L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.


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Kaleidoscope (1370)

Free Lance International Press

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Strana storia o leggenda quella del Ciliegiolo. Dapprima considerato figlio per alcuni, genitore per altri del Sangiovese, dell’Aglianico ed addirittura del Montepulciano d’Abruzzo.

Una cosa è certa: le sue origini sono spagnole e i primi grappoli in Toscana, provincia di Lucca, furono osservati intorno alla seconda metà del 1800. La sua diffusione dovuta ai pellegrini della via Francigena ha segnato territori come la provincia della Spezia, la già ricordata provincia di Lucca (dove veniva indicato con il nome di Ciliegiolo di Spagna), l’intera Maremma per poi trovare aerali importanti nel ternano (Narni in particolare), fino ad arrivare nel Tavoliere delle Puglie.

Grappolo grosso e lungo dotato di una o due ali ha una buccia molto pruinosa di medio spessore e di colore blu intenso-violaceo.

“Dà origine a un vino dal colore intenso, morbido, con una acidità limitata. I profumi si rifanno alle ciliegie (da cui il nome)” (cit.Vitigni d’Italia, Slow Food Editore).

“Di solito è un vino da consumo immediato, spesso utilizzato come vino da taglio”. Citazione trovata e ripetuta dai soliti “soloni” ben informatii.

Tuttavia esistono versioni in purezza di notevole spessore qualitativo.

È quanto ho potuto appurare e assaggiare nella due giorni trascorsi a Narni (Terni) durante la manifestazione dedicata a questo vitigno: Ciliegiolo d’Italia, giunta alla sua quinta edizione.

Vini provenienti da quattro regioni (2 dalla Liguria, 24 dalla Toscana, 2 dal Lazio e 19 dall’Umbria per un totale di 46 campioni) a confrontarsi tra loro con ben 5 vendemmie diverse. La 2018, la più giovane, la 2014 la meno giovane.

Se la coltivazione più estesa la troviamo in Toscana, un’attenzione particolare è data dai viticoltori della zona di Narni tanto da arrivare ad ottenere la Doc Ciliegiolo di Narni.

Qualcuno lo ha definito “camaleontico” per la diversità di espressione a seconda delle zone di produzione nello stesso territorio comunale. Non sono d’accordo perché camaleontico significa cambiare totalmente espressione di base. Direi molto in sinergia con terreni e microclimi diversi tra loro. E il Ciliegiolo mantiene fede alle sue caratteristiche portanti.

 
 I vini in concorso

Durante gli assaggi è scaturito che la propria qualità espressiva sembrerebbe esaurirsi al quarto anno di affinamento in bottiglia. I successivi assaggi effettuati nelle varie aziende che ci hanno ospitato nella due giorni “narnense”, hanno portato a dilatare i tempi. Vuoi per permanenze in legno, spesso piccolo (barriques), vuoi per attenzioni maggiori in vigna e nelle prime fasi delle fermentazioni. Ciliegioli di maggiore struttura e complessità per una maggiore longevità. E certi assaggi aziendali l’hanno dimostrato.

Questi i miei “dieci ciliegioli” usciti dai 46 presentati. (non in ordine di preferenza ma di annata)

- Leonardo Bussoletti 2018 Narni Umbria

- Sandonna 2018 Giove Umbria

- Tenuta Fabbrucciano 2018 Narni Umbria

- Vallantica 2018 SanGemini Umbria

- Collecapretta 2018 Spoleto Umbria

- Tenuta Cavalier Mazzocchi 2018 Narni Umbria

- Fattoria Mantellassi 2018 Magliano in Toscana

- Montauto 2017 Manciano Toscana

- Sassotondo 2017 Sovana Toscana

 
 presenze marine nel terreno

- La Palazzola 2016 Stroncone Umbria

 
 Uno dei tanti

A seguire i quattro vecchi che hanno nobilitato la rassegna:

- Valdonica 2015 Roccastrada Toscana

- La Selva 2015 Magliano in Toscana

- Podere del Visciolo Piancornello 2015 Montalcino Toscana

- Tenuta Cavalier Mazzocchi 2015 Narni Umbria

La richiesta del mercato per un vino dall’immediatezza e facile beva sembrerebbe cambiare verso dagli assaggi giovani ma dal lungo avvenire.

La quinta edizione di “Ciliegiolo d’Italia” ha (per alcuni timidamente) mostrato questo nuovo corso che, a mio giudizio, porterà questo vitigno ad essere sempre più apprezzato come “produttore” di vini eccellenti. Chapeau!

June 04, 2019

GIU 2019 — Tre italiani sono stati invitati quest’anno alla riunione del gruppo Bilderberg, svoltasi a Montreux in Svizzera dal 30 maggio al 2 giugno. Accanto a Lilli Gruber, la conduttrice televisiva de La7 ormai ospite fissa del Bilderberg, è stato invitato un altro giornalista: Stefano Feltri, vicedirettore del Fatto Quotidiano diretto da Marco Travaglio. Il «terzo uomo» scelto dal Bilderberg è Matteo Renzi, senatore del Partito Democratico, già presidente del Consiglio.

Il gruppo Bilderberg, costituitosi nel 1954 formalmente  per iniziativa di «eminenti cittadini» statunitensi ed europei, fu  in realtà  creato dalla Cia e dal servizio segreto britannico MI6 per sostenere la Nato contro l’Urss. Dopo la guerra fredda, ha mantenuto lo stesso ruolo a sostegno della strategia Usa/Nato.

Alle sue riunioni vengono invitati ogni anno, quasi esclusivamente da Europa occidentale e Stati uniti, circa 130 esponenti del mondo politico, economico e militare, dei grandi media e dei servizi segreti, che formalmente partecipano a titolo personale. Essi si riuniscono a porte chiuse, ogni anno in un paese diverso, in hotel di lusso blindati da ferrei sistemi militari di sicurezza.

Non è ammesso nessun giornalista od osservatore, né viene pubblicato alcun comunicato. I partecipanti sono vincolati alla regola del silenzio: non possono rivelare neppure l’identità dei relatori che hanno fornito loro determinate informazioni (alla faccia della declamata «trasparenza»).

Si sa solo che quest’anno hanno parlato soprattutto di Russia e Cina, di sistemi spaziali, di uno stabile ordine strategico, del futuro del capitalismo.

Le presenze più autorevoli sono state, come al solito, quelle statunitensi: Henry Kissinger, «figura storica» del gruppo a fianco del banchiere David Rockfeller (fondatore del Bilderberg e della Trilateral, morto nel 2017); Mike Pompeo, già capo della Cia e attuale segretario di stato; David Petraeus, generale già capo della Cia; Jared Kushner, consigliere (nonché genero) del presidente Trump per il Medio Oriente e intimo amico del premier israeliano Netanyahu. Al loro seguito Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, che ha ricevuto un secondo mandato per i suoi servigi agli Usa.

Per quattro giorni, in incontri segreti multilaterali e bilaterali, questi e altri rappresentanti dei grandi poteri (aperti e occulti) dell’Occidente hanno rafforzato e allargato la rete di contatti che permette loro di influire sulle politiche governative e sugli orientamenti dell’opinione pubblica.

I risultati si vedono. Sul Fatto Quotidiano Stefano Feltri difende a spada tratta il gruppo Bilderberg, spiegando che le sue riunioni si svolgono a porte chiuse «per creare un contesto di dibattito franco e aperto, proprio in quanto non istituzionale», e se la prende con «i tanti complottisti» che diffondono «leggende» sul gruppo Bilderberg e anche sulla Trilateral.

Non dice che, fra «i tanti complottisti», c’è il magistrato Ferdinando Imposimato, presidente onorario della Suprema Corte di Cassazione (deceduto nel 2018), che riassumeva così il risultato delle indagini effettuate: «Il gruppo Bilderberg è uno dei responsabili della strategia della tensione e quindi anche delle stragi» a partire da quella di Piazza Fontana, di concerto con la Cia e i servizi segreti italiani, con Gladio e i gruppi neofascisti, con la P2 e le logge massoniche Usa nelle basi Nato.

In questo prestigioso club è stato ammesso ora anche Matteo Renzi. Escludendo che lo abbiano invitato per le sue doti di analista, resta l’ipotesi che i potenti del Bilderberg stiano preparando in modo occulto qualche altra operazione  politica in Italia.

Ci scuserà Feltri se ci uniamo così ai «tanti complottisti».

 



(il manifesto, 4 giugno 2019)  

Il 31 Maggio, nella splendida e austera cornice del Salone Nobile dell'IPSAR - Istituto Portoghese di Sant'Antonio a Roma, incastonato nel complesso della struttura dell'omonima Chiesa del '600, nota per la sua acustica e per il suono netto e possente dell'organo che vi si trova, ma apprezzata soprattutto per essere la Chiesa rappresentativa della Nazione Portoghese in Italia, si è tenuto il Workshop 'IL PORTOGALLO PER LA PROPOSIZIONE DEL FUTURO DEL TURISMO GLOBALE' curato dalla Dott.ssa Fiorella Ialongo.   Una iniziativa particolarmente significativa, maturata su consiglio del Prof. Francisco de Almeida Dias dell'IPSAR, confortata dal parere della Prof.ssa Barbara Antonucci - Direttore del Master in 'LINGUAGGI DEL TURISMO E COMUNICAZIONE INTERCULTURALE', dell'Università di Roma Tre - e quindi condivisa e sostenuta con entusiasmo dall'Ill.mo Magnifico Rettore dell'IPSAR S.E. Mons. Agostinho da Costa Borges

Dopo la presentazione e l'introduzione al Workshop da parte dell Dott.ssa Ialongo - Docente del Master e curatrice dell'incontro -, Monsignor da Costa Borges, anche nella Sua qualità di Addetto agli Affari Culturali dell'Ambasciata del Portogallo presso la S. Sede, ha pronunciato un breve indirizzo di benvenuto agli Ospiti, sottolineando l'importanza delle esperienze che possono maturate nel muoversi per il Mondo, a contatto con culture e realtà sociali diverse: il tutto, quale stimolo, spinta, tanto per rafforzare il sé che per dare sostanza alle aspirazioni.   

Gli interventi dei relatori sono stati tutti ricchi e significativi, guidati con amabile e fattiva premura dalla Dott.ssa Ialongo: vero e proprio fil rouge che ha collegato e guidato i relatori del Workshop.

Particolarmente significativi, gli interventi di quei rappresentanti del mondo imprenditoriale - anche a livello istituzionale - che hanno ben testimoniato la grande attenzione riservata al mondo delle start  up ed alla loro evoluzione.

Tutti hanno posto l'accento sul valore imprescindibile dell'innovazione, e come questa susciti la concomitante sinergia data dall'incontro di competenza, collaborazione e cooperazione, trovando compiuto coagulo nel lavoro di squadra, in quell'operare in team che è il teatro ideale in cui le idee, i progetti, i programmi, vedono la loro più felice realizzazione.

Pur se con accenti diversi, improntati al sostegno che le diverse Nazioni offrono alle start up e quindi all'innovazione, tutti i relatori hanno saputo trasmettere entusiasmo, concretezza e sostegno anche toccando il delicato ma essenziale tema della ricerca di fondi: dalla Prof.ssa Barbara Antonucci all'Arch. Hassane Assi (Pres. Associazione Amici del Libano in Italia), alla Dott.ssa Liliane de Quieroz Antonio (Consigliera del Cons. dei Cittadini Brasiliani del Consolato Gen.le del Brasile a Roma), al Dott. Andrea Dal Piaz (Responsabile della piattaforma Dock-3, the startup lab), al Dott. Valentino Giuliani (Resp. Blue Growth-Economia del Mare, di Lazio Innova), alla Dott.ssa Emilia Cozzolino (Tutor di Spazio Attivo, Roma), alla Dott.ssa Grazia Marino  e al Dott. Antonio Falanga(rispettivamente CEO e Fashion Producer di Spazio Margutta), al Dott. Roberto Magnifico (Partner e Board Member di LVenture Group), per concludere con le interviste della Dott.ssa Ialongo al Prof. Fulvio Giannetti (Founder e CEO di Lybra.tech), al Dott. Antonio Calia (Founder e CEO di Manet), al Dott. Valerio Rossi (Founder e CEO di Monugram), all'Arch. Gloria Arditi (Socio fondatore e membro del Cons. Direttivo di LoveItaly). In chiusura, giusto epilogo e tributo agli eccellenti Padroni di Casa, è intervenuto il Dott. Marcelo Rebanda (Direttore per l'Italia di Turismo de Portugal) che ha messo in risalto gli sforzi del Suo Paese nel superare la pregressa crisi, innovando e diventando una Nazione leadernel turismo e nell'accoglienza di quanti - sempre più numerosi - visitano il Portogallo, innamorandosene e scoprendone le bellezze.

Chi ascoltava con attenzione i diversi interventi, specie durante le interviste, è rimasto colpito dall'entusiasmo, dalla giovanile esuberanza e dalla maturità espressa dai protagonisti di queste nuove realtà, accomunati dalla capacità di saper interpretare con intelligenza vivace il momento che le diverse realtà della Società affrontano e vivono. La luce nei loro occhi, la capacità espressiva, la fluente conoscenza delle lingue  e delle tecniche, sono state la cartina do tornasole di un Workshop dagli elevati e significativi contenuti.  

Al termine, dopo i ringraziamenti ai relatori ed agli intervenuti, i rinnovati saluti del Magnifico Rettore Monsignor Agostinho da Costa Borges, del Prof. Francisco de Almeida Dias e della Dott.ssa Fiorella Ialongo che, insieme a tutti gli intervenuti, hanno dato vita ad un momento di networking per proseguire informalmente lo scambio di idee e progettualità. Infine si sono alzati i calici in un bene augurale e apprezzato brindisi con un vin d'honneur  proposto dalla MM Scavia Winery Group, utile a sottolineare l'eccellenza vitivinicola italiana e la sua capacità innovativa attraverso prodotti caratterizzati dal gusto inconfondibile e morbido di vini rari per i loro profumi e la loro struttura, ricchi di quel sapiente amore per la Terra saputo trasfondere in decenni e decenni di esperienza. Il brindisi è stato sostenuto dalla degustazione dei salumi dell'Azienda Agricola artigiana Savigni



 
 vigneti nello Ningxia

Perché il titolo in francese? Semplicemente perché è la Francia la nazione di riferimento per i vignaioli cinesi. Sulle etichette primeggiano foto di Chateau alla francese, gli studi in agraria e enologia, ancor prima che nelle loro Università, portati avanti con mirabolante e incredibile successo a Bordeaux, Montpellier, Lyon, i “legni” principalmente importati dal Massif Central francese (anche se adesso utilizzano prodotti provenienti da aree montane vicino al confine con Mongolia e Corea del Nord), beton vetrificati, presse e vasche inox e via, via, via.

Se in un primo tempo (anni ’70, ’80) il Partito Comunista Cinese iniziò a spalancare le porte agli occidentali, oggi, divenuta potenza mondiale nella quantità di vino prodotto (seconda posizione dietro l’Italia), la trasformazione pare sempre di più importante e i vini cinesi, negli ultimi tempi, sono riusciti a collocarsi nella sfera dei pregiati.

 
 MasterClass

Ne è passata di acqua sotto i ponti da quel settembre 2002 quando, trovandomi a Losanna per problemi familiari, partecipai alla presentazione di alcuni vini cinesi da monovitigni. Rimasi allora incredulo e, da quel giorno, l’attenzione ai vini con gli occhi a mandorla fu sempre seguita dal sottoscritto con attente riflessioni se pur prudenti.

E la frequenza in continuità delle biennali di Vinexpo Bordeaux mi ha permesso di seguire l’evoluzione del “fenomeno cinese” toccando con mano questa realtà, conoscendo i modi di vinificare, le scelte fatte nel decidere in quali aree produrre e allevare le viti e assaggiare le linee di produzione partecipando ad incontri, degustazioni, masterclass.

Una cara amica un giorno, nel pour parler sul fenomeno cinese, uscì con questa riflessione: ”Il gap che loro non potranno mai colmare è di natura storica”.

Riformulai la domanda ad un funzionario cinese durante una conferenza stampa al Vinexpo del 2015. Con molta calma sorretta dall’immancabile ed educato sorriso, dopo alcuni attimi di “silenzio meditativo”, la risposta fu: “Ne siamo coscienti. Infatti siamo partiti dove gli europei sono arrivati”. Questi la sanno lunga.

 

 

 
 Marselan

I piani quinquennali.

Non solo riso. Il Partito Comunista Cinese è da molti anni convinto che la parte rurale del paese deve trovare un tipo di coltivazione diversa. “E senza tante storie e lungaggini burocratiche” ha effettuato massicci investimenti in certe aree ritenute vocate per rispondere al sempre più bisogno di vino, dare la possibilità di crescere a popolazioni ancora allo stato feudale, a creare un “movimento del vino” (simile alle nostre Strade del Vino), con tanto di accoglienza e eccellenti destinazioni turistiche.

Se pur il consumo di vino sia sempre un bene di nicchia destinato a circa il 12% della popolazione vi invito a fare due conti e vedere di quali numeri stiamo parlando. Nel 2017 la popolazione ufficiale ammontava a 1.386.000.000 di persone. Il 12% si attesterebbe intorno a 115.000.000 di consumatori .

Le regioni vinicole

Localizzate principalmente in Shandong, Hebei, Jilin, Tianjin, Xingiang, Ningxia, Pechino e Gansu. L’area di maggiore produzione è quella della penisola di Jiaodong nello Shandong che da sola rappresenta circa la metà di produzione vinicola nazionale. Vi sono attive più di 200 aziende con estensioni pro capite di 1.000/ 1.500 ettari vitati con produzioni di centinaia di milioni di bottiglie (numeri spaventosi ). L’estensione vitata nazionale raggiunge 3,8 milioni di ettari!

Il fenomeno Ningxia

Ormai è giustamente ricordata come la regione dell’eccellenza del vino cinese. Posta sotto la catena montuosa Helan, una

Chateau cinese

volta importante tappa lungo la Via della Seta. Nella capitale Yinchuan ha sede una delle più famose Università del Vino: Whine School Ningxia University. È anche la regione delle “contraddizioni” legate alle religioni praticate. Tradizionalmente il Ningxia, con la presenza dell’etnia Hui è a maggioranza musulmana. Ma come possiamo registrare il vino unisce i popoli (sic!).

Situata tra il 30esimo e il 50esimo parallelo risponde in pieno ai canoni “scolastici” che da tempo distinguono la localizzazione delle vigne. Scelta come area da investire dalle multinazionali Pernod Ricard e Moët Hennessy. Quest’ultima con la sua unità di produzione di spumanti Chandon China (vi ricordate gli spumanti Chandon, quelli della formula 1? Autenticamente cinesi).

Attualmente le uve più diffuse nella regione sono Cabernet Sauvignon (la più coltivata), Merlot, Pinot Noir, Syrah, Marselan, Chardonnay , Riesling italico, Gamay e Semillon. Ma non solo.

Udite, udite (mi rivolgo agli amici toscani). Nella regione del Ningxia si sperimentano nuovi vitigni tra cui il Sangiovese. Secondo il Prof. Demei Li, considerato un guru in materia vitivinicola, il sangiovese è un vitigno interessante che qui solitamente raggiunge la maturazione entro la prima settimana di ottobre come in gran parte della toscana. “È una varietà a maturazione tardiva che da vini dal colore rubino, con aroma fruttati e speziati”. Aspettiamoci Chateau Chianti Winery.

Recentemente al Vinexpo Bordeaux ’19 sono stato invitato, come stampa estera, ad una MasterClass “Le vignoble Chinois: Un avenir prometteur” organizzato da Clovitis, un gruppo di enologi consulenti internazionali . Partner per l’occasione Monsieur CHEN Deqi, uno dei più importanti e conosciuti viticoltori dello Ningxia. La sua proprietà, HO-LAN Soul , estesa su 7.000 ettari di vigneti destinati da alcuni anni ad una produzione Biologica. Altezze dei vigneti mediamente sui 2.000 mt. Gli Assaggi:

Helan Goddess 2018. Riesling Italico. Giovane, ancora inespresse le note minerali tipiche dell’italico. Fruttato, albicocche e mele . Al palato bocca dolce e buona sapidità. Ottimo, voto 87/100

 
 Mr Deq CHEN

Helan Goddes 2018. Rosé da Cabernet Franc. Cabernet Franc all’80% e Cabernet Sauvignon al 20%. Colore carico, Lamponi, ciliegie e fragole. Al palato per niente aggressivo come il colore lasciava intendere. Un bel rosé, morbido, leggero e fresco. Ottimo, voto 88/100

Cabernet Sauvignon 2014. Titolo sostenuto: 14,5%. Manto rubino cupo. Naso interessante con un finale bellissimo speziato. Il tannino ben estratto. Ottimo, voto 89/100

Shiraz 2014 Gran vino questo Syrah, dai profumi aristocratici. Al palato l’incedere gustativo si è mostrato elegante trainato da un tannino setoso. Eccellente, voto 90/100

Marselan 2014 Sicuramente il migliore del trittico dei Rossi. Dato quotato anche da Decanter. Profilo olfattivo che porta all’eccellenza. Elegante al palato con struttura avvolgente che richiama uno “stile francese della droite”. Lunga persistenza. Eccellente, voto 92/100

Una MasterClass che ha ricordato la ormai “prepotente ascesa nei tempi” della viticoltura cinese. Sottovalutarla e non seguirla significa essere “fuori“ dalla realtà vinicola mondiale. E se non vi fidate di quanto raccontato vi riporto i consigli di Decanter ai quali aggiungo Ho Lan Soul Winery

CHATEAU HEDONG Chardonnay, annata 2011

CHATEAU YUANGE Cabernet Sauvignon, annata 2012

CHATEAU YUNMO Greatwall Reserve Rose, annata 2013, Greatwall Reserve Merlot, annata 2012

CHÂTEAU NINGXIA SAINT LOUIS DING Farsight Cabernet Sauvignon, annata 2010

DYNASTY Muscat, annata 2011

GAOYUANYUAN Silver Heights The Summit, annata 2011

GREATWALL 5 Star Cabernet Sauvignon, annata 2005 Terroir Superior Selection Chardonnay, annata 2008

 
 La barriccaia Chateau Ho Lan Soul

Chateau Yunmo Reserve Chenin Blanc , annata 2012 Chateau Yunmo Reserve Italian Riesling, annata 2012

Chateau Yunmo Reserve Cabernet Franc, annata 2012

HELAN MOUNTAIN Special Reserve Chardonnay, annata 2011 Special Reserve Merlot, annata 2010

Special Reserve Cabernet Sauvignon, annata 2010

NINGXIA HELANSHAN MANOR WINE Chateau Hedong Cabernet Sauvignon, annata 2012

SKYLINE OF GOBI Cabernet Sauvignon Selection, annata 2012

YINCHUAN CHÂTEAU BACCHUS Château Bacchus, annata 2011

YUHUANG CHATEAU Cabernet Sauvignon, annata 2009

 

Diversamente da quanto vanno profferendo i vari nutrizionisti televisivi, e cioè che è necessario consumare pesce almeno 2-3 volte a settimana per garantirsi gli Omega 3, la scienza indipendente dei più noti organismi in fatto di nutrizione, e di qualificati studiosi, conferma ogni giorno quello che noi igienisti vegani andiamo dicendo da decenni, e cioè che procurarsi l’Omega 3 dal pesce, invece che dai vegetali, non solo non è necessario ma spesso dannoso per la salute.

Il pesce per motivi di sicurezza e gusto deve essere cotto, e la cottura denàtura gli Omega 3, oltre ad inattivare gli enzimi digestivi. Inoltre, consumare pesce 2-3 volte a settimana non è sufficiente perchè solo alcuni tipi di pesce contengono modeste quantità di Omega 3 e solo se i pesci sono selvatici o da acquicoltura i cui pesci si nutrono di pesci che a loro volta mangiano alghe.

La paura diffusa è che nelle diete vegan mancano fonti dirette di EPA e DHA. Ma c’è chi è vegan da tutta la vita e non ha mai avuto carenze di questo tipo. La stragrande maggioranza del genere umano non consuma o non ha mai consumato pesce e vive in buona salute. La mia logica mi dice di far riferimento alle leggi naturali in cui ogni organismo vivente è progettato per funzionare con un determinato “carburante”, a far riferimento alla nostra conformazione fisiologica che è simile a quella dei primati antropoidi, che sono vegetariani i quali certo non mangiano pesce per garantirsi gli Omega 3. Sbagliare carburante significa inevitabilmente danneggiare la propria salute.

Sotto l’aspetto etico è molto più grave mangiare pesce che animali terricoli: una sardina non ha meno valore di un manzo; non è la mole fisica che da valore ad un essere vivente. Con la carne di un manzo mangiano mille persone, ma mille pesci non bastano a sfmare mille persone. Se potessimo udire il dolore delle creature del mare il loro grido squarcerebbe le fondamenta della terra.

Confrontando il contenuto di Omega 3 nei pesci con quello presente nei vegetali troviamo che:

i pesci che contengono modeste quantità di omega 3 (mg/100 gr) sono:
sardine fresche 1,73;
anguilla 1,30;
aringa fresca 1,09;
salmone fresco 0,89;
tonno fresco 0,80;
sgombro: 0,73;
spigola 0,48;
orata fresca 0,46

mentre i vegetali che contengono omega 3 (mg/100 gr) sono:
Olio di lino: 66
Semi di lino: 32
Olio di canapa: 18
Olio di noce: 14
Soia cotta: 11
Olio di soia: 7,60
Noce: 6,50
Germe di grano: 5,40
Semi di zucca: 5
Latte di soia: 4
Fagioli di soia secchi: 1,3
Olio ex. verg. d’oliva: 1
Mandorle: 0,3

Da questo se ne deduce che se l’assunzione di Omega 3 per una dieta (per esempio) di 2000 kcal è pari a 4,4 g/die, per raggiungere questo quantitativo è necessario consumare giornalmente: 1,1 etti di sardine fresche, oppure 1,3 etti di anguilla, oppure 1,5 etti di tonno, oppure 2,2 etti di aringhe, oppure 3,5 etti di spigole, oppure 4,4 etti di storione, oppure quantitativi enormi di altri pesci con un contenuto più basso di omega 3.

L’American Cancer Society ha valutato alcuni studi sulla correlazione tra omega 3 e cancro. “La famiglia degli acidi grassi omega 3 non riduce il rischio di cancro, anzi, elevati livelli di queste sostanze nel sangue possono aumentare il rischio di cancro della prostata negli uomini. Alcuni studi hanno collegato l’assunzione di omega 3 ad un maggior rischio di diabete di tipo 2. Dal 1980 al 1988 sono state seguite 34.000 donne che assumevano olio di pesce; quelle che consumavano una quantità maggiore di acidi grassi omega 3 non hanno mostrato un rischio minore di cancro del colon retto, anche se avevano meno tumori benigni e di dimensioni più ridotte. Un prolungato uso di integratori a base di olio di pesce può provocare carenze di vi.t E e tendenza all’anemia, e l’olio di fegato di merluzzo potrebbe portare a livelli tossici di vit. A e D. Nel 2006 sono stati riconsiderati gli studi condotti in 40 anni sugli effetti degli acidi grassi omega 3 e non è stato rilevato un effetto preventivo nei confronti del cancro. Tuttavia una ricerca condotta nel 2010 su 55 pazienti con poliposi adenomatosa familiare si è visto che dopo 6 mesi i polipi si erano ridotti di numero e di dimensione”.

Un articolo pubblicato su Journal of the American Medical Association dice: L’assunzione di integratori di omega 3 non è stato correlato ad una diminuzione del rischio della mortalità per attacco cardiaco, infarto del miocardio o ictus.
In un altro studio apparso nel 2013 su New England Journal of Medicine si legge: Nei pazienti con fattori multipli di rischio per malattie cardiovascolari, il trattamento quotidiano con questi acidi grassi non riduce la mortalità. (notizie tratte da Terra Nuova n.288 di novembre 2013)

Una recente ricerca medico-scientifica condotta su oltre 19.000 persone, alla fine dell'anno 2010 in Gran Bretagna, i cui risultati sono stati resi noti in un articolo apparso sull'American Journal of Clinical Nutrition, rileva che l’assunzione di omega 3 è più efficiente se questi provengono dai vegetali. Infatti vegetariani e vegani provvederebbero autonomamente alle proprie necessità di acidi grassi essenziali omega 3 a lunga catena (presenti nel pesce) ricavandoli dagli acidi grassi omega 3 vegetali, senza dover introdurre nella propria dieta la carne di pesce. Tali grassi sono importanti per il buon funzionamento dei meccanismi metabolici. È già noto da tempo come gli omega 3 si possano ricavare molto più facilmente da fonti vegetali, come noci, semi di lino e olio di semi di lino, piuttosto che dal pesce (che ne contiene decisamente meno di quanto si crede (gli omega 3 diminuiscono a seconda il tipo di cottura), ma questo nuovo studio rende ancora più evidente come la fonte privilegiata di questi acidi grassi essenziali sia proprio quella vegetale.(Dr.ssa Luciana Baroni)

May 28, 2019

Nonostante lievi miglioramenti nel 2017, nel nostro Paese ci sono ancora 17 milioni di persone a rischio esclusione sociale, 5 milioni sono in povertà assoluta, e la concentrazione della ricchezza è altissima.


Roma, 24 MAGGIO 2019 - In Italia più di 17 milioni di persone sono a rischio povertà ed esclusione sociale. Tra queste, anche quelli che un lavoro ce l’hanno (gli occupati che non hanno un reddito  ufficiente sono infatti il 12,2%). E oltre 5 milioni sono in povertà assoluta, con una robusta incidenza (12%) tra i bambini. Al tempo stesso tra il 1996 e il 2016 la quota di ricchezza dell’1% più ricco  della popolazione adulta è passata dal 18% al 25% , quella dei 5.000 adulti più ricchi è salita dal 2% al 7%. A queste disuguaglianze economiche si aggiungono profonde ingiustizie sociali nell’accesso  ai servizi fondamentali di qualità e nel riconoscimento dei propri valori e del proprio ruolo. Questi i dati più evidenti che emergono dal rapporto Istat Sdgs (Sustainable Development  Goals) sui 17  biettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu. I dati parlano chiaro: vincono allarme sociale e disuguaglianze, e forti divari territoriali. La situazione peggiore si vede in Sicilia, Calabria e Campania. Basti pensare che la quota di persone in cerca di occupazione sulla popolazione attiva ammonta al 6,0% nella ripartizione nord-orientale, al 7,0% in quella nord-occidentale, al 9,4% nel Centro e al 18,4%  nel Mezzogiorno. Se ne è parlato a Roma in occasione dell’evento nazionale ASviS “Sconfiggere la povertà, ridurre le disuguaglianze” organizzato nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile,  organizzato da ASviS e dal Forum Disuguaglianze e Diversità.

 

Nel 2017 lievi miglioramenti per 10 Obiettivi dell’Agenda 2030

Per 10 su 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu nel 2017, l’Italia mostra segni di miglioramento in dieci aree: povertà (Goal 1), salute (Goal 3), uguaglianza di genere (Goal 5), condizione  economica e occupazionale (Goal 8), innovazione (Goal 9), disuguaglianze (Goal 10), condizioni delle città (Goal 11), modelli sostenibili di produzione e di consumo (Goal 12), qualità della  governance, pace, giustizia e istituzioni solide (Goal 16), cooperazione internazionale (Goal 17). Per quattro aree, invece, la situazione del 2017 è peggiore rispetto al 2016: alimentazione e agricoltura  sostenibile (Goal 2), acqua e strutture igienico-sanitarie (Goal 6), sistema energetico (Goal 7), condizioni degli ecosistemi terrestri (Goal 15). La condizione appare invariata per due  goal, educazione (Goal 4) e lotta al cambiamento climatico (Goal 13), mentre per il Goal 14 (Flora e fauna acquatica) non è stato possibile stimare il dato relativo al 2017 a causa della mancanza di  dati aggiornati.

 

Recuperare il tempo perduto e realizzare interventi radicali

“È ora di dotarsi di una governance che orienti le politiche allo sviluppo sostenibile, si è perso già troppo tempo – dice Enrico Giovannini, Portavoce dell’ASviS , – oltre all’immediata adozione di  interventi  specifici in grado di farci recuperare il tempo perduto sul piano delle politiche economiche, sociali e ambientali, l’ASviS chiede al presidente del Consiglio di attivare subito la Commissione nazionale per l’attuazione della strategia per lo sviluppo sostenibile, di trasformare il Cipe in Comitato interministeriale per lo sviluppo sostenibile e di avviare il  dibattito parlamentare sulla proposta di  legge per introdurre il principio dello sviluppo sostenibile in Costituzione, al fine di garantire un futuro a questa e alle prossime generazioni”.

Partendo dalla situazione di grave ingiustizia sociale e dai diffusi sentimenti di paura, rabbia e risentimento generati nelle fasce più vulnerabili della società, il Forum Disuguaglianze Diversità <https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/chi-siamo/> (ForumDD) – un’alleanza tra cittadinanza attiva e ricercatori – ha elaborato, dopo due anni di lavoro e con il contributo di oltre  cento esperti il Rapporto “15 Proposte per la giustizia sociale”. Un pacchetto di proposte di politiche pubbliche e azioni collettive, ispirate dall’analisi e dalle idee di Anthony Atkinson, che  intervengono su tre meccanismi di formazione della ricchezza: il cambiamento tecnologico, la relazione tra lavoro e impresa, il passaggio generazionale 

“Disuguaglianze e povertà vanno aggredite su due fronti – afferma Fabrizio Barca, coordinatore del ForumDD . Tornando a redistribuire e recuperando – da dettato Costituzionale – la progressività  fiscale perduta, anziché ridurla come si minaccia di fare sotto il manto della <<flat tax>>. E, prima ancora, modificando i meccanismi di formazione della ricchezza privata e di accesso alla ricchezza  comune: noi del ForumDD proponiamo interventi radicali che mettano la tecnologia dell’informazione al servizio di una maggiore diffusione della conoscenza, non, come oggi avviene, di una sua insostenibile concentrazione”.

Su queste basi, è stato illustrato ciò che abbiamo appreso negli ultimi due anni dall’introduzione di misure di contrasto della povertà, mostrando l’importanza che ai trasferimenti monetari si  affianchino servizi e un rafforzamento delle capacità di reazione delle famiglie povere. Sono quindi state presentate tre delle 15 proposte del ForumDD:

   ·       Livellare le opportunità dei giovani nati in  famiglie con un livello diverso di ricchezza, introducendo a un tempo un’ ”eredità universale” di 15.000 euro (incondizionati) a tutti i e le diciottenni (580 mila ogni anno), e una “ tassa progressiva  sui vantaggi ricevuti” lungo l’arco della vita, che sostituisca l’attuale tassa di successione, eliminando così ogni tassazione per 80mila dei 110mila paganti e concentrando l’imposizione sui 30mila più  abbienti (producendo entrate aggiuntive che finanzino l’eredità universale). 

  ·       Creare Consigli del Lavoro e della Cittadinanza nell’impresa che dia ai lavoratori e ai cittadini influenzati dagli effetti  ambientali la possibilità di pesare sulle decisioni strategiche delle imprese: uno strumento che consentirebbe di perseguire assieme giustizia sociale e ambientale. 

·     Costruire una sovranità collettiva sui dati personali e algoritmi che inverta la grave concentrazione in atto nel controllo sulla conoscenza. Nella cornice del Regolamento Europeo per la Protezione  dei Dati, si propone una strategia fatta fra l’altro di: pressione crescente sui giganti del web per rendere noti gli esiti delle ricerche fatte con i nostri dati e il loro uso; contrasto delle posizioni di  monopolio delle “sette sorelle digitali” da parte delle imprese di proprietà pubblica; sperimentazione di piattaforme digitali comuni; rilascio di dati amministrativi in formato aperto a disposizione delle  comunità di innovatori in rete.

– La parte maggiore delle lesioni viene imputata al vaccino antinfluenzale

https://sadefenza.blogspot.com/2019/05/la-us-vax-court-rileva-il-picco-di.html

Lori Martin Gregory  – humansarefree – Sa Defenza

I casi di lesione da vaccino sono in vertiginoso aumento, quindi se fai come gli struzzi, e interri la testa per non vedere cosa accade , significa che finora non hai prestato attenzione, perciò è ora di darti la sveglia. Ecco qualche informazione per quelli di voi che hanno appena iniziato ad informarsi. Ronnie Reagan … quasi 30 anni fa, il 40 ° presidente degli Stati Uniti ha annullato il diritto dei cittadini americani di denunciare i produttori di vaccini, sostituendolo con una legge che costringe le famiglie che hanno subito un infortunio, lesione da vaccino o morte di citare in giudizio il governo degli Stati Uniti invece della compagnia farmaceutica.Di conseguenza, speciali periti del settore della United States Special Claims Court, , si noti  per i nostri scopi che alla Corte del Vaccino, è data piena autorità di giudizio senza avere una giuria per decidere il destino degli americani che hanno avuto la sfortuna di essere colpito da un infortunio da vaccino – che,  può variare da sintomi cronici, lievi, e perfino la morte. Una volta all’anno, questa Corte non tradizionale offre al pubblico uno visione sul suo funzionamento, pubblicando un rapporto annuale sul suo sito Web – un rituale che si tiene ogni anno a gennaio. Il rapporto è inviato al Presidente del Congresso, altrimenti noto come Vice Presidente degli Stati Uniti, dove si intende servire come campana di monitoraggio delle reazioni del pubblico americano che potrebbe essere soggetta a vaccinazioni che  divengono obbligatorie con mandati governativi per il Paese.
Ottimo, vero? Responsabilità e azione? Si potrebbe pensare che vada bene, ma non è così, siamo vittime di un grande errore. Il rapporto, che viene costantemente ignorato dai principali media / politici / funzionari della sanità e dal CDC, giace addormentato nella pagina delle segnalazioni del sito Web del Tribunale speciale per i reclami degli Stati Uniti . 

Nessun titolo, nessun comunicato stampa, nessuna analisi, nessun avviso nei media, niente di niente.
Nessuna sorpresa, visto che la maggior parte delle persone in America non sanno nemmeno che i vaccini sono stati dichiarati essere inevitabilmente NON sicuri dalla Corte Suprema degli Stati Uniti nel 2011 .Non sorprende, inoltre, che i media dell’élite mainstream, cooptati e globalisti ignorino costantemente questo rapporto, insieme a saggi argomenti di difesa della salute e di difesa dai pericoli e dei rischi di danno da vaccino (ti prendono in giro: “guarda! Un unicorno!“), Usando invece termini come “è scientifico” e il rischio da vaccino viene sfumato e “sfatato“, così si scoraggia il dibattito razionale riguardante le prove che vengono nascoste ma sono in bella vista. Non sorprende, inoltre, che la US Special Claims Court offra ogni anno una versione arcaica del rapporto inefficace, a bassa tecnologia. Invece di un buon foglio di calcolo ordinato, il tribunale pubblica un documento PDF scansionato, un formato che richiede molto lavoro intenso per condurre qualsiasi tipo di analisi concreta.
È necessario reinserire i dati in tutte le 220 e + pagine che richiedono settimane per condurre una dettagliata disaggregazione scritta a mano con il vaccino di ciascun caso, combinata con ampi sforzi di conteggio e organizzazione al fine di identificare la rilevanza statistica e le tendenze emergenti dal campo di vaccinazione. È questo il disegno? Forse.  Per la maggior parte è sicuramente un deterrente il fatto che qualcuno si metta a sedere e provi ad analizzare quella dannata cosa. Questo è esattamente il motivo per cui lo facciamo, ogni anno dal 2014. Per non scoraggiarci, ci sono voluti 10 mesi per terminare, finalmente, la nostra analisi del rapporto di quest’anno. Ma una volta che lo abbiamo fatto, abbiamo visto le tendenze e quel che abbiamo trovato è scioccante – non solo per quello che è stato rivelato sul continuo aumento delle lesioni da vaccino, ma anche a causa del silenzio assordante dei media mainstream, dato che le lesioni da vaccino continuano a essere un argomento che i giornalisti e i media ignorano, attribuendolo a una teoria cospirativa di un sito di fake news.

Accomodatevi, tenetevi forte, e indovinate cosa abbiamo scoperto:

  1. Le liquidazioni per danni vaccinali dei tribunali sono aumentate in totale a $ 91,2 milioni nel 2015, da $ 22,8 milioni nel 2014 a $ 114 milioni nel 2015 – un aumento del 400%.
  2. La liquidazione  per vaccini antinfluenzali dei tribunali sono aumentati maggiormente, da $ 4,9 milioni nel 2014 a $ 61 milioni nel 2015 – unaumento di oltre il 1000%, nonostante gli assalti furiosi autunnali di ogni anno con le campagne pubblicitarie / media / pubblicità che spingono gli americani a “fare la vaccinazione antinfluenzale” , “con totale abbandono delle statistiche che fuoriescono dai tribunali dei vaccini.
  3. La varicella ha avuto il terzo maggior aumento – da $ 0 nel 2014 a $ 5,8 milioni nel 2015. (Lo scandalo a sorpresa è tra la popolazione anziana, dal momento che i nipoti vaccinati hanno continuamente diffuso virus vivi ai loro ignari anziani).
  4. L’epatite B è stato il quarto aumento più grande negli insediamenti dei tribunali dei vaccini, è l’aumento del 321% nel 2015 a più di $ 8 milioni nel 2015 da $ 1,9 milioni nel 2014.
  5. I vaccini TDap / DTP / DPT e D / T sono stati il ​​quinto aumento più grande,salendo del 75% nel 2014 da $ 5,5 milioni a $ 9,8.

Il resto degli insediamenti non rappresentati qui sono: Tetano, $ 4 milioni; HPV $ 3,4 milioni, da quasi nulla nel 2014 ( da vedere a gennaio quando viene pubblicato il report 2016); MMR, che in realtà è diminuito dalla posizione numero uno dello scorso anno a meno di $ 1 m – un calo dell’88% + dei pagamenti; pertosse, $ 1,7 milioni; thimerisol $ 1,5 milioni; HIB, $ 345k,menginococal $ 500k, HEP A $ 408k, DPT & Polio, $ 210k e rotovirus $ 76k. Avrai notato che abbiamo omesso il secondo posto, con la voce”altro“. Ecco perché. ‘Altro‘ illustra perfettamente la natura dubbia della relazione del tribunale sui vaccini e la sua mancanza di trasparenza nel processo. Invece di identificare quale combinazione di vaccini viene caricata con lesioni o morte ed etichettare il caso di conseguenza, un perito specialista del settore può decidere di etichettare un caso di vaccino come “altro“, diluendo e riducendo di fatto quindi l’effetto sui numeri complessivi nell’analisi finale. Nel 2015, la categoria “altro” rappresentava il secondo maggiore aumento delle risoluzioni di pagamento per i danni da vaccino, con un totale di $ 21,5 milioni di pagamenti, un aumento del 388% rispetto ai $ 4,4 milioni di pagamenti dell’anno precedente. Non accusiamo nessuno di niente. L’aumento del 388% è notevole. Quale combinazione di vaccini sta causando un tale aumento? Il pubblico non ha il diritto di sapere?Se il tribunale decidesse, ad esempio, che ci sono troppi insediamenti di vaccini antinfluenzali che si stavano montando per l’anno, non potrebbe semplicemente distorcere i dati classificando certi casi come “altri“, che ingenererebbero artificialmente la categoria dell’influenza? Abbiamo detto che questi risultati sono SOLO  giudizi – di casi a favore del querelante. NON include le spese legali ENORMI di entrambe le parti, che sono pagate dal governo degli Stati Uniti se l’avvocato vince o perde il caso? Questi sono classificati come costi. E invece di inviarli nel rapporto insieme al giudizio  assegnato, spesso vengono inseriti con voci separate, rendendo l’esercizio del collegamento e i loro pagamenti di giudizio molto più difficile da rilevare, che richiedendo un ulteriore impegno nell’ardua analisi dei dati.Il pagamento totale delle spese legali per il tribunale del vaccino nel 2015 è di $ 42 milioni. Inoltre, una cartella piena di pagamenti basati sulle rendite vitalizie –  significa che i pagamenti (molti dei quali ammontano a più di $ 1 milione annui) si ripresentano ogni anno. Questo perché la vita come si sa, per alcuni querelanti, finisce dopo il loro infortunio vaccinale e i costi per prendersi cura di loro per sempre richiede una somma annuale che è spesso molto grande. Ti chiediamo di condividere con più persone possibili, poiché è tempo di cambiare rotta.

Dal sito di Maurizio Blondet  22 Maggio 2019 

La domanda più ovvia che viene fatta al ritorno da una Manifestazione importante è questa: come è andata?

La risposta è nelle parole conclusive di Monsieur Rodolphe Lameyse, nuovo CEO arrivato 30 giorni prima dell’inaugurazione: "C’è bisogno, la necessità di un cambiamento radicale nella strategia per far rivivere Vinexpo Bordeaux e farla sopravvivere in armonia con il nascente Vinexpo Paris (nome ancora non definitivo). Dobbiamo fare affidamento sui nostri punti di forza per reinventarci. Il nuovo respiro passerà attraverso 3 assi chiave: business, contenuti ed esperienza. Nel 2021, per celebrare il 40 ° anniversario, Vinexpo Bordeaux si reinventerà in un nuovo modello, pur mantenendo la sua identità e i suoi valori”.

Nell’edizione appena conclusasi abbiamo respirato decisamente un’aria diversa, come se volutamente l’evento fosse stato irrorato, imperlato di scaglie di naftalina in attesa degli eventi. E per eventi futuri s’intendono quelli in programmazione a Parigi.

Intanto è arrivata la conferma dell’unione d’intenti tra Wine Paris e Vinexpo Paris. La prima reduce dalla sua prima edizione (con lusinghiero successo) nata dalla fusione di Vinisud e Vinovision, la seconda con l’annuncio di un grande Vinexpo da effettuare al Paris Expo Porte de Versailles nel mese di gennaio 2020. Dopo la dichiarata e conclamata unione d’intenti (proprio nei giorni di Bordeaux) ecco la notizia ufficiale: la Manifestazione di Parigi (ancora senza un vero nome che non tarderà ad arrivare con tanto di nuovo logo) si svolgerà dal 10 al 12 febbraio 2020.

Se pur vissuto in una forma di stato d’attesa, il Vinexpo di Bordeaux ha mantenuto le promesse della vigilia: 12 conferenze tematiche, 24 degustazioni

 
 WOW

mirate, varie masterclass organizzate dalle aziende direttamente nei propri stand, vini da tutto il mondo e largo spazio ai superalcolici sia francesi (Armagnac, Cognac e Calvados), sia cinesi, vietnamiti, russi, della Martinica e giapponesi. Quest’ultimi presenti anche con una folta rappresentanza di aziende produttrici di Sake. E partecipare ad una degustazione tipica di questo fermentato è stata un’esperienza unica per un inesperto quale mi ritengo.

Ancora una volta il Vinexpo di Bordeaux ha manifestato il suo DNA assolutamente internazionale. Grande spazio naturalmente alle regioni francesi;

 
 Sake giapponese

dalla Borgogna all’Alsazia attraverso la Loira, la Languedoc-Roussillon ed infine la gauche e la droite del Bordeaux.

Ultimo ma non ultimo “WOW”. Un mondo a se.

Tantissimi visitatori arrivati per incontrare i 150 produttori di vini biologici e biodinamici provenienti da ben 10 paesi diversi. Dopo il successo dell’edizione ultima (2017), WOW (World of Organic Wines) è tornato nuovamente a Bordeaux per riunire un’offerta internazionale di vini di questo settore. Evento nell’Evento, seducente attrattiva sempre più richiesta.

E domani?

Intanto nel 2021, per celebrare il suo 40 ° anniversario, Vinexpo Bordeaux si reinventa in un nuovo modello (tra poco sarà svelato), pur mantenendo la sua identità e i suoi valori.

Quindi appuntamento al 2021 dopo aver conosciuto il neonato Vinexpo Paris o come cavolo si chiamerà.

 
 Sake cinese

Urano Cupisti

 Sono più di 1000 i volti che hanno affidato alla street art nel suo valore più alto il loro percorso di redenzione umana.

Sono i volti degli abitanti di Librino, quartiere satellite della città di Catania, una periferia del Sud come tante altre, lo Zen a Palermo o Scampia a Napoli.

Progettato a metà degli anni ’60 dall’architetto giapponese Kenzo Tange, con i migliori propositi , Librino ha presto deviato dalla sua funzione originaria di città modello di urbanistica secondo i canoni del tempo per trasformarsi in zona di illegalità e malaffare.

Complice l’infelice e infausta posizione nei pressi dell’attiguo aeroporto catanese di Fontanarossa, presto il sogno si dissolve in una storia già nota ai più.

Ma a volte cambiare si può! E così in questo luogo di periferia il silenzio è stato rotto dalla voce della poesia.

Grazie, infatti, all’opera magnanima del noto mecenate siciliano Antonio Presti un messaggio a colori ha investito il grigio del cemento simbolo, fino a poco tempo fa, di speculazione edilizia e dell’abusivismo che hanno gravato sul quartiere sin dal suo primo nascere.

L’artista benefattore ha sposato la causa degli abitanti di Librino e, con un colpo di genio di cui solo gli spiriti più profondi sono capaci, ha ribaltato decenni di storia di una comunità scuotendo le coscienze dei Siciliani e non solo.

“Librino è bello” afferma Presti e per convincere anche gli abitanti di questo ha dato vita ad un progetto arduo, forse, ambizioso sicuramente che si snoda in un percorso lungo più di 500 mt e che investe quello snodo viario di collegamento fra la città di Catania e la sua periferia.

Alle foto che ritraggono alcuni fra gli abitanti del quartiere sono stati affiancati i versi sacri del “Cantico delle creature“di S. Francesco.

Una mirabile fusione dove l’immagine viene valorizzata dall’immenso potere della parola. Ad ogni volto un destino. Un destino di riscatto sociale che nella coralità del messaggio universale del Poverello trova la sua giustificazione d’essere.

Le immagini colpiscono per la loro immediatezza comunicativa e per la loro estrema semplicità, le parole si offrono nella loro purezza come “carezze all’anima” a scardinare quelli che sono i pregiudizi presenti nell’immaginario collettivo, nelle gabbie dell’animo umano.

Un’umanità a volte emarginata si pone e si impone al passante inconsapevole e inaspettatamente assurge a dignità artistica ancor prima che umana.

Nella misura in cui l’arte intesa come categoria estetica non può prescindere dalla sua funzione etica. Ora il bello incontra il buono, il sublime. Quel sublime che, per sua stessa natura, è indicibile e che si può cogliere solo con un percorso interiore.

La “fiumara” di volti, termine caro allo stesso Presti che ha voluto intitolare la sua Fondazione “Fiumara d’arte”, appunto, guida lo spettatore profano lungo un percorso iniziatico che attraversa la vita in tutte le sue fasi, approda inevitabilmente alla morte ma, con essa, non muore, anzi rinasce a nuova vita.

Una catarsi spirituale che approda ad un panteismo cosmico di portata universale, la scoperta di quell’Assoluto che è dentro ognuno di noi. Quell’altro che sta di fronte è uno specchio per chi osserva, una parte del nostro stesso cosmo. Ogni micro parte del macro. E’ la legge dell’immanenza, della fratellanza, della tolleranza.

Messaggio politico? Forse!

In un tempo in cui il dibattito sulla globalizzazione infiamma gli animi della politica, su quel cavalcavia si dibatte un tema che è nazionale ed internazionale insieme, universale, appunto,quello dell’integrazione in tutte le sue forme.

Angustamente ancorati ad un’illusoria e limitata apparenza, prigionieri di una mente che se è vero, ed è vero, spesso mente, figli di ipocrisie ideologiche sterili e fuorvianti non troviamo ancora risposta ai mali dell’umanità.

 
 Antonio Presti

Dove la verità intellettuale del sistema?

Nello sguardo degli ultimi un canto che viene da lontano e che, attraverso loro, parla l’universale linguaggio dell’amore, di ogni Dio, nel tempo in cui anche la dottrina si fa sempre più semplicemente disciplina. Il vichiano “parlare eroico” qui si traduce in un messaggio dai toni apparentemente paradossali, quasi eretici.

Ma quanta verità nell’eresia!

Alla “ Bellezza” e al suo immenso potere pedagogico Presti ha affidato la rinascita tout court di un luogo. E Rinascita sia!

Dall’unione di sei artisti, provenienti da esperienze complementari diverse, nasce a Roma, nelFautunno ’96, il gruppo “Terrantica”. Attori rockers e menestrelli accomunati dalla passione per la musica popolare.

Un po’ per la provenienza dei componenti, un po’ per la vastità del materiale a disposi­zione, l’attenzione si è subito concentrata sulla

 
 Video intervista a Teresa Andrioli

tradizione deH’Italia-Centromeridionale. I brani, proposti sono dunque soprattutto saltarelli, pizziche, tarantelle e tammuriate.

L’approccio dei Terrantica alla musica popolare non è di tipo accademico. Non è una ricerca etnica o culturale, ma uno spontaneo avvicinarsi all’anima più vera delle nostre radici. Le musiche come liberazione, come momento di socializzazione. La festa, il ballo il divertimento, diventano dunque i cardini dello spettacolo dei Terrantica.

Con l’energia che il gruppo esprime dal vivo, quindi suoni essenziali, arrangiamenti semplici e un largo uso dei colori e percussioni i brani tradizionali sono eseguiti tanto secondo lo schema classico, quan­to con arrangiamenti originali, alcuni dei quali ispirati dal racconto di anziani in paesi del Lazio e della Puglia.

Tanto dal vivo, quanto in studio, Terrantica fanno uso dei soli strumenti acustici tradizionali: organetto, flauto, mandolino, violino, chitarra, chitarra battente e classica, ciaramella e zampogna. Per le percussioni: tamburelli, tammorre, nacchere, campanelli, scaccia-pensieri, puti pu e trìccheballacche.

I COMPONENTI DEL GRUPPO

 

Pino Lomanno  (Percussioni e canto) 

Calabrese, è il “brigante” del gruppo, ha conosciuto il tamburello al suo paese e da li ha sviluppato la ricerca nelle percussioni popolari.

Teresa Andreoli (canto)

Da Roma, attrice teatrale è da sempre appassionata di dialetti e di danze popolari.

Mauro Bassano (Zampogna, organetto e chitarra battente)

Romano, ha un passato da bluesman, ma è stato folgorato dall’Organetto. Ha un rapporto quasi carnale con i suoi strumenti. Parlando con i vecchi delle varie regioni ha imparato non solo le loro melodie, ma anche l’amore per lo strumento stesso. Luca Trombacela (Flauti, ciaramella, bozooky, violino e voce) Napoletano, compositore arrangiatore, è appassionato di strumenti, ne possiede tantissimi, antichi e moderni. E’ passato dal rock alla musica irlandese fino ad approdare alla nostra tradizione.

Felice Zaccheo (Chitarra e mandolino)

E’ il più giovane del gruppo ma ha già diverse esperienze musicali, tanto nel blues quanto in complessi bandistici.


Il CD d’esordio dei Terrantica: “Primi Passi” contiene brani classici della tradizione più tre pezzi originali molto legati ad essa. Il lavoro in preparazione, ’’Bacco Tabacco e Venere”, con­terrà invece musiche e canti popolari tra i meno noti, più composizioni legate appunto al tema classico del vino, dell’amore e dei campi.
I Terrantica si esibiscono spesso in locali e centri sociali tanto a Roma quanto nel resto d’Italia. Partecipando volentieri a manifestazioni sociali e culturali, a festival e a fest

e o a sagre pae­sane, a volte accompagnati da un gruppo di ballerini.

Da ricordare:

Brasile (marzo 2001), Chicago (agosto 2000), Festival di Saracena (CS - luglio 2000), Estate Romana (1998-1999- 2000), Festival Intemazionale della Zampogna Scapoli (15 luglio 1999), Roma Saltantes (maggio 1999), Torrepaduli (Le - agosto 1998-1999), Roma festa della musica (1998- 1999), Roma carnevale (1998), Legambiente (2000-2001), Telethon (1999-2000), Etno Festival (Porto Ercole - giu­gno 2002), Festa dell’Uva (Marino - ottobre 2003)

Per il gruppo Terrantica:

Mauro 3384423288 - e.mail: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

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