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Marconi Teatro Festival, tutti i colori dell’arte: è lo slogan scelto per la prima edizione del grande evento che, dal 4 luglio al 6 agosto, animerà la calda estate romana.
Il 27 giugno al Teatro Marconi si è svolta la conferenza stampa di presentazione della kermesse.
Alcuni numeri della manifestazione: 2 palchi, uno interno e uno esterno, 34 serate, 60 spettacoli, 180 artisti, 500 posti a sedere, 170 ore di intrattenimento. Per finire, cosa fondamentale a Roma, un grande parcheggio interno!
Il direttore del Teatro Marconi, Felice Della Corte, con la collaborazione di Riccardo Barbèra e il prezioso aiuto di Ilaria Ceci e Davide Sacco, ha dato vita ad un ricco cartellone di eventi che spaziano dal teatro alla letteratura, dalla musica alla danza.
Tra i nomi che si alterneranno per cinque settimane sul palco del Teatro Marconi troviamo: Claudio Boccaccini, Paolo Triestino, Pino Insegno, Nicola Pistoia, Stefano Fresi, Marco Simeoli, Francesca Nunzi, Giuseppe Manfridi, Marco Morandi, Antonio Grosso, Cinzia Tani, Marco Cavallaro e Riccardo Barbèra.
“Abbiamo dato vita ad un’ottima proposta culturale - spiega il direttore Felice Della Corte - che riesce ad accontentare davvero tutti. Ci piace pensare che questo spazio sia un punto di incontro, un ritrovo non solo per gli appassionati di teatro ma per gli amanti della cultura a 360°. In un’estate deludente, almeno per ciò che riguarda le proposte di intrattenimento culturale, il Marconi Teatro Festival, senza alcun aiuto delle Istituzioni, si pone come centro di aggregazione, in primo luogo per il quartiere in cui nasce e poi per la città: un’isola culturale stabile che vivrà costantemente e in continuità con l’attività invernale del Teatro”.
Veniamo alla programmazione.
Si comincia il 4 luglio con uno spettacolo che colleziona tante repliche quanti successi: “La foto del Carabiniere”, la storia del brigadiere Salvo D’Acquisto raccontata con intensità da Claudio Boccaccini. Il 5 luglio è la volta di “Tèchne Trio”, un ensemble al femminile per un piccolo grande viaggio tra le note della Settima Arte. Nella stessa serata alle 21.45 si danza con “I’mperfect”. Il 6 luglio Marco Simeoli firma la regia di “Colpo di Scena. Mille Luci sul Varietà!”, un omaggio ai grandi nomi del varietà, da Ettore Petrolini a Raimondo Vianello, passando per la musica di Gabriella Ferri e Fred Buscaglione, e i balletti in pieno stile charleston con qualche tocco di tip tap. All’esterno la stessa sera arriva “Il fantasma della Garbatella”, scritto e diretto da Gabriele Mazzucco, che replicherà il 20 luglio. Spazio anche alla letteratura il 7 luglio con la presentazione del primo romanzo di Danilo Montaldo, “L’ultima melodia”. Sempre il 7 luglio protagonista assoluta la musica Gospel con “Timothy Martin & The Amazing Grace Gospel Choir”. I due giorni successivi, l’8 e il 9 luglio, “Vissi per Maria” di Roberto D’Alessandro con Siddharta Prestinari nei panni della governante di Maria Callas intenta ad accogliere il pubblico tra thè e pasticcini prima che la Madame rientri. L’8 luglio sarà in scena anche “Konfusions”, scritto e diretto da Alessio Rizzitello, cinque situazioni paradossali che sdrammatizzano con il grottesco altrettanti momenti di vita quotidiana. Il 9 luglio “Charlie Chaplin, vita di un uomo” scritto e diretto da Luca Pizzurro. Il 10 luglio ancora libri con la presentazione di “Anatomia del colpo di scena” di Giuseppe Manfridi e alle 21.45 un titolo che è tutto un programma: “GANGBANK – I nostri soldi sono diventati loro” di e con Gianluigi Paragone e la regia di Rinaldo Gaspari, tra slide e filmati si racconta il grande inganno della finanza. Il 12 luglio è la volta di “Romeo era grasso e pelato”, scritto e diretto da Davide Sacco, con Piero Grant e Cristian Pagliucchi e la presenza/assenza di Riccardo Barbèra. “Un’ora di treno per mille racconti tra Roma e Napoli” di e con Francesca Nunzi e Marco Simeoli è lo spettacolo in scena il 12 e 13 luglio. Il 13 luglio alle 21.45 sul palco interno torna Gabriele Mazzucco con “Il Catamarano”. Doppio appuntamento il 14 luglio con “Le Marocchinate”, alle 21.00 sul palco esterno, di Simone Cristicchi e Ariele Vincenti, con la stessa Vincenti e le musiche dal vivo di Marcello Corvino, il tutto diretto da Nicola Pistoia; a seguire, alle 21.45, spettacolo e testo frutto del corso professionale del Cantiere Teatrale, con la regia di Elisabetta De Vito e Ciro Scalera, “Ah, commedianti!”, ovvero cosa succede quando un gruppo di attori può trasformarsi in una minaccia per le istituzioni. Il 15 luglio “Tante scuse amore mio!” da un racconto di Rossella Filippetti, in scena c’è solo Rossella ma le vere protagoniste sono le altre donne, le sue amiche, confidenti di realtà sentimentali che rasentano la farsa, che si alimentano di momenti rubati alle vite dei Lui consenzienti, ma già sposati con altre donne. Sempre il 15 luglio e di nuovo il 1° agosto, con “Ladyvette – Le Dive dello Swing”, regia di Massimiliano Vado e direzione musicale di Roberto Gori, si scoprirà cosa bisogna fare per diventare il trio più famoso d’Italia.
Il 16 e 17 luglio saranno dedicati allo sport con un derby ideale: “Roma – Liverpool 1-1”, il successo di Giuseppe Manfridi, e “Mister Meno 9” di Giorgio Serafini Prosperi e Giovanni Pepe con Alessio Di Clemente.
l 18 luglio alle ore 19.30 riflettori accesi sulla presentazione del libro fotografico “La voce delle donne”, idea e fotografie di Sergio Battista, con la partecipazione di Silvia Siravo e Arianna Ninchi, che ci conduce, attraverso i volti e i testi di 21 donne, in un mondo intimo e straordinariamente prezioso fatto di episodi, desideri e volontà di consapevolezza su un tema di scottante attualità: la violenza di genere. La stessa sera alle 21.00 un omaggio a Rino Gaetano con “…Chi manca sei tu”, scritto e diretto da Toni Fornari con Claudia Campagnola e Marco Morandi. Per finire alle 21.45 l’esilarante e irriverente commedia “Tacchi Misti” di Giorgia Calderòn Kellet, regia di Ferdinando Ceriani. E ancora, il 19 luglio: “Women In Rock”, quattro storie tra musica, parole, aneddoti, video per raccontare quattro grandi interpreti, ovvero Tina Turner, Janis Joplin, Etta James, Amy Winehouse; alle 21.45 “The senza limone” di Ludovica Marineo, con Luca Basile e Paolo Militerno e la regia di Siddharta Prestinari e le musiche originali di Paolo Gatti. La sera seguente, “L’Ipocrita” dai racconti di Vincenzo Cerami, libero adattamento teatrale di Antonio Grosso, in scena diretto da Giancarlo Fares con le musiche di Nicola Piovani. Il 21 luglio ancora musica con “Armonia di una metamorfosi” e alle 21.45 “Il violino relativo” di e con Riccardo Barbèra e la partecipazione straordinaria in video di Massimo Popolizio. Il 22 luglio “Letizia va alla guerra. La sposa e la puttana”: due guerre mondiali, due grandi donne, uno stesso nome, un unico destino; alle 21.45 torna il successo di Gianni Clementi “Eppur mi son scordato di me” con Paolo Triestino, la storia di Antonio incontra la storia e la musica di Lucio Battisti. Il 24 luglio Lorenzo De Liberato dirige “Donne al Parlamento” di Aristofane. Il 25 e 26 luglio con “Un amore da favole” di Piero Di Blasio e Alessandro Tirocchi si parla di famiglia, lavoro, amicizia, tempo libero nell’assenza di stabilità e nell’unica certezza dell’amore accompagnato da un grande quesito: quanto ci costa?
Arriviamo così alla serata del 26 luglio con Edoardo Siravo e Gino Auriuso in uno spettacolo dalla dirompente comicità, energico, unico e coinvolgente: “Roma Napoli A/R”. Il 27 luglio la presentazione del libro “Il capolavoro” di Cinzia Tani; alle 21.00 di nuovo Riccardo Barbèra con “Il dono di Liszt”, in scena anche Felice Della Corte, con accompagnamento al pianoforte di Andrea Calvani; chiude la giornata “Fiori d’arancio” scritto e diretto da Sara Valerio. Il 28 luglio “Wolfgang Amadeus Mozart – La Vita, La Musica, Gli Aneddoti” a cura di Carlo Picchiotti; alle 21.45 “Noi Romane (NOANTRE)”da un’idea di Simona Patitucci con testi, liriche e regia di Toni Fornari.
Il 29 luglio, “I Volti di Faus” liberamente ispirato alle opere di Spies, Marlowe e Goethe. Gli ultimi due giorni di luglio vedono in scena “Anfitrione Commedia Musicale” di Marco Cavallaro da Plauto.
Il 1° agosto sale sul palco Daniele Coscarella con “Interno Notte”, un monologo tragicomico sull’insonnia e gli stati d’ansia notturni. Il 3 agosto, “Cinemilonga”, il tango tra l’Italia e l’Argentina per raccontare una storia d’amore attraverso teatro, musica, tango e cinema. Il 4 agosto “Gioacchino Rossini, Il Tedeschino. Una Vita Divertente tra Musica, Amori e Cibo”, una serata in cui si potranno ascoltare alcuni travolgenti crescendo e le note più appassionate, dando spazio anche agli scherzi musicali con cui Rossini ha firmato la storia della musica; alle 21.45 “58 Sfumature di Pino” di e con Pino Insegno. Il 5 agosto “Cafè Loti – incontri, suoni e aromi sulle sponde del mediterraneo”, per una grande festa in musica che attraversa il Mediterraneo sulle rotte degli antichi viaggiatori. Si chiude in bellezza il 6 agosto con “Cetra…Una Volta”, con Stefano Fresi, Emanuela Fresi e Toni Fornari, tra musica, canzoni e parodie memorabili dell’indimenticabile Quartetto Cetra.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito http://www.teatromarconi.it/
L’animatore turistico è una professione sempre più ambita ed è doveroso spiegare i retroscena di una professione che sembra un gioco ma non lo è.
Ha fatto scuola l’istrionico Fiorello, passato poi al mondo dello spettacolo. Rosario Fiorello è l’ esempio vivente di quanto l’animatore debba avere un innato talento e spiccate doti comunicative. Ma non si può puntare tutto su una creativa improvvisazione cabarettistica perché questo lavoro diventi la professione di una vita, occorrono altre doti e una buona preparazione.
Quando nasce questa figura professionale? L’animatore nasce negli anni sessanta per completare e valorizzare l’offerta delle strutture ricettive di lusso, come una sorta di fiore all’occhiello per chi può permetterselo: i villaggi, crociere e alberghi. Con diffondersi del turismo di massa, si è affermato più che l’animatore singolo, il team di animatori , presente in ogni luogo di villeggiatura, dall’economico campeggio ai soli stabilimenti balneari, diventando il valore aggiunto di una di ogni struttura ricettiva.
Purtroppo, come accade spesso con l’aumento dell’offerta la qualità spesso lascia a desiderare. Non basta sognare luoghi esotici , la volontà di conoscere persone e una sana faccia bronzo per fare bene questo mestiere.
Occorre anche una buona dose di pazienza per lavorare in gruppo e quindi spiccata attitudine alle relazioni interpersonali e capacità organizzative notevoli.
“Un bravo animatore deve sapere organizzare il tempo degli ospiti della struttura in modo intelligente e divertente avere insomma capacità tecniche, e sportive” racconta Giovanni Malagò 35 anni, animatore da dieci nei villaggi Eden nell’Italia del sud. “ I giovani notano subito le opportunità e i vantaggi di questo lavoro ma poco sanno dei sacrifici, della professionalità e l’impegno che questa professione richiede “ Giovanni svela che sono importanti gli inizi. “Se si vuole fare carriera e ottenere le meritate soddisfazioni economiche occorre acquisire la giusta mentalità e iniziare bene, trovare subito un buon ingaggio per non perdere tempo prezioso in occupazioni inutili che non offrono niente dal punto di vista formativo ed economico” .
Una volta affrontata la giusta selezione Giovanni spiega che è altrettanto importante capire in quale ruolo si vuole assumere all’interno di un gruppo di animazione perché è bene definire le competente e i ruoli di ogni animatore per offrire un buon programma di animazione consono al target degli ospiti e ai mezzi che si hanno a disposizione. “Se si preferisce lo sport , meglio buttarsi sull’organizzazione di tornei sportivi e giochi piuttosto che sugli spettacoli” prosegue Giovanni “ma non è solo una questione di resistenza fisica. Ci vuole testa per individuare chi hai davanti e cosa può interessare. Sapere diversificare senza standardizzare” Fantasia, creatività, resistenza fisica e abilità motoria , capacità organizzativa. Insomma ce n’è abbastanza da affascinare i ben intenzionati e scoraggiare coloro che pensavano che animare fosse una questione di “feeling”.
“Il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana nasce nel 2014 dopo il conferimento della Doc con l’obiettivo di promuovere la qualità dei suoi vini e garantire il rispetto delle norme di produzione previste dal disciplinare, dedicandosi inoltre, alla tutela del marchio e all’assistenza ai soci sulle normative che regolano il settore”
Paesaggi maremmani
È iniziata così la conferenza-stampa di presentazione della seconda edizione di Maremmachevini, l’appuntamento dedicato alle aziende e ai vini della DOC Maremma.
“242 aziende associate di cui 174 viticoltori (per la maggior parte conferenti uve a cantine cooperative), 1 imbottigliatore e 67 aziende verticali (che vinificano le proprie uve e imbottigliano i propri vini) per un totale di 5,5 milioni di bottiglie prodotte all’anno. Il tutto su di una zona di produzione rappresentata da circa 8.500 ettari vitati”
Questa, in sintesi, la crescita e la forza nei tre anni di vita del Consorzio che opera nell’intera e vasta provincia di Grosseto. Questi i numeri dell’incremento registrato sotto la Presidenza di Edoardo Donato, giovane imprenditore della zona di Alberese e dal dinamico Direttore Luca Pollini .
41 aziende consorziate rappresentative della grande diversità del terroir hanno dato vita alla seconda edizione di Maremmachevini nei giorni 11 e 12 scorsi.
Diversa la location dalla prima edizione svoltasi nel novembre 2016 nel centro di Grosseto.
È stato scelto l’Hotel e Residence Roccamare a Castiglione della Pescaia, presentato come confortevole rifugio avvolto dal mare e dalla natura immerso in una delle tante pinete che costeggiano la
costa marina grossetana.
Luca Pollini Direttore e Edoardo Donato Presidente
Scelta azzeccata vuoi per il periodo decisamente estivo, vuoi per quel tocco di charme dato all’evento.
41 aziende della denominazione, con circa 120 vini, che si sono presentate ad un pubblico interessato formato da ristoratori, enotecari, sommelier, stampa nazionale ed internazionale ma anche ai Wine Lover’s, incuriositi, affascinati e attratti dai numerosi prodotti testimoni di territori e vitigni diversi.
Suoli vulcanici ad est, formazioni marnose e marnose-pelitiche sui rilievi collinari vicino al fiume Ombrone, suoli decisamente argillosi e argillo-limosi nell’Alta Maremma e nell’immensa piana alluvionale.
Terreni vocati per moltissime varietà viticole a partire dagli autoctoni come Ciliegiolo, Canaiolo, Sangiovese ed altri e gli internazionali come i Cabernet, Merlot, Syrah, Sauvignon Blanc, Chardonnay senza dimenticare i recenti Viognier e Petit Verdot.
Le note interessanti e novità coinvolgenti uscite da questa manifestazione sono state senza dubbio il dilagare della presenza del Vermentino come vitigno a bacca bianca, in appoggio se non in sostituzione dei tradizionali Trebbiano, Malvasia e la nuova espressione del Ciliegiolo. Quest’ultimo spesso vinificato in purezza affiancato ad altro vitigno in ascesa (inteso come ettari vitati): il Pugnitello.
Il Vermentino rappresentativo di una beva fresca, immediata, coinvolgente nelle note agrumate.
Il Ciliegiolo rivelativo di una beva fruttata, versione di piacevolezza: da bere con slancio.
Il Pugnitello con la sua rustica fragranza centrato sulla componente fruttata con un appeal godibile.
“La Maremma è un territorio che possiede un incredibile patrimonio storico, culturale ed eno-gastronomico per molti ancora poco conosciuto”. L’organizzare eventi come questo è l’obiettivo per farla conoscere e apprezzare tramite la cultura vitivinicola. Non si possono scindere storia, cultura e viticoltura. Sono parte una dell’altra. Ancora in gran parte da scoprire.
NAPOLI - Trascorrere una giornata sul set “Made in Naples”, ambito da tanti attori e ,soprattutto, conosciuto nell’intera Penisola, posso assicurarvi che è un’esperienza fantastica! Il clima
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Patrizio Rispo intervistato da Maria Parente |
accogliente ha fatto si che mi sentissi a mio agio sin da subito e, prendere confidenza con qualche attore, è stato un gioco da ragazzi. Trasmessa per la prima volta nel lontano 1996 (qualificandosi, quindi, come la più longeva soap italiana) viene prodotta da Rai Fiction, FremantleMedia Italia e Centro di produzione Rai di Napoli. Tanti i personaggi che hanno visto nascere e crescere un prodotto,all’epoca acerbo ed in fase di progettazione,e che oggi può vantare il primato di essere la più seguita e appassionante spap in Italia. In particolare,ho avuto l’opportunità di poter intervistare Patrizio Rispo che interpreta Raffaele Giordano,lo storico portinaio della soap, beccato all’indomani ad un evento culturale in quel di Casalnuovo(NA),”una città che scrive” elogio alla cultura ed in particolare alla narrativa e alla poesia.
Ciao Patrizio e grazie per avermi concesso qualche momento per poterti intervistare. Ancora una volta protagonista di un importante evento culturale che vede protagonista la città di Casalnuovo: ma in sostanza cosa troviamo di Patrizio e cosa c’è di Raffaele in questo genere di manifestazioni? “L’uno si nutre dell’altro,sarebbe impossibile avere il risultato che ho avuto senza questa osmosi che c’è tra loro: Patrizio prende da Raffaele questa vena infantile, di curiosità, si concede delle follie ed, essendo accettato dal pubblico, non mi prendono per pazzo.(ride) Raffaele da Patrizio attinge l’amore per l’arte,la generosità.
Quindi i due personaggi vivono in simbiosi.. “Si,io non avrei idea,non riuscirei ad immaginare Patrizio senza Raffaele che, posso affermare, ha plagiato la mia vita e formato la mia persona.”
Sei cresciuto con il tuo ruolo in “Upas”, in un certo senso…“Si, e la cosa bella di questo lavoro che si protrae da 20 anni è che il prodotto cresce con noi, in ogni fase: ed è questo che il pubblico apprezza”
Lei è una colonna portante insieme a Renato, non potrei immaginare la soap senza Renato Poggi e Raffaele Giordano. “Esatto! Siamo come Totò e Peppino! Un rapporto di amore e odio,di reciprocità”
Ultima domanda per restare in tema con la manifestazione: saprebbe dirmi il nesso che intercorre tra recitazione e poesia? “Le forme d’arte sono infinite: la poesia si può mettere in qualsiasi cosa,anche cucinando. La poesia non è altro che raccogliere sentimenti, emozioni, avere un animo sensibile che si accorge di ciò che lo circonda e questo sarebbe auspicabile in tutti gli aspetti della vita, anche nello sguardo di una mamma,della nonna di un amico,andrebbe colta la poesia anche in chi sbaglia e ci fa dei torti. Forse manca un po’ troppo la poesia per cui stiamo vivendo nell'aridità"
Roma caput mundi o caput orbis, definizione apparentemente elogiativa, rievoca in realtà la parabola di un impero che finì per cadere preda di se stesso, dell'incapacità di gestire gli stessi meccanismi che aveva innescato per accrescere la propria potenza
Quando una struttura di potere si impone, per via rivoluzionaria o attraverso un processo graduale, ha la necessità prioritaria di fare i conti con le forze che da quel momento dovrà gestire, in modo tale da mantenersi in vita, ma i suoi problemi non finiscono qui. Infatti, che si tratti di forze politiche all'interno di uno Stato o di Stati all'interno di un sistema geopolitico (regionale o globalizzato), l'istinto di conservazione tende a coincidere con la volontà di potenza. A livello teorico, governare una comunità politica significa gestirne le componenti in modo tale che le loro tensioni si armonizzino in vista del bene comune e, soprattutto, evitino di distruggere la compagine nella quale agiscono. Tuttavia, quando nella prassi il fine non è il bene comune, ma ciascuna forza politica mira a realizzare i propri interessi particolari, la dialettica è soppiantata dallo scontro tra fazioni.
All'interno di un sistema democratico autentico, differenze e divergenze sono linfa vitale, poiché l'equilibrio dinamico che instaurano è un potenziale antidoto alle derive autoritarie. Peraltro, a rigor di logica, chiunque stabilisca il proprio controllo all'interno di un territorio o di una società dovrebbe avere tra i suoi interessi primari quello di migliorare, o almeno di conservare, le condizioni di vita che vi trova. Quindi, chiunque si trovi al potere dovrebbe aver cura di favorire il pluralismo e la giustizia sociale e combattere le diseguaglianze, non tanto per altruismo, quanto per impedire che il sistema di cui è a capo collassi. Nondimeno il pilastro portante di un sistema politico è il sistema economico: quando quest'ultimo si fonda sulla riduzione in schiavitù di parte dei membri della comunità in cui opera, per quanto in periodi di prosperità sia in grado di alimentare e consolidare la sua potenza e garantire forme sia pure effimere ed esclusive di benessere, rischia di innescare meccanismi che in seguito non sarà probabilmente in grado di gestire a lungo termine.
Le tensioni sociali, in un simile stato di cose, sono in certa misura funzionali, ma una crisi economica significativa, causata da guerre o dal “naturale” andamento dei mercati, potrebbe acuirle, fino a mettere in pericolo la sopravvivenza stessa del sistema. Persino strutture più o meno riconducibili al crimine organizzato potrebbero alimentare il sistema economico, ma perlopiù agiscono contro gli interessi della collettività: ad esempio, lo storico Ammiano Marcellino racconta di un turpe commercio di schiavi organizzato da due comandanti romani ai danni dei “rifugiati” goti, che preparò il terreno alla disfatta romana di Adrianopoli. In una delle due occorrenze dell'espressione caput mundi, il poeta latino Lucano nella Farsaglia scrisse: ad altri basterebbero tante mura prese al primo assalto, tante rocche espugnate, il nemico in rotta, la stessa capitale del mondo (caput mundi), massimo premio di guerra, facile preda. Ma Cesare … sebbene possieda tutta l'Italia, poiché Pompeo si attesta sull'ultima spiaggia, tuttavia si cruccia di spartirla con lui. Il poema narra la guerra civile tra Cesare e Pompeo, fonte di distruzione per Roma, la potenza egemone del Mediterraneo che dopo una fase di espansione e crescita economica era stata dilaniata dai conflitti tra i più importanti poli del potere politico-economico che quella stessa crescita aveva contribuito a creare.
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La riflessione!
VINEXPO, the World of Wine & Spirits
Dal 18 al 21 giugno a Bordeaux si svolgerà Vinexpo, il grande evento internazionale dedicato ai vini e ai distillati, che metterà in relazione gli attori della filiera, per promuovere le vendite e dinamizzare i mercati. Lo dico subito: non è il caso di fare raffronti con il “nostro” Vinitaly. Se si conosce Vinexpo Bordeaux, se qualcuno ha partecipato almeno una volta a questa biennale del vino, è consapevole di essere in un altro mondo, in altra dimensione con un DNA decisamente internazionale. E nell’edizione 2017 un concentrato di novità aspetta gli operatori del settore durante 4 giorni ritmati da appuntamenti d’affari. Ieri un amico mi ha chiesto:”Quest’anno vado a Bordeaux. Cosa mi consigli di assaggiare?”. Semplice: “vivi Vinexpo lasciandoti guidare dall’impeccabile organizzazione che ti accompagnerà, ti consiglierà, ti ispirerà nelle scelte lungo il percorso del vino nel mondo”.
Frammento n. 1
Vinexpo in pillole.
2000 espositori provenienti da una quarantina di paesi. Lungo le corsie del Salone, i paesi produttori proporranno un campione della ricchezza e della varietà dei vini e distillati del mondo. La Spagna sarà il Paese al posto d’onore con la presenza delle principali denominazioni d’origine. Un Salone orientato al Business. Saranno riproposti One to Wine Meeting, servizio che organizza gli appuntamenti mirati tra espositori e visitatori registrati. WOW! Non la conosciutissima esclamazione di sorpresa ma acronimo di World of Organic Wines! 200 produttori ai quali sarà dedicato uno spazio adeguato dove i vari incontri saranno supportati da conferenze e tavole rotonde su tematiche afferenti questo particolare universo vitivinicolo sempre più in crescita. L’Academy Vinexpo. Eventi collaterali che riuniranno i maggiori esperti ed i talenti emergenti del settore in conferenze e degustazioni.
Frammento n. 2
Bordeaux, con il Vinexpo, vive “momenti di…vini”.
The Blend, la serata ufficiale del Vinexpo che si svolgerà quest’anno presso il Palazzo della Borsa, nel centro storico della città, in un contesto conviviale e rilassato ritrovandoci intorno ad una selezione originale di vini, champagne, cognac, armagnac ecc…
Il Salone, da sempre, non è aperto al pubblico ma agli addetti ai lavori. E allora? Una città all’insegna dei colori del vino e dei distillati: Les Vinexperiences. Eventi collaterali coinvolgeranno tutti. La rivista Terre des Vins organizzerà ogni sera, a partire dalle ore 18, degustazioni di diverse denominazioni francesi in luoghi emblematici di Bordeaux.
Frammento n. 3
Roero, cambia il disciplinare
L’ingresso del Roero nelle più grandi denominazioni italiane annunciato alla seconda edizione di Roero Days svoltasi recentemente a Milano. Le notizie più importanti sono state quelle relative al disciplinare di produzione. Sarà la vendemmia 2017 quella della svolta. Saranno introdotte le MGA, ovvero le Menzioni Geografiche Aggiuntive che permetteranno di regolamentare la zonazione e di fatto formalizzeranno per legge i “CRU”. La seconda importante novità annunciata è stata la prevista introduzione della Riserva per il Roero Arneis Docg. “Il Roero vuole penetrare nel mercato e restarci a lungo senza diventare un vino solo di moda” (Fonte: Cronache di Gusto).
Frammento n. 4
Vini d’Autore – Terre d’Italia
Oltre 1000 visitatori e 600 operatori per la due giorni che ha portato a Lido di Camaiore 80 eccellenze vinicole da tutta Italia. Un viaggio da nord a sud dello Stivale in compagnia di 80 protagonisti dell’Italia del vino, fra grandi nomi e piccole realtà di eccellenza: è questo ciò che è andato in scena nella due giorni appena conclusasi a Lido di Camaiore nei bellissimi spazi dell’Una Hotel. Fernando Pardini di Acquabuona, ideatore dell’evento, intervistato ha così sintetizzato:”L’idea è da sempre, dalla prima edizione, di regalare una fotografia non scontata dei vini del nostro Paese, affiancando ambasciatori storici del mondo vinicolo a piccoli artigiani, capaci di raccontare attraverso le proprie etichette storie e territori sempre più unici” (Fonte: Studio Umami)
Frammento n. 5
Bolgheri e il cambiamento in atto secondo Tenuta dell’Ornellaia.
“Se il cambiamento climatico lascerà il segno sui nostri territori nei prossimi 10-15 anni noi abbiamo già un piano B”. Parola di Axel Heinz, direttore della Tenuta dell’Ornellaia ed enologo delle celebri etichette aziendali. Guarda caso mettendo le mani avanti nel giorno di presentazione della vendemmia 2014 da tutti giudicata “difficile”. “Da sempre ci siamo attrezzati a vinificare 70/80 partite diverse provenienti da altrettante parcelle ed ottenere così tante diverse espressioni. Alleviamo principalmente ad alberello combattendo così la siccità. Crediamo alla variabilità genetica sicuri che sarà il futuro.” Del resto anche la fortuna è legata alla lettera B.
Osservo, scruto, assaggio e…penso.
“In generale, la prova dell’esistenza di funzioni intellettuali negli esseri animati, per i filosofi, consiste nell’esistenza di intenzioni, di capacità di pianificazione, di memoria, di emozioni, di capacità di prendersi cura dei figli, di sentimenti di gratitudine nei confronti dei benefici ricevuti, di risentimento nei confronti dei mali subiti. Ci sono, inoltre, le capacità di procurarsi ciò che è necessario alla vita e le manifestazioni di virtù, quali per esempio il coraggio, la socievolezza, la temperanza, la generosità.”
PLUTARCO
Dice Victor Hugo che
“Torturare un toro per il piacere, per divertimento, è molto più che torturare un animale, è torturare una coscienza.”
Quando si parla di rispetto degli animali, di tutela dei loro diritti, e quindi di scelta vegetariana o, ancor meglio, vegana, non si parla soltanto di buoni sentimenti, di cibi che giovano o che avvelenano, di cibi che ci aiutano a star meglio o di cibi che ci regalano malattie … Parliamo, prima di ogni altra cosa, di coscienze che si desidera vedere rispettate o di coscienze che non sono riconosciute come tali, ritenute non reali, equiparate a cose, allontanate, espulse dalla dimensione che avvertiamo come nostra.
Perché, se la coscienza è soltanto nostra, di noi umani, allora gli animali (gli “altri” animali) non hanno nulla a che vedere con ciò che ci appartiene e che più sentiamo caratterizzarci … i pensieri, le emozioni, il soffrire … Non possono avere nulla a che fare con il mondo nostro e noi possiamo sentirci liberati da ogni forma di responsabilità nei loro confronti.
Un ente privo di coscienza non può provare dolore. Quindi, se io lo incateno, lo bastono, lo squarto, lo macello, lo mangio … non sono, non posso essere un torturatore, un assassino, un massacratore, un cannibale … Sono soltanto un essere dotato di coscienza che si serve, per i suoi “giusti” fini e interessi superiori, di esseri che coscienza non hanno e che, come tali, non possono accampare diritti, pretendere di essere rispettati, di essere percepiti come nostro “prossimo”.
Credo che abbia colpito perfettamente nel segno Schopenhauer nel dire che l’intelligenza (e, così, ancor più la coscienza) venga negata agli animali soltanto da coloro che ne hanno assai poca. Non è tanto la consapevolezza della nostra coscienza a farci sentire, infatti, incommensurabilmente al di sopra degli “altri” animali. E’ la pochezza del nostro comprendere. E’, soprattutto, la pochezza del nostro sentire.
La nostra miope percezione della vera natura dell’animale è soltanto la meschina conseguenza della miseria del nostro pensiero, della miseria della nostra (piccola e angusta) coscienza che vuole difendere i propri privilegi, che non vuole farci rinunciare al ruolo di avidi e incontrastati, unici e assoluti, tiranni della Natura …
Davvero geniale colui che disse che, ad aver fatto diventare l’oca simbolo per antonomasia di stupidità, sono state le montagne di sciocchezze che gli uomini “dotti” sono stati capaci di scrivere, secolo dopo secolo, servendosi delle sue povere penne …
Il Decreto Legge Vaccini si pone l’obbiettivo di raggiungere un determinato risultato entro il 15 Settembre prossimo, quella più o meno la data d’inizio delle scuole, pena la mancata iscrizione dell’alunno alla scuola stessa.
Nel nostro Paese attualmente i minori non vaccinati in età scolare sono centinaia di migliaia, circa 800 mila, alunno più alunno meno.
Facciamo insieme due conti, ad arrivare al 15 Settembre, presumibile data per la riapertura delle scuole, giorno più giorno meno, mancano 3 mesi e mezzo, 105 giorni, considerando che siamo sotto chiusura delle scuole, gli scrutini, gli esami e quant’altro con pure l’estate nel mezzo, questi giorni prima della prossima riapertura delle scuole si riducono a 90.
Nel mezzo a questi 90 giorni le persone che nei mesi di Luglio e Agosto vanno al mare, o comunque in vacanza.
In questo scampolo di tempo, tutte le scuole dalle materne fino alle superiori, per permettere l’accesso alla scuola, dovranno analizzare tutti i libretti vaccinali di tutti i bambini e ragazzi.
Teniamo conto tra l’altro, che le iscrizioni per l’anno 2017-2018 sono ormai già avvenute, in automatico.
Per prima cosa, la ASL dovrà coordinarsi con le scuole, presumibilmente far recapitare copia dei libretti vaccinali alle scuole, ciò perché lo voglio ricordare è l’istituzione scuola che in questo caso è responsabile dell’iscrizione o no dell’alunno nel plesso scolastico, non la ASL. Sono perciò le scuole che dovranno verificare, prima di procedere ad accettare un alunno oppure no. Il che significa controllare praticamente i libretti vaccinali di tutti gli alunni da 0 anni fino a 16, nessuno escluso. Ad oggi si contano circa 8 milioni, alunno più, alunno meno.
In pratica le scuole dovranno spulciare caso per caso 8 milioni di libretti vaccinali e vedere chi è “manchevole” e chi no.
Fatto questo la scuola dovrà comunicare ciò alla ASL.
La comunicazione della richiesta di mettersi in regola, sempre secondo il decreto, non potrà essere ufficiosa o bonaria, bensì dovrà essere ufficiale e formale, in quanto eventualmente producibile agli atti di una successiva impugnazione di legge.
I dirigenti scolastici dovranno poi mandare una segnalazione all’azienda sanitaria (pena la denuncia). C’è più di qualcuno che ha già detto di non voler fare questo sporco lavoro.
La ASL poi dovrà cercare successivamente di convincere i genitori a fare i vaccini che mancano, cosa che a logica richiederà parecchio tempo, sempre che ciò abbia successo.
Un tempo affinché la ASL riesca a reperire il genitore e comunque per fargli avere comunicazione ufficiale, un tempo affinché il genitore si metta in contatto con la ASL, un tempo affinché il genitore prenda appuntamento e successivamente si possa recare alla propria ASL di appartenenza col minore, per provvedere alla pratica del vaccino.
Da tenere conto che c’è anche un numero considerevole di bambini ai quali, per determinate e specifiche patologie, è stato sconsigliato dal pediatra stesso la somministrazione del vaccino, che lo vorrei ricordare, come tutti i medicinali, ha comunque un impatto sull’organismo, il vaccino lo ha in particolar modo, perché si vanno comunque a introdurre nell’organismo del minore, agenti patogeni, sì è vero, sono a ridotta intensità patogena, ma che comunque producono una reazione nell’organismo stesso.
Ad esempio se un bambino è già malato, affetto anche da una semplice influenza, il vaccino non è somministrabile, se non a rischio di fare seri danni nell’organismo del bambino stesso, che già sta avendo il suo bel daffare per contrastare la malattia in corso.
Da tenere conto infine che tra la somministrazione e l’altra di ogni vaccino, è vivamente consigliato di porre un certo spazio di tempo, ciò per dar modo all’organismo di avere la propria reazione e ritrovare il suo successivo equilibrio.
Insomma non è che si possa bombardare l’organismo in pochissimo tempo di vaccini perché l’organismo non ha il tempo e il modo corretto di reagire ad essi.
Fatte queste dovute considerazioni.
Qualora non si sia ottenuto di perseguire il risultato di far vaccinare tutti i minori da 0 a 16 anni, con i famosi 12 vaccini adesso diventati obbligatori, la ASL dovrà nuovamente comunicare alla scuola di appartenenza coloro che non si siano messi in regola.
A seguito di ciò, eventualmente la scuola dovrà provvedere a negare l’accesso scolastico agli alunni.
Poi si inizierà a riflettere sulla sanzione da dare ai genitori per le scuole dell’obbligo…. Quanto?… 500, 1000, 2000, 7.500 euro? Da stabilirsi secondo quali criteri? Quello del numero di vaccini mancanti? O magari le condizioni economiche della famiglia? O altro ancora?
Non finisce qua, sempre negli uffici di igiene delle aziende sanitarie, si dovrà decidere se inviare una segnalazione ufficiale al Tribunale minorile e alla Procura della Repubblica, riguardo a tutti quei genitori che non abbiano adempito all’obbligo di legge.
Anche questa cosa della segnalazione con quale criterio avverrà? Cosa quest’ultima che a prescindere da tutto sarà comunque una scelta delicatissima, e penosa, che richiederà approfondimenti difficili da fare, verifiche da effettuare, mica che la perdita della potestà genitoriale possa avvenire in automatico d’ufficio, scelte onerose, quantificabili in prezioso tempo, quello dei giudici, in soldi pubblici e soprattutto in coscienza, quella umana cui si troveranno davanti i nostri giudici che a loro volta, mica sono macchine, per fortuna ancora no, bensì sono esseri umani, talvolta genitori loro stessi e per fortuna con capacità di sentire, di avere una coscienza propria e di valutare. Giudici che già adesso sono letteralmente sommersi dalla ordinarietà dei casi e che dopo il DL in poco tempo dovranno persino valutare centinaia di migliaia di casi di famiglie, caso per caso….
E poi una volta anche messa in esecuzione la perdita o la sospensione della potestà genitoriale, a seguire ci saranno, le impugnazioni della stessa, i ricorsi, i riesami, le rivalutazioni caso per caso ecc.
Nel caso di perdita di potestà genitoriale in numero alto, come verrà espletata la funzione di accudimento e tutela dei minori?
E ancora nei casi portati all’estremo (e certo ci saranno) nell’imporre l’esecuzione di legge di obbligo del vaccino cosa faranno le istituzioni, cosa verrà disposto? Verranno a prendere il minore con l’uso della forza, o facendo uso delle Forze di Polizia, anche quando questo minore non voglia e manifesti una propria intenzione nel non voler fare il vaccino?
Altro problema di carattere strettamente pratico organizzativo, le ASL in questi esigui scampoli di tempo, dovranno fare il doppio del numero di vaccini, il doppio in meno di un quarto del tempo rispetto al numero di vaccini che solitamente fanno in oltre un anno. Infine bisogna anche sottolineare che già adesso ci sono problemi di lunghe liste di attesa specie su certi vaccini e che comunque ci sono serissime difficoltà nei servizi, ciò per ammissione degli stessi igienisti, che attualmente proprio a fronte delle continue sforbiciate operate in anni e anni di tagli al Welfare sociale, adesso hanno organici ridotti e sono in seria difficoltà.
Questa nella pratica la descrizione dell’esecutività di questo orrore di Decreto Legge Vaccini.
Un vero e proprio orrore, una roba che solo immaginarla mentre la scrivevo mi ha fatto venire il voltastomaco, ciò che inorridisce ancora di più è pensare che qualcuno questo film dell’orrore lo ha veramente pensato e scritto presentandolo in un Decreto Legge. Solo questo dovrebbe far riflettere.
E ancora più orrore provo nel sapere che tante persone anche fra quelle che conosco non si rendano ancora conto o non vogliano ammettere per partito preso della enormità della schifezza prodotta con questo Decreto. Sento pure molto disorientamento, perché ciò significa implicitamente che molti di essi, di questi miei amici e amiche, non sono riusciti a immaginare quello che questo Decreto andrà a produrre nella pratica e nella quotidianità della vita delle persone nei prossimi mesi.
Mi sorprende moltissimo inoltre che nel 2017, un qualunque Governo che si definisca “progressista” in uno Stato che si dica “civilizzato”, qualunque sia il colore politico da cui è retto, con tutti i consulenti, gli specialisti, i tecnici, i mezzi, gli studi, e gli strumenti di cui dispone, non riesca poi a trovare una soluzione alternativa ed efficace per il raggiungimento di un certo obbiettivo d’interesse comune, come la salute pubblica, senza poi dover fare ricorso metodi punitivi e all’uso della forza.
E’ veramente possibile che non vi sia proprio altro modo che non stia nell’uso della coercizione e della punizione da intendersi come unico mezzo per raggiungere un determinato scopo? Se ciò fosse vero, significherebbe che siamo rimasti fermi al pensiero del Machiavelli, che siamo fermi ancora al 1500, “il fine giustifica i mezzi”.
Vorrei anche ricordare che, la salute pubblica è il valore centrale…..Ebbene sì, la Salute Pubblica, mica il vaccino in se e per se, che dovrebbe essere identificato solo e soltanto come uno dei molti mezzi a disposizione dalla società moderna per garantirla questa salute pubblica.
Non ci credo che si sia solo questa strada buia davanti…. mi riesce difficile farlo, non ce la faccio, non posso e non voglio credere che nel 2017 si sia rimasti al pensiero del Machiavelli e poi sentirmi anche dire che questo è un Governo progressista….. Non voglio, perché se così fosse significa che questo manco più è un Governo, bensì una entità sconnessa dalla propria base, guidata non più dal concetto di fare il bene comune, bensì da tutt’altri scopi, e con metodologie risalenti a oltre 500 anni fa…. Non posso e non voglio credere che ai giorni nostri un qualunque governo non disponga di strumenti e mezzi necessari per esercitare seppur al minimo il proprio ruolo, ovvero quello di garantire almeno la salute pubblica in un modo democratico e rispettoso delle persone, senza ricorrere ad uso della forza, senza necessariamente metter in moto nella pratica meccanismi da ventennio, come succedeva 80 anni fa con un governo di altro periodo storico e di ben altro stampo.
Carissim* chi avrà letto fino qua è già stato fin troppo eroico e paziente di per se, ma è di questo che si parla, del metodo, non di altro, eppure, anche adesso, alcuni negligenti, (riferito a chi fa politica) fanno orecchie da mercante facendo finta di non capire, e altri ancora, purtroppo i più credo, non afferrano nella sua interezza l’entità della questione, e l’impatto che questo decreto avrà nella società civile.
Possiamo solo sperare che sia soltanto un problema di comunicazione, un grosso deficit di comunicazione delle centinaia di migliaia di persone, che come il sottoscritto forse non riescono bene a comunicare, a cosa si stia andando incontro se questo Decreto Legge Vaccini verrà applicato per come è scritto. (Decreto che in quanto legge dovrà essere per forza applicato, oppure che responsabilmente e con senso di maturità venga stralciato, facendo marcia indietro, perché è pur vero tutti si può sempre sbagliare, basta però ammetterlo e poi correggere il tiro).
Speriamo perciò che l’incomprensione fra due differenti modi di vedere il paese e la società e il proprio ruolo di cittadini, differenze evidenziate ancora di più con questo DL, sia solo un grosso problema di comunicazione, perché al contrario, ciò vorrebbe dire solo due cose, o che le tantissime persone che lo rifiutano nel metodo, siano diventate ormai del tutto irrimediabilmente pazze e visionarie, a tal punto che ormai siano senza rimedio, allora, secondo lo stesso principio e metodo contenuti nel Decreto Legge Vaccini, per tutti noi, compreso il sottoscritto che scrive, in un futuro prossimo, potrebbe rimanere solo l’alternativa del TSO. Oppure può significare che in molti, purtroppo sempre di più, abbiano abdicato in buona parte l’uso alla ragione o quanto meno ad ogni forma di ascolto e altrui comprensione.
Bisogna infine porsi una domanda: Anche rimanendo in linea con le raccomandazioni del OMS e del ISS, ammettendo pur il deficit di vaccinazione nazionale, come si può arrivare ad una simile misura? Qualcosa che non torna, o per lo meno, si coglie immediatamente che è una misura oltremodo sproporzionata quella contenuta in questo Decreto Legge Vaccini, non c’è logica né giustificazione alcuna, è anche questo che dovrebbe quanto meno generare più di qualche dubbio in molte persone.
In questo caso per coloro che si rendano ancora conto di ciò che va accadendo, risulta necessario e senza altra possibilità alcuna, operare la pratica dello sciopero della fame, di forme di Disobbedienza Civile Nonviolenta e qualora risulti necessario e serva a richiamare l’attenzione su questa mostruosità che si va compiendo, arrivare persino alla possibilità della detenzione, come rimedio ultimo di uno Stato coatto e sempre più sordo al dialogo, che voglia obbligare un qualunque cittadino al rispetto di leggi che siano ingiuste e degradanti dell’essere umano e della sua dignità di persona.
In definitiva con questo Decreto Legge Vaccini c’è la netta sensazione che si sia prodotto un mostro, che spero si abbia la forza e la maturità di far velocemente rientrare, perché lo si voglia oppure no, si senta che ciò ci riguardi oppure no, stiamo sicuri che questo decreto andrà a toccare nella pratica la vita di tutte le persone, anche quella di coloro che ingenuamente o egoisticamente credono che non li riguardi.
Perché la dignità umana e i diritti civili, almeno quelli formali, (qualora proprio non si riesca garantire quelli veri e propri) vengono sempre e comunque prima di un vaccino.
Senza più nessuna forma di apertura al dialogo da parte dello Stato, senza una qualche forma di riconoscimento di coloro che ritengono che esistano altri metodi che non sia necessariamente l’uso coatto della punizione e della coercizione per raggiungere il diritto alla salute pubblica, allora in questo caso, almeno a mio sentire, l’unica risposta sta nella Disobbedienza Civile Nonviolenta e nel resistere, che a questo punto diventa un valore umano, non più un trasgredire, bensì un mezzo per riaffermarne il valore principale della dignità dell’essere umano.
Per gentile concessione dell'Agenzia di stampa Pressenza
Diverso in tutto. Direi “unico” nel suo genere. Perché ha unito in un unico formato Vino, Musica, Letteratura, Cibo e Botanica. E come cornice la Città di Lucca che sabato 6 e domenica 7 maggio si è aperta alla “pacifica invasione” dei wine lovers e non solo.
110 produttori provenienti dai territori compresi nelle cinque province toscane bagnate dal Mar Tirreno (i vini della costa di Massa Carrara, Lucca, Pisa, Livorno e Grosseto) ai quali si sono aggiunti 6 vignaioli della regione vinicola ospite di questa edizione: la Languedoc-Roussillon francese.
“Un risultato che ha confermato la crescita costante di una manifestazione che in soli due giorni ha permesso di scoprire, degustare, acquistare oltre 600 etichette, di partecipare a laboratori con verticali esclusive e masterclass uniche, nonché di conoscere in presa diretta le storie di tanti produttori che hanno scelto la Costa Toscana per dar vita a vini di decisa tipicità territoriale”. Questo il comunicato conclusivo che ha rispecchiato in pieno gli eccellenti risultati.
L’anima di questo evento è sicuramente, fino dalla sua prima edizione, “la degustazione en primeur”. Da qui il nome “Anteprima”.
Anche quest’anno la partecipazione delle aziende a questo particolare momento, riservato agli addetti ai lavori, è stata la consapevolezza di presentare campioni di botte, vini ancora “in costruzione”. Meglio dire “raccontare in prima persona, da parte dei produttori, storie di vendemmie, raccolta e lavorazione prima della commercializzazione”. In altre parole metterci la faccia.
A mio avviso è proprio questa l’unicità distintiva di questa manifestazione.
Tre laboratori condotti da Richard Baudains con tema “Anteprima 10 anni dopo”, quello condotto da Bernardo Conticelli sul Metodo Classico Toscano, le verticali condotte da Ernesto Gentili (Galatrona e Avvoltore), il laboratorio che Vito Intini ha dedicato ai bianchi del 2007. Questi gli appuntamenti risultati imperdibili di questa edizione.
Ma la novità assoluta è stata la masterclass dedicata ad un fuoriclasse: Ora da Re 1932. Un vino ritrovato. Rare bottiglie di questo siciliano particolarmente apprezzato da Luigi Veronelli.
Ma Anteprima dei Vini della Costa Toscana non si è limitata al solo vino. Cultura a 360°.
Anche in questa edizione il programma ha previsto confronti con cibo, letteratura, musica fino alla botanica.
La contaminazione cibo-vino che è stata interpretata con il cibo di strada, puntando sull’autenticità dei prodotti base e riproponendo piatti della tradizione in parte dimenticati.
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adozioni viti antiche |
La contaminazione vino-letteratura è stata interpretata dal Direttore del Puccini Museum, Massimo Marsili, che ha riproposto letture di alcuni brani del libro Cipressi e vite di Lorenzo Viani (Pacini Fazzi Editore).
La contaminazione vino-musica è stata interpretata da Lucca Classica con ben quattro appuntamenti musicali proprio nel chiostro del Real Collegio, sede di Anteprima. La soave musica è salita fin al primo piano ed ha accompagnato le degustazioni in quello che è stato un viaggio realistico e insieme immaginifico, fantasioso.
La contaminazione vino-botanica è stata interpretata dall’ufficializzare la dimora nell’Orto Botanico di Lucca, di alcune viti antiche, autoctone, del territorio lucchese.
600 grandi vini nati dal sole e dal mare. Contaminazioni vino, cibo, letteratura, musica e botanica. Cru peculiari frutto di un’infinita varietà di terre, altitudini, vitigni e storie di uomini.
Tutto questo è stata Anteprima Vini della Costa Toscana edizione 2017. Chapeau!
Come ogni particella in simbiosi con le altre non può vivere separata dall’organismo di cui è parte, allo stesso modo l’organismo non può esistere senza le cellule che lo compongono. Una cellula (l’uomo) che ivesse in antagonismo con le altre cellule metterebbe in pericolo se stessa e l’organismo (la società) di cui fa parte. Una cellula impazzita può generare il cancro come un uomo malvagio può mettere in pericolo la sua vita e quella dei suoi simili.
L’io individuale è un frammento dell’Io assoluto. La coscienza collettiva è parte della Coscienza cosmica; il pensiero individuale è un frammento dell’Intelligenza universale. Come la materia si esprime attraverso le forme così la Coscienza cosmica si manifesta attraverso la moltitudine di coscienze individuali. In sostanza la coscienza individuale è la parte più piccola dell’unica Coscienza cosmica che esiste e di cui fa parte, perché non può esistere materia, energia, percezione o intelligenza isolata: tutto ciò che esiste fa parte dell’Uno, del Tutto armonico.
La materia di cui è fatto il nostro organismo è parte della materia di cui è fatto l’intero universo. I nostri singoli corpi sono parti dell’umanità e l’umanità è una. Se una sola parte di un organismo è sofferente l’intero organismo ne risente ed è in pericolo di vita. Come esiste il corpo singolo, il corpo collettivo e il corpo cosmico così esiste il pensiero singolo, collettivo e cosmico.
Ogni organismo vivente è la sintesi formale ed energetica di utto il contesto planetario. Un animale erbivoro nutrendosi di piante si utre di tutto ciò che la pianta ha sintetizzato per la sua esistenza: dai raggi cosmici ai minerali, dall’acqua ai residui di altri esseri viventi che si sono polverizzati nella terra. Come gli animali carnivori, che nutrendosi di animali erbivori assorbono ogni elemento di cui è formato il loro organismo, allo stesso modo l’essere umano nutrendosi di vegetali o di animali si nutre della sintesi di tutto ciò che esiste nell’universo.
L’essere umano è chiamato dall’evoluzione ad ampliare la sua sfera percettiva, a non concepire le cose come entità isolate ma come tessere di un solo grande mosaico, come note della stessa sinfonia, come membra del medesimo organismo e a capire che l’esistenza di ognuno è assicurata grazie alla coesistenza con tutto ciò che lo circonda. Senza la diversità chimico-biologica nulla esisterebbe nell’universo. Da questo se ne deduce che finché una sola parte dell’umanità è sofferente, malata, denutrita o violentata, l’intera umanità è in pericolo di vita.
Finché gli animali sono sofferenti, imprigionati o uccisi dall’uomo le vibrazioni di terrore che ne scaturiscono ricadono pesantemente sull’intero contesto umano, perché tutto è inscindibilmente ed intrinsecamente collegato.
Arcobaleno di Gyula Vàrnai (foto Artedamiani) |
Il progetto dal titolo Pace al mondo di Gyula Varnai ci parla della sopravvivenza e la necessità delle utopie e del fatto che sebbene le nostre aspettative sul futuro non si siano realizzate, tuttavia in ogni epoca c’è bisogno di nuove visioni per gli scopi dell’umanità.
Il messaggio positivo che viene offerto dall’artista Varnai è senza dubbio qualcosa di piacevole, che può migliorare le premesse di una giornata grigia e lo scenario in cui ce lo presenta non può che essere accolto da un sorriso dopo aver oltrepassato la scritta Peace on Earth, illuminata al neon, e trovarsi di fronte un Arcobaleno formato da ottomila “colori” creati con i distintivi originali di varie associazioni, società, città e movimenti od eventi degli anni Sessanta e Settanta. L’epoca evoca la promettente immagine del futuro della Guerra fredda, la visione della pace sui conflitti, un messaggio tramite i
foto Artedamiani |
segni racchiusi nei significati di ogni distintivo che riferisce di lavoro, diletto, sport e quant’altro.
Gyula Varnai crea le sue opere con le più svariate tecniche, utilizzando oggetti reali e visuali del passato, spesso reliquie della guerra fredda o riferite ai dintorni della sua città, Dunaùjvàros, l’antica Città Stalin ungherese. Le sue opere assemblate riscrivono l’immagine del mondo stereotipato nell’Europa dell’est con referenze contemporanee.
PEACE ON EARTH
Di Gyula Vàrnai
Padiglione Ungheria
Venezia, Giardini di Castello
13 maggio – 26 novembre 2017
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Giuramento sulla Costituzione dI Roberta Pinotti |
Il Ministero della Guerra in Italia è stato abolito il 4 febbraio 1947, sostituito dal Ministero della Difesa, teniamo a sottolineare “ Difesa”, in seguito all’approvazione della nostra Costituzione, la guerra come strumento di offesa e di risoluzione delle controversie internazionali è stata ripudiata.
Probabilmente la nostra Ministra Pinotti, sopravvissuta del “fu Governo Renzi” e attuale rappresentante del Governo Gentiloni, deve aver perso questo importante passaggio della storia del nostro Paese, o per lo meno pare essersene “scordata” in più di qualche occasione.
Anche oggi, a margine della sfilata degli Alpini, la Ministra ha addirittura messo la freccia a destra superando addirittura Matteo Salvini, ma veniamo ai fatti e alle relative dichiarazioni della Ministra:
– 14 Febbraio 2015: “L’Italia è pronta. Si parla soltanto di ipotesi per ora, ma se dovesse essere chiesto al Paese di mettersi alla testa di una coalizione internazionale per un intervento in Libia, non ci tireremmo indietro. “Pronti a guidare la coalizione. Almeno 5000 uomini” Dichiarava a gran voce la Ministra Pinotti, in un’intervista al messaggero dove continuava con tono marziale “ragioni storiche individuano nell’Italia la nazione col ruolo di protagonista per le aspettative dei libici.”
Non se ne abbia a male la Ministra, se le ricordiamo che le “ragioni storiche” che più ci hanno legato alla Libia, vedevano l’occupazione militare della stessa, da parte dell’esercito italiano fascista durante il “ventennio”.
Invece egregia Ministra non riusciamo bene interpretare cosa intendesse per “Aspettative dei libici”, visto che il Governo ufficiale libico mai ha chiesto l’intervento diretto di alcun stato occidentale, ricordiamo bene inoltre che l’Italia all’epoca, gregaria della coalizione occidentale guidata da Francia, USA e Regno Unito. Coalizione che già nel 2011 fece disastrosi danni, appoggiando i cosiddetti “ribelli libici”, (come li chiamavano allora i nostri organi di stampa ufficiali, gridando alle rivoluzioni della primavera araba) peccato che subito dopo l’uccisione di Gheddafi, i ribelli si siano trasformati in combattenti mercenari del sedicente stato jihadista del Daesh, anche detto ISIS o Califfato. peccato pure che a seguito dell’intervento occidentale per soddisfare le allora “Aspettative dei libici” si siano creati dei “danni collaterali” come una sanguinosa guerra civile che si protrae da più di 6 anni a danno di tutta la popolazione e che adesso proprio dalla Libia senza più nessun controllo partano migliaia di poveri disperati spesso destinati a morire affogati nell’indifferenza generale. Dispiace anche ricordare che sempre in Libia nelle aree del paese ormai senza più nessuna forma di controllo, proprio a seguito della guerra civile, adesso esistono pure delle strutture chiamate connection house o “ghetti” nella loro lingua, edifici dove vengono portate ragazzine minorenni, schiave e vittime della tratta che in quei luoghi subiscono ogni tipo di violenza e abuso, una specie di iniziazione, prima di essere aviate poi al fiorente mercato della prostituzione in Europa.
– 2 Aprile 2016: in un servizio televisivo la Ministra Pinotti dichiara “Non esiste alcun problema di uranio impoverito tra i nostri militari” il giorno dopo alla sua dichiarazione, assistevamo alla morte di Gennaro Giordano 331° vittima, deceduto per un tumore fulminante, ennesimo militare italiano morto tra atroci sofferenze, proprio per via dell’esposizione all’uranio impoverito.
– 4 Ottobre 2016: sempre la Ministra Roberta Pinotti in visita ufficiale dai “Reali” sauditi., proprio nei giorni dei massicci bombardamenti dell’Arabia a danno della popolazione civile dello Yemen. Una visita presso uno degli Stati più retrogradi e maschilisti che la storia dell’Umanità contemporanea ricordi, uno Stato dove i diritti umani sono un optional, la pena di morte uno standard, un paese in cui le donne sono riconosciute in qualità di mammiferi e che ancora usa lapidarle, insieme alla flagellazione pubblica dei propri oppositori politici. La Pinotti all’epoca, in veste di Ministra, e prima ancora di “donna”, andò in “pellegrinaggio” presso la corte del Re, per promuovere bombe ed armi “Made in Italy”, ciò nonostante la legge italiana vieti di vendere armi a Paesi “in stato di conflitto armato” e in pieno contrasto con le direttive Onu, incurante persino di una risoluzione del Parlamento europeo che invitava i Paesi membri a interrompere immediatamente la vendita di armi ai sauditi.
E invece niente, la nostra Ministra era lì a Riad, proprio per incontrare il monarca assoluto arabo Salman, fargli persino la riverenza e pregarlo di comprare i nostri armamenti per meglio “massacrare” il popolo yemenita. Rientrata subito alla base dalla missione, la Ministra della Difesa, Roberta Pinotti, si attivò sottoponendo al parere del Parlamento dell’ennesima lista della spesa per nuovi armamenti: carri armati ed elicotteri da guerra, i micidiali “AW-129 Mangusta“ sulla base della quale è stata sviluppata una versione per l’estero che è stata acquistata dal nostro “amico” turco Recep Erdogan che ora sta attivamente utilizzando per bombardare efficacemente gli insediamenti della popolazione curda.
– 1 marzo 2017: la Ministra Pinotti dichiara candidamente il proprio sogno, “la nascita di un Pentagono italiano”, ossia un’unica struttura per i vertici di tutte le forze armate, una copia in miniatura di quello statunitense. Sempre in quella occasione la Ministra dichiaro che il “sogno” stava per diventare realtà. “La nuova struttura”, annunciò la Ministra in un’intervista a Repubblica, “è già in fase progettuale ed è previsto un primo stanziamento nel budget della Legge di stabilità.”
Tutto questo costa circa 23 miliardi di euro pari al 1,8% del PIL, l’Italia ad oggi spende per la difesa in media, 63 milioni di euro al giorno, cui si devono aggiungere anche le spese per le missioni militari e i principali armamenti, iscritte nei budget di altri ministeri.
Ma ciò non basta, come annuncio all’epoca la Pinotti “L’Italia dovrà presto essere in grado di portare la spesa per la difesa al 2% del PIL come richiede la Nato”
– 9 aprile 2017: proprio nei giorni dell’attacco americano in Siria con 59 missili, “gentile” omaggio del Neo-insediato Presidente Trump, la tensione che sale alle stelle tra Russia e USA, l’invio di navi nella penisola nordcoreana, in un crescendo che di giorno in giorno fa salire la paura d’un conflitto su larga scala, la nostra “affezionatissima” Ministra della Difesa Pinotti, in occasione del varo in Fincantieri di Castellammare di Stabia, del troncone di prua dell’unità di supporto logistico LSS (Logistic Support Schio) Vulcano, unità commissionata a Fincantieri nell’ambito del piano di rinnovamento della flotta della Marina Militare, per non essere da meno dichiara trionfale: “È un momento di grande orgoglio, abbiamo superato momenti di grande difficoltà e ora guardiamo al futuro con occhi diversi” […] “Amplieremo la flotta, il momento lo richiede” […] “con l’esigenza di rinnovare le navi della flotta della Marina Militare.” Abbiamo deciso di farlo in modo intensivo, poiché lo scenario internazionale lo prevede” ribadisce la Pinotti; detto in altri termini si va verso uno stato di guerra e noi ci buttiamo dentro a capofitto, ovviamente ciò in barba all’Art. 11 della nostra Costituzione “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” .
– Veniamo ai giorni nostri, 14 maggio 2017: giorno in cui apprendiamo a margine della sfilata degli Alpini, che la Ministra, col mento alto e lo sguardo fiero, come si addice a tutti i comandanti in arme e capo in pectore, sorpassa a destra persino Salvini e prontamente dichiara “La riproposizione di una qualche forma di leva obbligatoria declinata in termini di utilizzo dei giovani in ambiti di sicurezza sociale non è un dibattito obsoleto” ovvero detto in altri termini, ripristino della chiamata, la finalità poi si vedrà.
Sì perché per la precisione, cara Ministra Pinotti, glie lo dobbiamo ricordare, è stata solo sospesa la chiamata al servizio militare, ma non la leva obbligatoria, che secondo la legge 226 del 23 agosto 2004, in vigore dal 1 gennaio 2005 non è mai stata abolita, ma solo sospesa la chiamata.
A questo punto esimia Ministra, aspettiamo qualche sua altisonante dichiarazione ad effetto, magari in tenuta marziale, giusto per la parata militare del prossimo 2 giugno, che vorremmo rammentarle è la festa della nostra Repubblica, non dell’esercito e tanto meno della guerra e delle armi.
Faccia pure le sue dovute considerazioni “egregia” Ministra, ci voglia sentitamente scusare, se fra queste, le ricordiamo che lei è investita della sua alta carica giurando proprio sulla nostra Costituzione, che ripudia fermamente la guerra e che lei ricopre quel ruolo, in virtù di poter servire i suoi cittadini ops.. ci scusi, i suoi “umili sudditi” e soprattutto per rendere servizio al suo, che è anche il Nostro Paese, non certo alle Lobby delle armi, né alle Banche armate, né tanto meno ai Signori della guerra.
Per gentile concessione dell'agenzia di stampa Pressenza