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Ciò che sta accadendo all’interno dei Musei Vaticani, può essere definito come la riproposizione in chiave moderna del dialogo interrotto tra l’arte e lo Spirito, un dialogo che si ispira al Giudizio Universale di Michelangelo contenuto nella Cappella Sistina, che apre le porte alla contemporaneità e alle espressioni artistiche che la rappresentano.
Ecco allora dare seguito alla “rinascita” del dialogo attraverso la nuova “Sala Studio Azzurro”, una sorta di laboratorio nel quale la parola della Genesi si fonde con la creatività in un gruppo di artisti: Fabio Cirifino, Paolo Rosa, Leonardo Sangiorgi, Stefano Roveda. Sono loro, grazie alle idee del Cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che hanno infatti curato il padiglione della Santa Sede alla Biennale di Venezia del 2013, con il progetto cioè di rappresentare la “Creazione”: un' installazione che pone al centro lo spettatore mettendolo in relazione con “ l’atto creativo” il momento del Principio come se – ancora una volta – la mano del Creatore sfiorasse quella del giovane e spaurito Adamo.
Tutto questo, a distanza di tre anni dal Padiglione Veneziano della Santa Sede, rivive nei Musei Vaticani, grazie ad un riadattamento curato da Studio Azzurro in collaborazione con l’Arch. Roberto Politani.
Non solo. A questa installazione si affianca un’altra opera sempre realizzata per la Biennale del 2013: la grande wall painting di Lawrence Carrol “Untitled”, che rappresenta il momento della Ri-Creazione , ossia “la pace e l’armonia ritrovata dopo il diluvio” , inteso come De-Creazione per la presenza del Male nella storia.
Manca nei Musei Vaticani il terzo allestimento veneziano la De-Creazione , l’uomo che si allontana da Dio, che era stata affidata al fotografo ceco Josef Koudelka.
In compenso è stata allestita una terza rappresentazione che riguarda tre opere di Tano Festa, donate dalla collezione Jacorossi e che si ispirano agli affreschi michelangioleschi della Cappella Sistina.
Il cerchio si chiude.
Sono le parole stesse di Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani, che fanno testo:“ Invito tutti quelli che ritengono l’arte contemporanea incomprensibile, indecifrabile, nel migliore dei casi un gioco intellettuale per pochi, nel peggiore una vuota provocazione, a visitare, dentro i Musei Vaticani, l’installazione di Studio Azzurro. Capiranno che l’arte contemporanea, quanto è grande e vera, sa essere perfettamente comprensibile e meravigliosamente eloquente”.
Così anche Micol Forti, curatrice della Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei Vaticani, ha messo in evidenza che” l’elemento costitutivo è l’immagine immateriale, la luce, lo stimolo sonoro e sensoriale, e il visitatore quindi è chiamato a sovvertire le regole base della fruizione classica. La richiesta non è più “non toccare” , “tieniti a distanza”, ma diventa al contrario “osa” entrare in relazione, “in contatto” con l’opera e con le emozioni che essa suscita.”
Quello che emerge da questa nuova e straordinaria iniziativa, va ben oltre l’iniziativa stessa: è l’inizio di un nuovo dialogo tra la Chiesa e l’Arte, tra la Chiesa e gli Artisti, tra la Chiesa e il mondo della cultura più in generale. Si intravede una nuova fase, il ritorno alla committenza, che ha portato i primi grandi artisti del Rinascimento a farsi interpreti della Spiritualità nel Cinquecento.
Ecco, oggi, siamo di fronte ad un neo - Rinascimento.
Potrebbe sembrare una strana scelta del così detto destino: la location della Sala che ospita Studio Azzurro così pure come le altre dedicate alla sezione arte Contemporanea dei Musei Vaticani, siano ubicate a ... pochi passi dalla Cappella Sistina.
Al momento del commiato ad una intera giornata carica di emozioni e di storia dell’arte, all’improvviso mi trovo immerso nello splendore dell’opera michelangiolesca più famosa nel mondo.
E’ ormai notte, mi attende l’abbraccio del colonnato del Bernini, mentre la maestosità della Cupola di San Pietro sembra toccare il cielo e ... “lucean le stelle”!
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
Prende forma il Merano Wine Festival edizione 2016. Dal 4 all’8 novembre 5 giorni di degustazioni esclusive ed eventi imperdibili. Venerdì 4 la rassegna consolidata dei bio&dynamica si arricchisce di una serie dedicata ai vini bio-dinamici internazionali. Sempre venerdì 4 la Gourmet Area, che ospita la selezione food Culinaria, Beer passion e Consortium, verrà aperta a buyers e addetti del settore a livello nazionale ed internazionale. Lunedì 7 novembre sarà la volta delle new Entries della Selezione Ufficiale e delle Vintage Collection dei produttori, un grande appuntamento con le “annate vecchie”. Martedì 8 torna, dopo il successo della prima edizione, Catwalk Champagne, l’appuntamento con gli importatori delle Grandi Maison, (Fonte: Stefania Gatta Gourmet’s International)
Frammento n. 1
Alois Lageder nuovo Presidente di Demeter
ALOIS LAGEDER |
Demeter è il Marchio internazionale che controlla e certifica il lavoro e i prodotti degli agricoltori che praticano la coltivazione biologica-dinamica (bio-dinamica). È presente in ben 43 stati ed ha la sede in Germania a Darmstad. La Demeter Associazione Italia, la cui storia ebbe inizio nel 1927, oggi è una realtà associativa di produttori, trasformatori e distributori di prodotti agricoli e alimentari biodinamici. Dal 1° Settembre di quest’anno ha un nuovo Presidente nella persona di Alois Lageder, quinta generazione dell’omonima azienda vitivinicola di Magrè (BZ). “Insieme ci impegneremo per rinnovare e rafforzare la struttura dell’Associazione, perché la coltivazione biologica-dinamica è il nostro futuro”. Questa la dichiarazione dopo il suo insediamento. Buon lavoro Presidente! (Fonte: ZED-Comm)
Frammento n. 2
Incontro Mondiale su paesaggi terrazzati
Il Soave, con le sue colline, forte del recente riconoscimento ministeriale quale primo paesaggio storico rurale d’Italia, sarà oggetto di analisi da parte di relatori ed esperti provenienti da tutto il mondo, accanto a Conegliano Valdobbiadine e Valpolicella, durante il Terzo Incontro Mondiale sui paesaggi terrazzati che si terrà a Venezia e Padova proprio in questi giorni, dal 6 al 15 ottobre. Presenti in tutto il Mondo i paesaggi terrazzati sono l’evidenza concreta e tangibile di come la vita contadina possa svilupparsi fin nei declivi più scoscesi delle aree montane e costiere di ogni parte della Terra. Basta ricordare Ifugao nelle Filippine, Yungyang nello Yunnan in Cina, l’isola di Bali in Indonesia, le Cinque Terre e la Costiera Amalfitana in Italia, i declivi della Mosella in germania. Proteggere e valorizzare questi paesaggi nella loro polifunzionalità. (Fonte: Cibo e Vino settembre)
Frammento n. 3
Rocca RoadShow USA
Rocca RoodShow |
Come si deve operare nella comunicazione nei giorni d’oggi. Dalla stretta collaborazione tra un produttore ed un importatore è nato il Primo RoadShow italiano negli Usa. Palm Bay International, colosso delle importazioni Usa e la Famiglia Zingarelli, proprietaria di Rocca delle Macìe, Azienda leader nel Chianti Classico, hanno dato il via a un vero e proprio Tour che ha attraversato da est a ovest gli Stati Uniti toccando città come Dallas, Houston, Seattle, Denver, Los Angeles, Miami, Washington, Raleight. Questa è stata “Rocca RoadShow; una platea che è stata moltiplicata dal servizio di videoconferenze in streaming per raggiungere capillarmente altri operatori sparsi in altre sedi e Stati. Capacità imprenditoriale di pari passo con il lavoro in vigna e in cantina, insieme al vino che viene poi degustato. Una storia italiana che tanto fa bene all’interesse nazionale verso l’export. (Fonte: Vinotype)
Frammento n. 4
È arrivato il Sushi al Molo 10
Il Sushi oggi ha terminato il ruolo di “moda”. È una realtà ormai inserita nell’offerta gastronomica nelle nostre città. Si parla continuamente di sushi Chef, specializzati nel preparare i piatti che contraddistinguono lo spirito dell’insegna di pesce. Molo 10 è un’osteria di pesce nel cuore di Ponte Milvio a Roma nata due anni fa e che dalla primavera ha messo in carta il nuovo menù di
Molo 10 - Roma |
sushi con tanto di “sushi chef” nella persona di Claudio Tigani. Alternanza di piatti di mare naturali e dinamici interpretati e elaborati con elegante semplicità dallo chef calabro Vincenzo Ciano con le proposte di Tigani che fondano le idee orientali con tocchi esotici per dar vita a idee vivaci e divertenti. Si dice, si mormora che l’atmosfera, l’esperienza e l’estetica cavalcano la cucina. Molo 10, ponte Milvio: è sufficiente provare! (Fonte: Aromicreativi)
Frammento n. 5 (in giro per il mondo)
U Fleku e i suoi 500 anni di tradizione Ceca
Birrificio e ristorante perfettamente conservato dal 1495 a Praga ormai divenuto un monumento della tradizione gastronomica Ceca. Sopravvisuto alla normalizzazione del regime ha ripreso i suoi splendori riprendendo i suoi
U Fleku |
splendori come ristorazione e produzione di birra. Già, la famosa birra Flekowska, una birra lager con la sua particolare produzione. Né filtrata né pastorizzata. Viene spillata dopo un mese di maturazione. Ad accompagnare questa birra speciale i piatti della tradizione. Il gulash U Fleku, la bistecca di maiale con panna acida e gnocchi di patate, il collo di maiale affumicato e per i più affamati “il piacere U Fleku” un piatto composto da anatra, maiale arrostito e salcicce unito a gnocchi di pane su un letto di cavoli rossi. Buon appetito e...buona digestione. (Fonte: Andrea Felician)
Osservo, scruto, assaggio e...penso.
La città di Spoleto, culla di cultura e arte, ha inaugurato la cinquantanovesima edizione del “ Festival dei due mondi” ed anche dello “ Spoleto festival Art”. Svoltosi nei giorni 17 e 22, 23 e 26 di settembre,la suggestiva Spoleto ha ospitato presso il Caffè letterario di Palazzo Mauri,biblioteca comunale di Spoleto,le più importanti personalità della letteratura e dell’arte dando lustro a ciò che la società odierna tende a minimizzare. Un patrimonio inestimabile, quello dell’arte, valorizzato con i volti e le premiazioni di donne e uomini,provenienti da ogni angolo della Penisola. Un elogio particolare va al Prof. Luca Filipponi, Presidente dello Spoleto Festival art che,per rilanciare le attività del 2016,prende in considerazione la citta di Bruxelles, rappresentando quest’ultima la “capitale dell’Europa e delle grandi avanguardie culturali del Ventunesimo secolo”. Tra le eccellenze presenti, un riconoscimento considerevole per il Prof. Giuseppe Catapano (RETTORE DELL’ACCADEMIA UNIVERSITARIA DEGLI STUDI GIURIDICI ), autore insieme all’Avv. Michele Imperio,di “Banche e anomalie”volume II, seguìto dello straordinario successo riscosso dal volume I, al quale il Prof. Francesco Petrino ha consegnato il “Premio alla cultura 2016” accompagnato da una targa premio dello S.N.A.R.P (Sindacato Nazionale Antiusura Riabilitazione Protestati ).
Un’ Opera straordinaria, che vuole essere una mano amica per il contribuente, non una “battaglia crociata” verso le Banche, mettendo in risalto meccanismi e punti oscuri del circuito bancario che potrebbero fungere da tranello per gli inesperti della materia. Presente alla manifestazione anche il prof. Cesare Cilvini , Preside Tesoriere dell’AUGE .Tanti gli artisti di spessore premiati a Spoleto: il soprano Cosetta Gigli,il filosofo e medico romano Valerio Giuffrè per la presentazione del libro “L’antimetafisica”, la baronessa Maria Lucia Soares pittrice e creatrice di lavori su alcantara che l’hanno resa nota al mondo; l’ispettore Gennaro Sannino, l’artista pittrice antropologica Roberta Buttini ed il pittore, nonché scultore ed orafo, Giuliano Ottaviani. Con un personale elogio all’organizzazione/coordinazione degli eventi ed al complesso artistico che ha caratterizzato questa edizione del Festival. Arrivederci al 2017.
Manca poco ormai all’undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, in programma dal 13 al 23 ottobre presso l’Auditorium Parco della Musica. Una vetrina di film in anteprima mondiale, internazionale ed europea, tra cinema indipendente, produzioni di genere, opere di autori affermati e di registi emergenti, grandi produzioni, animazione, documentari, visual art. Il ricco programma prevede anche incontri e masterclass aperti al pubblico con i protagonisti del cinema, dell’arte e della cultura, eventi speciali, retrospettive e rassegne per celebrare il cinema del passato e scoprire quello del futuro, mostre e installazioni d’arte e, non ultima, la rassegna dedicata ai bambini e ragazzi nella sezione autonoma, Alice nella Città.
Prestigiosi ospiti di rilievo internazionale sfileranno sul red carpet, tra gli altri: il premio Oscar Roberto Benigni, Meryl Streep, Viggo Mortensen, Andrzei Wajda, Renzo Arbore, Paolo Conte, Bernardo Bertolucci, Jovanotti, Oliver Stone e Tom Hanks, che riceverà il premio alla carriera.
Non è più solo la festa del cinema, ma la Settima Arte dialoga con musica, videoarte, teatro, architettura. Il processo di cambiamento da festival a festa è sempre più marcato ed evidente e pone al centro il pubblico. Come ha precisato il direttore, Antonio Monda, si parlerà di politica, lavoro, diversità, crescita, all’interno delle 40 opere provenienti da 26 Paesi, dall’Argentina all’Australia, dall’Iran alla Mongolia e alla Svizzera. Una manifestazione quindi sempre più internazionale, ma anche mobile e itinerante, che esce dall’Auditorium per coinvolgere diversi luoghi della Capitale: dal Villaggio del Cinema, con una tensostruttura di circa ottocento posti, alle sale in città, dal centro alla periferia, dalle strutture culturali più importanti fino a uno speciale red carpet in via Condotti. Si affronteranno inoltre argomenti legati all’attualità, al momento di cambiamento politico che stiamo vivendo, con una retrospettiva sulla politica americana, in vista anche delle prossime elezioni del presidente degli Stati Uniti, e ancora integrazione e solidarietà alle popolazioni vittime dal terremoto che ha devastato il centro Italia con il progetto IO CI SONO, grazie al quale parte del ricavato di eventi e proiezioni sarà devoluto alle zone colpite dal sisma.
I film italiani presenti nella selezione ufficiale sono: 7 minuti di Michele Placido, l’intenso racconto di una storia vera, accaduta in Francia nel 2012, che vede undici donne di fronte a un’ambigua offerta di rinnovo contratto e in poche ore dovranno decidere il loro destino; l’anteprima di Sole Cuore Amore di Daniele Vicari, una storia di amicizia e solidarietà tra due donne che hanno fatto scelte opposte; Naples '44 scritto e diretto da Francesco Patierno, un documentario narrato da Benedict Cumberbatch che racconta lo sbarco degli americani a Napoli, una potente denuncia sugli orrori della guerra; la commedia Maria per Roma opera prima di Karen Di Porto, un pittoresco affresco della città di Roma, tra miti, incanto, solitudini e immobilità.
Moonlight di Barry Jenkins sarà il film d’apertura, una riflessione intensa e poetica sull’identità, il senso di appartenenza, la famiglia, l’amicizia e l’amore; mentre il primo evento della nuova edizione, lunedì 3 ottobre presso il Cinema Barberini, è l’anteprima di American Pastoral, diretto e interpretato da Ewan McGregor, al suo esordio alla regia, che arriverà a Roma per presentare uno dei film più attesi della stagione cinematografica. Gli “Incontri ravvicinati” con il pubblico vedranno protagonisti personaggi del calibro di Viggo Mortensen Tom Hanks, Meryl Streep, Oliver Stone, David Mamet, Don DeLillo, Daniel Libeskind, Jovanotti.
Tra le altre opere presenti alla kermesse: Snowden di Oliver Stone; Andrzej Wajda, uno dei grandi maestri del cinema mondiale, torna a dirigere il suo nuovo film, Afterimage (Powidoki), un appassionato biopic dedicato a una figura eroica dell’arte moderna, il pittore d’avanguardia Władysław Strzemiński; Florence Foster Jenkins di Stephen Frears con Meryl Streep; il documentario Into the Inferno di Werner Herzog; The Accountant di Gavin O’ Connor con Ben Affleck e Anna Kendrick; The Birth of A Nation di Nate Parker; Manchester by The Sea di Kenneth Lonergan con Casey Affleck e Michelle Williams; Genius di Michael Grandage con Colin Firth e Jude Law; infine Lion di Garth Davis con Nicole Kidman, chiuderà la manifestazione.
Anche la musica avrà un ruolo di primo piano con Paolo Conte, Jovanotti, Elio e le Storie Tese e Michael Bublè.
Tra gli omaggi: una mostra fotografica di Luigi Comencini; Mario Monicelli, con il restauro de L’armata Brancaleone; Citto Maselli e Gregory Peck, con la presenza dei loro figli alla proiezione di Vacanze romane a Trinità dei Monti.
La Festa del Cinema di Roma, con la direzione artistica di Antonio Monda, è prodotta dalla Fondazione Cinema per Roma presieduta da Piera Detassis.
Love. L’arte contemporanea incontra l’amore è il titolo della mostra aperta al Chiostro del Bramante fino al 19 febbraio 2017. Se non si ascoltasse il suggerimento del curatore Danilo Eccher, di scegliere cosa o quale aspetto dell’amore viene suggerito ad ognuno dalle opere in esposizione, non varrebbe la pena spendere i 13 euro del biglietto (audioguida inclusa). Stesso discorso per i 42 euro del catalogo edito dalla Skira, con testo bilingue italiano- inglese, che, oltre a presentarsi come oggetto d’arredo e di design, anche se non libro d’arte, tra i saggi, contiene quello di Pierangelo Sequeri, Preside della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale. In qualche modo vorrebbero essere uno stimolo a mettersi soggettivamente in gioco e quindi, in un certo senso impegnarsi, anche le cinque diverse personalità che si possono scegliere e che caratterizzano le audioguide, proposte anche come incentivo a tornare, per farsi guidare da un’altra personalità. In modo in qualche modo impegnato, possono essere vissuti anche gli aspetti più spensierati e giocosi, come i selfies da twittare, o l’area dove si può scrivere sul muro la cosa di cui si crede di aver maggiormente bisogno.
Detto questo, ho scelto David (Bowie) come guida, mentre le opere che mi hanno maggiormente colpita sono state: in apertura Love/ Amor di Robert Indiana, dove le lettere costitutive della parola, realizzate in alluminio policromo, formano una scultura. Le epigrafi, che nel corso dei secoli, hanno comunicato messaggi, trasformandosi, in alcuni casi, in immagine, qui, in forma di scultura, si affermano, o meglio si materializzano, come opere d’arte.
Lo stupore barocco, la meraviglia data da cose strane, impronta l’opera di Marc Quinn, che coniuga spesso lo shock della provocazione con la riflessione su argomenti complessi.
Con Tracey Emin di nuovo il mio pensiero torna alle epigrafi: pensieri e sensazioni immortalati e illuminati al neon.
Proseguendo, è il Cuore rosso #3 di Joana Vasconcelos ad attirarmi. Il cuore fiammeggiante, protagonista kitsch di santini popolari, è trasformato in un gigantesco ciondolo di sapore etnico. Formato da posate di plastica rilucenti, ruota al suono della voce di Amalia Rodriguez, icona del fado portoghese. Religione del cuore e musica uniti insieme in un ballo/battito all’unisono.
Un dialogo provocatorio ed evocatorio è quello che intesse Francesco Vezzoli con la replica della testa dell’Apollo del Belvedere, celebre capolavoro dei Musei Vaticani e pietra miliare della storia dell’arte.
La tecnica tradizionale dell’acquerello è scelta da Francesco Clemente per illustrare figure misteriose, in un continuo scambio tra tradizione e ambiguità.
Infine l’aspetto psichedelico delle zucche di Yayoi Kusama, amplificato dagli specchi, costituisce una sorta di moderna wunderkammer.
Insomma è il caso di concludere che «All you need is love, love is all you need», citando i Beatles con quello che sembra un luogo comune, ma ricordando provocatoriamente e facendo intendere il contrario, come cantava Edoardo Bennato, che sono solo canzonette.
Love. L’arte contemporanea incontra l’amore
Roma, Chiostro del Bramante
29 settembre 2016- 19 febbraio 2017
Orario: tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00
sabato e domenica dalle 10.00 alle 21.00
Ingresso: intero €.13,00; ridotto €.11,00
Info: tel. 069151941; www.chiostrodelbramante.it
Catalogo: Skira €.42,00
Un singolo alimento (frutto, seme o pianta di qualsiasi natura esso sia) può essere considerato adatto alla nostra alimentazione solo se può costituire (per noi umani/frugivori) un pasto completo fino a saziarci. Per esempio cipolla, aglio, peperoncino, melanzane, patate, funghi o una qualunque spezia (basilico, prezzemolo, rosmarino ecc.) consumati crudi e fino a saziarci non può che causare seri problemi alla salute; solo utilizzandoli in piccole dosi l’organismo è in grado di neutralizzare in parte i loro effetti negativi, ma restano sempre sostanze più o meno tossiche e quindi non proprio adatte alla nostra dieta. Se un determinato alimento deve essere necessariamente cotto per essere reso commestibile allora non era destinato dalla natura a nutrirci. Per questo è opportuno limitare il più possibile i cibi cotti. Non che una specie animale sia destinata, fin dalla sua comparsa, a nutrirsi eternamente allo stesso modo, ma da 15 milioni di anni il nostro patrimonio genetico è rimasto inalterato.
E’ opinione abbastanza diffusa che alcune sostanze siano utili in piccole dosi e dannose in dosi massicce, come i medicinali, il caffè, l’alcol, lo zucchero, la carne (della quale viene sempre raccomandato un consumo moderato dagli stessi venditori), i formaggi, le uova, il pesce, tutti i prodotti raffinati ecc..
A mio avviso una qualunque sostanza, alimentare e non, se è nociva in grandi quantità lo è anche in piccole dosi; anche se in quest’ultimo caso gli effetti sull’organismo non sono immediatamente avvertibili, ma accumulandosi nel tempo danno sicuramente i loro effetti negativi.
Per esempio, ogni sostanza chimica di un farmaco induce l’organismo ad una particolare reazione di difesa, spesso scambiata come evento terapeutico.
Si dice che anche l’acqua nelle giuste quantità è indispensabile alla vita di un organismo ma in quantità eccessive può essere nociva. E’ vero. Ma le quantità devono essere compatibili con organismo che riceve gli alimenti nella giusta misura che sazia, non che lo affoga. L’invito dei nutrizionisti di limitare la carne a due volte a settimana fa capire chiaramente che una quantità superiore è dannosa.
L’organismo, in perfetta salute, alle prese con quantitativi modesti di una sostanza nociva, sarà forse in grado di neutralizzare gli effetti negativi, e questo dipende anche dalla frequenza in cui vengono assunte le modeste quantità di quella sostanza. Ma se la sommatoria dei singoli componenti di una sostanza nociva per l’organismo fanno male, il singolo componente non può far bene. Se dieci sigarette fanno male una sola sigaretta farà meno male ma non si può dire che faccia bene.
Se magio una pesca farà sicuramente bene alla mia salute ma se ne mangio fino a saziarmi farà ancora meglio. Lo stesso meccanismo non è riscontrabile con alimenti di derivazione animale. Se mangiare una bistecca al giorno fa male, mangiarne tre farà sicuramente peggio. Se mangiare un uovo al giorno fa poco male, mangiarne tre non può che essere dannoso. Se mangiare un etto di formaggio al giorno è pericoloso per la salute, mangiarne tre sarà sicuramente nocivo. Se bevo un bicchiere di vino o di coca cola al giorno fa male, berne 2 litri non può far bene. Se prendere un’aspirina al giorno fa male prenderne dieci non farà certo bene alla nostra salute.
Il sapore di un alimento è solo uno dei fattori determinanti nella scelta degli alimenti, ma non l’unico ( il fetore serve a tenerci lontani da certi alimenti). Un alimento per essere compatibile con la nostra fisiologia
dovrebbe rispondere ai seguenti requisiti:
1: essere esteticamente attraente, appetibile, desiderabile
2: avere un buon profumo
3: essere commestibile da crudo, gradevole e gustoso
4: essere facilmente digeribile e assimilabile
5: avere il giusto equilibrio dei nutrienti
6: essere compatibile con la fisiologia umana
7: non contenere residui chimici né adulterazioni
8: non generare patologie
9: non essere facilmente deperibile
10: non causare danni all’ecosistema
11:essere economicamente conveniente
12: essere un alimento necessario e apportare benefici al nostro organismo
13: essere eticamente compatibile.
Noi umani abbiamo perso l’istinto/guida nella scelta dei cibi (che gli animali posseggono) che deve essere supportato dalla conoscenza, dal raziocinio, dal buon senso. Il dilemma da sempre è: mangiare ciò che piace, ciò che fa bene o ciò che è giusto?
La prima fase dell’umanità, in fatto alimentare, è stata caratterizzata dall’istinto guidato dall’attrazione del colore, comprovato poi dal gusto fornito da quell’alimento; la seconda fase, più recente, (in virtù della ragione e dalla conoscenza scientifica dei componenti nutrizionali) è caratterizzata da ciò che fa bene o che può essere utile alla nostra salute; il terzo stadio è e sarà caratterizzato dall’alimentazione etica, da ciò che è giusto mangiare (non disgiunto da ciò che serve a dare al nostro organismo gli opportuni nutrienti) ma soprattutto è e sarà il frutto della volontà e della nuova coscienza umana più matura e sensibile verso un sistema alimentare compatibile con la civiltà a cui l’umanità è inevitabilmente protesa.
Dove vai fantastica fanciulla della primavera/estate 2017 con le tue filiformi e perfette gambe al vento, avvolta in chilometrici sospiri di chiffon, falpalà di sete leggerissime, volants e sovrapposizioni di tessuti preziosi, ricami di cristalli e jais che sembra vogliano fare a gara con il caldo splendore del sole dell’estate prossima ventura ?
Chiuse le giornate della moda femminile che hanno elettrizzato Milano, spenti i riflettori, sulle passerelle sono rimasti soli gli utopici fantasmi di una femminilità disegnata da nudità soavemente sfacciate. C’è infatti poco da scoprire : il leitmotiv di base di quasi tutte le sfilate è stata una massiccia esibizione di gambe simili a ... gambi di girasole: magrissime, dinoccolate, persino “trasparenti”, si tuffano in striminzite gonnelle e
Giorgio Armani Womenswear |
Woman - Giorgio Armani |
hot pants quasi inesistenti. Scollature abissali o seducenti top con spalline da abito da sera (o camicia da notte) completano la “mise”.
Eppure ondeggiava sicura, la ragazza dell’estate 2017 proposta dai nostri bravissimi stilisti, ricchi di fantasia e senso artistico. Perché la moda è una forma d’arte, architettonica e pittorica : suscita ammirazione tra gli intenditori e invidia dai “concorrenti” esteri ... ma anche un po’ di perplesso timore tra quelle che dovrebbero essere le prime fruitrici : le donne. Quelle giovani, ma –ahinoi – soprattutto quelle un pochino “stagionate” che (poverine!) si sentiranno in dovere di adottare uno “stile” che – sopra gli anta e con la linea un tantino fuori limiti – diventa giocoforza soggetto di battute velenose.
Ma tant’è : seguire la moda è per molti un gioco divertente. Solo per pochi è soprattutto un gioco intelligente. Tante le proposte presentate in passerella : basta saper scegliere - come fiore da fiore - quelle più adatte a ciascuna di noi.
Qualche esempio ? Naturalmente le “Roi” Giorgio Armani. Ha persino creato un neologismo “Charmani” (charme+Armani : una fusione tra un aggettivo sciccosamente parigino e un nome-mito dello stile) che, se a crearlo è sto proprio Lui (la maiuscola è di rigore), ci sembra appena un tantinello snob. Certo che Lui se lo può permettere : agli innumerevoli successi oggi c’è da aggiungere la splendida sfilata che ha visto zompare in piedi una platea entusiasta. Certo, dopo una settimana di bocche storte a bisbigliare critiche severe, una sfilata così non può che rallegrarti il cuore. Colori e tessuti, linee e giochi di sovrapposizioni, ispirazioni etniche e profili di donne “attualmente antiche”, reinventate sul drittofilo di “uno charme fatto di piccole trasgressioni purché di spirito moderno” . Come le giacche, le sue stupende intramontabili giacche. Morbide e allungate ad accarezzare il corpo, create con preziosi tessuti moderni portate con abiti sottili – lunghi o corti – con maniche a palloncino. Sottili giochi di organza e georgette, piccole borse preziose e scarpe-stivaletto a tacco alto o lisce “pianelle” stile Cenerentola per creare una sera magica..
E dopo il re ecco una regina della moda : Laura Biagiotti che ha unito la morbidezza di splendidi abiti ricchi di languido sapore antico al più metropolitano spirito sportivo. Seducente il sapiente gioco di trasparenze che Ermanno Scervino affida alla preziosità del pizzo. Sartorialità al potere nelle perfette linee degli abiti, dei corti giacchini, nei splendidi abiti da sera. Blumarine propone ampie gonne a ruota o balze percorse da grandi fiori tropicali da portare con camicette in organza, trasparenti e ricamate. Tanti ricami, nel segno della rosa, e un abito in chiffon a motivi tartan, leggerissima e magica idea per le notti calde di un’estate tropicale.
Moselle in Francia dove nasce dai Monti Vosgi, Musel in Lussemburgo dove lo attraversa lungo il suo percorso, Mosel in Germania dove termina il suo viaggio confluendo nel Grande Reno.
Da sempre un fiume in buona parte navigabile e via d’acqua importante per e dal Mare del Nord. Oggi un po’ meno ma sempre rilevante via di comunicazione turistica da Marzo a Novembre.
Per noi appassionati, cultori, estimatori ovvero amanti del Vino, la Mosella, nel tratto tra Treviri e Coblenza, rappresenta uno dei migliori distretti vinicoli della Germania.
Gran Cru Urziger-Wurzgarten |
Pur essendoci la produzione di varie qualità di vitigni quando si pronuncia la parola Mosel si evoca il Riesling, l’Oro della Mosella.
Poco dopo Treviri (Trier) il fiume, nel corso dei secoli, ha scavato una valle con le sue grandi anse (alcune di esse a 360°) creando di fatto sul lato sinistro declivi che, arrivando a pendenze dell’80%, hanno dato origine ad una viticoltura difficile, “eroica” e sul lato destro distese a volte meno ripide con una viticoltura più intensa.
Diverse le composizioni dei terreni.
In alto, sui pendii, dove si ottengono i migliori Riesling, dominano i terreni ricchi di Ardesie. Pietre presenti da oltre 400 milioni di anni nei colori blu, grigia, rossa. Colori dati dalla presenza di minerali come il ferro (Ardesia rossa).
La pendice verso il fiume permette ai vitigni di essere riparati dai venti gelidi invernali; l’ardesia assolve al compito di “scaldare” le piante con l’effetto reverbero nei giorni assolati ma freddi. Da quelle parti lo chiamano “effetto equatore”.
Sul lato destro e a fondo valle i terreni diventano argillosi, maggiormente fertili, con notevole produzione in quantità a scapito della qualità.
L’oro della Mosella, il Riesling Renano (per distinguerlo da altri riesling sparsi per il Mondo) è presente in queste zone da molti secoli. Senza partire dalla vite selvatica che cresceva molto tempo prima degli insediamenti degli essere umani, la sua storia inizia con la conquista Romana. I legionari furono i primi a coltivare la vite e successivamente i Monaci Cistercensi a sviluppare la viticoltura con le definizioni dei singoli vitigni.
Ci troviamo sul cinquantesimo parallelo. Tanto per rendere l’idea, scorrendolo sul mappamondo, vediamo che è alla stessa altezza dell’Alaska meridionale. Le uve maturano molto lentamente formando così tanto estratto, sostanze aromatiche, zuccheri in abbondanza e soprattutto buone acidità, caratteristiche dei vini tedeschi. I vini risultano eleganti, con note fruttate, con elementi gustativi improntati su sapori ricchi in bellisiimo equilibrio con l’acidità. Senza dimenticare , nell’evoluzione dell’invecchiamento negli anni, quella nota di idrocarburo che li contraddistingue.
Nel mese di Luglio, insieme ad un gruppo di amici winelover’s, abbiamo voluto percorrere quelle anse nella parte dove la viticoltura è maggiormente vocata.
Abbiamo raggiunto un paesino dal nome quasi fiabesco, Kinheim posizionato sulla riva sinistra del fiume al centro dell’area da visitare, eleggendolo a base strategica.
Il nostro vinovagare è iniziato con la visita alla Weingut Julius Treis a Reil, poco distante e alla sua vigna spettacolare Mullay-Hofberg. Più che una passeggiata in vigna è risultata una vera e propria arrampicata in alcuni tratti estremamente difficile, da vertigini.
La seconda visita ci ha portato in una valle laterale, dove la presenza di ardesia rossa è una delle caratteristiche di quei vigneti. Sorentberg il nome della valle e dei vigneti un tempo abbandonati perché ritenuti improduttivi come qualità ed oggi riportati al suo splendore ad opera di due weingärtner, Tobias Treis e Ivan Giovanett.
La terza visita, verso ovest, alla Weigut storica Immich-Batterieberg, sulla riva destra, nell’abitato di Enkirch.
Storia mista a leggenda per questa che risulta essere una delle cantine più antiche della Mosella. Si parla del 908 epopea carolingia. E quel Batterieberg a significare le esplosioni causate per frantumare l’ardesia blu e “creare” i vigneti dai Riesling eleganti, setosi.
La quarta visita a est della nostra base strategica, in quell’ansa meravigliosa a 360°. Uno dei luoghi maggiormente visitati lungo il percorso del fiume: Traben-Trarbach. Weigut Vollenweider, cantina emergente con vigneti sia sulla riva destra che quella di sinistra. Il loro Cru dal nome Wolfer GoldGrube è posizionato prima della grande ansa ad ovest di Traben-Trarbach con terreni di ardesia blu. Vini anch’essi eleganti, ricchi di frutto, preparati per durare nel tempo. Una realtà giovane con grandissime prospettive.
Per la quinta e sesta visita siamo ritornati decisamente ad Ovest, per conoscere i due Autentici Mausolei del Mosel Riesling: la Weingut Dr. Loosen e Makus Molitor. Due realtà ormai assurte, dalla continua fama,
Vignaioli eroici |
a Miti della Mosella.
Weigut Dr. Loosen si trova a Bernkastel, una pittoresca cittadina ricca di storia e di cultura dall’atmosfera romantica, la perla della Mosella
Sfruttare e valorizzare al meglio la potenzialità delle uve, operando sia sui metodi di lavorazione nella vigna (moderato uso di fertilizzanti organici, ampio diradamento delle viti e accurata selezione dei grappoli), sia in cantina con fermentazioni lunghe e lente, unica ricetta valida per produrre un grande Riesling.
I vigneti sono dislocati lungo il percorso del fiume nelle parcelle ritenute Gran Cru o come si dice da queste parti Erste Lage. Il clima favorevole, il terreno di origine vulcanica, ricco di minerali di ardesia, e l’età
Vigneti eroici |
eccezionale delle piante determinano il successo del Dottore della Mosella.
L’ultima tappa del nostro viaggio è stata la Weingut Markus Molitor poco distante dalla precedente. La Cantina è posizionata in una valle laterale vicino al ponte di Zeltingen. Ha vigneti sparsi in tutta la vasta area tra cui Ürziger Würzgarten ritenuto il vigneto più Erste lage di tutti.
La produzione? 150 Riesling differenti, tra cui 60 Auslese, 13 Eiswein e 15 TBA. Nonostante la quantità di vini prodotti, Markus Molitor non scende dal gradino della qualità perché i numeri sono in riferimento alle numerose differenti parcelle, molto limitate nelle superfici, che possiede.
Eccelle nei vini dolci, specie gli Auslese, che sono la sua passione. Per questi ultimi fa una raccolta talmente tardiva che non di rado inizia a Dicembre.
Tradizione, esperienze maturate nelle notti del Tempo ma anche innovazione dovuta alla nuova generazione di vignaioli che sta portando una una ventata di freschezza ed entusiasmo provata e scoperta nelle lunghe chiacchierate con Tobias Treis e Ivan Giovanett tra i filari eroici di Mullay-Hofberg e Sorentberg.
Abbiamo provato a fare nostre le loro dichiarazioni ogni mattina che uscivamo dall’abitato di Kinheim, il fiabesco paesino immerso nelle vigne, la nostra base di partenza per l’avventura tra le anse della Mosella alla scoperta del suo Oro: il Riesling. Ci siamo riusciti.
Venezia, 22 settembre 2016– Il Presidente della Biennale di Venezia, “ Paolo Baratta “ , accompagnato dalla Curatrice della 57. Esposizione Internazionale d’Arte, Christine Macel , ha incontrato oggi a Ca’ Giustinian i rappresentanti di 57 Paesi. La 57. Esposizione si svolgerà dal 13 maggio al 26 novembre 2017 (vernice 10, 11 e 12 maggio) ai Giardini e all’ Arsenale nonché in vari luoghi di Venezia.
Il tema scelto da Christine Macel per la Biennale Arte 2017 è: “ VIVA ARTE VIVA “ Christine Macel ha presentato i temi della prossima edizione con questa dichiarazione: «L’arte di oggi, di fronte ai conflitti e ai sussulti del mondo, testimonia la parte più preziosa dell’umano in un momento in cui l’umanesimo è seriamente in pericolo. È il luogo per eccellenza della riflessione, dell’espressione individuale e della libertà, così come dei fondamentali interrogativi. È un “sì” alla vita, a cui certamente spesso segue un “ma”. Più che mai, il ruolo, la voce e la responsabilità dell’artista appaiono dunque cruciali nell’ambito dei dibattiti contemporanei.”
“ Viva Arte Viva “ è quindi un’esclamazione, un’espressione della passione per l’arte e per la figura dell’artista. “ Viva Arte Viva “ è una Biennale con gli artisti, degli artisti e per gli artisti, sulle forme che essi propongono, gli interrogativi che pongono, le pratiche che sviluppano, i modi di vivere che scelgono.
La Mostra si sviluppa secondo una linea organica piuttosto che tematica, in una sequenza di padiglioni, di stanze che si susseguono come “stanze” di una poesia e propongono allo spettatore l’esperienza di un viaggio dall’interiorità all’infinito.
Questi padiglioni o “ Trans-padiglioni “ , che riuniscono artisti di ogni generazione e provenienza, si succedono tra loro senza soluzione di continuità, come i capitoli di un libro. Dal “Padiglione degli artisti e dei libri” al “Padiglione del tempo e dell’infinito”, si presentano come una dozzina di universi che propongono un racconto, spesso discorsivo e talvolta paradossale sulla complessità del mondo e la molteplicità di pratiche e
posizioni.
La Mostra vuole perciò essere un’esperienza che disegna un movimento di estroversione, dal sé verso l’altro, verso lo spazio comune e le dimensioni meno definibili, aprendo così alla possibilità di un neoumanesimo.
Ogni settimana, durante i sei mesi della Mostra, un artista terrà una “ Tavola Aperta “ in cui pranzerà con il pubblico, creando così un occasione di dialogo in cui possa raccontare il suo lavoro.
Nelle settimane precedenti l’apertura della Mostra, ogni giorno sarà pubblicato un video online sul sito della Biennale, dando la possibilità di conoscere gli artisti prima dell’Esposizione».
Da parte sua il Presidente Paolo Baratta ha dichiarato: «In gennaio, nell'annunciare la nomina di Christine Macel ebbi a dire che “la Biennale trova in lei una curatrice protesa a valorizzare il grande ruolo che
gli artisti hanno nell’inventare i loro universi e nel riverberare generosa vitalità nel mondo che viviamo."
Ispirata a una visione "umanistica", con l'attenzione concentrata sull'atto creativo dell'artista, la Mostra svilupperà anche, in misura nuova e più intensa, il dialogo tra i visitatori e molti degli artisti le cui opere
saranno esposte, con un programma di incontri appositamente concepito in spazi dedicati».
La “ 57. Esposizione Internazionale d’Arte “ della Biennale di Venezia presenterà, come di consueto, le “ Partecipazioni nazionali “ , con proprie mostre nei Padiglioni ai Giardini e all’Arsenale, oltre che nel centro storico di Venezia.
Anche per questa edizione si prevedono selezionati “ Eventi Collaterali, “ proposti da enti e istituzioni internazionali, che allestiranno le loro mostre e le loro iniziative a Venezia in concomitanza con la 57. Esposizione.
Per ulteriori informazioni
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Tel. 041 – 5218-846/849/716
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Risale a pochi giorni fa la notizia della morte di don Gabriele Amorth, sacerdote paolino e uno degli esorcisti più famosi al mondo, ed ecco che il 29 Settembre arriva nelle sale Liberami, il film documentario di Federica Di Giacomo che segna il ritorno dell’esorcismo nel mondo contemporaneo. Il nostro mondo.
Vincitore del Premio Orizzonti per il miglior film alla 73esima Mostra del Cinema di Venezia, da un soggetto della stessa Di Giacomo e Andrea Zvetkov Sanguigni, la pellicola vede protagonista Padre Cataldo, 77 anni, un veterano, tra gli esorcisti più ricercati in Sicilia e non solo, famoso per il suo temperamento combattivo e instancabile. Ogni anno sono in aumento le persone che chiamano “possessione” il loro malessere,
Federica Di Giacomo |
in Italia, in Europa e nel mondo. Dal canto suo la Chiesa risponde all’emergenza spirituale nominando un numero sempre crescente di preti esorcisti ed organizzando corsi di formazione. Ogni martedì Gloria, Enrico, Anna e Giulia seguono, insieme a tante altre persone comuni affetti da disagi di varia natura, la messa di liberazione di padre Cataldo e cercano la cura ad un disturbo che non trova altrove risposte né etichette. Da qui una serie di interrogativi: fino a dove ognuno di noi, credente o meno, può spingersi affinché qualcuno riconosca il nostro male? Cosa siamo disposti a fare per essere liberati qui ed ora? La pratica esorcista incontra il quotidiano, dove i contrasti tra antico e contemporaneo, sacro e profano, risultano a tratti inquietanti e a tratti esilaranti. Un film non sulla religione, ma su come la religione può essere vissuta.
Come spiega Federica Di Giacomo: “La domanda fondamentale non è tanto se Satana esista o no, ma piuttosto come sia possibile che la pratica dell’esorcismo diventi un appuntamento settimanale, con aspetti inquietanti, ma integrabile da ognuno, con le proprie strategie, nella vita di tutti i giorni. La possessione e la liberazione raccontati come qualcosa in cui si può entrare e uscire continuamente”.
“Ho scelto di raccontare questa storia – continua la regista – dal punto di vista di chi la vive ogni giorno. I preti che vestono i panni di questo incarico, che non scelgono di essere esorcisti ma vengono nominati dai vescovi e la loro vita si trasforma completamente, assediati giorno e notte. Padre Cataldo è il simbolo di una dedizione assoluta unita ad una spontaneità e schiettezza disarmanti. E i cosiddetti posseduti, che non sono fanatici ipercattolici, ma persone comuni che si avvicinano alla Chiesa in un momento particolarmente difficile della loro vita. La loro esperienza si emancipa, quindi, dall’immaginario horror e acquista un’inedita complessità fatta di dubbi, inciampi, sbagli di interpretazione ma anche di un’inesauribile autoironia”.
La figura dell’esorcista ha sempre avuto attorno un alone di fascino e mistero che ha ispirato libri, film e serie tv. Un fenomeno in continua espansione, un tema inquietante, l’eterna lotta tra bene e male, visto da una prospettiva diversa, originale, scevra da giudizi, un racconto a tratti ironico e paradossale, lontano dagli schemi del cinema horror, che vede l’esorcismo un evento eccezionale, qui diventa una pratica quotidiana. Un viaggio fatto di interrogativi, di immagini forti, una lunga osservazione, senza interviste e senza una voce narrante, dove la telecamera segue con discrezione la scorrere della narrazione. Un film che sicuramente aiuta a liberarsi dagli stereotipi ormai entrati a far parte del pensiero comune.
Liberami è una produzione MIR CINEMATOGRAFICA con RAI CINEMA, in coproduzione con OPERA FILMS, con FRANCE 3 VIA STELLA, e il sostegno di SICILIA FILM COMMISSION - PROCIREP ANGOA – CNC. Film riconosciuto di interesse culturale dal MINISTERO dei BENI e DELLE ATTIVITÀ CULTURALI e del TURISMO - DIREZIONE GENERALE CINEM, distribuito da ITALIA I WONDER PICTURES.
Vi ricordate Cristiano Tomei, il giovane chef delle prime puntate della “prova del cuoco”, la ormai storica trasmissione di Antonella Clerici? Le prime sfide tra chef emergenti in Tv?
Di alcuni ne abbiamo perse le tracce. Di altri ne sentiamo parlare vuoi per i locali “stellati” da loro stessi gestiti, vuoi per la loro cucina sempre in evoluzione, all’avanguardia.
I ludi fescennini |
Cristiano Tomei invece ha fatto della sua vita professionale un’avventura costante, incessante.
Dall’Imbuto, locale cult nel centro di Viareggio, all’Imbuto trasferito in un Palazzo cinquecentesco nel centro di Lucca, senza affaccio sulla strada, senza insegna ne menù esposto. Il Ristorante si trova all’interno del Center Contemporary Art, tra mostre di arte contemporanea che risaltano la sua cucina creativa o l’esattamente opposto. Non una unica sala ma varie salette e ambienti sotterranei.
Cena al Museo, immersi nell’Arte a 360 gradi; l’avventura diversa, fuori dagli schemi.
Ma la ricerca continua del nuovo, del diverso, lo ha portato a dar vita ad un progetto unico, di incredibile impatto: Satura.
Leggo nella mia ricerca:” Satura, variante dotta. Di canto, suono e danza, detto satura e posto in relazione, forse già da Varrone, con satur, pieno, ricolmo e con lanx satura, il piatto di varie primizie offerto agli Dei”.
Non è poco sviluppare un progetto partendo dal significato della parola Satura, sconosciuta ai più.
Cristiano Tomei affiancato da altrettanti “vulcanici” personaggi come Lido Vannucchi, fotografo e non solo e Michelangelo Masoni, il “beccaio” per eccellenza, ha voluto
Il locale |
estendere la straordinaria eccellente “trovata” degli ultimi tempi: SATURA intesa come una idea originale, una pensata, ma anche bizzarria, estrosità.
Parlo con lui mentre visito il capannone industriale dismesso e trasformato in locale nella prima periferia di Lucca. Le sue parole sono, come sempre, semplici e dirette.
Un breve riferimento storico a Marco Terenzio Varrone (1° sec. a.C.), letterato, filosofo e a Livio, altro personaggio storico dell’antica Roma. Il mix di fescennini (canti popolari), dramma, versi e satira come riferimento “culturale” e poi, trovato il “titolo accattivante” (Satura appunto), uscendo dalle “fantasie” classiche, il ritorno alla quotidianità, al vero progetto, al fare.
“Prendi un Mercato delle cose buone, un’Osteria con i tavoli-conviviali, posizioni il tutto in un grande Spazio accogliente nella giusta misura, unisci mercato, musica, canti, prosa, forme eterogenee di aggregazione: questa è e vuol essere SATURA”. Non riesco ad esprimere il concetto? Guardati intorno, aspetta un po’ e capirai”.
da sinistra a destra Michelangelo Masoni (il nobile beccaio), |
In fretta ho ricercato, con la Treccani on-line, la parte storica di Varrone e Livio, devo dire dal sottoscritto un po’ dimenticati. Ma è bastato semplicemente aspettare per vedere, capire, assistendo all’assalto da parte di giovani e non solo e vivere una serata diversa tra acquisti di verdure ed ortaggi, prodotti delle eccellenze locali come i “dolci” della Pasticceria Patalani di Viareggio, le conserve, confetture della Maestà della Formica, le carni delle Macellerie Masoni. Contadini, pescatori, macellai, cercatori d’erbe, pasticceri, tutti chiamati e riuniti nel Capannone Satura.
E lui, Cristiano Tomei a dirigere, a caratterizzare gli spazi, ad ideare quei 4/5 piatti giornalieri sempre diversi per rendere l’aggregazione riuscita una lanx satura, ovvero intorno a piatti di varie primizie da offrire a noi stessi e non agli dei.
Il futuro? La parte superiore del Capannone. Circa 600 mq da destinare a….
Ancora è un segreto, un’altra storia da scrivere. Parola di Cristiano Tomei.
“Ha vinto l’Italia, hanno vinto gli italiani di tutte le religioni e di tutte le provenienze, i cristiani, i musulmani e i laici che credono nell’apertura, non nella chiusura. E siamo stati uniti per abbattere il muro del silenzio, dell’indifferenza e della confusione, sviluppando il dialogo interreligioso e interculturale, e facendo crollare qualsiasi strumentalizzazione del mondo arabo e islamico”
Dottor Foad Aodi
Dopo i recenti attentati dell'integralismo islamico in Europa, 3 milioni di persone, complessivamente, hanno partecipato alla grande manifestazione "Cristiani in moschea" dell'11 e 12 settembre: esattamente simmetrica a quella di domenica 31 luglio, che, dopo lo stillicidio degli attentati un po' in tutta Europa, vide circa 23.000 mussulmani entrare nelle chiese italiane, manifestando solidarietà all' Occidente colpito. Contemporaneamente, in varie regioni d'Italia molte associazioni islamiche e moschee hanno aperto le porte a visitatori di tutte le fedi, liberi credenti e laici; organizzando, sempre in quest'ultimo fine settimana, migliaia di cene di fraternità (2.000 solo a Roma).
Piu' dettagliatamente - precisa la Co-mai, Comunità del Mondo Arabo in Italia, tra gli organizzatori della manifestazione - a "Cristiani in moschea" hanno aderito 2300 comunità, associazioni e federazioni, su base nazionale e internazionale; e, su 1.400 associazioni e centri musulmani contattati, circa 1.200 hanno risposto. In pratica, il 93% del mondo arabo in Italia; e il 93% di tutte le comunità straniere (non solo arabe, cioè) esistenti in Italia. Mentre è 3 milioni circa, di cui un milione e mezzo di musulmani (in Italia ci sono complessivamente, 2 milioni di credenti islamici), il numero complessivo dei partecipanti a questa manifestazione dell'11- 12 settembre".
Un potente messaggio di pace, la cui data non è stata scelta a caso: l’11 settembre infatti, come tutti ricordiamo, cadeva il 15esimo anniversario dell’attentato alle Torri gemelle, mentre il giorno dopo era la festività musulmana di Eid Al Adha, che celebra i valori di fede e sottomissione a Dio, fondamentali nell’Islam. Festività, per la prima volta nella storia, onorata insieme a cristiani, laici, rappresentanti della Croce rossa, cittadini stranieri e rappresentanti delle istituzioni in numerosi luoghi d’Italia: dal parco di Dora di Torino alla Piazza d’armi di Como, dal Varco di san Giuliano a Mestre fino a Corciano in Perugia, passando per Piazza Garibaldi a Napoli, nel padiglione della fiera del Levante a Bari, nel centro sportivo di via Zurria a Catania, a Ladispoli (con l’intervento del presidente della comunità palestinese di Roma e del Lazio, l’imam Salameh Ashour), sul lungomare Garibaldi di Milazzo e in vari luoghi di Roma.
Nella Capitale, in particolare, le manifestazioni di pace si sono svolte in luoghi pubblici come Largo Preneste, Torpignattara (in cui è presente una numerosa comunità islamica), Piazza Vittorio (ormai vera icona dell’integrazione multi etnica) e in varie moschee, specialmente nella El Fath di via della Magliana.
“Con questa iniziativa, ispirata a princìpi e metodi di un’integrazione "porta a porta", che parte letteralmente dal pianerottolo di casa, per mettere in moto un movimento popolare”, ha commentato il dottor Foad Aodi, fisiatra, presidente di Co-Mai (Comunità del mondo arabo in Italia) e del movimento internazionale "Uniti per unire", oltre che punto di riferimento per l’integrazione, in Italia, per l’Alleanza delle civiltà (UNAoC), organismo ONU, “Abbiamo voluto dare scacco matto al terrorismo, in nome dei valori essenziali di democrazia, libertà, laicità, reciproco rispetto nei rapporti tra Stato, Islam e altre confessioni religiose. Ma anche all’individualismo e alla smania di protagonismo che spesso, purtroppo, hanno rovinato l’Islam italiano".
Altrettanto sincero l’intervento di Mohamed Hanout: “È stata, questa, un’iniziativa importante, per dare a tutto il mondo il messaggio che le moschee sono sempre aperte a tutti...” ha commentato infatti il membro del Consiglio direttivo della moschea El Fath e della Lega degli egiziani in Italia “...e che noi musulmani non abbiamo nulla da nascondere. E che, anzi, la nostra religione, se correttamente intesa senza strumentalizzazioni politiche o per interessi economici, permette di convivere pienamente con tutte le altre, senza incitamento all’odio o alla violenza. Voglio ricordare, poi, quel versetto del Corano che dice precisamente che, se qualcuno uccide un uomo, è come se uccidesse l’umanità intera (sura 5, Al-Māida, versetto 32, Nd E.F.Caruso). Versetto praticamente simmetrico a quello del Levitico, secondo cui chi salva una vita, è come se salvasse l’intera umanità.
La moschea El Fath della Magliana ha visto anche la partecipazione importante di Carmelo Barbagallo, segretario generale del sindacato UIL (Unione Italiana del Lavoro). “Da laico sinceramente non molto credente, penso però che tutti abbiano il diritto di esercitare pienamente la libertà di coscienza e di culto” ha commentato Barbagallo “Volevamo organizzare, con CISL, CGIL e i leader delle varie comunità religiose, un primo maggio interreligioso. Non ci siamo riusciti, ma senz’altro entro la fine dell’anno organizzeremo un’iniziativa interreligiosa”.
Sempre dai sindacati, anche la segretaria nazionale di CGIL, Gianna Fracassi, ha dichiarato “Come hanno giocato un ruolo importante, tanti anni fa, nella sconfitta del terrorismo rosso e nero, così le organizzazioni sindacali devono fare, oggi, contro il terrorismo su base etnico-religiosa, per l’abbattimento dei muri in tutti i sensi”.
Nell’occasione la presidente del Centro contro la violenza sulle donne del quartiere Tor Bella Monaca di Roma “Marie Anne Erize”, ha sottolineato l’importanza, oggi, di una vera “Rivoluzione culturale” in tutti i rapporti tra nazioni, popoli e sessi.
Sono intervenuti, inoltre, l’ambasciatrice di Malta in Italia Vanessa Frazier, il rappresentante della Lega araba, il presidente onorario di AVIS Roma, il pastore anglicano e segretario generale dell’Università Anglicano-Cattolica “San Paolo apostolo” padre Mauro Contili, altri esponenti di associazioni ed enti locali, tra cui i comuni di Ladispoli e Cerveteri, comunità come quella di Sant’Egidio e varie Ong italiane, arabe, straniere e su base internazionale.
Rinasceranno al Colosseo le tre città colpite dal terrorismo islamico: è stata presentata ieri presso la Sala Stampa Estera a Roma, la mostra che, dal 7 ottobre all’11 dicembre 2016, sarà allestita nel consueto spazio dedicato alle mostre temporanee, nel secondo anello del Colosseo.
Intitolata Rinascere dalle distruzioni. Ebla, Nimrud e Palmira, presenterà le ricostruzioni in scala 1:1 del Toro androcefalo alato di Nimrud distrutto dall’ISIS nel 2015; dell’Archivio di Stato di Ebla, ritrovamento determinante per la scrittura cuneiforme di documenti a partire dal 2300 a.C. avvenuto tra il 1974 e il 1976, attualmente il sito è in un preoccupante stato di degrado e di metà del soffitto del Tempio di Bel a Palmira, distrutto dall’ISIS sempre nel 2015.
Numerose, variegate e di non facile risposta le questioni aperte in merito all’iniziativa.
Dal punto di vista tecnico, uno studio preparatorio: documentario, storico e archeologico, è stato seguito dalla realizzazione, con moderne tecnologie, quali la stampante 3D. Un materiale leggero come il polistirolo ha fornito la base alla copertura di superficie, realizzata con polveri di marmo per rendere, in modo mimetico, la realtà dell’originale. Tre le aziende italiane, una per ognuna delle opere, assistite da un team di esperti e studiosi.
I problemi realizzativi, legati soprattutto alla sperimentazione di nuovi mezzi, erano forse quelli più semplici a cui dare risposta, diversamente da quelli più teorici e di difficile risoluzione quali l’opportunità della ricostruzione. É lecito ricostruire qualcosa di totalmente distrutto, creando una sorta di falso storico? É giusto che delle opere, patrimonio dell’umanità, vengano distrutte e non si faccia nulla per riempire il vuoto che lasciano? É giusto compensare il vuoto culturale di un popolo, frutto di una violenza unilaterale, con delle copie?
A queste domande cerca di rispondere la mostra in oggetto. Ci si è appellati alle ricostruzioni di intere città a seguito delle distruzioni della Seconda Guerra Mondiale, un esempio per tutte, Dresda. Proprio le esperienze di guerra hanno portato alla redazione di carte e all’istituzione di organismi mondiali, volti alla protezione del patrimonio culturale, come l’Unesco, che patrocina la mostra.
Paolo Matthiae, l’archeologo “scopritore” di Ebla e curatore della mostra, ha ribadito la volontà di non forzare la ricostruzione dall’esterno, con spinte politiche, ma che è dall’interno che deve partire la spinta e il recupero. L’Europa, ha ribadito Francesco Rutelli, Presidente dell’Associazione Incontro di Civiltà, promotrice dell’iniziativa, realizzata con il contributo economico della Fondazione Terzo Pilastro-Italia e Mediterraneo, presieduta da Emmanuele F.M. Emanuele, avendo già subito più volte nei secoli distruzioni dello stesso genere, può fornire l’esempio e l’incoraggiamento alla ricostruzione.
Sky Arte HD sta realizzando il documentario che accompagna la mostra e illustra il processo di realizzazione delle ricostruzioni.
Le opere ricostruite non andranno a sostituire gli originali perduti, ma saranno protagoniste in altri eventi espositivi. La mostra si presenta anche come opera di denuncia e come mezzo per attirare l’attenzione su problemi ed eventi non a sufficienza comunicati, come la morte degli archeologi che stanno cercando di opporsi alla distruzione.
Quando in televisione si parla di alimentazione non convenzionale, esperto di turno è l’onnipresente professor Calabrese il quale, sentendosi depositario della verità scientifica in fatto nutrizionale, usa trattare con
sufficienza, se non commiserazione, ogni interlocutore che non preveda nella sua dieta l’illuminante formula “Mangiare un po’ di tutto”. Quel mangiare un pò di tutto che già fanno tutti, da sempre, e che è stato ed è la rovina fisica, mentale e morale della specie umana. Occorre si mangiare un pò di tutto, ma di tutto ciò che è compatibile con la nostra natura.
Per il prof Calabrese le argomentazioni che non siano figlie della scienza ufficiale sono esternazioni improvvisate senza alcun valore, non degne di considerazione: di persone che parlano di problemi di cui non hanno conoscenza.
Ma da dove viene il sapere del prof Calabrese se non dalla medesima procedura di molti che, senza cercare riconoscimenti ufficiali, cercano, nella letteratura di scienziati e ricercatori indipendenti, i meccanismi della vera salute? Ma probabilmente il professore Calabrese snobba l’immensa letteratura dell’igienismo scientifico che ha come rappresentanti gente dal calibro di H. Shelton, B. Benner, H. Diamond, M.C. Latham, H. Chittenden, A. D’Elia, L. Costacurta, G. Tallarico, A.I.Mosseri, B. Commoner ecc. Tilden, Trall, Bircher ecc.
“Chi non prevede prodotti animali nella dieta diffonde concetti pericolosi per la salute delle persone”. Noi riteniamo che l’alimentazione carnea appartiene all’era dell’uomo delle caverne, a contesti naturali non più
giustificabili. Pericolosi quanto irresponsabili sono invece gli inviti a consumare prodotti di cui è ampiamente dimostrata la dannosità per la salute umana. Un genitore ragionevole, informato, che ama i propri figli non dà da mangiare animali ai suoi bambini.
A quale scienza si appella il prof calabrese? Alla scienza che fino al secolo scorso proibiva alla gente il consumo di frutta e verdura cruda ritenendola causa di malattie? Alla scienza della FDA che negli anni 70 prevedeva 300 grammi di proteine al giorno e che negli anni 80 erano calate a 250, negli anni 90 a 200, nel 2000 erano state ulteriormente decurtate a 150 e portate attualmente a 75? Alla scienza dell’alimentazione onnivora che ha prodotto più morti di tutte le guerre che ci hanno preceduto? Alla scienza che va avanti per tentativi e che quello che oggi afferma domani smentisce? Alla scienza degli ospedali e delle cliniche che come in gironi danteschi traboccano di gente in cerca di cure? (non c’è mai stata una generazione più ammalata dell’attuale, più precaria nella salute, più bisognosa di assistenza sanitaria). Alla scienza che assorbe sostanze economiche ed umane inimmaginabili e che non è in grado di debellare il raffreddore e assiste impotente ai mille casi di tumore che si aggiungono ogni giorno solo in Italia? Alla scienza che tramite la vergogna della pratica vivisettoria cerca nelle viscere dei topi la soluzione alle malattie umane e che col Talidomite fu la causa di diecimila bambini focomelici?
Che razza di scienza è quella medica che sa tutto di malattia e nulla di salute? Che parla di calorie, proteine e grassi e mai di digeribilità e assimilabilità degli alimenti o di impatto acidificante o di leucocitosi digestiva, che calcola al grammo i nutrienti e trascura l’unicità dell’entità umana?
C’è una scienza più alta, più profonda e più vasta della scienza nutrizionale convenzionale: quella immutabile, perfetta che viene dall’ordine naturale delle cose, di Madre Natura che ha stabilito per ogni organismo vivente un suo alimento elettivo. La scienza che attraverso l’anatomia comparata, la fisiologia, l’istintologia, l’immunologia ci fa capire che il “carburante” elettivo per la specie umana frugivora non sono prodotti di derivazione animale ma i frutti, i germogli, i semi, le radici.
Se fossimo onnivori la natura ci avrebbe fornito gli strumenti necessari a mangiare anche la carne, come gli animali onnivori.
Ma il professore se la ride di ogni pensiero che non derivi dalla “bibbia” della scienza ufficiale, e con sufficienza e patetico tono paternalistico sembra dire ai vari presentatori “Fatemi interloquire con chi è scientificamente preparato”, come se ogni altra visione delle cose non fosse degna di considerazione: posizione che ci relegherebbe ancora all’era tolemaica. E’ stata la falsa sacralità della intoccabile cultura scientifica dominante ad impedire l’evoluzione della vera conoscenza delle cose.
Il professore parla di proteine nobili in un linguaggio ancora ottocentesco. Possono essere considerate nobili le proteine che derivano da un cadavere in via di decomposizione perché contengono gli aminoacidi necessari a formare le proteine? L’identico processo si attua combinando cereali e legumi senza gli effetti nocivi e spesso letali delle proteine animali. In ogni modo siamo disponibili a confrontare lo stato di salute dei suoi pazienti con quello dei nostri associati vegan, poi vedremo da che parte stanno le carenze di cui il prof avverte dei pericoli.