura, riconoscimenti al suo lavoro cantautorale e tantissime altre soddisfazioni che ha meritato appieno. La sua emotività e sensibilità l’hanno portata spesso ad essere presente in occasioni di beneficenza in eventi solidali.
Cerchiamo di conoscerla attraverso le sue parole che gentilmente mi ha concesso-
D- Ciao Mariella, intanto grazie per la gentilezza nell’avere accettato l’intervista:
ci piacerebbe conoscere il tuo imprinting con la musica. Quando è stato il primo momento nel quale hai compreso questo amore?
R.: Non ne ho una percezione temporale esatta ma credo che la musica si sia palesata a me come interesse insostituibile nel momento in cui entrò in casa mia un pianoforte verticale.
Sarebbe dovuto essere oggetto di studio per mia sorella di qualche anno più grande di me e quindi più pronta a iniziare ma invece mi ci appassionai io, fu una specie di folgorazione da cui non sono mai guarita. Avevo 7 anni.
D-Hai collaborato artisticamente con grandi nomi della musica? Vuoi parlarci di queste tue emozioni?
R.: grandissime emozioni tutte le volte e tutte diverse.
Le assimilo ad una scala piena di gradini da salire. Ogni volta era per me come un respiro nuovo ed un test importante da superare che insieme mi onorava ma mi metteva alla prova con me stessa. Anche perché il più delle volte era una richiesta che mi arrivava da artisti affermatissimi e non un mio propormi. Tutte le volte aggiungevo un valore alla mia scala e componevo la mia piccola storia. Era come dire: “ Ce L’ ho fatta anche questa volta!”
Ci sono state alcune occasioni in cui mi sentivo troppo inesperta per tenere testa alla domanda di collaborazione ma poi venivo esortata proprio da chi me la chiedeva a mettermi al lavoro con fiducia con il fatto di poter essere benissimo all’ altezza.
Questo è successo con RENATO Zero con “Spalle al muro“ nel 1991 o con Dionne Warwick nel 2004 con “It’s forever”.
D- Hai duettato con diversi artisti, vuoi dirci chi ti ha particolarmente coinvolto? Perché?
R.: Tutte le volte ho provato un grande coinvolgimento.
Ricordo “ Crescendo” con Renato Zero di cui girammo anche un bellissimo videoclip diretto da lui e poi ancora Amedeo Minghi con “ Futuro come te “ portata insieme al Festival di Sanremo del 2000.
Nel cuore ho anche il bellissimo ricordo di Pino Mango con cui cantammo “ Il mio punto di vista”. Due timidi che si incontrano puoi immaginare? Una tenerezza infinita se ci penso!!!!
Però quel giorno intero in studio a registrare e nostre voci insieme resta dentro me come uno dei momenti più emozionanti e belli.
D- La canzone “Vecchio” presentata a Sanremo nel 1991 è stato un enorme successo di Renato Zero e tuo. Quanto è contato per te l’incontro con il carismatico Renato?
R.: L’ ho sempre raccontato. Devo a lui moltissimo per come ha accolto nel suo repertorio questa mia creatura musicale.
Non sarebbe diventato il successo che è se non avesse goduto di quella insuperabile interpretazione su quel magico palco dell’ Ariston.
Tutto era perfetto per scrivere storia.
Io devo a lui il piacere di avere potuto partecipare a quel brillante momento della storia della musica leggera italiana.
Poi tutto il resto. Tutto quello che si può capire e imparare da un grande della nostra scena musicale.
D- L’ambiente della musica come di ogni altro mondo artistico è indubbiamente un cammino tortuoso, difficile e non sempre sinonimo di meritocrazia. Quanto ti sei sentita compresa? Quante altre volte hai avuto la percezione di insoddisfazione?
R.: posso dirti la verità? Incompresa molte volte. Nonostante la stima guadagnata essere donna in musica è davvero complicato.
Ho versato molte lacrime ma posso dirti oggi che sono state proprio la mia forza. Perciò benedico quei no. Benedico tutte le porte in faccia. E ad ogni delusione ricevuta corrisponde la mia crescita interiore e una mia canzone nuova che poi mi ha dato le più grandi soddisfazioni. Oggi sono molto più consapevole delle mie possibilità, del mio posto e non ho più paura di essere quello che sento e che voglio.
Un artista ha bisogno anche di questo per formarsi.
D- Sei una “scrittrice di vita” e porti in musica incanti di emozioni, hai la qualità di saperti esprimere in modo ottimale con la parola, la metafora e l’espressione emozionale. Quanto è contato tutto questo nella tua carriera? Quale è stata la tua prima importante collaborazione?
R.: è arrivata con una canzone sul rapporto genitori figli. La inviai a Gianni Morandi che come vedi è sempre pronto a voler scoprire e cantare nuovi generi musicali ancora oggi.
Lo lessi su di un giornale che avrebbe cantato volentieri nuovi autori.
Era il 1985. Così gli spedii una cassetta con su una canzone registrata voce e piano in diretta.
In una lettera di accompagnamento dicevo di essere di Taranto, studentessa e un numero di telefono di quelli fissi perché non c’ erano ancora i cellulari.
Rispose mia madre a quel telefono che squillò inaspettatamente in un pomeriggio ed era lui che mi cercava. Pensai che fosse uno scherzo ma era vero. Tutto iniziò da lì.
Cantò per primo le mie note e le mie parole.
Il brano si intitolava “ Questi figli”.
D- Mi piacerebbe che tu ti esprimessi liberamente su quanto è cambiata la musica, gli stili e la richiesta del pubblico.
R.: La richiesta del pubblico ? E chi la ascolta più? Con quale metodo? Se la ascoltassimo almeno una volta potremmo sapere qualcosa in più, per esempio perché non si compra più la musica mentre una volta si correva in un negozio a prenotarne il disco in uscita, perché non la si vuole più possedere ma ascoltare e basta? Ormai sono saltati molti parametri e se ci fermassimo a fare domande semplici avremmo moltissime sorprese.
Come in politica…
La musica è quella che sentiamo perché è quella che gira e forse quella che si sa fare con più facilità da molti ( forse troppi?) in questo momento.
La si “ compone “ con dei campionamenti e il più delle volte il vestito supera di gran lunga il nucleo della canzone, il contenuto, ammesso che ci sia. Spesso la linea musicale se la analizziamo è inconsistente, costruita su una nota sola, a volte due, se si arriva a tre si festeggia, scherzo naturalmente, però è vero che diventa insopportabile, troppe volte ripetuta e monotona.
Tutte le produzioni si assomigliano, in una sorta di overdose di brani poco distinguibili e destinati a non lasciare molto ricordo di sé dopo poco tempo.
Con questo non voglio dirti che tutto quello che si produce non sia valido, anzi, ci sono cose concepite e realizzate molto bene ed anche affascinanti nei nuovi generi, ma generalmente arrivano dall’ estero, dove hanno imparato a scrivere meglio di noi le canzoni che un tempo ci invidiavano.
Però, per farti un esempio, se un esperto musicista compositore si chiudesse in uno studio e capisse come si creano le canzoni in voga adesso, credo che con un po’ di impegno imparerebbe presto e ne potrebbe fare tante.
Il difficile è invece L’ esperimento contrario, scrivere le canzoni, trovare passaggi musicali unici, con cognizione di causa, parole inconfondibili, insomma scrivere quelle canzoni che riescano a rimanere nel tempo e parlare a più generazioni, quelle che non si scrivevano a chili per le stagioni, ma che venivano pensate con cura prima di vestirle con giusti strumenti, quelle che nascevano prendendo una chitarra e cantando come faceva Battisti con Mogol o Modugno o De Andrè, oppure sedendosi ad un pianoforte come faceva Burt Bacharach, tirando fuori un giro di accordi e di melodia di ineccepibile bellezza.
D-Hai qualcosa che vorresti dire ai nuovi talenti?
Si, di essere veri, soprattutto veri , di non scimmiottare mai nessuno e di scriverle loro le mode, non di seguirle!
D- Cosa ne pensi dei Talent che si aprono ai giovani?
Non mi dispiacciono, L’ ho detto già tante volte ma farei qualche cambiamento sui giudici scelti, altrimenti diventa puro show televisivo non al servizio della musica.
D- Una domanda di pura curiosità che rivolgo spesso a ogni tipo di artista: “La tua passione è nata in autonomia o nella tua famiglia vi era già il seme artistico?”
No in realtà è nata da me anche se mia madre, che era insegnante, ha sempre gradito
un’ educazione all’ arte per i suoi tre figli. La riteneva fondamentale per il nostro crescere e la nostra sensibilità e non posso darle torto.
D- Cara Mariella, è mia abitudine lasciare uno spazio bianco a qualsiasi artista perché sono convinta che l’arte non debba avere alcuna catena e limite d’espressione. Mi piacerebbe un tuo pensiero sul panorama musicale e dicendo panorama musicale, intendo spaziare a 360°.
Sentiti libera di dire che…
R- ho già un po’ detto tutto per cui mi limiterò a lanciare un annuncio:
Sappiate che la bella musica c’ è, non morirà mai, basta andare a cercarla.
il libro è a cura del Prof. Pejman Abdolmohammadi (PhD) – professore di Storia e Politica del Medio Oriente presso la Scuola di Studi Internazionali dell'Università di Trento e Ricercatore Associato dell'Istituto Italiano di Politica Internazionale (ISPI) – e del Prof Giampiero Cama – professore ordinario all'Università degli Studi di Genova, dove insegna Relazioni Internazionali e Scienza Politica –.
Lo scopo dell'opera è quello di esaminare la politica interna ed estera dell'Iran, evidenziando il suo ruolo strategico nel Medio Oriente e la sua identità libro complesso e contraddittoria tra tradizione e modernità. L'Iran ha il potenziale per svolgere un ruolo cruciale nella stabilità del Medio Oriente per una serie di ragioni. In primo luogo, l'Iran ha un potenziale significativo per agire come mediatore e ponte tra il Medio Oriente e l'Occidente grazie alla sua posizione geografica strategica, essendo situato tra il Mar Caspio e il Golfo Persico, tra l'Asia el' Europa . In secondo luogo, l'Iran è una delle maggiori potenze mediorientali in termini di risorse economiche e militari.La sua politica estera e il processo decisionale strategico potrebbe essere gli equilibri di potere nella regione. In terzo luogo, in quanto principale stato islamico sciita in Medio Oriente, l'Iran svolge un ruolo importante nelle risorse simboliche e può di conseguenza un'influenza significativa nelle aree strategiche come Libano, Yemen, Bahrain, Siria e Iraq, che sono affiliate al Repubblica islamica in vari modi. In questi paesi i punti di vista di Teheran sono importanti. A livello regionale e internazionale, il ruolo guida dell'Iran all'interno del mondo sciita, unito alla questione nucleare, ai suoi rapporti contraddittori con gli Stati Uniti e alla sua alleanza con Cina e Russia, fanno del Paese un argomento di studio stimolante e interessante.influenza importanti in aree strategiche come Libano, Yemen, Bahrain, Siria e Iraq, che sono affiliate al Repubblica islamica in vari modi. In questi paesi i punti di vista di Teheran sono importanti. A livello regionale e internazionale, il ruolo guida dell'Iran all'interno del mondo sciita, unito alla questione nucleare, ai suoi rapporti contraddittori con gli Stati Uniti e alla sua alleanza con Cina e Russia, fanno del Paese un argomento di studio stimolante e interessante. influenza importanti in aree strategiche come Libano, Yemen, Bahrain, Siria e Iraq, che sono affiliate al Repubblica islamica in vari modi. In questi paesi i punti di vista di Teheran sono importanti.A livello regionale e internazionale, il ruolo guida dell'Iran all'interno del mondo sciita, unito alla questione nucleare, ai suoi rapporti contraddittori con gli Stati Uniti e alla sua alleanza con Cina e Russia, fanno del Paese un argomento di studio stimolante e interessante. interno del mondo sciita, unito alla questione nucleare, ai suoi rapporti contraddittori con gli Stati Uniti e alla sua alleanza con Cina e Russia, fanno del Paese un argomento di studio stimolante e interessante. influenza importanti in aree strategiche come Libano, Yemen, Bahrain, Siria e Iraq, che sono affiliate al Repubblica islamica in vari modi. In questi paesi i punti di vista di Teheran sono importanti.A livello regionale e internazionale, il ruolo guida dell'Iran all'interno del mondo sciita, unito alla questione nucleare, ai suoi rapporti contraddittori con gli Stati Uniti e alla sua alleanza con Cina e Russia, fanno del Paese un argomento di studio stimolante e interessante. interno del mondo sciita, unito alla questione nucleare, ai suoi rapporti contraddittori con gli Stati Uniti e alla sua alleanza con Cina e Russia, fanno del Paese un argomento di studio stimolante e interessante. influenza importanti in aree strategiche come Libano, Yemen, Bahrain, Siria e Iraq, che sono affiliate al Repubblica islamica in vari modi. In questi paesi i punti di vista di Teheran sono importanti.A livello regionale e internazionale, il ruolo guida dell'Iran all'interno del mondo sciita, unito alla questione nucleare, ai suoi rapporti contraddittori con gli Stati Uniti e alla sua alleanza con Cina e Russia, fanno del Paese un argomento di studio stimolante e interessante. fanno del Paese un argomento di studio stimolante e interessante. influenza importanti in aree strategiche come Libano, Yemen, Bahrain, Siria e Iraq, che sono affiliate al Repubblica islamica in vari modi. In questi paesi i punti di vista di Teheran sono importanti.A livello regionale e internazionale, il ruolo guida dell'Iran all'interno del mondo sciita, unito alla questione nucleare, ai suoi rapporti contraddittori con gli Stati Uniti e alla sua alleanza con Cina e Russia, fanno del Paese un argomento di studio stimolante e interessante. fanno del Paese un argomento di studio stimolante e interessante. influenza importanti in aree strategiche come Libano, Yemen, Bahrain, Siria e Iraq, che sono affiliate al Repubblica islamica in vari modi. In questi paesi i punti di vista di Teheran sono importanti.A livello regionale e internazionale, il ruolo guida dell'Iran all'interno del mondo sciita, unito alla questione nucleare, ai suoi rapporti contraddittori con gli Stati Uniti e alla sua alleanza con Cina e Russia, fanno del Paese un argomento di studio stimolante e interessante.
A livello interno, l'Iran rappresenta un importante laboratorio di innovazioni politiche e di modernizzazione, che in alcune occasioni hanno ispirato movimenti e trasformazioni anche in altre parti della regione. Alcune di queste trasformazioni hanno portato alla democratizzazione e alla liberalizzazione, mentre altre hanno visto l'adozione di nuovi modelli di sistemi autoritari. Ad esempio, la rivoluzione costituzionale iraniana del 1906 {Enghelab-e Mashrouteh) ha rappresentato uno dei primi movimenti sorti dalla base e ha chiesto la liberalizzazione dei sistemi politici in Medio Oriente. Un altro esempio è la rivoluzione islamica del 1979, che ha rappresentato un punto di svolta per tutti i paesi islamici, e può essere paragonata alla rivoluzione russa del 1917.
La Repubblica islamica è diventata una fonte di stimolo e di speranza per molti movimenti politici islamisti. Nel 2009, è stato il Movimento Verde iraniano a scatenare la prima grande protesta pubblica da parte dei giovani in Medio Oriente vista nel ventunesimo secolo. Una nuova generazione iraniana ha chiesto più democrazia, laicità e libertà, utilizzando la tecnologia moderna, in particolare i social media come Twitter e Facebook e la comunicazione satellitare; questo ha in parte ispirato il movimento della "primavera araba" in altre parti della regione. Anche se il Movimento Verde è stato represso, ha presentato le nuove generazioni iraniane come tra le più progressiste del Medio Oriente. È possibile sostenere che nella reazione e nella critica all'uso politico dell'Islam si siano viste in Iran le prime tracce di sostegno a una società post-islamista in Medio Oriente. Il paese stato stato uno dei primi paesi del Medio Oriente a istituire un moderno islamico nel, ma dopo quattro decenni ha iniziato a frequentare una scuola tendenze post-isla, volte a promuovere valori più laici. Per comprendere più in profondità queste tendenze, è importante e rilevante esaminare la società iraniana e le interazioni tra diversi gruppi sociali e culturali all'interno della Repubblica islamica. Questi sviluppi in corso in Iran sono in contrasto con le principali tendenze in molti altri paesi del Medio Oriente. Turchia, Qatar, Marocco e Yemen stanno promuovendo, sia pure con interpretazioni diverse, l'ascesa dell'islam politico.Questo libro ha adottato un approccio multidisciplinare.
Politiche interne ed estere contemporanee dell'Iran
Abdolmohammadi, P. & Cama, G.
Spesso accade che nella ricerca della novità a tutti i costi o quella cucina alternativa solo perché alla moda, si perda di vista coloro che fanno ristorazione di prima qualità, con scrupolo e tanta dedizione nonostante i tempi non facili.
Come al Ristorante Cotto , nel cuore di Roma, in via Torino, 124 tra la Stazione Termini e il Quirinale, a due passi dal Teatro dell'Opera.
Un locale moderno e classico, con un ottimo servizio, dove si mangia veramente bene. Uno di quei locali che mette d'accordo un po' tutti. Il suo successore?
Il passa parola incessante, i consensi unanimi e così il locale diviene il posto ideale per una pausa tranquilla, che sia una colazione di lavoro o un incontro fra amici o ancora un rilassante t ê te at ê te.
Il menù preparato dallo chef messinese Giuseppe Arena ; la carta dei vini predisposta per aiutare a orientarsi anche nella scelta dei piatti.
Già il menù, biglietto da visita del locale, combina sapori classici e contemporanei, con piatti gustosi e ricercati sia di pesce che di carne. Anche scelte per vegani e vegetariani.
Piatti interessanti e ben fatti grazie all'estro del bravissimo Giuseppe, attento a rispettare gli ingredienti, preciso nelle cotture, fantasioso quanto basta per rendere il tutto accattivante.
Una vera “chicca” nel cuore di Roma. Il lusso della semplicità.
Anche se è una frase un po' abusata, il Ristorante Cotto incarna il buon gusto, l'ospitalità e la buona cucina, il mix del suo successo. Un locale da consigliare.
Urano Cupisti