L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
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Da Sofija dei Bulgari a Palma de Mallorca - fino a Piazza dei Ravennati d’Ostia Lido - va l’iter migratorio di Georgi imbianchino, valente musico però d’orecchio e scuola, e pure di cuore. Dopo anni di Baleari, da cinque pizzica infatti corde di chitarra fronte Tirreno, sopra il Pontile mitico della spiaggia romana.
Di chioma candida - e brunito viso proprio di chi mira sempre Sud e onde lontane – si presta a chiacchiere solo dopo l’occaso in mare verso Fiumicino: con l’ombra allora da Torvajanica che sale, e sfuma graffiti e gente sorpresi sul “white carpet” di pietra, e corre giù giù fino alla Rotonda confusa d’orizzonte.
Caro Georgi - tra balaustre gonfie di vento e di salsedine - quanti ragazzi hai fatto innamorare, quanti maturi ri-sognare, quanti solitari ri-sperare, e quanti bambini danzare lieti ai tuoi tanti “revivals” di Mondo e d’Italia? A note sempre solo sussurrate, col garbo di chi libera tra cielo e mare finalmente i suoi aquiloni…
Regalaci però presto anche il tuo folk ricco di Balcani: per fare di Mar Nero e Tirreno acque unite – al profumo di rose bulgare – per poesie d’Europa…
Domenico Ienna
Mentre la malattia avanza e colpisce anche in Italia, la morte del campione del passato Fausto Coppi potrebbe essere il simbolo di questa subdola patologia
Università Ambrosiana |
Tra le principali emergenze sanitarie dell’ umanità attualmente in atto, la malaria è una malattia endemica in vasti distretti della Terra. In epoca relativamente recente il nostro contesto occidentale in qualche modo era stato messo al riparo da questa patologia che tuttavia si ripropone con crescente intensità nelle zone già bonificate nel passato, a causa probabilmente dei flussi migratori in special modo di questo ultimo periodo.
Ma è ancora la malaria, durante i viaggi turistici in certe zone verso il Sud del mondo quantunque non dichiaratamente malariche, che colpisce inaspettatamente una significativa parte di persone non sufficientemente immuni da questa patologia.
Complessivamente nel mondo sono circa 500 milioni gli individui ammalati e nella stragrande maggioranza, questi si trovano nella vicina Africa sud sahariana. Ma anche in Italia, a causa degli spostamenti della popolazione, la malaria si sta diffondendo negli ultimi decenni, prima ancora che nel nostro continente, con tutte le conseguenze annesse e connesse.
L’origine della malattia
La malaria è provocata dai parassiti del genere “Plasmodium” trasmessi da zanzare che causano un alto tasso di mortalità o di invalidità tra coloro che ne sono colpiti.
È la femmina di questi insetti del genere “Anopheles” che inocula il parassita presente nella sua saliva quando introduce il pungiglione per prelevare sangue dalla vittima.
Esisteva nel passato un insetticida, il DDT, molto efficace contro le zanzare ma che si è rivelato dannoso anche per la salute umana. Da allora null’altro di effettivamente efficace è stato prodotto a difesa da questi micidiali insetti.
Il Plasmodium, ossia il parassita che causa la malaria, viene introdotto nel sangue solo dalle zanzare femmine. Non per voler scagionare i poveri maschi da tutte le accuse di questo periodo, ma per evidenziare simbolicamente che la “puntura” delle femmine talvolta è più micidiale di quella dell’altro sesso.
Anophele portatrice di malaria |
Le zanzare
Tornando alle zanzare, se anche si accoppiano nella vita una volta sola, tanto è e ce n’avanza per il danno che sono capaci di compiere. A questo punto sarebbe sufficiente renderle anche momentaneamente sterili, per risolvere il problema dalla radice. Riuscire a prevalere sulla malaria debellandola completamente alla stregua del vaiolo, sarebbe una conquista per l’intera umanità. Ma ogni tentativo meritevole di considerazione per la probabilità di successo, non ha però dato fino adesso, risultati attendibili, tanto che la ricerca antimalarica si è indirizzata verso altri rimedi.
La ricerca in Italia
In questo settore di ricerca si sono inseriti da qualche anno, l’Università Ambrosiana e l’ENEA, che già per la stessa reputazione e serietà, dovrebbero offrire garanzia per i loro intenti; intenti che nel caso specifico riguardano proprio lo studio, la ricerca e la proposizione di metodo, per interrompere il ciclo patologico della malaria.
In mancanza di risorse economiche, ossia, di fondi pubblici che pur disponibili non sono stati stanziati per questo Progetto denominato,“Against Malaria”, proposto dall’ENEA e dall’Università Ambrosiana, gli scienziati dei due Enti con l’utilizzo di molecole di sintesi hanno sviluppato una metodologia atta ad interrompere all’interno della Anopheles il ciclo del Plasmodium. Il metodo proposto consiste nell’interruzione del passaggio del Plasmodium dallo stomaco alle ghiandole salivari della Zanzara, impendendo quindi la trasmissione del Plasmodium.
Il prodotto di sintesi è stato concepito per essere facilmente disperso nelle acque stagnanti che questi insetti prediligono, senza creare altri problemi ambientali.
Tale sistema con buona pace degli ecologisti che ritengono le zanzare meritevoli di vivere, interromperebbe solo il ciclo patologico espresso dal Plasmodium che in tal caso, non potrebbe essere inoculato.
L’ umanità sofferente
- La campionatura statistica sull’ efficacia del prodotto di sintesi è stata effettuata con innumerevoli test nei laboratori dell’ENEA e dell'Università Ambrosiana. Dopo queste sperimentazioni con la sostanza ideata, è stata sicuramente esaurita la fase teorica della ricerca sul prodotto focalizzato dai ricercatori.
Va anche detto che quando la teoria è bene costruita e dà anche come riscontro sperimentale in laboratorio il risultato atteso, ogni ulteriore perplessità, basata sul far trascorrere inutilmente il tempo prima di procedere oltre, è molto probabilmente motivata da interessi contrari. E allora come stanno le cose? Sono oltre 200 milioni nel mondo coloro che ogni anno contraggono la malaria.
Sarebbe interessante portare allo scoperto il motivo per il quale una ricerca che potrebbe rappresentare la fine della sofferenza e della morte di milioni di persone, non viene finanziata.
Il metodo è abbastanza semplice: si tratta soltanto della omissione delle sovvenzioni richieste che i soliti boiardi di Stato disperdono tra gli enti inutili; enti che pertanto, essendo inutili, non rappresentano alcun problema per coloro che sono incuranti del resoconto delle somme investite, né tanto meno, per le lobby contro interessate al successo.
Le priorità del Ministero della Salute
Da quanto risulta, i due Enti hanno richiesto al Ministero della Salute le sovvenzioni occorrenti alla seconda fase della ricerca tesa a sconfiggere la malaria.
Ma la risposta formale del Ministero che disponeva dei fondi necessari, come detto, è stata il silenzio. Mentre quella ricevuta in via ufficiosa ha confermato il “no” che la prima aveva lasciato intendere. Per motivare infatti, il pratico diniego è stato riferito che vi erano altre priorità da seguire.
Ricordando che questo progetto di ricerca si è reso possibile grazie ad una Convenzione non onerosa per lo Stato, fra i due Enti, sarebbe interessante di fronte alla morte certa tra 500 milioni di persone ammalate quale priorità internazionale lo stesso Ministero della Salute reputa più alta e più nobile di questa proposizione.
Un confronto
Se il pratico diniego fosse motivato da una questione di disponibilità economica, allora è giusto fare un confronto.
Quante centinaia di milioni di euro è costato allo Stato, ovvero ai contribuenti, l’invio di navi della nostra Marina Militare fin sulle coste libiche a prelevare gli emigranti dalle bagnarole dei trafficanti?
Il Ministero della Salute non reputa dunque, di dover concedere ad una pandemia come questa la priorità delle risorse economiche, perché non la ritiene una condizione di necessità meritevole di sostegno.
Ignorare però, una ricerca tesa all’eradicazione della malaria nel mondo, quando già si conosce in via teorica il risultato positivo che sarà conseguito, allora l’omissione in atto assume un altro significato.
Alberto Zei
Party per i 125 anni dell’Hotel Hassler di Roma Spunta un libro, i cui diritti verranno devoluti a CabssOnlus, associazione per bambini sordociechi.
“Il Grande silenzio è stato il mio primo compagno di giochi”. E’ titolo del libro di Roberto Wirth, nato sordo profondo e proprietario di una delle più prestigiose location di Roma l’Hassler hotel. “un abbraccio affettuoso e terribile, la sordità, – commenta Wirth - che non mi ha mai abbandonato”. Il testo edito da Newton Compton Editori, autobiografico, racconta le strategie utilizzate per raggiungere il successo nonostante la disabilità, con un lieto fine. “la sordità non da segni evidenti – spiega l’honer dell hotel - ma nonostante tutto io c’è l ho fatta”. Dopo aver combattuto i tabù delle persone e anche quelli purtroppo dei suoi familiari, da un deaf infondo cosa ci si può aspettare? Wirth raggiunge i suoi obiettivi, si laurea presso prestigiose università americane(es. john cabot university), crea l’associazione la CabssOnlus - centro di assistenza piccoli sordociechi - e diventa manager dell’ hotel Hassler invidiato nel mondo, che gli vale un premio “Campidoglio per l’Economia” consegnato dall’ex Sindaco Walter Veltroni .
L’albergo situato a due passi dalla scalinata di piazza di Spagna, nel cuore di trinità dei monti,a due passi dall’accademia francese, da sempre meta di personaggi illustri e stelle del cinema. Oggi il palazzetto dell’800 è l’esempio di una parabola esistenziale ,dove gli sforzi e la tenacia hanno vinto, costruendo un luogo intimo e riservato. Nel 1975 Wirth raccoglie l’eredità della sua dinastia (ndr famosi albergatori svizzeri) e lo trasforma con dedizione in uno dei migliori hotel di Europa. Poi nel ‘90 diventa proprietario. E’ allora che rivoluziona e vivacizza l’hotel. Lo trasforma in una location ambita per chi soggiorna nella capitale, con un servizio di notevole livello. Ma i segreti dell’hotel sono custoditi tra le pareti e i mobili. Campeggiano in giro foto dei sorrisi e strette di mano di re, presidenti, statisti e star di hollywood che hanno incrociato la vita di Mr Wirth e del suo Hotel. Così lo vediamo passeggiare con la principessa Lady Diana, stringere la mano al Re Juan Carlos di Spagna, in compagnia nella terrazza dell’hotel con l’ex presidente USA Bush o accanto ad Helmut Kohl, Bill Gates felice sotto i grandi occhiali a sfera. Cinque generazioni sono passate ma il palazzetto è più che mai attivo e aperto alla città. Pochi mesi fa, infatti, importanti festeggiamenti hanno celebrato i suoi 125 anni (dal 1893 al 2018). Tra champagne Pommery , musica, happening e buon cibo (la torta di compleanno era spaziale, sei strati decorati con tartarughe dorate). Tanti ospiti al rendez-vous tra cui il conduttore televisivo Bruno Vespa, il vice sindaco capitolino Luca Bergamo, l’ex sindaco Gianni Alemanno, il diplomatico Mario Vattani. Anche loro risucchiati dalla storia dell’Hassler.
collezione Sigrun |
LFW febbraio 2019 - La nuance di una Moda scintillante ed eccitante apre una London Fashion Week con una retrospettiva dell'era dei Vichinghi,ostendando con ammirazione il brand piu' indiscusso sul periodo delle Dark Ages:un eredita' di un paese dove il dominio dei Vichinghi
collezione Josh |
e di coloro che si sono susseguiti adottando una tradizione di sogni e simboli,ha aperto le porte a leggende in un contesto indiscriminato di eroi e maghi;"dov'e' la magia"potresti chiederti?;guarda e valuta:www.sigrun.co.uk
Sigrun questa donna forte e selvaggia di Islanda, ha tutta la mia ammirazione, la sua conoscenza e le sue doti,il craft ed hand made sono un alternativa alla minimal inutitile generazione robotica di manichini senza anima.Nel settore etnico fatto a mano troviamo le variopinte grandi ceste di Che Aranjuez(Facebook); mentre nel super shic le borsette gioiello di Rixo.Qui' a Londra si parla di 83 designers e circa 50 presentazioni, quasi impossibile seguire il tutto, ma e' un alternativa di scelta che spetta maggiormente all'ubicazione ed all'invito.
La straordinarieta' di questa moda d'oltremanica ne fa un culto iconico alla base di una societa' che si inebria di materialismo e sostentamento. Caroline Rush, presidente della Camera della Moda Britannica,asserisce che la loro industria non teme rivali ed e' a capo dello sviluppo del paese,ma l'uscita dall'Europa o la rinuncia al Brexit sono un ancora discutibile punto di osservazione per capirne l'influenza che avrebbe sulla Fashion Industry. Concernere per ravvedersi e creare l'inaspettato,il nuovo,diverso,unico ed il funzionale ecco il vero segreto del successo. Un tutto inaspettato nella globalizzazione di una metropoli senza sosta che ci fa dono di creazioni sempre piu' intriganti e caledoiscopiche.
L'entusiasmo di un giovanissimo stilista Josh che,a solo 13 anni, plasma le sue creature con cura, donando un impronta avveniristica ad una couture che esce da un dietro le quinte per portare tendenza: DesignedByJosh.com; queste passerelle di House of Ikons sono il palcoscenico della sostanza da indossare; qui ha trovato spazio il Curvy, quella Moda extra size, con la sinuosa collezione di Monica Jones ed una testimone di eccezione quale e' Hunter_Sinead_curvy_model. Mentre una supermodel arrivata appositamente da Boston,Catherine avvolta da pizzi in trasparenza ha sfoggiato abiti a sirena molto eclatanti e mozzafiato. Passiamo ai grandi nomi che hanno fatto copertina,quali Christopher Kane,Erdem,Riccardo Tisci per Burberry che ha aperto lo show con la super model Gigi Hadid.Sempre presente e'
Abito Sposa Di Christine Kendall |
stata la collezione di Victoria Beckham che ha preso luogo in uno scenario molto suggestivo quale e' la Tate Britain. Un apparizione in incognito della attrice Joan Collins ci ha molto sorpreso,
David Beckham ed Anna Wintour |
essendo rimasta molto nell'ombra in questi ultimi anni. Christine Kendall esponente della couture tipicamente anglosassone ha marcato il territorio con un abito da sposa la cui siloutte
collezione Vittoria Beckham |
Professional beauty
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avvolgente si e' identificata nel superonismo di qualsiasi altro stilista qui' presente, la sua eleganza schietta ed ineguagliabile la rende unique ed ammirabile. Vivienne Westwood e Zandra Rhodes sono state tra le beniamine piu acclamate, testimonial e rappresentanti di bandiera di questa fashion Society tutta al femminile e sempre tutta al femminile in tandem con questa rassegna di stilisti internazionali si e' svolta ad ExCeL, la fantasmagorica Professional Beauty con sbalorditive tecniche innovative nel campo della cosmesi piu che naturale e meno invasiva del momento, come le macchine liposculptura e laser di Renova e Biotec Italia con il suo rappresentante Francesco Pierantoni che hanno avuto un successo da capogiro e portato in alto il numero delle vendite(www.biotecitalia.com). Ha terminato questa elettrizzante destinazione della Moda la sfilata super chic di Nina Naustdal con la sua Black collection,Children collection e Dog collection ispirata a fiori esotici, e ravvivata da applicazioni tridimensionali, dove anche i cani vestono in sintonia con i loro padroni.
Lady Fiorella Bellagotti
L'azienda |
Chianti Classico Collection. Un invito che mi ha incuriosito. “ Ti aspettiamo al tavolo 191, area Castelnuovo Berardenga, per assaggiare i vini dell’Azienda Terra di Seta certificata Kosher”.
Lo ammetto: non era annotata nel mio moleskine per essere visitata ma l’oggetto dell’invito che recitava “ una delle due aziende europee (l’altra è spagnola) che producono vini solo con uve proprie senza produzioni miste, solo esclusivamente Kosher”, mi ha attratto.
Come non possa incuriosire un invito simile; non tanto per l’insolita, particolare produzione, quanto nel mio credo che prima di tutto il vino deve essere buono. E quando ci troviamo di fronte ad allevamenti e vinificazioni particolari, la ricerca del “vino buono” altroché se mi incuriosisce.
In un primo istante mi attira, poi mi affascina e nel caso dei vini Terre di Seta, mi ha sedotto.
Ed ecco il frutto delle mie ricerche preventive:
IL TERROIR
Ci troviamo nella frazione Vagliagli, Comune di Castelnuovo Berardenga, nella parte più a sud del territorio di produzione del Chianti Classico. L’altitudine è di circa 500 metri (alta collina), con cinta boschiva, clima ventoso ed asciutto, con terreni sassosi e rocciosi, in presenza di galestro e alberese
I NUMERI
I numeri aziendali mi hanno messo di fronte ad una realtà interessante.
46,50 ettari complessivi di cui 15,30 a vigneto.
La risultante nello specifico: 10,35 piantati (9,70 sangiovese, 0,70 cabernet sauvignon), produttivi circa 8, circa 5 in fase di reimpianto.
vinificazione kosher |
Produzione annuale in bottiglie: circa 32.000. I numeri delle bottiglie ci riportano alle difficoltà di produzione Kosher.
LA STORIA
Storia relativamente giovane. Anno 2000 l’acquisto da parte di Maria Pellegrini e Daniele Della Seta, la certificazione bio arrivata nel 2001 (la scelta bio direi obbligata vista la posizione e protezione), nel 2007 il loro primo vino (precedentemente venditori di uve ad altre aziende del Chianti Classico) e dal 2008, tutta la produzione vinicola ha ottenuto la certificazione Kosher dalla “OK”, l’ente che garantisce l’idoneità dei cibi per essere consumati da persone osservanti di religione ebraica.
KOSHER
“Fondata nel 1935, la certificazione Kosher OK è uno dei simboli più rispettati al mondo per l’approvazione kosher, cioè l'idoneità di un cibo ad essere consumato da un ebreo, in accordo alle regole alimentari e igienico sanitarie della religione ebraica stabilite nella Torah. Le leggi di cibo kosher hanno origine nella Bibbia, e sono state osservate dagli ebrei per oltre 3.300 anni. Una norma speciale disciplina la produzione di vino. Anche se tutti gli ingredienti nel vino sono di origine kosher, il vino è kosher solo se la produzione è stata fatta esclusivamente da ebrei osservanti”.
Le norme che disciplinano l’alimentazione kosher hanno origine nella Bibbia e vengono osservate da più di 3000 anni. Per la produzione di vino è previsto non solo che tutti i prodotti che vengono usati in cantina siano a loro volta certificati kosher, ma che il vino venga prodotto esclusivamente da ebrei osservanti. Questo implica che la cantina di Terra di Seta sia sigillata, come anche i tini in acciaio e le botti in legno, che possono essere aperti solo in presenza della persona incaricata dall'istituto di certificazione, l'unica a cui è permesso maneggiare il vino ed intervenire nei processi di vinificazione, pena la perdita della certificazione.
Ditemi se la mia curiosità sia stata, in quel frangente, fondata o no.
E i vini? La ricerca del “buono” alla fine ha ripagato?
Anteprima Chianti Classico Terra di Seta 2018. Un ottimo vino in costruzione. Una gradevole beva. Sarà un eccellente Chianti.
Anteprima Chianti Classico Vigna del Pozzo 2018. Sangiovese 100%. Che dire? Ne sentiremo parlare.
Chianti Classico Terra di Seta 2016, Sangiovese 95% e Cabernet Sauvignon 5%. Ottimo, voto 88/100
Chianti Classico Riserva Terra di Seta 2015. Sangiovese 100%. Eccellente, voto 90/100
Chianti Classico Gran Selezione Assai 2015. Sangiovese 100%. Eccellente, voto 91/100
Chianti Classico Riserva Terra di Seta 2013 . Sangiovese 100%. Eccellente, voto 90/100
Esperienza sorprendente, incredibile, didattica e sbalorditiva. Da quel giorno posso dire che al mio bagaglio di conoscenza del mondo del vino, quello buono, si è aggiunto anche Terra di Seta, l’autentico vino “buono” kosher. Chapeau!
Urano Cupisti
Assaggi effettuati il 12 febbraio 2019 durante Chianti Classico Collection
AZIENDA AGRICOLA LE MACIE
Loc. Macie, SP 9 n. 52
53010 Vagliagli (SI)
Tel/Fax: +39 0577 322428
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Le parole, i pensieri, i sogni di un africano, un prezioso profilo in terra europea. Un libro pieno di forza e rabbia dove si decantano i pari diritti per tutti con un particolare accento sul popolo Africano. Parole di denuncia e di risoluzione allo stesso tempo, un riscatto per un uomo che vive forzatamente lontano dalla terra natia, espresso attraverso la poesia in una scrittura semplice e spontanea. Sogni di un uomo è la testimonianza vera di chi è stato strappato dalle proprie radici per amore del proprio popolo. Ѐ il d
esiderio di un ritorno futuro verso la terra d’Africa, nella ricostruzione di una vita in terre sconosciute.
Il cammino di un
uomo africano attraverso “la nostra civiltà”, tra i ricordi della terra natia, troppo presto abbandonata, e i segni devastanti del capitalismo e dell’imperialismo. Una civiltà sfruttata, la sua, che si contrappone ad una civiltà del potere. L’autore, nella sua riflessione, non lascia scampo e ci pone davanti ad un bivio; o l’uomo, o il denaro. Il tutto condito da una forma poetica semplice, spontanea ma decisa.
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La Riflessione!
E le Anteprime “sono andate”.
Lo dico subito a squarciagola. Sono andate benissimo! Anche l’annata quattordici del Brunello di Montalcino. Certo non verrà ricordata come annata a cinque stelle ma, chi l’ha prodotta, può dire:” l’abbiamo sfangata”. Avanti con la 2015. Le altre? Fantastica quella dell’Amarone, ottime le “toscane” con la Vernaccia di San Gimignano che rientra finalmente a pieno titolo nelle eccellenze. Come sempre sorprendente, impensata e straordinaria quella del Chianti Classico Collection, meglio ricordata “quella del Gallo Nero”, la più frequentata in assoluto. Altra sorpresa i Morellini di Scansano che, inseriti nell’evento Chianti Lovers, godendo di una visibilità maggiore, tentano di riconquistare il terreno perduto. Il Nobile di Montepulciano è sempre più Nobile e il Sagrantino sempre più sorprendente.
Frammento n. 1
Distretto rurale del Chianti.
Tommaso Marocchesi eletto Presidente dell’Associazione di Distretto Rurale del Chianti. Ma cosa è questo Distretto e cosa effettivamente vuol rappresentare. Sembrerebbe uno dei tanti “giochini di parole” tratte dal vocabolario “Il politichese”. E la politica intesa come scelta c’entra. Infatti l’obiettivo di questa Associazione nata nel 2017, che coinvolge le amministrazioni comunali del territorio del Chianti Classico insieme ai Consorzi Vino Chianti Classico, al Consorzio Olio Dop Chianti Classico e alla Fondazione per la Tutela del Territorio del Chianti Classico, è favorire l’integrazione economica e sociale, culturale e turistica, nel rispetto della conservazione e riproduzione degli equilibri naturali e arrivare a una programmazione condivisa degli interventi. Semplicemente: Fare sistema. Intanto all’interno del Chianti Classico assistiamo al proliferare di singole associazioni di produttori legate ai propri territori di appartenenza.
Frammento n. 2
Un’altra Docg che si aggiunge al panorama delle denominazioni italiane.
Si tratta della neonata Docg Nizza. Va ad aggiungersi alle Denominazioni esistenti tutelate dal Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato. Ce n’era veramente il bisogno? Secondo i promotori significa rappresentare adeguatamente il Monferrato in tutto il mondo. Sommelier di tutte le associazioni: Adeguatevi.
Frammento n. 3
Terra di Seta
Perché dare risalto a questa azienda d Castelnuovo Berardenga (Siena). Perché dal 2008 tutta la produzione vinicola di Terra di Seta ha inoltre ottenuto la certificazione Kosher dalla 'OK', un ente tra i più qualificati nel mondo a garantire l'idoneità dei cibi per essere consumati da persone osservanti di religione ebraica, in accordo con le regole alimentari e igienico sanitarie stabilite nella Torah. Attualmente in Europa ci sono soltanto due cantine che producono vini solo con uve proprie e che sono esclusivamente kosher, Terra di Seta e un'azienda spagnola, tutte le altre hanno una produzione mista. Questa scelta è stata dettata dalla volontà dei proprietari di Terra di Seta di produrre vini kosher con la stessa qualità di quelli tradizionali.
Frammento n. 4
Il Lugana avanza.
17,5 milioni di bottiglie con una crescita del + 8,6%. Un deciso segno + registrando il trend di crescita. Il bianco Lugana sfonda i mercati internazionali, soprattutto quelli nord europei. È un tutt’uno con l’offerta turistica gardesana. Il Consorzio di riferimento è impegnato nel suo ruolo-guida di garantire ai produttori, ma anche ai consumatori, un’offerta promozionale efficacie, partecipando ad eventi e a manifestazioni di richiamo nazionale ed internazionale.
Frammento n. 5
Gli assaggiatori di caffè
Da sempre esistono. Mai portati alla ribalta e conoscenza del grande pubblico dei consumatori. Ma loro, gli assaggiatori di caffè, ogni tanto si riuniscono, progettano concorsi e aiutati dagli sponsor del settore, fanno formazione con scuole personalizzate. Ed ecco il podio del 2019 del Concorso assaggiatori e tostatori di caffè. Francesco Sanapo miglior assaggiatore, Michele Andreotti miglior tostatore. Ed ora è il momento di pensare ai mondiali che si svolgeranno a Berlino dal 6 all’8 giugno.
Osservo, scruto, assaggio e…penso.
Urano Cupisti
Sabato 16 febbraio 2019, nell'affascinante Teatro Caf'Conc' dell’Hotel Marriott Chateau Champlain di Montreal, si è svolta la cerimonia di premiazione del CANADA INDIPENDENT FILM FESTIVAL2019.
Nella sezione “Best short film” è stato premiato Ferdinando Maddaloni per il cortometraggio “Vedi Napoli e poi (non muori)” scritto , diretto e interpretato dallo stesso Maddaloni, con Tina Femiano, Fabio Massa, Laila Kachermi e Carmen Femiano, prodotto da AltaMarea/Pragma /Goccia Film e realizzato con il contributo del NuovoImaie.
“Dietro questi 15 minuti” afferma Maddaloni “ci sono anni di sacrifici, nottate insonni e dure giornate sul set che troupe ed attori affrontano senza mai lamentarsi, inseguendo soltanto un sogno. Il mio era quello di vedere questo mio lavoro, un giorno, proiettato al di là dell'oceano senza che le barriere linguistiche ostacolassero il messaggio universale contenuto in esso ovvero che solo l'amore può salvare il mondo. Poi, come per incanto, mi sono ritrovato a Montreal, in uno spettacolare teatro stile Parigi fine '800, in un clima di positività e di professionismo, grazie ad una perfetta macchina organizzativa. E così, improvvisamente, mi sono reso conto che il mio sogno si stava realizzando davanti ai miei occhi”. Una serata resa ancora più magica grazie all'energia del presentatore/direttore artistico Josè Claudio Silva e agli apprezzati interventi della presidenteEliane Maciel che ha più ricordato a tutti quanto difficile sia il “lavoro” artistico, sottolineando più volte il termine “lavoro”.
In precedenza il cortometraggio aveva già vinto il Portugal International Film Festival 2018. Prossima tappa della Film Festival Groups sarà il Brazil International Film Festival e si svolgerà ad agosto a Teresopolis (Rio de Janeiro)
“In Brasile ho già vinto lo scorso anno con il mio docufilm “Non cercare la logica dove non l'hai messa tu ” conclude Maddaloni “e fare il bis con questo lavoro sulla mia città sarebbe la realizzazione di un altro sogno. E io, da oggi, inizio a sognare...”
Il movimento vegan/animalista giornalmente si arricchisce di nuove adesioni come frutto della presa di coscienza e della nuova sensibilità che va sviluppandosi nella società contemporanea. Ma incarnare il vero senso di questa nuova rivoluzione culturale, spirituale e sociale è assai problematico a causa delle molte personali sfaccettature di coloro che ne fanno parte. Così c’è chi aderisce per convinzioni salutistiche, chi per non nuocere agli animali, chi per salvaguardare l’ambiente, chi per motivazioni religiose, chi antropologiche ecc. ecc. E succede che uno si considera animalista, e partecipa accalorato alle manifestazione per i diritti degli animali sbaciucchiandosi in braccio un piccolo cane o il proprio gatto, e magari pranzerà con una bella coscia di pollo.
C’è chi ucciderebbe per difendere il proprio criceto, il proprio pappagallo o la propria tartaruga ma non si cura che gli stessi animali siano torturati nei laboratori di sperimentazione (come se vi fossero animali di serie A e di serie B, che nella sostanza è come lottare per i diritti dei bianchi e cadere nella trappola del razzismo). Chi lotta contro la caccia magari con il colletto di pelliccia o la borsetta in pelle di camoscio. Ed è curioso notare come nei volantinaggi per strada le persone con il cane quasi tutte rifiutano i volantini che parlano di vegetarismo o veganismo. In sostanza c’è troppa gente che si definisce animalista ma che animalista è solo a giorni alterni; o chi si definisce vegetariano o vegano solo se non viene invitato a cena.
Ma amare gli animali e mangiarseli a tavola è come lottare contro la schiavitù e avere degli schiavi al proprio servizio o lottare contro la caccia e avere in casa dei volatili in gabbia, o contro la pesca ed avere un acquario. Se sei contro la guerra devi disfarti delle armi che hai in casa. C’è chi ritiene che la gli allevamenti intensivi di animali, con la drammatica mattazione che ne consegue, sia la forma più grave di violenza sugli animali contro cui lottare e, all’interno del quale, dà il suo ed esclusivo contributo; chi crede che sia la vivisezione, chi la pesca, chi la caccia, chi il mondo delle pellicce, chi le corride, chi i palii, chi i delfinari, chi gli zoo ecc. Io credo occorra abolire l’inferno non alcuni settori. Certo non si arriva in cima alla scala saltando i gradini, ma avere la visione del percorso e del punto di arrivo è condizione essenziale. La nostra causa richiede la consapevolezza che tutte le componenti della filosofia vegan/animalista sono tra loro inseparabili, che l’adesione ad una di esse, o ad alcune, è solo il punto di partenza non di arrivo, se si vuole il bene di tutti gli animali, non solo di alcuni.
Quello che emerge in tutto questo è la presenza di un gran numero di persone che cerca una realtà sociale rispettosa degli animali, che aderisce alla scelta vegetariana o vegana perché consapevole che la carne è dannosa per la nostra salute, per l’ambiente, per l’economia, per il Terzo Mondo. Ma si manifesta in un arcipelago di anime incoerenti, incerte che non lasciano spazi alla creazione di un fronte univoco perché manca la vera coscienza vegan/animalista che richiede coerenza, profonda dedizione e contributo personale. Non si è parte del Movimento se non aderendo a tutte le componenti con le quali esso si esprime e si caratterizza; diversamente non si da buon esempio e viene rimandata la data di una società più giusta e responsabile in grado di riscattare l’universo animale ferito, mortificato e dolorante. In sostanza, il solo modo per salvare gli animali è quello di rendere migliori noi stessi.
Nuovo atto di mecenatismo culturale della Maison Bvlgari per l’area sacra di Largo Argentina. In totale un milione di euro per il sito che tornerà nuovamente accessibile per turisti e cittadini.
Roma, 18 febbraio 2019 – L’area sacra di Largo Argentina sarà accessibile e visitabile per la prima volta in modo sistematico da romani e turisti grazie a un nuovo atto di mecenatismo culturale. Una erogazione liberale del valore di 500.000 euro è, infatti, l’oggetto di una convenzione siglata tra Roma Capitale e Bvlgari che consentirà di effettuare una serie di interventi volti a una significativa valorizzazione del sito archeologico.
La somma donata quest’anno andrà ad aggiungersi al residuo di € 485.593,58 dei fondi elargiti per il restauro della Scalinata di Trinità dei Monti, così come previsto nella convenzione stipulata con la Maison Bvlgari nel 2014 in cui si stabiliva che gli eventuali residui sarebbero stati destinati ad altri interventi sul patrimonio culturale di Roma Capitale.Il progetto per l’area di Largo Argentina può dunque beneficiare di circa 1 milione di euro e prevede interventi che consistono nella costruzione e nel posizionamento di passerelle che consentiranno di percorrere l’area in sicurezza, nella musealizzazione di uno spazio attualmente adibito alla conservazione dei reperti e nella predisposizione di tutti i servizi al pubblico per consentire una agevole fruizione del luogo.
L’area è il più esteso complesso di epoca repubblicana, ospita quattro templi romani che vanno dal IV al II secolo a.C. e custodisce il basamento di tufo della Curia di Pompeo, presso la quale avvenne l’assassinio di Giulio Cesare il 15 marzo del 44 a.C. (le famose “Idi di marzo”), come narrato da Cicerone.La Sovrintendenza sta attuando le procedure necessarie per la conclusione della fase progettuale e per l’affidamento dei lavori la cui conclusione è stimabile entro la metà del 2021.L’accordo siglato si inserisce nel più ampio programma di valorizzazione del patrimonio artistico e monumentale della città di Roma.
“Roma capitale della storia e della vita contemporanea grazie a Bvlgari potrà beneficiare nuovamente di uno dei siti archeologici più amati nel cuore della città. Con il Vicesindaco Bergamo stiamo lavorando per dare la possibilità a chi vive e chi visita Roma, sempre di più, di avere accesso ai luoghi culturali” dichiara la Sindaca di Roma Capitale Virginia Raggi.Jean-Christophe Babin, Amministratore Delegato del Gruppo Bvlgari ha aggiunto: “Siamo molto orgogliosi di questo nuovo regalo alla Città Eterna: dopo il restauro della Scalinata di Trinità dei Monti, fin dalla sua costruzione un irrinunciabile punto di ritrovo per romani e turisti, andremo a valorizzare un altro luogo al centro della vita sociale e spirituale dell’antica Capitale. I visitatori potranno finalmente apprezzare da vicino reperti di grandissimo pregio situati in un’area in cui coesistono costruzioni rinascimentali e medievali. Un respiro culturale che solo una città come Roma è in grado di offrire al mondo.”
Se i principali terreni di scontro tra Stati Uniti, Cina e Russia sono la supremazia tecnologica e il controllo delle risorse dell'Artico, le questioni mediorientali lasciano intravedere due potenziali sistemi di alleanze, sia pure ancora instabili
Dopo il collasso dell'Unione sovietica, gli Stati Uniti, unica superpotenza mondiale, hanno imposto un assetto unipolare globalizzato, utilizzando essenzialmente tre strumenti: l'economia di mercato, diffusa tramite organismi come il Fondo monetario internazionale e l'Organizzazione mondiale del commercio; un unico sistema di sicurezza aggressivo-difensivo facente riferimento al Patto atlantico (NATO); infine, un'unica rete di comunicazione e informazione mondiale (internet) controllata e gestita dagli USA, con funzioni di spionaggio e di diffusione del soft power della potenza egemone. A ciò si aggiungeva una “riconfigurazione” dell'Organizzazione delle nazioni unite (ONU), più volte utilizzata per conservare gli equilibri di forza regionali o per indirizzare eventuali cambiamenti in direzione di un'ulteriore consolidamento della supremazia mondiale statunitense, anche mediante il rafforzamento del ruolo geopolitico dei suoi satelliti regionali. All'interno di tale quadro, ad esempio, alla Turchia, paese NATO dal 1952, è stato concesso di espandere la propria influenza culturale e religiosa tra i musulmani dei Balcani, del Caucaso e di parte dell'Asia Centrale, per limitare al massimo la probabilità che la Russia (sul cui territorio abitano circa venti milioni di musulmani) potesse in futuro riemergere come potenza. Un ordine mondiale che nell'ultimo decennio ha mostrato segni di cedimento sia sul piano economico, sia sul piano delle relazioni internazionali, in particolare da quando, nell'ultimo decennio, Russia e Cina insidiano l'egemonia USA.
Con il vertice di Varsavia, Stati Uniti e Israele intendevano quindi creare un fronte compatto che individuasse nell'Iran la principale minaccia alla stabilità del Medio Oriente e che, di conseguenza, fosse disposto a collaborare attivamente con Washington per preservare l'attuale assetto mondiale. Lo stesso paese ospitante, la Polonia (scarsamente interessata, almeno in apparenza, alle questioni mediorientali), è con la Croazia uno dei promotori del progetto Trimarium, intesa economica ma con significative ripercussioni geopolitiche, perché si snoda in una regione compresa tra tre mari di rilevanza strategica, oggetto di contesa tra Stati Uniti, Russia e Germania: il Mar Nero, il Mar Mediterraneo e il Mar Baltico. Negli ultimi anni, alcuni paesi di questa regione, in particolare la Polonia, hanno acconsentito alla linea dell'attuale presidente USA Donald Trump. Basti ricordare che, lo scorso settembre, Varsavia ha dichiarato di essere disposta a sborsare due miliardi di dollari per ospitare una base statunitense sul suo territorio. Una mossa che Mosca non ha gradito, come non ha mai digerito l'espansione NATO nei Balcani. Al vertice di Varsavia sul Medio Oriente, tuttavia, Washington non è riuscita a coinvolgere i paesi membri dell'Unione Europea (UE), che hanno disertato le consultazioni, hanno inviato rappresentanti “di livello inferiore” (come Francia e Germania) o hanno partecipato esclusivamente all'apertura (come la Gran Bretagna). Di fondo, l'UE continua infatti a essere restia alla rottura delle relazioni con l'Iran. Unico successo parziale, peraltro più per Tel Aviv che per Washington, è stato probabilmente il riavvicinamento “ufficiale” tra Israele e alcuni paesi arabi, in particolare le petromonarchie del Golfo.
Già dopo l'esplosione dell'affaire Khashoggi, il giornalista saudita ucciso nel consolato di Riyadh a Istanbul, a esortare Trump a non mettere in dubbio l'alleanza con l'Arabia Saudita del principe ereditario Mohamed bin Salman, furono il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il presidente egiziano Abd al-Fattah al-Sisi, che ne avevano sottolineato il ruolo chiave nella lotta al “terrorismo” (Iran, il movimento palestinese Hamas e altri gruppi che si ispirano all'islam politico dei Fratelli musulmani). Negli ultimi giorni, media arabi del calibro di Al-Jazeera e Al-Quds al-arabi hanno pubblicato diversi articoli sulle relazioni segrete tra Israele e paesi del Golfo, Arabia Saudita ed Emirati arabi uniti in primis, fino al sostegno di Riyadh all'attacco israeliano al Libano. Tuttavia, questo fronte manca di compattezza, anzitutto a causa dell'isolamento diplomatico del Qatar, voluto dall'Arabia Saudita; in secondo luogo, perché non tutti i paesi del Golfo aspirano a normalizzare le loro relazioni con Israele: il viceministro degli esteri Khaled al-Jarallah ha precisato che il Kuwait sarà l'ultimo a intraprendere questa via, dopo una soluzione adeguata della questione palestinese. Quest'ultima costituisce peraltro la linea di divisione simbolica tra due diverse forme di islam politico: quella promossa da Riyadh, di ispirazione wahhabita (secondo la quale la “minaccia” principale è rappresentata dall'Iran), e quella caldeggiata da Ankara, che sostenendo la “causa palestinese” e i Fratelli musulmani si propone come punto di riferimento per tutto l'islam sunnita, inclusi i Rohingya in Myanmar e gli Uiguri turcofoni in Cina.
La Turchia, infatti, è consapevole del proprio ruolo determinante per i due schieramenti del fronte mediorientale, sia per quello di USA-Arabia Saudita-Israele-Egitto, sia per quello (più fragile) di Russia e Iran, con i quali condivide il tavolo dei negoziati sul conflitto siriano. Senza delegati al vertice di Varsavia (al pari di Libano, Palestina e Qatar), il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha incontrato invece i suoi omologhi russo e iraniano (e bielorusso) a Sochi, sul Mar Nero, nel quale Mosca sta cercando di espandere e affermare il proprio controllo. A conclusione del vertice, dal quale è emersa qualche divergenza, Erdoğan ha ribadito che acquisterà il sistema di difesa antimissile russo S-400, malgrado l'offerta “concorrente” di Washington, che ha peraltro precisato che le apparecchiature russe non sono integrabili nel sistema di difesa aerea della NATO. Washington considera infatti con preoccupazione l'eventualità di un'alleanza tra Turchia, Russia e Iran, per ora allontanata dal progetto neo-ottomano di Ankara e dall'intenzione turca di creare manu militari una zona cuscinetto ai suoi confini, nella Siria settentrionale. Nondimeno, sia pure sotto forma di intesa tattica, le relazioni con la Turchia sono fondamentali per l'Iran, su cui Israele, USA e Arabia Saudita aumentano la pressione. Tale senso di accerchiamento, in parte fondato, si è manifestato lo stesso giorno dell'apertura del vertice di Varsavia, quando in un attentato suicida nella provincia del Sistan-Baluchistan (alla frontiera con il Pakistan) sono morti 27 Guardiani della rivoluzione. L'attacco è stato rivendicato dal gruppo fondamentalista sunnita l'Esercito della giustizia, ma le autorità iraniane hanno accusato i paesi della regione che sostengono il terrorismo. Qualche giorno dopo, il ministro degli esteri iraniano Jawad Zarif (che aveva commentato il vertice di Varsavia sottolineando l'attitudine statunitense a commettere sempre gli stessi errori aspettandosi risultati diversi), in un messaggio rivolto alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza, ha accusato esplicitamente Israele di “cercare la guerra” e di aumentare, con gli USA, le occasioni di scontro in Medio Oriente. Un riferimento agli attacchi israeliani, giudicati illegittimi da Tehran, contro obiettivi iraniani in Siria.
Nel corso della stessa conferenza, Tel Aviv ha risposto che è l'Iran a rappresentare un pericolo per il Medio Oriente e per il mondo. Inoltre, la domenica, sono stati costituiti un gruppo di discussione sulla Siria, cui hanno preso parte i rappresentanti di USA, Russia, Turchia, Libano ed Egitto, e uno sulla sicurezza umanitaria. All'interno di quest'ultimo, il premio Nobel per la pace Tawakkul Karman ha criticato l'indifferenza della comunità internazionale per le devastazioni provocate dagli attacchi della coalizione saudita ed emiratina in Yemen, con il pretesto della guerra contro gli Houthi. Il sabato, invece, era stata la volta di al-Sisi, che nel suo discorso ha invitato i paesi europei a controllare le moschee che sorgono sui loro territori, per evitare che prendano piede gruppi estremisti, e a moltiplicare gli sforzi nella lotta contro il terrorismo, che si combatte anche favorendo lo sviluppo economico. “Trenta milioni di egiziani”, ha aggiunto, “sono scesi in strada” per respingere una visione fondamentalista dell'islam che avrebbe potuto causare una guerra civile. Un'allusione al colpo di stato militare che nel 2013 ha rovesciato l'ex presidente egiziano Mohamed Morsi, guida dei Fratelli musulmani. Non meno significative le dichiarazioni di al-Sisi sulla questione palestinese come “fonte di instabilità in Medio Oriente” e sul diritto dei palestinesi di fondare un Stato all'interno dei confini del 1967 e con Gerusalemme Est come capitale: una linea analoga, del resto, a quella portata avanti dal Kuwait al vertice di Varsavia.
Trent'anni dopo la fine del bipolarismo mondiale, la supremazia USA è dunque insidiata in misura crescente. I conflitti che interessano il Medio Oriente, come la crisi venezuelana o i tentativi di Russia e Cina di svincolarsi dal controllo statunitense sulla rete internet mondiale, sono altrettante faglie sulle quali l'attuale assetto mondiale potrebbe crollare, come i suoi predecessori. D'altronde, al pari delle istituzioni che governano uno Stato, ogni assetto mondiale resiste solo finché rappresenta l'equilibrio effettivo tra le forze in campo.
Il ricorso all’Antitrust, alle Associazioni consumistiche, all’Ordine dei medici, alla denuncia presso la Magistratura, alle interrogazioni parlamentari e alle altre azioni di contrasto di varo genere delle lobby contro interessate per contestare la “verità” di un giornalista, non ha diviso ma ha invece compattato quella parte dell’ opinione pubblica sempre più numerosa che lo sostiene. Quale è la ragione?
La verità controversa – Se il proponimento è riportare la presunzione scientifica del giornalista Panzironi a più miti pretese, stante ai risultati da quest’ ultimo finora ottenuti o è la Ministra ad avere sbagliato atteggiamento o è Panzironi ad avere ragione sul progressivo aggravamento dello stato di salute degli italiani.
L’aspetto più importante della attuale controversia tra lo Stato e il giornalista consiste nell’accertamento della verità, non per una questione di principio ma di fine. Tenendo conto dell’importanza dell’argomento, al momento è del tutto secondario se debba essere l’autorità politica o il privato cittadino ad avere la meglio su questioni come la sanità degli italiani.
L’impegno economico - La spesa sanitaria in Italia ha già superato i 150 miliardi di euro all’anno di cui circa tre quarti a carico dello Stato e un quarto, ossia, quasi 40 miliardi di euro a carico delle famiglie.
Anche per questa ragione, ma non solo, la conoscenza della verità riguardante il valore supremo della salute di milioni di cittadini deve prevalere sugli interessi di parte. Qui non si tratta di una partita di calcio o di qualcosa del genere, in cui il tifo determina gli atteggiamenti e le distorsioni anche della verità. Ci sono 60 milioni di italiani sottoposti alla “spada di Damocle”, delle malattie in continua crescita in Italia, che accompagnano la vita di tutti noi, talvolta in forma cronica e invalidante, fino alle estreme conseguenze.
Il giornalista Panzironi accusa la medicina ufficiale di non preoccuparsi della prevenzione né della efficace cura delle malattie, preferendo con la somministrazione dei farmaci sintomatici tamponare gli effetti patologici ma non certo curare le cause. Cosi che quando la cura finisce o non è più efficace, la malattia si ripresenta assumendo molto spesso il prevalente carattere di cronicità.
Le malattie iatrogene - È vero che ci sono farmaci per quasi tutte le evenienze, ma è altrettanto vero che per curare una malattia molto spesso se ne generano altre. Ne è riprova che almeno il 10% di tutte le morti comprese quelle della folgorazione o degli incidenti stradali, tanto per dare l’idea della totalità cui ci si riferisce, è determinata dalle cosiddette malattie iatrogene che sono quelle che si contraggono durante le cure mediche o la somministrazione di farmaci.
In considerazione che in Italia le morti per ogni genere di causa, sono statisticamente di 600.000 persone all’anno, solo per le malattie iatrogene muoiono circa 60.000 persone. Una intera città che muore così, quasi per sbaglio.
Ma oltre a questi decessi, quante altre malattie vengono generate dagli stessi farmaci che curando le patologie in atto, ne provocano altre a causa dei cosiddetti “effetti indesiderati”. Meno male che sono indesiderati! Altro che effetto placebo!
Il vorticoso incremento delle malattie - Tornando al problema centrale, Panzironi afferma che curare i sintomi come è attuale prassi medica, non significa risolvere la malattia. Egli ritiene che la medicina ufficiale, così come la chiama, non vuol capire che le malattie stanno attualmente subendo un aumento esponenziale rispetto ai decenni passati. E se nulla è cambiato se non l’alimentazione con i prodotti sempre più sofisticati e accattivanti per la dolce delicatezza del sapore, questi sono la vera causa della maggior parte delle patologie comprese quelle più invalidanti.
Anche se ormai una larga parte della pubblica opinione ha compreso che a fronte della pluriennale disputa tra la medicina ufficiale e la innovazione di una dieta povera di zucchero che Panzironi ha introdotto, una decisione seria si impone.
Si tratta di una decisione consapevole e responsabile di fronte all’ intera popolazione degli italiani, che doveva già essere presa da tempo da parte del Ministero della Salute.
Il timore del confronto - Di fronte all’ostinazione di questo genere e alle malattie che si moltiplicano, dovrebbe essere compito della stessa Ministra accertare tempestivamente come stanno le cose, assumendosi in prima persona le iniziative più adeguate alla realtà dei fatti.
In caso contrario ove poi Panzironi dimostrasse di aver ragione, l’ostinazione della Ministra della Salute a sorvolare sull’accertamento della verità, non la potrà esimere dalle responsabilità politiche e morali che si assume di fronte all’intero Paese.
Agli italiani non interessa quanto possa guadagnare Panzironi a fronte delle vendite di pillole, o di quanti libri ha venduto sulla dieta o di quanto ha guadagnato, o quanto paga al parrucchiere il taglio dei capelli. Ciò che preme è piuttosto quanto costa alle casse dello Stato o alle risorse delle famiglie, l’assistenza sanitaria in farmaci, in ospedalizzazione, in perdita della attività lavorativa, in invalidità permanente e soprattutto in sofferenza per gli ammalati e le loro famiglie.
Questa è una disputa tra persone che si nascondono dietro un dito per non esporsi di fronte a un giornalista che si assume a viso aperto le proprie responsabilità, verso cui lo Stato sembra temere il confronto.
Ma se solo è la verità che le due parti cercano nell’interesse dei cittadini, allora il timore del confronto avrebbe per la stessa Ministra un altro significato.
L’Arte diventa multiproprietà grazie alla piattaforma ADA e la start up Feral Horses
La scultura di papa Ratzinger “ Habemus Hominem” di Jago in mostra a Roma presso Palazzo Doria Pamphilj fino a marzo 2019 nata con un Dremel.
L’opera è dentro il museo, in piattaforma, in start up e vendibile a futuri clienti. Quanti? Tutti quelli che vogliono comperarla per almeno dieci anni. Oggi esiste la multiproprietà dell’arte. Come? con l’acquisto semplice di quote azionarie sulla piattaforma art adivisor Ada e la start up Feral Horses. E’ iniziata infatti la compravendita delle opere artistiche alla portata di tutti . Un esempio? La scultura Habemus Hominem , del giovane artista Jago, divisa in 10.000 quote di proprietà del valore di euro 20,50 ciascuno - le quali possono essere vendute sul mercato in qualsiasi momento - in esposizione fino alla fine di marzo nella stanza del trono – impreziosita di quadri - dell’ autorevole Palazzo dei Doria Pamphilij di Via del Corso a Roma.
“Con un Dremel ho creato l’opera Habemus Hominem - dice l’artista trentenne poliedrico Jago di Anagni – l’arte e stupore e coraggio”. L’artista autodidatta , in grado di manipolare il marmo, spiega di non avere un modello particolare a cui tendere, eppure, le sue opere trasudano dell’influenza dei maestri della tradizione tra cui lo scultore napoletano del “il cristo velato” prova ne è la prossima esposizione in America di una sua scultura “il bambino velato”. Al tempo del web Jago non usa lo scalpello per liberare il marmo di un precedente lavoro - rifiutato dal Vaticano - ma uno strumento di precisione: il risultato è suggestivo. Come per Michelangelo la pietra è libera ed emerge una scultura dai rilievi sottili delle vene, dalle rughe affiliate come una garza trattenuta sulla schiena curva, da uno sterno non più vigoroso con le clavicole scarnificate. Tutto sembra vivo in questa opera marmorea. Un Papa umano da dove evapora sofferenza. Non più ieratico e chiuso nel suo ruolo ufficiale ma dal volto in fine umano, un
lo scultore Jago Cardillo |
individuo avviluppato si dal dolore, dentro un corpo scarno segnato nel volto dal patimento, con le mani tra loro strette nervosamente, ma autentico. Forse prega? Il Papa è nudo, colto nel momento più tragico della sua vita: le dimissioni da Santo Padre. “Quest’ opera rappresenta il travaglio di un uomo - spiega la storica dell’arte Benedetta Maria Teresa critica d’arte - prigioniero delle vicende” .
Mostra :
Periodo dal 26 gennaio al 24 marzo 2019
Luogo appartamenti privati palazzo Doria Pamphilij Via del Corso 305 Roma
Apertura da martedì a domenica orario 10.00/19.00
Info 3346633660 This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
Biglietto 14,00 euro
LAURA CHIATTI e MICHELE RIONDINO |
Sulle note delle intramontabili canzoni scritte da Lucio Battisti e Mogol, Matteo (Michele Riondino) e Francesca (Laura Chiatti) scoprono l’amore, si perdono, si ritrovano, si rincorrono, ognuno inseguendo il proprio sogno: lei vuole essere una donna libera, lui vuole diventare un musicista.
Francesca gira il mondo per cinque anni, alla ricerca del successo, mentre Matteo rimane nella sua piccola realtà a scrivere canzoni d’amore e a dedicarsi alla sua passione per la musica. Quando Francesca ritorna porta con sé il vento di cambiamento degli anni ‘70, fatto di emancipazione, progresso ed evasione. I due si ritrovano e la storia si sposta nella città eterna, dove entrambi rincorrono desideri, sogni, ambizioni, ma soprattutto il loro amore, che rinasce più forte di prima, ma il lungo cammino seguirà sentieri inaspettati.
Laura Chiatti e Michele Riondino, alle prese per la prima volta con un musical, sono gli splendidi protagonisti di una storia d’amore struggente e universale. Mai prima d’ora le canzoni di Lucio Battisti e Mogol erano state protagoniste sul grande schermo: Un’Avventura, la cui canzone, che ha ispirato il film, è del 1969 e compie quest’anno cinquant’anni, è la prima pellicola in cui sarà possibile ascoltarle.
La regia è di Marco Danieli, vincitore del David di Donatello per il miglior regista esordiente con La ragazza del mondo.
Le coreografie del film sono state realizzate da Luca Tommasini, uno degli art director italiani più apprezzati, che ha lavorato con le più grandi star della musica e dello spettacolo.
Nel cast figurano anche Dora Romano, Alex Sparrow, Giulio Beranek e la partecipazione speciale di Diodato. Soggetto e sceneggiatura sono di Isabella Aguilar, autrice di Dieci inverni, The Place e della serie TV Baby.
La consulenza artistica è di Giulio Rapetti, in arte Mogol.
Il film è prodotto da Fabula Pictures, Lucky Red con Rai Cinema.
Il Trailer è disponibile su https://www.youtube.com/watch?v=TkLzpBRyypg&feature=youtu.be
Nicoletta Chiorri