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Con fiato sospeso si vivono e si attendono le primizie del nuovo corso ai Musei Vaticani. Il passaggio di testimone tra Antonio Paolucci, direttore uscente e Barbara Jatta, direttrice entrante è un cambiamento epocale. Sebbene l’avvicendamento sia stato preannunciato e diluito nel tempo per garantire continuità, le novità si susseguono abbastanza serrate e di sicuro e determinato impatto.
Per prima cosa è stato lanciato il nuovo sito, che costituisce l’interfaccia diretta e l’immagine proposta al pubblico.
Quindi questa prima mostra «Dilectissimo fratri Caesario Symmachus». Tra Arles e Roma: le reliquie di San Cesario, tesoro della Gallia paleocristiana, in corso fino al 25 giugno 2017.
Il santo vescovo di Arles all’inizio della sua vita religiosa è monaco nell’Isola di Lerino. Conserverà le virtù monastiche di povertà e cura pastorale anche da vescovo, fu esegeta biblico e autore di regole monastiche di notevole capacità, così come abile comunicatore e particolarmente versato nell’arte della diplomazia.
L’esposizione è allestita nel cuore del Museo Pio Cristiano, collezione di antichità cristiane, che raccoglie soprattutto sarcofagi e che si trova nell’ala dei Musei Vaticani inaugurata nel 1970. Cuore nel cuore e vero e proprio fulcro della mostra è la statua del Buon Pastore. La ridotta misura si deve al fatto che non nasce come scultura a tutto tondo, bensì come parte di un sarcofago.
Inversamente proporzionale alla dimensione, l’importanza che il manufatto ricopre come simbolo pasquale di salvezza. Sulle spalle e intorno al collo del Pastore si trova la pecora smarrita della parabola evangelica, che è simbolizzata, a sua volta, dal pallio di lana che, posto intorno al collo e sulle spalle, connota il vescovo metropolita. Colui che è a capo di una provincia ecclesiastica e di altri vescovi.
Proprio nelle teche ai piedi del Buon Pastore sono esposti i due pallii parte delle reliquie di San Cesario. In particolare quello donato da papa Simmaco (498-514), è testimonianza diretta sia della funzione pastorale svolta nelle Gallie, sia del legame con Roma.
La duplice importanza del pallio di San Cesario spiega anche le ragioni della mostra, come riscoperta delle radici cristiane dell’Europa e riaffermazione di antichi scambi e relazioni. La tunica, la cintura con fibbia in avorio e i calzari di cuoio sono le altre reliquie provenienti da Arles. A queste si aggiungono frammenti sarcofagi del Museo Pio Cristiano e poche altre preziose testimonianze.
La presenza degli antichi tessuti è ciò che rende preziosa questa esposizione, piccolo gioiello decorato con numerose gemme. I lacerti tessili sono poco presenti nelle mostre e anche negli studi non godono ancora dell’importanza che spetterebbe loro, in assoluto e in connessione con opere d’arte considerate maggiori.
Legato alla funzione di Responsabile del Gabinetto delle Stampe della Biblioteca Apostolica Vaticana ricoperta da Barbara Jatta, è il prestito del codice carolingio del IX secolo, dove è conservato il testo della lettera inviata da papa Simmaco a San Cesario nel 513. L’incipit della lettera costituisce la prima parte del titolo della mostra.
Oltre che sulla figura di San Cesario, particolarmente sui tessuti e sui manoscritti della Biblioteca Vaticana si concentrano i saggi nel catalogo edito per i tipi della Edizioni Musei Vaticani, dove sono approfonditi anche la cristianizzazione della Provenza e la storia della Arles paleocristiana.
(Foto di La Domenica del Corriere) |
08.04.2017 - Stanno già emergendo prove che l’attacco con armi chimiche a Khan Sheikhoun sia una montatura; le storiche bugie di Bush & Blair per scatenare la guerra contro Saddam Hussein hanno almeno in parte vaccinato le coscienze dei popoli occidentali contro le criminali porcherie dei loro governanti.
In mezzo al coro dei pennivendoli che inneggiano all’attacco USA, spicca la CNN con Fareed Zakaria che, dopo aver osteggiato Trump per mesi, ieri mattina ha affermato: “Donald Trump è diventato il Presidente degli USA”.
Poche le voci dissenzienti nel gigantesco clamore di fondo:
Il senatore repubblicano Rand Paul ha esortato Trump ad attenersi alla linea che egli espose prima di entrare in carica: che un intervento militare in Siria farebbe più male che bene.
Un altro Paul, Ron, già deputato al Congresso, dice che l’attacco con armi chimiche a Khan Sheikhoun (che ha ucciso 30 bambini e ha suscitato le richieste all’amministrazione Trump di intervenire in Siria) potrebbe essere un falso pretesto.
Stanno rapidamente emergendo altre prove che si tratti di una montatura; le storiche bugie di Bush & Blair per scatenare la guerra contro Saddam Hussein hanno almeno in parte vaccinato le coscienze dei popoli occidentali contro le criminali porcherie dei loro governanti.
Ovviamente gli alleati degli USA applaudono, in primis Israele, Arabia Saudita e Turchia (agli USA è bastato poco per dissuadere Erdogan dalle sue velleità separatiste di un anno fa).
Francia e Germania rilasciano un comunicato congiunto: “Solo Assad è responsabile di questi sviluppi”.
Il governo italiano scodinzola, come sempre. Alfano addirittura parla di “impieghi di armi chimiche da parte di Assad già accertati dall’Onu”, anche se l’ONU deve ancora formare una commissione d’inchiesta indipendente.
Nettamente contrari Lega e 5 Stelle. Alessandro di Battista twitta: “Le parole di #Gentiloni sono sconvolgenti. Doveva richiamare alla pace ma un vassallo evidentemente non è libero di farlo”.
Noi italiani, in fatto di gas, dovremmo proprio stare zitti. L’espressione “è successo un ambaradàn” è di uso corrente per indicare un caos sconvolgente. Ma pochi sanno che Amba Aradàm è un altipiano etiope dove Badoglio (autentico criminale di guerra) fece un uso massiccio di gas letali contro truppe in ritirata e civili…
…da quale pulpito viene la predica?
Per gentile concessopne dell'agenzia stampa Pressenza
Il concetto di bellezza ed eleganza dei nordici come è risaputo è diverso da quello dei latini. Una metropoli come Copenhagen non ha negozi di abbigliamento che vendono abiti di alta moda. Nelle vie centrali si trovano grandi magazzini dal realismo impressionante e rivenditori di abiti in stile Postal Market.I negozi scarpe poi, ricordano quei banchi del mercato dove andiamo solo a fine mese prima dell’arrivo dello stipendio. Sono ripetitiva ma lo voglio ripetere: agli scandinavi non interessa la bellezza ,lo stile la forma, quella che imperversa nelle nostra società e che ha paralizzato tutto il resto. Ai nordici, complice anche una religione austera, preme la praticità e lo ha sperimentato la sottoscritta il giorno che è andata dal Frisør, parrucchiere in danese.
Di Frisør e ne ce ne sono molti in periferia ma non si riconoscono tanto sono anonime le vetrine. Assomigliano ai nostri vecchi barbieri o possono benissimo essere scambiati per negozi di telefonia. Di estetiste invece se ne vedono pochissime e mimetizzate. Per la vergogna forse?
Io sono capitata in una di queste celle benedettine perché la sua porta posteriore si affacciava sulla corte interna del mio palazzo e andando a gettare la spazzatura ho visto quel piccolo pertugio. Mossa dalla curiosità sono entrata e l’hair stylist, un ometto panciuto sui sessanta, nonostante la mia furtiva entrata da ratto non si è formalizzato e anzi mi ha fatto subito accomodare davanti allo specchio. Ho pensato “che fortuna proprio quello di cui avevo bisogno” e ho cercato di spiegare il taglio che volevo ma a lui era oltre, mi aveva già bagnato i capelli con uno spruzzino cilling bang e dopo mi ha sforbiciato la chioma in ben cinque minuti non un minuto di più. Una volta finita l’opera stava per rispedirmi fuori bagnata come un pulcino, solo il mio sguardo sgomento e allibito lo ha fatto desistere perché ha preso il phon e con poca attenzione alla piega ha tolto almeno l’umidità. Dopo questa gesto di carità ha chiesto 150 corone ossia euro 22. Perché il danese quando vuole la piega o il lavaggio lo chiede prima, e sono 50 corone in più e spesso mi hanno detto che non la chiede perché va di fretta e ha di meglio da fare.
Comunque chi vuole esagerare si faccia mangiare i piedi da Fish Kiss, in Skindergade 35 dove dei piccoli pesci turchi ancora bambini, (quando crescono diventano almeno 50 cm) stanno in delle piccole vasche e mangiando le pelliccine ai piedi delle signore fanno loro un bel massaggio per la cifra 100 corone ogni 15 minuti. Non vi limano le unghie e non vi passano lo smalto però con cinque euro in più , nel mentre potete bere un bicchiere di champagne. La commessa , Karina di nome e di fatto mi ha confessato che è frequentato solo da turisti. “Se non altro non trovate bande di animalisti pronti a saltarvi al collo come accadrebbe in italia” le volevo rispondere “dove per un pronto soccorso si deve aspettare 16 ore e va bene a tutti ma il pesce turco, dopo aver superato i 6 cm deve avere un avvenire sicuro.”
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La riflessione!
Il prossimo Vinitaly in “frammenti cosmici”
Ci siamo. Tra pochi giorni inizierà il Vinitaly. La cinquantunesima edizione che si confermerà come prima fiera del vino al mondo per superficie espositiva e per numero di espositori esteri. In barba a tutti i detrattori nazionali ed internazionali che ne vorrebbero decretare la fine. Sono consapevole che si ripresenteranno alcuni problemi atavici. Ma la forza delle italiche idee, come sempre, riuscirà a regalare, come sempre, “grandi emozioni”.
Frammento n. 1
Più spazio e un nuovo padiglione
Maggiore spazio e restyling al padiglione 10: Piemonte. Un miglioramento pensato per accogliere le esigenze di nuovi espositori e per meglio posizionarsi alle tradizionali cantine presenti. Aumenta anche l’area espositiva nel padiglione 8 per i produttori sardi e per le presenze speciali ormai assodate di Vinitalybio, Vivit-Vigne Vignaioli Terroir e della collettiva FIVI. Quest’ultima finalmente in un’area vivibile e ben attrezzata.
Frammento n. 2
Modifiche al layout e nuovi arrivi
Rinnovamento del layout che permette ad alcune aziende di collocare il proprio stand nel padiglione della propria regione. Tra i nuovi arrivi cantine dagli USA e Regno Unito che troveranno spazio a Vininternational che si aggiungeranno ai già presenti operatori di Spagna, Svizzera, Francia, Arzerbaijan, Georgia, Croazia, Argentina, Portogallo, Australia e Sudafrica.
Frammento n. 3
Per i buyer esteri il servizio free badge e incontri b2b con Taste & Buy
Da gennaio è operativo per gli espositori il servizio invito degli operatori esteri con invio dei free badge per gli ingressi gratuiti ottenendo un lavoro qualificato e di verifica sulle richieste. Per il b2b confermata l’iniziativa Taste & Buy che organizza incontri realizzati direttamente da Vinitaly.
Frammento n. 4
Tanti appuntamenti prima e durante Vinitaly
Per alleggerire l’impatto sui quattro giorni di fiera e cercare di contenere i flussi soprattutto dei cosiddetti wine lover che a volte nascondono nelle proprie file “bande di ubriaconi” più volte segnalate nelle scorse edizioni, ecco la formula “affari in fiera e wine lover in città”. Non vuol essere semplicemente spostare un problema da un luogo ad un altro ma, nell’intento di tenere separati i momenti b2c da quelli b2b, coinvolgere la città di Verona con un fuori salone da dedicare alle degustazioni e convivialità e disperdere i fenomeni di criticità alcolica.
Frammento n. 5
OperaWine. Il grand Tasting
Alla vigilia e precisamente l’8 Aprile il Grand Tasting OperaWine a cura di Vinitaly International. Un folto gruppo di produttori presenti nel Palazzo della Gran Guardia a dar vita ad un tasting su invito
Osservo, scruto, assaggio e…penso.
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La riflessione!
Si avvicina il Vinitaly e riparte la “solita zonfa”
La “zonfa” è una parola dialettale che circola dalle mie parti e significa il ripetersi delle solite storie ciclicamente, la solita musica”. Si avvicina il Vinitaly e come sempre i detrattori iniziano ad elencare le cose che non vanno proponendo assurdità. Questa volta lo sciabigottino d’oro è da assegnare ad Angelo Gaja. Sua l’idea di una biennale del vino da organizzare a Milano. Una sorta di Vinexpo all’italiana imitando quello di Bordeaux. Da riservare solo al business. Pronta la risposta del Direttore del Vinitaly, Mantovani. “Un altro evento del vino? Basta il Vinitaly. Troppi appuntamenti in Europa. Rischiamo l’overbooking”. E poi il Vinitaly continua ad allargare le iniziative extra Fiera proprio per sfoltire la massa dei visitatori. Personalmente condivido l’idea che serva una fiera a trazione business, ma come depauperare un così importante successo conseguito negli anni? Cambiamento sì ma con il fascino trainante della passione per il vino. Poi i numeri parlano chiaro; è in atto un cambiamento per arrivare a coinvolgere un pubblico più attento. Nel 2016 i visitatori totali sono stati 128.000 di cui solo 28.000 i cosidetti appassionati o wine lover’s. Ecco perchè non ha senso la solita zonfa.
Frammento n. 1
E se le bollicine inglesi si chiamassero British Fizz?.
L’idea piace ed arriva da New York. La questione di dare un nome allo Sparkling inglese risale a circa cinquantanni fa. Adesso che la produzione è aumentata notevolmente con piani di esportazione che raggiungono circa il 60% del fatturato globale, la United Kingdom Vineyard Association si è impegnata a trovare un marchio. Così come in Italia c’è quello del Metodo Classico, nella Champagne il nome del suo vino, in Spagna il Cava, in Gran Bretagna ne serve uno. British Fizz concorre accanto ai già circolanti Frisson, Britagne (scontato), Shampagne (inguardabile) e al quotato Merret, nome proveniente dallo scienziato Christopher Merret che inventò la fermentazione secondaria per rendere frizzante il vino della Cornovaglia.
Frammento n. 2
Meglio pedalare che fare del vino vincente.
Parola di Francesco Moser. “Per me che andavo forte è stato più facile vincere nelle corse in bici che col vino”. Oggi è alla guida di una azienda nel trentino con 17 ettari vitati ed una produzione che si
Francesco Moser |
assesta su circa 120.000 bottiglie annue. Discendente di una famiglia di mezzadri ha da sempre calpestato vigne. Dietro a un progetto vincente c’è il saper fare squadra in famiglia. Il figlio Carlo, i nipoti Ignazio e Matteo (l’enologo) sono la squadra. Con loro a “pedalare” ogni giorno per portare gli spumanti e i vini Moser sempre più in alto.
Frammento n. 3
Dopo i Cinesi arrivano i Sud-Coreani. La nuova frontiera del vino.
I sudcoreani sono sbarcati in Italia e precisamente in Sicilia. Visita dei siti archeologici? luoghi dove passare le vacanze? Niente di tutto questo. Vogliono produrre vino e cercano l’uva perfetta. La delegazione, composta da una decina di persone tra funzionari delle Politiche Agricole sud coreane, sommelier, giornalisti e manager, proviene dalla città più importante per la produzione di vino: Yeongcheon. “Vogliamo studiare il territorio siciliano per trovare e sperimentare qualche innesto che funzioni anche in Sud Corea”. Dopo i cinesi diventati in poco tempo il sesto produttore mondiale tocca ai sud coreani iniziare a produrre e continuare nel solco della loro già trentennale esperienza.
Frammento n. 4
Cibo, vino e moda nella nuova Area E dell’Aeroporto di Fiumicino.
L’Azienda francese Lagardère, leader nel settore del travel retail con 4.300 negozi nel settore travel essential, duty free e food srvice ha aperto l’Area E dell’aeroporto di Fiumicino inaugurando i punti vendita. I passeggeri in partenza e in transito possono approfittare di circa 10.000 metri quadri dedicati ai migliori brand italiani e internazionali per fare shopping. Particolare attenzione rivolta alle attività dedicate al food, a cominciare dalla pizza napoletana per poi proseguire con l’hamburger gourmet e la cucina orientale Ramen.
Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)
Gli applausi hanno caratterizzato l’inizio della giornata in cui il Presidente della conferenza per i negoziati su un trattato di messa al bando delle armi nucleari, l’Ambasciatore Elayne Whyte della Costa Rica, ha aperto i lavori. Applausi a scena aperta anche alla fine della giornata, quando ha dichiarato concluso il primo incontro. Chiaramente, sia i diplomatici che gli attivisti sono entusiasti di questo trattato.
O almeno dovrebbero. Come ha dichiarato l’Ambasciatore irlandese Patricia O’Brien nel suo intervento, questo “è un punto cardine nelle nostre relazioni internazionali, è il momento di fare bilanci e onorare la testimonianza del passato, di decidere che tipo di presente desideriamo vivere e quale tipo di eredità vogliamo lasciare alle generazioni future.” Ha affermato: “Qui non stiamo soltanto scrivendo un trattato nuovo e complementare, ma abbiamo anche l’opportunità di scrivere una nuova storia e, così facendo, di creare un nuovo futuro, più stabile, più sicuro e più equo per tutti.”
Questo è il punto cruciale del trattato di messa al bando delle armi nucleari. Sono in corso i negoziati, che si basano più sul coraggio e sulla speranza che sulla paura e l’ineguaglianza. Si tratta di un atto in cui gli stati e la società civile si uniscono per opporsi al potere e alla violenza e per affermare: creeremo un mondo diverso, che vi piaccia o no.
Il primo giorno dei negoziati non poteva andare meglio. Molte delegazioni hanno fornito spiegazioni eloquenti della loro fiducia e delle loro speranze in questo trattato. Diversi hanno spiegato nel dettaglio (in molti casi per la prima volta) quello che considerano il proposito principale del trattato in termini di divieti, mettendo più che mai alla luce le possibilità di questo strumento. La stragrande maggioranza dei paesi vuole chiaramente un forte trattato globale di divieto, che copra una vasta gamma di attività legate alle armi nucleari e che si ritagli lo spazio per i futuri negoziati sul disarmo nucleare e le misure di verifica correlate.
Questo spazio è un segno per gli stati dotati di armi nucleari che abbiamo fiducia in questo trattato. Che lo riteniamo efficace nella sua trasformazione normativa, legale, politica, economica e sociale dell’ordine mondiale nucleare e che contribuirà a costringerli a eliminare le loro armi di genocidio.
La maggior parte di noi – diplomatici, attivisti e accademici – ha dovuto vivere nello spazio creato per noi dagli stati dotati di armi nucleari, che hanno deciso di avere il potere e l’autorità per determinare quando e dove elimineranno le armi nucleari. Finora, i loro obblighi e impegni sono pari a zero e ora uno degli stati con i più grandi arsenali sta rivalutando se considerare il disarmo un “obiettivo realistico” che continuerà anche come impegno retorico. Eppure, questi stati hanno controllato la letteratura e anche gran parte degli studi accademici per così tanto tempo che la maggior parte del mondo crede che abbiano il diritto e la legittimità di farlo.
Ma non ce l’hanno.
Lunedì mattina, un rappresentante del governo di Trump si trovava fuori dalla Sala dell’Assemblea Generale per sminuire i partecipanti che negoziano questo trattato. L’ambasciatore degli Stati Uniti alle Nazioni Unite, che dovrebbero essere la sede principale del multilateralismo e della ricerca della pace e della sicurezza cooperative, ha denunciato i negoziati e ha suggerito che gli stati che perseguono questo trattato non hanno in mente la sicurezza dei loro cittadini.
Naturalmente, è vero il contrario. Questo trattato, e in senso più ampio il perseguimento del disarmo nucleare, consiste proprio nel cercare di proteggere i civili dai pericoli. La stragrande maggioranza dei governi riconosce che le armi nucleari sono un rischio per gli esseri umani e per l’ambiente di tutto il mondo. Le armi nucleari “non sono deterrenti utili”, ha dichiarato l’Ambasciatore di Antigua e Barbuda Walton Webson per conto della Comunità dei Caraibi. Piuttosto, “coltivano uno stato di insicurezza e di falsa difesa, che fa solo aumentare le probabilità di proliferazione con un impatto devastante su tutti noi.” Vietando le armi nucleari, Alfredo Labbe del Cile ha affermato che si tratta di una “iniziativa liberatoria”, che ci libera dalla minaccia nucleare, piuttosto che essere una minaccia per gli stati dotati di armi nucleari. Gli stati che hanno acquisito armi nucleari, sostiene, sono “prigionieri nella trappola faustiana della deterrenza nucleare”; questo è un modo per aiutarli.
Ovviamente sarebbe meglio cercare di aiutarli ora, invece di aspettare fino a quando le armi nucleari vengano detonate, sia casualmente che volontariamente. Come ha dichiarato l’Ambasciatore austriaco Alexander Marschik, restare in attesa di un disastro nucleare non è una strategia. Dobbiamo vietare le armi nucleari adesso.
Nel corso degli ultimi anni,i sostenitori della messa al bando delle armi nucleari sono stati considerati poco realistici, come se non capissero le “dimensioni di sicurezza” delle armi nucleari. L’eco di tutto questo si è visto chiaramente nel sit-in di lunedì mattina, al quale hanno partecipato alcuni degli stati dotati di armi nucleari fuori dalla sala conferenze. Ma non siamo né poco realistici né ignari riguardo alle dimensioni di sicurezza. Abbiamo semplicemente un punto di vista diverso, una prospettiva che affonda le sue radici in quello che l’Ambasciatore egiziano Amr Aboulatta ha descritto come “sicurezza collettiva in contrasto con la sicurezza selettiva.”
Comprendiamo anche come avviene il cambiamento. Accade “quando il disagio di fare qualcosa di nuovo diventa minore rispetto al mantenere le cose come stanno,” come ha affermato l’Ambasciatore O’Brien. Un trattato sulla messa al bando delle armi atomiche sta già causando agitazione agli stati che ne sono dotati e a quelli dipendenti dal nucleare. Il processo di sviluppo di questo trattato, così come la sua adozione e la sua entrata in vigore, avrà un effetto di trasformazione sulle politiche e le pratiche riguardanti le armi nucleari. È solo questione di tempo.
Traduzione dall’inglese di Simona Trapani
per gentile concessione dell'Agenzia Pressenza
La serata, condotta da Alessandro Cattelan, si è aperta con il corto Io, te e David interpretato da Valerio Mastandrea, Luca Argentero, Matilde Gioli, Paola Cortellesi e un doveroso ricordo del decano dei critici cinematografici e Presidente dell'Accademia del Cinema Italiano, Gian Luigi Rondi.
La 62esima edizione ha visto pari merito Indivisibili e Veloce come il vento con 6 statuette, miglior film è andato alla pellicola tutta al femminile La pazza gioia che con diciassette candidature, conquista 5 statuette: miglior sceneggiatura, migliore scenografia, migliori acconciature, miglior regista, Paolo Virzì, miglior attrice Valeria Bruni Tedeschi. Quest’ultima rimarrà nella storia per il suo discorso apparentemente sconclusionato e paradossalmente comico che si è differenziato da tutti gli altri, andando a ringraziare la sua psicanalista, Franco Basaglia, fino a scomodare Leopardi, Ungaretti, Pavese e Natalia Ginzburg, tra lacrime e risa dell’attrice ha dato un volto alla sua “pazza gioia”. Il premio come miglior attore è andato a Stefano Accorsi, mentre Valerio Mastandrea e
Valeria Bruni Tedeschi |
Antonia Truppo, per il secondo anno consecutivo dopo la vittoria con Lo chiamavano Jeeg Robot, sono risultati miglior attori non protagonisti.
Momento clou della serata è stato l’ingresso di Roberto Benigni, introdotto da un balletto con giochi di luci e ombre che ha ripercorso la sua carriera e i momenti memorabili che l’hanno accompagnata, che ha ricevuto il premio alla carriera dal Presidente dei David, Giuliano Montaldo. Benigni, ringraziando, ha dedicato il premio alla moglie e compagna di vita Nicoletta Braschi, anzi come lui stesso ha specificato: “Non posso dedicare questo premio a Nicoletta Braschi, perché tutto ciò che ho fatto, l’ho fatto con lei, per lei e grazie a lei, quindi questo premio è suo, le appartiene, e spero che lei, in cuor suo, lo dedichi a me".
Gli altri premiati: La stoffa dei sogni come Miglior Adattamento, novità di quest'anno: due premi per Enzo Avitabile che ha vinto sia come Miglior Musicista che come Miglior Canzone Originale con “Abbi pietà di noi” per Indivisibili; il David ai Migliori Costumi è stato consegnato dal premio Oscar Gabriella Pescucci al suo ex assistente Massimo Cantini Parrini per Indivisibili; il Miglior Truccatore è Luca Mazzoccoli per Veloce come il vento; le Migliori Acconciature sono andate a Daniela Tartari per La pazza gioia; Migliore Scenografia a Tonino Zera sempre per La Pazza gioia; Miglior Regista Esordiente è Marco Danieli per La ragazza del mondo; Miglior Sceneggiatura Originale a Nicola Guaglianone, Barbara Petronio, Edoardo De Angelis per Indivisibili; Migliore Sceneggiatura Adattata a Gianfranco Cabiddu, Ugo Chiti, Salvatore De Mola per La stoffa dei sogni; Miglior Produttore Attilio De Razza, Pierpaolo Verga per Indivisibili; Miglior Autore della Fotografia è Michele D'Attanasio per Veloce come il vento; Migliore Scenografo a Tonino Zera per La pazza gioia; Migliore Montatore a Gianni Vezzosi per Veloce come il vento; Miglior Suono Presa Diretta ad Angelo BONANNI – Microfonista: Diego DE SANTIS – Montaggio e Creazione suoni: Mirko PERRI – Mix: Michele MAZZUCCO per il film Veloce come il vento; Migliori Effetti Digitali ad Artea Film & Rain Rebel Alliance International Network per Veloce come il vento; David Giovani a In guerra per amore di Pierfrancesco Diliberto (Pif); Miglior Film dell’Unione Europea Io, Daniel Blake, di Ken LOACH (Cinema); Miglior film straniero Animali notturni, di Tom FORD (Universal Pictures); Miglior documentario di lungometraggio Crazy for football, di Volfango DE BIASI; Miglior Cortometraggio A casa mia, di Mario PIREDDA.
"Summa", l’evento di Alois Lageder che tutti gli anni si svolge in Alto Adige, precisamente a Magrè, compie 20 anni. Celebrerà questo importante traguardo attraverso un racconto con testimonianze concrete “di chi era presente sin dalla prima edizione”. Si uniranno i partner di prestigio e importanti nomi dell’enologia e della gastronomia internazionali.
È stato il Ristorante Trombetta di Milano, guidato dallo chef stellato Giancarlo Morelli, il luogo scelto da Alois e Alois Clemens per presentare alla stampa e partner la prossima edizione della Manifestazione.
“Quest’anno Summa si terrà nella sola giornata di domenica 9 aprile - ha precisato Alois Lageder – perché sarà riservata soprattutto agli operatori del settore, con posti limitati per visitatori interessati”. Sostanzialmente si vuol evitare l’aspetto “sagra” o se preferite “scampagnata fuori-porta”che non sarebbe in linea con quanto progettato, auspicato sin dall’inizio.
“Cason Hirschprunn e Tòr Löwengang a Magrè saranno i luoghi di svolgimento del ventennale che vedrà la partecipazione di 83 produttori selezionati provenienti da ogni parte del mondo: Italia, Francia, Austria, Germania, Kazakhstan, Nuova Zelanda e Usa. L’avverrarsi di un sogno: portare a Magrè l’eccellenza vitivinicola internazionale”. Alois con la pacatezza che lo contraddistingue ha continuato a snocciolare numeri per avvalorare le scelte per l’edizione 2017 “affinchè Summa sia ancora un momento irrinunciabile e scelta consapevole di allontanarsi dal concetto stesso di fiera enoica e avvicinarsi invece ad uno scenario importante di condivisione e di viticoltura sostenibile e vivibile in tutte le sue accezioni”.
Il riferimento, ovviamente, è al Vinitaly. Sembrerebbe quasi che il progetto Summa-Lageder sia stato pensato ed attuato in antitesi alla kermesse veronese. Stesso periodo, alcuni produttori “in rotta” con Verona-Fiere ecc… “Non è assolutamente così”, precisa Alois. “La decisione di lasciare il Vinitaly fu presa, vent’anni fa, non perché la manifestazione non fosse valida, ma proprio per il contrario: la manifestazione aveva raggiunto ormai un successo troppo grande con un numero di visitatori così alto che non riuscivamo a gestire al meglio gli ospiti e i nostri clienti più importanti. Ecco allora il progetto Summa per dedicare più tempo ai nostri ospiti, curarci di loro e avere incontri più approfonditi e non superficiali con i veri interessati”.
Alois Lageder ha continuato a spiegare anche altre scelte che si sono rivelate, via via, azzeccate come quella di “amici vignaioli che hanno da subito condiviso valori, obiettivi e il desiderio di creare un momento unico legato dal fil-rouge della produzione di alta qualità.”
Un momento particolare nella presentazione dell’evento è stato quando ha preso la parola Alois Clemens Lageder, sesta generazione dell’azienda, deciso a seguire la tradizione di famiglia e a conservarne la radicata filosofia.
“Summa per me non significa solo un evento all’insegna del vino, ma è soprattutto un’occasione dove vignaioli, giornalisti, operatori di settore e visitatori interessati si ispirano reciprocamente, in un’atmosfera familiare ed accogliente”. Summa futura nella tradizione Lageder.
Continua anche per l’edizione 2017 l’esclusiva partnership con Demeter, il marchio internazionale che controlla e certifica il lavoro (e i prodotti) degli agricoltori che praticano la coltivazione bio-dinamica. Da settembre 2016 Alois Lageder è il nuovo Presidente Demeter Italia.
Alois Lageder |
Ma veniamo alle novità previste per la ventesima edizione.
Sabato 8 aprile: Walking Wine Dinner, intitolato Sette premium chef per Summa. I vignaioli presenti in partnership con Care’s – the Ethical Chef. Progetto ideato dallo chef Norbert Niederkofler del ristorante St. Hubertus Rosa Alpina di San Cassiano (Alta Badia).
Insieme ad altri sei cuochi di fama internazionale come Giancarlo Morelli, Anatoly Kazakov, Fratelli Costardi, Thorsten Probost, Yoji Tokuyoshi, con la squadra di Hannah & Elia, delizieranno con le proprie creazioni basate sui principi di stagionalità e regionalità, i palati di clienti, fornitori, giornalisti e wine lover.
Domenica 9 aprile, oltre gli assaggi agli 83 banchi dei vignerons, il programma prevederà verticali, da citare quella di COR Römingberg, seminari e visite guidate della cantina Lageder e dei suoi vigneti.
“Infine-ha concluso Alois Lageder-anche per l’edizione 2017, vengono confermati il sostegno alla Casa della Solidarietà di Bressanone che da anni accoglie e assiste persone bisognose e a FAMOS oggetti speciali da persone speciali. Il tutto non può che fare onore alla Famiglia Lageder.
Vent’anni di Summa, vent’anni di successi da quando l’evento si chiamava Quintett e coinvolgeva cinque vignaioli da altrettanti zone diverse. Molti anni da quando, ascoltando una composizione del musicista contemporaneo estone Arvo Pärt, Summa for Strings Alois e sua moglie, appassionati di musica classica contemporanea, decisero che Summa era il nome migliore per l’evento.
“Anche se il termine summa è latino e significa somma o totalità. Lo si può interpretare in due modi: da un lato, quindi, come qualcosa che abbraccia il tutto, la totalità, ma dall’altra anche nel senso di cogliere gli aspetti essenziali. Personalmente propendo per la seconda». Parola di Alois Lageder!
Solo ascoltando Summa for String si può capire il nesso. Chapeau!!!
Il professore Santo Mancuso è un conferenziere internazionale, esperto di intelligence internazionale, sicurezza diplomatica, già consulente del vice Console onorario italiano in Mato Grosso e consulente di altri Consolati esteri, già specialista della scena del crimine e dattiloscopia della Polizia scientifica italiana, ove per anni fu anche dirigente sindacale, corrispondente ANSA, oggi saggista e autore del libro “Sociologia e Diplomazia, due facce della stessa medaglia” (ed. Arduino Sacco Roma, 2010,) un libro nel quale l’autore espone una visione dell’attività’ di intelligence applicata alla diplomazia come mezzo di contrattazione tra popoli ed etnie diverse in relazione ai comportamenti umani e sociali dei singoli.
Ben ritrovato professore Mancuso. Domanda: Il primo intervento di Trump per bloccare il fenomeno dell’immigrazione, ha registrato già, un risultato positivo, ossia, meno 40% di ingressi illegali negli USA. E’ il segnale che Trump sarà un grande Presidente come lo è stato Reagan?
Risposta: Ben ritrovato Ventrella, come già ebbi a dirle, nella precedente intervista, le azioni di Trump sono lanci con paracadute, è evidente che tutte le manovre politiche contro la politica protezionista e nazionalista, non hanno di fatto raccolto i favori dell’Americano medio, che vede in Trump, il baluardo dell’americanità e non dell’americanismo di Obama.
Domanda: Le sinistre in Europa sono in calo rispetto ai consensi a causa proprio delle politiche troppo permissive verso il fenomeno migratorio. Secondo Lei professore è giunto il momento della rinascita della destra in Europa?
Risposta: Si! Ritengo che le sinistre hanno avuto il tempo di dimostrare tutta la loro fallacità, e per disturbare Giordano Bruno: …“Corsi e ricorsi storici!”… Appare evidente che dalla Francia, all’Olanda, e persino nella Germania, o negli stessi paesi dell’Est, stanno soffiando venti da destra. Le politiche economiche pseudo-socialiste, radical-chic hanno lasciato vuoti incolmabili e mancanza di risposte alle esigenze dei consumatori che sono anche risparmiatori.
Sinceramente, non credo che la UE svanisca, sì, credo fortemente in cambiamenti rispetto all’attuale sistema di governance.
Domanda: Marine Le Pen, leader incontrastata in UE, quante possibilità ha di essere eletta Presidente e se sarà eletta, proporrà ai francesi il Referendum per l’uscita della Francia dall’Europa?
Risposta: Beh, senza tema di smentita, Le dico che la Le Pen, sta cavalcando indubbiamente, un cavallo che è quello della rabbia francese. Molti immigrati voteranno a destra, segnatamente, quelli già radicati da generazioni in Francia. Le politiche Europee dell’accoglienza senza limiti e regole comuni e certe, hanno degenerato il senso di accoglienza comunitario, quanto proprio questa fragilità dimostrata dall’Europa che quasi sfiora l’incompetenza, si è trasformata in un’arma letale per la stessa UE.
Lo spirito di nazionalismo francese è secondo solo a quello inglese e americano, perciò le sinistre la sono meno comuniste che in Italia, ove il fascino della sottomissione storica ancora è malcelato con uno strano senso di tolleranza verso l’invasore. La Francia d sempre è stato un paese colonizzatore, a differenza dell’Italia, essa stessa colonia Francese nei secoli, in epoca Napoleonica e risorgimentale.
Domanda: Ritorniamo in Italia. Salvini della Lega Nord, è stato contestato qualche settimana fa a Napoli dai centri sociali e dai black block. Professore Mancuso ci aiuti a capire meglio tale abnorme situazione. Quando Matteo Renzi ha introdotto il Job Act ed i Voucher, con l’eliminazione de plano di tutte le tutele dei lavoratori ed anche il futuro di questi ragazzi, nessuno ha protestato, perché per un semplice comizio hanno distrutto una città?
Risposta: Veda , è da ritenersi plausibile che le passate politiche Bossiane che la Lega professava, non sono ancora dimenticate e le destre che operano al sud, non vedono di buon occhio la leadership di un Uomo dichiaratamente “contro il sud”, poiché la scissione del Veneto è cosa antica, risalente ai Dogi Veneziani, e sinceramente era auspicabile per il sud che ciò fosse accaduto allora, prima dell’Unità d’Italia.
Tuttavia, il fenomeno Black Block, è incorporato con le sinistre di azione dei centri sociali, e poiché Renzi rappresenta quel fenomeno radical chic che alimenta il dissidio politico mascherandolo con un politichese di vecchia maniera e le riforme sono state sostenute da certa sinistra imborghesita, appare chiaro che è più facile fischiare Salvini che sta tentando di redimersi, che non appoggiare le finte riforme della finta sinistra cristiana. Da sempre a sinistra vigono i dicktat ideologici.
Domanda: Professore Mancuso, da esperto qual’è di intelligence e di sicurezza, Le farò una domanda particolare. È un caso che gli estremisti di sinistra, quelli più violenti e facinorosi, non abbiano fatto nulla contro l’abrogazione dell’art. 18 proposto da Renzi? Anni fa sono morti due bravissime persone per aver proposto il “libro bianco” atto alla riforma del lavoro, durante il mandato di Silvio Berlusconi, mi riferisco ai professori D’Antona e Biagi. Se l’avesse abolito Berlusconi l’art. 18, cosa sarebbe successo?
Risposta: Molti stanno gridando “alle streghe”, ma non mi sembra che questa pseudo sinistra stia facendo qualcosa di differente dal vecchio programma Berlusconiano, che mi sembra strafalciato da copia e incolla tutti Renziani, lo stesso PD ne sta uscendo falcidiato da defezioni, quanto proprio i vecchi colonnelli tipo D’Alema e Bersani , stanno poco condividendo le scelte di un leader che fece bene il sindaco, ma che non riesce a essere un leader di partito e non reggerebbe un confronto elettorale. Ma questo è un mio oggettivo pensiero, che tuttavia serve a rispondere alla sua domanda, poiché le scelte politiche di partito influenzano e non poco le politiche sociali , affettando in maniera irrimediabile l’economia dei piccoli risparmiatori, formata da lavoratori a contratto, che si vedono minati nel welfare.
Appare singolare che questa sinistra o pseudo tale, stia facendo le riforme che la destra voleva, in barba alle lotte e ai diritti reclamati in epoche passate, ciò la dice lunga sulla idelogia della sinistra attuale.
Berlusconi, nei suoi governi, stava tentando di dare respiro alle imprese, pressionato dalla crisi contingente, sebbene questa scusa oggi non reggerebbe poiché non è affettando i diritti del lavoratore, che si rierge l’economia di un paese, si invece agendo sugli sgravi fiscali e sulla redistribuzione dell’ impegno imprenditoriale. Grossi gruppi industriali sono spariti dal territorio italico proprio per questo , veda la FIAT, la OMSA, e molte medio e piccole imprese che sono emigrate nei paesi vicini o addirittura in USA (FIAT).
Tuttavia, la capacità di rimodularsi, di piccoli e medio imprenditori, in Italia , non ha attecchito, ove peraltro le modalità di recupero dei debiti sono diventate selvagge negli ultimi decenni.
Domanda: Prof. Mancuso in rete girano notizie e teorie complottiste sul NWO (New World Order), considerati i veri responsabili del fenomeno migratorio in Europa. Per i non addetti ai lavori, si pensa che, questi massoni avrebbero architettato l’invasione in UE per favorire uno scontro tra civiltà tra cristiani e mussulmani. Quanto di vero c’è dietro queste notizie! Tutto questo è confermato, anche, dalla decisione di Orben, Presidente dell’Ungheria, di voler bloccare Soros, il Parlamento, voterà una proposta di legge che obbliga le ONG a fare chiarezza sui fondi che ricevono. Una norma che rischia di intralciare i piani del magnate!
Risposta: Su questo argomento molto controverso, tuttavia, non è nuovo questo concetto di un presunto complotto massonico, per governare il mondo. Ritengo appena di poter dire che la costante secolarizzazione dell’istituzione Massonica, ne fa piuttosto un campo minato, poco incline e affidabile per chi avesse o abbia velleità di conquista globale.
Credo che il mondo sia già governato da un Ordine, ma che sia un Ordine Economico, legato ai grandi gruppi Bancari, siano se vogliamo, essi riconducibili a singole famiglie storicamente impegnate in attività economiche di alto livello. In verità la grande leggenda è quella di un piano di dominio globale sionista, ma credo che questo sia un argomento che ci porterebbe lontano.
Per essere del tutto chiaro , mi lasci dire che la massoneria così come oggi è strutturata, non riuscirebbe a fare un golpe neppure in un paese africano.
Sono altri, i livelli di perversione, che potrebbero e possono influenzare il futuro del mondo. La supposta globalizzazione del Nuovo Ordine Mondiale è iniziata da tempo, con le politiche estere, e se questo NWO visa a unire i popoli, e a diminuire o meglio a annullare le guerre, che ben venga.
A volte, purtroppo, le guerre si fanno per ricostruire, e penso che nessun gruppo economico, vorrebbe una economia globalizzata uniformemente, ne vorrebbe che paesi come Africa o America latina siano alla stregua di paesi di primo mondo.
Laddove, dobbiamo chiarire che le diciture : primo mondo, secondo mondo e terzo mondo, non sono legate a ricchezza del PIL di ogni area, ma nacque da una semplice divisione geografica delle aree di appartenenza ai blocchi americano, (primo mondo,) russo, ( secondo mondo,) e paesi non allineati, ( terzo mondo,) da qui l’improprio utilizzo delle declinazioni.
Dunque, escluderei la massoneria da questo complotto, proprio per gli ideali di Uguaglianza tra i popoli e le genti, sebbene ultime indagini in corso stiano svelando altarini poco civili e poco iniziatici in seno a certe Logge massoniche nazionali, sebbene dobbiamo stare attenti a non criminalizzare le famiglie di appartenenza e una intera Istituzione che tanto bene ha fatto alle libertà individuali e dei popoli in generale.
Domanda: Professore Mancuso il NWO influenza anche l’Italia? Sono questi i veri scopi della Massoneria, oppure, ci troviamo, come penso, difronte ad un gruppo di potere spregiudicato ed arrogante, costituito in un’associazione sovrastatale, che vuole destabilizzare l’Europa attraverso la perdita’ di sovranità popolare?
Risposta: È suggestivo questo panorama inquietante da Lei paventato, giustificato dai recenti, continuo dicendo che per la specificità della struttura iniziatica, la massoneria da sempre fu infiltrata da soggetti inclini alla cospirazione, da Mazzini a Gelli, ai recenti personaggi inquisiti attualmente. Io stesso un decennio fa fui implicato per la mia appartenenza massonica, in una inchiesta nata in quel di Potenza, e che dopo aver devastato la vita di molti personaggi pubblici e funzionari dello Stato , si è poi rivelata una bolla di sapone.
Le inchieste si fanno negli uffici giudiziari e nelle sedi opportune e nongià sui giornali, a colpi di sensazionalismi, e con certezza della pena, perché non accada come accadde già in passato.
Badi che non difendo nessuno, poiché ognuno si difende da solo nelle opportune sedi, tuttavia, non credo alla tesi della massoneria potente sovrastatale, che regge le fila di uno Stato pinocchietto, seppur non possiamo ignorare che le qualità etiche e morali di alcuni Onorevoli, lasci molto a desiderare. Ma questo rispecchia un poco la cultura dei popoli italici, al pari di tutti quei popoli a sud del mondo, ove la politica del “volemose bene”, la fa in barba, al comune senso civico del pudore. In paesi nordici, anglosassoni ove la massoneria è istituzionalizzata e non tollerata, amministratori della cosa pubblica, massoni e non, si sono dimessi con biasimo per l’utilizzo di pochi euro pubblici in fatti personali; in Italia, falliscono banche e non succede nulla, se non fosse per il molto rumore mediatico e la caccia alle streghe che si è istigata. Quanto al presunto NWO, ovviamente, vale quello che già dicevo pocanzi , laddove, se ci riferiamo a livello politico-economico, certamente influenza, in materia di signoraggio bancario, di scelte industriali e di ricerca, l’Italia non meno di altri paesi.
Domanda: Ultima domanda professore. Perché Erdogan litiga con tutti? Attualmente c’è tensione con l’Olanda, potrà mai la Turchia, integrarsi nell’Unione Europea?
Risposta: Mi lasci dire Ventrella, che l’Europa, al pari dei paesi del BRICS, non decolla, per questa ansia del passato, di inglobare paesi con economie fragili; lo spauracchio della russia alle porte, ha indotto ad una espansione calcolata, ma non calibrata, verso paesi senza capacità contributiva, il tutto legato alla fittizia percezione di una libertà di mercati, verso paesi poco sviluppati, che si stanno dimostrando zavorre insopportabili per la contingente situazione che ne consegue.
La Turchia, erroneamente è considerata porta dell’Europa, sebbene le vicende storiche, la identificarono come paese musulmano, di instabile equilibrio politico e scarsamente incline a simpatie verso i paesi dell’occidente europeo, L’annessione della stessa, ha più il senso di un baluardo verso oriente, ma che invece rimarca tutte le differenze etniche e culturali di popoli difficilmente integrabili nel sistema Europa, correndo il rischio di annichilirne i principi naturali dell’antico MEC.
Le recenti politiche scellerate di accoglienza sproporzionata che l’Europa ha praticato, stanno mostrando tutta l’inettitudine dei politici europei, che la storia condannerà come veri nemici della cultura occidentale e cristiana.
Francia prima, Inghilterra oggi, tra i paesi più avvezzi alle colonizzazioni, conoscendo bene i rischi di una ondata di accoglienze di cittadini di fede islamica e avendola per certi versi osteggiata, si sono dimostrati oggi bersagli prediletti da cittadini di seconda e terza generazione di immigrati, che fedeli alle strategie religiose, si sono integrati mascherandosi nei gangli della società e della cultura europea.
MA badi bene, che Erdogan, sta dicendo il vero quando proprio in queste ore si riferisce alla mancanza di sicurezza che l’Europa ha lungo le strade del mondo; la recente pax tra Erdogan e Putin, è servita a sedare gli attriti occorsi dopo l’assassinio dell’Ambasciatore russo, che sinceramente ha avuto il sapore di un complotto volto a destabilizzare gli equilibri fragili delle nuances tra Europa, Russia e Oriente medio.
La manovra russa potrebbe essere volta a abbracciare la Turchia in una alleanza strategica futura, potrebbe essere questa una lettura, che senza dubbio contrasta con la palese incompetenza degli strateghi di Bruxelles.
Oggi l’europa sembra essere più un gigante burocratico che una Potenza strategica, questo le costerà caro e ci costerà caro!!
Professore Mancuso la ringraziamo per la sua cortese disponibilità e grazie per l’intervista rilasciata.
"Ci vuole una legge europea sull' immigrazione, per dire no al razzismo religioso, ai muri e alla radicalizzazione dei giovani”
Confederazione Internazionale CILI-Italia/Cristiani in moschea
Promuovere il dialogo interculturale e interreligioso, con il coinvolgimento di tutte le realtà religiose e del mondo laico, senza mai sovrapporre le une alle altre; intensificare la conoscenza, la buona informazione e il rispetto reciproco, per favorire la convivenza tra le culture e i popoli contro pregiudizi e strumentalizzazioni politico-mediatiche; promuovere manifestazioni, convegni e altre iniziative su questi temi.
Ecco i principali obbiettivi della CILI- Italia, Confederazione Internazionale Laica Interreligiosa. Realtà nata, a dicembre scorso, dall'iniziativa di un vasto schieramento (forte, ora, di più di 2.000 iscritti) di associazioni, comunità, centri culturali, organizzazioni professionali cristiani, musulmani e di altre fedi e culture, attivi sul fronte appunto del dialogo interculturale e interreligioso: a maggior ragione dinanzi all'offensiva terroristica della scorsa estate (vedi il successo dell'iniziativa "Cristiani in moschea", simmetrica al "Musulmani in chiesa" del luglio 2016: cui hanno partecipato, l'11-12 settembre scorso, ben 23.000 musulmani italiani).
A Roma, nella sede della FUIS, Federazione Unitaria Italiana Scrittori (il cui presidente, Natale Rossi, ha salutato l'iniziativa lanciando anche un appello alle forze politiche per la creazione d'una vera Europa sovranazionale forte e democratica), la CILI-Italia ha avviato la sua "fase costituente". Con l'evento internazionale "Unione, Dialogo, Conoscenza contro la guerra alle religioni" promosso insieme alle Comunità del Mondo Arabo in Italia (Co-mai), col patrocinio del Movimento Internazionale "Uniti per Unire", della RIDE - Rete Italiana per il Dialogo Euromediterraneo - e della Confederazione Internazionale UMEM, Unione Medica Euro Mediterranea. E l'adesione di Imam, rappresentanti delle Chiese cattolica e anglo-cattolica, rappresentanti istituzionali, Presidenti di ONG, Comunità e associazioni d' origine straniera.
Ha aperto i lavori Foad Aodi, medico fisiatra, promotore dell'evento #Cristianinmoschea e della stessa Confederazione CILI-Italia: ribadendo "Come l'unione e la valorizzazione delle buone pratiche sono la chiave di quest'incontro, fondato sui valori di umanità e fratellanza". Nicola Lo Foco, scrittore e giornalista, ha sintetizzato l'obiettivo del suo libro "Il sangue del jihad" (Les Flaneurs ed., 2017), inchiesta sul terrorismo e sull'Isis: far luce su una serie di luoghi comuni di cui il mondo arabo e islamico sono ancora vittime.
"Ho cercato con questo libro” dichiara Lo Foco “di fare capire da dove nasce esattamente l'Isis, per sottolineare che il terrorismo è cosa ben diversa dalla religione islamica. Molti dei "demoni" che han portato alla creazione dell'Isis nascono proprio da quegli errori delle politiche occidentali, per i quali il mondo intero paga ancora un duro prezzo".
La scrittrice, di religione ebraica ortodossa, Shazarahel, autrice del libro "Le tre religioni monoteistiche secondo la Kabbalah" ( Ed. Psiche 2, 2017), sottolinea come “In questo clima di antisemitismo e di islamofobia, sia fondamentale riscoprire quelle ricchezze culturali e storiche che ci accomunano tutti, cristiani, musulmani ed ebrei. Secondo la Kabbalah, ogni religione è una manifestazione degli attributi divini: il Cristianesimo la bontà; l'Islam l'attributo della giustizia, del rigore e della forza; l'Ebraismo è, in pratica, una colonna mediana. Questa analisi porta alla naturale complementarietà delle varie forme del Dio di Abramo, che si rafforzano l'una nell'altra".
Il Ministro Plenipotenziario Enrico Granara, coordinatore degli Affari Multilaterali del Mediterraneo e Medio Oriente alla Farnesina, ha portato i saluti della RIDE, Rete Italiana del Dialogo Euromediterraneo, anticipando che è in cantiere una serie di iniziative per l'accoglienza e l'integrazione degli immigrati. L’ambasciatrice di Palestina, Mai Al-Kaila, ha espresso il suo ringraziamento per aver affrontato il tema del dialogo interreligioso: "Crediamo nella libertà religiosa, ribadita dalla nostra Costituzione, e condanniamo qualsiasi forma di razzismo, che è assolutamente rifiutata dalla nostra cultura".
L'Arcivescovo Anglo Cattolico Miguel Perea Catrillon da un lato, e Sami Salem, Imam della Moschea romana "Al Fath" (Magliana, Roma), dall'altro, membri ambedue del Segretariato di CILI-Italia, hanno esortato i presenti a sviluppare, in tutte le realtà sociali dove operano, i valori di solidarietà e fratellanza umana.
Sono seguìti gli interventi di Salameh Ashour, coordinatore del Dipartimento Dialogo Interreligioso delle Co-mai, Shukri Said, giornalista Portavoce della Fondazione "Migrare", Ammiraglio Enrico La Rosa, Presidente dell' oservatorio geopoitico "Omega", e altri.
Infine Foad Aodi, Presidente di Co-mai e Uniti per unire, s' è appellato al Consiglio Europeo in vista della grande riunione di sabato 25 marzo a Roma, per il 60mo anniversario dei trattati di Roma (1957), istitutivi della Comunità Europea: affinché “Si metta subito in agenda una legge europea sull'immigrazione, basata sul principio dei diritti e doveri reciproci. E' fondamentale” ha concluso Aodi “lavorare per la solidarietà, ma anche garantire la sicurezza internazionale combattendo qualsiasi forma di radicalizzazione da una parte, di populismo e/o razzismo religioso dall'altra".
a cura di Emiliano Caruso
Elda Ferri è la produttrice e amministratrice unica della Jean Vigo’ Italia che ha prodotto il film di Benigni vincitore di tre premi Oscar “La vita è bella” per il quale lei stessa ha ricevuto il David di Donatello come miglior produttore nel 1998.
L’abbiamo intervistata nella cornice spettacolare di una Matera che sta per diventare Capitale Europea della Cultura 2019 dove ha tenuto una “lectio magistralis” all’interno del MICI- VI Meeting del Cinema Indipendente organizzato da importanti associazioni di settore, tra cui l’AGPCI (associazione giovani produttori indipendenti) e patrocinato da enti prestigiosi tra cui il MIBAC direzione cinema, la Regione Basilicata e la Lucana Film Commission tra gli altri.
Lei che ha sempre creduto nel cinema impegnato politicamente e socialmente, quale episodio significativo ricorda nel suo esordio?
Nel 1977 ho prodotto Forza Italia! di Roberto Faenza, un film documentariosulla situazione politica italiana che raccontava la democrazia cristiana con materiali di repertorio. È stato il nostro primo film e stava avendo un successo enorme, 600 milioni in un paio di mesi. C’era una parte dedicata ad Aldo Moro, che spiccava su tutti insieme ad Andreotti. La sera stessa del sequestro di Moro tutti i cinema lo ritirarono ritirato dalle sale. Capisco che il film sia stato ritirato, capisco meno, però, la guerra durissima che subimmo. Per dieci anni non abbiamo più lavorato.
In quegli anni lei è stata anche la produttricedel film di Marco Tullio Giordana “Maledetti vi amerò” che ha vinto al Festival di Locarno, che è stato presentato a Cannes e subito è divenne un cult movie dell’epoca. Il protagonista era un attivista del Sessantotto che, tornando in patria dopo alcuni anni di lontananza, si ritrova spaesato di fronte agli enormi cambiamenti a cui il paese è stato soggetto.
Marco Tullio Giordana faceva già parte del nostro gruppo di lavoro e condivideva i nostri stessi valori. Il cinema ha il compito di onorare la memoria guardando al futuro, educando i giovani. Io ancora oggi vado nelle scuole e, dopo la proiezione dei film, faccio domande ai ragazzi per dialogare con loro. Credo che il cinema possa avere anche una funzione educativa.
A testimonianza del suo impegno politico e sociale, ha recentemente co-prodotto un documentario dal titolo “Il patto della montagna”, il cui trailer è uscito online l’8 marzo. Ha già trovato una distribuzione?
Il documentario da noi coprodotto con la VideoAstolfoSullaLuna, racconta una storia vera, accaduta nel ’44 nelle Alpi biellesi: il primo atto in Europa con cui si stabilisce la parità salariale tra uomo e donna.
Nel 1944-’45, in piena guerra, si riuniscono clandestinamente a Biella imprenditori, operai e partigiani per siglare un accordo volto a mantenere attive le fabbriche tessili e migliorare le condizioni di lavoro, affermando parità retributiva a parità di lavoro tra maschi e femmine. Una conquista che diverrà legge italiana ed europea solo negli anni Sessanta. Era importante raccogliere e trasmettere questa memoria storica. Ancora non ha trovato una distribuzione ma ci stiamo lavorando.
A proposito della “Vita è bella” di Benigni crede che gli Oscar facciano bene ai registi?
Non è detto. Sono costretti a misurarsi sempre con il livello raggiunto con il film premiato, mentre il film è un’opera di artigianato e spesso il risultato varia. Infatti Roberto è 14 anni che non fa un film.
Qui a Matera al MICI si è dibattuto riguardo alle pari opportunità di genere nei decreti attuativi della nuova legge sul cinema, evidenziando l’importanza che venga rispettata e difesa l’applicazione dell’equilibrio di genere e delle pari opportunità. Qual è il suo punto di vista?
Secondo me più che un problema di genere si tratta di una questione di relazioni. In Italia ormai ci sono diverse produttrici giovani ma il problema nell’ambiente del cinema è che non riesci a lavorare se non hai delle relazioni, e questo riguarda tutti.
Riprendendo la sua “lectio magistralis”, chi è un “produttore indipendente”?
Il problema è la parola “indipendente”, visto che purtroppo sia produttori, che registi e autori delle opere, sono costretti ad “autocensurarsi” per continuare a lavorare in tempi in cui il film viene finanziato, acquistato e circuitato nelle sale e in televisione solo se aderente a criteri non scelti ne tantomeno determinati, da chi il cinema lo fa.
Elda Ferri comunque la sua “indipendenza intellettuale” e il suo desiderio di contribuire alla società conservando la memoria storica e proponendo utili riflessioni sulla politica, il sociale e l’educazione, è riuscita a farlo con grande successo e rimane una grande testimonianza femminile e un emblematico esempio di coerenza.
Info: www.jeanvigoitalia.it
Mais spinato |
Lascio Bergamo e, orientandomi verso nord, percorro la strada provinciale 35 della Val Seriana direzione Clusone. A metà via devio sulla 42 per la Val Gandino meglio conosciuta come Le Cinque Terre della Val Gandino. Cinque terre per altrettanti borghi valligiani: Cazzon Sant’Andrea, Leffe, Casnigo, Peia e Gandino.
Perché mi trovo qui. Per la storia delle camice rosse garibaldine o per la scoperta della coltivazione del mais?
La storia delle “camice rosse” è legata alla Tintoria degli Scarlatti di Prat Serval deputata alla tintura del pregiato “scarlatto di Gandino”, un rosso acceso che affascinò Garibaldi.
La scoperta della coltivazione del mais ha ben altre radici. Si perde nel tempo, nel lontano 1632, quando questo cereale arrivò per la prima volta in Lombardia ad opera di un tal Benedetto Miari, nobile proprietario terriero che, sulle proprie terre nel Veneto, aveva già sperimentato dal 1617 questo tipo di coltivazione.
È proprio così; mi trovo nelle Cinque Terre della Val Gandino alla ricerca di questo prodotto di eccellenza. Riscoperta di tutte le qualità del Mais Spinato di Gandino.
Profuma di cultura, storia, tradizione la ricerca di questa riscoperta di antichi sapori di un territorio valligiano dell’alta bergamasca.
Riscoperta perché la coltivazione dei campi aveva subito l’abbandono degli stessi verso più facili guadagni nello sviluppo industriale e turistico. Inevitabile la scomparsa di coltivazioni ritenute, durante il boom economico degli anni sessanta, improduttive.
L’industria tessile, se pur presente fin dal medioevo sotto forma di piccole botteghe artigianali, ha tutt’ora una importanza di primo piano annoverando nel territorio aziende di rilievo internazionale.
Oggi però affiora la forte volontà di riscoprire quel mondo agricolo parte integrante del territorio.
Grazie ad un progetto per la salvaguardia, caratterizzazione e valorizzazione della varietà locale di mais denominato Spinato di Gandino.
Mediante un approccio sistemico sono stati coinvolti il settore agricolo, commercianti, scuole, istituzioni locali, provinciali, regionali e i cittadini.
Nel 2008, il ritrovamento di due pannocchie e di alcuni semi, dette inizio alla ricerca, all’attenta selezione genetica arrivando così alla loro purezza originaria.
Oggi gli abitanti di Gandino vanno fieri per la conservazione di alcuni di questi semi presso il CRA di Bergamo, la Banca del Germoplasma di Pavia e perfino nel Global Seed Vault. Quest’ultimo è un deposito sotterraneo per la conservazione mondiale dei sementi sito in Norvegia, precisamente nell’isola maggiore dell’arcipelago delle Svalbard, a poco meno di 1200 km dal Polo Nord.
Mais, Granoturco, Formenton, Meliga ed altri nomi ancora riconducenti al nome botanico Zea Mays L.
Tutti con una logica storica e, in alcuni casi, leggendaria come il granoturco. Nome attribuibile alla consuetudine generica nel XVI secolo di chiamare tutto quanto proveniente dalle colonie d’oltremare, come prodotti turchi.
La varietà Spinato trae origine dalla forma della granella con la punta a spino, rostro oppure rampino.
Nel corso degli ultimi anni gli abitanti di Gandino e dei borghi delle 5 Terre hanno dato vita ad una vera e propria filiera del gusto che vede protagonista il Mais Spinato come elemento di riferimento.
Oltre alla classica farina per polenta e le Spinette (gallette) sono i prodotti da forno come i Biscotti Melgotto, le Chiacchiere salate, il Pan Spinato, il Melgotto salè, i Frollini ad essere preparati contenendo come prodotto base li mais spinato.
Non si possono dimenticare le varie paste (ravioli Camisòcc, Perle di Gandino, Creperie) fino alla produzione di gelati (gelato Melgotto) e birre artigianali (Scarlatta).
Mais Spinato di Gandino, prodotto di eccellenza di una terra un po’ sconosciuta dove la Storia ha consegnato il seme dell’antica civiltà precolombiana olmeca, ne ha fatto cultura e ultimamente come riscoperta della coltura.
Ottanta anni fa nacque Valentina Tereškova, la prima donna a viaggiare nello spazio nella missione di successo svoltasi il 14 giugno del 1963. Per festeggiare questa ricorrenza, nell’ambito del progetto #russiaamoremio, il Centro Russo di Scienza e Cultura a Roma ha organizzato una serata di gala dedicata alla cosmonauta sovietica.
L’incontro tematico, condotto dal Prof. Roberto Toscano ed incentrato sulla vita e sulla missione della cosmonauta, ha svelato dettagli inediti sul suo viaggio epocale, offrendo nuovi spunti e riflessioni sul tema dello spazio. Per l’occasione la sala grande della Casa Russa è stata la cornice per la proiezione di foto e video sul volo storico nello spazio della Vostok 6, regalando agli ospiti del Centro un emozionante viaggio virtuale nel passato.
L’iniziativa è stata corredata da una serie di opere pittoriche, esposte nelle sale del Centro, realizzate dall’artista Franco Toscano e dedicate alla «donna delle stelle».
Numerosi sono stati gli articoli pubblicati dalla stampa italiana in occasione di questo importante anniversario, che ricorre proprio oggi, il 6 marzo 2017. «Tereškova è una donna che ha senz'altro
Valentina Tereškova |
lasciato un'impronta nel Novecento», - così la definisce il portale ANSA nel suo articolo dedicato all’eroina sovietica.
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Il 16 giugno 1963 Valentina Tereškova sconfina dall’atmosfera terrestre a bordo della navicella spaziale «Vostok-6». Nel lasso di 71 ore trascorse nell’orbita terrestre compie 48 giri attorno al pianeta. La notizia del volo della Čajka («Gabbiano»), il nome in codice per le trasmissioni radio scelto dalla cosmonauta, raggiunge ogni angolo del mondo.
Quel volo di Tereškova è stato il primo e l’unico nella sua carriera. Dedicò la sua vita all’attività sociale. Per ben vent’anni la donna-generale dell’aviazione guidò il Comitato delle donne sovietiche, a partire dalla fine degli anni 80 del secolo scorso assunse la carica del Presidente dell’Unione delle società sovietiche di amicizia e del Centro Russo per le relazioni con l’estero (Roszarubežcentr, attualmente Rossotrudničestvo*). Fu insignita per meriti con molteplici alte onorificenze dell’URSS e della Federazione Russa nonché di altri stati.
* Agenzia Federale per gli Affari della CSI, dei connazionali residenti all’estero e per la cooperazione umanitaria internazionale presso il Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La riflessione!
e le Anteprime “sono andate”
come sempre! Soliti valzer tra i tavoli, primedonne a fare la passerella, i consueti ciao caro come stai e/o hai assaggiato qualcosa di buono da segnalarmi fino ad arrivare alle sentenze. Annata altalenante, a macchia di leopardo, assaggi inutili di vini ancora “non pronti”. E via a scrivere per le testate rappresentate dove i commenti sono di tutt’altro tenore. Mi vien da pensare: “non sarà mica il solito giochetto per indurmi nell’errore ed abboccare visto che sono gli “immensi Soloni” a predicare?”. Chino la testa e continuo il mio onesto lavoro di assaggiatore, assaggiatore di anteprime!
Frammento n. 1
Anteprima dei Consorzi toscani.
Alla scoperta delle denominazioni toscane. Fortezza da Basso a Firenze. Dieci Consorzi a rappresentare la Regione vitivinicola toscana oltre il Chianti in senso lato, la Vernaccia di San Gimignano, Montepulciano e Montalcino. Assente (di non poco conto) il Consorzio Bolgheri. Presenti: Consorzio di tutela Vini d’Elba, Consorzio Tutela Morellino di Scansano, Consorzio Montecucco, Consorzio Vini Cortona, Consorzio Vini Carmignano, Consorzio di Tutela Valdarno di Sopra, Consorzio di Tutela di Pitigliano e Sovana, Consorzio del Vino d’OrciaConsorzio Vino Colline Lucchesi, Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana. Non ho potuti assaggiare tutti i loro vini. Necessaria una scelta. Quest’anno ho privilegiato quelli che solitamente hanno minore visibilità e che raccontano storie e tradizioni antichissime. I Vini dell’Elba ovvero grappoli di storia. Sei aziende selezionate per una Anteprima 2016 a 4****stelle. Val d’Orcia. Cinque aziende selezionate per una vendemmia a 5*****stelle. Val di Cornia. Nove Aziende selezionate per una vendemmia a 4**** stelle. Montecucco 11 Aziende che hanno presentato solo le vendemmie in commercio, nessuna anteprima.
Frammento n. 2
Anteprima Consorzio Vino Chianti .
Fortezza da Basso a Firenze. Conosciuta anche come Chianti Lovers. Zona di produzione costituita dai territori delle province di Arezzo, Firenze, Pisa, Pistoia, Prato e Siena. Firenze e Pisa ad esclusione dei territori facenti parte del Consorzio Chianti Classico (quello del Gallo Nero). 102 aziende presenti con campioni vendemmia 2016, conferme 2015, Riserva 2014. 77 assaggi provenienti da tutte le zone. Vendemmia 2016, sicuramente una eccellente annata su tutto il territorio consortile. Anteprima 2016 5*****stelle. Stesso giudizio per la vendemmia 2015. Le riserve 2014, vendemmia molto difficile, hanno dato risultati diversi a secondo delle zone. Nel complesso non ci si scosta dal giudizio di vino buono ma non ottimo/eccellente. Riserve 2014 3***stelle.
Frammento n. 3
Chianti Classico Collection. Cuore, carattere, cultura. Il più seguito.
e aggiungo il più faticoso. Una due giorni alla Stazione Leopolda di Firenze intensa senza soste. Il Gallo Nero ha colpito ancora nel segno. Terra magica che vanta due capitali: Firenze e Siena. Un disciplinare diverso dalle altre zone Chianti con TRE tipologie: Gran Selezione, Riserva, Annata. Oltre 400 i campioni d’assaggio. Chianti Classico 2013, 2012, 2011. Classico Riserva 2014, 2013, 2012, 2011, 2010, 2009, Gran Selezione 2014, 2013, 2012, 2011, 2010, 2009. Il tutto per capire la loro evoluzione. Mi limito a dare i giudizi sulle Anteprime: Chianti Classico 2013, 4****stelle, Chianti Classico Riserva 2014, ahimè, faticosa nell’assaggio, 3***stelle, Gran Selezione 2014, avrà una vita non durevole come le altre vendemmie, 3***stelle.
Frammento n. 4
Anteprima Vernaccia di San Gimignano. Continua la riscossa.
Il “bianco più longevo della Toscana”, dopo la vendemmia 2015 pentastellata ci ha riprovato anche nel 2016. Visi sorridenti dei produttori durante l’Anteprima. Ottantatre etichette ai banchi d’assaggio. Vendemmia all’altezza per i festeggiamenti del cinquantenario della Doc. Eccellenti le Riserve 2015 e Buone vicine all’Ottimo le Riserve 2014.
Frammento n. 5
Anteprima del Vino Nobile di Montepulciano
L’area vitivinicola è strettamente limitata alla parte del territorio comunale di Montepulciano. 1.850 ettari suddivisi tra 1.300 destinati al Nobile e 550 al Rosso di Montepulciano. In questa edizione la vendemmia 2016 che promette bene collocandosi tra le 4**** e le 5***** stelle, la conferma delle 3***stelle per la vendemmia difficile del 2014 che entra proprio quest’anno sul mercato. Eccellente 5*****stelle per le Riserve 2013 dopo un giudizio più limitato dello scorso anno.
Frammento n. 6
Benvenuto Brunello, il più atteso.
il più frequentato e chiacchierato. Degustazioni in anteprima: Brunello 2012, Brunello Riserva 2011, Rosso di Montalcino 2015. Archiviata l’annata complicata, problematica del 2014 per quanto riguarda il Rosso (avrà vita breve), si è tornato a sorridere sia per il Rosso 2015, 5*****stelle meritate, sia per il Brunello 2012, 5*****stelle anche se il giudizio, a mio avviso, non è del tutto pieno (4****stelle lo penalizzerebbe, 5*****stelle lo premierebbe oltre). Forse 4 stelle e ½….In alcune zone del territorio ilcinese la vendemmia 2012 non è stata del tutto convincente. Eccellenza piena e meritata per le Riserve 2011. 5*****stelle.
È calato il sipario sulle Anteprime. Assisteremo anche quest’anno al mutare dei giudizi da parte degli eno-camaleonti?
Osservo, scruto, assaggio e…penso.