L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.


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Kaleidoscope (1299)

Free Lance International Press

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Il 29 febbraio prossimo sarà la giornata di celebrazione delle “Malattie rare nel mondo”- “The Rare Disease day”- come accade ormai di consueto da alcuni anni, l’ultimo giorno del mese di febbraio. L’ evento che si celebrerà ovunque nel mondo viene promosso da EURORDIS, una federazione di associazioni non governativa incentrata sui malati che rappresenta 705 organizzazioni di malati in 63 paesi, coprendo almeno 4000 malattie (www.eurordis.org).

I numeri delle “ malattie rare” sono incredibili: 27-36 milioni di persone in Europa e circa 1-2 milioni in Italia. Per rara -lo ricordiamo- si definisce in Europa una malattia che colpisce non più di cinque pazienti su 10.000 abitanti.

Questi i valori numerici che ci danno chiarezza del fenomeno: grave, di nicchia e talvolta- va detto- si verificano casi senza alcuna diagnosi e terapia.

Tra le malattie rare occupano un posto piuttosto importante le immunodeficienze primitive -quasi sempre su base genetica- in cui il sistema immunitario dei malati presenta alcuni difetti degli elementi cellulari o proteici che intervengono nei meccanismi di controllo delle infezioni.

Una malattia tra le più temute tra le immunodeficienze primitive è la SCID (Severe Combined Immunodeficiency Disease): una malattia importante che se diagnosticata in tempo è curabile grazie ad un trapianto di midollo osseo.

Il fattore TEMPO è determinante per questo tipo di malattie: la riconoscibilità immediata della patologia da parte dei medici che possa portare subito ad una diagnosi e poi, alla terapia immediata è fondamentale.

Purtroppo, a causa della difficile individuazione- sono circa 6000 e molte di esse di natura genetica- non sono visibili a tutti.

Alle volte passa molto tempo, anche decenni, per alcuni pazienti e sopravvengono compromissioni pericolose per la salute, talvolta irreversibili.

Individuarle significa fare investimenti nella ricerca e incrementare una cultura dell’informazione.

Su ciò il nostro Paese è ampiamente in ritardo. Le “rare” sono un fenomeno di nicchia, riguardano una percentuale di nicchia di persone e di famiglie e come tale viene trattato dalla politica. Un problema di pochi e per un piccolo bacino di voti.

Nel paese, quindi, si può passare da un’immagine forte e chiara come quella di Theleton al dramma del caso Stamina.

E qui c’è di nuovo un problema tutto italiano: basti pensare ai “farmaci orfani” che sono deputati al trattamento delle patologie rare o orfane.

A dispetto di quel che si pensa non sono orfani di interesse da parte della farmaceutica e della ricerca ma basta ricordare che in Italia la spesa per i farmaci orfani è circa del 5% della spesa farmaceutica complessiva e meno del 1% della spesa sanitaria complessiva.

C’è molto da fare in questo campo, e di risorse da impiegare poiché la spesa sanitaria italiana è tra le più alte in Europa e il sistema al collasso. Secondo il dott. Alessandro Capone, medico ed esperto di Economia sanitaria e Ricerca “per contrastare la crescita della spesa sarebbe utile realizzare un sistema avanzato di generazione e analisi di dati sanitari qualificati”.

Questo significa, tradotto in sintesi: più investimento, più ricerca e più innovazione per governare e rendere più efficiente la spesa sanitaria e migliorare la domanda di salute dei pazienti.

Ho conosciuto da vicino un caso di malattia rara: esplosivo, debilitante, ma fortunatamente guaribile e debellabile anche se con prognosi lunghissima come accade in tutte le malattie rare.

Chi conosce da vicino pazienti e famiglie coinvolte può toccare con mano il dramma che sconvolge e irrompe nella loro vita: lunga ospedalizzazione, sofferenza per il malato, terapie (se si è fortunati e ci sono) azzeramento della propria vita lavorativa o scolastica e una vita nuova e diversa, quella che si avrà dopo la malattia.

In questo, lo diciamo, l’associazionismo familiare italiano non ha concorrenti nel mondo: la rete dei pazienti e delle loro famiglie sono fonte di sapere e di aiuto e di sostegno collaborativo senza confini.

Pensiamo alla rete UNIAMO che è la federazione italiana malattie rare onlus e ai tanti medici e infermieri che nelle grandi strutture ospedaliere pubbliche italiane lavorano con scrupolo e abnegazione colmando le inefficienze di un sistema sanitario italiano al collasso.

A chi va il nostro pensiero alla fine di queste riflessioni? Purtroppo, non può che andare alla politica di questo paese.

Scopriamo ad esempio che L’onorevole Reguzzoni della Lega Nord (nel 2012) ha sommerso il Miur e il Ministero della Salute ed ancora quello degli Affari regionali e degli Affari Europei e di tutti i ministeri di competenza di interrogazioni per la maggior parte simili e volte in primis ad avere informative sulla ricerca scientifica e i trial clinici per le malattie rare. Con una particolarità: Reguzzoni ha scelto di fare singole interrogazioni per ciascuna singola malattia, un lavoro enorme (dalla malattia di Stargardt, alla sindrome di Turner, alla porpora di Schonlein Henoch, alla malattia di Kawasaki...etc.).

Che fine ha fatto questo lavoro? Che esito ha avuto? Può il lavoro di questo onorevole sollevare le coscienze e l’interesse del nostro governo?

Non lo sappiamo, ma le interrogazioni come queste sullo stato della ricerca sono una richiesta chiara di quale sia l’impegno pubblico italiano in materia. Richiedono delle risposte e un impegno da parte della politica.

La domanda della Salute resta un bene primario per tutti noi cittadini e nella lotta alle malattie rare l’impegno non può che essere di Tutti. Dai governanti ai volontari, dai medici ai familiari fino ai pazienti.

Perché nessuno di loro possa mai sentirsi solo. Che sia il 29 febbraio “The Rare Disease Day” o meno.

http://www.rarediseaseday.org/videos

Dopo le allarmanti dichiarazioni degli ultimi tempi da parte dell’OMS sulla cancerogenicità della carne molti probabilmente si verseranno sul consumo di pesce, convinti che questo sia meno dannoso della carne. Ma è interessante sapere che il pesce è carne grassa come ogni altra carne di animale, che i pesci contengono grassi saturi in quantità anche maggiore della stessa carne; che il grasso del pesce fa ingrassare allo stesso modo della carne di maiale;  che il pesce contiene molto colesterolo (gamberi e crostacei ne contengono quasi il doppio rispetto alla carne di manzo), che il pesce per motivi di sicurezza e gusto deve essere cotto e la cottura denatura gli Omega 3, oltre ad inattivare gli enzimi digestivi, che il 70% del pesce consumato in Italia viene dall’estero e che il 40% è da allevamenti intensivi che contengono enormi quantità di additivi chimici, di farmaci ormoni, antibiotici e varie altre sostanze chimiche e che si ritrovano poi nelle carni del pesce e che entrano nel metabolismo di coloro che se ne nutrono;  ma occorre anche sapere che per 10 kg di spigole di allevamento occorre sacrificare 100 kg di sardine catturate in mare, che ogni 10 pesci catturati 8 vengono ributtati in mare, morti o agonizzanti, ritenuti non commestibili; occorre sapere che tra non molto non vi sarà più pesce da pescare perché i grandi pescherecci distruggono i fondali e la predazione sistematica lascia gli oceani senza vita, distruggono l’ habitat marino per l’azoto degli scarichi degli allevamenti con la conseguente anomala crescita delle alghe.

Poi ci sono le immense quantità di mercurio che le industrie scaricano nel mare (circa 10.000 tonnellate all’anno) che passa facilmente dal pesce nell’organismo umano. E’ utile ricordare la strage di Minamota (Giappone) del 1952 nella quale morirono 77 persone ed altre 360 rimasero invalide per aver mangiato pesce ricco di mercurio. Nei pesci sono state trovate quantità enormi di pesticidi e di metalli pesanti, come: piombo, mercurio, cadmio, oltre residui di scarichi industriali che finiscono in mare, nei laghi e nei fiumi.

Il mercurio è una potente neurotossina in grado di interferire nello sviluppo del cervello riducendo l’intelligenza specialmente dei bambini e che provoca danni al sistema nervoso. Secondo la Food and Drug Administration il mercurio contenuto nel grasso può causare malformazione nei neonati, danni renali, deficienza mentale, cancro.

Il cadmio può comportare disfunzioni renali e sessuali, decalcificazione ossea, cancro.

Lo zinco può procurare effetti dannosi alla circolazione sanguigna, all’apparato digerente, ai reni, ai polmoni, al pancreas e al sistema riproduttivo.

Il piombo oltre ad ostacolare lo sviluppo dell’intelligenza nei bambini, negli adulti può causare ipertensione, malattie cardiovascolari, cancro ai polmoni, stomaco, cervello.

Poi c’è il pericolo di intossicazione anisakis, piccoli vermi che si trovano nell’intestino di molti pesci, come aringhe, sgombri, merluzzi, acciughe, pesce sciabola, pagello, nasello, totani, rana pescatrice, pagaro, pagello, il San Pietro e in alcune specie di pesce azzurro.

Eticamente è molto più grave consumare del pesce che carne di animali terricoli. Mentre con la carne di una mucca o di un maiale si nutrono centinaia di individui per il pesce è necessario sacrificare molti animali e il valore di un animale non si valuta in base alla sua dimensione corporea.

Le raccomandazioni dei nutrizionisti di consumare pesce almeno 2-3 volte a settimana per garantirsi l’Omega 3 non è sufficiente ad assicurare il quantitativo necessario. Solo alcuni tipi di pesce contengono modeste quantità di Omega 3 e solo se i pesci sono selvatici o da acquicoltura con pesci che si nutrono di pesci che mangiano alghe da dove traggono l’Omega 3. I benefici per la salute umana non sono dimostrati o al limite sono trascurabili, per contro i danni alla salute per il consumo di pesce e i disastri ambientali causati dalla pesca sono ben documentabili.

February 22, 2016

Il Teatro è nell’atto, cioè nell’immediato, in quello che un filosofo chiamò l’immediato svanire, la presenza e al tempo stesso, assenza. Questo è il superamento del grande attore” (Carmelo Bene).

Solare, dinamica e determinata, Eleonora Ivone è un’attrice completa che spazia con disinvoltura dalla tv al cinema e al teatro. Dagli esordi nel mondo della moda, per grandi firme come Valentino e Jean Paul Gaultier, approda sul grande schermo. Uomini senza donne di Angelo Longoni segna il suo debutto al cinema. Dal 2000 si susseguono interpretazioni teatrali e partecipazioni in diversi film per la tv, tra cui: Le madri, L’ultimo rigore, Tutto in quella notte, Part-time, Un anno a primavera e Un amore di strega. Nel 2011 partecipa al film per il piccolo schermo: Tiberio Mitri, il campione e la Miss. Tra i ruoli di maggiori rilievo quello di Chiara nel film Non aver pauradiAngelo Longoni, affianco di Laura Morante e Alessio Boni. A teatro tra i lavori più significativi: I tre Operai, Una volta nella vita, Il Muro e Ospiti.

Incontriamo Eleonora Ivone a Roma dove è in scena con la commedia, scritta e diretta da Angelo Longoni, L’Amore migliora la vita, con Ettore Bassi, Gaia De Laurentiis e Giorgio Borghetti. Reduce dal successo di pubblico e critica al Sala Umberto di Roma, lo spettacolo si sposta al Teatro Nino Manfredi di Ostia, dal 23 Febbraio al 6 Marzo.

Quando hai capito che avresti voluto recitare?

Ho cominciato a lavorare da giovanissima come modella un po’ per gioco, un po’ per guadagnare qualcosa ed essere indipendente. Ma l’ambiente della moda era troppo duro e frustrante, bisognava essere sempre perfette e io non lo ero…troppi denti, troppo bassa, troppi nei, troppo grassa…un inferno!

Così dopo la maturità ho cominciato a fare provini anche per la pubblicità, mi sentivo più a mio agio e mi divertivo, mettendomi in discussione anche su altre potenzialità. Mi sono accorta che funzionava, così ho approfondito e mi sono resa conto che dovevo seguire la strada della recitazione, frequentando la scuola di Beatrice Bracco, ma anche stage di recitazione con insegnanti sia russi che americani.

Nella tua scelta sei stata incoraggiata o osteggiata dalla tua famiglia?

Mah! Sicuramente mio padre mi ha sempre incoraggiata e sostenuta. Mia madre forse avrebbe preferito un percorso più classico, tipo laurea e posto fisso…ma alla fine credo siano contenti!

Avevi miti di riferimento?

Ero affascinata dalle grandi attrici di un tempo come Rita Hayworth, Bette Davis, Audrey Hepburn, ma anche da quelle più vicine a noi, come Meryl Streep.

Ti sei cimentata sia al cinema che in tv e in teatro, in quali di questi mezzi ti senti più realizzata?

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 Eleonora Ivone

Quando mi fanno questa domanda rispondo sempre che sicuramente, se potessi, alternerei in egual misura tutti e tre i mezzi…ma non rinuncerei mai al teatro!

C’è un personaggio che ti piacerebbe interpretare a teatro?

Sicuramente MEDEA, il primo grande personaggio che ho visto a teatro da bambina, all’età di 11 anni, che in quell’occasione era interpretata dall’immensa Mariangela Melato. Mi piacerebbe farla in chiave moderna, ma usando il testo di Euripide.

Che ne pensi della frase di Eduardo “Gli esami non finiscono mai”?

Frase sempre attuale e vera. Essere continuamente sotto esame è stressante, ma anche uno stimolo a migliorarsi e a non accontentarsi, dimostrando a se stessi che le sfide sono un importante strumento di crescita individuale!

Attualmente sei in scena con la commedia, scritta e diretta da Angelo Longoni, “L’amore migliora la vita”, insieme a Ettore Bassi, Gaia De Laurentiis e Giorgio Borghetti. Quanto ti assomiglia il personaggio che interpreti?

Allora…direi che ad un primo impatto mi sembrava che “Silvia” non avesse niente in comune con me, poi approfondendo mi sono resa conto che in ogni personaggio c’è una parte di noi stessi, un lato nascosto e profondo della personalità che emerge inaspettatamente.

Durante il tuo percorso artistico hai affiancato colleghi importanti, con quali hai trovato maggiore affinità?

Si è vero, ho incontrato tanti talenti sulla mia strada, ma quelli con cui ho trovato maggiori affinità sono Alessio Boni, Ettore Bassi e Gaia de Laurentiis.

Il tuo è un lavoro molto impegnativo, come riesci a conciliare vita privata e professione?

Mi impegno tantissimo, come tutte le mamme e le mogli che lavorano.

Quando e se hai del tempo libero, come ti piace impegnarlo?

Naturalmente con la mia famiglia, con le mie tre figlie. Poi, dopo le tournée, riprendo ritmi di vita normali: vado in palestra, al cinema e a teatro.

Progetti futuri?

Finita la tournée, sarò a teatro con nuovo spettacolo e poi in televisione.

La capitale sempre più multietnica

Ieri sera, a Roma, in un’accoglientissima location situata nella zona fra due dei simboli sacri della romanità, il Colosseo e la Basilica di San Giovanni, si è svolta una conferenza degna di una città multietnica e d’avanguardia. I gestori di “Riccio Capriccio Eco-parrucchieri” (in via di San Giovanni in Laterano), da sempre molto più di un semplice coiffeur e una realtà attenta alle tematiche sociali e dei diritti delle minoranze, hanno organizzato una conferenza sul tema del velo islamico. Takoua Ben Mohamed (illustratrice e autrice di Fumetto Intercultura), Hind Lafram (stilista di moda islamica), Sabika Shah Povia (giornalista), Renata Pepicelli (docente Università LUISS e autrice di “Il velo nell’Islam. Storia, politica, estetica”, Carocci 2012), Francesca Caferri (giornalista di Repubblica e autrice di “Il paradiso ai piedi delle donne.

Le donne e il futuro del mondo musulmano”, Mondadori 2012) hanno dibattuto sul valore estetico, religioso e politico di questo indumento che come si è ironicamente ricordato: “copre la testa, non il cervello!”L’argomento dell’hijab, sia nei paesi a maggioranza musulmana che in quelli occidentali, generalmente spacca l’opinione pubblica fra chi lo ritiene espressione di un’identità religiosa e culturale e chi lo considera la prova del diffondersi di un Islamismo oscurantista e misogino. Pochi sono però coloro che si aprono a un confronto diretto con le donne che lo portano. Quanti occidentali ricordano che fra le donne islamiche vi sono autrici di fumetti o stiliste creatrici di brands o giornaliste?

Le donne velate e non, islamiche e non che, da diverse prospettive, hanno partecipato al dibattito, hanno dimostrato quanto la questione sia aperta e vada trattata senza pregiudizi e lontano dagli stereotipi. Molte sono le donne migranti che cominciano a indossarlo per libera scelta solo una volta stabilitesi nel paese ospitante (emblematico il caso di molte bangladesi) e fra le giovani islamiche della generazione 2.0, in bilico fra diverse culture, quelle che portano il velo sono in aumento.

Prima di giungere ad affrettate conclusioni è utile ricordare che le ragioni sono molteplicie innanzitutto personali per ciascuna e che, seppur accomunate da una stessa Fede religiosa, dietro ognuna di esse c’è una storia e un bagaglio culturale differente. Il velo che più ci divide dal mondo esterno è quello dell’ignoranza. La chiave per capire meglioè sempre: l’apertura verso l’altro, in questo caso l’“altra”, vista come un’occasione di arricchimento del nostro orizzonte.

Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

Notizia dell’ultim’ora.

È deceduta a 89 anni Jacqueline Salvatori una delle icone della Champagne. Sfido qualsiasi amante di questo vino che dal 1952 abbia frequentato Epernay a non ricordare l’operosa, energica, dinamica proprietaria dell’enoteca in Rue Flodoard. Da lei trovavi “tutti gli champagne” a prezzi concorrenziali, a volte inferiori alla vendita effettuata nelle caves delle Maisons. Un passaggio obbligato per gli acquisti e per la foto di rito “immersi in un mare di bottiglie di champagne”.

Frammento n. 1

Giacomo Tachis nella sua bottiglieria1
Giacomo Tachis nella sua bottiglieria

Ci ha lasciato Giacomo Tachis, l’Uomo del Rinascimento del Vino Italiano.

Insieme a Emile Peynaud è stato uno dei Grandi in assoluto nel mondo moderno della vitivinocoltura. Come ricordarlo? Il Vinitaly ha pensato di dedicargli la più importante degustazione nel corso della 50° edizione (10-13 Aprile 2016). <Il racconto di ciò che ha creato lo faranno quei produttori che hanno avuto l’intuizione, il privilegio e l’onore di lavorare al suo fianco> (Giovanni Mantovani Direttore generale di Veronafiere). Uomo raro, intelligente, colto, umile, ironico, ha scritto le pagine fondamentali dell’enologia e della vitivinicoltura italiane moderne. (Fonte: Veronafiere)

Frammento n. 2

1716-2016 I trecento anni del primo territorio di…Vino.

4EFECE1E C99E 4C98 A843 2F528AB5232121Il 15 e 16 febbraio torna alla Stazione Leopolda di Firenze la “Collection” del Chianti Classico. Quest’anno celebrerà i suoi Trecento Anni di Storia da quel lontano 24 settembre 1716, quando il Granduca Cosimo III de’ Medici decise di delimitare con un bando, per la prima volta nella storia, alcuni territori particolarmente vocati per la produzione di vini di alta qualità, fra cui quello del Chianti, corrispondente oggi al Chianti Classico. 165 aziende, per un totale di 587 etichette, 47 anteprime da botte della vendemmia 2015 e 70 Chianti Classico Gran Selezione in degustazione. Un totale di 7000 bottiglie che saranno aperte e servite da una squadra di 50 sommelier per oltre 250 giornalisti provenienti da 30 paesi diversi e più di 1500 operatori accreditati. (Fonte: Consorzio Vino Chianti Classico)

Frammento n. 3

SAM 2518Il Merano Wine Festival in trasferta in Toscana: Wine&Siena  

Il 30 e 31 gennaio scorso si è svolta l’attesa manifestazione promossa da Merano Wine Festival in due location storiche e suggestive a Siena: le Sale di Rocca Salimbeni e le sale dell’Hotel Continental. La Toscana dei Grandi Rossi insieme al perlage del Franciacorta, i bianchi del Nordest, i corposi piemontesi, i vitigni autoctoni adriatici e della viticoltura eroica ligure e tanti altri accanto a eccellenze del food italiano di qualità. <Abbiamo voluto Whine&Siena – ha affermato Helmuth Köcher l’anima del MWF – per promuovere e sostenere gli imprenditori di un settore che portano ricchezza e benessere al territorio. Grazie alla sinergia con amministratori locali e l’attenzione di chi ha la disponibilità di location di grande valore storico e artistico siamo riusciti a portare una selezione di grandi produttori in terra di Siena. È la dimostrazione che il vino è il motore dell’Italia> (Fonte: Merano Wine Festival)

Frammento n. 4

Pizza napoletana Franciacorta Tour 2016

foto pizza e chiarettoSi è svolto in Gennaio il primo Franciacorta Pizza Tour. I Vini dell’Arcipelago Muratori insieme alle pizze di Ivano Veccia della Pizzeria Il Limoneto a Forio d’Ischia (Na). La fortuna di possedere due Tenute in Campania porta la Famiglia Muratori a nutrire una profonda passione per la Pizza Napoletana. La prima location è stata il Bistrot della Filanda a Chiari (Bs) dove l’abbinamento molto riuscito è stato con il Bianco Pietra Brox, biancolella Ischia DOC prodotta nella Tenuta Giardini Arimei a Ischia. La seconda alla Pizzeria Al Fienile a Palazzuolo S/o (Bs) con l’abbinamento del perlage NumeroZero Villa Crespia Franciacorta blanc de blancs, risultato poi il miglior abbinamento in assoluto. Terza presso i Cappuccini Resort a Cologna (Bs). La location più “sciccosa”. Altro perlage, Cisiolo Villa Crespia Franciacorta dosaggio zero blanc de noirs. Alla Pizza si deve abbinare la Birra. Ma quando mai? (Fonte: Ufficio stampa Arcipelago Muratori)

Frammento n. 5

roscioli caffeIl nuovo Caffè Pasticceria Roscioli a Roma.

Ha aperto di recente, in Piazza Benedetto Cairoli a due passi dalle storiche insegne di famiglia, quello che vuol essere, negli intenti dei fratelli Alessandro e Pierluigi Roscioli, la loro personale versione del caffè romano. Dopo una ristrutturazione attenta dei locali che furono della storica Pasticceria Bernasconi basata su un mix di classico e contemporaneo, il 13 gennaio scorso ha aperto questo che possiamo chiamare format. Non solo caffè e pasticceria ma lunch, after seventeen ed infine l’aperitivo con ostriche, piccoli “sfizi”, per accompagnare vini e champagne. <la filosofia della nuova pasticceria sarà quella che da sempre ci contraddistingue: grande attenzione alla materia prima, alle preparazioni, al lavoro in laboratorio e al cliente, sia a livello di narrazione del prodotto che di accoglienza> Parola di Pierluigi Roscioli.(Fonte: Aromi Creativi)

Segnalazioni:

Rocco LettieriDue particolari articoli scritti da Rocco Lettieri, valente giornalista associato alla Flip, pubblicati da La Rivista della Camera di Commercio Italiana di Zurigo, su argomenti differenti: uno su Wine2Wine, la seconda edizione del Forum ideato da Veronfiere-Vinitaly dedicato al mondo del Vino, l’altro su di una tradizione da valorizzare e preservare dal titolo Lo Stivale del Pane Italiano. <il più antico degli alimenti presente su tutte le tavole con forme e ingredienti che cambiano da paese a paese, da campanile a campanile> (Rocco Lettieri). (Fonte: mensile La Rivista gennaio 2016 e settembre 2015)

Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)

February 14, 2016

Oltre l'ondata di sentimenti e risentimento, l'omicidio del giovane ricercatore italiano riporta in superficie vecchie perplessità sulla leggerezza con cui gran parte dei paesi occidentali, potenti o meno, stabilisce rapporti economici, quindi anche diplomatici, con paesi i cui governi vengono costantemente richiamati dalle organizzazioni umanitarie per le sistematiche violazioni dei diritti umani. Basti citare le recenti visite ufficiali della cancelliera tedesca Angela Merkel in Turchia, o l'accordo tra Washington e Ankara dello scorso anno. Trattative in entrambi i casi motivate dall'esigenza di cooperare con la Turchia sia sulla questione migranti e rifugiati, che nella lotta ai cartelli del jihad dell'autoproclamatosi “Stato islamico” (conosciuti come Daech, ISIS o IS). Ovvie le considerazioni sul ruolo strategico della Turchia, dove, peraltro, lo scorso novembre si è tenuta l'ultima riunione del G20, nella città di Antalya, ma è alquanto discutibile l'atteggiamento del governo turco e del suo presidente Recep Tayyip Erdoğan in materia di libertà di stampa e di espressione e sulla questione curda: giornalisti in carcere, testate chiuse, interruzione unilaterale dei colloqui di pace con la guida del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) Abdullah Öcalan, mesi di militarizzazione e devastazione delle regioni sud-orientali della Turchia.

Come se non bastasse, il Segretario di Stato statunitense John Kerry ha avanzato l'ipotesi di un intervento di terra in Siria, nel caso in cui il presidente siriano Bashar al-Assad “non terrà fede agli impegni presi e l'Iran e la Russia non lo obbligheranno a fare quanto promesso”. Un'ulteriore legittimazione, per quanto implicita, della linea politica (interna e internazionale) di Ankara. Nessuna obiezione ufficiale finora sui bombardamenti dell'artiglieria turca nel Nord della Siria, contro postazioni delle Unità di difesa popolare (YPG, che fanno riferimento al Partito di unione democratica – PYD –, vicino al PKK turco). Nessun dubbio della comunità internazionale sulle motivazioni ufficiali fornite dalle autorità di Ankara, che hanno presentato queste operazioni come “rappresaglia”. Nei giorni scorsi, infatti, secondo fonti militari turche, unità dell'esercito governativo siriano avrebbero sparato mortai nella provincia turca di Hatay, vicino a Çalıboğazı, mentre dalla città siriana di Maranas, controllata dalle PYD, sono stati sparati colpi contro la regione turca di Akçağbağlar. Una versione che sembra essere stata accettata senza battere ciglio dalla comunità internazionale. Similmente, Nazioni unite, Alleanza atlantica (NATO), Unione europea non hanno neppure tentato di mettere in discussione le intenzioni di Ankara di inviare truppe di terra in Siria (annunciata in un momento in cui le PYG stanno guadagnando terreno a scapito di Daech), né hanno tentato di dissuadere l'Arabia Saudita, che ha inviato jet nella base turca di İncirlik e con Ankara è pronta a un intervento di terra.

Proprio l'Arabia Saudita, un altro paese che si può a buon diritto annoverare tra gli interlocutori discutibili dei governi occidentali. Basti ricordare lo scandalo che ha destato per l'arresto, la detenzione e la condanna del blogger Raif Badawi a dieci anni di carcere e mille frustate (per aver fondato il forum Free Saudi Liberals e aver criticato alcuni capi religiosi), o per l'uccisione di 47 condannati a morte, tra i quali l'imam sciita Nimr al-Nimr. Alla luce dei repentini cambiamenti di rotta diplomatici attuati dalle grandi potenze (e dai loro satelliti), ci si potrebbe dunque domandare se la dinastia saudita o il Partito giustizia e sviluppo (AKP) turco di Erdoğan faranno un giorno la fine di altri ex-alleati dell'Occidente, come il fu colonnello libico Muammar Gheddafi (ucciso anche grazie all'intervento internazionale in Libia) o il fu presidente iracheno Saddam Hussein (condannato a morte dal “nuovo” Iraq nato dopo l'invasione iniziata nel 2003, ma un tempo sostenuto da Stati Uniti e Nato, durante la guerra con l'Iran). Ma soprattutto, ci si potrebbe interrogare su quante guerre e quanti disastri politici e umanitari continuerà a produrre questo atteggiamento, opportunista ma anche miope, prima che ci si decida a cambiare definitivamente sistema. O almeno a chiedere alla cittadinanza se preferisca “donare” 3 miliardi di euro alla Turchia perché fermi i profughi diretti in Europa, oppure concedere respiro all'economia della Grecia, dissestata da decenni di governi corrotti, peraltro legittimati dalla stessa Unione Europea.

La Free Lance International Press ha incontrato un apostolo di fede

non serve affrontare viaggi lontani, il nostro paese è terra mariana

 

Da Civitavecchia, dove la Madonnina è custodita nella Chiesa di Pantano, arrivano bisbigli di nuove lacrimazioni ma tutto viene tenuto nel massimo riserbo. Rosario in mano, in tanti, intonando i canti mariani, si incamminano dietro i simboli religiosi che hanno preceduto e seguito le processioni che conducono al posto di fede. In un periodo di insicurezze dove si anela all’incursione del divino nell’umano, ai fenomeni che sfidano le leggi della natura, alle immagini sacre che sanguinano o piangono, ai veggenti e alle apparizioni, l’apostolo di fede Sandro Mancinelli, l’autore di “A Petralia parla l’Arcangelo San Michele”, di “Rennes le Château e il tesoro nascosto”, e di altri testi dove si evince la presenza del sovrumano, raccoglie testimonianze nei suoi libri e i racconti di tutti coloro che hanno avuto il privilegio di entrare in contatto con una dimensione sovrumana, spesso respinta dalla comprensione del gruppo sociale: è facile sentirsi dare del “matto” da chi non ha fede!

In Italia, dalla Val d’Aosta a Lampedusa, sono infiniti i luoghi innalzati all’adorazione del sovrannaturale dove i privilegiati, nel corso della recita del “rosario”, puntualmente cadono in ginocchio, restando immobili, con lo sguardo fisso in un punto, dove l’altra gente immagina che avvenga l’apparizione e la comunicazione del divino.

Sandro Mancinelli, l’apostolo di fede, nasce ad Ariccia, nell’area dei Castelli Romani. Completati gli studi superiori inizia la carriera di ufficiale nell’Aeronautica Militare Italiana, che lascia dopo aver vinto un concorso per funzionario di banca. Si occupa quindi, per un ventennio, di consulenza finanziaria. Nel 2012, venuto a conoscenza di presunte apparizioni mariane sul Monte Artemisio, a Velletri in provincia di Roma, spinto da una iniziale curiosità, inizia ad informarsi su questo fenomeno ed a partecipare agli incontri tra la veggente Angela Bartoli, e l’entità divina, che avvenivano ogni primo del mese. È proprio durante uno di quegli appuntamenti che lui si converte alla fede cattolica, quella fede che pensava di avere ma che in realtà, fino ad allora, era stata solo per una tradizione familiare. Nasce un nuovo uomo, inizia una nuova vita! Da allora ha sentito proprio l’impegno di dare voce a questi mistici, spesso poco conosciuti e troppo spesso analfabeti. Ha iniziato a scrivere per il settimanale “Miracoli”, per il mensile “Il Segno del soprannaturale”, per il “Giornale del Lazio” e ad occuparsi di altre pubblicazioni a carattere locale. Ha collaborato con trasmissioni in tema, segnalando alcuni mistici alla Rai e a Mediaset, che lo hanno intervistato nei loro studi.

Il suo primo libro è stato “Un Faro sull’Artemisio”, Edizioni Segno, nel quale racconta la storia delle apparizioni sul Monte Artemisio e la sua conversione, coprendo il periodo che va da febbraio 2012 a gennaio 2014.

Ha poi pubblicato il già citato “A Petralia parla l’Arcangelo San Michele”, Edizioni Segno, in cui racconta la storia di Salvo Valenti, un ragazzo di Palermo che dal 2007 ha visioni dell’Arcangelo San Michele sul Monte Salvatore a Petralia Sottana, in provincia di Messina.

Ha quindi pubblicato, sempre per la Casa Editrice Segno, “Rennes-le-Chateau e il tesoro nascosto”. Con questo libro è uscito dal suo filone classico, quello del misticismo e dell’apostolato cattolico, per raccontare una storia misteriosa su Maria Maddalena ed i misteri che la riguardano.

Di prossima pubblicazione una guida completa sulle fonti miracolose legate ad apparizioni mariane in Italia: 100 schede di santuari e luoghi misteriosi dove le fonti miracolose sono state strumento di prodigiose guarigioni nel corso dei secoli fino ad oggi.

D – Chi era Sandro Mancinelli prima del febbraio 2011?

R – Prima di quel febbraio mi sentivo come una candela senza fiamma ardente, senza anima. Eppure sentivo che vibrava dentro di me, ma non nel giusto modo. Conducevo fino ad allora una vita di normale cristiano, lavoro, figli, valori sempre vivi in me. Mi mancava la fede però, quella scintilla che infiamma la vita e che ti aiuta ad affrontare ogni difficoltà e ad accettare ogni croce. Perché Gesù ci ha detto che senza la croce non si arriva a lui, e tantissimi mistici ritenevano le loro croci un gran dono ricevuto dal Signore. Dopo il mese di febbraio 2012, quindi dopo le prime esperienze alla fonte dell’Acquadonzella, all’Artemisio, la fiammella si è accesa ed ora arde costantemente in me; ora vivo un’immensa gioia. Mi sento ravvivato e fortificato formidabilmente. Le sofferenze fanno parte della vita di ognuno ma, con l’aiuto di Dio, e soprattutto offrendole a Lui, si tramutano in privilegi.

D – Come ti rapporti con colei che si è autoproclamata veggente e con tutti gli altri privilegiati del soprannaturale?

R – Non ho più rapporti con quella veggente, con Angela Bartoli, perché nel gennaio 2014 avemmo dei dissidi in seguito ai quali incontrai il Vescovo di Velletri per dei chiarimenti. Questi smentì una serie di circostanze che la “veggente” mi aveva riferito in relazione al Monsignore stesso. Pertanto, non ritenendo possibile che una veggente potesse mentire, tanto più nei riguardi del suo Vescovo, ho deciso di interrompere la mia partecipazione a quei pellegrinaggi, ritenendo che la Madonna abbia cessato da tempo di apparire in quel luogo. Un sacerdote illuminato, oramai tornato alla casa del padre, ebbe a confortare questa mia opinione e mi disse: “Dove c’è la Madonna c’è la verità. Dove c’è il demonio regna la menzogna”. Con gli altri “privilegiati del soprannaturale” come li chiami tu, ho rapporti di fratellanza e di amicizia. Mi sento quotidianamente con loro e cerchiamo di vivere una vita da cristiani senza smettere mai di fare apostolato. Preghiamo l’uno per l’altro per sostenerci in questo cammino.

D – Preferisci considerarti un autore che opera per fede o uno strumento guidato dalla fede?

R – Credo che la Madonna si stia servendo di me per dar voce ai suoi figli prediletti. Ed io prima di parlare di loro chiedo sempre la Sua protezione affinché mi illumini la strada e mi eviti errori: il rischio più grande è dar voce e spazio a mitomani e bugiardi. Ne ho incontrati sulla mia strada. Ma grazie a questa guida celeste sono riuscito a capirli in tempo e li ho evitati con cura.

D – Per te cosa vuol dire aver fede?

R – Avere fede significa confidare completamente nella misericordia di Dio. “Gesù pensaci tu!” diceva Don Dolindo Ruotolo nel suo “atto di abbandono”. Significa rispettare quel Comandamento di Dio che li racchiude tutti , come ebbe a dirmi il Vescovo di Velletri Mons. Vincenzo Apicella durante quell’incontro chiarificatore : “Amatevi l’un l’altro come io ho amato voi!”. Significa non giudicare, significa amare!

Sandro Mancinelli è l’autore di “A Petralia parla l’Arcangelo San Michele” e di “Rennes le Château e il tesoro nascosto”, come già abbiamo ricordato ma, entrambi i libri andrebbero considerati dei saggi sul soprannaturale, scritti con deduzione di causa da un fervente apostolo di fede, che ha raccolto con dovizia di particolari e foto a colori, i diari dei fedeli, le richieste affidate ai Santi, le testimonianze, i messaggi nonché la segnalazione dei luoghi delle apparizioni, le invocazioni, i santuari, le sorgenti e le cappelle. In “A Petralia parla l’Arcangelo San Michele” sono raccolte le testimonianze dei fedeli e i “messaggi” che Michele, l’Arcangelo del Signore, con le sue apparizioni a Salvo Valenti, un siciliano di Petralia Sottana nel messinese, fin dal 2008 gli suggerisce. Salvo è custode di tali “messaggi” che inneggiano alla potenza di Dio, “perché è dall’alito di Dio che viene la luce, la vita e ogni forma di cosa visibile e invisibile”. È da evidenziare la testimonianza dell’incontro tra Salvo Valenti e Fratel Biagio Conte, il missionario laico portatore della Croce, sempre con il saio marrone, avvenuto il 28 settembre 2015 presso la “Missione di Speranza e Carità” a Palermo. In “Rennes le Château e il tesoro nascosto”, si fa cenno ad antiche pergamene conservate nella biblioteca amanuense di Rennes-le-Château, paesino situato nel sud della Francia. Arroccato su una collina sullo sfondo dei Pirenei francesi, custodisce un mistero fitto di enigmi ancora irrisolti. Nel 1781 il curato di Rennes ricevette in confessionale dalla marchesa di Hautpoul un segreto di famiglia che avrebbe dovuto essere tramandato. La marchesa morì poco tempo dopo e gradualmente si fece strada l'ipotesi che in una tomba, celata nella cripta della famiglia Houtpoul, fosse sepolto addirittura il corpo di Maria Maddalena. Sandro Mancinelli racconta storie speciali, come speciale è la sua esistenza. In Italia e nelle Nazioni confinanti, Sandro è stato muto testimone di eventi, di storie a lui raccontate, e lui ha raccolto le testimonianze di diverse persone che si sono salvate da situazioni spesso disperate grazie alla guida degli angeli e alla fede.

Alcuni di noi percepiscono ed elaborano sensazioni, messaggi, simboli, voci, presenze che un’altra dimensione, a noi ancora sconosciuta ci invia, come entità invisibili, che ci incoraggiano nonostante i disagi, ad andare avanti, queste entità sono guidate dagli angeli.

 

Martedì 9 febbraio 2016 nella Sala del Refettorio, Biblioteca della Camera dei Deputati, a Palazzo San Macuto si è svolta la cerimonia per il Premio Europa e Cultura verso il nuovo Umanesimo, istituito nel 2014 dalla scrittrice Anna Manna Clementi. Durante la prestigiosa iniziativa sono state premiate le eccellenze italiane che si sono distinte per le loro attività. Quest’anno l’attenzione del premio è stata rivolta alla città di Spoleto, ogni anno viene scelta una città di riferimento, il prossimo sarà Gaeta. Ha aperto l’incontro il Presidente dell’Associazione degli ex parlamentari Gerardo Bianco, con un discorso sulla classicità greca e romana, sull’archetipo contenuto nelle opere e riconosciuto da chi è sensibile all’arte. Si sono poi alternati negli interventi Anna Manna Clementi, presidente del premio Le rosse Pergamene, che ha poi dato parola a Neria De Giovanni, presidente dell’Associazione internazionale dei Critici letterari, nella giuria presidente della sezione ITALIAMIA, dedicata al racconto della bellezza italiana, nell’arte e nel paesaggio. Notevoli le parole del Presidente di Giuria del Premio Europa e Cultura, Corrado Calabrò, che ha parlato della necessità di una ricerca e riscoperta dei valori per un nuovo Umanesimo, per una cultura di pace. In un periodo storico dove persiste la violenza e la guerra è frammentata, bisogna ripartire dalla poesia, dall’arte, da ciò che può rendere il nostro futuro migliore. Anna Manna Clementi ha ricordato l’amicizia con Maria Luisa Spaziani, raccontando ciò che la poetessa le ha trasmesso, le sue parole hanno raggiunto i sentimenti.


I momenti di emozione sono stati tanti, anche le parole di Carla Fendi, che è stata premiata per la dedizione, l’impegno su vari fronti, la presenza costante e amorevole con cui ha voluto in tanti anni onorare la città di Spoleto. Mecenate verso la città con la restaurazione e rilancio del Teatro Caio Melisso, ma anche vero faro di cultura e stile per l’impegno culturale e il sincero approfondimento di tematiche e proposte culturali che rientrano nel progetto di un Nuovo umanesimo, con particolare riferimento alla Performance “Alla ricerca del tempo perduto” presentata dalla Fondazione Fendi al Festival dei due Mondi 2015. Il premio Donna e Lavoro è stato assegnato ad Anna Maria Furlan, "per essere una donna di grande impegno e senso di responsabilità vera portatrice del messaggio di armonia e comprensione che dovrebbe distinguere la donna nel mondo del lavoro”; premio a Maria Cristina Valeri per l’ideazione e la realizzazione di un servizio fotografico su Spoleto attraverso i versi dei poeti; a Benedetto Zeppadoro per aver restituito l’antico ristorante Sabatini di Spoleto agli antichi fasti con la ristrutturazione e lancio de “Il giardino del corso”; a Stefania Catenacci per un quadro dedicato a Spoleto moderna, per la sezione ITALIAMIA riservata agli autori della casa editrice Nemapress, la presidente della giuria Neria De Giovanni ha proclamato vincitore assoluto Luigi De Mitri per il libro “Il grande mistero dell’arte. Fidia-Michelangelo”. Il premio Nuovo Umanesimo è stato assegnato da Anna Manna Clementi a due donne, Laura De Luca, radio giornalista e scrittrice per il suo impegno nella diffusione del messaggio artistico culturale, e Neria De Giovanni presidente dell’Associazione internazionale dei Critici letterari per la carriera.

 

A sei anni di distanza dalla vittoria con "Per tutte le volte che", Valerio Scanu torna al festival di Sanremo con "Finalmente piove" scritta per lui da Fabrizio Moro. Il brano dà il titolo anche al nuovo cd di Valerio in uscita il 12 febbraio 2016. 13 tracce prodotte da Luca Mattioni 8 dei quali portano la firma dello stesso Valerio. Bonus track dell'album, la cover di "Io vivrò (senza te)" di Lucio Battisti. Il disco è una continuazione del precedente lavoro (Lasciami entrare) dove il sound internazionale incontra il pop italiano in una fase di crescita, non solo artistica, di Valerio. L'album sarà presentato live, per la prima volta, il 24 aprile, all'Auditorium Conciliazione di Roma.


In una recente intervista Scanu ha dichiarato: "Ho sempre desiderato ritornare a Sanremo ma era per me molto importante presentarmi con un brano maturo, che rappresentasse quello che sono oggi e non posso che essere felice di tornaci con Carlo Conti che mi riporta, dopo due anni di TV, al mio più grande amore: la musica ". Continua Valerio "In questo album il tema principale è quello dell'amore, l'amore vero, fatto di piccole grandi cose, di piccoli grandi gesti, di sguardi, di 'parole non dette', l'amore universale, di un sentimento che dura nel tempo, nonostante le mille peripezie che la vita ci sottopone ma, sempre con una via d'uscita, sempre con un lieto fine..."


Nello Fiorillo, giovane cantautore napoletano, torna con un nuovo album ‘Adesso più che mai’, un lavoro discografico che vanta la collaborazione con tanti professionisti del settore, da Amedeo Perrotta ad Angelo Arcamone, ma ciò che lo rende ancora più interessante è quel mettersi in gioco dell’artista interpretando alcuni brani in dialetto, rispettando i canoni della musica napoletana. Ritmo, attenzione e cura nei testi e negli arrangiamenti, questa volta c’è qualcosa in più nel disco, la voglia di cantare, di regalare emozioni, raccontando l’amore, quello autentico, fatto di ombre, di paure, di mancanze. Insiste nel concentrarsi in questo sentimento Nello Fiorillo e lo fa attingendo al suo vissuto, alle esperienze personali, che lo hanno profondamente segnato. In dieci tracce prende forma l’espressione di un amore mai dimenticato, che continua a pesare sul cuore.


Dopo l’album ‘Il cuore non si arrende’ torni con un nuovo progetto discografico ‘Adesso più che mai’, un disco dove ancora una volta racconti l’amore, con dei pezzi anche in napoletano. Che cosa è racchiuso in questo album?
‘Adesso più che mai’ è un viaggio lungo sei mesi, in cui sentivo il bisogno di raccontare ciò che mi stava accadendo, in questi mesi la mia vita è cambiata radicalmente, ed io partendo da una forte autocritica verso me stesso ho provato a raccontarlo. In tanti anni che scrivo, raramente l’ho fatto in dialetto. In questo disco è stato tutto più semplice, quasi naturale, forse perché racconto storie di tutti, quelle che vedi passeggiando nei vicoli di questa città. L'aiuto di Amedeo Perrotta ed Angelo Arcamone è stato vitale, hanno subito sposato il progetto e con me hanno scritto pezzi di cui sono davvero orgoglioso, spero davvero che il mio pubblico li possa apprezzare.


Nel disco non mancano le collaborazioni, mi riferisco in particolare al duetto con una giovanissima cantante. Come è nato questo incontro artistico?
Ho sempre cercato di unire lo spirito dei giovani come me ad esperti del settore, come è successo anche nei mie album precedenti. In realtà in questo album avevamo scritto un duetto bellissimo che abbiamo proposto ad un artista nazionale molto, molto nota...dopo aver accettato però non se ne è fatto più nulla, in una emittente locale incontrai questa giovanissima cantante che io non conoscevo, rimasi stupito...La feci contattare dal mio webmaster Gennaro Napole, e scoprimmo che abitava a 300 metri da casa mia...il pezzo secondo me, farà molto rumore, questa piccola artista farà dei numeri impressionanti.


Sei molto amato e seguito nella tua terra, ci racconti qualche episodio particolare avvenuto durante i live, tra la gente?
Forse l'immagine più bella che ho di tutti i miei concerti è quella di vedere le persone stupite, nel vedere la mia disponibilità prima e dopo il concerto nel fare foto ed autografi, penso sia il minimo che io possa fare per il mio pubblico che mi sostiene da anni.


La promozione di un disco è fondamentale, che rapporto hai con i social e come ti attiverai per far conoscere ad un ampio pubblico questo nuovo lavoro?
La promozione è diventata negli anni sempre più importante per un artista, specie se autoprodotto come me. Il web è stato sempre il mio punto di forza, anche perché è partito tutto da lì, nel lontano 2006 quando ai tempi di My Space iniziai a far conoscere le mie prime canzoni. Farò come ho sempre fatto, social,tv e radio locali...ma la promozione migliore è quella delle piazze, anche se devo ammettere che su scala nazionale i numeri che ho fatto nel 2015 e 2016, ad esempio come streaming, su portali mondiali come Dezeer e Spotify, vanno oltre un milione trecentomila click, superando tantissimi artisti di fama nazionale, questo dovrebbe far riflettere le major.

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