L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Publishing (179)

 

Andrea Signini
contatto
 
September 04, 2020

Chi siamo? Cosa sono la natura e la società? Quale rivoluzione culturale ci può salvare? Cosa sono oggi l'autorealizzazione e la crescita personale? Come può ciascuno perseguirle in un modo più rapido ed efficace di un "Intensivo di Illuminazione"? In questo saggio di carattere filosofico e di psicologia umanistico esistenziale, troverete le risposte. Gli esistenzialisti si sono preoccupati del "sentimento esistenziale", della nausea e dell'angoscia, gli Esistenzisti invece considerano l'Esistenza come una possibile opera d'arte, secondo una nuova prospettiva Ontica che tenga conto della complessità della natura, della sua "imperfezione creatrice" e del nostro ruolo dentro tale armonia.Noi utilizziamo la ragione, la logica, la matematica e l'ontologia scientifica per conoscere, ma la natura non pensa, eppure è capace, nella sua armonia, di creare dei soggetti pensanti e autoconsapevoli. Noi cerchiamo di "spiegare" la natura secondo la nostra immaginazione e secondo l'ordine logico razionale, ma la natura crea secondo la sua armonia ontica e complessa. Perciò occorre pensare Onticamente, andando oltre la logica, per capire finalmente la complessità di noi stessi, della natura, della società e della cultura, per creare una nuova civiltà che ci conduca all'autorealizzazione individuale e collettiva sapendo prenderci cura della nostra Esistenza, della convivenza con le altre specie e della coesistenza pacifica e felice degli "Homo Sapiens".

Scaricabile da Amazon

August 27, 2020

In questa sua ultima fatica Roberto Fantini analizza il dogma della chiesa cattolica relativo all’Inferno e mette in evidenza come il credere che un Dio, Padre creatore, il suo stesso Figlio, l’intera comunità dei Santi potessero eternamente vivere, immersi nella condizione di felicità assoluta, mentre i dannati verrebbero destinati a sofferenze eterne, abbia prodotto la più radicale svalutazione della compassione, abbia legittimato la società del privilegio, la società delle élites , il rifiuto dell’empatia, del sentimento di solidarietà. Si è creata una psicologia personale e collettiva indecente, un modo di pensare, di sentire, di essere impermeabilizzati alla sofferenza di chi “merita” di soffrire (del proprio prossimo, cioè, non più classificato come tale). In questi quasi duemila anni la corrente cristiana ha prodotto una morale che ha esaltato la virtù soprattutto (se non soltanto) come “mezzo” per “guadagnarsi” la salvezza e sfuggire all’inferno (moralità meschinamente fondata sulla paura e su calcoli utilitaristici) e che ha quindi prodotto la concezione di una umanità irrimediabilmente divisa tra il bene e il male. Che ha favorito proselitismo e opera missionaria intesa e praticata molto spesso in maniera invasiva, impositiva, coercitiva e umiliante. Favorendo anche l’uso delle maniere“forti” , considerate legittime, pur di strappare qualche anima al diavolo. Soprattutto ha conferito all’istituzione ecclesiastica un potere illimitato, assolutamente incomparabile con quello di qualsiasi altra istituzione politica, civile o religiosa. La Chiesa, infatti, dichiarandosi erede unica dell’unico Dio, si è proclamata unico intermediario tra uomo e Dio, nonché unico strumento terreno voluto da Dio per consentire la salvezza delle anime. Ha innalzato la propria autorità al di sopra di tutto, attribuendosi proprietà e privilegi unici e ritenendosi immune da ogni possibilità di essere giudicata. Si è creata un’umanità servile, sottomessa ad una casta sacerdotale,forse la più nefasta. A sostegno di questa tesi del terrore il riferimento a molti santi: Agostino, spietato teorico dell’eterno supplizio. Scrive il vescovo di Ippona: vi sarà soltanto”miseria eterna, la quale si chiama anche “seconda morte” perché non si può dire che viva l’anima separata dalla vita di Dio, né che viva il corpo condannato ai tormenti eterni”. Vi sarà, cioè, una seconda”morte” che si rivelerà infinitamente più penosa della prima”perché non potrà finire con la morte”. “Il loro verme non morrà e il loro fuoco non si estinguerà”….”Ma quella Geenna, chiamata anche “stagno di zolfo e di fuoco”, “sarà un fuoco corporeo e tormenterà i corpi dei dannati”.


Per il nostro autore la tesi della eternità delle pene infernali è una proiezione nell’aldilà di un modo di concepire la pena nei termini dell’imperdonabilità, dell’irreversibilità e della pura vendicatività. L”Inferno” viene descritto nel Dizionario di Teologia dogmatica per i laici: “ lo stato e il luogo dei dannati ossia quelli che, morti in peccato mortale, subiscono una pena eterna…..” e nell’Enciclopedia ecclesiastica del 1950 è “ il luogo e lo stato di punizione eterna inflitta da Dio infinitamente giusto all’anima e, dopo la risurrezione finale, anche al corpo di chi muore reo sia pure di un solo peccato mortale” .

 

 

Per il nostro la concezione cristiana dell’inferno, imponendo “all’intelligenza impenetrabili misteri”, non potrebbe che risultare razionalmente incomprensibile e inaccettabile. Ciononostante – ma senza che ci sia un adeguato passaggio logico- si afferma che sarebbe “una delle più certe”, come poter affermare la “certezza” di qualcosa di incomprensibile resta un mistero per Fantini. Anzi, è questa la più chiaramente espressa ed esibita ad opera della presunzione della teologia e della strategia ecclesiastica di controllo e di assoggettamento delle coscienze. Nessun’altra religione ha avuto modo di dedicare tanta attenzione alla definizione dottrinale e al suo sistematico ed imperativamente ossessivo insegnamento. L’esistenza dell’Inferno e dell’eternità delle “ pene che vi si soffrono”sono da ritenersi come “dogma di fede”.

 

 

Ancora ai giorni nostri un editoriale di Civiltà cattolica del 1999 precisa che l’Infermo esiste, che non è un luogo ma è uno “stato”, un modo di essere della persona perché privata di Dio, che è la “fonte di felicità di tutto l’essere umano” e che l’Inferno è eterno, non per il fatto che così voglia Dio, ma per il fatto della decisione che l’uomo prende coscientemente nella sua vita e che conferma in punto di morte. Dopo di questa l’essere umano non può pentirsi o tornare indietro. Nel catechismo sempre della chiesa cattolica viene quindi confermata l’esistenza dell’Inferno e della sua eternità. Da ciò ne deriva, per il nostro autore, che pur con tanti cambiamenti di carattere formale, volti ad accantonare secoli di deliri vergognosi, la sostanza dottrinale resti tutt’ora fondamentalmente immutata. Si tratta soltanto di un’abile operazione volta a rendere meno palesemente assurda e ridicola (e quindi meno attaccabile) l’immagine tradizionale. La rende solo formalmente meno indecente, ma ciò non ha comportato affatto una revisione di carattere dottrinale: il pensiero teologico e i documenti ufficiali post-conciliari (pur con una innovativa sobrietà) continuano a ribadire la natura eterna dell’Inferno e delle sue pene e ciò, sebbene gli ultimi papi abbiano tentato di rendere meno terrorizzante l’assunto: “Dio -scrive papa Bergoglio- non si stanca mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere la sua misericordia”, “ Dio dinanzi alla gravità del peccato risponde con la pienezza del perdono”in quanto “la misericordia sarà sempre più grande di ogni peccato”.

Di contrapposto al concetto della dannazione eterna o della salvezza eterna propagandata dalla chiesa per millenni quale strumento di terrore, Fantini fa riferimento ad Origene, tra i principali scrittori e teologi cristiani dei primi tre secoli, il quale propugnò la teoria dell”Apocatastasi”: in essa Dio prima di tutto è bontà (la quale si manifesta già nell’Incarnazione). L’opera redentrice del Cristo è stata compiuta per tutti; Cristo è morto volontariamente, compiendo un particolare sacrificio espiatorio per tutta l’umanità, per Origene la morte è una penitenza, e ogni penitenza è solo disciplinare, ha una motivazione altamente pedagogica e risanatrice, perciò nella restaurazione finale di tutte le cose, peccatori e santi saranno redenti allo stesso modo perché gli “spiriti immortali” non possono essere dannati eternamente. Anche il Diavolo si riconvertirà e saranno reintegrati con lui tutti i dannati, Dio sarà tutto in tutti.

 

Il nostro cita anche il pensiero di altri intellettuali e filosofi, Aldo Capitini in primis: “I tutti esistono, ci sono: e qui è Dio come fonte del loro essere, creatore, Unità che si estende a tutti in quanto apparsi alla vita”. Giovanni Franzoni: “a ogni singolo uomo, ridare il volo a questo uccello con le ali bagnate. All’uomo tocca tendere la mano al fratello maggiore caduto. All’uomo, a ogni uomo, tocca con l’amore resuscitare l’amore”. Luigi Lombardi Vallauri: l’Inferno è indiscutibilmente esistito e continua ad esistere, con effetti dolorosamente deleteri nelle menti (assai numerose) di coloro che lo hanno creduto e che continuano a crederlo “esistente”. Sia la concezione cattolica del peccato originale sia quella dell’Inferno meritano di essere definite “antigiuridiche”. “Antigiuridiche e anticostituzionali anche sotto il profilo della natura della pena”e ciò perché, rifiutando la cultura giuridica di Beccaria e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948, l’uso della tortura e di “pene e trattamenti crudeli, inumani o degradanti e tormenti che non avranno mai termine” risulta del tutto impensabile destinarlo ad un’anima . Vito Mancuso: le posizioni sostenibili sono solo due: l’apocatastasi origeniana e l’annichilazione animica, la dissoluzione definitiva dell’entità personale; l’Inferno, in tal caso non sarebbe altro che “il simbolo vuoto di questo oscuro destino”.

 

Nell'opera di Fantini aleggia la fragranza della vita, fondamento della società, quasi un modo di pensare rivolto essenzialmente all’essere umano; in altre parole una filosofia basata sulla dignità della vita. Una rinascita dell’essere umano è impossibile se si dimentica questo tipo di pensiero. Ciò vuol dire non sfruttare mai, per nessun motivo, la vita, l’individualità o la felicità delle persone. L’obiettivo è quello di promuovere e preservare la vita, l’individualità e la felicità degli esseri umani, affinché gli uomini non vengano mai ridotti a meri strumenti per raggiungere altri scopi.

 

 

 

LA MENZOGNA DELL'INFERNO - Roberto Fantini
Contro la concezione dell'eternità
delle pene infernali 
Edizioni Efeso - €16.00

July 26, 2020

"Molti aspetti nascosti della psiche femminile si svelano e si attivano con la maternità che può essere un momento di Rivelazione un'esperienza trascendentale se la accettiamo come tale Se riceviamo il sostegno necessario per  affrontarla".

 

 


Laura Gutman, argentina, è psicoterapeuta junghiana specializzata in relazioni parentali. Ha fondato “Crianza”, istituzione che comprende la Scuola di Formazione Professionale di Crescita. Autrice di numerosi best-seller su nascita e puerperio, offre in questo libro importanti spunti di riflessione per chi si appresta a diventare madre.

Il parto, lungi dall'essere una separazione instaura invece una vera e propria fusione emozionale tra madre e bambino, una comunicazione basata su energie sottili e in contatto continuo con l'ombra.

La vera separazione si attua con la fine della fusione emozionale eavviene intorno ai 2 anni e mezzo del bambino, che coincide con l'inizio dello sviluppo del linguaggio verbale e con l'utilizzo della prima persona singolare.

Che cos'è l'ombra?

In psicoterapia è il terreno del' inconscio, si riferisce alle parti ignote della nostra coscienza. Robert Bly, nel “Il piccolo libro dell'ombra” paragona il nostro vissuto ad uno zaino che tendiamo a riempire i modo compulsivo con ogni tipo di esperienza, finché lo zaino si fa più pesante e diventa sempre più difficile e doloroso aprirlo e fare spazio.
Il neonato, per una madre, diventa un maestro, una guida perché non ha ancora la possibilità di relegare nell'ombra aspetti che l'adulto cosciente rifiuta.

"La maternità apre il cuore lo espone alla miseria, all'allegria, alle insicurezze, alle situazioni ancora da risolvere, da comprendere e ci consente di mostrarci fragili".


Dopo il parto, per due anni, la mamma non può considerarsi un individuo ma una diade, una mamma- bambino.
Si ritrova la madre con la sensazione di perdere i propri riferimenti, la propria razionalità, vivendo come se fosse uscita dal mondo: un'emozione che viene etichettata spesso come “depressione puerperale”, in realtà sta avvenendo un necessario e non rimandabile incontro con la propria ombra.
L'autrice alterna alle parti teoriche casi esplicativi con le quali entra in contatto nel suo lavoro di psicoterapeuta.
Il parto diventa una vera e propria “destrutturazione spirituale”, una rottura emozionale che permettere il passaggio alla realtà di due persone. Purtroppo c'è scarsa consapevolezza rispetto al parto e a questo “rompersi pienamente”:
le nascite vengono sempre di più indotte, le anestesie e la fretta di sbrigare la pratica lascia la donna lacerata e stordita come un vulcano che appena eruttato. Si ritrova con le sue macerie, e con i suoi lapilli ancora incandescenti.

Purtroppo aumentano i casi di violenza ostetrica, indicatori della poca sensibilità che la società di oggi ha attuato verso questo importante momento di passaggio: ricovero precoce, rasatura, clistere, flebo, ossitocina sintetica, episiotomia, anestesia epidurale, sono tutte situazioni che vengono vissute come prassi medica spesso non richiesta e che rendono questo momento meno naturale possibile.

Un'altra fase importante che merita di essere sostenuta è quella dell'allattamento che l'autrice definisce “incontro amoroso” che presuppone tempo dedicato e intimità, proprio come un atto sessuale.
"Il parto e l'allattamento sono le migliori opportunità affinché una donna si connetta con gli aspetti più naturali del suo essere essenziale"
Le difficoltà incontrate dalle madri nell'allattamento spesso hanno origine nella mancata comprensione che si tratta appunto di un atto d'amore e non solo di una somministrazione di cibo: per allattare è necessario avere introspezione e equilibrio, entrare nel mondo dell'ascolto profondo e dell'intuizione affinché il bambino non solo si nutra del latte ma anche del contatto permanente e corporeo con la madre.
Una figura interessante che sostiene la donna in questo momento di passaggio è la doula, termine proviene dal greco, che significa “schiava della donna” e indica le operatrici che accompagnano le puerpere in questa nuova identità.

Uno spunto interessante riguarda la capacità di comprensione dei neonati: l'autrice invita le persone a parlare con loro perché essi comprendono tutto, anche ciò che non si vede. Un , infatti, comprende il linguaggio verbale anche se non lo sa usare e reagiscono con violenza quando non vengono considerati esseri capaci di comprendere; quindi l'autrice invita i genitori a parlare loro, a spiegargli come sarà la giornata, chi si prenderà cura di loro e perché, spiegando cosa il genitore farà in questa assenza; è importante non negare mai quello che sentiamo, e comunicarglielo, fosse anche l'origine delle nostre preoccupazioni o delle nostre allegrie, il bambino che sa rimane distante dall'ansia. Parlare al neonato in prima persona, dunque, nel modo più diretto, dire la verità senza emettere giudizi: questi i consigli dell'autrice, perchè quando una persona parla partendo da se stessa e da quello che prova non crea conflitti ma genera comprensione, esprimersi risulta più semplice.

Che ruolo ha il padre?
"La funzione paterna è fondamentale in due precisi momenti: il primo tra la nascita e due anni coincide con il sostegno attribuito alla diade madre-bambino; il secondo, dopo i due anni, si riferisce alla separazione che corrisponde alla strutturazione del proprio io da parte del bambino insieme al distacco emozionale della mamma".

Il padre, dunque, oltre ad offrire un aiuto concreto, accompagna la madre al contatto con l'ombra, appoggiando attivamente l'introspezione; è auspicabile che la mamma riconosca e comunichi al bambino la funzione svolta dal padre. Anche le madri single hanno bisogno di trovare dei separatori emozionali che permettano loro di rompere la fusione; tale separazione può arrivare tramite un lavoro, un'attività artistica o sportiva, per loro sarà necessario creare una rete di aiuto e incontro con le altre madri.

I sintomi del bambino trasmettono informazioni sul cammino di introspezione della madre: la malattia porta luce e consapevolezza sugli aspetti che abbiamo rilegato nell'ombra, pertanto non va vista solo da un punto di vista fisico, ma è importante comprenderne il linguaggio.
L'autrice porta l'empio di malattie come i raffreddori o alterazioni della mucosità: respirare ci unisce alla vita e agli altri, questo tipo di sintomi sono indice di relazioni: quando non possiamo respirare vuol dire che stiamo respingendo la vicinanza degli altri e desideriamo solitudine; lo starnuto diventa di segnale di allontanarsi e bisogno di un contatto più profondo con se stessi. I bambini asmatici sentono forte l'esigenza di contatto fisico e della presenza della madre; l'allergia è il rifiuto e la difficoltà a riconoscere l'aggressività; le infezioni indicano una rabbia contro qualcosa o qualcuno;i problemi digestivi indicano scontenti emozionali legati a cosa voglio e come posso rifiutare qualcosa che non mi piace.

Un libro importante, per prepararsi con consapevolezza ad un momento di passaggio che trascende l'aspetto di luce e positività che siamoabituati a vedere e offre importanti occasioni di comprensione della propria trasformazione emotiva e fisica.

 

Maternità tra estasi e inquietudine - Laura Gutman

Terra nuova edizioni

July 26, 2020

 Ci sono libri che hai bisogno di rileggere quando la poesia della vita sembra perdersi dietro una quotidianità ritmata da esigenze estranee alla propria fame di bellezza.

Ci sono libri che nutrono dimensioni sottili della accorgersi.
Le specie del sonno è uno di questi libri: con l'introduzione da Italo Calvino e chiuso dalla penna di Giorgio Agamben, è dedicato ad Anna Maria Ortese e a José Bergamin.

Il libro di Ginevra Bompiani parte dal mito, visto con gli occhi illuminati di chi riesce a calarlo nel presente per farne azione creativa.

 Una mitologia che parte dalla lontananza per poi avvicinarsi e percorrerti dentro, che ti fa volteggiare tra le parole, capaci di dare voce al proprio sentire, al proprio pensare.

nella prima l'autrice tesse le storie della natura di esseri mitologici come gli ermafroditi, i Centauri, le Amazzoni, Eros e Psiche, Pan, e lo fa andando a scandagliare aspetti dell'animo umano alle quali il mito silenziosamente si rivolge.

Nella seconda parte il protagonista è Eracle e le sue fatiche, all'interno delle azioni dell'eroe emerge il senso della vita, del proprio cammino e della comprensione del mondo.

È una scrittura maestra, quella di Ginevra Bompiani, raffinata ed elegante, evocativa e mai scontata.
È un vero repertorio delle umane emozioni raccontate attraverso storie che accaddero un tempo che continuano ad accadere: un ventaglio di toni che vanno dalla malinconia alla stanchezza, dalla disperazione al pianto, dall'allegria alla spinta decisionale.
È un libro che cura e lo fa accarezzando con storie antiche vestite di poesia di poesia


 “Niente è per l’uomo più difficile che guardare un albero senza amore, una campagna senza gelosia, un brandello di schiuma senza desiderio; niente gli è più alieno che l’assenza di lacerazione tra diverse specie di amore; voglie e nostalgie si contendono i suoi passi come mendicanti spagnoli appesi alle vesti; e se, con un gesto negligente, li scrolla da sé, ecco apparire all’orizzonte un nugolo di polvere (cavalieri? bufali? mulinelli?) che subito affretta il suo passo e lo trascina, innocente, verso una morte perversa”. 

GINEVRA BOMPIANI
Le specie del sonno
Quodlibet

June 26, 2020

Emiliano Federico Caruso, giornalista, fotoreporter professionista e scrittore di viaggio, in 22 anni di questo mestiere ha collaborato anche con “Il Fatto Quotidiano” e altre testate nazionali. Attualmente scrive per “Antimafia Duemila”, “Kmetro0” e “Terre Incognite”, dove si occupa di reportage su luoghi insoliti, inchieste sulla criminalità organizzata, geopolitica, cronaca e religioni. Vicedirettore del periodico “L’Attualità”, considera Enzo Biagi e Tiziano Terzani i maestri a cui ispirarsi, e da sempre è un convinto difensore del giornalismo da strada fatto di scarpe consumate, taccuini, persone e luoghi vissuti dal vivo.

Partendo dai ricordi di un viaggio in treno sulla rotta Slavutych-Semykhody, al confine tra Ucraina e Bielorussia, in questo libro, arricchito da una prefazione di Giorgio Fornoni, l’autore attraversa alcuni dei suoi reportage pubblicati negli ultimi anni. Dalle sale dei reattori della centrale di Chernobyl fino alle manifestazioni dei Gilet Gialli a Parigi, dagli incontri con i pescatori pugliesi fino agli avamposti della Seconda guerra mondiale in remote isole del nord della Scozia, senza dimenticare la geopolitica dell’est Europa, le religioni, il traffico di droga, la criminalità organizzata e il terrorismo.

Anni di notizie, avventure e qualche rischio, sempre con una forte passione per il mestiere di giornalista e con la voglia di scendere in strada, per vedere le cose con i propri occhi e sentirle con il proprio cuore prima di scriverle. 

AMAZON

May 15, 2020

Nato a Roma nel 1976, Emiliano Federico Caruso è cresciuto divorando i romanzi di Michael Ende, Jules Verne, Tolkien, Ray Bradbury e la narrativa horror/fantasy in generale.

Da sempre fortemente appassionato di H.P.Lovecraft, George Orwell ed Edgar Allan Poe, dopo 22 anni di carriera nel giornalismo ha iniziato a dedicarsi seriamente alle numerose bozze di racconti che, da anni, riposavano nel suo cassetto, pubblicando con Amazon Edizioni il racconto "Il sepolto di Ghar'Strag" e la raccolta "Tre racconti nel buio", che include le storie horror "La scomparsa di Alexander Taylor", "La madre eterna" e "Il parassita di pietra".

Nei suoi racconti, dove si avverte forte l'influenza di Lovecraft, Caruso ci accompagna tra le nebbie della Scozia, nella quale si è già recato più volte come reporter, per raccontarci storie di demoni, vichinghi, mutazioni, antiche tombe e culti proibiti.

Nel "Il sepolto di Ghar'Strag" un gruppo di vichinghi decide di recarsi in una misteriosa isola circondata da nebbie e tempeste per dare una degna sepoltura al loro thane. Guidati da una strana creatura, scopriranno ben presto che esistono destini peggiori della morte per un guerriero.

"La scomparsa di Alexander Taylor" narra di agente letterario che inizia a indagare sull'insolito ricovero in ospedale del suo vicino di casa, un celebre botanico ossessionato dalle particolari proprietà di alcune piante, e ben presto capirà fino a che punto si sia spinto il dottore nelle sue ricerche.

Ne "La madre eterna" due giovani amici che vivono in un vecchio palazzo della zona portuale di Granton si dedicano alle ricerche sulla storia di una famiglia che viveva nello stesso edificio quarant'anni prima. Scopriranno che qualcosa del passato doloroso di quella famiglia risale periodicamente dai sotterranei di Edimburgo.

 

 

https://www.amazon.com/-/e/B088K6VWTQ?ref_=pe_1724030_132998070

 

 

May 06, 2020

Stefano Mancuso è il direttore del laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale dell'Università degli Studi di Firenze e autore di saggi sull'intelligenza vegetale come L'incredibile viaggio delle piante (Laterza 2018), Plant revoluction (Giunti editore 2017), Botanica. Viaggio nell'universo vegetale (Aboca edizioni 2017), Verde brillante, sensibilità e intelligenza del mondo vegetale con Alessandra Viola (Giunti editore 2015), Biodiversi con Carlo Petrini ( Slow Food 2015), Uomini che amano le piante (Giunti editore 2014).

Il libro si si apre invitando il lettore a avere gli stessi occhi degli astronauti della missione Apollo 8 che nel 1968 scattarono la foto Earthrise: ci fornirono l'immagine di "un pianeta verde per la vegetazione bianco per le nuvole, blu per l'acqua".

In questo libro l'autore dà voce alle piante, che vengono viste come una nazione a tutti gli effetti, la cui bandiera è verde, bianca e blu, ed consta di una popolazione che è la più numerosa e diffusa sulla terra (basti pensare che sono gli alberi sono oltre 3000 miliardi), una nazione che comprende ogni singolo essere vegetale presente sul pianeta; una vera potenza planetaria, insomma, senza la quale non esisterebbe la vita.

L'articolo 1 stabilisce che "la terra è la casa comune della vita. La sovranità appartiene ad ogni essere vivente": in questo primo articolo l'autore si domanda che cosa realmente noi percepiamo come “normale” poiché viviamo la nostra quotidianità dentro una bolla che ci collega solo con i nostri simili, con gusti conformi ai nostri. L'uomo si sente il padrone del pianeta quando in realtà" la sua quantità di biomassa è pari a un decimillesimo dell'intera biomassa del pianeta".

Il secondo articolo ci mostra come la specie predatoria umana possa creare dei profondi squilibri nell'ecosistema; viene citato l'esempio dell'affare del colore rosso, una tinta utilizzata dagli Aztechi che derivava da una coccinella che viveva sulle pianta del fico d'india. Molto richiesta, questa produzione rimase monopolio della Spagna, finché spie britanniche non ne capirono il segreto. Per iniziare la produzione di cocciniglia in Australia, fu trapiantato anche il fico d'India e il risultato fu che gli insetti tanto desiderati morirono subito mentre i fichi d'india conquistarono il loro territorio australiano.
Per fermare l'avanzata del fico d'india l'uomo immette nell'ecosistema un lepidottero parassita dell'opuntia: questo parassita, però, comincia a minacciare interi ecosistemi durante il suo cammino andando ad attaccare i fichi d'india di San Salvador delle Bahamas, una delle principali fonti di vita e di cibo per le popolazioni del luogo.

L'articolo 3 della Nazione delle piante si basa sul principio della democrazia vegetale, caratterizzata da un aspetto decentralizzato e diffuso, che non riconosce alcun tipo di gerarchia. Le piante, lungi dall'essere inferiori, hanno attuato strategie di sopravvivenza (anche detta intelligenza) che ha permesso loro, seppur non dotati di un movimento effettivo, di sopravvivere. La loro particolarità si realizza nella distribuzione, a differenza dell'uomo che, invece, concentra le funzioni vitali in singoli organi. L'uomo replica questa organizzazione centralizzata e verticistica (propria del suo corpo) anche nella sua società: hanno strutture piramidali aziende, uffici, scuole, associazioni, eserciti, e questo tipo di organizzazione ha come unico, blando vantaggio la velocità, proprio perché, essendo una persona sola a decider le azioni da compiere questo permette una rapidità maggiore.
Una rapidità che, però, presuppone una burocrazia che ricalca di nuovo un' impostazione gerarchica. Qualsiasi organizzazione centralizzata e gerarchica è fragile. Le piante, invece, sono esseri modulari costituite, appunto, da singoli moduli che si ripetono infinite volte e formano strutture sempre più complesse ma che non hanno un centro fondamentale, quindi nessuna parte è fondamentale o più importante rispetto alle altre.

L'articolo 4 vede la Nazione delle piante rispettare i diritti di ogni essere vivente ma anche delle generazioni future.
Nel suo percorso la Terra subito 5 estinzioni di massa e altrettante estinzioni minori, prima di arrivare ad un Era definita “antropocene”, che vede come predominante l'azione tellurica dell'attività umana.
Peccato che un gruppo di ricerca nel 2014 ha stimato il tasso di l'estinzione della terra 1000 volte superiore rispetto a prima dell'apparizione dell'uomo: la distruttività umana influenza le altre specie viventi e nello stesso momento si condanna a morte da sola.
Le piante sono l'anello di congiunzione tra il sole e la terra (grazie ai cloroplasti) e sono state loro a rendere ospitale e possibile la vita sul nostro pianeta.

 
 Stefano Mancuso


Le piante sono in grado di ridurre la quantità di CO2 nell'atmosfera permettendo agli altri esseri viventi di conquistare le terre emerse: è per questo che è importante bloccare ogni deforestazione e sarebbe auspicabile che le nostre città fossero coperte di piante ed alberi per permetterci un'aria respirabile e il diritto ad un'atmosfera pulita.
L'articolo successivo vieta di predare qualsiasi risorsa che non si possa ricostituire mentre il settimo articolo si schiera contro i confini e le barriere, e garantisce ad ogni essere vivente la possibilità di vivere e trasferirsi senza limitazioni.
L'ottavo articolo riconosce il mutuo appoggio fra le comunità naturali come strumento reale di progresso evoluzione: un'affermazione che va contro i principi darwiniani, mentre si dimostra più vicino all'idea anarchiche di Kropotkin sul mutuo appoggio come fattore di evoluzione. A partire dai rapporti simbiotici fra batteri per arrivare ai reciproci vantaggi delle fusioni tra fungo e alga, l'autore tesse un elogio della cooperazione, attraverso la quale la vita ha imparato ad ottenere risultati che non sarebbe stato possibile raggiungere in modo competitivo ed egoistico.

Un libro che si presenta come un “inchino” a queste anime silenziose e generose grazie alle quali siamo vivi, e continueremo ad esserlo. Solo da specie così evolute possiamo apprendere le lezioni di vita più importanti che la Costituzione delle piante ha descritto.

Stefano Mancuso
La Nazione delle piante
Laterza 


April 01, 2020

Una storia poco conosciuta ma che merita di essere raccontata è quella di Giulia Tofana che visse nel XVII secolo tra Palermo e Roma, narrata dalla penna di Adriana Assini, scrittrice a acquarellista romana, autrice di diversi romanzi storici come Le rose di Cordova, 2007, Un caffè con Robespierre, 2016, Agnese, una Visconti, 2018. 

Giulia, “figlia di cento padri” tanti sono stati clienti della madre, nasce a Palermo in una condizione di estrema povertà e sin da quando era adolescente inizia l'arte antica della meretrice; il suo merito (o forse quello di sua madre)   è quello di aver inventato una pozione capace di dare la morte senza destare sospetti di avvelenamento.

Grazie all'amicizia con un frate speziale che la riforniva delle “polveri” necessarie, mise a punto la sua miscela che rimase nella storia con il nome di “acqua tofana”:

“...in una pignatta otturata col sapone per impedire che sfiatasse, non bolliva la solida brodaglia servita a pranzo e a cena, bensì un composto che richiedeva mano esperta, precisione nelle dosi e una certa perizia nel mescolare due once di arsenico, un mezzo tari  d'antimonio con una foglietta d'acqua chiara”.
I suoi servigi erano per clienti di diverse estrazioni sociali: c'era chi pagava “100 doppie d'oro”, mentre, a chi non poteva permetterselo, Giulia chiedeva in cambio un paniere di uova fresche o un boccale di farina.


Giulia scelse di usare questa capacità farmacologica per metterla a servizio delle donne che avevano subito abusi da parte dei mariti.

Bastavano poche gocce da mettere nella zuppa o nel vino mantenendo però rigore e regolarità e “ci si poteva liberare dei nemici nel giro di poche settimane senza correre il rischio di essere scoperti”.

Infatti l'abilità di Giulia è stata quella di essersi esercitata nella creazione di un liquido insapore, trasparente e senza odore. Nei primi giorni l'effetto era quello comune a molto malanni come febbre o vomito per arrivare poi all'attacco di cuore ma mantenendo un colorito roseo che allontanava ogni sospetto di omicidio.

Giulia si raccomandava alla donna di non dare nell'occhio e di mantenere un atteggiamento consono alla malattia prima e al lutto poi.

“Io sono la speranza di tante sventurate che nessun giudice difende, che nessun Santo protegge: ci oltraggiano ma non ci domandano perdono, ci uccidono e se la cavano con una ammenda; di fronte a simili ingiustizie non posso che vantarmi della mia invenzione”.

La giustizia è questione di maschi, e Giulia lo sa.

“...Se i magistrati avessero più a cuore la giustizia di Giulia Tofana non ce ne sarebbe alcun bisogno, ma nei tribunali sono tutti uomini e gli uomini vogliono il male delle donne, nonostante siano carne della loro carne”.

Costretta a lasciare Palermo insieme alla sorella Gerolama per alcuni ombre inquisitoriali che aleggiavano su di lei, portandosi dietro le quattro sante protettrici della città (Agata, Ninfa, Cristina e Oliva) arrivò a Roma seguendo frate Girolamo, dove continuò la sua missione di assassina di mariti violenti e non voluti. La sua acqua tofana porterà alla morte 600 vittime, e l'inquisizione murerà a vita le mogli a palazzo Pucci a Porta Cavalleggeri.
Due amori si intrecciano nella vita della protagonista: il barone Manfredi che arriverà fino a Roma per cercarla e quello di Frate Girolamo, che nonostante i suoi abiti religiosi, la amerà e si dedicherà al suo benessere intercedendo per la sua salvezza fino alla fine.
Un romanzo scorrevole, che ben delinea e tratteggia la forza della protagonista, sottolineando la sua assertività e la sua sicurezza. Giulia, infatti, non ha mai calpestato se stessa e fino all'ultima pagina la vediamo rifiutare situazioni di comodità per mantenere fede alla sua libertà di donna.

 

 

ADRIANA ASSINI
GIULIA TOFANA
Gli amori, i veleni
Scrittura e Scritture editore










March 21, 2020

"Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone" - J. Steinbeck.

 

Era una bellissima giornata di primavera, ho spalancato le finestre della mia stanza ed ho alzato gli occhi al cielo ed il sole ha iniziato a scaldare il mio viso regalandomi una magnifica sensazione di benessere. Da quell'istante ho capito che grande dono avevo avuto ed ho ricominciato a vivere ...

Il mio libro è una raccolta di storie della città di Roma. Attraverso racconti tramandati da alternativi sarà possibile visitare luoghi e monumenti sconosciuti collegati a leggende risalenti al periodo della vecchia, bella Roma.

«Nel 1652 il Papa inaugurò la consuetudine del Lago di Piazza Navona. La grande piazza completamente allestita donando al popolo romano, un po 'di affresco dalla calura estiva »...

«Le ragazze romane portavano i loro fidanzati a bere alla Fontanella, la sera prima della partenza dei loro uomini» ...

«... San Domenico, il fondatore dell'ordine dei padri, fu colui che piantò il primo albero di arance su questo terreno e da otto secoli la stessa pianta fiorisce puntualmente ogni anno ad agosto, nel pieno dell'estate» ...

Ho voluto regalare un'immaginaria visione della città di Roma a tutte le persone che non hanno la possibilità di poter «vivere» la storia della Città Eterna. A volte sussistono impedimenti fisici che considerano una chiusura mentale, oltre che fisica, nella quale tutto può divenire buio e freddo. Il mio desiderio è quello di riuscire a scaldare il cuore delle persone, regalando un po 'di sole un chi non lo sente più da tanto tempo ... Dono i miei occhi a chi non può vedere.

 

 

acquistabile su Amazon.it    formato Kindle

 

March 04, 2020

L'ultimo libro di Marina Valcarenghi pubblicato dalla Moretti & Vitali nella preziosa collana “Amore e Psiche” è un lavoro appassionato sul desiderio.

La collana, diretta da Carla Stroppa da Marta Tebaldi ha come caratteristica peculiare quella di partire dai miti antichi per attualizzarli e calarli in situazioni psicologiche attuali.


Il mito da cui parte l'autrice del “L'aggressività femminile” è proprio quello di Amore e Psiche, un mito che ci condce nei nei tortuosi sentieri del desiderio e della passione; la storia di Psiche, infatti, e' la possibile storia di un'anima che trascende ogni età e tempo.

I moti turbolenti dell'animo di Psiche la portano a fuggire il ritmo quotidiano caratterizzato da una malinconia che oggi potrebbe essere definita “depressione”. Una depressione che può incanalarsi nella demotivazione, nel disinteresse verso ciò che un proprio desiderio può iniziare a mostrare, nella delegittimazione, ovvero nella sfiducia in se stessi e nel divieto che ci auto-imponiamo nel dare concretezza al nostro desiderio.

I lacci che ci frenano dal seguire questa spinta desiderante possono essere chiamati anche vittimismo, dipendenza relazionale, immobilità, dettata anche da traumi antichi.

Ad attivare la trasformazione di Psiche in quella che realmente poi lei diventerà, saranno le molte prove che Afrodite presenterà alla fanciulla, e che la porteranno a diventare un anima "infinita, magica collettiva perché la sua energia può andare oltre la vita mortale".
Ma per arrivare ad essere la propria potenza, la ragazzina dipendente dalla famiglia e infelice dovrà necessariamente passare per degli stadi di consapevolezza.
La prima scelta per porsi nel cammino della passione e del desiderio implica il coraggio e la trasgressione (che non è così sinonimo di disobbedienza ma si volge verso una scelta che rompe un equilibrio).
Una trasformazione alimentata da Eros, che la tradizione avvicina più a un demone che un Dio, una forza capace di spalancare nuovi orizzonti all'anima, così come solo il figlio di Afrodite e di Caos sa fare.


A salvare Psiche del suo primo tentativo di suicidio è Pan che rappresenta un selvaggio e primordiale istinto di vita, Pan è un essere ibrido tra un bambino e una capra, vive nei boschi, regna in quel confine tra umano e animale ed è emblema della dimensione selvatica e incivile di ognuno di noi.
Pan invita psiche a pregare... E subito dopo Psiche riconosce le proprie ombre e chiude i conti con il suo passato rappresentato dalle sue sorelle avide e diffidenti; da questo momento le sue compagne, nella ricerca di Eros, saranno solitudine speranza.
Le prime prove che Psiche deve affrontare riguardano la minuzia, come quella di separare semi ammucchiati alla rinfusa: un esercizio di pazienza che implica organizzazione, distinzione, separazione, attenzione al piccolo,al dettaglio.
"Temprare la nostra anima ci ricorda il mito e prima di tutto mettere ordine, distinguere per strutturare un sistema personale di pensieri, di emozioni e anche di valori morali".
Le peripezie di Psiche la porteranno fin nell'oltretomba, sempre sostenuta da piccoli aiutanti.
Un viaggio nel profondo, un una dimensione legata al buio, al chiuso, condizione imprescindibile per la vita umana: la sua ultima avventura la porterà davanti a Persefone, regina del mondo sotterraneo, depositaria del mistero all'origine della vita e della morte.


Si ritroveranno e si ricongiungeranno Anima e Passione: "comincia il tempo della gioia che non è un dono ma il risultato di una ricerca, un tempo di armonia, di pienezza che può solo essere provvisorio,ma lascia luce nel suo passaggio".



Marina Valcarenghi
La passione necessaria
Moretti e Vitali




© 2022 FlipNews All Rights Reserved