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RECENSIONE – LA TRAPPOLA DEL FORMAGGIO
Neal D. Barnard, The cheese trap, 2017. Traduzione italiana: La trappola del formaggio, come liberarsi dalla dipendenza, perdere peso e stare finalmente bene. Sonda, Milano, 2019.
Quando una persona, diventando vegetariana, abbandona la carne, spesso prende a consumare maggiori quantità di formaggio. Ma, come ci spiega il dottor Barnard in questo libro, il rimedio potrebbe essere peggiore del male! Infatti il formaggio fa ingrassare, perché è fatto con il latte, che contiene grasso; ma nel formaggio il grasso è molto concentrato rispetto al latte. Molti evitano lo zucchero ritenendo che esso faccia ingrassare; invece lo zucchero viene in gran parte bruciato, mentre il grasso, compreso quello del formaggio, si deposita nel tessuto adiposo. Infatti il grasso si insinua nelle cellule muscolari riducendo il numero di mitocondri, e così rallenta il metabolismo.
Inoltre, il consumo di formaggio causa assuefazione. Infatti la caseina (la proteina principale del latte e del formaggio) è formata da una catena di “mattoni” chiamati aminoacidi, e durante la digestione rilascia delle catene brevi, chiamate “caseomorfine”, che si attaccano agli stessi recettori cerebrali dell’eroina ed altri narcotici, rilasciando dopamina e causando gratificazione e piacere. Ciò ha una funzione nello stabilire e rinforzare il legame del piccolo con la madre, ma rende difficile ad un adulto rinunciare al formaggio, che quindi si comporta come una vera e propria droga.
C’è di più. Il latte è prodotto da mucche gravide, e quindi contiene ormoni. Nel corso della gravidanza di una mucca, l’estradiolo nel latte aumenta di 17 volte, e l’estrone aumenta di 45 volte. Naturalmente, anche il formaggio, essendo fatto con il latte, sarà pieno di ormoni; ed infatti, le donne che consumano latticini ad alto contenuto di grassi hanno maggiori probabilità di morire di cancro al seno, rispetto a quelle che non li consumano. E gli uomini che consumano più formaggio hanno una minore concentrazione di spermatozoi rispetto a quelli che ne consumano meno. Gli uomini che consumano molti latticini hanno inoltre maggiori probabilità di sviluppare il cancro alla prostata. Ancora, chi consuma molti latticini assume più calcio di quanto l’organismo abbia bisogno; ma il calcio rallenta l’attivazione della vitamina D, che protegge dallo sviluppo di tumori; per conseguenza, il rischio di cancro aumenta.
Altri danni provocati dal latte e dal formaggio sono: favorire l’asma ed altri problemi respiratori; scatenare l’emicrania; causare dolori articolari; causare tendinite; causare l’acne; rendere difficile la digestione; favorire il diabete di tipo 1. Inoltre il grasso (incluso quello del latte e del formaggio) ostacola il funzionamento dell’insulina, causando il diabete di tipo 2, nonché malattie cardiovascolari, incluso l’infarto.
Negli allevamenti vengono separate precocemente le mucche dai vitelli, causando sofferenza per le une e per gli altri; inoltre non è vero che le mucche da latte non vengano uccise, come l’industria casearia vorrebbe far credere.
Infine, vi è il danno ambientale. Produrre formaggio significa consumare un’enorme quantità di acqua (un bene sempre più raro) per irrigare le colture di mangime, in modo che le mucche producano latte, che viene poi concentrato nel formaggio. Tali colture richiedono anche l’utilizzo di fertilizzanti, contenenti azoto e fosforo, che si riversano nei fiumi e nel mare: nel Golfo del Messico c’è una zona morta di 13.000 chilometri quadrati, causata dal deflusso di fertilizzanti dal Mississippi, in gran parte per coltivare i mangimi. E le mucche ruttano enormi quantità di metano, un gas serra molto più potente dell’anidride carbonica, e quindi contribuiscono in maniera importante al riscaldamento globale. Quasi metà del libro è dedicata alle ricette, tutte strettamente vegane.
Quando si visitano i Musei Vaticani si viene sopraffatti dalla bellezza e dal numero dei capolavori. Alla fine gli occhi non sanno più dove e cosa guardare.
All’uscita dalla Sistina, si arriva alla cappella di S. Pietro Martire, dove sono conservati alcune suppellettili liturgiche provenienti dal Sancta Sanctorum di S. Giovanni in Laterano.
Poi si accede alla Sala degli Indirizzi, così chiamata per via degli “indirizzi” d’omaggio a Leone XIII e Pio X, qui conservati insieme alle raccolte di arte applicata della Biblioteca. Si tratta soprattutto di suppellettile liturgica: calici, ostensori, reliquiari.
Si passa accanto alle vetrine, gli oggetti scorrono per lo più inosservati, l’attenzione è attirata soprattutto dalla bellezza e dalla preziosità di alcuni pezzi, ma ne sfugge il reale significato liturgico e la storia a questo associata.
Fino al 7 settembre, in una saletta della Pinacoteca Vaticana, è visibile la mostra Plečnik e il sacro, che offre l’opportunità di vedere lo sviluppo del design degli oggetti liturgici tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento.
Jože Plečnik è stato un architetto e designer sloveno, che ha lasciato testimonianza del suo lavoro soprattutto a Vienna (palazzo Zacherl), Praga (ristrutturazione del Castello) e Lubiana. La mostra del 1986 al Centre Georges Pompidou a Parigi ha sancito la sua affermazione pubblica come architetto, urbanista e designer, diffusore delle forme eterne dell’arte classica.
Sono in tutto 33 gli oggetti in mostra: calici, ostensori, cibori, custodie liturgiche. Un video contestualizza gli oggetti mostrando le chiese costruite da Plečnik.
Il Calice di Andrej (1913) e il Calice di Hut (1931) mostrano una forma e una decorazione di sapore medievale. Il metallo è associato a pietre semi-preziose lavorate per lo più a cabochon, richiamando la levigatezza del metallo.
Il Calice di Salvator (1930) affida la cromia al bordo dorato e alla pietra incastonata nello stelo, unica deroga alla purezza lineare delle forme.
Il Calice di Sušnik invece esalta la lavorazione plastica del metallo.
La particolarità del Calice di Plečnik (1956 ca.) è costituita dall’inserzione di monete d’argento nello stelo.
A spirale è lo stelo del ciborio del 1938, che ritorna nei sostegni dell’elemento architettonico sommitale.
Nell’Ostensorio scarlatto (1930) trionfa il contrasto cromatico ottenuto anche con l’impiego di materiali e forme diverse. Il piede è liscio, dorato e quadrangolare. La superficie piatta dello stelo è movimentata da pietre cabochon. Nella lunula la pietra bianca centrale, richiama la sfera alla base della piccola croce gemmata sommitale. Il disco scarlatto è punteggiato da cerchi concentrici di piccole sfere e circondato da un anello dorato con pietre cabochon.
La mostra, con la collaborazione dei Musei Vaticani, dell’Ambasciata della Repubblica di Slovenia presso la Santa Sede, del Ministero della Repubblica di Slovenia per la Cultura e dell’Arcidiocesi di Lubiana, è stata realizzata dal Museo e Gallerie della Città di Lubiana.
L’esposizione dal 26 settembre si sposterà nella capitale slovena.
Plečnik e il sacro
28 giugno-7 settembre 2019
Musei Vaticani, Città del Vaticano
Info: www.museivaticani.va
"E' una necessità, al di la degli orpelli creati artificiosamente per interromperne il dialogo." Lo dice il senatore russo Aleksej Pushkov, a Roma per favorire il riavvicinamento.
"Rimarranno le sanzioni ma le relazioni miglioreranno" dice il senatore russo Aleksej Pushkov a Roma in questi giorni alla conferenza stampa organizzata dal centro della scienza e cultura russo. Aleksej Pushkov, oltre che senatore è giornalista e presidente della Commissione del Consiglio federale sulla politica dell'Informazione russa. “ La necessità è la madre della politica” per il senatore che ha preceduto di poco la la venuta sempre a Roma dello “Czar” (derivazione della parola Cesare dell’impero romano d’oriente, di cui gli zar si sentivano i continuatori) di Russia.
Riammessa, Mosca torna, dopo le sanzioni, al Consiglio d’Europa, con un vasto seguito di ministri, banchieri e uomini d’affari, per concludere una serie di accordi governativi e commerciali nei settori più disparati, dall’istruzione, al turismo ed altro ancora. Per superare le sanzioni il premier italiano, Giuseppe Conte, ha promesso che l’Italia lavorerà “per coinvolgere tutte le parti in un dialogo costruttivo”. Fitta l’agenda dei colloqui, soprattutto di quelli che tratteranno di economia, ma si parlerà anche di Ucraina, Iran di Libia, Siria. L’obiettivo è riportare l’interscambio tra i due Paesi ai livelli del 2013.
Pushkov giudica il rientro della Russia nell’organizzazione l’inizio della fine della contrapposizione fra Unione europea e Federazione Russa. L’Europa ormai è stanca di questa “contrapposizione politica voluta dagli Usa” che Pushkov definisce “artificiosa e inutile”. Tant’è che per questo motivo gli Stati membri dell’organismo che promuove la democrazia, i diritti umani e l'identità culturale europea, hanno deciso di riammettere la Russia nonostante l’ostruzionismo di Kiev. Se fino a qualche anno fa Il ripristino della sovranità Ucraina era fondamentale, ora anche le relazioni con la Russia lo sono. Questo vuol dire che stiamo andando verso un superamento della crisi. Il processo sarà lento, ma andrà in questa direzione, e questo indipendentemente da chi guiderà le istituzioni dell’Ue.
Le buone relazioni con Roma, infatti, non sono un caso isolato. Il governo russo ha contatti regolari anche con ministri e rappresentanti politici della Finlandia, dell’Ungheria, con il presidente Emmanuel Macron e con la cancelliera Merkel, rimarca il senatore.
Continua ik senatore che l’unico modo per arginare la concorrenza della Cina è un asse tra Europa e Russia, un mercato da 600 milioni di consumatori di cui però gli Stati Uniti ne sono spaventati. Per quanto riguarda la Siria, Puškov ha espresso tutte le sue perplessità nelle critiche ad Assad, il paese è un’avanguardia di civiltà nell’intera area mediorientale e rivendica il successo dell’intervento russo contro l’Isis, ormai quasi debellata: prima dell’intervento russo oltre il 45 per cento del territorio siriano era occupato da questo.
Per quanto attiene le sanzioni ne ha voluto sottolineare la totale inefficacia, anzi hanno prodotto l’effetto contrario rispetto a quello sperato e cioè hanno compattato la popolazione attorno al proprio leader. Il danno economico, inoltre, è stato più per l’Unione Europea, 240 miliardi, che per la Federazione Russa, 50 miliardi.
Apprezzamento è stato fatto per la posizione dell’Italia (nelle organizzazioni in cui è presente, Unione Europea e Nato), volta ad un cambiamento delle relazioni con Mosca, anche se ancora al momento, la svolta non sembra vicina. In un mondo caratterizzato dal triangolo Usa (una nazione che per sostenere il proprio deficit necessita di una egemonia mondiale e che per questo guarda con timore – cercandone l’impedimento – ad un rapporto privilegiato tra UE e Russia, soprattutto un potenziale asse Mosca-Berlino), Russia e Cina (che ha una cultura unica, peculiare e che insegue il primato mondiale), l’Europa dovrebbe vedere in Mosca una sua naturale estensione, perchè i russi si sentono europei e perchè insieme costituiscono una popolazione di 650 milioni di persone. Per concludere il senatore ha ribadito, ancora una volta, il desiderio di veder rimossa negli anni a venire una contrapposizione artificiosa, in quanto non fondata su un reale contrasto di interessi, oltrechè, numeri alla mano, per tutti dannosa.
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La Riflessione!
Vini Bio: una moda?
Aggiungiamoci pure vini biodinamici e generalmente quelli considerati e, in alcuni casi, etichettati come “naturali”. La moda impazza e la comunicazione ha fatto “centro”. Il dubbio: moda che rischia di “sgonfiarsi” o tendenza consolidata da parte di consumatori attenti e “informati”? Secondo una indagine condotta da Signorvino (gruppo Calzedonia) nella catena dei propri negozi-enoteche, il consumatore “chiede” in primis vino-bio (anche nella versione biodinamica), poi “bollicine” con prezzi medio-bassi ed infine rosé (l’altra moda che impazza dalle Alpi a Santa Maria di Leuca, isole comprese). Non importa con quali uve siano prodotti. Basta che “frizzino” e, nel caso dei rosé, siano ben tinti di rosa (devono fare pendant con il cibo). I nostri “poveri rossi”, secondo Signorvino, sono relegati all’ultimo posto. Barolo, Barbaresco, Amarone, Brunello, Taurasi, volete risorgere? Vestitevi di Bio!
Frammento n. 1
Ritorno del Frascati
Vino Frascati ovvero insieme di Malvasia Bianca di Candia, Trebbiano toscano, Malvasia del Lazio e Greco. 70 anni di vita di questo vino che rivive una nuova giovinezza. Considerato vino da fiasco o meglio da comprare in damigiana e infiascarlo per il consumo, ebbe un grande successo anche fuori dei confini italici, perché legato a canzoni intramontabili, ad abbinamenti (fave) che annunciavano la primavera e alle classiche “gite fuori porta”. Vini di facile beva imitati e abusati nella diffusione. Oggi ben 300 aziende riunitesi in un Consorzio di tutela vinificano ed imbottigliano con un fatturato che supera i15 milioni di Euro. Oggi registriamo le giuste soddisfazioni per il lavoro svolto in particolare negli ultimi cinque anni. Affermazione di una evoluzione qualitativa senza precedenti. Il ritorno del Frascati.
Frammento n. 2
Ruffino: tre nuovi vini BIO
Chianti, Prosecco e Pinot Grigio. Le tre sfide dell’americana Ruffino. Il nuovo importante messaggio: “naturalisti” ecco per voi ben 200 ettari convertiti all’agricoltura biologica. Prosecco Doc fa la parte del padrone con ben 126 ettari (Poderi Ducali). Il resto nel nuovo Chianti Bio Docg e Pinot Grigio delle Venezie Doc. E giù l’amore per il territorio, l’uso di pratiche sostenibili, limitare l’emissione di gas effetto serra, gestione dei rifiuti, insomma consegnare ai nostri figli “un mondo migliore”. Personalmente ritorno ai concetti della “riflessione”.
Frammento n. 3
Una Guida Bio (perché no?)
Nasce la guida Bio per valorizzare le scelte “green” del modo enologico italiano. Ne sentivamo il bisogno!!!
Partiamo dalle motivazioni. “ Il progetto nasce come una sfida declinata in due tempi: il presente e il futuro”. Traduco più semplicemente: analizzare raccontare i prodotti, le persone e tutto il movimento bio. Dicono loro: cogliere le sfumature, la bellezza, la gioia del bere “green”. Andrea Giuliano, Antonio Stanzione e Annacarla Tredici, tre eno-amici,colgono l’attimo del trend esistente per offrire quattro sezioni di ricerca: una Top 100, una Top 20 ad impatto zero, un’altra Top 20 per il miglior packaging(?) e una sezione dedicata “alle migliori Bolle Bio”. Inorridisco di fronte agli stupendi spumanti chiamati volgarmente, senza ritegno, Bolle.
Frammento n. 4
Io lo chiamo Nebbione
Vendemmia 2010. Partenza del progetto Nebbione ideato dall’enologo Sergio Molino. Procedimento di produzione dello spumante metodo classico da 100% uve nebbiolo provenienti da diverse regioni vocate alla sua coltivazione. Una sorta di Talento memoria. Produttori delle Langhe, Alto Piemonte, Valle d’Aosta insieme a presentare i loro rossi e l’equivalente spumante. E dai nomi presenti c’è da stare “allegri”. Rivetto, La Kiuva, Cascina Ballarin, Enzo Boglietti, Travaglini, Franco Conterno, Gerlotto. E che Nebbione sia. (per favore: non chiamatela bolla).
Frammento n. 5
Movimenti in Champagne
La Cooperativa Nicolas Feuillatte ha annunciato l’acquisizione dell’antica Maison Henri Abelé. Un memorandum d’intesa firmato in questi giorni a Parigi ha suggellato l’intesa. Cifre tenute segrete ma considerando che la Maison Henri Abelé risale al 1757, solo la storicità pone la trattativa su alti livelli finanziari. Per Nicolas Feuillatte si tratta di acquisire un nome per entrare nell’olimpo dei grandi prodotti esclusivi ad alto valore aggiunto.
Osservo, scruto, assaggio e…penso.
Trevi (Pg), 15,16 giugno. Il filo conduttore dedicato alla scoperta delle “vie del Trebbiano Spoletino”, vitigno eclettico e poliedrico che ha dimostrato di adattarsi alle diverse tecniche di vinificazione: tradizionale, solo inox, solo legno, ambedue (i migliori), la versione Orange Wine, spumanti e varie altre visioni ed interpretazioni.
Di tutto questo si è parlato, discusso, assaggiato a Trevi (Pg), uno degli aerali maggiormente interpretativi del Trebbiano Spoletino.
Storia
Ne ha parlato lungamente la Prof.ssa Giuseppina Prosperi Valenti ricordando che il territorio di Spoleto non sarebbe il suo luogo di nascita ma bensì d’elezione. È un vitigno “regionale” con diffusione particolare nei Comuni di Spoleto, Trevi e Montefalco .
Il vitigno
Grappolo con acini di media taglia, con buccia pruinosa e un colore verdastro che vira all’ambrato nel momento della sua piena maturazione. La sua tipicità è di dare vini con apporto fruttato, acido al gusto. Recentemente interessante come base per spumanti.
Visite aziendali
Interessanti le due visite aziendali effettuate nella due giorni trevane.
La prima a Montefalco presso la Tenuta Antonelli, la seconda a Spoleto presso la Cantina Ninni. (delle due visite ne parlerò a parte).
Degustazioni guidate
Sono state quattro, una più significativa dell’altra:
- “Turbo spoletino”, I Trebbiano nella ricerca e nell’evoluzione stilistica. Dai tradizionali, ai macerati, agli spumanti.
- “Bollicine di Trebbiano”, la prima degustazione dedicata interamente agli spumanti ed ai frizzanti 100% Trebiano Spoletino.
- “Il Trebbiano macerato”, ritorno alle origini o semplicemente versione alla moda
- “Riconosci il Trebbiano Spoletino”, una degustazione alla cieca utilizzando bicchieri neri, magistralmente condotta da Davide Bonucci.
Stand e Banchi d’assaggio
Ritrovare i produttori, parlare con loro dei vini appena assaggiati, capire le loro filosofie di vita.
Aziende piccole, familiari, che vivono in vigna, senza sosta e credono nella “madre terra”. Aziende di media levatura che continuano ad investire nella progettualità, in nuove tecnologie, dare lavoro ad una terra che ne ha bisogno per non essere abbandonata ( l’aspetto sociale) per consegnarci vini diversi pronti ad affrontare i mercati.
Gli assaggi alla cieca
Ma il clou della manifestazione sono stati gli assaggi “alla cieca” dei 46 campioni presentati da 28 aziende interessate alla produzione di Trebbiano Spoletino.
Questi i miei migliori “Dieci” in ordine sparso:
- Colle Uncinano superiore non filtrato 2015
- Cantina Ninni Poggio del Vescovo 2016
- Castelgrosso superiore 2017
- Antonelli Tonda 2017
- Perticaia Spoleto 2018
- Dionigi Goccio 2018
- Mevante 2017
- Tenuta Bellafonte 2016
- Livon Colanto Cantaluce 2017
- Omero Moretti Montefalco 2018
Vinificazioni diverse, stili diversi, territori diversi; un unico vitigno che li contraddistingue.
La location, Trevi
Trevi è meritatamente uno dei Borghi più belli d’Italia. Dalla sottostante via Flaminia lo vedi come in una cartolina. Poi, piano piano si “apre” con le sue “porte” svelando i segreti millenari delle sue piazze, palazzi e Chiese.
In particolare quella chiesetta duecentesca di San Pietro a Pettine, luogo dell’anima, per il misticismo che ti sorprende appena varchi la sua soglia.
E visitarla di sera con le luci diffuse del colore del trebbiano maturo, seduto di fronte agli affreschi religiosi ben recuperati, mi ha percosso i sensi.
Anche questo è conoscere il territorio, le sue tradizioni ed apprezzare meglio quanto ti offre nella quotidianità.
“de Gusto”, non è stato solo vino. Chapeau!
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Finalmente abbiamo accettato la logica che parlare di vino “bianco” significhi parlare del vino che rosso non è, lasciando ai “saccenti vinicoli” disquisire sui colori e riferimenti di appartenenza.
Raccolta a spalla al Giglio |
Qualcuno ha scritto: Orange Wines, l’altro colore del “bianco”. Ed allora il Pinot Gris più o meno ramato in quale categoria lo mettiamo?
Senza stare tanto a ragionare, parlare, lasciamo ai “cesellatori dei colori” continuare a dibattere sul tema bianco sì, bianco no.
Personalmente la scelta l’ho fatta. Sposata la linea di pensiero che pone gli Orange Wines tra i vini che rossi non sono.
Le origini.
Qualcuno tenta di assegnarne la paternità ai nostri contadini. Prolungato contatto con le bucce sia con il mosto che con il vino o quasi vino, donando colori inusuali. Una classica vinificazione come si usa per i vini rossi: bucce che cedono le sostanze coloranti in esse contenute rendendo il vino molto complesso sia al naso che in bocca. Rientra in quella tradizione antica contadina superata nel secolo XX dai nuovi macchinari che eliminano le bucce.
Sappiamo invece che l’origine è di quelle terre che videro i natali dell’uva e del vino: Georgia ed Armenia. Ancora oggi, soprattutto in Georgia c’è continuità di produzione con tsinandali, ottenuto dalla miscela di uve rkatsiteli e mtsvane; il rkatsiteli, ottenuto dall’omonima uva; il pirosmani, vino semidolce dedicato all’omonimo pittore georgiano; il mtsvani, vino secco fatto con l’omonima
I magnifici 9 |
uva.
Ed il nome inglese deriva dalla traduzione georgiana. Se poi registriamo i dati dei consumi di questa tipologia di vini a Londra il fenomeno dei “vini arancio” avoca a se il diritto di chiamarli Orange Wines.
E la moda oltremanica fa tendenza e moda anche in Italia. Ai casi isolati di Gravner e Radikon si sono aggiunti, negli ultimi tempi, una moltitudine di piccoli produttori autodefinitisi “artigiani del vino” che si avventurano in questa particolare produzione. Nella buona e cattiva sorte. Alcuni ci riescono, altri meno. A noi l’arduo compito di saper scegliere.
Venerdì 7 giugno, presso il Podere Sapaio a Bolgheri, occasione per assaggiare Orange Wines. La batteria, tutta proveniente dalla
Si discute |
collezione privata del patron Massimo Piccin, era formata da tre francesi e sei italiani provenienti quest'ultimi da diverse regioni e territori. Una possibilità unica per contrapporre vitigni e vini d’oltralpe con quelli “nostrali. È andata così:
- Savagnin Amphore 2016. Da Arbois, zona precollinare dei Jura. Vitigno di riferimento il Savagnin che ha affinità con il gewurztraminer. Meglio conosciuto come vitigno dal quale si produce il vin de paille, il vin jaune e il vin fou. L’Amphore ha fatto discutere i presenti alla degustazione. Personalmente l’ho posto sul podio al secondo posto. Eccellente, Chapeau!
- Melon de Bourgogne 2014. Proveniente dalla zona posta vicino all’inizio del grande estuario della Loira: Muscadet, il vino amato dalle ostriche (ne vanno pazze. Loro o i degustatori di bivalve?).
I macerati |
Ottimo, ma non da podio
- Tellus 2016, anfora. Proveniente sempre dalla Valle della Loira ma non alla fine del percorso del grande fiume ma prima della grande ansa di Orleans. Là dove si produce uno dei vini più complessi ed aromatici del mondo: Sauvignon Blanc di Sancerre e/o Pouilly-sur-Loire, quest’ultimo meglio conosciuto come Pouilly-Fumé. Il produttore di Tellus si trova nella denominazione AOC Sancerre e il suo bio-dinamico Orange Wine raccoglie tutto il fascinoso bouquet minerale della zona di appartenenza. Ottimo, ad un passo dal podio.
- Gravner, Ribolla Gialla 2010. Che dire se non rappresentante ai massimi livelli degli Orange Wies o meglio l’Orange Wine per antonomasia? Bello, bello, bello. Senza stare tanto a discutere. Primo assoluto per tutti. Chapeau!
- Vodopivec 2016. Vitovska. “Vitovska è la regina del Carso. Regna su vigneti terreno-rocciosi e fazzoletti di terra rossa che la mano dell’uomo coltiva rispettosa, guidata da un profondo amore per la natura” (Paolo Vodopivec). Dalle terre vocate per gli Orange Wines questo fantastico prodotto che ha nobilitato tutta la batteria. Eccellente.
- Anphoreus Malvasia 2015, dalla zona collinare di Gorizia. Ancora un vitigno diverso, la Malvasia istriana o del Carso, adatta a macerazioni lunghe. Ha fatto gruppo, lasciando dolci note rievocative della zona di origine.
- Munjebel Bianco 2016. Grecanico 60% e Carricante 40%. Etna lato nord. “Il Munjebel Bianco è una spremuta dell'Etna nata da un blend di uve Grecanico e Carricante che derivano da viti di otre 40 anni radicate sul terreno lavico del grande vulcano. Si tratta di un vino bianco macerato sulle bucce per 4 giorni”. Vino Artigianale fatto come una volta, Senza solfiti aggiunti o minimi, Macerato sulle bucce, Lieviti indigeni. Vino meritevolmente sul podio all’unanimità. Chapeau!
- Trebbiano d’Abruzzo Cirelli 2017. Non poteva mancare la versione macerata di questo particolare vitigno. Ottimo, meritevole d’attenzione.
Felice e appagato |
Ed infine, ultimo ma non ultimo, il macerato di casa Sapaio: Paradiso dei Conigli 2017. Massimo Piccin premette da subito, prima dell’assaggio, che si tratta di un progetto per valorizzare al meglio l’Ansonica dell’Isola del Giglio. Un mix di percorso storico, di micro-clima, di diversità.
Tutto particolare ad iniziare dal nome: Paradiso dei Conigli, un omaggio un po’ provocatorio ai molti conigli che ivivono in libertà sull’Isola. Tremila metri di vigneto in località Le Secche, vicino al Faro del Fenaio. Viticoltura eroica su terrazzamenti e trasporto a spalla fino al centro raccolta e via verso Bolgheri con il primo traghetto. Utilizzo delle anfore per la macerazione e affinamento. Un gran bel progetto che ha già raggiunto ottimi livelli di gradimento. Creativo, sauvage!
Una cosa è certa: abbiamo assaggiato il meglio dei meglio esistenti sul mercato e alla fine il risultato non poteva che essere eccellente. Il Vino, prima di tutto, deve essere buono. Poi arriva tutto il resto. Chapeau!
Sono iniziate lunedì 17 giugno in Puglia le riprese del nuovo film con Aldo Giovanni e Giacomo, per poi proseguire in Lombardia. Da nord a sud dello stivale per svelare le regole per una vacanza perfetta, ovvero: non si parte senza il canotto, non si parte senza il cane, ma soprattutto non si prenota la stessa casa.
Aldo Giovanni e Giacomo in viaggio per le vacanze estive, non si conoscono e non potrebbero avere delle famiglie e delle vite più diverse: il precisetto organizzatissimo, ma con un’attività in proprio fallimentare; il medico di successo alle prese con un figlio in piena crisi preadolescenziale; l’ipocondriaco nullafacente con un cane di nome Brian e la passione per Massimo Ranieri.
Tre vite lontanissime che si incontrano accidentalmente in una piccola isola della costa italiana: stessa spiaggia, stesso mare, ma soprattutto stessa casa in affitto.
Lo scontro è inevitabile e spassosissimo: abitudini diverse, due figli che si innamorano, tre mogli che partono col piede sbagliato, ma finiscono per ballare insieme in una sera d’estate, e tre nuovi amici alla ricerca di un figlio in fuga.
Aldo Giovanni e Giacomo ci raccontano una storia di amicizia e sentimenti , con la solita spassosa ironia, come nella loro tradizione cinematografica più amata.
ODIO L’ESTATE è diretto da Massimo Venier e, oltre ai tre protagonisti (Aldo, Giovanni e Giacomo), vede tra gli interpreti: Lucia Mascino, Carlotta Natoli, Maria Di Biase e la partecipazione straordinaria di Massimo Ranieri e Michele Placido. Il soggetto e la sceneggiatura sono firmati da Davide Lantieri, Michele Pellegrini, Massimo Venier, Aldo, Giovanni e Giacomo. La pellicola è una produzione Paolo Guerra per Agidi Due, sostenuto dalla Fondazione Apulia Film Commission e distribuito da Medusa Film.
Intervista a Patricio Mery Bell, giornalista, attivista cileno ed ex consigliere di Rafael Correa.
Cristina Mirra: Puoi raccontarci il lavoro di Assange e di Wikileaks?
Patricio Mary Bell: Julian Assange è un eroe della libertà di espressione e del diritto di ricevere informazioni veritiere. Wikileaks segna un prima e un dopo nel modo di fare giornalismo. Ci ha mostrato lo stato profondo dei governi assetati di sangue *Deep State*.
La società ha il diritto di conoscere la verità con la minor manipolazione possibile delle informazioni. I grandi media dipendono e fanno parte del potere finanziario, sono strumenti di difesa e di attacco di un modello iniquo e ingiusto, che mantiene nella povertà metà della popolazione del pianeta, o anche di più, vittima di flagranti crimini contro i diritti umani. Dietro tutto questo c’è il sistema di concentrazione del potere e della ricchezza. Il volto più selvaggio del sistema che è protetto dal giornalismo corporativo. Trafficanti di pseudo verità.
In questo contesto Julian Assange e Wikileaks sono l’altra faccia della medaglia. Un giornalismo coraggioso, impegnato solo a favore della verità e di una vera società dell’informazione.
Quanto sapremmo di meno della guerra in Afghanistan e in Iraq e degli altri scenari, senza di loro?
Non sapremmo niente. Ricordate che queste guerre hanno avuto l’incoraggiamento e l’addolcimento dei media che hanno portato i nostri popoli a vivere amando l’oppressore e odiando gli oppressi.
Viviamo in un’epoca storica in cui la battaglia comunicativa è appena iniziata. Mai prima d’ora così tante persone hanno avuto accesso alle informazioni come ora. Oggi ogni cittadino può essere un canale di comunicazione, un meccanismo di controllo sociale, e ciò dispera il sistema che ha bisogno di mantenerci come degli idioti, manipolati e schiavi dei suoi interessi economici. La verità è la libertà e la menzogna è la schiavitù.
La lotta tra il governo degli Stati Uniti e la Huawei, la prigionia di Julian Assange, la censura e l’autocensura dei media sono battaglie dello stesso conflitto. Si confrontano due visioni culturali: il multilateralismo e la pace contro l’imperialismo e la violenza.
Julian Assange, come nel racconto di quel ragazzino che gridava a tutti che il Re camminava nudo, ha osato dimostrare che il “Re della Libertà” non era altro che un criminale assetato di sangue.
Perché Assange spaventa così tanto l’America?
Il sistema si sbaglia sempre, cerca di uccidere il messaggero per impedire che il messaggio raggiunga le persone. L’unica cosa che fa, ogni volta che ci prova, è ingrandire il messaggero e catapultarlo alla gloria. Julian Assange li ha già sconfitti, anche se per questo ha dovuto sacrificare la cosa più importante della vita, la libertà. Il suo modo di consegnarci la verità farà storia.
Cosa ne pensi della guerra in Iraq?
Penso che tutte le guerre siano brutte. Iran, Libia e Afghanistan sono la stessa cosa. Una strategia politica utilizzata a fini commerciali per appropriarsi del petrolio proveniente da quei paesi. Nessun paese che è stato invaso dagli Stati Uniti sta meglio di come stava prima.
Quali effetti ha avuto questo conflitto sull’Iraq?
Direttamente la generazione e il finanziamento di gruppi radicalizzati che hanno compiuto attentati terroristici in Europa. Il caos sociale in Iraq, la destabilizzazione del continente e la proliferazione della guerra come metodo di controllo.
Cosa ne pensi delle scuse di Blair, quando ha ammesso che c’era una mancanza di prove, vale a dire le armi di distruzione di massa?
Tardive e ipocrite. Queste scuse appaiono solo dopo che il mondo ha scoperto la verità.
La storia di Assange si riferisce alla libertà del giornalismo investigativo, che vuole informare il grande pubblico.
Perché ritieni che la figura di Assange sia particolarmente apprezzata in America Latina?
Perché sappiamo quanto danno può generare una menzogna, il piano Condor è stato promosso dalla cattiva stampa, giustificato da criminali che possedevano i media. Uno dei casi più emblematici lo abbiamo vissuto in Cile con la partecipazione di media come El Mercurio e il suo proprietario Agustín Edwards, a crimini contro l’umanità.
Anche perché Assange è stato accolto come rifugiato politico dall’ex presidente ecuadoriano Rafael Correa nell’ambasciata del suo paese nel Regno Unito. Ecuador e il Sud America si sono schierati a favore della verità e della libertà di espressione. Purtroppo, questa dignitosa posizione di fronte al mondo è stata gettata nella spazzatura dal governo di Lenin Moreno, che è un funzionario del sistema capitalista. Un giorno dovrà rispondere alla giustizia per aver consegnato Julian Assange e per aver violato le leggi e le convenzioni internazionali sui diritti umani.
Per gentile concessione dell'agenzia di stampa Pressenza
Open class di Yoga all’ambasciata Indiana di via XX Settembre
Duplice celebrazione con International yoga day a San Marino, cinema all’isola tiberina di Roma e cultura indiana a Zagarolo
iniziano le celebrazioni, dal 16 al 28 giugno , della common yoga protocol, settimana dello yoga con posture semplici accessibile a tutti. Una celebrazione giunta alla quinta edizione quella “della giornata internazionale dello yoga” (approvata nel 2014 con un consenso record di ben 177 paesi) e presentata presso l’Ambasciata indiana di via XX Settembre. Dunque il 21 giugno, solstizio d’estate, sotto la statua di Marco Aurelio in Campidoglio, dalle ore 18,30 happening di yoga alla ricerca dell’armonia e della pace e concerto di musica indiana alle 20,30 con il maestro Partho Sarathi Class.
Open class , conferenze e meditazione gratuite presso l’Ambasciata dell'India per appassionati e principianti sotto la guida of course di esperti insegnanti yoga e professionisti della meditazione.
Lo Yoga arriva grazie alla collaborazione con l’Ambasciata Indiana anche nella bellissima città di San Marino , una delle più antiche democrazia del mondo e patrimonio dell’Unesco , il 15 giugno, con incontri attivi dal pomeriggio fino all’imperdibile sunset. Ore 20.00 danza classica indiana Kathak.” La prima esperienza con lo yoga è partita l’anno scorzo , oggi siamo alla seconda edizione ed è giusto rilanciare una pratica di successo con le scuole e numerosi partecipanti. Questo interesse con l’Ambasciata indiana è nato per caso - spiega il diplomatico di San Marino Marina Emiliani – in collaborazione con il ministero culturale, turismo e affari esteri della Repubblica di San Marino.”
Per la giornata dello yoga arriva la duplice celebrazione con musica e danza , dal 21 giugno al 13 luglio, all made in India, da Roma a Zagarolo e altre città di Italia, la settima edizione del Summer Mela (festival di cultura e musica indiana organizzata da fondazione Find), in collaborazione con l’Accademia Filarmonica Romana, l’Istituto Palazzo Rospigliosi di Zagarolo, l’ISMEO (associazione internazionale di studi sul mediterraneo e l’oriente), Fabbrica Europa, River to River Florence Indian festival e l’Isola del cinema dell’isola Tiberina. “Abbiamo organizzato – racconta il direttore del Summer Mela Roma Finds India Riccardo Biadene – eventi da non perdere all’isola tiberina come il film “3storeys” tutto indiano di Arjun Mukerje su un condominio di Mumbai e un altro proiettato in anteprima al festival di Toronto 2018 in salsa tutta Bollywoo, a Zagarolo preview presso Palazzo Rospigliosi della danza indiana di Hemabharathy Palani e in scena altri artisti indiani come Partho Saroty, Supryo Dutta, Sabir Khan e Nihar Mehta“.
Lo yoga è una disciplina apprezzata e praticata in tutto il mondo, uno strumento utile riconosciuto anche dalle istituzioni. “ Il mio impegno – chiosa, la seconda donna eletta nel 2017 nella storia dell’India come ambasciatrice, Smt. Reenat Sandhu - sarà quello di intensificare con lo Stato Italiano la diffusione di questa antichissima pratica anche come materia di studio nelle scuole. In Sardegna dove sono stata recentemente ho trovato davvero un grande interesse per lo yoga come anche in Nord Italia”.
la masterclass di sakè |
Il Sake
Lo dico subito: non sono un intenditore di Sake ne bevitore. Solo curioso di conoscerlo, entrare in questo mondo particolare, capire gli aspetti più importanti, da dove proviene, la preparazione, le tipologie e i semplici motivi per bere sake.
Riso, acqua, spore Koji e lievito Kobo.
Questi gli ingredienti per ottenere il sake dopo un processo di doppia-fermentazione.
Qualcuno, in occidente, lo chiama “vino di riso” e i giapponesi se la ridono. Non è vino di riso ne liquore ne distillato: è sake o meglio Nihon-shu perché in Giappone dire sake significa “bevanda alcolica”.
Occasione per conoscere un po’ il Sake è stata la MasterClass al Vinexpo di Bordeaux: Koji, le secret des boissons japonaise. Cosa è il Koji?
È un fungo, un microrganismo, una muffa che, insieme ad un lievito detto Kobo, permette la doppia fermentazione per arrivare al sake sviluppando un tenore alcolico che va dai 13 ai 18 gradi.
Sembrerebbe tutto facile e semplice ma non è così.
Esiste una vastissima gamma di sake vuoi per le qualità di riso adoperato, i metodi di raffinazione, le acque usate (non sono tutte uguali) e non ultimo le manualità dell’uomo ancora oggi indispensabili per ottenere eccellente qualità.
STORIA
Un po’ come il vino. Si parla di 12.000 anni a.C. Se i primi “scrittori di vino” furono i Sumeri 4.000 anni a,C. per il Sake troviamo il primo documento scritto nel 300 a.C.: il Gishiwajiden.
Si dice, si mormora che il primo fermentato di riso sia stato prodotto in Cina. Non ditelo ai giapponesi, potrebbe scoppiare una terza guerra mondiale.
“Il Sake è giapponese, punto e basta”. Questo quanto esclamato dal Prof di Tokio che ha diretto la masterclass, un po’ stizzito alla domanda del sempre onnipresente informato sui fatti.
E giù numeri: 1.200 sakagura (aziende produttive) presenti in tutte le 47 prefetture (un mix di regioni/province)
RISO
La varietà utilizzata maggiormente è il sakamai che si coltiva in particolari aree del paese e richiede tecniche complesse. Negli ultimi tempi sono stati censiti ben 95 tipologie di riso sakamai.
il Koji |
ACQUA
Non tutte le acque sono uguali: minerali, meno minerali, calcaree, dure, di sorgente, di pozzo e via, via. Come nel vino i minerali influiscono sul sapore. L’acqua che riporta media durezza è l’ideale per la produzione.
KOJI-KIN, LA MUFFA
Il Koji converte l’amido del riso in zucchero e il lievito Kobo procede a trasformare lo zucchero in alcool. Doppia fermentazione o meglio “fermentazione multipla in parallelo”.
Non riporto tutti i processi per arrivare al prodotto finale perché tra slide a ripetizione, difficoltosa traduzione dall’inglese (il nippo-inglese è una lingua a parte), l’unico risultato è stato l’inizio di un fastidioso mal di testa. Meno male che un filmato semplice, descrittivo e ben fatto è venuto in mio soccorso con il gentile e sempre amabile, signorile commento in lingua francese di una hostess.
gli assaggi di sake e shochu |
PERCHÉ BERE SAKE NOI OCCIDENTALI?
“Perché è figo, va di moda”. E lo è ancora maggiormente se lo chiami Nihonshu.
E se uno vuol essere al top non deve utilizzare il bicchiere di vetro ma, alla maniera degli gli anziani giapponesi, una sorta di scatolina di cedro chiamata “masu”.
Al termine della masterclass si è parlato ed assaggiato anche alcuni distillati giapponesi:
Shochu prodotti sempre con il koji , Satsuma (con aggiunta di patate) e Barley, pur sempre novità.
contenitori interrati di baijiu |
Di palo in frasca.
Del vino cinese, della sua qualità, diffusione, dati di produzione ne ho parlato in un recente articolo le vin chinoise.
Non dei distillati cinesi che negli ultimi anni hanno fatto progressi giganteschi.
A livello di superalcolici i cinesi bevono da sempre il Baijiu, detto anche Shaojiu , che è un'acquavite.
Il nome baijiu letteralmente significa "alcol bianco".
Nello specifico si tratta di un distillato che In genere ha una gradazione alcolica tra il 40% e il 60%.
Il baijiu viene distillato principalmente dal sorgo, dal riso glutinoso, a volte da frumento, orzo comune, miglio e talvolta con la lacrime di Giobbe (pianta tipica asiatica).
le materie prime del Baijiu cinese |
Producendo quantità enormi di vino i viticoltori cinesi si sono posti il problema dello smaltimento delle vinacce. Da lì il passo è stato breve.
Il fiorire di distillerie per produrre grappe con gli occhi a mandorla, equivalenti di armagnac e cognac il passo è stato veramente breve.
La Jiangsu Yanghe Distillery (Sujiu Group) oggi rappresenta una delle realtà più rilevanti del mondo dei distillati cinesi.
Centro operativo a Nanjing (Nanchino), 179 filiali in tutta la Cina, 30.000 dipendenti, 10 chilometri quadrati di superficie totale nelle tre aree produttive: Yanghe, Shuanggou e Lai’an. Classificatasi al terzo posto in Brand Finance Spirits 50 nel 2017.
La corsa alla concorrenza sui distillati è cominciata (da tempo): a quando il lancio sul mercato cinese del “Chinois Cognac Grande Champagne”? Il vitigno Ugni Blanc già l’allevano da diversi anni.
Urano Cupisti
Cittadini e Amministrazione scelgono insieme come investire 20 milioni di euro - Le risorse verranno stanziate per progetti di decoro urbano
Roma, 10 giugno 2019 – I cittadini potranno decidere insieme all’Amministrazione capitolina come investire 20 milioni di euro del bilancio del Campidoglio, in progetti per il decoro urbano. Con #RomaDecide si dà avvio alla prima esperienza di bilancio partecipativo di livello cittadino, con il coinvolgimento di tutti i territori municipali, grazie al nuovo Regolamento votato dall’Assemblea Capitolina e alla successiva approvazione in Giunta della delibera attuativa.
“Oggi è un giorno importante nella storia dell’Amministrazione – dichiara la sindaca di Roma Virginia Raggi – perché Roma Capitale si dota di uno strumento che rende i cittadini coprotagonisti delle scelte che riguardano la loro città. Una parte dei fondi del bilancio sarà infatti destinata a progetti presentati da chi vive, studia o lavora nella Capitale. Progetti che, per quest’anno, riguarderanno il tema del decoro, ossia la cura dei quartieri in cui viviamo. Vogliamo così instaurare un meccanismo di cittadinanza attiva che non si limiti alla decisione su dove destinare le risorse dell’ente ma, attraverso la raccolta delle iniziative, spinga tutti a lavorare insieme per Roma”.
Il processo partecipativo si rivolge sia ai singoli cittadini, che potranno partecipare online attraverso il portale istituzionale, sia ai 15 Municipi che avranno la possibilità di presentare e sostenere progetti e organizzare incontri sul territorio con la cittadinanza.
Dal 10 giugno al 15 luglio i cittadini residenti e i city user, che svolgono nel territorio romano un'attività di studio o lavoro, possono pubblicare sul sito di Roma Capitale le loro proposte di intervento, mentre possono sostenere quelle di loro gradimento fino 21 luglio.
Le proposte che otterranno almeno il 5% dei sostegni complessivamente ricevuti da tutti i progetti che ricadono nello stesso territorio municipale passeranno alla fase successiva e verranno esaminate dal tavolo tecnico per una valutazione tecnico-finanziaria. Le proposte giudicate ammissibili saranno sottoposte a consultazione e voto online dal 12 al 21 ottobre.
La presentazione delle proposte da parte degli organi municipali è possibile fino al 15 settembre. A questi progetti è riservato circa il 20% dei fondi destinati per ogni territorio. Sono previste risorse specifiche premianti, finalizzate alla realizzazione dei progetti nei territori in cui è stata registrata una più alta partecipazione.
“Con la delibera di attuazione del regolamento sul bilancio partecipativo si apre una nuova fase della vita economica dell’ente. Il lavoro di costruzione di un documento così complesso e fondamentale come il bilancio di previsione viene ‘aperto’ ai cittadini che potranno far valere le loro esigenze attraverso un meccanismo di partecipazione e di premialità. Per ora abbiamo previsto lo stanziamento di 20 milioni di euro da destinare a proposte della cittadinanza e dei singoli municipi: un primo passo per una pianificazione condivisa delle risorse della città”, dichiara l’assessore al Bilancio Gianni Lemmetti.
“Il bilancio partecipativo rappresenta una tappa centrale all’interno di un percorso iniziato tre anni fa con l’obiettivo di rendere la partecipazione elemento identitario dell’amministrazione. È anche in quest’ottica che, oltre all’attivazione di processi partecipativi sul territorio, abbiamo dato alla città di Roma un nuovo portale al cui interno è prevista un’area dedicata alla partecipazione anche online, in continuo sviluppo sulla base delle esperienze maturate fino a ora” commenta l’assessora a Roma Semplice Flavia Marzano.
“Con il bilancio partecipativo la comunità cittadina e tutte le realtà territoriali e civiche potranno far sentire la loro voce e potranno scegliere gli interventi da realizzare per migliorare la qualità della vita e il decoro nella città. Attraverso l'approvazione del nuovo Statuto a gennaio 2018 e del primo Regolamento del Bilancio Partecipativo di Roma approvato ad aprile 2019, l'Assemblea Capitolina ha introdotto nella storia della città eterna forme di democrazia diretta e partecipata digitali innovative, portando Roma al livello delle altre capitali del mondo. Questo è il risultato di una rivoluzione portata avanti in questi tre anni” commenta il Presidente della Commissione Roma Capitale, Statuto e Innovazione Tecnologica Angelo Sturni.
Roma, 10 giugno 2019. “L’Isola del Cinema”, uno degli eventi culturali estivi di punta della capitale, nel cuore del centro storico, presenta un’edizione speciale. Dal 13 giugno al 1° settembre, per oltre 80 serate, torna lo storico salotto di Cinema e Cultura, ospitato nel suggestivo ed elegante spazio dell’Isola Tiberina. Il Festival, ideato e diretto da Giorgio Ginori, celebra la XXV edizione con anteprime, inediti, premi, concorsi, rassegne tematiche, dibattiti, masterclass, mostre, proiezioni in V.O. e tanti altri appuntamenti imperdibili. L’Isola del Cinema si configura sempre di più come un grande laboratorio contemporaneo di Cinema e Cultura.
In questa nuova edizione ci sono tre temi che vengono portati alla ribalta e vengono rappresentati grazie al linguaggio della settima arte: Innovazione, Ambiente e Turismo. L’attenzione alle nuove tecnologie e a una diversa modalità di fruizione dei contenuti video, si concretizza con la nuova Sala VR (realtà virtuale), in cui sperimentare l’esperienza del Cinema immersivo. In occasione del cinquecentenario, la Modo Comunicazione presenta a L’Isola del Cinema, il suo mediometraggio immersivo in Realtà Virtuale su Leonardo da Vinci. Il contenuto, che ha una durata di circa 20 minuti, potrà essere fruito per mezzo di postazioni di realtà virtuale attrezzate con appositi visori VR.
Il Festival cinematografico e culturale si confronta con le nuove realtà multimediali, presentandosi in una veste rinnovata che vuole essere punto d’incontro tra tradizione ed innovazione, nel rispetto del luogo originario che da sempre lo ospita: l’Isola Tiberina. È sulla scia di questa suggestione che “L’Isola del Cinema”, in occasione della XXV edizione, ha scelto di rendere omaggio alla sua storica “location”, svelandone segreti e leggende. Una vocazione turistica già nota, che porta ogni estate, tra romani e turisti, circa 250.000 visitatori sull’Isola Tiberina; novità di quest’anno saranno tour guidati, che renderanno accessibili luoghi ricchi di storia e mistero attraverso visite serali bisettimanali.
Tra gli ospiti attesi durante l’edizione, il regista Matteo Rovere, che interverrà nella serata di inaugurazione, giovedì 20 giugno, in apertura del film Il primo Re; il 24 giugno interviene Massimiliano Bruno per introdurre al pubblico la sua commedia Non ci resta che il crimine. Il 25 giugno sarà la volta di Alessandro Capitani, in Arena, con il film In viaggio con Adele. Nel mese di luglio altri ospiti d’eccezione: il 7 luglio Valeria Golino, il 17 luglio sarà la volta del regista Giovanni Veronesi e della regista Barbara Miller con il suo documentario Female Pleasure che aprirà la sezione European Women Filmaker, dedicata quest’anno alla Svizzera.
“L’Isola del Cinema” si riconferma, dunque, una stimolante finestra sul cinema italiano ed internazionale: ampio spazio verrà dato ai film italiani, con la sezione Ciak d’Italia e Nuovo Cinema Italiano, senza dimenticare le novità provenienti dall’estero, per un ventaglio di proposte che va dal film d’autore alle opere cinematografiche che si sono maggiormente distinte nel corso dell’ultima stagione cinematografica.
Nove i Paesi che partecipano alla sezione Isola Mondo, con film inediti che verranno presentati in anteprima nazionale, in collaborazione con le Ambasciate e gli Istituti di Cultura. Torna la consueta rassegna “La magia del Cinema in Ospedale”, con proiezioni gratuite nella Sala dell’Assunta dell’Ospedale Fatebenefratelli per i degenti, i loro famigliari e il personale dell’Ospedale. Verranno proiettate settimanalmente commedie italiane per offrire un momento di distrazione e di svago, una sorta di cinematheraphy, anche a coloro che si ritrovano all’interno della struttura ospedaliera.
Per l’Edizione 2019, saranno cinque le Sale in cui si terranno proiezioni, dibattiti, incontri con registi e attori, eventi, premiazioni, reading e rassegne tematiche: la grande Arena, lo spazio Cinelab, che quest’anno sarà all’aperto e ospiterà anche presentazioni letterarie organizzate da Giovanni Fabiano e Maria Castaldo, lo Schermo Tevere e la vicina Sala dell’Assunta all’interno dell’Ospedale Fatebenefratelli, a cui si aggiunge, quest’anno lo Spazio VR & Gaming.
Torna il Concorso di Cortometraggi “Mamma e le Città Metropolitane”, promosso da L’Isola del Cinema e Maiora Film. L’ottava edizione del Concorso, che diventa quest’anno di respiro nazionale, mette al centro dell’attenzione la città e i suoi abitanti, dal centro alla periferia, per descrivere il complesso rapporto tra il tessuto urbano e la molteplicità di persone che lo vive quotidianamente.
Il Concorso è rivolto a giovani appassionati di cinema under 35 e si estende, in occasione della XXV edizione de L’Isola del Cinema, alle 14 città metropolitane italiane: Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria, Cagliari, Catania, Messina e Palermo.
Il Premio MAMMA ROMA è pari a € 1000 e verrà assegnato al miglior cortometraggio.
SEZIONI
Nuovo Cinema Italiano
Con il Premio Opera Prima e Seconda, ideato per valorizzare e promuovere i nuovi registi emergenti, si intende dare un riconoscimento importante ai cineasti italiani. Ecco i titoli in Concorso, che verranno valutati da una prestigiosa Giuria di qualità, composta da giornalisti cinematografici: In viaggio con Adele di A. Capitani, Sulla mia pelle di A. Cremonini, Ride di V. Mastandrea, Domani è un altro giorno di S. Spada, Croce e delizia di S. Godano, Euforia di V. Golino.
La serata di Premiazione, sostenuta dal Partner Groupama Assicurazioni, si terrà giovedì 18 luglio 2019 alle ore 21.00 nella grande Arena sull’isola Tiberina.
European Women Filmaker (EWF#4)
Nel corso del mese di luglio verranno presentati, per la quarta edizione di EWF, in collaborazione con Istituto Svizzero, sei film d’autore preceduti da un corto d’animazione, presso la Sala Cinelab. Apre il ciclo il 17 luglio la proiezione del film Female Pleasure di Barbara Miller, presentato alla semaine della critique del Festival di Locarno nel 2018; l’appuntamento vedrà la partecipazione della regista, presente in sala insieme alla Direttrice dell’Istituto Svizzero. Seguono altri film pluripremiati, come Ondes de Choc – Journal de ma Tête di Ursula Meier; Le vent tourne di Bettina Oeberli; il film d’esordio Blue my Mind di Lisa Brühlman; il documentario di animazione Chris the Swiss di Anja Kofmel; il corto Airport di Michaela Müller.
Proiezioni in lingua originale con sottotitoli. Ingresso gratuito.
Isola Mondo
Quest’anno propone film provenienti da ben 9 paesi. È la sezione deputata ad accogliere la cinematografia internazionale: una finestra culturale che si consolida e si rinnova ogni anno sin dal 1995. Realizzata e promossa in collaborazione con le Ambasciate e gli Istituti di Cultura, ha ospitato ad oggi oltre 100 Paesi del mondo che hanno scelto L’Isola del Cinema come palcoscenico ideale per presentare anteprime e film inediti. Per il 2019 sono confermati gli appuntamenti storici con Australia, Israele e Giappone e vengono consolidate nuove proficue relazioni con paesi come la Malesia, passando per il Canada, la Romania, l’India, le Filippine e Cuba. Un’occasione unica per ampliare la propria conoscenza della cinematografia mondiale ed entrare in contatto, attraverso il cinema, con la cultura degli altri paesi. Si parte a fine giugno con i Canada Days (30 giugno, 1, 2 luglio) per poi dedicare una serata alla cinematografia di Israele, il 3 luglio. Il tradizionale appuntamento con la cultura giapponese, che prevede la proiezione di un film anticipato da una performance di karate, si terrà il 4 luglio. Il percorso intorno al cinema proveniente da ogni parte del globo, prosegue con l’Australian Focus, le cui date saranno dal 9 all’11 luglio. A seguire, subito dopo si lega l’India, con due serate il 12, 13 luglio ospitando il River to Tiber, il meglio del River to River Film Festival a Roma. Il 20 luglio sarà la volta della Malaysian Night, con una esibizione musicale e due film al cinelab. Apre il mese di agosto una serata dedicata al cinema delle Filippine (1° agosto). Si sussegue l’appuntamento con la Romania, il 12 agosto, e con Cuba nelle date: 18,19, 20 e 21 agosto per celebrare i 60 anni dell’icaic, Istituto Cubano dell’Arte e Industria Cinematografica con una vasta scelta di titoli presi da ogni decennio.
Fuoco sul Reale
Una selezione accurata che porterà all’attenzione del pubblico 12 documentari, nella sala Cinelab. “Fuoco sul Reale”, oltre a essere uno spazio per opere di autori italiani invitati in sala a introdurre il loro film, presenta anche dei documentari internazionali, provenienti da altri festival e agevolati dalla divulgazione di distribuzioni indipendenti. Si inizia il 29 giugno con il film Iuventa di Michele Cinque, la storia della coraggiosa impresa in mare di una ong tedesca, tra gli altri titoli in programma Cosa fare se il mondo è in fiamme di Roberto Minervini, Selfie di Agostino Ferrente, Soyalism di Stefano Liberti e Enrico Parenti, I Villani di Daniele de Michele, La Strada dei Samouni di Stefano Savona, Fahrenheit 11/9 di Michael Moore e Manifesto di Julian Rosefeldt.
Film d’Arte
L’arte raccontata dal cinema, un appuntamento periodico, in collaborazione con Sky Arte, che porterà sul grande schermo le storie di alcuni tra i maggiori pittori di fama internazionale, da Michelangelo a Caravaggio. Quest’anno, si terrà la Terza edizione dell’appuntamento con l’Arte, attraverso la proiezione di Michelangelo Infinito, dedicato all’artista Michelangelo Buonarroti, preceduta da una masterclass sugli effetti speciali e sul making off.
INNOVAZIONE
L’Isola del Cinema esplora e accoglie opere frutto di nuove scelte capaci di avviare processi di rinnovamento e di evoluzione del linguaggio audiovisivo. La volontà è di promuovere e diffondere il Cinema in realtà virtuale come “pratica” capace di dare espressione a nuove forme di sperimentazione artistica. Opere originali che esprimono le nuove tendenze, si aprono a nuovi orizzonti e offrono possibili sguardi diversi; gli artisti selezionati sanno fondere arte e tecnologia spostando le barriere ancora più in là, fino a dar vita a un modo nuovo di fare cinema. L’Isola del Cinema, in
Marco Spagnoli e Giorgio Ginori |
collaborazione con Modo, renderà possibile l’esperienza immersiva sull’Isola Tiberina, con una Spazio VR ed una Sala Gaming VR. La realtà aumentata vocale invece ci farà da navigatore attraverso smartphone e tablet per raccontarci il territorio mentre lo percorriamo.
AMBIENTE
L’Isola del Cinema è da sempre molto sensibile al tema della difesa dell’Ambiente e porta avanti ogni anno appuntamenti e proiezioni specifiche per riflettere sull’urgenza di attivare buone pratiche, a partire da noi stessi, nella direzione di favorire lo smaltimento dei rifiuti, adottare una visione eco friendly, orientata al plastic free e fare leva sulla capacità che il cinema ha di far passare questi messaggi: grande attesa per la proiezione in Arena Groupama in anteprima romana del film Anthropocene L’Epoca Umana, documentario canadese che racconta l’impatto dell’uomo sul pianeta.
Si parlerà di ambiente nella serata evento organizzata dall’Associazione Giovani per l’UNESCO che, in collaborazione con la Fondazione One Ocean, affronterà il tema della plastic free per sensibilizzare i giovani e il pubblico presente.
TURISMO
L’Isola Tiberina, sito UNESCO, riceve nuova attenzione, venendo svelato nelle sue “stanze segrete” nei suoi particolari storici, nel fascino leggendario, attraverso ingressi serali straordinari bisettimanali, per gruppi di turisti e cittadini presso la Cripta della Confraternita dei Sacconi Rossi e la Chiesa S. Giovanni Calibita. Le visite, a cura dei volontari S. Riccardo Pampuri, si concludono con la discesa sulla Nave di Esculapio e aperitivo o cena di fronte il suggestivo Ponte Rotto.
Per Info e Prenotazioni, scrivere all’indirizzo This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
Le nuove tecnologie concorrono allo svelamento dell’Isola grazie anche alla piattaforma di podcast geolocalizzati Loquis, in diverse lingue, che nello specifico inaugurerà, in collaborazione con L’Isola del Cinema, il canale RomaParlaCinema, i cui contenuti avranno una creazione partecipativa andando a disegnare dei veri e propri tour cineturistici (ed esplorativi) a cura di Urban Experience.
Contaminazioni
POESIA
Questa sezione anche quest’anno propone un calendario di appuntamenti realizzati in collaborazione con le Associazioni di Poeti presenti sul territorio: “L’Isola dei Poeti - Il Poeta Cre-Attivo” curata da Roberto Piperno e Francesca Farina, e “Poeti a L’Isola del Cinema” curata da Agostino Raff. Gli incontri serali accolgono i poeti e le poesie di autori storici ed emergenti della Poesia contemporanea e di autori che hanno avuto rapporti con il mondo del cinema.
LIBRI
Cinema & Libri è il Festival delle arti (cinema, editoria, spettacolo, musica e televisione) di Giovanni Fabiano e Maria Castaldo, che dal 2016 si svolge all’interno de L’Isola del Cinema. Un ricco programma racconterà le connessioni tra musica e letteratura, teatro e poesia attraverso reading letterari e due sezioni di particolare interesse. La prima, Un libro per il cinema è il premio letterario destinato a chi ha l’ambizione di fare del proprio romanzo un grande film. Alla terza edizione giunge Booktrailer Premium, il premio rivolto a registi, attori, e autori di booktrailer che vogliono sottoporre a una giuria esperta la valutazione del proprio lavoro.
MUSICA
Il Jazz e il Cinema, un legame consolidato
Con la collaborazione del “Gregory’s Jazz Club”, L’Isola del Cinema offrirà al grande pubblico la possibilità di vivere la pienezza artistica che il legame tra cinema e musica possono generare.
L’appuntamento accoglierà sugli antichi marmi di Esculapio il nuovo salotto estivo Gregory’s Stage, un invito, una tentazione alla quale abbandonarsi per vivere un’esperienza che porta al cuore del jazz e del Cinema, proprio lì, dove è nata Roma.
FOTOGRAFIA
Il Concorso fotografico “L’Isola Tiberina e il suo fiume” nasce dal desiderio di valorizzare la bellezza storica ed artistica, ma anche contemporanea dell’Isola Tiberina attraverso i suoi paesaggi e la vita che la rende quotidianamente un luogo di incontro e contemplazione per gli abitanti di Roma e i milioni di turisti che la ammirano da ogni sua spettacolare inquadratura. Il contest è organizzato e promosso dall’associazione Roma Fotografia, in collaborazione con il patrocinio del I Municipio Comune di Roma.
Per informazioni:
Orari: L’Isola del Cinema è aperta tutti i giorni dal 13 giugno al 1° settembre 2019, dalle ore 18 alle ore 02
Sale: Le sale dedicate alle proiezioni, agli incontri e agli eventi collaterali sono cinque.
Nelle Sale Arena, Cinelab e VR si accede con un biglietto a pagamento. La sala Schermo Tevere e la Sala dell’Assunta sono spazi gratuiti.
Biglietti: La Biglietteria per le sale Arena e Cinelab è UNICA ed è aperta tutti i giorni dalle ore 20.00 alle ore 22.30. Il costo dei biglietti è di 6 euro (Arena), 4 euro (Cinelab), 8 euro (Spazio VR & Gaming), biglietteria dalle 18.30 alle 22.30.
Dove: Isola Tiberina (Piazza San Bartolomeo all’Isola)
All in |
Contatti: Tel. 0690214524 dal lunedì al venerdì, ore 10:00 – 17:00
“MAMMA ROMA E LE CITTÀ METROPOLITANE”
Al via la VIII EDIZIONE del Concorso Nazionale di Cortometraggi
Gira un corto per raccontare come cambia la tua città!
La Città, vista in tutte le sue angolazioni, torna protagonista del Concorso di Cortometraggi “Mamma Roma e le città metropolitane” nell’ambito del Festival di Cinema, che si svolge in estate sull’isola tiberina a Roma, dal 13 giugno al 1° settembre 2019.
L’Isola del Cinema e Maiora Film presentano l’ottava edizione del Concorso, che mette al centro dell’attenzione la città e i suoi abitanti, dal centro alla periferia, per descrivere il complesso rapporto tra il tessuto urbano e la molteplicità di persone che lo vive quotidianamente.
Il Concorso è rivolto a giovani appassionati di cinema under 35 e diventa, in occasione della XXV edizione de L’Isola del Cinema, un contest di respiro nazionale, ampliandosi fino a comprendere 14 città metropolitane: Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria, Cagliari, Catania, Messina e Palermo.
Il Direttore Artistico de L’Isola del Cinema Giorgio Ginori, nel presentare “Mamma Roma e le Città Metropolitane” ha affermato: “È un Concorso che vuole collegare fortemente l’Isola Tiberina con la città di Roma. Dopo i primi anni, abbiamo esteso il Concorso a ben quattordici città metropolitane italiane. Invitiamo i giovani a fare una sorta di cinema della realtà, cioè a raccontare con i propri mezzi, sia in forma di fiction che di documentario, i luoghi, le persone, le storie nel rapporto autentico con la città”.
Ecco dunque, che lo storico Concorso di Cortometraggi “Mamma Roma e i suoi quartieri” quest’anno si trasforma in “MAMMA ROMA e le Città Metropolitane”. Lo spirito alla base del Concorso è quello di raccogliere i contributi di giovani filmaker, studenti di scuole di cinema, appassionati della settima arte e videomaker, per comporre un puzzle ampio che possa mettere in risalto il variegato panorama delle realtà cittadine italiane. Le metropoli di oggi sono caratterizzate dalla frammentazione in quartieri, spesso profondamente diversi tra loro. Siamo certi che dalla pluralità di mondi e dall’accostamento di queste interessanti diversità, coloro che vedono nel cortometraggio uno strumento di racconto, sapranno descrivere i territori, gli abitanti delle periferie e gli angoli meno conosciuti della propria metropoli.
Il Concorso nazionale MAMMA ROMA e le Città Metropolitane avrà anche l’obiettivo di coinvolgere gli autori nel progetto della Web Tv “METROPOLIS” sia con l’inserimento delle 2 opere finaliste nel palinsesto della Web TV, sia con un coinvolgimento diretto nella Redazione.
I lavori possono essere consegnati fino al 5 agosto 2019 e le premiazioni si terranno la sera del 29 agosto sull’isola tiberina, nell’ambito del festival L’Isola del Cinema. Il Premio MAMMA ROMA è pari a € 1000 e verrà assegnato al miglior cortometraggio. Il Premio MAIORA prevede la distribuzione dei corti finalisti su piattaforme web.
Le opere avranno come scenario il territorio delle città metropolitane e potranno avere un taglio documentaristico, di finzione o sperimentale, per una durata massima di dieci minuti.
Un Giuria di qualità del Festival, composta da qualificati professionisti del settore cinematografico decreterà il corto vincitore al quale verrà assegnato il premio. Modalità di Iscrizione: Per le modalità di iscrizione, fare riferimento al Bando di Concorso pubblicato sul sito: www.isoladelcinema.com
Video Spot del Concorso con protagonista l’attore Andrea Rivera, al link: https://www.youtube.com/watch?v=Gcs3JojCxz8
Si e' svolto a Roma oggi 11 giugno all'Hotel Quirinale il polo industriale che vede Cina ed Italia uniti in una simbiosi di creativita' ed innovazione. Ha parlato per il mercato del gioiello a basso costo ed in produzione su grande scala il capo della Guangdong Fashion Jewellery and Accessories Associacion, il signor Dacky Zhao che ha presentato alla stampa italiana il loro marchio "Bamoer Unique U", con il quale ha raggiunto vendite da capogiro in tutto il mondo grazie alle piattaforme digitali, quali Ali Baba ed Amazon. La sua proposta per il nostro paese e' quella di selezionare, possibilmente fra le giovani leve, i migliori designers del settore come anche della Moda e paracadutarli nella grande avventura di collaborazione e produzione di nuove tendenze da lanciare sul mercato, non escludendo la possibilita' di creare un grande e unico brand o addirittura di lanciare questi singoli brand tramite il loro network. I rappresentanti Cinesi sono aperti a qualunque tipo di collaborazione, in particolare perché associano per tradizioni ed antiche culture due Citta' che sono in piedi da diversi millenni, quali Roma e Xiang, analoghe in tutto quello che e' il Culto ed il rispetto delle loro culture,un gemellaggio che ci porta ad interagire e far si che i nostri obiettivi nella crescita siano comuni e ricchi di opportunita'. Fra applausi e chiarimenti ai quali la stampa italiana ha richiesto espressamente di colmare tutti i punti oscuri di questo progetto, abbiamo terminato questo piacevole incontro con strette di mano e scambi di informazioni necessarie per raggiungere gli obiettivi.
Preambolo
Per comprendere appieno in “Domani mi vesto uguale” - come nei romanzi investigativi ottocenteschi d’Alexandre Dumas - “la femme” che vi è fulcro narrativo, occorre “chercher” però “l’homme”: cogliendolo virtuale nei difficili personaggi ”amanti/amati” Ernesto, Marco, Pierre e Karl
“La vita di Ernesto appariva un fortino francese nascosto tra le dune del Sahara”,
oppure reale nel padre dell’Autrice - per dolorosa “absentia” posto in dedica
“A mio padre, nel ricordo vivo di lui…Ai i suoi angoli acuti e all’innata fierezza. Alla sua cupa allegria” -
che sembra far capolino in qualche modo però anche nel testo, come punto fermo di vita a Sara protagonista
“…ho smarrito tutti gli uomini che ho incontrato. Mio padre è l’unico uomo che non ho smarrito mai”.
Se – come trova a dire comunque proprio la stessa a io narrante
“Lascio un pezzo di me da qualche parte…mi piacerebbe che qualcuno raccogliesse quel pezzo, facendolo parte integrante di sé. Magari capita proprio così, ma in tanti anni nessuno è mai venuto a…chiedermi: ‘Scusi ho con me il suo pezzo. Se le manca sono pronto a restituirglielo” -
gli amanti/amati hanno ognuno evidentemente un pezzetto importante di lei; Sara non può fare a meno di “chercher” dunque queste parti smarrite, anche se tutte le tessere del domino erano in custodia certo solo del padre, “unico uomo” appunto “smarrito mai”.
Il titolo e la chiusa
Due i motivi - di forma e di contenuto - che possono mettere il lettore a proprio agio di fronte al titolo, tratto da una battuta in intimo della protagonista che fa da sigillo, in pratica, allo scritto
“Penso di botto: ‘Domani mi vesto uguale’. E sparisco nella luce del giorno, mischiandomi ai particolari invisibili”:
“in primis” l’utilizzo d’una espressione colloquiale, con aggettivo al posto del corrispondente avverbio di modo; poi soprattutto la considerazione che il narrato sembra promettere ricerca - se non addirittura rivelazione – di certezze esistenziali creabili/rintracciabili in qualsiasi contesto quotidiano.
Il “racconto” - come definisce la sua fatica Elvira Morena, caso non raro di medico scrittore - risulta a nostro avviso per nulla “leggero”, come potrebbe apparire saggiando solo in superficie termini e espressioni, o qualche scena di narrazione relativa.
Paradossalmente nulla di meglio - per la definizione dell’opera - che saltare dal titolo al “post scriptum” in ultima pagina, dove l’Autrice viene a confessare ciò che non ha inteso pretendere dall’opera sua: essenzialmente “navigare contro corrente”, indagare “sull’edonismo e sulla società dei consumi”, celebrare “la solitudine e il femminismo”, far la morale a “persone di sesso maschile” e disprezzare infine “il marketing e … non per questione di marketing”; invitando così a gustare piuttosto il racconto “nudo e crudo”, proprio come in contenuti e forma creati e presentati.
Ma se Morena fa bene a giocare su tali non-intenzioni per liberare il suo veliero narrativo da bonacce programmatiche o burrasche, fa bene pure il critico a queste navigato a non lasciarsi ammaliare da tale vezzo di Sirena. Legatosi allora per resistere come Odisseo – nella fattispecie non all’albero della nave ma a tante notazioni fatte a bordo pagine in corso di lettura, egli non può non cogliere che tra intriganti relais, ricchi calembours e paragoni-shock tra cose, eventi, persone e sensazioni, il narrato costituisce sguardo attento e malinconico, permeato d’ironia, d’una società “liquida” di rapporti: legami, certezze e radici da reinventare; globalizzazioni e glocalizzazioni per “non luoghi” dell’anima…
“Lo incontro quando posso e quando vogliamo entrambi. La nostra relazione non conosce convenzioni, contratti e obblighi formali…Ha come unico collante il desiderio”.
Tutto bene ma, in “liquidità”, occorre saper calcare ad ampio spettro anche modi e forme di Solitudine: non evitata, voluta, scelta, tollerata, oppure - a un certo stadio della filiera che la produce – necessariamente pure subita…
Così al riguardo, se in periodo festivo “lo psicoanalista non riceve, anche lui è fuori a fare shopping”, “Esiste sempre un buon motivo per sentire qualcuno di notte”; e proprio alle brutte, “In ogni caso, il display si illumina d’immenso” a fare comunque orizzonte, e progetto d’esistenza.
Il sottotitolo che non c’è
In sottotitolo non avremmo visto male il termine “Amores”, nell’accezione però non solo d’incontri realizzati, ma dell’ampia tipologia di rapporti e percorsi in tale ambito possibili, da solitudini a sogni, da inseguimenti a innamoramenti, da passioni a tradimenti…
Delle dinamiche sentimentali di Sara descritte, quante e quali da Elvira vissute, oppure solo sognate? Il corpo in passione comunque è per nulla virtuale ma proprio vissuto, tanto d’essere quasi in grado di lasciare la carta, come in questa scelta crescente d’espressioni narrative:
“Sento il seno di pietra. Sui capezzoli dritti come chiodi ci puoi appendere gli abiti”,
“Mi sento biologicamente umida…a 50 anni e passa è una benedizione celeste”,
“Iniziò a sfiorarmi in ogni parallelo e dopo aver toccato l’equatore, avanzò una proposta…”,
“Feci l’amore con Marco e non ero sola. Partecipò all’amplesso una folla di oggetti di design”!
Certo “la vita o si vive o si scrive” diceva - per evidenziare tempi opportuni a ogni cosa - chi ha saputo concepire “Uno, nessuno e centomila”, “Il fu Mattia Pascal”, “Sei personaggi in cerca d’autore” e quant’altro… Elvi Morena mostra di averla vissuta/viverla proprio scrivendola, sottoponendosi a quel lavoro onirico indispensabile a chi vuol mettersi a “fare storie”: operando cioè in una “second life” fuori della sua Salerno - da Napoli al mondo – la mutazione alchemica della sua medicina in arte musica, eseguita dall’ironico e riflessivo suo avatar di fiducia Sara Ferrara.
La vita di questa – snodandosi tra malinconie e realismi
“La vita è oggi, il domani non arriva mai”
“il destino gode di una sua ineluttabilità che, a conti fatti, è una gran comodità”
è vissuta comunque da protagonista - non solo ovviamente letteraria del racconto - ma pure esistenziale nella “seconda vita” in questo rappresentata. Una vita che ha bisogno a volte d’essere “presa di petto”
“Allora, afferrai uno scialle e scesi in strada…”
“Indossai l’impermeabile e agguantai l’ombrello come si agguanta la spada”
per provare a sentirsi compiutamente violino, e non solo archetto di strumento e d’esistenza.
La struttura e le forme
La trama “esterna” (interna al testo, ma fuori-mente della protagonista) in fondo è secondaria, come piace a noi…L’azione d’interesse principale si svolge infatti negli ampi spazi di riflessione di Sara. Provare per credere: il racconto può essere piacevolmente letto partendo da qualsiasi pagina, a patto di ricordare qualche nome o spostamento essenziale…
E perfino a noi - fan dell’”oratio obliqua”, del discorso indiretto - sono piaciuti i dialoghi, in cui le parole della violinista soprattutto sembrano conservare, invisibile, un filo di seta che le fa emanazioni in sospiro d’anima narrante.
Che brulichio poi di paragoni arditi, comunque mai banali
“Questa donna sarà andata parecchie volte in bianco! Tanto da rimanerne segnata nel colore”
“…smunto e foderato di nero come il sacchetto dell’umido”
“…in America, dove ‘okay’ è la cera lacca che sigilla ogni discorso”,
contro cui non mostreremmo mai pollice verso, neanche quando l’Autrice sembra piacevolmente esagerare in massaggi “turchi”
“pari nelle movenze allo shafak esperto di sabunlu”.
Anche con trama al minimo, il tessuto narrativo dunque regge, non occhieggiando né lettore né critico; così che il consenso l’Autrice lo guadagna col solo piacere, palese, di fare scrittura; strapazzando con “nonchalance” pure regole severe, di tempo, di luogo e d’azione…
Che tempi…
Le riflessioni di Sara - fermando o dilatando appunto i tempi d’azione – scandiscono come canzoni il tenue racconto d’un musical, avvolgendo di “flash back” e “medias res” lo stupito lettore aggrappato a lancette da ”consecutio temporum”.
Ma se c’è tempo di trama, c’è pure trama di tempo (vissuto), con momenti suggestivi di racconto dietro quinte di teatro
“Nella corsa di tutti i giorni uguali, i pasti sono fast, le emozioni pur sempre fast, i minuti last. Il tempo, invece, è short”
“A quell’ora tarda in molti erano svegli a programmare il futuro”.
Locations
Ma quali quinte, quali scene, quali teatri per “Domani mi vesto uguale”? Lungo aerovie pure d’anima
“gli aerei sono la mia casa sospesa”
ancor più che d’azione, è di riflessione esistenzial-amorosa l’affaccio su tanti fondali mobili: ambienti urbani o superurbani di Gerusalemme, New York, Parigi, Napoli, Istanbul, o siti romantico-esotici più limitati per fughe d’anime quali Procida, Playa del Carmen, Capri, Sinai…Tra tanti luoghi visitati o di “memento” – pieni d’ansie di vita e d’“amores” - facile immedesimarsi allora in spaesamenti notturni di Sara protagonista: che s’interroga a volte nel buio “liquido” di certezze ambientali – in quale tappa di concerti o vita sta tentando appunto, inquieta sola, di prendere riposo…
Gli altri, neanche tanti…
Sugli attori d’“amores” e qualche amica della protagonista, s’esercita l’antica vocazione antropologica che non può mancare sotto camice di qualsiasi medico, sotto quello neppure d’Autrice; in com-passione e sim-patia, sempre in professione tra vite dolori dei propri simili…
Oltre a questi, rari gli sfioramenti d’altri alla sfera prossemica di Sara; al di là, generici sfondi umani che s’integrano più o meno bene con ambienti, architetture ed eventi proposti all’occasione in narrazione
“Il buffet è un formicaio di cibi decorati e uomini decorati uguale che vanno, ritornano e rivanno”.
All’orizzonte, più lontano eppure prossimo d’effetti, la società si propone come “marketing” impersonale: sistema che - regolando in combinazioni sentimenti, interessi e poteri contrattuali - occhieggia costantemente sulle vicende come realistica/moderna/cosmica fatalità.
Presentazione del racconto lungo di
Elvira Morena
“Domani mi vesto uguale” (Nocera Inferiore-SA, Oèdipus editore, 2016)
Conclusioni
Infine – e in fine di racconto - rimane dolce malinconia, nostalgia… in accezione proprio di languore da ritorno: essenzialmente dell’anima protagonista a se stessa, dopo tanto peregrinare narrativo.
Per la dott.ssa Morena buona la prima, s’attende riscontro in altra opera che sia “seconda” però solo nel tempo; dove saprà mostrarsi certo più smaliziata, e depistare meglio i critici che s’“incatenano”, divertiti a smentire il suo gioco letterario di presa distanza da possibili fini, e reali contenuti.
Domenico Ienna