L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Intere famiglie vivono in strada, donne, uomini, bimbi con cui si cerca di instaurare un rapporto per poi portarli sotto un tetto.

 

È questa la testimonianza di chi ha scelto di vivere presso la Casa Famiglia “Oasi della Divina Provvidenza” a Pedara (CT), antico borgo alle falde dell’Etna, in Sicilia.

Riccardo Rossi, il giornalista chiamato il “mastino napoletano”, addetto stampa di politici noti, frequentava deputati e personaggi illustri e scriveva per loro ciò che loro pretendevano che venisse scritto andando anche contro la verità contingente.

Fu il monito di Giovanni Paolo II nella Sala Nervi, nell’incontro con gli addetti della stampa, della comunicazione in genere, a fargli cambiare missione: “I giornalisti non devono essere complici della cattiva informazione

Quell’incontro fu illuminante per Riccardo, quelle parole taglienti gli rimasero impresse; quell’enciclica venne più volte riletta dal giovane giornalista che iniziava a soppesare il suo lavoro al soldo dei politici e le aspettative concrete della gente semplice. Perché dare aspettative infondate e non dire realmente agli onesti le cose come stanno.

La scoperta di avere un fratello soggiogato alla droga ed il ricordo di un bambino di dodici anni incontrato in Romania qualche anno prima, durante un pellegrinaggio, che viveva in strada in un cumulo di rifiuti, lo convinsero a dedicarsi totalmente agli altri, al prossimo, bisognoso d’aiuto. Oggi Riccardo aiuta i disabili e i malati terminali, la Carità e l’Amore di Dio per tutte le sue Creature lo fanno vivere nella tranquillità dell’anima, della sua coscienza. Riccardo scrive notizie e articoli ma solo quelle belle, positive, quelle notizie che solo ad ascoltarle danno gioia e felicità oltre ad infondere tranquillità profonda. “La Gioia” è un giornale di buone notizie che vuole ispirare gesti solidali. Nasce come braccio operativo dell’Associazione “La Gioia onlus” che vuole, tramite la comunicazione, ispirare percorsi di carità; è anche su Facebook. Il suo motto che ribadisce a chi lo avvicina è: “soltanto il Signore ti mette nel cuore la sostanza della vita”. Bisogna ascoltare la voce del Signore, bisogna entrare in sintonia armonica con l’essenza divina. Bisogna aprire il proprio cuore all’Amore di Dio che ci ascolta e ci aiuta. Con coraggio bisogna avere fede, speranza e professare la carità verso chi ha più bisogno di noi.

Riccardo, si è convertito alla causa del sociale e da allora dedica la sua vita a donare amore e gioia al prossimo. Un amore ed una gioia che gli derivano, non dalle cose materiali, ma dalle persone che lo circondano e che nonostante mille difficoltà hanno una sana voglia di vivere. 

D – Cosa è una Casa Famiglia, chi ci lavora, come vivete e chi viene a bussare alla porta di questa casa? 

R – La casa famiglia “Oasi della Divina Provvidenza”, è la mia casa, è lì che vive la mia nuova, numerosa famiglia, che ha bisogno d’aiuto. Siamo tutti volontari e viviamo di Provvidenza, come i fraticelli di San Francesco. Quando ti trovi ad avere a che fare con malati terminali, persone sofferenti, persone disabili in quei momenti “esce” il Riccardo migliore. Ognuno di noi ha un lato buono, io ho solo la fortuna di vivere in un contesto che mi educa all’amore. In casa famiglia arriva tanta gente, qui accogliamo le persone che nessuno vuole. Da noi ci sono persone che vivevano in strada, immigrati, ragazze madri, alcolisti, disabili sia mentali, sia fisici, famiglie. I motivi sono tanti, chi scappa da un paese in guerra o chi è semplicemente povero, chi ha una dipendenza, chi rimane senza lavoro e senza casa, una donna che veniva maltrattata, anziani soli, disabili rimasti senza famiglia. I motivi sono veramente tanti, credimi, ed ho fatto solo alcuni esempi. 

D – Secondo te, chi sono i nuovi poveri? 

R – I nuovi poveri; la nuova povertà avviene con l’incomprensione che è troppo spesso di carattere politico-amministrativo. Sicuramente abbiamo il polso delle situazioni sulle nuove povertà. Registriamo molte famiglie italiane in difficoltà, un aumento notevole di persone che perdono il lavoro, la casa. Ci sono sempre più persone che finiscono in psichiatria e tanti anziani che rimangono soli. Tanti gli immigrati che scappano dai loro paesi con la speranza di una vita migliore. Questi sbarchi continui che portano i nuovi poveri, i derelitti. In breve, rispetto a qualche anno fa ci sono molti nuovi poveri italiani, tante persone emarginate e un numero cospicuo di stranieri che speravano in una vita migliore e invece trovano tante difficoltà e chiedono aiuto. 

D – Ma il tuo lavoro prevede anche un’assistenza sanitaria? 

R – In una famiglia c’è sempre chi è in grado di dare un’assistenza sanitaria. Io, per esempio, devo fare un’operazione particolare e delicata per fare andare in bagno un ragazzo tetraplegico, per fare questo ho dovuto fare un corso di specializzazione in ospedale poco tempo fa, uso il Peristeen, che è un sistema di irrigazione transanale per le persone che soffrono di incontinenza fecale o stipsi. Utilizzando il Peristeen si riduce al minimo la probabilità di perdite intestinali involontarie o le stipsi. Poi devo somministrare le insuline ai diabetici. 

D – Il tuo impegno in questa Casa Famiglia inizia dal mattino? 

R – È il mattino che ha l’oro in bocca, e così la mattina vado a fare vari servizi, vado a prendere il pane per sessanta persone e questo è l’attuale numero dei nostri famigliari, poi vado in farmacia, in vari uffici pubblici, spesso faccio la spesa al supermercato. A ora di pranzo mi occupo nuovamente delle insuline, poi servo a tavola e imbocco i disabili. Dopo mangiato vado a vedere i bidoni della spazzatura, se pieni li devo portare nel punto di raccolta che è sempre nel perimetro del giardino della casa famiglia. In genere nel pomeriggio non ho impegni fissi e scrivo le buone notizie: articoli, recensioni, foto notizie. Nel corso della giornata vado a parlare più volte con una nuova accolta disabile, che è spesso allettata. 

D – E i tuoi impegni serali quali attività prevedono? 

R – Diciamo che il mio unico impegno è stare qui giorno e notte con chi ci chiede aiuto. Tanti sono comunque gli imprevisti, donazioni di alimenti e bisogna andarli a prendere anche la sera sul tardi, recuperare ragazzini da attività sportive, andare a riprendere persone nuove che ancora non ricordano o non conoscono la strada di casa. La sera, c’è l’aiuto a cenare, sempre prima delle immancabili insuline. Nella serata leggo libri o scrivo, se arrivano chiamate, devo uscire per recuperare cibo che rimane nei ristoranti. Possono capitare anche emergenze notturne di persone che stanno male e spesso sono chiamato anch’io. Le giornate tipo variano a seconda degli accolti e se in quel momento c’è un malato terminale, possono essere necessarie anche sei ore al giorno, oltre tutti gli altri impegni. 

D – Che importanza ha l’Amore in un posto come la Casa Famiglia? 

R – L’Amore è fondamentale, l’empatia con l’altro da se, recuperare una persona è volergli bene ed essere disponibile. Nel momento che una persona accolta si sente amata e curata, accadono miglioramenti sorprendenti. I medici poi stabiliscono la cura, nel caso di patologie fisiche o mentali. L’Amore comunque è una delle più grandi armi per recuperare una persona e ciò dipende da come la persona è accolta. C’è chi recuperiamo dalla prostituzione ed ora è missionaria, c’è chi si è reintegrato nel tessuto lavorativo, c’è però anche chi è tornato in strada. Qui c’è la possibilità di ripartire, ma bisogna mettere la propria volontà!

Sono partito qualche anno fa da solo, ora ho tanti volontari che mi aiutano, che mi seguono ed insieme a loro riesco a raggiungere decine di migliaia di persone e sono sempre più i gesti solidali d’individui che ispirati dalle buone notizie compiono piccole opere solidali. C’è chi tramite “La Gioia” ha iniziato il giro notturno per incontrare i senza fissa dimora, chi ha fatto delle donazioni di alimenti alla casa famiglia dove vivo e tanti altri piccoli gesti. Un giovane da me interrogato dopo una mia testimonianza in una scuola mi disse: “ Tutte queste belle azioni mi stimolano a compierle”. Il motivo de “La Gioia” è appunto questo, far nascere percorsi solidali. 

D – Tu da giornalista scrivi solo per il tuo giornale? 

R – No, collaboro anche con “Golem informazione”, il giornale diretto da Roberto Ormanni, dove ho una rubrica molto letta di buone notizie, logicamente, e da poco ho anche uno spazio settimanale su “radio Kolbe” ogni mercoledì alle 22.00, dove scegliamo cinque buone notizie e si può ascoltare via web. Ti confido una mia scoperta Giuseppe, troppo spesso i nostri mezzi di comunicazione ci comunicano gli eventi negativi della nostra quotidianità, invece esistono tante cose positive. Più vado avanti nella ricerca di buone notizie e più ne scopro, c’è tutto un mondo di persone che aiuta il prossimo e di cui si sa poco e nulla ed io do notizia di questi bellissimi fatti, di questi meravigliosi eventi che arricchiscono l’anima dandoci la forza di andare avanti e di credere al nostro prossimo, di chi abbiamo vicino. Non bisogna disperare mai, c’è sempre una luce 11006398 10205877160270562 8611011573137729791 n1anche nel tunnel più nero. Non guardiamo sempre il bicchiere mezzo vuoto, ma impariamo a guardare il mezzo pieno. Ho conosciuto una persona con la Sla, immobile nel letto, che trasmetteva voglia di vivere e confortava chi era triste. Potrei portare tanti esempi di persone con vite difficili che erano gioiose e piene di vita. Il vero segreto per vivere bene è aprirsi all’amore, avere nel cuore la speranza e di essere noi il cambiamento che vorremmo nel mondo. Non dobbiamo più lamentarci di ciò che non abbiamo, gioiamo per il dono della vita che abbiamo. Hai una nuova vita a partire da adesso, forza dai, ricomincia tutto!

 

 

 

Riccardo Rossi

 

 

 

Giovedì 11 giugno, nella sala Santa Maria in Aquiro, presso il Senato della Repubblica si è tenuto il Convegno Ambiente, Alimentazione, Salute e Benessere organizzato da Forza Italia e l'Unione degli Osteopati Italiani. 

Il convegno, condotto dal Senatore Domenico Scilipoti Isgrò, ha riunito relatori e partecipanti di spicco, da sempre impegnati nella promozione delle buone prassi in materia di salute, benessere, alimentazione ed ambiente.

È stato un invito a riflettere ma anche un richiamo alle armi per combattere pratiche e leggi che non tutelano abbastanza i cittadini e l'ambiente. Tanto più, il convegno si è concluso con la formazione di un gruppo di lavoro che vuole richiamare l'attenzione pubblica e politica sulle tematiche discusse. 

Il discorso di apertura è stato di Salvatore Oliverio, rappresentante dell'Unione Osteopati Italiani. Oliverio ha esposto alcuni principi generali sulle cure olistiche, sull'alimentazione e sul funzionamento del metabolismo umano. La sua presentazione è stata rafforzata da quella di sua figlia, Nausicaa Oliverio che ha presentato l'attività degli osteopati, come supporto alle cure tradizionali o come una medicina alternativa volta al ripristino dello stato di equilibrio psicofisico.

Ci sono stati anche alcuni interventi di Luca Sardella, il giornalista Rai con il pollice verde, che ci ha ricordato che non basta essere approssimativi nella scelta degli alimenti sani, ma ben informati, in quanto al giorno d’oggi è molto facile farsi confondere dalle informazioni contrastanti che girano in rete.

In seguito l’Avv. Angela Violi, di Reggio Calabria, ha parlato delle battaglie legali ambientaliste e in particolar modo della battaglia vinta contro la costruzione di una centrale a carbone a Saline Joniche, in provincia di Reggio Calabria.

Silvia Laudoni, del centro benessere Olisticamente, ha tenuto una presentazione sull’antica medicina ayurveda e sui benefici che essa porta.

La Dott.ssa Francesca Ferri, ricercatrice e fondatrice di EffeggiLab, ha illustrato i benefici per la salute della fitomelatonina, assunta come integratore alimentare e non solo. Nel suo discorso la dott.ssa ha voluto porre l’accento anche sull’industria della cosmetica e della cura per il corpo, un’industria in cui sono usati molti ingredienti tossici senza controllo. Inoltre un campo dove la legislatura attuale è carente di norme di tutela.

La Dott.ssa Rosangela M. A. de Bassi, dell’Università Federal do Paranà, del Brasile ha trattato l’argomento dell’inquinamento dell’acqua ed ha raccontato alcune particolarità sulla lotta brasiliana contro il disboscamento e l’inquinamento delle acque.

In seguito il Prof. Dott. Giuseppe Forte ci ha parlato di nutraceutica e di nutrigenomica. Un campo di ricerca che unisce e integra due dimensioni della terapia medica: la nutrizione e la farmacologiadefinendo un nutriente da utilizzare, per prevenire e curare le malattie. Ricerca mirata ad offrire soluzioni terapeutiche innovative, soprattutto nella prevenzione e nelle fasi iniziali di malattia.

La Dott.ssa Iolanda Baldino ha presentato una relazione sul quadro legislativo e giurisprudenziale, italiano ed europeo, in materia di ambiente, salute ed alimentazione. Una relazione che fa riflettere su quanta strada c’è ancora da percorrere per salvaguardare la salute dei cittadini.

L’Arch. Matteo Sernesi ha tirato un campanello di allarme sui materiali utilizzati nella costruzione degli edifici e delle abitazioni. Un campo tutto da rivoluzionare nel camino verso un futuro ecosostenibile.

In chiusura, il maestro reiki Giuseppe Zanella,  persona portata a qualunque ricerca scientifica e paranormale, sensitivo, telepatico e tant’altro, ha ricordato a tutti i presenti in aula che la vita può essere molto di più di quel che la società contemporanea percepisce  essa sia. 

Il convegno si è concluso evidenziando la consapevolezza che tra di noi ci sono esseri superiori, in diretto contatto con la divinità e che il nostro destino è molto di più del semplice vivere, ma è un continuo evolversi, ricercando stati di coscienza migliori per avvicinarsi all’energia divina e creatrice.

Biagio Laponte ama la sperimentazione e la ricerca sonora. Sound engineer nel mondo della musica classica e della world music, vanta produzioni con Giovanni Sollima, Giuseppe Ettorre, Filarmonica della Scala, Orchestra Rai di Torino, e altri.

E' produttore e compositore di musica contemporanea elettronica.

Molti singoli e remix lo avvicinano ad un pubblico di ascoltatori interessati a questo genere. Nel 2014 entra a far parte del mondo teatrale, dove trova ispirazione per il suo ultimo progetto musicale Khaos, che sarà pubblicato da Drummond DSP.

 

Sei un produttore di musica elettronica, ambient, come sei entrato nel mondo della musica e perchè hai scelto questo genere?

 

E’stato il percorso che mi ha portato al mio fare oggi. Ho iniziato a suonare un po’di strumenti acustici, e più scoprivo gli svariati timbri esistenti, più volevo conoscerli e praticarli. Ma è impossibile suonarli tutti, così ho intrapreso il percorso per conoscere la fisica acustica da vicino. Ho messo piede nel primo studio di registrazione in qualità di tecnico del suono, registrando molti album di musica classica e world per poi passare alla produzione e alla composizione elettronica. Non ho proprio scelto questo genere avendo le idee chiare su cosa fare, ma potrei dire che ci sono arrivato. La musica ambient ha una varietà timbrica e una possibilità di modulazione che riesce a penetrare dritta a stimolare l’immaginazione di chi ascolta, evoca paesaggi e ricordi, per alcuni aspetti la definirei astratta, ma il beat elettronico le dà quella pulsazione che ti fa sentire ancora sveglio e tiene vigile l’attenzione sul presente.

 

KhaosHai concluso da poco il tuo primo progetto discografico "Khaos", come nasce questo album e qual è la sua particolarità?

 

L’album nasce a stretto contatto con le mie esperienze con il teatro di ricerca. Praticando nuove forme per immaginare e creare, accostando il mondo dell’arte a quello urbano, nasce uno scambio tra i due, una magia che mi ha molto ispirato a comporre questa musica.

La sua particolarità oltre che concettuale sta nelle sonorità, c’è uno zoom sull’ambiente urbano della metropoli registrato da me in alcune città d’Italia che fa da sfondo alla musica. Questo ambiente accoglie i ritmi a volte frenetici e a volte lenti ed echeggiati, in base al punto d’ascolto che si ha nei confronti della città. Nel senso che se ci vivo dentro ho a che fare col suono dei motori, le sirene e segnali acustici di tutti i tipi che senza dubbio disturbano il mio udito, ma allontanandosi sempre di più quei suoni diventano prima echi e poi rumore di fondo. Il percorso musicale si muove su questi livelli di presa di coscienza dell’attimo in cui ci troviamo e su cosa stiamo ascoltando.

 

Ci dai qualche breve cenno delle dieci tracce contenute in Khaos?

 

Per questo vi invito ad avere un po’ di pazienza, sarebbe impossibile trovare le parole per eguagliare le sonorità create. Ma posso dire che la sincronicità, il tempo e lo spazio, la deriva urbana, la ricerca del silenzio e l’oltrepassare i confini del rumore cittadino sono temi che ho voluto trasformare in suoni e in musica. Spero di esserci in qualche modo riuscito, lo scopo dell’album è portare alla riflessione di queste tematiche tramite la piacevole sensazione di ascoltare musica. Mi piace vederlo come un dipinto esposto in galleria, dove tramite i suoi colori e le sue forme ci si immerge in un mondo interiore che potrebbe migliorare ciò che ci circonda.

 

Qual è il punto di forza della tua musica? Perchè la gente ti dovrebbe ascoltare e scegliere tra le tante proposte del mercato discografico?

 

Bella domanda. Non ci ho mai pensato a dir la verità, ma sicuramente c’è dentro una grande fetta del mio essere, del mio pensiero e in parte anche quello di qualsiasi persona che vive il nostro tempo. La musica che compongo prova ad essere un riflesso della realtà che viviamo, un doppio filtrato dalle mie percezioni che trasformo in suoni. Non so cosa dire riguardo al mercato discografico se non che è oggi è arrivato ad essere una macchina schiaccia sassi e spesso solo per poter vendere il prodotto mette a rischio la qualità della musica stessa. Per fortuna che ancora esistono case discografiche indipendenti che appoggiano e valorizzano le tue idee, tra queste Drummond Records, che mi ha accolto con molto interesse.

 

Esiste un collegamento con il termine greco antico "Chaos" con la scelta del titolo del tuo lavoro?

 

Si. Khaos è il nome che più rappresenta il percorso musicale dell’album. “Nelle antiche cosmologie greche, il complesso degli elementi materiali senza ordine che preesiste all’universo ordinato.” Queste sono le parole che mi hanno colpito, perché oggi, nel mondo, i movimenti in atto sono molto caotici e la speranza è quella di trovare, dopo il caos, una forma adeguata al benessere comune per tutti.

 

Cosa porta un artista ad autoprodursi? Una tua riflessione.

 

Mi collego alla domanda precedente sul mercato discografico. Il motivo per cui oggi tanti artisti si autoproducono è soprattuto per avere la piena libertà di esprimersi, per comunicare tramite l’arte, perché si vuole dire qualcosa, perché il mondo viaggia verso direzioni opposte e in qualche modo è un buon compromesso per salvaguardare la cultura contemporanea, anche se i guadagni non sono elevati e a volte minimi, anche se non sforniamo prodotti per la massa, ci teniamo alla sincera espressione artistica per lasciare un segno originale ed un segnale di risveglio a chi ci ascolta.

 

Cosa pensi della musica etnica? La musica elettronica sarà la musica del futuro?

 

Penso che la musica etnica sia cultura, cultura dei popoli, un' impronta digitale sonora dei vari luoghi del mondo. Senza il ritmo dell’Africa non avrei mai formulato le strutture ritmiche che potrete ascoltare all’interno di Khaos. Come senza i mantra ipnotici indiani non avrei creato il senso di ripetizione minimale. Nella musica etnica e nelle sue culture secondo me c’è l’anima del mondo, ognuno di noi dovrebbe conoscere, approfondire, ricercare e praticare questo tipo di passione nella poesia, nel teatro, nei dipinti, nei linguaggi e nei suoni. Per quanto riguarda la musica elettronica, ti dà la possibilità di rendere il suono una materia malleabile e trasformabile in svariate forme. Tutto ciò è possibile grazie ai grandi progressi della tecnologia apportata alla musica ma non la definirei la musica del futuro. Esiste già e coesiste insieme a tutte le altre forme musicali come la musica barocca, l’opera lirica, il pop e il punk. Diventerebbe noioso andare tutti i giorni ad ascoltare i concerti di Tim Hecker o di Ryuichi Sakamoto se non fosse possibile anche ascoltare un concerto tra quelli dei Radiohead o di Bob Dylan, o perché no una bella sinfonia di L.V. Beethoven.

 

Chi pensava che Expo fosse una piattaforma informativa, scambio di risorse culturali e tecnologiche con lo scopo di trovare soluzioni politico-economiche per assicurare a tutti cibo sano e sufficiente e sconfiggere la fame che attanaglia 800 milioni di esseri umani, dovrà attendere edizioni eticamente più avanzate.

Il tentativo non è “Nutrire il pianeta” ma vendere di più i propri prodotti, utilizzando il cibo come strumento strategico per assicurarsi maggiori guadagni e far credere, tra le altre cose, che le grandi industrie non sono responsabili del cambiamento climatico in corso: l’80% delle risorse disponibili è ad appannaggio delle lobby.

L’Expo, che nella sostanza è una fiera per la colonizzazione finanziaria delle multinazionali, non parla di sovranità alimentare, di difesa della biodiversità, di impatto sugli ecosistemi da parte dell’industria della carne, di sostenibilità ambientale, dai danni dei cibi industriali, di sperpero di risorse naturali ed energetiche, di spreco di acqua potabile; l’Expo non parla degli enormi sussidi elargiti all’industria zootecnico agroalimentare, non dice che ogni mucca europea percepisce 2,5 euro di sussidi al giorno (che è il doppio di quanto dispone il 75% degli africani); non parla dei suicidi dei contadini indiani strozzati dai debiti delle multinazionali; non dice che il mangime utilizzato dagli animali d’allevamento sfamerebbe 9 miliardi di persone; non dice che si possono nutrire 12 persone con i prodotti coltivati su un terreno necessario a nutrire una sola persona che mangia la carne.

Sia il Brasile (più della metà della terra coltivata è utilizzata per la produzione di prodotti Ogm) sia le Istituzioni Europee sfiorano appena questi problemi: più attente agli interessi delle grandi lobby, industrie e banche, che all’opinione dei cittadini nettamente contrari alla coltivazione e l’utilizzo di prodotti Ogm.

Ma parlare di cooperazione allo sviluppo, diritti umani, condivisione, disinquinamento, di riduzione del consumo di energia, di sistemi ecocompatibili, di biodiversità, di tutela dell’ambiente, mentre si pubblicizzano prodotti che sono la causa di questi problemi significa prendere per i fondelli l’intelligenza umana.

In tutto questo dov’è la voce della Chiesa, la cui ancestrale visione antropocentrica vanta assurdi diritti sulla natura in preda alla furia devastatrice dell’uomo? La Chiesa, a parte un timido invito al “non abuso”, mai si è pronunciata contro gli allevamenti intensivi, le monoculture, la distruzione delle foreste pluviali, i danni provocati dall’industria chimica, dall’industria del tabacco, o contro le centrali nucleari: essa, teoricamente, lotta contro gli effetti della sua stessa politica.

In che modo una manifestazione sponsorizzata da Coca Cola, Ferrero, Eni, Mc Donalds, Nestlè, (ricordate i danni di quest’ultima per le scorrettezze criminali intese a promuovere sostituti di latte materno e di alimenti industriali?) può garantire cibo sano e sufficiente per tutti? Sarebbe come se l’industria farmaceutica indicasse programmi per non far ammalare le persone. Se la fame, l’inquinamento, la distruzione dell’ambiente è determinato dal consumo di un certo prodotto possono coloro che lo producono andare contro i loro stessi interessi?

Altro che nutrire il pianeta! Expo è un raduno mondiale di ingordigia capitalistica: invece di dibattere sui danni causati dal consumo di prodotti animali (sulla salute umana, sull’ambiente, sull’economia…) sarà una grande abbuffata di carne, di tutti i tipi, di tutte le specie, comprese quelle che i popoli europei considerano ripugnanti: serpenti, ragni, scorpioni, formiche… (di questo passo arriveremo ai pidocchi), meglio se di produzione propria: in fondo il cuoio capelluto di un contadino è sicuramente più pulito di una stalla.

                                                                            

l bombardamento mediatico contro il governo greco sembra non funzionare.

 

 

Una lettura fatta attraverso i sondaggi di opinione su come la società greca vede l'operato del

proprio governo fino ad oggi.

 

Mentre a gran voce ci viene detto dalla commissione europea e dal governo tedesco che in

Spagna, Portogallo e Irlanda le misure economiche di austerity stanno portando buoni frutti e

questi paesi stanno facendo "passi avanti", gli elettori di questi paesi, quando sono chiamati a

scegliere, si orientano su posizioni opposte a quelle dei loro governi. Sono forse impazziti?

Credo di no.

Questo ci può far riflettere su quanto l'informazione sia strumentalizzata e asservita a

sostenere un modello economico che da molto tempo ormai si è dimostrato fallimentare. Non

metto in dubbio che questi paesi stiano facendo "passi avanti" grazie alla cura a base di

neoliberismo, mi piacerebbe capire in quale direzione?

Anche per la Grecia, fino a pochi mesi fa quando ancora c'era il governo Samaras, venivano

dette le stesse bugie e tutta Europa stava a guardare una "ripresa della Grecia" invisibile per

noi, ma evidente solo sulla stampa di propaganda.

Il governo greco, per il momento l'unico ad aver alzato la testa è stato attaccato e

sbeffeggiato da tutti gli altri governi. Potendo dire ben poco sulla serietà degli argomenti

messi in campo dagli esponenti del governo Tsipras, si sono accaniti sui singoli ministri

cercando di screditarli con commenti e chiacchericci di bassa lega, ad iniziare dalla cravatta

(che non hanno) a finire con bugie e false dichiarazioni attribuite quando all'uno quando

all'altro.

 

Questi mesi di contrattazione con l'Eurogruppo non hanno portato a granché, da parte del

governo tedesco (cioè il vero cervello dell'Eurogruppo) è stata attuata la tecnica dello

"sfinimento" ovvero aprire momenti di speranza e di probabile accordo e subito dopo tornare

a chiedere e imporre le decisioni prese dal precedente governo, cercando di far leva sul

ricatto del fallimento economico e delle varie scadenze e pagamenti che la Grecia ha davanti.

Il problema del governo tedesco nei confronti del governo greco è politico e questo è bene

che venga capito da tutti. Non sopportano di aver a che fare con un governo di sinistra.

Poco importanza viene data alle proposte presentate da Atene, non vengono neanche

valutate dagli interlocutori, il "programma deve continuare" e basta.

Che Atene possa trovare all'interno della propria economia altri modi per riprendersi

economicamente diversi dalla macelleria sociale sostenuta dalla Germania, questo non

importa. Il problema non sta nell'economia e quindi nella ripresa economica della Grecia, ma

negli interessi economici della Germania e delle varie multinazionali che avevano iniziato a

spartirsi la torta ellenica. Quindi…meglio se altre soluzioni diverse da quelle imposte non

verranno trovate.

 

L'obiettivo finale dell'Eurogruppo è senz'altro quello di annientare il cattivo esempio che il

governo greco rischia di dare agli altri popoli d'Europa. E sicuramente nei prossimi giorni e nei

prossimi mesi si intensificheranno gli attacchi e i ricatti affinché il governo greco si pieghi al

volere del neoliberismo. Per il momento, grazie ad i rapporti di forza estremamente

sfavorevoli, Atene ha congelato alcuni punti del proprio programma e sta cercando di arrivare

ad un accordo senza varcare alcune "linee rosse" ovvero dei punti imprescindibili del proprio

programma che riguardano i diritti dei lavoratori, il rifiuto di attuare nuovi tagli a stipendi e

pensioni e l'eliminazione della famosa tassa ENFIA, una tassa orizzontale sulle proprietà che

sta mettendo il popolo greco in ginocchio.

La propaganda internazionale contro la Grecia non è la sola a martellare il governo Tsipras,

dovete sapere che tutte le emittenti televisive private del paese non hanno mai pagato un

euro per i diritti televisivi e per l'uso delle frequenze, ma non perché non dovessero pagarli,

perché i precedenti governi preferivano il sostegno mediatico alla riscossione dei compensi. Il

governo guidato da Tsipras ha pensato bene di iniziare a chiedere i milioni di euro che queste

emittenti televisive devono allo stato ed è così che le stesse emittenti televisive hanno iniziato

una guerra mediatica per screditare il governo. La propaganda che ogni giorno viene fatta

contro i vari personaggi del governo è vomitevole e priva di ogni deontologia giornalistica.

Se sul piano internazionale possiamo dire che il governo ellenico sta percorrendo una strada

da solo e in salita, diversamente vanno le cose in patria. Nei pochi mesi di governo è infatti

riuscito a fare molte cose positive. La differenza con i beceri del governo precedente è

enorme e con una certa velocità la Grecia si sta normalizzando.

 

Se prima c'era da lottare per non far peggiorare le cose, adesso possiamo discutere di come

migliorarle. L'opposizione al governo è di due tipi: quella da destra che è scontenta di veder

andare in fumo il grosso lavoro fatto in collaborazione con la Troika e che vorrebbe tornare al

precedente modello di dittatura sociale ed economica e quella da sinistra, che vorrebbe delle

posizioni più intransigenti del governo greco nei confronti dei creditori e dell'Eurogruppo.

Personalmente capisco di più l'opposizione di destra con tutte le sue ragioni, ragioni che

politicamente non condivido affatto ma che mi sembrano più sensate delle critiche mosse

dall'opposizione di sinistra.

Capisco che un'evoluzione verso qualcosa di ancora meglio può avvenire solo cercando di

spingere la politica verso nuove soluzioni e che accontentarsi frena questo processo, ma

dall'altra parte devo riconoscere che gli spazi per attuare una politica estera più radicale non

vi sono e gli equilibri europei (per il momento) non sono favorevoli.

Ricordiamoci che se questo governo cade non c'è da sperare in qualcosa di migliore, ma

semmai di un ritorno a qualcosa di molto peggiore...

Nonostante tutto ciò, due giorni fa sono usciti sul quotidiano Avghi dei sondaggi di opinione

relativi al periodo 1319

maggio 2015 e confermano come il governo Tsipras goda ancora di

una ottima popolarità.

 

Sono molto interessanti da esaminare perché rispecchiano l'impatto sulla società greca delle

scelte del governo in politica estera e confermano che il popolo greco crede ancora

saldamente nel tentativo che questo governo sta facendo per cambiare la politica economica

fin ora abbracciata dai precedenti governi.

Iniziamo con la stima dei voti, " Se in Grecia ci fossero oggi le elezioni politiche che cosa

voteresti ?"

Il 48,5% voterebbe Syriza, mentre Nea Dimokratia il maggiore partito di destra all'opposizione

si deve accontentare di un misero 21%, questo dato descrive in maniera evidente la forte

sfiducia che ancora il popolo greco nutre nei confronti dell'ex primo ministro Samaras,

amicone della Troika.

A seguire abbiamo i Nazifascisti

di Chrisi Avghi con il 6%, i neoliberisti di Potami con il 5,5% i

KKE partito comunista greco (all'opposizione) con il 6%, Anexartiti Ellines (al governo con il

Syriza) con 3,5% il Pasok con il 4% e un 5,5% di altri.

Alla domandato " Quale secondo voi è il migliore governo per il paese?" Il 54 % indica l'attuale

governo, mentre solo il 18% vorrebbe il governo di Nea Dimokratia, segue poi il 18% di

interpellati che non è soddisfatto da nessuno dei due governi.

La popolarità del primo ministro Alexis Tsipras è ancora molto alta e viene stimata al 77%.

Alla domanda: " Quale è il primo ministro più adatto per la guida del paese? " Ben il 63% degli

interpellati ha risposto Alexis Tsipras, mentre Antonis Samaras resta al 20% e il 14% non

indica nessuno di questi due.

 

L'ormai famoso ministro delle finanze Yanis Varoufakis che da mesi è nell'occhio del ciclone e

su di lui si è abbattuto il chiacchericcio mondiale è ancora molto sostenuto dal popolo greco.

Se analizziamo il confronto tra soddisfatti e insoddisfatti vediamo che a febbraio 2015, subito

dopo le elezioni, coloro che si esprimevano positivamente e coloro che invece risultavano

insoddisfatti erano rispettivamente il 75% e il 24%. A marzo 2015 erano rispettivamente il

59% e il 40%. Ad aplile 2015 il 55% e il 43% e a maggio il 59% e il 40%. Come potete vedere

c'è stato un calo fisiologico rispetto alle aspettative iniziali e al sorprendente dato registrato a

febbraio 2015, la sfibrante trattativa condotta con l'Eurogruppo e la contrattazione portata

avanti nella ricerca di un compromesso hanno fatto scendere la popolarità del ministro

Varoufakis, ma se valutiamo a quale martellamento mediatico negativo è stato sottoposto in

questi mesi possiamo dire che è ancora apprezzatissimo dal popolo greco.

Chiudo con un dato molto significativo che riguarda un argomento di grande attualità: il

referendum sull'Euro. Il 71% del popolo Greco è a favore e il 25% è contrario, il 4% non ha

opinione.

Questa massa di dati e di percentuali ci può dare un idea di come il popolo greco veda ancora

di buon occhio il proprio governo nonostante la feroce propaganda di cui è vittima. Una cosa

è certa: dopo il successo di Podemos in Spagna e la vittoria a Barcellona ci sentiamo un po'

meno soli in questa Europa drogata dall'austerity.

 

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