L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Politics (380)

    Carlotta Caldonazzo

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January 17, 2022

La scelta della professionalità non fa comodo e si passa ai quei sotterfugi che i “Generali” non accetterebbero. La spesa per il Comune per questi dirigenti provenienti dall’esercito e altamente professionali è di poco sopra i mille euro al mese (praticamente si tratta di volontariato per Roma) e si preferisce pagare molto più di centomila euro annui ai dirigenti amici delle Botteghe Oscure. Il Pd perde il pelo ma non il vizio, detto fatto: i militari dell'Esercito vengono defenestrati in poche ore dal sindaco Gualtieri e dalla sua Giunta per fare spazio a funzionari da 140mila euro l'anno lordi. Mandano via persone preparate, affidabili e integerrime le quali già erano state inserite nella macrostruttura del comune di Roma proprio per non appesantire le casse dell’amministrazione. Gualtieri con il suo seguito di 80 persone al costo di 20 milioni in 5 anni ha dato l’ennesimo schiaffo ai contribuenti romani, tanto paga pantalone.
Questo è il motivo per cui è stato votato: clientelismo e nepotismo, ovvero favorire i propri per ottenere voti. Il Pd, come tutti i vecchi partiti, si muove su questo piano. Chi l'ha voluto ne era consapevole.
L’accordo per l’impiego delle divise al Comune della Capitale era stato voluto dall’ex ministro della Difesa Elisabetta Trenta e poi confermato dall’attuale ministro Remo Guerini alla sindaca Raggi che nel 2019 ne chiamò cinque presso l’amministrazione capitolina. Due sono stati defenestrati , di cui uno non ha fatto in tempo ad entrare dalla porta che lo hanno fatto uscire dalla finestra. Due non sono stati più convocati nonostante fossero stati già confermati dal ministero della difesa, lasciandoli con un palmo di naso. l'ultimo ancora resiste sulle balaustre e sventola bandiera bianca!
La “purga” di Gualtieri è stata facilitata dal fatto che tre degli uomini con le stellette, stimati dal personale capitolino, hanno lasciato da poco gli incarichi per raggiunti limiti di età. Giovanni Calcara ha collaborato alla complessa realizzazione del progetto Smart City di Roma, il generale Gerometta ha curato il personale della polizia municipale e ne è stato vice-comandante e infine Giuseppe Morabito, direttore della Protezione Civile. Quest’ultimo ha avuto la gestione di mi­gliaia di volontari durante le fasi critiche della pandemia.
Non è facile metterli alla porta senza suscitare scandalo, anche per un sindaco appena insediato. L’ultimo a essere sta­to defenestrato è stato il genera­le Fernando Falco, per 42 anni nella branca logistico ammini­strativa dell’Esercito.
Entrato il 28 settembre scorso alla ge­stione del "benessere animali", il generale Falco nel corso di tre mesi ha portato a casa risultati eccezionali. Da sottolineare il contratto per la gestio­ne dei canili con una gara (attenzionata peraltro dalla Procura della Repubblica) partita nel 2017, e prima mai aggiudicata. Stava risolvendo an­che il problema dei cinghiali che girano per la Capitale riuscendo a far emergere la competenza regionale nella gestione del problema ma, iniziato il dialogo tra comune e regione, la nuova amministrazione ha iniziato a frenare nonostante le numerosissime segnalazioni dei romani preoccupati di trovarsi i cinghiali sotto casa. Ma come è potuto avvenire che un generale, apprezzato da tutti per competenza e professionalità e che i problemi aveva iniziato a risolverli, con grande sollievo dei cittadini, potesse essere messo alla porta? I politici sono maestri nel gioco delle tre carte quando devono ripagare chi li ha sostenuti, semplice: basta inventarsi una nuova megastruttura, mettere a concorso i posti della medesima e,”magia”, tutti gli amici degli amici sono sistemati, e che sistemazione! Da 140 mila euro l’anno. Ovviamente pantalone paga e chi fa il proprio dovere viene punito, questa signori è l’Italia di oggi.
Il povero generale Falco il 31 dicembre scorso è stato rimandato a casa. A questo punto viene da chiedersi: ma il ministro della difesa Guerini rappresenta l’Italia e l’onore dei suoi militari o rappresenta il PD?

January 16, 2022
 
                                                                                                              per il video clicca sull'immagine
January 07, 2022

07.01.2022 - La cosa che mi colpì di più nella mia ultima visita del Kazakistan due anni fa fu l’assoluto senso di esasperazione (fra tutte le categorie sociali) nei confronti di una mafia politica parassitaria e sovente senza ritegno nella spreco delle risorse pubbliche. Con l’ulteriore impoverimento causato dalle restrizioni pandemiche, la massa critica per l’esplosione di rabbia proletaria osservata questa settimana era pronta ad attivarsi.

Se quest’ultima, che resta la ragione vera delle proteste, non doveva stupire più di tanto, rimane che nel definire gli equilibri di un paese strategico quale il Kazakistan intervengono molti fattori legati alla dimensione estera.

Spalleggiato dalla Russia e dagli altri regimi dell’area CSI, il Presidente Tokaev ha imputato il disastro a sedicenti “forze esterne”. Vi è sicuramente l'oligarca in esilio Muktar Ablyazov (già protagonista delle cronache italiane nel 2013, quando il governo Berlusconi acconsentì alla deportazione della famiglia su richiesta kazaka), il quale dispone di risorse e reti attivabili sul terreno per sfidare le autorità. Di certo esiste anche la rete transnazionale delle “rivoluzioni colorate”. Questa parodia liberale del “Comintern”, si compone di migliaia di (ormai neanche più tanto) giovani oppositori dei suddetti regimi che trovano in Polonia, nell’Ucraina post-Maidan e in altri avamposti della NATO, strutture di supporto e mobilitazione per cambi di regime pilotati. Data l’attuale politica aggressiva che gli USA conducono contemporaneamente verso Russia (fronte ucraino) e Cina (Taiwan, AUKUS), gli anglo-americani hanno sicuramente ogni interesse a destabilizzare un paese importante per il partenariato strategico russo-cinese quale il Kazakistan.

Tale dato spiega la rapidità con cui la Russia ha risposto all’appello di Tokayev per far intervenire le forze dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (OTSC), la “NATO orientale” a guida moscovita. Putin vuole evitare sorprese nell’enorme territorio confinante del paese, sorta di “ventre molle” per la potenza russa. Ma l’intervento OTSC costituisce un passo estremamente rischioso, che potrebbe innescare linee di conflitto interetniche fra kazaki, russi ed altre minoranze. Esso può aver senso solo se resta limitato alle infrastrutture strategiche (cosmodromo di Baikonur in primis) in modo da alleggerire il carico per le forze di sicurezza nazionali.

In ogni caso, per capire la crisi in corso bisogna porsi nella prospettiva dei gruppi oligarchici nazionali cresciuti alla corte dell’ex-Presidente Nazarbayev nei tre decenni del suo regno. Da questo ibrido fra elementi di “dispotismo orientale” e modelli liberali e liberisti anglosassoni, grazie alla gigantesca dotazione di risorse energetiche, si sono originati enormi capitali, oggi sotto chiave in banche occidentali. A mano a mano che il dittatore invecchiava, parenti, amanti e cortigiani vari hanno messo le mani su parti del bottino sottratto al popolo. Secondo una versione circolata sui social locali, la scintilla principale della rivolta sarebbe stato il decesso di Nazarbayev (che da fine dicembre è scomparso dallo spazio pubblico) con il conseguente scatenarsi della faida interna per le sue ricchezze. In tale scenario, i gruppi oligarchici avrebbero interesse ad indebolire il governo di Tokayev per impedirgli di prendere il controllo delle risorse. Una tale lettura spiegherebbe perché l’apparato di sicurezza abbia dato una tale pessima prova di sé nel mantenimento dell’ordine pubblico. Su tali linee vi è anche chi vede un interesse russo a mettere il paese sotto chiave per impedire una deriva pro-occidentale.

La situazione è in ogni caso critica. Nella migliore ipotesi, Tokayev dovrebbe riprendere il comando sulle strutture di sicurezza tenendo separate le forze OTSC dai rivoltosi. Su tali basi, previa prosecuzione delle figure più odiose del regime (o almeno riconducendo in Patria le enormi fortune da esse sottratte al bene pubblico), il Presidente potrebbe avviare un processo di riconciliazione in cui leader in esilio quali Ablyazov reintegrino l’arena politica.

Ma la realtà del Kazakistan è dominata da una profonda frammentazione geografica ed antropologica. I Kazaki, oltre ad essere un popolo volitivo ed esasperato, sono anche estremamente divisi su linee regionali e tribali. In un tale paese, senza un potere forte è quasi impossibile mantenere le molte articolazioni socio-politiche sotto un quadro unitario. Data la presenza dei citati (e numerosi) spoilers esterni non mancheranno dunque occasioni in cui la situazione tenderà a sfuggire di mano. In particolare, i soldati OTSC potrebbero venirsi a trovare a rivivere la sorte dei loro padri sovietici in Afghanistan dopo il 1979, bersagli di rappresaglie supportate dalle reti islamiste, ben presenti in Kazakistan.

 

da Il Manifesto

December 28, 2021
 
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December 26, 2021

l'Europa e la NATO, ne è stato confermato il presidente Putin, che durante la sua consueta conferenza stampa di fine anno ha confermato le buone relazioni con Mosca e Roma. Fra i temi più caldi, l'Ucraina, l'allargamento ad Est della NATO e la pandemia.

Quasi quattro ore di domande per il capo del Cremlino da una sala gremita di giornalisti, anche se la platea era limitata a causa delle restrizioni imposte dal Covid. Durante l'appuntamento abituale con la stampa, il presidente ha sollevato i temi più diversi, dalla politica interna ai grandi dossier internazionali. Focus sulla tensione con l'Ucraina e sui rapporti con la NATO. Un tema molto caldo affrontato da Putin è stato l'aumento dei prezzi del gas.

L'Italia ha ricevuto un'attenzione particolare dal presidente russo, che ne ha sottolineato il ruolo importante per la normalizzazione dei rapporti fra la Russia e l'Occidente. Sputnik Italia  ha incontrato, per un'intervista in merito, Tiberio Graziani, Chairman di Vision&Global Trends.

- “L'Italia potrebbe avere un ruolo chiave nella normalizzazione dei rapporti fra la Russia e l'Unione Europea, fra la Russia e la NATO”, ha dichiarato Putin durante la sua conferenza stampa. Tiberio Graziani, possiamo dire che il presidente russo ha confermato i buoni rapporti fra i nostri due Paesi?

È una conferma. Vi è un rapporto consolidato storicamente fra Roma e Mosca. Fin dai tempi dell'Unione Sovietica, l'Italia ha sempre avuto un approccio equilibrato con Mosca. Ricordiamoci che l'Italia ha svolto un ruolo importante come mediatore nei rapporti fra NATO e Russia ai tempi degli accordi di Pratica di Mare. Erano rapporti improntati ad una distensione e ad un dialogo. L'Italia potrebbe ricoprire questa funzione di ponte.

L'Italia potrebbe svolgere questo ruolo anche fra Bruxelles e Mosca. L'Italia ha sempre mantenuto con la Russia degli ottimi rapporti, sia per motivi culturali sia per motivi storici. L'ha fatto con governi molto diversi, con l'allora primo ministro Prodi, oppure con Berlusconi. C' un problema che bisogna sottolineare: l'Italia avere questa funzione se anche il nuovo presidente che avrà tra febbraio e marzo manterrà un'attenzione particolare nei confronti della Russia.

- Fra i temi affrontati durante la lunga conferenza c’è anche il gas. Il capo del Cremlino ha dichiarato che “la Russia è pronta ad aiutare gli europei nella situazione attuale con i prezzi del gas”, smentendo le accuse dell’Europa nei confronti di Mosca. La Russia in realtà non chiude i rubinetti, ma aumenta le forniture verso l’Europa. Che cosa ne pensa di questo tema molto caldo? Qual è l’importanza del gas russo?

Da un lato abbiamo la narrazione mediatica, dall’altra dei rapporti concreti fra Russia e paesi europei. La Russia non chiude i rubinetti, ha bisogno del mercato europeo, quanto gli europei hanno bisogno delle fonti energetiche russe. È un discorso fatto a sostegno di alcune tesi occidentali, che tendono ad aumentare il divario fra la Russia e i paesi membri dell’Unione Europea. Alcuni paesi mettono il loro contributo a peggiorare il divario, così come fa la Polonia, nonostante i buoni rapporti con la Germania, che con la Russia ha avuto dei legami in materia energetica improntanti all’interesse comune. Tornando a ciò che leggiamo nei mass media, devo dire che si tratta di una lettura la quale non corrisponde ai fatti concreti.

La conferenza stampa di Vladimir Putin prevede un dialogo libero con la stampa "fino all'ultimo".

La conferenza stampa generale di Vladimir Putin è un appuntamento annuale che si svolge dal 2001. Questo sarà il 17° incontro del presidente della Russia con i giornalisti con un tale formato.

La conferenza stampa del presidente russo prevede un dialogo libero con la stampa "fino all'ultimo", ha riferito il portavoce del presidente Dmitriy Peskov. Di solito, all'inizio il capo di Stato illustra i principali dati di carattere economico-sociale, dopodichè i giornalisti hanno la possibilità di fare domande.

Quest'anno la conferenza si tiene il 23 dicembre dalle 10:00, ora italiana. Il portavoce ha fatto notare che la decisione di tenere una conferenza stampa diretta è stata presa dallo stesso capo di Stato. Ha spiegato anche che le domande a Putin non possono essere preparate in anticipo, ma si può facilmente prevedere il contenuto, quando gli organi di governo preparano il materiale di supporto per il presidente.

Quest'anno, a causa della pandemia di coronavirus, all'evento non ci accesso libero, il numero dei giornalisti è stato limitato. Sarà comunque presente la maggior parte dei giornalisti stranieri accreditati in Russia. Per partecipare, i rappresentanti dei media hanno dovuto effettuare tre test PCR.

Da Sputnik Italia

October 21, 2021

America e Russia sembrano tornati alla guerra fredda di un tempo. Dal 1° novembre Mosca sospenderà il funzionamento della sua missione presso la Nato e le operazioni della missione militare di collegamento della Nato a Mosca. L'America ha già convinto gli alleati europei a non importare più il gas russo, fino ad ora venduto a prezzo relativamente basso, e a importare quello americano (liquefatto per il trasporto) molto più costoso, ma che a suo parere renderebbe l'Europa più indipendente dalla Russia, con buona pace delle bollette energetiche che il nostro paese dovrà affrontare, di gran lunga più costose, le prime conseguenze le vedremo questo inverno.

In questo modo i paesi del Patto Atlantico, a detta degli USA, metteranno all'angolo la potenza russa? Lo chiediamo al presidente di Vision&Global Trends, International Institute for Global Analyses, dott. Tiberio Graziani:” I rapporti tra la Federazione Russa e la Nato sono sempre stati tesi, se si eccettua il breve periodo che intercorse tra il 2002 e il 2008, vale a dire dalla “Dichiarazione di Roma”, firmata a Pratica di Mare nel corso del vertice NATO-Russia, fino alla crisi georgiana e la tensione nel 2014, con un'altra crisi internazionale, quella relativa alla Crimea. Tenuto conto di ciò, la notizia non mi ha affatto colto di sorpresa.”Afferma Graziani che continua:” La decisione di Mosca di sospendere i legami diplomatici a partire dal primo novembre era, a mio avviso, nell'aria; essa risulta essere la risposta, peraltro scontata, all'espulsione degli otto diplomatici russi della scorsa settimana. È, in sostanza, un altro episodio della “guerra delle espulsioni” di diplomatici iniziata tra Russia e USA nel marzo del 2018, che tuttora perdura e interessa alcuni paesi dell'Alleanza NATO (ad esempio la Gran Bretagna) e la stessa organizzazione della NATO, come sta accadendo in questi giorni. La Russia non continuerà a fingere che un cambiamento nelle relazioni con la Nato sia possibile nel prossimo futuro, ha sottolineato il ministro degli esteri russo Lavrov, annunciando la rottura con la NATO. Con tale affermazione, il ministro cerca di mettere un punto fermo in merito alle pessime relazioni NATO-Russia. In definitiva, Lavrov non vuole lasciare nel vago, molto semplicemente, i rapporti tra l'organizzazione atlantica e la Federazione russa."

Ma veniamo al nostro paese, chiediamo al Presidente Tiberi quali potrebbero essere le conseguenze dei rapporti tra l'Italia e la Federazione Russa: “certamente hanno un effetto negativo, a causa del fatto che i paesi membri dell'Unione sono anche membri dell'Alleanza atlantica. Tuttavia, questi ultimi screzi tra la Federazione e la NATO sono da leggersi anche in riferimento alla strategia che gli USA stanno mettendo in campo contro il costituendo asse Mosca-Pechino. C'è da aggiungere, al fine di avere un quadro più completo possibile, che con l'espulsione degli otto diplomatici di una settima fa, la NATO ha inviato un segnale non solo, ovviamente, alla Russia, ma anche ai suoi alleati, come la Francia e la Germania, che intrattengono relazioni con Mosca e Pechino. Per quanto concerne l'Italia, Roma seguirà le indicazioni della NATO. ” Per Graziani “allo stato attuale, non sembrano esserci le condizioni per tornare allo spirito di Pratica di Mare. Nel 2002, il presidente del Consiglio Berlusconi e il presidente della Commissione europea Prodi perseguivano in riferimento ai rapporti con la Russia un progetto che vedeva l'Italia e l'Unione Europea come ponte di collegamento tra il sistema occidentale a guida statunitense e la Federazione Russa. Ora le condizioni sono mutate ed anche gli uomini...”

Chiediamo ancora se L'Italia, guidata da Mario Draghi, che crediamo si renda conto che la Russia è un attore fondamentale per gestire l'attuale situazione di crisi in Afghanistan e altri dossier Internazionali, potrebbe realizzare un'operazione di avvicinamento, come una volta riuscì a Silvio Berlusconi:“allo stato attuale, non sembra ci siano le condizioni per tornare allo spirito di Pratica di Mare. Ora le condizioni sono mutate ed anche gli uomini...”

October 18, 2021
 
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October 10, 2021

October 05, 2021

Grane in vista per FI. Roberto Casalena, nostro collega responsabile del settore economico della Flip nonché direttore della testata "www.economicomensile.it" è stato a sua insaputa escluso dalla lista dei candidati alle elezioni comunali di Roma. Ora c'è il rischio che per la cancellazione di un candidato, appunto Roberto Casalena,  possa essere annullata l'elezione del I Municipio e Comune, per l'eventuale richiesta di broglio elettorale.

 

 

Tra DC e UDC era stato effettuato un accordo con FI, tramite il Senatore Maurizio Gasaparri, per partecipare insieme alle elezioni dei Municipi di Roma, nonchè del Sindaco, tant'è che, poi, sui biglietti e locandine elettorali è stato stampato il simbolo di FI, con sotto lo Scudo Crociato e la scritta Unione di Centro (DC e UDC). Poi l'intesa è stata disattesa, successivamente, almeno in parte. perchè? Infatti un candidato DC per il I Municipio, il dott. Casalena, è stato cancellato unilateralmente dalla lista elettorale, e quanto risulterebbe all'insaputa di Gasparri, effettuato dal suo braccio destro per Roma, Giordano Tredicine e senza motivazioni.Tra l'altro il Tredicine ha avvertito solo il 20 di Settembre, con un messaggio Whatsapp, il Segretario politico della DC, Franco De Simoni, sulla eliminazione del candidato in questione,

 

E' bene ricordare che Giordano Tredicine è passato dalle caldarroste alla politica ed è il pronipote tecnologico della dynasty che controlla camion bar e bancarelle. Esponente del Pdl, secondo la procura aveva una stretta rete di relazioni con Buzzi e Carminati. E forse, Tredicine, abituato a fare il bello e il cattivo tempo, ha scavalcato anche l'accordo preso da Gasparri con UDC e DC, eliminando sua sponte un candidato della DC dalla lista del I Municipio. Siamo alla frutta? Perché se Gasparri si è ridotto a far gestire la macchina burocratica delle elezioni a Roma ad uno come Tredicine vorrebbe dire che nella Capitale comanderebbe Tredicine al posto del coordinatore di FI, Gasparri.

September 17, 2021
 
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