L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
Silvia Pietrovanni
Le storie raccolte in questo libro sembrano nascere come sussurri antichi della terra.
Sono storie che l'autrice accoglie e raccoglie dalla tradizione contadina, intrecciando la voce antica della memoria ad uno stile evocativo e prezioso.
“La montagna mi ha chiamata” dice Isa quando parla dell'origine del libro.
La montagna, il colle del Montecchio, sceglie lei per farsi raccontare.
Una antica leggenda parla delle Figlie della Luna, stirpi di donne che abitavano la montagna di Montecchio da tempo immemore, che si riunivano per ringraziare la terra con balli e canti attorno al fuoco, donne che sapevano volare cosparse di un unguento che lenisce ogni dolore.
Le Figlie della Luna ritrovano voce attraverso la sensibilità artistica dell'autrice e attraverso di lei tornano a vivere anche quelle pietre misteriose, neolitiche, che scandiscono la salita al colle. Nelle pagine del libro, infatti, sono riportate le fotografie dei luoghi che fanno da cornice alle storie: la piana sacra, il masso della fertilità, la grotta dove si è consumato l'amore tra Bianca e Andrea, il trono della regina Isotta, il braciere, la tomba di Manul…
Se la maggior parte di queste storie nasce dai racconti tramandati dalla tradizione popolare, o dalla memoria impressa nelle rocce antiche, a originare il penultimo racconto è un manoscritto datato 1347 nel quale si fa riferimento all'esecuzione sul rogo della strega Rita Angelutii con tanto di parcelle di compenso per chi ha partecipato attivamente alla punizione mortale.
Isa sale sul Montecchio, con l’intenzione di capire di più di quel foglio rinvenuto, e chiede a Rita di raccontarsi attraverso la sua penna. E così conosciamo la sua storia, la storia di una donna che per partenogenesi, in età avanzata, si scoprì incinta, ma la sua gioia inaspettata si trasformò in un dolore mai assopito, in anatema, in vendetta, in morte: in una delle prime documentate esecuzioni per stregoneria, nel 1347.
Ero venuta qui solo per cercare le orme, le impronte degli antichi giganti della foresta, e invece ho scoperto che c’è qualcosa di molto più grande della notte e del giorno, del sole e delle stelle, perfino più grande e misterioso della vita e della morte.
Intenso è lo stile che sostiene i racconti: i luoghi e i personaggi sono descritti con pennellate emotive, eco della prima espressione artistica di Isa, la pittura. Interessanti i riferimenti antropologici come le descrizioni dei riti, testimonianze di una tradizione secolare mai assopita, che si intrecciano alla narrazione rendendola ancora più viva.
Pier Isa Dalla Rupe e l'editore Fefè organizzano delle passeggiate letterarie durante le quali “Le streghe di Montecchio” e “Il masso della fertilità” (due libri dell’autrice) vengono raccontati e fatti vivere nei luoghi che li hanno ispirati, ovvero il colle del Montecchio e il paese di Bagnaia, in provincia di Viterbo.
La radice tiene l’albero piantato nella terra, ma è solo il vento che fa volare le foglie e i petali dei fiori; la radice rimarrà per sempre sepolta, nascosta sotto terra. Tu, figlio mio, sei il tronco di quella radice, sei l’albero vivo. Senza tronco non ci sarebbero rami, senza rami non crescerebbero le foglie, né i fiori, ma soprattutto, figlio mio, mai cadrebbero i succosi frutti sulla terra.
Pier Isa Della Rupe:
Le streghe di Montecchio
Fefè editore
Siete comunisti, che cosa ci possiamo aspettare?" È Inge Graessle, una deputata del partito CDU della Merkel ad averlo detto in una trasmissione televisiva.
Perché non si arriva ad un accordo tra Eurogruppo (governo tedesco) e Grecia?
Dopo mesi di trattativa nei quali il governo greco ha fatto grandi concessioni per raggiungere un accordo ancora si parla di"posizioni distanti" .
Semplice. Il problema non sta nell'economia. Il problema è politico. Il governo conservatore
tedesco ODIA il governo della Grecia semplicemente per un fatto: è di sinistra.
E' la stessa Inge Graessle (rappresentante del governo tedesco) a dirlo apertamente:
..."Siete comunisti, che cosa ci possiamo aspettare?" .
Questa la frase pronunciata in una trasmissione televisiva giornalistica dove la Inge Graessle
oltre a questa affermazione ha ripetuto le solite bugie che da mesi danno in pasto al popolino
di tutta Europa.
Inge Graessle è una deputata del partito CDU della Merkel e detiene la presidenza della
commissione di controllo di bilancio del Parlamento Europeo. Ha partecipato a un talk show
televisivo con Stelios Kouloglou, un giornalista molto noto in Grecia che (ha curato molti
documentari e che ha un sito di giornalismo molto frequentato www.tvxs.gr che nel dibattito
televisivo rappresentava il partito Syriza.
Per l'ennesima volta la rappresentante del CDU si è dimostrata una bugiarda, affermando il
falso. Oltre a questo ha contestato a Kouloglou dei provvedimenti di politica interna del
governo Tsipras, dimostrando palesemente che il problema non è far tornare i conti e
riprendersi i propri soldi indietro, ma è politico e legato alle mire espansionistiche e
commerciali delle multinazionali tedesche.
Vi invito ovviamente a vedere il video, che è in un inglese semplice e capibile. Qui di seguito
riporto e commento alcuni momenti del dialogo.
Vedi il video: https://www.youtube.com/watch?v=OqU9PHRNpM4
Già dai primi minuti del colloquio appare chiaro come la signora Inge Graessle alimenta la
propaganda anti ellenica che da anni viene portata avanti dal governo tedesco. Inizia subito
ironizzando sul fatto che i greci sono inaffidabili e inclini a cambiare spesso idea.
Andrebbe ricordato alla signora Inge Graessle che nell'Eurogruppo del 17 febbraio avvenne
un cambio repentino della bozza di accordo. Una bozza che era stata preparata in
precedenza dai tecnici venne improvvisamente sostituita da un'altra dal presidente
dell'Eurogruppo Dijsselbloem su diretto volere si Schäuble. Il ministro delle finanze greco
Varoufakis si rifiutò di firmarla e di lavorarci sopra e proprio in quell'occasione, notata
l'abnegazione di Dijsselbloem nei confronti del capo, coniò il nomignolo di "Delivery boy" per il
capo dell'Eurogruppo. Se non ci fosse stato Paul Mason (giornalista inglese) a rivelare
l'inganno e a pubblicare il documento sparito i greci sarebbero stati fatti passare da paranoici
visionari. Questo fu il primo episodio di una serie infinita di scorrettezze, inganni, bugie, false
aperture, cambi di idea, accordi poi ritrattati, etc..che hanno caratterizzato questi mesi di
trattativa.
Questa tecnica, un classico del governo tedesco, ha l'unico fine di screditare i propri
interlocutori e di far passare in secondo piano le questioni economicopolitiche.
Il governo
tedesco si vergogna di affermare davanti al proprio popolo che il proprio obbiettivo è
colonizzare economicamente la Grecia (come è stato fatto con il resto dei Balcani) e quindi
deve aggirare l'ostacolo, lo fa presentando i propri interlocutori come dei cialtroni,
spendaccioni e dilettanti...tutte caratteristiche negative che fanno molta presa sulla psicologia
del tedesco medio.
"Il governo greco sta lavorando per un Grexit" , ha continuato. Anche su questa affermazione
c'è molto da ridire. Il governo greco ha fatto passi da gigante verso un compromesso che sia
vantaggioso per tutti.
Si può dire la stessa cosa per la Germania? No.
La Germania sta tirando tutta l'Europa verso una direzione che conviene solo a lei. C'è
veramente da chiedersi a cosa servono le elezioni e i mandati politici che gli elettori affidano
ai propri governi se viene dato per scontato che la politica sia fatta altrove e su decisioni già
prese in precedenza. In realtà è la Germania che sta lavorando per un Grexit, una punizione
esemplare che serva da lezione a tutti gli altri popoli dell'Europa. Ovviamente la Germania
vorrebbe gestire la cosa in maniera da non doversi prendere le responsabilità dei contraccolpi
economici che si ripercuoterebbero sulle economie più deboli di tutta l'eurozona.
La signora Graessle rinfaccia a Kouloglou che il governo attuale non ha rispettato gli accordi
presi dal precedente governo ovvero di portare i salari a 300 euro, tagliare le pensioni e
liberalizzare i licenziamenti di massa. È evidentemente difficile per la signora Graessle capire
che questi provvedimenti oltre a peggiorare l'emergenza umanitaria che già è in corso in
Grecia siano impossibili da applicare. Infatti anche il governo Samaras che ha preso questi
accordi e che sarebbe stato ben contento di applicarli, non ha potuto. Che non sia possibile
vivere con uno stipendio di 300 euro lo capisce anche un cane, ma forse qualche politico del
CDU non ci arriva, e comunque come sottolinea Kouloglou, si parla di alzare gli stipendi nel
settore "privato", quindi signora Graessle, non ci sarà nessun peso economico ulteriore per lo
stato...se è di questo che è preoccupata. Mi sembra che invece la paura sia di guastare gli
interessi delle multinazionali che con i salari ribassati ulteriormente avrebbero a disposizione
una piccola India in Europa.
"Vi aspettate che i contribuenti più poveri della Slovacchia e la Lituania, paghino per le vostre
promesse? Avete riassunto 3900 impiegati statali..". continua la signora Graessle.
La rappresentante del CDU si riferisce alla riforma che improvvisamente oscurò la televisione
pubblica (ERT) e che portò al licenziamento di tutti gli impiegati della televisione di stato.
È bene precisare, se vogliamo spostare la questione sul piano economico, il bilancio
dell'ultimo ERT era circa 3,7 milioni di euro, mentre la nuova tv di regime fatta da Samaras a
sostegno di un governo non democratico ha avuto un budget di 13,8 milioni di euro. C'è poi
da notare che il licenziamento di massa che fu fatto è stato dichiarato illegale dall'alta corte
greca. A parte questo, la televisione pubblica, come Stelios Kouloglou sottolinea giustamente
è finanziata dal contributo dei telespettatori, non dallo Stato. Quindi non influisce
minimamente sul bilancio statale. Ovvio che al governo tedesco piaceva di più una televisione
a diretto controllo della destra di Samaras.
Sarebbe interessante, tra gli altri miti da sfatare, dire che la Grecia non ha poi questo grande
settore pubblico che viene rinfacciato dal governo tedesco. E 'ovvio che anche prima della
crisi, la Grecia era uno dei pochi paesi con una percentuale bassa di funzionari pubblici in
rapporto al totale della forza lavoro. Al contrario, ci sono paesi come la Norvegia, la Svezia e
la Francia, che hanno tre volte il numero dei dipendenti pubblici greci. Ci sono dei settori dove
il taglio del personale e delle spese sono atti criminali, sto parlando, solo per fare un esempio,
degli ospedali. Da tempo mancano gli strumenti basilari come ad esempio un semplice
termometro. È giusto questo? Può uno stato europeo spingere un altro stato in una crisi
umanitaria perché vede in questo un proprio personale guadagno?
Per quanto riguarda i contribuenti di altri paesi europei:
a) la Grecia ha restituito i propri prestiti con interessi per gli anni passati e non ha ricevuto un
centesimo da agosto 2014.
b) Il debito pubblico greco è in crescita dall'inizio del memorandum da 127% al 180%.
Syriza propone un congresso europeo sul debito pubblico dal momento che questo non è
solo un problema greco (es. Italia, Spagna, Francia, etc.) ed è stato principalmente causato
dalla decisione politica del governo tedesco di salvare le banche.
c) Anche il Parlamento Europeo ha concluso che la politica di austerità che viene promossa è
fallimentare e antidemocratica.
Intorno al minuto 15 del video, la signora Graessle, dopo tante bugie, ha finalmente uno
scatto di onestà e dice: "Il governo greco ritiene che nessuna riforma sia il modo giusto
per uscire dalla crisi. (...) Come ci si può aspettare dai comunisti una riforma?
Inge Graessle e il partito popolare europeo, non ha ancora accettato che il muro di Berlino
non esista più, coltivano da 25 anni l'odio. In ogni caso, un grande grazie alla signora
Graessle che con linguaggio eloquente esprime un concetto semplice e alla portata di tutti: Il
problema è politico, inutile arrampicarsi sugli specchi, una soluzione non vogliono trovarla
perché il governo greco è di sinistra e questo cambia i presupposti del confronto. Se alla base
della discussione non vi è un saldo e massiccio sentimento antidemocratico e un gusto
perverso per la macelleria sociale...non ci può essere nessun dialogo.
Per questo rimpiangono il governo Samaras con cui si trovavano tanto bene.
Il recente successo del partito spagnolo Podemos è anch'esso un fatto inquietante per il
governo tedesco. In futuro potrebbero cambiare gli attuali equilibri politici e di conseguenza il
potere decisionale della Germania. Il governo tedesco cerca di ricattare il più possibile il
governo greco, è una corsa contro il tempo. Non potendo vietare le elezioni negli altri paesi
europei cerca di organizzare una punizione esemplare per la Grecia. L'odio è cieco e come in
un film già visto il governo tedesco rischia di fare scelte tragiche per tutta l'Europa come è già
successo nella storia di questo continente. La sua caratteristica è nota, cedere ad un
compromesso equo per tutti è visto come atto di debolezza. Mentre la ritorsione e la
punizione sono viste come normale evoluzione della loro tradizione.
Una vittoria della sinistra in altri stati d'Europa sarebbe per la Germania soprattutto una
sconfitta sul piano morale. Non dimentichiamoci che i peggiori crimini compiuti durante la
seconda guerra mondiale dall'esercito nazista sono stati compiuti in fase di ritirata.
Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo (Voltaire).
Tutto pronto per l’ottava edizione del Film Festival Senza Frontiere, che si terrà alla Casa del Cinema dal 5 al 7 Giugno 2015. La nuova edizione sarà incentrata sul concetto di libertà, nel senso più ampio del termine, inteso come la necessità di condividere, conoscere e lottare per la libertà di espressione, lontana da vincoli e barriere costruite su paure e pregiudizi.
La kermesse accende i riflettori sul Medio Oriente, la Russia, l’Iran attraverso una selezione di film provenienti da cinematografie internazionali legati da un fil rouge che passa dai conflitti ai grandi temi e dilemmi del nostro tempo.
In apertura del festival l’anteprima italiana di Taxi, del regista iraniano Jafar Panahi, vittima nel suo Paese di persecuzioni, a cui è preclusa la possibilità di dirigere, scrivere e produrre film, viaggiare e rilasciare interviste. Nonostante ciò il 14 febbraio 2015 Jafar Panahi ottiene un ambito premio: l'Orso d'oro al 65° Festival internazionale del cinema di Berlino proprio con il film Taxi, girato in clandestinità a causa del divieto imposto dal governo iraniano. La pellicola raccoglie le testimonianze dei passeggeri del suo taxi, e dipinge uno spaccato eterogeneo, multicolore e variegato della vita a Teheran. La proiezione segna anche il debutto della neonata “Cinema”, casa di distribuzione creata da Valerio De Paolis.
Monk with a Camera, diretto da Guido Santi e Tina Mascara, è la biografia di Nicholas Vreeland (nipote della famosa Diane Vreeland) che ha rinunciato ai privilegi di un fotografo di successo per diventare un monaco buddista tibetano. Inviato dal Dalai Lama ad aprire e dirigere il Rato Monastery in India, è tornato alla fotografia per raccogliere i fondi necessari per la costruzione del monastero.
Sempre nel corso della prima giornata si assisterà alla proiezione di The Fool, per la regia di Yuriy Bykov: una finestra sulla corruzione in Russia, causa di morte e distruzione.
I tre film in programma nel pomeriggio di sabato 6 giugno sono dedicati a storie di bambini e adolescenti: My Neighborhood, regia di Jula Bacha, Redemption regia di Jon Alpert e Kes, regia di Ken Loach. Si continua il secondo giorno con A Girl Walks Home Alone at Night, diretto da Ana Lily Amirpour: “il primo western di vampiri iraniano”, fuori da tutte le categorie. Una città fantasma immaginaria, la sua gente, un vampiro e la musica, sono gli ingredienti principali di una pellicola densa di emozioni e di atmosfera.
In programma anche Gett - The Trial of Viviane Amsalem, diretto da Ronit Elkabetz e Shlomi Elkabetz in cui la protagonista lotta per la sua libertà contro un uomo che usa il suo potere per tenerla legata a sé, in una Israele in cui un divorzio è possibile solo con l’approvazione del marito. A seguire Last Days in Vietnam, di Rory Kennedy, che descrive il dilemma morale di militari e diplomatici americani alla fine della guerra del Vietnam: ubbidire a ordini superiori provenienti dalla Casa Bianca ed evacuare solo i cittadini americani o rischiare l’accusa di tradimento e salvare la vita al maggior numero di vietnamiti possibile.
Chiude il festival la proiezione di “Citizenfour”di Laura Poitras, reduce dal premio Oscar come miglior documentario, e che affronta il tema della mancanza di privacy in una società totalmente dipendente dalla tecnologia, che Edward Snowden evidenzia attraverso l’incontro con la macchina da presa della regista.
Un’originale e approfondita panoramica che affronta temi interessanti e attuali, il Festival rappresenta un’occasione unica e imperdibile per gustare il grande cinema dal respiro internazionale e dalla vocazione solidale.