L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.


Warning: Creating default object from empty value in /home/medismxz/public_html/flipnews.org/components/com_k2/views/itemlist/view.html.php on line 743

Kaleidoscope (1550)

Free Lance International Press

This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

 

June 29, 2025

 Festa grande ieri pomeriggio presso la sede delle associazioni regionali di Roma (UnAR) in via Ulisse Aldrovandi. L’ occasione è stata data dal concerto tenuto dal Maestro Massimo Cappello e dal Maestro Raul Dousset da Buenos Aires per la fine delle attività dell’UnAR  con riferimento alla pausa estiva.

Il M° Massimo Cappello, salentino, straordinario pianista, mattatore indiscusso della serata, con i suoi irresistibili brani  ha guidato gli ospiti in un affascinante viaggio musicale dal titolo Souvenirs de Voyage - Pianist’s Concert: un itinerario che ha spaziato da  Mosca a New York, passando per Roma e Parigi, attraverso musiche che hanno segnato epoche e sentimenti in un intreccio di cinema, emozione e virtuosismo.

L’ampio repertorio ha ricompreso brani di varie epoche, stili e generi musicali fortemente coinvolgenti, molti dei quali noti al grande pubblico e capaci di risvegliare  ricordi e rinnovare il rapporto empatico ed emotivo tra gli artisti e il pubblico. Dai grandi compositori del passato fino alle colonne sonore, alla musica tradizionale. Souvenir de Voyage  è stato un ideale viaggio dal passato al pre­sente.

Il concerto è stato organizzato dall’associazione musicale Mozart, il Gremio dei Sardi, l’Associazione dei Pugliesi, la Società Umanitaria, il Fogolar Furlan e il il CSS, finale con buffet e "scoppiettante" brindisi con la  la simpatica e coinvolgente presentatrice,  professoressa Irene Venturo, presidente dell’Associazione dei Pugliesi a Roma. Nutrita la presenza dei rappresentanti delle altre regioni italiane.

 

 

 

Bicycle Man è un thriller unico, gratis su Chili: un liquido verde ha riscritto il destino, trasformando l'ordinario in un incubo che si aggrappa all'anima. Sei pronto a guardare?

Se sei capitato qui non è un caso, forse qualcosa ti ha chiamato da lontano, una voce bassa, nascosta tra i giorni tutti uguali, sepolta nella polvere dei soliti racconti. Ora fermati un istante e respira, perchè voglio svelarti una storia che non ha chiesto il permesso di esistere: si chiama Bicycle Man e non assomiglia a nulla di già visto.

È una vicenda che nasce come certe piante testarde, quelle che spuntano in luoghi improbabili, tra le crepe dell'asfalto, sfidando l'indifferenza e il tempo. Non si nota subito ma, una volta vinta la soglia, resta.

È una serie, certo, ma prima ancora è un gesto, una dichiarazione d'esistenza, una poesia aspra, pedalata a fatica controvento, lungo le strade spigolose del Sud.

La serie

Bicycle Man si articola in sei episodi di circa mezz'ora ciascuno, disponibili gratuitamente su Chili. Sono frammenti densi, nervosi, pronti a esplodere. Un thriller intimo, visionario, spietato e intriso di malinconia, che danza sul confine tra il crudo realismo e l'allucinazione più sottile, tra il sogno e la trama che plasma le esistenze. Inizia piano, quasi in sordina, e termina come una fitta che non ti abbandona più.

La trama

Tutto ha inizio in una piccola, appartata e silenziosa officina di biciclette. Qui, parlano le catene arrugginite, i copertoni appesi e gli attrezzi consumati dal tempo. È la bottega di Sam, un meccanico anziano e solitario, affiancato da Vania, una ragazza schiva e intelligente a cui vuole bene come a una figlia. Sam ripara ciò che non funziona più, aggiusta silenzi, conosce la pazienza e la pratica con il cuore, ormai abituato a rimanere ai margini. Tra lui e Vania c'è un legame profondo, fatto di gesti e sguardi, che non necessita di spiegazioni.

Poi, un giorno qualsiasi - perché tutto, nelle storie vere, accade in un giorno qualsiasi - la quiete viene squarciata. Nel laboratorio di Sam irrompe uno sconosciuto, braccato da due uomini senza scrupoli, con un contenitore in mano colmo di uno strano, brillante liquido verde. Nel panico più totale, cerca rifugio nel retrobottega e, in un gesto disperato quanto incomprensibile, versa quel fluido nel serbatoio della macchina del caffè, la stessa che Sam usa per offrire una tazza ai suoi clienti affezionati.

Ciò che segue è una metamorfosi agghiacciante: quel fluido, concepito per scatenare la ferocia nei cani da combattimento, negli esseri umani libera impulsi omicidi, visioni distorte, rabbie primordiali. E Sam, ignaro, ne diventa la prima, involontaria vittima.

Dalle ombre della città, emerge Norma, detta  "la Rossa", una cliente abituale di Sam. Inconsapevolmente, anche lei assapora quel caffè contaminato e si trasforma, divenendo una killer imprevedibile, una figura inquietante. Norma è la carne e il sangue della diffusione del contagio, un passo ulteriore verso l'abisso in cui questa sostanza trascina chiunque ne venga toccato.

Nel frattempo, il detective Frank Loria, uomo risoluto e pragmatico, si trova a indagare sull'omicidio di Samantha Kilk, avvenuto sulla spiaggia, sorella della spagnola Marcela. Per una coincidenza che appare solo tale, Loria verrà trascinato in questo nuovo mistero, che cresce e si ramifica come una macchia d'olio, estendendo senza sosta il suo perimetro. I fili si annodano, le strade si incrociano e Bicycle Man pedala nel mezzo di questa tormenta, con le mani sporche di sangue e un cuore colmo di verità.

La Calabria: il cuore pulsante della serie

La Calabria in Bicycle Man non è mero sfondo: è una presenza viva, tangibile, che plasma e dà sostanza a ogni respiro narrativo. Con la sua luce cruda che accarezza i borghi antichi e le case dai muri segnati dal tempo, i suoi silenzi sospesi che vibrano nell'aria salmastra, la regione guida lo sguardo e imprime un senso profondo a ogni fotogramma.

La serie è stata girata tra Rossano e la Piana di Sibari, attraversando ben cinquantaquattro location reali, senza set ricostruiti né scorci alterati.

I cortili assolati, i vicoli tortuosi che profumano di storia, le case che si aggrappano alle colline, appartengono a un mondo autentico, scelto e abitato per la sua forza evocativa. Le spiagge della Calabria, ampie e selvagge, con la sabbia che si fonde con le rocce e il mare che sussurra antiche storie, diventano non solo scenario, ma complici silenziosi dei drammi che si consumano, luoghi dove la bellezza può celare l'orrore più inaspettato. Qui, la realtà non accompagna: la realtà domina il racconto.

La visione di Renato Pagliuso

Renato Pagliuso, penna già nota per opere come Racconto Calabrese (con il volto americano di Robert Woods), Solitudine di un regista, Malena 2021 e Film Onirico, firma con Bicycle Man uno dei suoi progetti più arditi.

Un racconto che affonda le radici nella Calabria, non limitandosi a descriverla, ma facendola vibrare nell'anima stessa della narrazione, con la tensione del reale e la forza inesorabile della memoria.

Pagliuso non ha cercato fondi pubblici né reti di sicurezza, ma aveva solo un'idea che lo teneva sveglio la notte. E così ha riunito attorno a quella visione mani, volti, accenti e amici, trasformando l'ostinazione nella forza motrice del progetto.

Con cura meticolosa e determinazione inflessibile, ha edificato questa serie, dedicandole un impegno silenzioso e costante, come si fa con ciò che è destinato a sfidare il tempo, rifuggendo sprechi e clamori, guidato da un amore feroce per la sua arte.

Non ha mai inseguito il guadagno, solo l'imperiosa necessità di raccontare. Per questo, ama ripetere una frase che sente cucita addosso, come una seconda pelle: "Io non faccio cinema per fare soldi. I soldi li faccio per fare cinema." (Walt Disney).

 

Un realismo visionario a pedali

C'è qualcosa di antico in Bicycle Man, non tanto nel tema, che anzi si muove con leggerezza tra visioni futuribili e derive allucinate, quanto nel modo in cui decide di raccontarsi.

La narrazione abbraccia una lentezza intenzionale, che non teme il silenzio e offre spazio alla presenza concreta degli oggetti, alla gravità dei gesti, all'eloquenza dei volti. Ogni dettaglio è accolto con reverenza, senza mai cedere alla fretta, preferendo suggerire piuttosto che spiegare.

Ed è in quell’equilibrio sottile che affiora un forma delicata di realismo visionario, capace di insinuarsi tra le pieghe del quotidiano, come un sogno inaspettato che prende corpo in una stanza disordinata alle tre del pomeriggio.

 

Un atto di fede per il cinema indipendente

Bicycle Man è una serie piccola solo se la si misura con il metro sbagliato. In realtà, è un grandioso atto d'amore per il cinema indipendente.

È nata da una visione ostinata, da un'urgenza creativa che non ha tollerato attese. È una domanda lanciata nel vento, una sfida allo status quo: cosa accade quando un regista decide di non attendere il "permesso"? Quando sceglie di girare comunque, di dare voce a ciò che pulsa dentro, anche se nessuno, apparentemente, lo ha chiesto?

Ciò che accade è proprio questo: nasce una serie che non ha precedenti. Una voce ruvida, forse volutamente stonata rispetto al coro dominante, ma profondamente intrisa di sincerità. È il suono autentico di chi sa che le storie, quelle che contano davvero, trovano sempre il modo di emergere.                  E la verità, quando trova la sua strada, arriva sempre. Anche a pedali.

Cast e produzione

Nel cast che dona vita a questa storia, troverai: Fernando Di Virgilio, Raffaella Reda, Paolo Mauro, Merixtell Laso, Valentina Savane, Carmelo Giordano, Emilia Brandi, Romy Costantino.

Le musiche, che tessono l'anima sonora, sono opera del duo Di Bona & Sangiovanni (The Villa Studios); la fotografia, che cattura la luce cruda e l'ombra, è di Jonathan Elia; il montaggio, che dà ritmo e respiro, è di Tony Perri. L'addetto stampa che ne amplifica la voce è Euristeo Ceraolo.

Pagliuso, presidente della casa di produzione Esterno Giorno Film Productions, iscritta al MIBAC tra le imprese cinematografiche autorizzate, ha segnato il suo debutto cinematografico con il lungometraggio Racconto Calabrese, uscito nelle sale italiane nel 2016.

Nel 2011, un prestigioso riconoscimento, il premio La Maschera d’Argento, onorificenza un tempo tributata a icone come Liz Taylor, Totò, Walter Chiari e Oreste Lionello, ha suggellato il suo talento.

Negli anni, ha dato vita a numerosi progetti, raccogliendo riconoscimenti importanti a livello nazionale e internazionale.

 

*Bicycle Man è un'opera consigliata a un pubblico adulto, data l'intensità dei suoi contenuti e la delicatezza dei temi affrontati.

 

June 22, 2025

June 20, 2025

 

La Nuova Destra Riformista Americana: Vermeule, Deneen, Rufo e gli Architetti della Rivoluzione Conservatrice di Trump

 

Mentre il mondo osserva con attenzione le evoluzioni della politica americana, un movimento profondo e coerente prende forma al di sotto della superficie mediatica. Si tratta della nuova destra riformista, un insieme di pensatori, strategisti e funzionari che — al seguito di Donald Trump — mirano a rifondare le basi morali, istituzionali e culturali degli Stati Uniti.

Non si tratta di un semplice ritorno al passato, ma di un progetto contro-rivoluzionario che vuole riprendersi lo Stato, ripensare la Costituzione e riaffermare valori tradizionali attraverso strumenti moderni. Alcuni nomi sono centrali in questa strategia: Adrian Vermeule, Patrick Deneen, Christopher Rufo, Kash Patel, Stephen Miller e Russ Vought. Sono loro i teorici e tecnici del trumpismo 2.0.

Adrian Vermeule: il giurista della sovranità morale

Professore ad Harvard, ex liberale convertito al cattolicesimo e poi al conservatorismo integrale, Adrian Vermeule è il pensatore più sofisticato del gruppo. La sua teoria del “common-good constitutionalism” propone una rilettura della Costituzione americana non come insieme di libertà individuali astratte, ma come strumento per realizzare il bene comune oggettivo, ancorato alla legge naturale.

Vermeule contesta la neutralità liberale e suggerisce che i giudici e lo Stato abbiano il dovere di promuovere ordine, moralità pubblica e gerarchia. In sintesi: meno diritti soggettivi, più autorità e valori condivisi. La sua visione offre a Trump un linguaggio giuridico per giustificare una presidenza forte, centralizzata e moraleggiante.

Patrick Deneen: il critico del liberalismo

Professore a Notre Dame, Patrick Deneen è l'autore del libro-manifesto Why Liberalism Failed, letto e apprezzato anche da Barack Obama. Ma la sua conclusione è radicale: il liberalismo ha distrutto le comunità, dissolto le virtù civiche e generato un individualismo decadente.

Deneen propone un populismo tradizionalista, basato su autorità locale, comunità religiose e virtù civiche. Il suo approccio ispira una destra post-liberale che non si accontenta di “vincere le elezioni”, ma mira a trasformare l’ethos americano. È la dottrina che giustifica l’offensiva trumpiana contro l’élite culturale, il wokismo e l’individualismo progressista.

Christopher Rufo: il guerrigliero culturale

Se Deneen e Vermeule forniscono la filosofia, Chris Rufo è il commando operativo nella guerra culturale. Giornalista, stratega, ex documentarista, Rufo è diventato celebre per aver portato all’attenzione pubblica l’insegnamento della Critical Race Theory nelle scuole, scatenando un’ondata di reazioni conservatrici.

Rufo è oggi uno degli architetti del progetto di controrivoluzione culturale trumpiana, che punta a ripulire agenzie pubbliche, scuole e università da ideologie progressiste. La sua strategia è semplice ma efficace: nominare, attaccare, polarizzare, con l’obiettivo di mobilitare l’elettorato e normalizzare un'agenda tradizionalista.

Kash Patel: l’uomo dei dossier

Kash Patel, ex funzionario del Dipartimento della Difesa e stretto collaboratore di Trump, è il volto tecnico e operativo della battaglia per il controllo dello Stato profondo. È stato coinvolto in numerose operazioni per smascherare il presunto abuso dell’intelligence contro Trump, e oggi è visto come un possibile alto funzionario in un secondo mandato.

Patel rappresenta il lato più militare e strategico della riforma trumpiana: sfoltire le agenzie, epurare i vertici ostili, riorganizzare il potere federale per garantire fedeltà all’esecutivo.

Stephen Miller: l’architetto della nuova sovranità

Noto per le sue posizioni dure sull’immigrazione, Stephen Miller è uno degli ideologi più fedeli a Trump. Fu lui a concepire il “Muslim Ban”, la separazione dei migranti al confine, e altre misure simboliche che miravano a riaffermare il controllo nazionale.

Miller crede in una visione etnopluralista e sovranista degli Stati Uniti: una nazione con confini chiari, identità forte e governo autoritario. È uno degli artefici dell’idea che lo Stato non sia neutrale, ma difensore attivo della cultura americana storica.

Russ Vought: il burocrate del rinnovamento

Ex direttore dell’Office of Management and Budget sotto Trump, Russ Vought guida oggi il Center for Renewing America, un think tank chiave nel progettare una futura amministrazione trumpiana. Il suo scopo? Costruire un governo populista conservatore che funzioni sul serio.

Vought si occupa di policy e istituzioni: selezione dei funzionari, riforma burocratica, tagli ai fondi delle agenzie ostili, incentivi alle famiglie tradizionali. È lui il tecnico della rivoluzione, colui che cerca di rendere operativa la visione teorica di Vermeule e Deneen.

Oltre Trump: verso una nuova forma di Stato

Questi sei uomini non sono semplici consiglieri o simpatizzanti: sono ingegneri politici, impegnati nella costruzione di una destra americana post-liberale, moralmente aggressiva, istituzionalmente trasformativa. La loro visione va oltre la figura carismatica di Trump: immaginano una nuova architettura dello Stato, fondata su autorità morale, efficienza esecutiva e identità nazionale.

Trump alla Casa Bianca, avrà costoro al suo fianco. Avrà con sé una squadra, una dottrina, una strategia di lungo termine. E l’America potrebbe entrare in una fase nuova, non più dominata dal liberalismo, ma da una destra organica, verticale e a suo modo restauratrice.

June 17, 2025

 

Sabato 14 giugno si è svolta la cerimonia di premiazione dell’XI edizione del Premio Internazionale Letterario e d’Arte Nuovi Occhi Sul Mugello. Questo prestigioso concorso, ideato e organizzato dalla Presidente Annamaria Pecoraro, nasce con l’obiettivo di valorizzare il territorio e le risorse della terra del Mugello, oltre a sostenere e aiutare alcune realtà locali particolarmente bisognose.

Quest’anno, il premio ha avuto il piacere di supportare la Casina Aps, un’associazione fondata nel 2023, composta da famiglie volontarie che accolgono persone con disabilità all’interno del proprio nucleo familiare.

Il Premio non si limita a essere un contenitore di racconti, poesie e dipinti da valutare, ma assume anche un forte valore sociale. L’instancabile Annamaria Pecoraro riesce ogni volta a rendere questa manifestazione un fiore all’occhiello del Mugello, attraverso iniziative benefiche e solidali che contribuiscono a rendere questa terra ancora più speciale.

Inoltre, fra tanti partecipanti alle varie arti presenti nel bando, sono stati premiati numerosi giovani under 18, dimostrando come il talento e la creatività possano essere coltivati fin dalla giovane età, portando avanti con entusiasmo e passione il patrimonio culturale e artistico del territorio. 

Durante la cerimonia, è stato inoltre consegnato il Premio alla Carriera a Daniela Morozzi, attrice di televisione, cinema e teatro. Donna molto impegnata nel settore sociale, Daniela dà voce agli emarginati, affronta il problema dell’immigrazione, si dedica alle donne, agli anziani, alla legalità e ad altre tematiche di grande rilevanza. È anche testimonial per diverse campagne solidali. Inoltre, Daniela Morozzi, si impegna attivamente sul tema del fine vita. I suoi spettacoli sono rappresentazioni che invitano alla riflessione, all’attenzione e alla comprensione di quanto il nostro vivere quotidiano possa essere spesso sordo di fronte alle problematiche sociali.La giuria ha lavorato attentamente nel giudizio di tutte le sezioni: poesie, racconti, dipinti e tutto quanto è arrivato. Le opere presentate sono state valutate con cura, e sono state apprezzate poesie bellissime, racconti emozionali, disegni e dipinti molto interessanti. La presidente di giuria è stata la prof.ssa Marilisa Cantini, che da anni svolge questo incarico con grande attenzione e dedizione. Le poesie, i racconti e le chiamate sul palco del bellissimo Teatro Rossini sono state curate dalla conduttrice radiofonica Roberta Calce, che da 10 anni dà voce e professionalità a questo concorso. È stata una giornata ricca di valore, emozione e attenzione da parte di un pubblico che ha seguito con grande interesse fino all’ultimo momento. Un plauso va sopratutto  a chi con amore e impegno costante continua a portare avanti un Premio che ha all’interno un cuore pulsante; quello di Annamaria Pecoraro.

June 15, 2025

June 09, 2025

 

   Il placido Serein

Il Serein è il principale corso d'acqua che attraversa il distretto vinicolo di Chablis condizionandolo con il suo idro-clima. In particolare quella parte collinare posta ad Est della cittadina dove sono posizionati i vigneti classificati Grand Cru.

È lungo 188 km e, vista la modesta portata, non è navigabile. Nasce nelle colline dell'Auxois ad Arconcey e scorre verso Nord/ Nord-Ovest,  per confluire nello Yonne a Bassou.

Origine del nome: Serein è la parola francese che significa "sereno". Ciò potrebbe riflettere la natura placida del suo corso.

Siamo nella Regione Borgogna-Franca Contea, dipartimento di Yonne dove è localizzato il “vigneto” dello Chablis..

    Il Serein a Chablis

Quest’ultimo rappresenta la vocazione vinicola più settentrionale della Borgogna. Le vigne sono quasi esclusivamente composte da piante del vitigno Chardonnay, che danno un vino bianco secco rinomato per la purezza sia del suo aroma che del suo gusto.

Il clima fresco di questa regione dovuto ad un mix di circostanze (50°parallelo, mancanza di montagne e/o boschi che possano mitigare i forti venti),  produce vini con più acidità e sapori meno fruttati rispetto ai vini a base di Chardonnay prodotti nella Borgogna “classica”.

Gli Chablis hanno spesso una nota di "pietra focaia", a volte descritto come "goût de pierre à fusil" e talvolta una nota definita "metallica”.

Rispetto ai vini bianchi della Côte d’Or (Mersault, Saint-Aubin, Montrachet), lo Chablis è in media molto meno influenzato dall'affinamento in botte. Lo Chablis cosiddetto di base è vinificato in recipienti di acciaio inox. L'eventuale maturazione in botte, quando viene effettuata, è una scelta stilistica seguita solo da alcuni produttori e riguardano Premier Cru e Grand Cru.

Tutti i vigneti di Chablis sono coperti da quattro denominazioni di origine, con diversi livelli di classificazione, che riflettono le differenze del

   Paesaggio

suolo e della pendenza presenti in questa regione settentrionale. In cima alla classifica sono i vigneti, Sept Grand Cru, tutti situati su una singola collina vicino alla città di Chablis. Seguono i vigneti da cui si ottiene lo "Chablis Premiere Cru"( in totale 12 produttori) e poi le zone da cui si ottengono lo "Chablis " e il " Petit Chablis". Questi ultimi due rappresentano l'80% di tutta la produzione.

Ed il placido, silenzioso, sereno corso d’acqua Serein, partecipa attivamente al micro-clima in comunanza con la presenza della fascia di Kimmeridge, una matrice di sottosuolo di epoca giurassica nata dal compattamento sul fondale marino di gusci calcarei di ostriche. Chapeau!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Page 6 of 111
© 2022 FlipNews All Rights Reserved