L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.


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Kaleidoscope (1289)

Free Lance International Press

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“Premio Italia diritti umani 2023” ®

 

Dedicata alla memoria dell’ ex Vice-presidente della Free Lance International Press Antonio Russo.
via Ulisse Aldovrandi 16 c/o Unar - ROMA

ROMA 14 Ottobre 2023


Il Premio Italia Diritti Umani nasce dall’esigenza da parte delle associazioni coinvolte di voler dare un giusto riconoscimento a coloro che, per la loro attività, si sono distinti nel campo dei diritti umani. In un mondo in cui il profitto sembra essere lo scopo ultimo di ogni intento, bisogna sostenere chi lotta veramente, sacrificando spesso gran parte (o del tutto) la propria esistenza per aiutare il prossimo. I Mass Media spesso non prestano la dovuta attenzione al tema dei diritti umani, se non in maniera superficiale. È giunto quindi il momento, non solo di dare un giusto riconoscimento a chi lotta per la difesa dei più deboli, ma anche di parlare su come possano essere tutelati meglio questi diritti che, anche in paesi come l’Italia oltre che all’estero, sono sistematicamente violati, soprattutto nei confronti dei più deboli.


In collaborazione con  -

 

 

               Modera e presenta il premio: Neria De GiovanniFree Lance International Press
Presidente dell’associazione Internazionale Critici Letterari

Saluti del Pres. della Free Lance International Press Virgilio Violo e Antonio Masia Pres. dell’UnAR - Ore 15. 50

Interventi

Massimo Tomaselli –Coord. Resp. coop. “il Futuro Quadrifoglio”
ore 16,00

L’assistenza domiciliare integrata nel trattamento delle dipendenze patologiche

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Patrizia Sterpetti – Presidente di Wilpf Italia – ore 16.20
"Diritti umani e militarismo"

 

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           Ornella Mariani Forni –  scrittrice - ore 16,40
 
“Informazione e diritti umani”

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Buffet ore 17.00

 

I vini offerti

Spumanti

Corte Aura

Cascina San Pietro

Barone Pizzini

Ferghettina

Vini Bianchi

Moncaro

Livon

Scubla

Ricasoli

Elena Walch

Masottina

Pievalta

La Scolca

Vini Rossi

Casale del Giglio

Sannio Consorzio Tutela Vini

Fontanavecchia

La Guardiense

 

Cantina di Solopaca

Fattoria La Rivolta

Cantine Tora

Cantine Iannella 1920

La Miniera del Convento

 

Serra degli Ilici

Il Poggio

Corte Normanna

Elena Catalano

Torre Varano

Viticoltori San Martino

 

 

 

 

Ore 17,30 - FerdiNando Maddaloni  presenta un estratto da

“SE CHIAMI UN DIRITTO RISPONDE UN DOVERE”

di & con Ferdinando Maddaloni
monologo ispirato alla vicenda giudiziaria relativa al duplice delitto di Ponticelli del 1983

 

                          PREMIAZIONE ore 18.00   

 
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Coordinatrice l’attrice Mariella Guarnera, consegnano i premi e leggono le motivazioni gli attori:
Annalena Lombardi, Patrizia Tapparelli, Alessandro Peccolo 

 

PREMIO ITALIA DIRITTI UMANI  A  MONICA LENTINI
legge la motivazione Alessandro Peccolo

 

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PREMIO ITALIA DIRITTI UMANI  A  ANNA SELINI
legge la motivazione Annalena Lombardi

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PREMIO ITALIA DIRITTI UMANI  A  ARNALDO VITANGELI
legge la motivazione Patrizia Tapparelli 

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PREMIO ITALIA ALLA CARRIERA A  SERGIO TIBERTI
legge la motivazione Mariella Guarnera 

 

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PREMIO ITALIA ALLA CARRIERA A  GIORGIO VITALI
legge la motivazione Virgilio Violo

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Galleria d’arte “Sempione” - Donate opere degli artisti: 
Stefania Pinci, Sergio Saviantoni, Stefano Sesti

 

A sorpresa hanno concluso la serata gli amici della Guarner Bros

 

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foto di gruppo

 

 

 

 

                                 

October 15, 2023

 

Un testo crudo, diretto, velenoso che in un'ora e qualche minuto mette a nudo dinamiche e mentalità del perverso mondo camorrista. Utilizzando il dialetto napoletano, perlopiù fruibile e comprensibile a tutti, la piece risulta ancora ancora più realistica.

“L’imparata” è traducibile come “la lezione”, che il povero venditore ambulante Matteo (Antonello Pascale) dovrà, suo malgrado, sorbire da Vincenzo (Antonio Grosso). Il malvivente è inspiegabilmente uscito di prigione prima di aver scontato tutta la sua condanna. L’uomo sembra inasprito dagli anni passati in carcere e rabbioso cerca qualcuno su cui sfogarsi, ma al contempo sembra anche roso da sensi di colpa o da chissà quale tarlo che lo ossessiona. Così, prende come capro espiatorio il povero venditore terrorizzato. Unica colpa del lavoratore, è quella di aver mancato di rispetto alla sua famiglia, ma come? Proponendo una vendita di biancheria a rate! Pretesto, questo, per scatenare l’ira del malvivente, che inspiegabilmente si sente offeso davanti a tutto il quartiere e alla comunità criminale che lo circonda perché non è in grado d pagare in un'unica soluzione...

Questo atteggiamento palesa la bieca mentalità di un malvivente, che cerca solo un pretesto per scaricare la sua frustrazione. Vincenzo sembra prepararsi per un viaggio, o forse una fuga, insieme ad un altro poco di buono, mal visto dalla famiglia anche perché particolarmente pericoloso. Con lui, quando è al telefono, cambia completamente atteggiamento, dimostrando una sudditanza psicologica ed emotiva che stona con la sua rudezza e prevaricazione contro il povero venditore.

Antonio, nei panni di questo malvivente, manifesta il peggio di sé: violento, provocatorio, frustrato, ma in lui traspaiono anche delle debolezze che cerca di nascondere.

Questo è ben sottolineato dalla regia, che si direbbe abbia voluto intrappolare l’uomo nella scenografia in una gabbia inesistente, quella mentale del protagonista. Impossibilitato ad uscirne, si muove come una tigre in gabbia o una mosca che sbatte continuamente sulla finestra chiusa, vomitando ansia, frustrazione, paura e sfogando tutto sull’altro. Attraverso questa “imparata” il malvivente vorrebbe insegnare al disgraziato il rispetto e come vivere, ma attraverso la lente distorta della malavita in cui è cresciuto e dove si è ritagliato uno spazio che ora però sembra essergli stretto, soffocarlo, fagocitarlo.

Il malavitoso sembra a volte rispecchiarsi in quel piccolo uomo in cui rivede le sue fragilità, e così lo aggredisce; in lui vede il suo alter ego dall’aspetto più umano e debole che deve distruggere, annichilire e soffocare. Una parte da disconoscere, una voce della coscienza diventata opprimente, il suo punto più debole e conflittuale.

Allora, per ritrovare quel potere ormai svilito in cui si è sempre rifugiato, cerca di soffocare questo stato d’animo attraverso il sopruso.

Il testo sottolinea la povertà d’animo e la vigliaccheria di un uomo armato che abusa di una persona semplice e indifesa, mettendo a nudo la difficile realtà di un pentito che ancora non si è staccato dalla mentalità criminale, che ora lo ostracizza e lo vede come traditore. Vincenzo ora vive nel terrore e mostra la paura per le inevitabili ripercussioni che si abbatteranno su lui e sulla sua famiglia. Così, tutto gli crolla addosso, perde la sua identità e il posto in quella parvenza di società malata di cui non fa più parte.

Subentreranno nella scena altre due importanti figure. La prima è la riuscitissima moglie (una bravissima Marika De Chiara), anche lei maltrattata dal marito seppure riesca a tenergli testa, tanto che l’uomo nel confronto manifesta le prime crepe con momenti di estrema fragilità.

La seconda figura è la fantastica Teresa Del Vecchio nei panni della madre. Con lei si svela un altro aspetto del malvivente, ancora più profondo. Lo troviamo rispettoso, si direbbe succube della figura materna, pur manifestando sempre il suo umore altalenante, insofferente, insicuro ed agitato. La madre ha ormai capito qual è il segreto che lo divora.

Antonio Grosso si rivela perfetto nella sua parte in bilico tra violenza, viltà e conflitto interiore. Antonello Pascale gli fa magistralmente da spalla in questo duetto iniziale ricco di forti emozioni che svelano l’intimo di entrambi i personaggi, fino all’epilogo.

Marika invece adotta magnificamente quegli stessi atteggiamenti delle donne della camorra. Si muove, parla e si atteggia rispecchiando magnificamente  questa triste realtà. Anche i cambi di umore durante i confronti con il marito sono ben studiati, realistici ed emozionanti. Teresa del Vecchio, la madre, si rivela l’asso nella manica del dramma; espressioni, atteggiamenti, movenze, toni di voce, tutti sono assolutamente perfetti e chiudono questo malsano cerchio, questo circolo vizioso. Grandiosa.

Quattro bravissimi attori coadiuvati dall’attentissima regia di Felice Della Corte, in complicità con gli azzeccati  costumi di Lucia Mirabile perfettamente in tema, esaltano personaggi e testo.

Alcune scene in penombra sembrano voler strizzare l’occhio ad opere artistiche di rilievo, una sorta di allegoria drammatica atta a sottolineare i sentimenti espressi dai personaggi, che mi hanno riportato alla mente opere di artisti famosi come Gustave Corbet, Caravaggio, Michelangelo, Francisco Goya, Perez Fabian… La scenografia e le luci giocano molto su effetti che esaltano momenti, situazioni ed espressioni che sembrano ispirarsi a questi autori.

Insomma, il dramma si fa sempre più pesante, si comincia a realizzare che il malvivente ha fatto una scelta che metterà in pericolo tutta la famiglia, ma forse anche peggio, ne macchierà l’onore e la reputazione ed evidenzierà il fallimento  dell’educazione ricevuta, tanto da far disperare prima e scatenare poi l’ira della madre, trascinando la storia verso un epilogo tragico ed inaspettato che rivelerà l’assurda ed inconcepibile mentalità camorristica.

Ben lontana, L’imparata, dal voler esaltare queste figure come nei vari Gomorra. Tutt’altro, qui questo sistema e i suoi personaggi sono sviliti, umiliati, mostrati nella loro pochezza e miseria d’animo attraverso il loro linguaggio e il pensiero, che ne mostrano l’essenza degradata e la sudditanza morale, senza inutili orpelli ed ipocriti abbellimenti.

Bell’idea, interessante proposta, ottimo cast e testo.

 

Teatro Manzoni - “L’imparata”
Di Roberto Iannucci

Regia Felice Della Corte

Compagnia Mania Teatro
Con Antonio Grosso, Teresa Del Vecchio, Antonello Pascale e Marika De Chiara

Aiuto Regia Andrea Goracci

Costumi Lucia Mirabile

October 15, 2023

October 10, 2023

October 08, 2023

 

Qual è l'oggetto più scrauso (di nullo valore) in assoluto da poter essere preso a noleggio? Monopattino; gommone; pedalò; pattini a rotelle; sci; racchette da sci; minicar?!? la risposta è: nessuno di questi! Nessun oggetto in elenco risulta essere il più economico in assoluto. Ma ce n'è uno, il più prezioso di tutti – che non è in elenco – ma guarda caso è quello che conta più di tutti in assoluto e non costa niente:  l'Essere Umano Occidentale!

Proprio così! In parecchie Nazioni del blocco occidentale, prende sempre più piede il raccapricciante “reddito di cittadinanza” che – ovviamente – a seconda di quale sia l'aerea di riferimento, cambia definizione. È, in buona sostanza, il marchio di fabbrica di quei governi sedicenti progressisti, quelli che trasformano gli esseri umani in “risorse” i sordi in “non udenti”, i ciechi in “non vedenti” e gli aguzzini in “politici”. Sebbene la definizione possa assumere ora quel nome ora quell'altro nome, quella che non cambia mai è la sostanza: esseri umani a prezzi stracciati, pagati per restare inermi, mentre la vita scorre inesorabilmente per non tornare mai più indietro. Il dato agghiacciante è che costoro (i percettori di queste miserie) siano stati ipnotizzati al punto da essere felici e contenti di contare meno di un monopattino scassato e sono giunti a minacciare di morte chi abbia preso provvedimenti di alienazione dell'orrido strumento di rincoglionimento di massa.

Ma facciamo due conti, così da capirci meglio e senza fraintendimenti! E per farlo al meglio daremo un occhio esclusivamente a quelli che risultano essere i siti ufficiali reperibili on line ad oggi, Ottobre 2023. I prezzi indicati sono stati ricavati effettuando il calcolo della media su base minima di tre offerte attinte tra i valori minimi e massimi. L'importo si riferisce al costo netto l'ora:

monopattino:                                  13,20 €

gommone:                                       20,00 €

pedalò:                                             15,00 €

pattini a rotelle:                             6,00 €

sci:                                                     5,30 €

racchette da sci:                             2,80 €

minicar:                                            2,08 €

ESSERE UMANO                             1,00 €

Ci siete arrivati da soli o ve la devo spiegare, come commenterebbe il simpatico ed acuto Silver Nervuti?!?

come ci si arrivi a ad 1 euro è presto fatto: il RDC ha una forbice che si estende dai 480 sino ai 1300 euro mensili, a seconda del numero dei componenti famigliari. La maggioranza dei percettori del RDC riscuote una somma pari ad € 9360 annui che suddivisi per 12 mensilità fa 780 euro al mese. In un mese ci sono in media 732 ore. 780 / 732 ore dà 1,06 centesimi di euro, ecco fatto!

Cosa si può acquistare nel 2023 al costo di un euro? Vediamo un po': meno di mezzo litro di benzina; 0,70 cl di latte vaccino; circa un litro di vino bianco da tavola della qualità più infima possibile; mezz'ora a bordo di una minicar; un quarto d'ora di sci a noleggio; 3 minuti di gommone; 4 sigarette... o un ESSERE UMANO felicissimo di valere meno di mezzo litro di gasolio, fidelizzato e votante ad ogni tornata elettorale, ignorante come una bestia, sempre pronto a scatenare l'inferno pur di continuare ad adulare il o i politici di professione che beccano decine di migliaia di euro la mese alla faccia sua per mantenerlo nell'indigenza di Stato ed abbrutirlo confinandolo ai margini di una vita che più squallida sarebbe impossibile soltanto immaginarla.

               Un tempo, quand'ero ancora un ingenuo ragazzo, sentivo parlare malissimo di un politico democristiano, tale Mastella da Ceppaloni, reo di aver raccomandato gli abitanti di un paese intero di oltre tremila anime in cui la disoccupazione era solo un dato snocciolato alla TV. Ebbene, oggigiorno mi chiedo ancora di cosa si lamentassero ai tempi. Il compito di un politico non dovrebbe essere proprio quello di ridurre a cifre da prefisso telefonico la disoccupazione e le sperequazioni sociali, sì o no? O forse dovrebbe essere quello di ridurre un essere umano allo stremo delle risorse e mantenerlo in esistenza senza offrirgli mai la possibilità di sentirsi un vero ESSERE UMANO?

Sabato 7 ottobre inizia la due giorni di manifestazioni e degustazioni enogastronomiche nel borgo di Lollove, che oggi appartiene alla Città di Nuoro, posto ad una ventina di chilometri dal capoluogo barbaricino, scelto quale tappa della rassegna annuale “Autunno in Barbagia”, con il contributo dell’organizzatore Assessorato alle Attività Produttive e Commercio del Comune di Nuoro. 

“Carrèras de Lollobe”, in lingua sarda, sono denominate le due giornate di sabato 7 e domenica 8 ottobre che si apriranno ricordando Grazia Deledda. Sarà infatti Neria De Giovanni a raccontare alle ore 10:30 in una lectio magistralis il coinvolgimento narrativo di Lollove, teatro della vicenda narrata nel romanzo “La madre” del 1920. La descrizione delle case e delle strade di Lollove, che nel romanzo la Deledda chiama Aar, sarà preceduto da una apertura istituzionale in cui verrà presentato il pannello turistico-letterario che l’Associazione Salpare, presieduta da Neria De Giovanni stessa, ha realizzato all’interno di un vero e proprio percorso turistico- culturale che coinvolge 19 paesi, uniti nel progetto “Il cammino di Grazia – The path of Grazia” finanziato dal Comitato per le Celebrazioni Deleddiane, a memoria dei 150 anni dalla nascita della scrittrice. 

Spazio anche alla musica e alla poesia itinerante lungo le casette e i vicoli in pietra del paese, con i componimenti musicali di Valentino Sedda all’organetto e Marco Mura del Movimento Artistico “Poesie per Strada”, che intratterranno i visitatori tra note e versi tanto il sabato quanto la domenica sino a sera. Intrattenimento anche per piccoli e adulti grazie al laboratorio ludico dei Grandi Giochi di Legno, allestito presso il Giardino Casa Gusai in via Roma, dall’Associazione Culturale Lughené. 

Previsto inoltre l’Infopoint attivo mattina e sera presso la Chiesa di Santa Maria Maddalena, monumento storico seicentesco del paese e, sul medesimo sagrato, lo scrittore algherese Massimiliano Fois che presenterà il suo “Breviario per notturni campestri” (Nemapress edizioni), con un concerto poetico accompagnato da radiofrequenze, chitarra armonica e voce di Quirico Solinas e violino di Dario Pinna. 

Conclusione del sabato alle ore 20:00 presso la corte di Casa Borra con la videoproiezione del film “I Giorni di Lollove”, dei registi Figus e Piras e la collaborazione dell’Istituto Superiore Regionale Etnografico e del Consorzio per la Pubblica Lettura Sebastiano Satta che, attraverso le riprese fatte dal vero nel 1989, mostrano una Lollove di ben 34 anni fa, ricreando così una ambientazione agropastorale, la cui vita era scandita dai tempi delle campagne e delle festività religiose.

 

 

October 01, 2023

September 26, 2023

«Se ne sta seduta tutta dritta sulla poltrona, con il braccio proteso a ricevere la medicazione e, mentre io suono per lei a ripetizione il tema dell'Andante del Trio op. 100 di Schubert, la luce sul suo viso è così intensa da irradiare di un flusso scintillante tutta la stanza, le infermiere e perfino me. All'esterno, anche la quercia dai larghi rami riceve quel luccichio copiosamente. Almeno così mi sembra, quando la saluto per andarmene». Quando Claire Oppert, violoncellista di fama internazionale, non è in giro per il mondo a dare concerti o impegnata con i suoi allievi, suona per i malati terminali, per gli autistici o per gli afflitti da demenza. Con penna delicata e poetica, la musicista racconta gli incontri straordinari che ha avuto. Donne e uomini che il canto del violoncello ha rasserenato, stimolato o confortato.

La musica al capezzale dei pazienti diventa un riparo contro la malattia, contro il dolore. Il momento musicale fa emergere ricordi e tocca quella parte di ognuno di noi che è viva e integra. 

Nata a Parigi in una famiglia di medici e artisti, Claire Oppert è diplomata presso il rinomato Conservatorio statale di Mosca “P. I. Tchaikovsky”, laureata in filosofia e ha conseguito il diploma universitario in arteterapia. Riconosciuto e apprezzato nel mondo scientifico, il suo protocollo

medico – la Cura Schubert – allevia il dolore e l’ansia dei malati. 

Tradotto in più lingue, La Cura Schubert ha vinto il prestigiosissimo Prix Littéraire des Musiciens. 

L’artista al termine della presentazione del suo libro, svoltasi qualche giorno fa presso la “Galleria Sempione” a Roma, ha fatto un piccolo recital riscuotendo successo incondizionato; sono stati eseguiti alcuni brani del repertorio che ha ideato per i suoi pazienti nei quali spicca il tema dell’Andante del Trio per pianoforte n. 2 in mi bemolle maggiore, op. 100, di Franz Schubert.

 

Su  IBS

 

September 21, 2023

Teatro Petrolini 

“Giacche arancioni e manici di scopa”

-Memorie tragicomiche di un netturbino sentimentale-

Di Riccardo Massaro

Riadattato ed interpretato da Marco Zordan

 

 

Quale effetto vi farebbe ascoltare la vostra vita raccontata da un altro? Sarebbe capace di procurarvi le stesse emozioni e sensazioni che avete

              Marco Zordan

vissuto in prima persona? Marco Zordan ne è stato capace. 

Devo dire che mi ha fatto uno strano effetto questa particolare esperienza. Conosco il talentuoso Marco da anni perché lo seguo spesso in teatro. Dunque, con molta fiducia gli ho messo in mano una parte della mia vita, quella professionale, con tutte le emozioni ad essa legate.

Qualche decina di fogli pieni di righe nere. Righe formate da parole che raccolgono parte del mio mondo. Non avevo dubbi su come si sarebbe impegnato nel realizzare la mia proposta, e lo spettacolo di stasera me ne ha dato la conferma. Non avrei potuto fare scelta migliore. 

Non nascondo di essere stato teso in sala, sentivo di aver gettato quasi egoisticamente sulle spalle di Marco una grande responsabilità: portare in scena un tema scomodo in cui si sarebbe esposto per me, mentre io sarei stato comodamente eclissato e protetto dal buio della sala.

Il monologo sarebbe piaciuto? Sarei riuscito a presentare il mestiere del netturbino sotto una luce diversa da quella che tutti immaginano? Saremmo riusciti a far riflettere il pubblico attraverso un testo apparentemente leggero e simpatico, che però affronta con onestà tutti i luoghi comuni che affliggono me e i miei colleghi? 

Con molta sincerità ho raccontato aneddoti veri, esperienze scaturite dall’affrontare dubbi e incertezze, difficoltà e problemi. Ma il pubblico avrebbe capito? Avrebbe apprezzato? Questo prodotto artistico avrebbe funzionato? 

Sì, ha funzionato, grazie a Marco Zordan che quasi come un mio alter ego, ha vestito gli stessi panni che ogni giorno indosso per il mio servizio, è riuscito ad entrare con la sua proverbiale delicatezza e profonda sensibilità negli aspetti più intimi del mio racconto e attraverso il suo impetuoso e sfrontato temperamento, ha esaltato gli aneddoti più divertenti che mi hanno coinvolto durante vent’anni di servizio. 

Marco è un fuoriclasse che con tanta ironia mi ha raccontato, facendo ridere e commuovere anche me, insieme al pubblico in sala. Con il suo talento si è immedesimato nella figura dell’operatore ecologico, cogliendone e riproponendone gli aspetti più comici ma anche quelli meno evidenti e più profondamente umani. 

Ha trasformato e arricchito il mio testo adattandolo ed esaltandolo senza snaturarlo, riuscendo a cogliere tutte quelle sfumature che desideravo far emergere. 

Così, ha restituito dignità ad una delle categorie più discusse e criticate dai cittadini. Con la sua grande professionalità, preparazione artistica e senso dello humor, ha inserito delle trovate che ritengo geniali e che hanno esaltato il monologo.

A fine spettacolo ho ascoltato i pareri e i commenti dei presenti che mi hanno colpito, così come la profondità delle domande che mi sono state rivolte sul mio lavoro, a dimostrazione che lo spettacolo aveva raggiunto lo scopo che mi ero prefissato.

Marco Zordan e Riccardo Massaro

Questo era il mio intento: rompere le barriere e i preconcetti su questa figura da parte dell’utenza cittadina. 

Marco, con una verve, non si è risparmiato e senza darci fiato ci ha divertito, colpito, fatto riflettere ed emozionare in un continuo e travolgente sfogo, ricco di brillanti trovate personali inserite nel testo.

 

Tanti sono stati i complimenti che abbiamo ricevuto, sia dal pubblico che dagli addetti ai lavori, direi unanimi e questo mi ha fatto un enorme piacere.

Ringrazio Marco per tutta l’attenzione e l’amore con cui ha adattato e rielaborato le mie parole e per il risultato ottenuto, sperando di riproporre quanto prima questo spettacolo e farlo conoscere ad altri spettatori.

 

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