
L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
L’autrice premette un approfondimento sul concetto di devianza e criminalità in rapporto alla vera e propria emergenza della violenza quotidiana che purtroppo infesta il nostro territorio nazionale, come emerge dai più recenti fatti di cronaca nera, quale lo stupro delle due cuginette di Caivano in Campania .
Essa inoltre mette sotto la sua lente d’ingrandimento critica i sistemi tradizionali della prevenzione e rieducazione connesse alle reti educative familiari, scolastiche e della comunità educante ,esponendo le principali teorie criminologiche che spiegano le cause del delitto in genere.
Quindi affronta il delicato problema delle motivazioni che, purtroppo, inducono un giovane ad uccidere il proprio genitore ,approfondendo , in concreto, tale tematica con la descrizione di tredici casi famosi di genitoricidio, quali ad esempio il caso Maso, ovvero quello di Erica ed Omar , fino ai più recenti avvenuti in Italia.
Purtroppo fin dall’infanzia è importante individuare i cd. fattori di rischio che potrebbero incidere sulla sana crescita psico-fisica della persona, portando delle ripercussioni negative non solo all’interno della famiglia, ma anche all’esterno con la sindrome da dark web, e cioè il ritirarsi nel mondo virtuale dei siti “pericolosi e violenti” come unica via di uscita e di salvezza per un ‘adolescente che non viene compreso dalla famiglia e dalla scuola e, in genere, dalla collettività sociale.
La sindrome del dark web può esser uno dei tanti fattori di rischio alla devianza.
Ma c’è di più. Anche quando situazione della famiglia d’origine appare “normale” può però cagionargli, per la mancanza di un adeguato ascolto, una profonda depressione con un malessere interiore che può condurlo all’ assunzione di sostante stupefacenti , che potranno arrecare delle ripercussione negative per la sua vita e per coloro che gli staranno intorno, in quanto il giovane potrà aver sintomi come
abbassamento della percezione dalla realtà , problemi di apprendimento – concentrazione, disturbata alternanza sonno –veglia, e manifestare comportamenti di aggressività verso se stesso e verso gli altri.
È fondamentale che gli adulti attuino una maggior sensibilizzazione e siano più responsabili verso i loro figli che non devono esser strumentalizzati per raggiungere i loro desideri, e così a loro volta diventeranno dei giovani adulti indipendenti autonomi e responsabili nelle loro scelte .
E per attuare ciò è importante che i genitori attuino la teoria della ‘’comprensione affettiva’’ , ideata dal magistrato minorile Roberto Thomas ( che ha curato l’introduzione del libro in oggetto ), in cui si instaura tra il figlio e il genitore un rapporto di fiducia e empatico nel quale il genitore ascolta e comprende le problematiche del figlio e lo aiuta a far capire che le azioni che ha posto in essere sono sbagliate e che non dovrà più comportarsi così, in quanto tutti siamo stati giovani (attraverso la memoria storica) e abbiamo commesso delle “cavolate” , ma l’importante è AVER COMPRESO l’errore e non commetterlo più.
Tutto ciò avviene attraverso un processo suddiviso in quattro tappe quale l’ascolto accogliente, la memoria storica, la fiducia accordata e la responsabilità richiesta.
Conclusivamente si può affermare che ci possono esser fattori di rischio interni legati alla persona a livello patologico (disturbo di personalità) oppure esterni, come i social o l’ambiente circostante che possono compromettere la sana crescita e incidere sull’aspetto cognitivo- e socio relazionale del minore.
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Herald | HE | Editore |
“Conquistando la libertà- dalla Moldavia alla Sardegna” (Nemapress Edizioni) di Irina Mita è stato presentato in una sessione dei lavori del Convegno Internazionale Critici letterari che si è svolto nei giorni scorsi a Targu Neamt nella Regione moldava della Romania.
A parlarne oltre all’Autrice è stato il vicepresidente dell’Associazione Angel Basanta, dell’Università di Madrid, insieme alla presidente Neria De Giovanni, direttora editoriale della Nemapress.
E’ stato molto emozionante il racconto fatto da Irina Mita in lingua rumena davanti a molti esponenti della cultura rumena, compreso il Sindaco di Targu Neamt e due Sindaci della Repubblica Moldova cui è stato donato il libro.
Tra gli apprezzamenti quello di Stefan Damian, docente italianista all’Università di Cluj, Romania, vicepresidente dell’Associazione e di Tudorel Radu, poeta e scrittore, amministratore della Provincia di Neamt.
Il volume sarà presto tradotto in Romania e in Moldavia a dimostrazione di come il sincero e toccante racconto della vita di Irina Mita fino al suo approdo ad Alghero, sia condiviso da molti futuri lettori internazionali.
Intervista alla dottoressa Francesca Bittarello
Il fenomeno UFO è uno di quelli che spacca letteralmente in due l'opinione pubblica, viene trattato da due sfere di “competenti” l'una pro l'altra contro ed ovunque venga affrontato, semina una scia di polemiche interminabile da sempre. In questa intervista scoprirete alcuni dettagli che forse prima d'ora non vi erano noti e scoprirete anche che esistono in commercio pubblicazioni dedicate di tutto rispetto che rimangono una fonte straordinaria soprattutto alla luce del fatto che le stesse provengono da organi ufficiali, esattamente quelli che i “debunkers” (persone prezzolate che per vil denaro si abbassano a negare l'evidenza e ad insinuare il dubbio) badano bene a non citare per poter continuare a simulare una scioltezza che non appartiene loro.
L'intervistata è la Dottoressa Francesca Bittarello, geografa laureatasi presso l'Università "La Sapienza" di Roma con una tesi in Geopolitica e Geostrategia militare, nata dalla collaborazione con "Rivista Aeronautica", l'organo divulgativo ufficiale dell'Aeronautica Militare. Assieme alla Bittarello, vera e propria autorità in campo aeronautico ed ufologico, prolifica autrice, fondatrice della casa editrice Lux-Co Edizioni, già perito ufologico e padrina di Kermesse Ufologiche e Aeronautiche, in questa intervista scopriremo i files più affascinanti riguardanti avvistamenti di oggetti e soggetti UFO che ancora non trovano una risposta capace di soddisfare gli uni e gli altri.D: sappiamo che su cento avvistamenti, soltanto un misero 5% riesce davvero ad inchiodare gli esperti come lei al tavolo. Potrebbe illustrare per sommi capi quali siano i criteri che applicate in fase di analisi?
R: esattamente così. In media, soltanto un ristretto 5% di casi analizzati riesce a non trovare corrispondenza alcuna con quelli che potrebbero essere banalmente gli effetti dell'attività umana nei cieli. La nostra attività consiste nell'eseguire una serie di approfondimenti rispettando un protocollo severissimo facendo attenzione a non tralasciare il benché minimo dettaglio prima di passare alla fase di analisi successiva poiché ciò comporterebbe una leggerissima variazione sulla scala delle valutazioni che a lungo andare finirebbe inesorabilmente con lo spostare il risultato finale altrove. Un po' come accade in fase investigativa nel campo del crimine: si procede con il disporre sul tavolo ogni elemento noto, si interrogano i testimoni, si confrontano orari, presenze, si eseguono accertamenti sulle biografie dei soggetti coinvolti... insomma un lavoro certosino che nulla a che vedere con le analisi frettolose di improvvisati che si spacciano per esperti.
D: questo 5% come viene ricavato e come viene scartato il restante 95%?
R: la stragrande maggioranza delle persone non è a conoscenza di quelli che possono essere i numerosissimi tipi di velivoli sia civili sia militari che si spostano nell'aria. Questo fa sì che l'avvistamento di uno o più di questi velivoli di progettazione umana possano essere scambiati per qualcosa che non sia umano. E, conseguentemente, spinge l'avvistatore o gli avvistatori ad inoltrare segnalazione agli organi competenti i quali hanno il dovere di accertarne l'origine e quindi iniziano a svolgere quelle che possiamo definire “indagini preliminari” aventi lo scopo di effettuare una scrematura iniziale. Un esempio che desidero portare ai suoi lettori è quello relativo ai rotori di determinati tipi di elicotteri per il volo notturno che – per esser chiari con chiunque – sono dotati di fonti luminose. Molto spesso accade che queste fonti luminose vengano avvistate ed immediatamente segnalate. Negli uffici competenti, basterà raccogliere orario dell'avvistamento, confrontare le coordinate del luogo in cui l'avvistamento si è verificato e controllare se a quell'ora fossero in corso esercitazioni od attraversamenti di spazio di cielo da parte di velivoli militari (come nel caso dell'elicottero a rotore luminoso) ed ecco che la scrematura iniziale offrirà spontaneamente la risposta!
Diversamente, qualora ogni tipo di incrocio di dati continuasse ad offrire risultati non in linea con le attività di esercitazioni note o meno, ecco che entrano in funzione altri tipi di esperti che eseguiranno altri tipi di approfondimenti sino a trovare una risposta.
D: quante volte le capita di ripassare al vaglio le prove?
R: per correttezza professionale devo rispondere con franchezza e dirle che in realtà, prima di apporre una firma in calce alle mie analisi, ripasso tutti gli elementi al vaglio un numero incalcolabile di volte. Nemmeno io saprei dirle quante, in verità. Possono essere necessari giorni come anche settimane o mesi talvolta. Il mio è uno di quei lavori che devi svolgere per passione altrimenti non ce la puoi fare. A me capita di ripensare ai dettagli dei casi che analizzo anche mentre mi trovo alla guida della mia vettura o mentre sono seduta sulla poltrona di un treno. Non ho orari e spesso vengo colta da illuminazioni nei momenti più disparati della giornata.
D: quindi sarebbe corretto asserire che il suo libro intitolato “UFO a Roma, Volume 1” (l'autrice ha pubblicato diversi volumi aventi ad oggetto il tema UFO consultabili presso il sito della casa editrice ) sia nato collezionando tutte le sue esperienze di una vita professionale dedicata al fenomeno UFO ed aeronautico?
R: in buona sostanza sì. Ma in queste pagine ho inteso portare a conoscenza dei lettori ogni ambito riguardante le tecniche di cui sopra e soprattutto ho voluto donare al grande pubblico un qualcosa di inedito: quel famoso 5% di casi inquadrato ed analizzato da me, con la mia esperienza e la mia credibilità duramente conquistate sul campo in un quarto di Secolo di analisi ufologica.
D: non le chiederò di anticipare i contenuti dell'opera però le chiederò un qualcosa per i lettori di flipnews.org che sono tradizionalmente attenti, curiosi ed esigenti. Negli oltre trecento casi analizzati e riportati nel libro, qual è quello che l'ha maggiormente colpita?
R: ci troviamo presso la tenuta del Presidente della Repubblica Italiana di Castel Porziano. Erano le ore 21:32 del 25 Agosto del 1963. Il Presidente era Antonio Segni, padre del politico Mariotto. A riportare i fatti fu l'autista della vettura presidenziale il quale affermò di aver assistito all'arrivo di un disco volante proveniente dalle sue spalle. L'arrivo di questo oggetto sconosciuto venne accompagnato da forti sibili e da quello che potremmo definire un forte campo magnetico che ha interferito pesantemente con il corretto funzionamento della vettura che stava conducendo. A seguito di uno spostamento della vettura da questo campo magnetico, il motore ha cessato di funzionare e la terra ha cominciato a sussultare. L'oggetto sconosciuto aveva un diametro di circa quindici metri ed era sovrastato da una sorta di torretta posta in posizione centrale.
D: quindi la testimonianza è stata raccolta dalla viva voce dell'allora autista della vettura presidenziale?
R: c'è da dire che la notizia è rimasta per lunghi anni in archivio e nessuno, tranne un ristrettissimo numero di persone autorizzate, ne è entrato a conoscenza. Successivamente, alcuni 007 dei servizi italiani hanno iniziato a parlarne ma sempre con circospezione e prudenza. Fino ad oggi che il caso è noto a noi dell'ambiente e non solo.
D: un tipico esempio di “io so che tu sai che io so”... cambiando prospettiva, si narra che i piloti siano quelli che per forza di causa maggiore abbiano percentualmente più a che fare col fenomeno UFO. È una affermazione che ha del vero o no?
R: in parte è senza dubbio così. Io nel libro, ad esempio riporto il caso di un Ufficiale dell'Aeronautica Militare Italiana il quale, nel 1972, avvistò un oggetto volante discoidale di colore argentato mentre si trovava ai comandi del suo aereo in procinto di atterrare all'aeroporto di Guidonia alle porte di Roma. L'oggetto, come descrivo nell'opera, ha affiancato il pilota e ne ha seguito il volo ad una distanza non superiore ai seicento metri, prima di andarsi a piazzare ad una distanza maggiore per eseguire dei rapidissimi spostamenti nel cielo sull'asse dei punti cardinali.
D: molti si scervellano con ogni mezzo pur di far credere alle persone che il fenomeno non esista e che ogni singolo avvistamento abbia una spiegazione riconducibile alla natura umana. Quindi secondo questa specie di esperti saremmo soli nell'universo e nessun'altra forma di vita è mai entrata in contatto con noi. Le sembra plausibile?
R: questo genere di approccio al fenomeno UFO non ha nulla di scientifico. E per scientifico intendo proprio quell'approccio di cui sopra. Costoro altro non sono che meri esecutori di ordini. Non sono persone pagate per pensare con la loro testa ma pagate per redigere testi e discorsi vuoti, aria fritta. Io li potrei incontrare e mi divertirei moltissimo.
Conclusione: Upton Sinclair usava ripetere che “E' inutile tentare di far capire qualcosa a qualcuno se il suo stipendio dipende dal non capirla”. Costoro – e ne sono più che convinto – sanno benissimo come stanno le cose. Solo che non possono mettersi dalla parte della verità perché altrimenti perderebbero i loro stipendi, le loro trasmissioni, sinanco i loro followers. Là fuori è pieno di cervelli ristretti incapaci di svolgere il benché minimo processo mentale se non grazie all'intervento esterno di qualcun altro che pensa per loro. E questa gente lo sa e ne approfitta in una sorta di incapsulamento darwiniano.
Desidero ringraziarla del tempo dedicatoci e prima di passare ai saluti, vorrei che fosse lei a ricordare ai nostri lettori ed alle nostre lettrici l'appuntamento di Settembre, ormai alle porte.
R: grazie alla FLIP per avermi ospitata e colgo l'occasione d'invitare i vostri lettori e le vostre lettrici all'appuntamento internazionale patrocinato dall'Aero Club Italia che si terrà il giorno 24 Settembre presso la Sala Valle dei Templi dell'hotel Simon sito in Via P. F. Calvi al civico 9 in Pomezia (RM), cui prenderanno parte personalità del mondo aeronautico e non solo. Mi impegno, inoltre, ad offrire un piccolo omaggio a chi ci verrà a fare visita. Tutte le informazioni le potete trovare in tempo reale sul sito https://www.aviationyes.com/
Mai dimenticare mai Napoli” è un’antologia unica ricca di documenti storici del nostro tempo, scritto dalla Poliedrica scrittrice, Poetessa, Vice Presidente Dila Aps Angela Maria Tiberi.
Nel libro sono ricordate tante care persone di grande valore morale e storico che non sono più in questa vita, ma sono sempre con noi attraverso aneddoti mai sopiti e testimonianze che hanno lasciato una traccia indelebile nella storia d’Italia.
La poetessa Tiberi fa rivivere ricordi di persone dall’anima dorata che sono passati a miglior vita, riconoscendo in loro il sigillo di un meritato podio.
Dott.ssa Tiberi sei l’ideatrice e curatrice di questa antologia ricca di spunti umani, da cosa deriva questa idea?
Questa idea deriva dall’amore che ho per Napoli e i napoletani. Io sono cresciuta con i napoletani fin da bambina. Ricordo che avevo cinque anni quando conobbi per la prima volta la famiglia Longobardi che era un caro amico di mio padre. Le famiglie si riunivano a Roma dove vivevano , perché la povera gente si è sempre amata ed aiutata nelle situazioni di difficoltà, avendo come fine la sopravvivenza.
Ho sempre apprezzato incondizionatamente il vero amore e la vera fratellanza che esiste a mio parere solo nella povera gente. Ormai non è più tollerabile l’attitudine di ricchi miliardari dalla mente perversa, che hanno il solo ed unico pensiero di annientare tanta gente, in cambio dei loro sporchi interessi.
Di questa verità se ne ha la conferma tutti i giorni, osservando lo sterminio di incolpevoli esseri umani impiegati in assurde e lunghe guerre. Nel 2023 è inconcepibile che si continui ancora a combattere senza sosta e questo è per me motivo di grande amarezza.
Di cosa tratta questo libro?
Questo libro tratta del sogno della mia vita, l’amore per Napoli, della sua gente e dei miei proficui colloqui con tante persone. “Napoli ombelico del mondo” il mio precedente libro è stato premiato il 3 Aprile 2023 scorso a Montecitorio alla Camera dei Deputati, dal Presidente Internazionale La Sponda, Dott. Benito Corradini.
In “Mai dimenticare mai Napoli” ho inteso proseguire sulle medesime tematiche del libro precedente, con argomentazioni diverse. In questo modo, intendo testimoniare il mio amore per le tante persone di valore che ho avuto modo di conoscere durante la mia esistenza. Di certo preferisco investire i miei poveri risparmi versi i libri piuttosto in situazioni di poco conto.
Cito nel libro persone che hanno lasciato un’impronta in me che non potrò mai dimenticare, come il mio amato marito Vincenzo Ruotolo e Antonella Lavieri. Entrambi erano soli davanti alla malattia, così sono rimasta vicino a loro fino all’ultimo istante della loro esistenza. Tutto questo perché le persone vanno amate e non abbandonate. Giovanni Rotunno lo ricordo come un Poeta di grandi capacità espressive.
Due figure importanti che rimarranno per sempre impresse mei miei ricordi sono inoltre quelle di mio padre e di mia mamma. Mio nonno quando morì lasciò orfani i suoi quattro bambini, (che poi di conseguenza soffrirono la fame), compreso mio padre che aveva sempre gli occhi lucidi quando ricordava il padre. Nel libro c’è una menzione particolare per la persona di mio cognato, Antonio Iuè che a noi ragazzi giovanissimi ci dispensò sempre di amore infinito, ed era un momento particolare in quanto eravamo adolescenti.
Nell’opera non posso fare a meno di ricordare con affetto il mio sfortunato compare d’anello Carlo Longobardi che morì ad Orte con altri quattro amici in un terribile incidente stradale, appena un mese dopo essermi sposata.
Dott.ssa Angela Maria Tiberi, come stai vivendo questo momento?
Attualmente sono una nonna felice e sono contenta di vivere dei bellissimi ricordi che hanno accompagnato la mia vita. Sono lusingata di aver ricevuto circa 270 premi nell’ambito delle mie attività culturali durante gli anni, inoltre sono stata premiata tre volte alla Camera dei Deputati e una volta al Senato.
Nel libro racconto la storia di mio nonno che il prossimo 17 settembre a Milano sarà premiata in presenza del Presidente della Repubblica Mattarella presso palazzo Merino di Piazza della Scala per la silloge "indimenticabile" dedicata a lui Tiberi Angelo Maria medaglia di bronzo". La sollecitazione venne richiesta dell'eroe di guerra Primo Premiolato, medaglia d'argento vissuto tre anni nel Campo di concentramento tedesco dall'età di dodici anni per tre anni . Io ho un desiderio, quello di poter essere un giorno nominata cittadina onoraria di Napoli e vorrei che prima o poi questo sogno si avverasse.
Nell’intestazione del libro c’è un bellissimo ritratto, di cosa si tratta?
E’ raffigurata la Partenope simbolo della città di Napoli, un ritratto della Pittrice e Scultrice Milena Petrarca. Della sua vicenda ne intende ricordare le gesta mitologiche la mia cara amica Milena che visse in una famiglia di grandi personaggi e artisti.
Il mito ricorda la Sirena Partenope che con il suo bellissimo canto cercava di sedurre il giovane Cimone, ma questi la rifiutava. Partenope allora per il dolore si gettò dalla roccia più alta. Le onde portarono il suo corpo fino al golfo di Napoli e precisamente sull’isolotto di Megaride.
Rispetto al libro precedente in che cosa differisce “Non dimenticare mai Napoli” ?
Io non amo ripetere le stesse cose, scritte nel libro precedente, ma intendo evidenziare altre linee culturali di Napoli che ha una vasta storia. In questa mia opera mi sono dedicata alla canzone napoletane del Festival di Napoli e alla poesia che ha cominciato a farmi conoscere la figlia di Sergio Bruni.
C’è anche il ricordo di Federico Salvatore che mi regalò la bella prosa del padre donata dal figlio Iuri. Tutta l’Italia è piena di meraviglie e noi tutti dobbiamo essere orgogliosi di essere italiani, che nonostante siano sparsi nel mondo, contribuiscono a diffondere la nostra cultura.
Tra i tanti personaggi importanti che cito nel libro vorrei ricordare Mario Fratti che è stato uno degli uomini più rappresentativi al mondo, grande drammaturgo, scrittore e saggista. Con questo mio libro vorrei lasciare un’ impronta indelebile e a tale proposito mio zio eroe di guerra, medaglia d’argento, era solito dirmi “ Finchè vivi scrivi e cerca di farlo soprattutto a favore della pace, perché l’umanità deve conoscere l’importanza di questo valore.
Grazie Dott.ssa Angela Maria Tiberi.
Un libro utilissimo di Benjamin Abelow, al di là dei pregiudizi e delle faziosità politico-mediatiche.
Lo storico statunitense Benjamin Abelow, con il suo Come l’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina, si è guadagnato la piena riconoscenza di tutti coloro (non moltissimi, purtroppo) che, insoddisfatti delle strabiche schematizzazioni politico-mediatiche ricorrenti, continuano ad interrogarsi in merito alle cause profonde del conflitto in corso fra Russia e Ucraina.
Come ha ben scritto Luciano Canfora nella sua Prefazione, su una materia che è diventata spesso “oggetto di rissa mediatica e di sbuffi di intolleranza”, libri come questo, privi di faziosità preconcette e “fondati essenzialmente su documenti”, meritano di essere salutati con gioia, in quanto utili a recuperare lucidità di analisi e oggettività di giudizio, virtù sempre più rare e, pertanto, sempre più preziose.
Si tratta, tra l’altro, non di un tomo corposo e ridondante, bensì di un agile e leggibilissimo libretto di una settantina di pagine, ovvero di un piccolo manuale densamente ricco di informazioni, una sorta di impagabile “Bignami sul contesto politico ed i retroscena internazionali nei quali si inserisce la tragedia della guerra.” *
“Il mio obiettivo - scrive Abelow al fine di evitare equivoci e facili etichettature - non è difendere l’invasione, ma spiegare perché è avvenuta. La maggior parte dei cittadini occidentali ha sentito una spiegazione unilaterale e semplicistica di come è nata questa guerra. Ovvero che l’Occidente è tutto buono e la Russia è tutta malvagia. Cerco di pareggiare quel conto. La verità può essere dolorosa, ma è comunque essenziale, perché se non diagnostichi correttamente un problema, non sarai in grado di trovare una soluzione.”
Come ha dichiarato Richard Sakwa (professore emerito di Politica russa ed europea all’Università del Kent), Abelow ha saputo dimostrare, in modo chiaro e convincente, che la crisi in Ucraina era “prevedibile, prevista ed evitabile” e che, di tale crisi, gli Stati Uniti sono i principali reali responsabili, per via della loro trentennale storia di crescenti, sistematiche ed insistenti provocazioni, iniziate fin dal processo di disgregazione dell’Unione Sovietica.
“Una storia di provocazioni, di accumulo di minacce militari, e di sfide politiche che è stata completamente oscurata, ignorata e cancellata dai leader politici delle nazioni europee e dai mass media, che hanno presentato lo scatenamento del conflitto (azione certamente ingiustificabile e criminale come tutte le guerre), come un fatto inspiegabile, frutto dell’impazzimento di un novello Hitler, deciso a soggiogare tutta l’Europa, in preda ad un delirio di potenza.” *
Che cosa sarebbe accaduto - si chiede Abelow - se gli Stati Uniti avessero agito diversamente?
Ossia, se:
E sarà pur vero, come molti dicono (rischiando, però, di scivolare nel determinismo o nel giustificazionismo), che la storia non andrebbe fatta con i “se”, ma chi potrebbe ragionevolmente dubitare che, se gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO non avessero fatto tutto questo, molto probabilmente la guerra in Ucraina non sarebbe scoppiata?
Inoltre, gli americani facendo arrivare fiumi di armi in Ucraina, sospingendo il governo ucraino su posizioni intransigenti nei confronti della Russia, promettendo fantasmagoriche e rapide ricostruzioni dopo la guerra, proponendo di incorporare l'Ucraina alla NATO, invece di ricercare e sostenere un negoziato nel Donbass tra il governo ucraino e gli autonomisti filorussi, non hanno fatto altro che favorire l’ineluttabilità del conflitto.
Tutto questo, quando, secondo il già menzionato Richard Sakwa, Zelenskij avrebbe potuto evitare la guerra pronunciando soltanto cinque parole: "L'Ucraina non aderirà alla NATO".
Gli USA, fornendo 33 miliardi di aiuti all'Ucraina, di cui 20 miliardi in armi, si preparano a una lunga guerra piena di insidie, che potrebbe condurre le economie europee sull’orlo del baratro ed oltre. Continuando a cercare ad ogni costo la sconfitta della Russia, l'Occidente, inoltre, sta (quanto inconsapevolmente?) favorendo il consolidamento dell'alleanza tra Russia e Cina.
Ma come non comprendere le ineludibili potenzialità autodistruttive insite nel progetto americano di distruzione della Russia?
La via d'uscita da questa minaccia, secondo Abelow, è davanti ai nostri occhi:
sforzarsi di trovare un ragionevole quanto realistico accordo con Putin. Un accordo, cioè, che contempli l’impegno dell'Ucraina alla neutralità, il ritorno ai confini prebellici (senza riprendersi la Crimea) e l’autonomia della regione del Donbass.
In conclusione, possiamo dire che il libro di Abelow ha veramente molti pregi, facendo emergere, fra le varie cose, quanto sia stata grande e colpevole la cecità dei leader europei che, di fronte alle strategie imperialistiche statunitensi, hanno finito per dare prova di un “livello di deferenza e di codardia tali da essere quasi inconcepibili”.
Ma ha probabilmente ragione Domenico Gallo nell’affermare che il merito maggiore del libro di Abelow è quello “di far comprendere che non si possono valutare gli eventi internazionali se non si è capaci di mettersi nei panni dell’altro. Il libro stimola il lettore a porsi una domanda di una semplicità disarmante: “come reagirebbe Washington se la Russia stringesse un’alleanza militare con il Canada e poi piazzasse basi missilistiche a cento chilometri dal confine con gli Stati Uniti?” ” *
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*https://www.articolo21.org/2023/03/come-loccidente-ha-provocato-la-guerra-in-ucraina/
BENJAMIN ABELOW
COME L’OCCIDENTE HA PROVOCATO LA GUERRA IN UCRAINA
FAZI EDITORE
Questa autobiografia supportata in senso dialettico da una Intervista (come fa Fellini nel film del 1987, che presenta proprio quel titolo) è un libro fresco, senza pretese, senza retorica, senza falsa modestia, un libro di confessioni che è costruito come un testo di Svetonio, cioè un libro che racconta, racconta e offre spiragli di avvenimenti piacevoli e aneddoti ricchi di sapori, sempre raccontati con una autentica modestia priva di qualunque narcisismo, scanditi in un indice di eccezionale aderenza al testo (Il “demone” dello spettacolo prende il sopravvento; il mestiere dell’attore; i grandi incontri; l’avventura del film calabrese su Cesare Pavese; la tristezza e la nostalgia: a Roma con la Calabria nel cuore; non solo attore: varie e (soprattutto) eventuali; "Altro di me non vi saprei narrare").
Entri nel testo sempre in punta di piedi, come un osservatore attento di quella vita che ruota intorno a te e allo spettacolo, ossia al teatro, al cinema e alla televisione, con una discrezione e un rispetto, che ti permettono di descrivere e di fornire i dettagli dei tantissimi attori e dei cineasti a vario titolo, guardati dietro le quinte e dietro i set. Ci sono i cromosomi della tua carriera, a cominciare dalle recite con tua sorella a Bellizzi, destinate ai tuoi genitori. Tutto è gustoso e con un sapore gradevole, che sazia la curiosità quanto basta, senza mai scendere nel pettegolezzo o nell’autocompiacimento. Molto bello l’episodio del bacio con un’attrice, quando entrambi sbagliate la scena per ripetere molte volte il bacio, che ovviamente vi piaceva ripetere (“Mi chiedono spesso se sia possibile prendere una “sbandata” per una collega mentre si gira una scena d’amore. Certo che è possibile! Può succedere in tutti gli ambienti, in un ufficio o in un ospedale, anche se qui la vicinanza fisica ‘aiuta’. Di solito però, finito il lavoro, molte ‘storie’ terminano. A me è successo nel 1987 in un film per Rai Tre in costumi settecenteschi. C’era un feeling pazzesco con l’attrice protagonista che dovevo baciare con trasporto: baci veri, ovviamente. E io sbagliavo apposta le battute per ripetere la scena e baciarci ancora. La mia partner lo capì e sbagliava apposta anche lei. Insomma, ci piacevamo. Finito il film la collega mi telefonò per rivederci, ma per una serie di circostanze non fu possibile e ci perdemmo di vista. Seppi poi che si era sposata felicemente con un facoltoso gentiluomo e si era trasferita”). Ci sono le tue ricerche, le tue curiosità, i tuoi studi, da La TV di Mussolini alla Morte di Kennedy, alla Guerra del Viet-Nam, che scandiscono e rivelano i fuochi dei tuoi interessi di storico e di ricercatore, ma c’è anche l’emersione delle tue radici e il tuo grande amore per il mondo pugliese, come affermi esplicitamente (“La Puglia è la mia infanzia”), ma anche calabrese: insomma il sud e la Magna Grecia, del quale, in compagnia di illustri attori (da Arbore a Lino Banfi a Maurizio Micheli, nato a Livorno ma cresciuto a Bari, a Checco Zalone ecc.) rivendichi la conoscenza precisa cogliendo gli aspetti salienti di quella cultura antropologica, dichiarandoti orgogliosamente in un altro momento milanofobo di fronte a un leghista romanofobo. C’è anche il destino che ti era segnato di diventare pilota militare all’Accademia Aeronautica di Pozzuoli, al quale, fortunatamente, ti sottrasse il TEATRO.
C’è lo stato d’angoscia che prende un attore quando rimane in attesa per mesi che squilli il telefono, c’è il risvolto malinconico di che cosa significhi essere un attore e il continuo rischio di perdere la stima di se stessi. Molto bello è l’incontro con Fellini accanto a Fiammetta. [Fellini è stato un mio caro Amico e di lui conservo, oltre a tanti ricordi, sei letter autografe, compresa l’ultima, scritta nel maggio 1993, a quattro mesi dalla sua morte, che lascerò in eredità alla fondazione]. C’è anche il mondo del doppiaggio e insomma tutto lo spettro del mondo dello spettacolo, del quale hai partecipato tutta la vita in punta di piedi, nutrendoti di tutto quello che quel mondo ti offriva e che tu sapevi cogliere e decodificare, e che oggi racconti, quasi tirando le somme, consapevole che ogni momento, ogni episodio, ogni incontro (tra tutti meraviglioso è l’incontro con Sergio Leone, che racconti come in una sceneggiatura per un film), erano le varie tessere, tutte interessanti, che formavano l’intero mosaico. Forse l’incontro più umanamente denso di elementi profondi è quello con i due comici Ciccio Ingrassia e Franco Franchi, che getta molta luce sulla grande differenza dei due caratteri e sulla consapevolezza del significato della parola “attore”. Tu lo racconti in uno stile scarno e asciutto, ma rivelatore, anche grazie a questo tuo stile, di quello che i Latini chiavano histrio e i Greci υποκριθής, ossia il termine “attore” nel suo significato più profondo, che tu non hai mai dimenticato e che anzi, avendo anche esercitato per un breve periodo l’attività di insegnante, potrai oggi trasmettere a eventuali aspiranti attori affinché sappiano dall’inizio che cosa giace a livello semantico nella parola che usiamo con eccessiva semplificazione e superficialità (istrione e ipocrita): “A Canale 5 invece ebbi modo di lavorare con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia in uno sketch a Buona Domenica, negli studi Safa Palatino di Roma (dove fra l’altro, in quei giorni, conobbi Alberto Sordi). Erano una strana coppia, legata da amore/odio, come due vecchi coniugi che stanno insieme da una vita. Durante le prove Ciccio impose a tutti il silenzio e contestò una gag di Franco, dicendo che quelle erano pagliacciate.
A pausa mensa si divisero, immusoniti. Io capitai al tavolo di Franco, che mi disse, ancora di malumore: “Non vuole pagliacciate! Pazzesco! Ma non ha ancora capito che noi siamo due pagliacci?”. Un episodio monumentale, che dice tutto e potrebbe essere portato come esempio in tutti coloro che aspirano a diventare attori, facendo capire loro che, alla base di tutto (compreso Diderot e Brecht) c’è la coscienza di “esercitare un mestiere come un altro”. Una parola sul caro Amico Carlo Croccolo e alla sua confessione che ha trasmesso anche a me a proposito della sua relazione con Marilyn Monroe. Il libro è pieno di tanti aneddoti (per esempio quello di Nino Manfredi che decide all’ultimo istante di essere lui a dire la battuta conclusiva nello sketch pubblicitario “più lo mandi giù e più ti tira su”, destinata a te o anche quella analoga con Buzzanca). Io stesso mi vedo citato a proposito della francesizzata “Nini Pampan”, ossia Silvana Pampanini in una sera piovosa a via del Babbuino. Meravigliose e numerose sono le illustrazioni che completano il libro. Insomma questa tua bellissima autobiografia, non parla solo di te, ma parla del significato stesso dell’attore; delle sue speranze, dei suoi desideri, delle sue amarezze, delle sue malinconie, insomma del suo mestiere. Il motivo per cui questo testo affascina sta proprio nel fatto che racconta, senza alterarla, la pura VERITÀ.
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Il libro intitolato “L'era del pupazzanesimo”, scritto dallo storico contemporaneista Andrea Signini, utilizza lo scontro bellico tra Russia ed Ucraina come chiave interpretativa di gran parte dei codici comunicativi propri quell'architettura mondialista che si affanna a confinare l'Uomo del Terzo Millennio all'interno di un perimetro in cui tutto è artefatto, precostituito ed organizzato secondo schemi studiati ad hoc. Una sorta di truman-show in cui la popolazione del blocco occidentale e/o occidentalizzato rappresenta l'oggetto dell'ennesima sperimentazione di massa che altro non è che un agghiacciante tentativo di riprogrammazione culturale volto a ridurre se non addirittura ad azzerare le capacità stesse di discernimento di ognuno/a di noi. Saranno Lorsignori a doverci imporre cosa pensare e quando pensarlo? Ma chi sono costoro? Chi li rappresenta? Come agiscono ed in nome di chi operano?
A queste ed altre domande, l'autore risponde all'interno di queste pagine che potete acquistare direttamente sul sito di Amazon al seguente link:
Difficile di questi tempi conoscere la verità su qualsiasi argomento. Per decenni, durante il secondo dopoguerra, siamo stati immersi nell'ideologia pseudo-occidentale, ma più che altra mercantilistica, che ha proposto e imposto Valori, Principi, Prassi e Costumi non necessariamente utili ma in cui credere ciecamente. Una volta assorbita e assimilata la componente ideologica ci siamo trovati immersi nella manipolazione dell'informazione. È stato un passaggio obbligato perché le falsità proclamate dalle ideologie avevano bisogno di una comunicazione che le perpetuasse. La manipolazione ci ha tragicamente fatto perdere la cognizione della verità. Eppure tutti dicono di cercarla perfino nella sua forma superlativa: il verissimo.Così il Vero, che dovrebbe già essere assoluto, si riduce a un “quasi” vero, in parte vero, non del tutto vero che permea la sfera cognitiva e la altera. Il vero e il falso si compenetrano e confondono. Sappiamo però che chi dispensa facili verità è un millantatore o un imbonitore, un truffatore che carpisce la buona fede. Chi cerca la verità sfidando le menzogne sa di partire perduto. Rischia di arrestarsi dinanzi ai primi ostacoli e se li abbatte e distrugge presto si trova isolato perché le loro macerie si ammassano dietro di lui e lo separano dal resto del mondo. La vita è molto più facile se credi a tutto ciò che ti dicono, se non approfondisci niente, se ti accontenti di ciò che ti viene somministrato in modo suadente anche se palesemente falso.un truffatore che carpisce la buona fede. Chi cerca la verità sfidando le menzogne sa di partire perduto. Rischia di arrestarsi dinanzi ai primi ostacoli e se li abbatte e distrugge presto si trova isolato perché le loro macerie si ammassano dietro di lui e lo separano dal resto del mondo. La vita è molto più facile se credi a tutto ciò che ti dicono, se non approfondisci niente, se ti accontenti di ciò che ti viene somministrato in modo suadente anche se palesemente falso. un truffatore che carpisce la buona fede. Chi cerca la verità sfidando le menzogne sa di partire perduto.Rischia di arrestarsi dinanzi ai primi ostacoli e se li abbatte e distrugge presto si trova isolato perché le loro macerie si ammassano dietro di lui e lo separano dal resto del mondo. La vita è molto più facile se credi a tutto ciò che ti dicono, se non approfondisci niente, se ti accontenti di ciò che ti viene somministrato in modo suadente anche se palesemente falso.
In questi giorni la vicenda del rapimento e l'uccisione di Aldo Moro avvenuta 45 anni fa è descritta, ricostruita e commentata dal generale Piero Laporta in un libro autoprodotto disponibile in libreria e su Amazon: “Raffiche di bugie a via Fani” (ISBN9798385587193) . Il titolo è già indicativo del metodo avviato dal generale per riprendere la vicenda che non solo toccò emotivamente tutta la nazione, ma che espose l'Italia al primo vero pericolo per la propria sopravvivenza democratica: il terrorismo.Non quello internazionale che comunque già insanguinava mezzo mondo, ma quello interno perpetrato dalle frange nere neofasciste e quelle rosse comuniste con legami interni con apparati dello Stato, criminalità organizzata e massoneria e collegamenti internazionali con i servizi segreti di vari paesi “alleati e amici ” e “non alleati e non nemici”.
Piero Laporta è generale dell'Esercito proveniente dall'Arma del Genio. Fa parte di quella sparuta schiera di ufficiali che hanno detto e scritto mentre erano in servizio cose che nessuno si aspettava ma abbastanza di buon senso e ragionate da non poter essere censurate. La porta ha spesso toccato i limiti della libertà di espressione concessa anche ai militari (per graziosa elargizione della democrazia) ma sempre con una tale sagacia e franchezza da non poter essere impugnata contro di lui. Semmai i condizionamenti ei tentativi manifesti di silenziamento sono venuti dall'esterno del mondo militare invitandolo “a nozze” in un terreno che presto lo ha visto maestro e divertito contendente: quello giudiziario.Un ambito nel quale si è specializzato nella lettura e l'interpretazione delle leggi, delle relazioni ufficiali, dei reperti, delle escussioni testimoniali proprio attraverso l'esame degli atti che legislatori, magistrati, avvocati, esperti e consulenti stilavano e che spesso assieme ad accusa e contestazioni contenevano plateali svarioni ed errori grossolani. Con questa esperienza, gratificante e comunque pagata di persona, Laporta ha superato vari ostacoli aprendo la strada italiana ad un metodo di analisi diverso: non la ricerca della verità ma la ricerca delle bugie, delle menzogne volontarie e involontarie, frutto di pregiudizi ideologici o di semplici castronerie.Il metodo non è certo nuovo e quasi tutta la letteratura del giornalismo investigativo si basa sulla ricerca delle bugie e dei “vizi” di forma e sostanza. Sono bastate due o tre menzogne rivelate sul Vietnam per portare alla fine della guerra e alla sconfitta materiale e morale degli Stati Uniti. Un paio di bugie esposte dal Watergate hanno liquidato un presidente degli Stati Uniti, altre due sono ora esposte per liquidarne un altro, mentre un'altra serie di rivelazioni sull'Ucraina denuncia la fallacia dell'intera narrazione occidentale su quella guerra e sui suoi veri scopi e responsabile. La novità assoluta di Laporta e del suo libro sta nel fatto di esporre un racconto massa di bugie, incongruenze e mistificazioni da rendere l'intera storia conosciuta di quel delitto incredibile.Una sola di esse sarebbe sufficiente per avere uno scoop giornalistico ea promuovere una revisione di tutta la verità giudiziaria o extragiudiziaria ormai consolidata. Ma Laporta le espone tutte, e tutte assieme le ripete e ribadisce: in maniera brutale e raffinata, sottintesa e aperta, quasi alla ricerca di uno scontro con tutti. Uno che scontro possa portare in tribunale qualcuno e lui stesso dandogli modo di riaprire il “caso Moro” su basi nuove se non di prove almeno di dubbi legittimi e fatti ritenuti incontestabili diventati più che contestabili e inaccettabili anche e soprattutto a distanza di quasi mezzo secolo .Le “bugie” denunciate da Laporta riguardano tutta la vicenda: non furono soltanto quattro terroristi fai da te a sparare su Aldo Moro ma “lo Stato e le BR”, professionisti del crimine e dei servizi segreti. Aldo Moro non era a via Fani quando fu massacrata la sua scorta; dopo 55 giorni di prigionia chi gli sparò al cuore non volle firmare il delitto ma nascondere le torture inflitte. Il riferimento dell'autopsia sul suo corpo è incompleto. Ci fu un traditore, un Giuda, forse, ma lo Stato stesso tradì Moro. E le sue lettere dalla prigionia contengono sotto forma di complicati anagrammi informazioni preziose sulla verità. Non c'è un aspetto della vicenda sul quale Laporta non espone la falsità.E di esse è certo, non perché sia depositario di una verità nascosta ma perché la narrazione e le conclusioni “ufficiali” che lui e altri pochissimi analisti hanno acquisito e verificato nel corso di quasi mezzo secolo fanno acqua da tutte le parti e la verità, qualunque essa sia, spilla dai fori delle raffiche di bugie rischiando di disperdersi irrimediabilmente. Sono i documenti a parlare ei ragionamenti razionali ad elaborare i dubbi che la Magistratura, in questo Laporta è chiaro, ha l'obbligo di dirimere individuando esecutori e mandanti. Quelli veri. Non è un compito facile. Lo stesso lavoro di Laporta lo complica con collegamenti inesplorati o volutamente tralasciati da parte delle autorità competenti e dei media.La porta non finge di essere asettico e distaccato, è passionale e vuole dimostrarlo con le parole enfatizzate, i puntigli esasperati, le ripetizioni, le annotazioni, gli aggettivi e gli insulti, e con la stessa grafica zeppa di “accidenti”. Egli partecipa emotivamente con foga e una prospettiva critica e “militare” formata e de-formata dagli anni della guerra fredda – gli anni di Moro- in cui bisognava credere in un mondo minacciato da un Grande Male e difeso da un Grande Bene. Insiste sulla matrice tutta italiana del delitto ma cita ripetutamente Cia e Kgb apparentemente per esonerare la prima e accusare il secondo, mentre per Stasi (Germania Est) e altri Servizi nazionali e stranieri è più che esplicito.Il suo modo di chiamare la Disinformazione operata dallo stato italiano e dai nostri media con il nome russo Desinformatsiya non è un vezzo linguistico ma una chiara allusione alla matrice ideologica e operativa sovietica che secondo lui sarebbe alla base di tutta la disinformazione globale. Un primato forse meritato ai tempi di Stalin ma che l'Occidente dovrebbe reclamare dopo mezzo secolo di sistematica disinformazione istituzionale. Tuttavia, toni e visioni personali a parte, il cumulo di bugie denuncia da Laporta fa del suo libro qualcosa di più del semplice “sasso nello stagno”. Il libro non provoca onde concentriche che pian piano approdano alle rive. Ogni pagina lancia un macigno e tutte assieme provocano onde che interferiscono fra di loro, annullandosi e amplificandosi,finendo per sollecitare e collidere con le accuse ei sospetti di complottismo, revisionismo, disinformazione che puntualmente toccano chi non si adegua ad una narrazione precostituita. Il risultato è la creazione di una turbolenza generale, una vera e propria tempesta che modifica lo “stagno”, di per sé allegoria dell'immoto e del putrido. Ma anche questo non è casuale: Laporta, con le sue cannonate contro le raffiche vuole bonificare lo stagno anche a costo di eliminarlo: acqua e fango. Esponendo le bugie egli esaminò la melma che ricopre questa vicenda e che è tuttora in fase di accrescimento ed espansione anche in altri campi.
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L'autore del libro: Piero Laporta – Dal 1994, osservate le ambiguità del giornalismo italiano (nel frattempo degenerato) Piero Laporta s'è immerso nella pubblicistica senza confinarsi nei temi militari, come d'altronde sarebbe stato naturale considerando il lavoro svolto a quel tempo, (Ufficio Politica Militare dello Stato Maggiore della Difesa). Ha collaborato con numerosi giornali e riviste, italiani e non (Libero, Il Tempo, Il Giornale, Limes, World Security Network, ItaliaOggi, Corriere delle Comunicazioni, Arbiter, Il Mondo e La Verità). Ha scritto “in Salita, vita di un imprenditore meridionale” ed è coautore di “Mass Media e Fango” con Vincenzo Mastronardi, ed.Leonardo 2015. (leggi qui: goo.gl/CBNYKg) Oggi, definitivamente disgustato della codardia e della faziosità disinformante di tv e carta stampata, ha deciso di collaborare solo con Stilum Curiae, il blog di Marco Tosatti. D'altronde il suo più spiccato interesse era e resta la comunicazione sul web, cioè il presente e il futuro della libertà di espressione. Ha fondato il sito https://www.pierolaporta.it per il blog OltreLaNotizia. Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico, non apprezza Bergoglio e nemmeno quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli.(dal sito: https://www.pierolaporta.it/author/pierolaporta/ ) Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico, non apprezza Bergoglio e nemmeno quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli. (dal sito: https://www.pierolaporta.it/author/pierolaporta/ ) Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico, non apprezza Bergoglio e nemmeno quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli.(dal sito: https://www.pierolaporta.it/author/pierolaporta/ )
L'autore della recensione : Fabio Mini è generale del Corpo d'Armata dell'Esercito Italiano ed è stato Capo di Stato Maggiore del Comando NATO del Sud Europa e comandante della missione internazionale in Kosovo. Ha comandato tutti i livelli di unità meccanizzate ed ha prestato servizio negli Stati Uniti, in Cina e nei Balcani. Ha diretto la Comunicazione della Difesa e l'Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze. Laureato in Scienze strategiche con Master di secondo livello, specializzato in Scienze umanistiche e Negoziato internazionale è commentatore di geopolitica e strategia militare. È Consigliere della Fondazione ICSA e membro della Società italiana di Storia Militare. Scrive, tra l'altro, per le riviste “Limes” e “Geopolitica ” , collabora con “l'Espresso” ed è editorialista de “Il Fatto Quotidiano”. È autore di numerosi saggi e una decisione di libri. Tra gli ultimi pubblicati: L'Europa in guerra , La guerra dopo la guerra; Soldati; Mediterraneo in Guerra; La guerra spiegata a...; Eroi della guerra; I guardiani del potere e perché siamo così ipocriti sulla guerra? Per la Libreria Editrice Goriziana (Leg) ha curato le edizioni italiane di Guerra senza limiti dei colonnelli cinesi Qiao Liang e Wang Xiangsui, Fanteria all'attacco di Rommel, i Diari di Hitler, Paride di B. Liddel Hart e altri.È Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana e Commendatore dell'Ordine Militare d'Italia. Tra le insegne straniere è Officer della Legion of Merit Usa ed è insignito delle medaglie al merito militare della PRC e del Kosovo.
Per gentile concessione di Vision & Global Trends
(Storie vere di anziani e di malati rari)
Maddali e Bruni edizioni
Vi sono libri che hanno l'intento di fare comprendere quell'oltre lasciando il lettore arricchito interiormente dove la riflessione diventa tarlo emozionale e la sensazione della nostra impotenza umana si trasforma in specchio dove riflettersi e chiedersi se tutto ciò, potrebbe fare parte di noi.
"Guarda con i miei occhi" per esempio è uno di questi libri. Scritto da un medico, un dottore che della propria vita ha dedicato gran parte, vicino ai malati più fragili, più indifesi e spesso non compresi: gli anziani con le loro malattie legate all'età ma anche a persone non abili e a patologie complesse; malattie rare, forme maligne, depressioni e sofferenze psicologiche- Si tratta del dott.re Carlo Mugelli, medico chirurgo, specialista in geriatria e gerontologia di Firenze che attraverso una scrittura appassionata e emozionale ci trasporta nelle vite di alcuni suoi pazienti dove la disabilità fisica e psicologica hanno minato i loro giorni.
Il lettore che intraprende questa lettura coinvolgente fin dall'inizio, viene immediatamente attratto dal linguaggio letterario dell'autore, un linguaggio che ci trasporta con emozionalità nelle storie di alcuni suoi pazienti che ha tenuto nel cuore e nella mente tanto da riportarle con delicatezza e umanità fra le righe. Vi saranno momenti di rimembranze cliniche del dottore dove evocherà tutte quelle esperienze che lo hanno reso l'uomo e il medico che oggi è. Ogni storia fa male, fa pensare, fa intuire le varie complessità. Storie dove si intuiranno le difficoltà dell'uomo e del medico che non possono scindersi e che per questo vivono due vite a sé: quella di chi per professione deve gestire con le giuste modalità deontologiche il malato e quella dell'uomo che ha pietà, comprensione e vive il coinvolgimento umano/emozionale che spesso è costretto a soffocare per ovvi motivi. Mugelli non solo si limita al racconto della propria esperienza con il malato, ma ne esprime anche le difficoltà familiari di chi vive ogni giorno senza esperienza alcuna quelle patologie che trasformano i nostri cari e nonostante tutto li vigilano con amore.
Si esprimerà anche su quelle realtà quando non tutti gli affetti sono reali e dediti all'amore e dove il malato diventa peso da sostenere delegando altri al sostentamento come un qualsiasi pacco postale. Di tutto questo l'autore ne sente il dolore perché l'uomo a volte sovrasta (per fortuna) la professione.
Ci saranno ricordi, memorie mai dimenticate, aneddoti, si comprenderà quanto il dottor Mugelli fin dagli anni universitari fosse portato alla comprensione e al rispetto del malato, quanto di quei giorni gli sia rimasto dentro ad insegnamento perpetuo ancora adesso. Nelle sue parole pare di sentire la voce di Adolfo, di Mara, del signor Taddeo, di Cesare, della nonna che s'inventa otto nipotini, di Annamaria detta Dudy di Mary sorella di Gianni, di tutto coloro che sono stati toccati da malattie rare, degli anziani che non ricordano nulla, dell'amico perduto e di tutti quelli che grazie ai medici attenti, impegnati, rispettosi del malato rendono il mondo migliore. Un libro che tutti dovrebbero leggere poiché la vita può catapultare ognuno i noi in situazioni che mai penserebbe di vivere né personalmente né trasversalmente. La vita è preziosa e forse ce ne rendiamo ancora più conto solamente nei momenti difficili.
Da pochi giorni è uscito il libro "Una vita di emozioni" di Anna Rita Bassani A&A Marzia Carocci; pagine d'amore e di ricordi verso la propria madre Maria Fortunato scomparsa
recentemente a 100 anni. Era una poetessa introspettiva che ha saputo catturare le immagini ei sentimenti interiori facendone parole in versi ma soprattutto una donna dalle grandi qualità umane che ha saputo trasmettere i propri sentimenti materiali e spirituali con amore e intensità emotiva alla figlia Anna Rita.
Il libro ripercorre aneddoti, rimembranze e spaccati di vita di Maria Fortunato, una donna sempre impegnata in percorsi umanitari, un'attitudine all'ascolto, all'aiuto, alla comprensione. Anna Rita, attraverso le parole stampate, pare prenderla per mano e fa rivivere un passato che non può essere sepolto ma sottolineato per il valore e la potenza che solo l'amore e la dedizione verso l'altro possono osare . Le fotografie inserite nel libro ci rendono ancor più vivo e vivido il carattere e la forza d'animo di una donna che va ricordata e conosciuta attraverso le poesie, i racconti, gli episodi della sua lunga vita. Una donna dagli occhi buoni, dall'eleganza innata che anche dalle pagine di un libro riesce a trasmettere empatia in chi la osserva comprendendone la forza fatta anche di fragilità emozionali. Nella lettura ci rendiamo immediatamente conto di quanto alcune persone non conosciute dai più, abbiano qualcosa che fa la differenza; Maria Fortunato era una di queste.
D-Anna Rita, chi era tua madre?
R-Era una persona generosa e sensibile di fronte alla sofferenza e al dolore umano.
a sua sensibilità non le permise di essere indifferente rispetto al grande mistero della vita e, nonostante i suoi lunghi anni, riuscì sempre a provare emozioni giovanili.
La mamma era una “senza età”.
D- Cosa amavi di più in lei?
R- Affrontava i problemi con calma e serenità, senza trascurare il punto di vista altrui e con l'occhio sempre attento ai propri errori. Mi diceva spesso: “Tesoro non ti preoccupare, a tutto c'è rimedio”. Amavo in lei il suo pensiero profondo e la capacità di scavare nell'animo umano. Era un piacere ascoltarla!
D_ Tua madre ha svolto assistenza nei consultori pediatrici questo negli anni '60, cosa ti ha raccontato di quel periodo?
RI bambini che afferivano ai consultori pediatrici, vivevano in contesti familiari spesso disagiati, con casi frequenti di mamme in difficoltà e figli con problemi psico-fisici. A volte, si presentava la necessità di svolgere un'assistenza non solo medico-sanitaria ma anche sociale e, in questi casi, la mamma prestava servizio a domicilio, con tanto impegno e passione. Al servizio pediatrico in sede, dotato di dispensario di latte in polvere, si affiancava il consultorio mobile , accolto con successo nel territorio da mamme che con i loro bambini affollavano le piazze e accoglievano il personale sanitario con grande entusiasmo.
D- Nel libro parli di una casetta di cartone che tua mamma costruì per te: vuoi parlarcene?
R-Era una casetta delle bambole che, in miniatura, racchiudeva tutte le comodità di una casa, fin nel piccolo dettaglio d'arredamento. Con le sue magiche mani riuscirono a trasformare semplici scatole di cartone in una cucina arredata, in un salone con porta e in una splendida camera da letto, con armadio e toilette, tutto con decorazioni colorate con stoffa e carta adesiva. Fu una grande sorpresa per me trovare la magica casetta come regalo di Natale!
D- Nel libro scrivi che tua mamma ha iniziato a scrivere poesie in un momento di particolare dolore, questo è usuale in chi si accinge in questo tipo di letteratura. Vuoi dirci cosa spinse mamma a scrivere i propri sentimenti in versi?
R-La spinta motrice che la indusse a comporre poesie fu una voce interiore che voleva dar vita ai suoi sentimenti, alle sue emozioni, ai suoi stati d'animo, come la solitudine, che fu il primo motore. Fu la stessa voce che le permise di tradurre in versi il suo passato, che portava sempre nel cuore.
D- Cara Anna Rita, hai un ricordo particolare che non hai annotato nel libro e che vorresti dirci?
R-Il primo giorno di scuola, la nonna le raccomandò di scrivere con la mano destra, dal momento che la mamma era mancina. Con grande sforzo e concentrazione ottenuta nell'impresa e compose i primi segni sul quaderno, proprio con la mano destra. Un vero miracolo!
D- -Dio o il nulla eterno-fu un mantra emotivo che tua mamma sentiva interiormente. Vuoi parlare?
R Il dubbio sul mistero della vita, ha sempre accompagnato e affascinato la mamma e, nello stesso tempo, ha arricchito il suo pensiero, con una spinta emozionale verso l'assoluto, verso un Dio universale, unità di tutte le cose. Di fronte all'immensità sentiva dentro di sé una grande emozione, proprio come recitò nella poesia “La speranza “: In un abbandono travolgente / nello sconfinato universo mi trovai / dove la speranza, / motore della vita, / è l'ultima a morire .
D- Quali sono stati gli insegnamenti profondi che tua mamma è riuscita a impartirti?
e quale domanda non le hai mai fatto e che adesso vorresti farle?
R-Ha stimolato in me il pensiero logico, aiutandomi ad acquisire consapevolezza delle mie emozioni, senza trascurare il punto di vista altrui. Mi trasmise un approccio empatico verso la vita, che mi aiuta a sentirmi “parte di un tutto”.
Alla seconda domanda rispondo così:
Cara mamma,
con me hai vissuto una vita d' intense emozioni che ti hanno reso felice. Qual è l'emozione più grande che ti è rimasta nel cuore?
Credo che la sua risposta sarebbe stata: “quando ti ho stretta per la prima volta sul mio grembo”.
D- Prima di lasciarci cara Anna Rita mi piacerebbe che in poche righe dicessi a chi ti legge perché hai voluto ricordare mamma e se vuoi, al termine, regalaci una sua poesia.
Fu Antonietta Risolo a propormi di scrivere la sua storia. Con entusiasmo accettai, con il proposito di rendere sempre vive le sue emozioni e lasciare una testimonianza della sua vita meravigliosa.
Tra le sue poesie, scelgo quella che dà il titolo alla sua ultima silloge e che rappresenta una parte della sua personalità:
Testa tra le nuvole
Piange, ride e si dispera
quella bimba che non vuol capire
e, ribellandosi, inseguir vorrebbe
quel mondo che ritrovar non puote.
“Che colori, che luce, che sussurìo,
in quel fantastico mondo!....
c'è sempre l'alberello, dai candidi e profumati fiori
coi provvidi rami tesi,
per riabbracciarla
in un ampio
che fermar vorrebbe il tempo.
E le altalene improvvisate
o con la corda pendente dalla ringhiera della scala,
o con la tavola da letto bilanciata su due pezzi di tufo,
in attesa dei piccoli amici
che proiettar si lasceranno in volo.
E sono tutti lì, timidi e indecisi,
ma pur sempre felici,
ora attorno a Bobi che la zampa alza in segno di saluto,
ora dietro al gattino che ratto attraversa il cortile
e alle farfalle che rincorrer si lascian.
E che dire, infine, di testa tra le nuvole,
seriamente occupata a far mangiare
le patatine fritte alla sua bambina
ea seppelir, pietosamente,
quell'uccellino dalla breve vita?
E' tutto intatto e immacolato,
in quel mondo che non può svanire
perché, ribelle e mai paga,
c'è sempre quella bimba
che non vuol morire.
Per educare al futuro troviamo in libreria “Quale mondo quali futuri”, l’ultimo libro pubblicato dall’editore Asterios per il Movimento di Cooperazione Educativa. Destinato a docenti, educatori, operatori socioculturali, ambientalisti, ricercatori, giovani sensibili a questi temi e che vogliano intraprendere un percorso didattico sul futuro, il libro è stato scritto da Giancarlo Cavinato, Marta Fontana, Leonardo Leonetti e Patrizia Scotto Lachianca, autori impegnati da lunghi anni con il MCE nella formazione, per una scuola democratica e cooperativa.
Degrado ambientale, mutamenti climatici, disuguaglianze sociali, riduzione crescente delle risorse del pianeta, con conseguenti trasmigrazioni di popoli, pandemie e nuovi focolai di guerra rendono sempre più incerto il nostro futuro.
L’impatto di tali problematiche sui giovani è molto forte e impegna i docenti nell’offrire ascolto e comprensione per i loro bisogni e a ricercare nuove strategie didattiche, per trovare insieme risposte e speranze per il futuro.
Nato da riflessioni ed esperienze del gruppo Educazione alla pace del MCE, “Quale mondo quali futuri” realizza un percorso di formazione e laboratori didattici per alunni, docenti, educatori e sostenitori dell’idea che futuri alternativi sono possibili e necessari. Così come è necessaria un’educazione attenta al Pianeta, agli esseri viventi, all’ecologia della mente, alla convivenza pacifica, con l’obiettivo di una vita dignitosa e giusta per tutti. Le indicazioni e le proposte concrete esposte nel libro sono orientate in questa direzione. Il testo, alla luce dell’Agenda 2030, della Carta della Terra e dei nuovi paradigmi conoscitivi, affronta come sviluppare, attraverso giochi e attività operative, una coscienza planetaria e la consapevolezza della necessità dell’impegno e della responsabilità di ciascuno.
Il libro è composto di un ricco repertorio di oltre 70 giochi, attività e simulazioni organizzate per obiettivi, temi, materiali occorrenti, istruzioni per insegnanti ed educatori, da proporre a bambini e ragazzi a partire dai 6/7 anni. Alcune attività sono adatte anche alla scuola secondaria.
Le schede-proposta possono essere utilizzate anche per lezioni di educazione civica, in linea con le Indicazioni nazionali.
Collana MCE. Narrare la scuola
Formato 16 x 23
Illustrazioni b/n e colore
Pagine 192
Prezzo di copertina e 23,00
ISBN 9788893132343
Acquisto disponibile presso www.asterios.it
http://www.mce-fimem.it/pubblicazioni/mce-libri/narrare-lascuola/
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* Rosaria Cetro , dirigente scolastico, componente MCE della redazione per la collana Narrare la scuola.
Lo scrittore comasco Silvio Foini è tornato in libreria con il suo ultimo romanzo a titolo "Contado del Seprio Morbus" per i tipi dell'editore varesino Macchione.
Si narra di una terribile pestilenza intorno all'anno 1460 dc che infuriò nelle contrade del Seprio, territorio longobardo. Carestie e morti decimarono le povere popolazione contadine e si dovette ricorrere all'arguzia di un monaco, priore di un piccolo convento di Varese, sostenuto da una divina apparizione per debellarla. Il romanzo ruota attorno al monastero di Torba, oggi patrimonio Unesco, ed al paese di Gor, oggi Gornate Olona.
Il romanzo è l'ultimo dei quattro sulla saga del Seprio medievale, iniziato con "IL MONASTERO DEL MALE" Newton Compton seguito da altri tre sempre per l'Editore varesino Pietro Macchione assoluto interprete del territorio della provincia di Varese. Del primo è stata fatta un'edizione di audiolibro visibile su internet. I romanzi hanno ottenuto un buon seguito in tutta la provincia di Varese e Como.
La bella copertina ad alto impatto visivo è stata realizzata da una giovane, studentessa di nome Gaia Petrarca residente nel territorio del Seprio ed appassionata della sua storia millenaria.
In occasione di un incontro culturale tenutosi presso uno degli ultimi circoli romani in cui si investe ancora il tempo seguendo interessanti confronti tra studiosi, ho casualmente incrociato tal Gabriele Furiosi. Personaggio azzimato, curato tanto nell'estetica quanto nel linguaggio. Sono rimasto colpito dalle sue analisi e dal promettente lavoro che è in procinto di dare alle stampe entro la prossima estate. Raggiunto poi telefonicamente, ho avuto modo di intervistarlo. Il testo che segue, è la fedele trascrizione della comunicazione occorsa.
D Ho avuto modo di assistere al suo intervento a margine dei lavori dedicati alla “Conferenza sui condizionamenti delle masse”. Ho trovato davvero interessanti sia i dati scientifici menzionati, sia l’approccio multidisciplinare impiegato per scandagliare i comportamenti delle masse medesime in relazione coi sistemi del vero potere. Mi aiuti a comprendere più da vicino alcuni elementi della sua persona e questo modo di approcciare al tema.
R Su di me, credo ci sia ben poco da dire. Son semplicemente uno studioso, un ricercatore indipendente. La mente, il cervello, il comportamento, la politica e, più propriamente la natura umana nel suo complesso ed il suo ambiente di riferimento, son stati per trent’anni e, continuano ad esser l’oggetto esclusivo delle mie indagini. Ciò che però senza dubbio, mi distingue dagli altri uomini di scienza, è l’aver recisamente e pervicacemente ricusato sin da giovane l’approccio iperspecialista del nostro tempo, edificando financo una nuova disciplina, la neuropsicobiopolitica applicata all’ambiente.
D Neuropsicobiopolitica applicata all'ambiente! Una sorta di nuova disciplina? In sintesi: qual è la radice di questa indagine sui meccanismi della Natura Umana e qual è la missione di questo innovativo approccio allo Studio?
R Come preaccennatole, ho informato gran parte della mia vita allo studio della natura umana e, di quelle determinanti endogene ed esogene, ovvero biologico-ambientali, che ne hanno condizionato e modellato nel tempo l’espressione genetico-comportamentale. Ben tosto mi son però avveduto che nessuna disciplina, presa singolarmente, era invero in grado d’esplicar e dar conto dell’ineffabile complessità umana: struttura, funzione, cognizione, comunicazione, interazione, comportamento ed ambiente. Ciononostante, l’organismo umano viene ancora studiato a compartimenti stagni, ed alle diverse aree ed organi corrispondono altrettante discipline scientifiche non comunicanti tra loro, sebbene sia stato ormai ampiamente dimostrato che sistema nervoso, endocrino ed immunitario interagiscano costantemente tra loro e con l’ambiente. Ciò mi ha indotto appunto a dar vita alla neuropsicobiopolitica applicata all’ambiente, che contempera gli studi di neurofisiologia, endocrinologia ed immunologia, con quelli di psicologia, filosofia, economia e politologia.
D Durante il suo intervento, ho avuto modo di appuntare “la teoria neurobiologica rivoluzionaria” sul mio taccuino. Ora le domando: per cosa si contraddistingue “la teoria neurobiologica rivoluzionaria” e su quali fenomeni intende gettare luce?
R Una parte delle mie ricerche, ha avuto come oggetto i processi di aggregazione, conflittualità, dominanza e gerarchia all’interno dei sistemi gruppali, consentendomi alcuni anni fa d’individuar il più importante meccanismo neurobiologico alla radice della socialità in genere e dei processi d’attaccamento, gregarismo e leadership in particolare. In altre parole, il succitato meccanismo - che ho chiamato “monofobia”- esplica ed enuclea cosa induca gli individui a ricercar una figura guida e, come si strutturino le gerarchie all’interno del gruppo. Come suggerisce il suo nome, la mono-fobia è un’avversione innatista all’isolamento, la cui filogenesi è riconducibile al rischio di predazione a cui l’isolamento espone. Più propriamente, è un meccanismo neurobiologico difensivo congenito di risposta automatica che viene elicitato da segnali di minaccia e da sensazioni d’insicurezza ed incertezza, spingendo il soggetto a fugar appunto l’isolamento ed a superar il pericolo e l’impasse decisionale ricercando sicurezza, protezione e collaborazione attraverso la connessione sociale con una figura guida o con il gruppo. È d’uopo tuttavia considerare che i livelli basali della monofobia, così come dell’ansia, son tratti stabili della personalità e son ovviamente variabili da soggetto a soggetto.
D In che modo questo “meccanismo neurobiologico” verrebbe a collegarsi al tema ambientale? Quali relazioni sottendono al collegamento tra le due sfere?
R I dati raccolti nelle mie annose e pluridisciplinari ricerche, mi hanno di fatto persuaso che gli organismi non possono che esser studiati e compresi a principiar dalla loro relazione con l’ambiente e, dal loro inesausto modificarsi nel conato di adattarvisi. Potremmo definir la relazione tra organismi ed ambiente, come una coevoluzione biologico-culturale in cui organismi ed ambiente si condizionano reciprocamente. È tuttavia patente che l’uomo, avendo sviluppato metodi plurisecolari di trasmissione culturale e tecnologie sempre più avanzate, sia in grado di condizionar l’ambiente in modo ben più marcato e pervasivo. Tecnologie, che numerosi Stati non esitano ad impiegar tanto sui propri cittadini, quanto su quelli di altri paesi. Mi riferisco ad esempio all’impiego di software spia per controllar politici, giornalisti, ricercatori, medici, attivisti e dissidenti, o alla costante manipolazione dell’informazione attraverso il capillare controllo dei principali media, al fine di orientar e condizionar il pensiero e la percezione della realtà nelle masse.
Già nell’aprile del 2021 nel mio articolo “Libertari e Sicurtari”, evidenziai che le élite dominanti avevano preso contezza che i popoli tendono a barattar la propria libertà, se credono possa esser a rischio la propria sicurezza. Pertanto - statene pur certi - faranno in modo che codesto stato di emergenza ed assoggettamento si protragga il più a lungo possibile, giacché è proprio sulla teme ed insicurezza delle masse che si regge il loro mendace dominio. Come infatti ho seppur concisamente dianzi esplicato, i fattori di minaccia - reali o fittizi che siano - attivano la “risposta monofobica” un meccanismo neurobiologico congenito d’allerta e difesa, che spinge appunto gli individui a ricercar protezione, sicurezza e rassicurazione nell’autorevolezza di una figura guida - sovente incarnata da una figura socialmente autorevole - e o nella connessione con il gruppo. Non è certo un caso che ormai da trent’anni si passi senza soluzione di continuità da un’emergenza all’altra, sia essa economica, bellica, terroristica o pandemica. Mi corre altresì l’obbligo evidenziar che il costante ed artatamente reiterato allarmismo propalato da media e politici non impatta meramente su comportamenti e stati d’animo. Codesti fattori stressogeni - come è ampiamente dimostrato - oltre ad abbassar le difese immunitarie e ad esser cagione di disturbi d’ansia e dell’umore, possono ad esempio comprometter il funzionamento delle surrenali, della tiroide, delle gonadi, del sistema gastroenterico, del cuore e dell’encefalo. Oggi gli studi epidemiologici hanno ampiamente dimostrato che l’eziopatogenesi di molteplici morbilità e mortalità è riconducibile alle risposte neurofisiologiche di adattamento agli stress ambientali. Pertanto - come dimostrerò nel mio trattato - non è possibile studiar in modo approfondito l’uomo, prescindendo da un approccio pluridisciplinare e dal suo ambiente di riferimento, nonché da quei fattori politici e geostrategici che contribuiscono a foggiar il suddetto ambiente. Ambiente, in cui gran parte dei disagi sociali, son invero ahimè artatamente creati dalle politiche imperialiste di taluni Stati e da un’empia cleptocrazia finanziaria, proprio per mantener in un costante stato di prostrazione e sottomissione i popoli.
D Sottomissione dei popoli, cleptocrazia finanziaria... uno scenario corrispondente all'amara realtà dei tempi correnti. Si riconoscono, sostanzialmente, i segnali allarmanti di un futuro ancor più distopico...
R … La complessità del momento presente e, l’impegno che ci attende, potrebbero esser sintetizzati in un mirifico passo di Miguel de Cervantes “combattiamo contro tre giganti, mio caro Sancho: l’ingiustizia, la paura e l’ignoranza.” Ebbene, nell’attuale società neoliberista, l’individuo e la sua autodeterminazione son stati sacrificati sull’altare dell’utile, della competitività e della crescita illimitata, che di fatto nei paesi maggiormente industrializzati stanno accrescendo pauperismo, sperequazione, disagi psichici, consumo di antidepressivi e suicidi. In una società siffatta, non v’è ovviamente spazio per la libera ricerca e, chi intenda intraprenderla non ha altra strada che “il passaggio al bosco”. Cionondimeno, è d’uopo rammentar che nessun governo, sia esso monarchico, oligarchico o democratico, possa reggersi senza il consenso popolare e, le misure autoritarie e liberticide imposte da molti governi nel periodo pandemico, hanno di fatto determinato l’attraversamento di quella linea, di quel meridiano zero di jungeriana memoria che hanno suscitato la riprovazione e la rivolta - pacifica e via internet, s’intende - di numerosi intellettuali. Dai loro articoli, ha così preso abbrivo quel “processo di decondizionamento delle masse”, che da un lato sta appunto minando la capacità di condizionamento sociale della propaganda mediatico-governativa e, dall’altro sta riunendo gruppi di ricercatori indipendenti, intellettuali e liberi pensatori dal cui impegno ed ingegno stanno germinando le premesse di un mondo nuovo. Ma che cos’è un uomo in rivolta? Camus risponderebbe “un uomo che dice no… questo no afferma l’esistenza di una frontiera.” E, sebbene la battaglia sarà lunga e complessa, Codesto è irrefutabilmente il prodromo d’un cangiamento epocale, in cui la comunicazione che per oltre un secolo è stata meramente verticale, ossia dai media ai cittadini, non solo ha cominciato a circolare anche in modo orizzontale - ovvero da cittadino a cittadino - ma a determinarne il successo son finalmente i leader naturali, non un potere iniquo ed autoreferenziale. Ciò ovviamente minaccia la capacità di governi e media di orientar e condizionar le masse e, credete a me, questo sarà il campo di battaglia su cui l’uomo moderno combatterà la sua prossima e più importante battaglia, quella per la Libertà.
E, sebbene la battaglia sarà lunga e complessa, auspico e mi lusingo che la pubblicazione della mia opera e l’innovativa teoria neurobiologica ch’essa espone, possano da un lato favorir il dialogo con le istituzioni e, dall’altro addivenir un infungibile strumento d’esegesi politica ed un baluardo contro le minacce, le pressioni e le manipolazioni del Leviatano.
Chi desiderasse mettersi in contatto con l'intervistato, può farlo inviando una mail a: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
Roma, Gennaio 2023