L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.


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Kaleidoscope (1382)

Free Lance International Press

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Potremmo definire l'uomo come una forza vitale che va evolvendo da milioni di anni conservando la propria identità di specie (a 1 milione e 800 mila anni fa risale il primo ritrovamento in Tanzania dell' Homo Habilis , in grado di costruirsi degli strumenti con la pietra).

Il nostro corpo è costituito da di cellule di qualsiasi tipo, diverso, ma tutte coese a tutt'oggi funzionare quel capolavoro d'ingegneria che è il nostro corpo e preservarne l'equilibrio biologico. Così pure lo stesso ragionamento vale per tutte le creature che ci circondano. Il nostro equilibrio interiore rispecchia esattamente l'del nostro Universo esterio, dove tutto è vita è armonia, tutto è tutto equilibrio dove tutto è “Amor che il Sole move e le Stelle” come direbbe il nostro Dante. Capolavoro di ingegneria .... finché quell'equilibrio non viene alterato. Prima di alterarlo artificialmente nei sani bisogna pensarci assai bene.

In questo ultimo scorcio di secoli l'uomo ha imparato a fondere i minerali, creare nuove specie di piante tramite l'innesto, nuove specie animali ed è arrivato alla clonazione genetica, argomento estremamente delicato. In nome della ricerca si sperimenta su cavie animali e molti farmaci sono sperimentati sull'uomo stesso. Ciò può accadere a patto che questa sia fatta nel rispetto della carta universale dei diritti umani, di cui il nostro paese è stato firmatorio presso le Nazioni Unite nel 1948: articolo 1 " Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti" e questi diritti vanno rispettati. Se non lo

 
 

sarebbero crimini contro l'umanità, peggiori delle guerre. Nel nostro modello di società, dove sembra regnare sovrana la logica del profitto purtroppo anche i media dell'informazione sembrano uniformarsi al medesimo standard. Il nostro paese come libertà di stampa, secondo il rapporto di Reporters sans frontiere, è al 52° posto nel mondo nel 2019. Connivenze di tutti i tipi in nome del dio danaro impestano tutti i risultati, quasi impossibile ai cittadini sapere da che parte stia la verità, ma qui è in gioco la nostra stessa sopravvivenza.

Il diritto fondamentale all'autodeterminazione, acquisito nel secondo dopoguerra dai sistemi giuridici nazionali e internazionali, indica chiaramente che deve prevalere il potere della persona sul potere politico e su quello medico.

Oggi questo principio viene messo in discussione da una martellante e aggressiva campagna politico / mediatica che sempre più apertamente ha favorito il sacrificio dei diritti costituzionali, come il diritto alla inclusione scolastica presso la scuola dell'infanzia. 34 della Costituzione della Repubblica italiana), e il diritto alla cura presso gli asili nido (subordinati ora nella loro fruizione all'espletamento di un trattamento sanitario) a favore di un'infondata vaccinazione di massa, supportata da notizie drogate, false, propagate con il solo scopo di promuovere un allarme sociale funzionale allo scopo. Un esempio eclatante e paradigmatico sono state le affermazioni pubbliche dell'allora Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin,che dagli schermi di una tv nazionale ha parlato di oltre 200 bambini morti per morbillo a Londra. Si è riferita agli anni 2013 e 2014, quando in realtà i bimbi morti per morbillo furono zero. Non vi fu alcuna replica né smentita, tantomeno delle Istituzioni. I vaccini hanno effetti avversi e considerarli rari non corrisponde ai dati dello stesso Ministero. Al contrario, come attestano gli stessi documenti AIFA, le reazioni gravi sono comuni. Malgrado ciò le istituzioni sanitarie hanno negato qualsiasi possibilità di critica, minando così alle fondamenta il valore del consenso e, a maggior ragione, del consenso libero ed informato.Dopo l'entrata in vigore della Legge 119/2017 che ha introdotto di fatto un obbligo collettivo e la coercizione indiretta alle famiglie che obiettano, è doveroso fare un bilancio non solo dell'ineludibile realtà delle reazioni avverse in un contesto di enorme sottostima, ma anche di quale danno alla ricerca scientifica e medica il dogmatismo imperante arrechi: impedire o limitare l'indipendenza di giudizio del medico nella vaccinoprofilassi - sotto la spada di Damocle di un procedimento disciplinare per una infrazione deontologica - è antiscientifico. Significa pregiudicare il giuramento di Ippocrate: “Giuro di esercitare la medicina in autonomia di giudizio e responsabilità di comportamento contrastando ogni indebito condizionamento che limiti la libertà e l'indipendenza della professione”.Ma non solo, la cosiddetta legge Lorenzin, ha di fatto lacerato la società civile, minacciato la serenità delle famiglie, impedito di prendere decisioni consapevoli e libere,

Il dottor Fabio Franchi , medico infettivologo specializzato in Igiene, Medicina Preventiva e malattie infettive; dal 1993 Dirigente medico, a riposo dal 2011; Sezione medico scientifica della SSPP, Presidente Comitato per il Registro Referti Anticorpali Postvaccinali ha scritto un libro a tal proposito : "Vaccinazioni di massa - successo o fallimento" ed. Youcanprint.it.

Secondo lei, dottore, c'era bisogno di rendere obbligatorie le vaccinazioni nel nostro Paese?

Assolutamente no. Nello stesso Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2012-2014 (PNPV) scrivevano: “[...] si potrà prendere in considerazione la possibilità di concertare un percorso operativo, affiancato da un iter amministrativo, che porti [...] verso il superamento dell'obbligo vaccinale ”.

Ebbene, l'anno precedente ci furono 4.671 casi di morbillo, ma nessuno si mise in allarme. Tutto cambiò dal 2014, dopo l'accettazione del ruolo conferito all'Italia dalla GHSA (Global Health Security Agenda): “Italia capofila delle politiche vaccinali mondiali”. Vi fu una spinta ad estendere le vaccinazioni obbligatorie per motivi pretestuosi ed in assenza di giustificazioni epidemiche. Il professor Michele Grandolfo, noto e rispettato epidemiologo, definisce la legge Lorenzin frutto dell'incompetenza in epidemiologia.

 

Ci sono nessi di causalità tra vaccinazioni e malattie insorte postvaccinazione o solamente delle casualità?

Gli eventi avversi gravi causati dai vaccini sono documentati dal Ministero della Salute, dall'ISS, dall'AIFA, e nel contempo la loro esistenza viene negata con forza dalle stesse Autorità Sanitarie. Eppure sono evenienze comuni, nel significato tecnico del termine (con frequenza superiore a 1/100 vaccinati).

 

L'Autorità preposta al controllo degli effetti indesiderati prodotti dai vaccini ha effettuato dei controlli ben mirati?

Il sistema di rilevamento degli eventi avversi vigenti in Italia è prevalentemente di tipo passivo. In altre parole si limita a registrare i casi segnalati, che sono solo una parte dei casi totali. Rari sono stati i progetti, limitati nel tempo e nello spazio di sistemi di sorveglianza attiva, che vengono rilevati un numero di eventi avversi più vicino alla realtà. In base al confronto tra i due tipi di rilevamento, possiamo parlare di una sottostima del numero di eventi avversi gravi dovuti alle vaccinazioni che va dalle decine alle centinaia di volte.

 

Gli anticorpi trasmessi dalle mamme ai neonati sono meno o più potenti dei vaccini stessi?

Questo è un problema molto grosso. Infatti gli anticorpi trasmessi dalla madre al feto e derivati ​​da vaccinazione sono in quantità minore e meno efficaci (nei media) di quelli naturali. Questo comporta che i bimbi da madri vaccinati sono spesse volte scoperti proprio nel periodo più delicato della loro esistenza, cioè nei primi mesi. Ciò non avveniva prima delle vaccinazioni di massa.

 

Il morbillo e le altre patologie similari sono funzionali all'irrobustimento delle difese del corpo umano?

Si può rispondere indirettamente. Che avevano fatto e risolto, hanno riscontrato con sorpresa che la sopravvivenza a quattro anni era maggiore per quelli che lo avevano fatto e risolto. Simile riscontro si è ripetuto ed è stato confermato con altre osservazioni sul campo.

 

Qual è la statistica dell'OMS in merito al morbillo?

Molto interessanti le statistiche. Mostrano che il numero di casi di morbillo nel 2019 saranno probabilmente il doppio di quelli del 2018, quelli del 2018 il doppio di quelli del 2017, quelli del 2017 il doppio di quelli del 2016 ... Insomma, mentre è andata aumentando la percentuale di vaccinati nel mondo, non si è avuta l'attesa di casi di malattia, tutt'altro! Spiego le ragioni nel libro, nel dettaglio. Il morbillo doveva essere definitivamente eradicato, secondo gli esperti OMS, nel 2000, poi nel 2010, poi nel 2015 ed ora nel 2020. Come andrà a finire quest'anno? Occorre che lo dica?

 

 

 

 

 

January 21, 2020

Tra le eredità più attuali della fase degli imperialismi di fine XIX secolo e dell'inutile strage del primo conflitto mondiale, c'è la riflessione sui rischi che la diplomazia segreta comporta a lungo termine per la stabilità e per la pace; ora che la supremazia mondiale statunitense non è più così incrollabile come poteva sembrare alla fine della guerra fredda, emergono opposte reti di organizzazioni che si servono di slogan ideologici per imporre la propria visione dell'assetto geopolitico mondiale

 

 

Il primo dei quattordici punti del discorso pronunciato, nel gennaio 1918, dall'allora presidente statunitense Woodrow Wilson era l'abbandono della diplomazia segreta, in particolare le clausole occulte dei trattati e gli accordi stretti all'insaputa degli alleati con Stati considerati “nemici”. Un principio considerato allora inderogabile per preservare la pace, ma la guerra fredda ha preparato il terreno a dinamiche ben più intricate, dove i patti tra Stati profondi spesso andavano al di là delle amicizie sbandierate dagli Stati ufficiali. Diversi apparati di uno stesso Stato potevano quindi tessere diverse trame di alleanze e promesse più o meno mantenute di sostegno, di natura tattica o strategica. Per il primo caso, basti citare il supporto statunitense ai mojahedin contro l'Unione sovietica (URSS), mentre tra le alleanze strategiche si possono citare l'Organizzazione del trattato dell'Alleanza atlantica (NATO) e il Patto di Varsavia. L'intrecciarsi di questi due piani ha dato luogo a scandali, seguiti da crisi politiche, come nel caso dell'Affare Iran-Contra, o Irangate. Contestualmente, l'URSS ha sostenuto e protetto movimenti anticoloniali, partiti e organizzazioni comuniste e capi politici di importanza tattica come il generale iracheno Kassem. In tale contesto, l'Organizzazione delle Nazioni unite (ONU), figlia di quella Società delle nazioni voluta, ma non ratificata, da Wilson, non ha mai esercitato un ruolo autentico di arbitro internazionale e sovranazionale, che pure era stato alla base della sua creazione, dopo la Seconda guerra mondiale.

 

Dopo l'implosione del sistema sovietico, in un apparente brusco cambiamento di strategia, gli Stati Uniti, rimasti unica superpotenza mondiale, lanciarono una serie di campagne militari aperte ed esplicite, non sempre sotto l'egida della NATO e variamente denominate, tra ironia semantica e pragmatismo geopolitico, interventi umanitari o guerre preventive: dalla guerra del Golfo del 1991, ai conflitti balcanici, fino alle operazioni in Afghanistan e in Iraq e all'intervento militare in Libia nel 2011. Gli ultimi tre casi, peraltro, in un quadro mondiale scosso, nel 2001, dagli attentati al World Trade Center di New York e al Pentagono. Un mutamento strategico apparente, poiché quei conflitti si svolsero parallelamente al sostegno di paesi ai quali fu affidato il ruolo di gendarmi regionali, ad esempio la Turchia nei Balcani e nel Caucaso (e come guida culturale), l'Arabia Saudita nel Golfo ( come guida culturale dell'islam arabo sunnita, benché non ne rappresenti che le frange più radicali, wahhabismo e salafismo) e Israele nel Medio Oriente (come avamposto militare). Inoltre, il sostegno finanziario e talvolta dichiaratamente politico a gruppi, movimenti e organizzazioni che avrebbero dovuto diffondere il modello di democrazia neoliberale, andò avanti e si fece più capillare, soprattutto nel primo decennio degli anni 2000, spesso sotto le vesti del cosiddetto soft power. Basti considerare la storia del movimento serbo Otpor! (https://www.monde-diplomatique.fr/2019/12/OTASEVIC/61096) o dei Mojahedin del popolo iraniani.

 

Nell'ultimo decennio, tuttavia, altre potenze rivali hanno iniziato a insidiare la supremazia statunitense: Cina e Russia a livello mondiale, Turchia a livello regionale-confessionale-tradizionale. Se per la Russia si tratta di un ritorno in scena, sia pure sotto diverso nome, e soprattutto con una diversa visione politica e sociale, per la Cina la conquista dello status di seconda potenza mondiale nel 2010 e il conseguente aumento esponenziale di peso geopolitico sono stati il risultato di una lenta e accurata elaborazione del proprio ruolo sullo scacchiere mondiale, iniziata già durante la guerra fredda, quando Pechino affermò la propria autonomia di fronte all'URSS (un processo culminato con la crisi sino-sovietica). In altri termini, il piano geoeconomico del presidente Xi Jinping, reso noto nel 2013 come la nuova via della seta (BRI, dall'acronimo inglese Belt and Road Initiative), in continuità dinamica con la strategia della collana di perle, rappresenta oggi un'alternativa rispetto ai più “tradizionali” sistemi di alleanze di Stati Uniti e Russia, senza tuttavia superarne la struttura a livelli paralleli, espliciti e segreti. Infatti, il progetto, integrato dal piano Made in China 2025 del 2015, prevede ufficialmente accordi di partenariato e cooperazione commerciali, ma anche, e soprattutto, un controllo delle rotte marittime degno delle talassocrazie storiche.

Le altre due potenze rivali, intanto, sostengono gruppi, movimenti e forze politiche funzionali ai rispettivi piani geoeconomici e geopolitici, in uno scontro basato per ora quasi esclusivamente sul soft power, ma che, a differenza del piano di Pechino, si propone di promuovere cambiamenti politici negli stati satelliti. Per Washington si tratta di trasformazioni volte ad avviare e a potenziare l'integrazione di questi ultimi nell'impero neo-liberale. Per Mosca, invece, si tratta di affermare un nuovo ordine globale dai contorni di una santa alleanza, ispirato all'imperialismo zarista, al conservatorismo morale e alla forte compenetrazione tra religione e politica. Una rete rilevata lo scorso ottobre dalla trasmissione Rai Report, che lega partiti e movimenti della destra nazionalista (i cosiddetti sovranisti) russa, europea e statunitense. Legami che dimostrano che anche negli Stati Uniti, nel cuore della superpotenza che si pone come unico modello del cosmopolitismo e del caos-politismo neoliberali, esistono fondazioni e movimenti politici e sociali che mirano piuttosto all'instaurazione di Stati nazione dall'identità religiosa fortemente pervasiva della dimensione politica, uniti dal comune obiettivo di combattere il disordine morale (sic!), la dissoluzione della famiglia e una presunta minaccia islamica. Tra i nomi citati da Report, ci sono quelli del filantropo (oligarca) Konstantin Malofeev e del filosofo ultra-nazionalista Alexandar Dughin, soprannominato il Rasputin di Putin, malgrado il grottesco bisticcio linguistico. Il nome di Dughin figura tra gli ideatori dell'alleanza tattica tra la Russia di Vladimir Putin e la Turchia di Recep Tayyip Erdoğan, che si è tradotta nell'accordo per l'acquisto, da parte di quest'ultima, del sistema di difesa russo S-400 (giugno 2018) e nella cooperazione tra i due paesi nei conflitti siriano e libico. Inoltre, secondo Doğu Perinçek, capo del Partito della patria, Dughin avrebbe avvertito consiglieri in stretto contatto con Erdoğan di un'attività insolita dell'esercito turco, il 14 luglio 2016, un giorno prima del “fallito” colpo di Stato.

Dal canto suo, il sultano di Ankara considera questa concordia russo-turca come una tappa transitoria verso l'affermazione del proprio progetto geopolitico, che ha come punto di partenza il saggio Profondità strategica di Ahmet Davutoğlu del 2001, e parzialmente rivisto da Erdoğan dopo che questi si era dimesso dalle cariche di premier turco e di capo del partito Giustizia e sviluppo (AKP), al governo. Tra le regioni in cui le rivalità geopolitiche sono maggiormente evidenti in questo momento, ci sono sicuramente i Balcani, in particolare l'Albania, recentemente coinvolta in un aspro scambio di accuse con la Guida suprema della rivoluzione iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei. La presa di posizione del Premier Edi Rama e del presidente della Repubblica Ilir Meta mostrano infatti come l'attuale governo, per sottrarsi ai tentativi di Russia e Turchia di infiltrarsi sulla scena politica (e religiosa, con rischiose conseguenze), abbia scelto di allinearsi alla NATO e a quello che il presidente statunitense Donald Trump ha definito lo Stato profondo del suo paese, ossia quegli apparati che proteggono le istituzioni USA da eventuali velleità popolari “controproducenti”, come appunto quelle promosse dalle fondazioni e dai movimenti che fanno parte della galassia degli ultra-nazionalisti e ultra-conservatori russi guidati da Dughin. La posizione di Tirana, oggi, è più delicata che mai, dopo l'esclusione dal processo di integrazione europea, ma soprattutto dopo l'avvio della costruzione della prima base NATO nei Balcani occidentali, nella cittadina di Kuçovë.

19 gennaio 2020. A Roma, nella prestigiosa cornice della Sala Verde dell’Istituto Nazareth, si è tenuto ieri un concerto lirico di eccellente livello artistico; evento che ha inteso celebrare tanto il nuovo CENTRO CULTURALE ITALIA-RUSSIA – che opererà nel segno della continuità con il Centro di Cultura Russo in Roma, fondato da Wanda Gasperovich che per offrire un momento di solennità nel ricordando la ricorrenza del Capodanno Ortodosso.

L’Associazione Culturale si propone di promuovere e favorire ovunque gli scambi culturali, scientifici, economici e turistici tra l’Italia e la Federazione Russa. Inoltre, l’Associazione curerà tutte le attività finalizzate al rafforzamento dei rapporti tra le due realtà, nonché le attività di ricerca in ambito commerciale, scientifico, culturale e turistico, con significativa attenzione verso tutte quelle altre tematiche di natura etica che possano esservi correlate. 

La ripresa delle attività è coincisa con il rinnovo delle principali cariche sociali: alla Presidenza è stata designata la Prof.ssa Irina Iakobtchouk, mentre la direzione sarà seguita da Giuseppe Evaristo Massa, con la intensa e fattiva collaborazione di Olga Ivanova ed Elena Naryshkina.

Il clou è stato segnato dal concerto lirico, tenutosi alla presenza di un numerosissimo pubblico, che ha letteralmente colmato la grande Sala Verde dell’Istituto Nazareth, in via Cola di Rienzo 140 a Roma, e persino gli ampli corridoi limitrofi. Presentate da Elena Narysjkina. al pianoforte si sono avvicendate le pianiste Svetlana DolotchencoMarina Ciubotaru ed Elena Rusipova, accompagnando le soprano Irina IakobrchoukOlga Ivanova e Daniela Conti nelle loro interpretazioni di brani di Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini, P.I. Tchaicoskij, S. Gastaldon e altri celebri Autori.

Il pubblico, costellato di raffinati melomani, ha applaudito con entusiasmo le eccellenti performance di queste Artiste di livello internazionale, e al termine si è brindato al Nuovo Anno secondo la Tradizione Russa, non senza aver prima ringraziato nuovamente l’Istituto Nazareth e l’Amm.re Lorenzo Ciliberti per la preziosa ospitalità, l’Accademia di Santa Cecilia per il cortese supporto e per la concessa disponibilità di un eccellente pianoforte, e l’Accademia di Alta Cultura per il suo prestigioso patrocinio.

Non si era ancora spenta l’eco delle ultime note e degli applausi, che l’Amm.re Lorenzo Ciliberti ha desiderato consegnare alla Prof.ssa Irina Iakobrchouk un Attestato a ricordo dell’evento, aprendo le porte a una collaborazione di più ampio respiro con l’Istituto Nazareth, nel segno di quelle nobili Tradizioni che accomunano il Popolo Russo e quello Italiano, particolarmente nel campo della Letteratura, delle Arti e della Musica.
Tra i molti presenti qualificati, giornalisti e personalità del mondo della Cultura e dell'Arte, notata la G.D. Anna Maria Petrova-Ghiuselev, Presidente della Nicola Ghiuselev Foundation, Fondatrice e Presidente della Biennale Artemidia, poetessa e imprenditrice.

 

In un incontro separato con i vertici del Centro Culturale Italia-Russia, nel corso del quale sono state ipotizzate varie possibili future iniziative comuni anche in collaborazione con l’Accademia di Alta Cultura e altri enti, l’Amm.re Lorenzo Ciliberti ha sottolineato il rinnovato corso dell’Istituto Scolastico Paritario Nazareth di Roma attraverso costanti e periodici eventi di divulgazione artistica e culturale, nonché di workhop, nell’interesse degli Allievi e delle loro Famiglie – ricordiamo: il Nazareth segue con cura e competenza dal Nido al Diploma liceale -, ponendo soprattutto enfasi per il nuovo Liceo a indirizzo Economico e Giuridico che il Nazareth metterà a disposizione degli Allievi con l’anno scolastico 2020-2021.  

January 17, 2020

Nel quadro delle tensioni tra Iran e Stati Uniti, e dei dissidi interni alla Republica islamica, l'Albania espelle due diplomatici iraniani; una decisione che non manca di precedenti, per un paese che, per volontà di Washington, ospita da sei anni una cittadella di militanti islamico-marxisti, oppositori del regime di Tehran in passato inclusi nella lista delle organizzazioni terroristiche.

 

 

Dopo oltre un anno dall'espulsione dell'ambasciatore iraniano a Tirana e di un altro funzionario di Tehran, lo scorso 15 gennaio il governo albanese ha chiesto ad altri due diplomatici di Tehran di abbandonare il suo territorio, per attività incompatibili con il loro status. Un'espressione spesso usata nelle accuse di spionaggio. Una settimana prima, in un'intervista di poco successiva all'attacco iraniano contro due basi statunitensi in Iraq, la guida suprema della Rivoluzione, l'ayatollah Ali Khamenei, commentando le manifestazioni in corso in diverse città iraniane, aveva indirettamente definito l'Albania nemico dell'Iran: esiste un piccolo paese in Europa, ma molto malvagio. Lì gli elementi criminali collaborano con gli americani e i traditori dell'Iran e pianificano attacchi contro il nostro paese. Qualche ora dopo, il presidente della Repubblica albanese Ilir Meta aveva risposto che l'Albania è un paese democratico, che ha sofferto a causa di una terribile dittatura, e per questo ama i diritti umani come un valore sacro. I missili lanciati dal regime iraniano contro due basi statunitensi, aveva aggiunto, sono un atto provocatorio con pericolose conseguenze per la regione e per la sua stabilità. Meta aveva inoltre precisato che il suo paese continua a schierarsi fermamente, con il suo impegno, al fianco degli Stati Uniti e della Nato nella lotta contro il terrorismo internazionale e contro qualsiasi azione in grado di compromettere la stabilità e la pace globali. Quanto all'attacco iraniano contro due basi statunitensi in Iraq, secondo Meta si era trattato di un'azione provocatoria, con pericolose conseguenze per la regione e per la sua stabilità. Dal canto suo, il Primo ministro albanese Edi Rama, aveva difeso la posizione del suo governo sul dossier iraniano: abbiamo compiuto un'azione degna di onore, coerente con la tradizione albanese e basata su un preciso accordo con gli Stati uniti, accogliendo un gruppo di persone in pericolo di vita. Abbiamo vissuto sotto una dittatura, ha continuato, e sappiano molto bene come si comporti un regime e come possa controllare ogni cosa per liquidare qualsiasi oppositore nel mondo.

 

Il gruppo di persone in questione, oggetto del contendere tra Tirana e Tehran, è l'Organizzazione dei Mojahedin del popolo (MEK), che nel 2013 l'amministrazione USA del presidente Barack Obama fece trasferire da Camp Liberty (dove erano stati ospitati dopo quasi tre decenni passati a Camp Ashraf) in Iraq all'Albania, a seguito di un accordo con quest'ultima. Inizialmente, il MEK aveva rifiutato l'offerta di asilo albanese, salvo accettare tre anni dopo, sotto le pressioni di Washington giustificate da ragioni di sicurezza. Motivo del trasferimento era stata la volontà dell'allora primo ministro iracheno Nouri al-Maliki di espellere, possibilmente di concerto con l'Organizzazione delle nazioni unite (ONU), i membri del gruppo. Da allora, circa tremila persone si sono stabilite prima in una località nei pressi della capitale albanese Tirana, poi vicino Durazzo, altra importante città e polo portuale del paese, costituendo una sorta di cittadella, denominata Ashraf 3, in quanto terzo luogo di “esilio”. Una vicenda intricata, tanto quanto è controversa la storia di questo gruppo, maggioritario nel Consiglio nazionale della resistenza iraniana (CNRI) e per questo spesso identificato con quest'ultimo. Il CNRI, organizzazione politica iraniana con sede a Parigi, è guidato da Massoud e Maryam Rajavi (entrambi leader anche del MEK): il primo, dopo anni di militanza politica contro il regime dello shah Reza Pahlavi, dal quale fu arrestato e condannato a morte, pena successivamente commutata in prigione a vita. Liberato dopo la rivoluzione iraniana del 1979, Massoud Rajavi prese immediatamente posizione contro il nuovo regime, assumendo la guida del MEK. Nel 1981, quindi, fondò il CNRI assieme all'ex presidente iraniano (costretto alle dimissioni dall'yatollah Ruhollah Khomeini) Bani Sadr, con il quale si era appena rifugiato a Parigi. L'obiettivo primario era rovesciare la Repubblica islamica, per fondare uno Stato democratico. Nondimeno, cinque anni dopo, nel quadro di un accordo tra Francia e Iran, l'allora primo ministro francese Jacques Chirac espulse dall'Esagono il CNRI, che fu allora accolto dall'Iraq di Saddam Hussein, stabilendo una base vicino al confine con l'Iran.

Sin dal 1983, infatti, a tre anni dall'inizio del sanguinoso conflitto tra Iran e Iraq (1980-88) il MEK aveva iniziato a cooperare con il presidente iracheno, per iniziativa dello stesso Rajavi, che siglò con l'allora vice-primo ministro iracheno Tariq Aziz un piano di pace, fondato su un accordo di reciproco riconoscimento dei confini stabiliti nell'accordo di Algeri, nel 1975. Una mossa che provocò una frattura irrimediabile all'interno del CNRI, fino alla fuoriuscita di un cospicuo gruppo di moderati, tra i quali Bani Sadr. Pur proclamandosi fiero avversario di Khomeini in nome della democrazia e della libertà di espressione, Rajavi (e il CNRI, che ha finito per coincidere sempre più con il MEK) non esitò infatti ad allearsi con Saddam Hussein, all'epoca generoso finanziatore del MEK assieme all'Arabia Saudita. L'Iran di Khomeini tentò con due operazioni militari di costringere il CNRI/MEK a lasciare le sue postazioni vicine al confine, ma con l'operazione Quaranta stelle lanciata da Saddam Hussein uccisero la quasi totalità di una divisione della Guardia rivoluzionaria iraniana. Sull'onda della cooperazione con il rais iracheno, circa 7.000 elementi del MEK, armati da Baghdad, fondarono l'Esercito di liberazione nazionale dell'Iran (NLA), disarmato solo dopo l'invasione statunitense in Iraq. La copertura aerea dell'aviazione militare irachena permise al NLA di compiere incursioni in territorio iraniano, fino alla distruzione della città di Islamabad-e Gharb, nonostante fossero trascorsi sei giorni da quando Khomeini aveva accettato il cessate il fuoco dell'ONU. La campagna, denominata Operazione Mersad, fu seguita da un'ondata di condanne a morte di membri del MEK in Iran, che coinvolse anche diversi militanti di partiti e organizzazioni della sinistra. Concluso il conflitto tra Iran e Iraq, il MEK portò avanti la sua strategia di lotta armata contro il regime iraniano, uccidendo figure di rilievo delle sfere politica e militare. Nel 1992, inoltre, lanciò un attacco coordinato contro dieci ambasciate iraniane, ivi inclusa la Missione iraniana alle Nazioni unite a New York, catturando e ferendo numerosi funzionari.

Anti-capitalista, anti-imperialista e anti-americano, il MEK collaborò inoltre alle operazioni militari lanciate dalla Guardia repubblicana irachena per reprimere le contestazioni sciite, curde e turkmene contro il regime baathista di Saddam Hussein. È questa la ragione principale per cui tra il 1997 e il 2005 Stati Uniti, Regno Unito, Unione Europea e Canada inclusero il MEK nella lista delle organizzazioni terroristiche, mentre nel 2008 la Commissione ONU contro la tortura dichiarò che il gruppo era coinvolto in attività terroristiche. La posizione di Washington, tuttavia, cambiò radicalmente dal 2003, ossia da quando l'amministrazione del presidente George W. Bush lanciò il bombardamento e l'invasione dell'Iraq con lo scopo di rovesciare il regime di Saddam Hussein. Inizialmente bersaglio dei bombardamenti USA, il MEK decise infatti di stringere una nuova alleanza e da allora Massoud Rajavi risulta scomparso. Il primo paese a espungere questa formazione dalla lista delle organizzazioni terroristiche è stato il Regno Unito, nel 2008, seguito da Unione Europea, Stati Uniti e Canada. In territorio statunitense, infatti, il MEK disponeva di una forte base, costituita soprattutto da elementi della diaspora iraniana, che negli anni ha contribuito a legittimare la linea e le azioni del movimento, dichiarato sotto protezione dall'allora segretario di Stato alla Difesa Donald Rumsfeld. Ciononostante, il drastico aumento di peso politico dei partiti e delle organizzazioni sciite in Iraq, uno degli esiti dell'invasione statunitense dell'Iraq, ha reso l

a posizione del MEK sempre più fragile. Intanto, assieme al CNRI, quest'ultimo decise di mutare definitivamente la sua strategia dalla lotta armata all'opposizione mediatica. È ben nota la conferenza stampa a Washington del 14 agosto 2002, quando il rappresentante del MEK Alireza Jafarzadeh affermò l'esistenza di impianti nucleari in Iran, a Natanz e ad Arak, elementi successivamente ripresi dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA).

Beneficiando di un sostegno sempre maggiore da parte di Stati Uniti ed europa, il MEK si è progressivamente trasformato da una sorta di setta armata a un movimento, almeno sulla carta, interessato all'affermazione della democrazia, dei diritti umani, della parità di genere e della laicità. Ogni anno, il CNRI/MEK organizza a Parigi la conferenza Iran libero, alla quale partecipano numerosi rappresentati politici statunitensi ed europei, attivi e in pensione. Nel 2018, il Consigliere alla Sicurezza nazionale americana John Bolton ha persino auspicato di vedere il MEK al potere in Iran entro il 2019, mentre l'ex sindaco di New York Rudy Juliani ha suggerito che dietro le proteste allora (come ora) in corso in Iran c'era l'azione di coordinazione portata avanti da molte delle nostre persone (con riferimento ai membri del MEK) in Albania. Il coinvolgime

nto di Tirana nel conflitto tra Iran e Stati Uniti, rischia tuttavia di complicare una situazione politica già di per sé delicata. Alle tensioni tra l'attuale governo a guida socialista e il Partito democratico all'opposizione, si aggiungono i tentativi di ingerenza da parte di due superpotenze mondiali, come la Russia e gli Stati Uniti, e della Turchia, potenza regionale particolarmente aggressiva e sempre meno disposta a servire da fedele gendarme dell'Organizzazione del trattato dell'Atlantico del Nord (NATO). Nondimeno, la strategia di potenza degli Stati Uniti appare stabilmente basata, dalla fine della guerra fredda, sul soft power e sull'esportazione del modello democratico neoliberale attraverso fondazioni come quella di Rumsfeld in Asia centrale, oppure mediante il sostegno finanziario e politico a movimenti come il serbo Otpor! (Resistenza!), i cui leader sono anche guide e fondatori del Centro per le azioni e le strategie non-violente applicate (CANVAS). Nato nel 2004, quest'ultimo organizza in vari paesi, tra cui Georgia, Bielorussia, Ucraina, Iran, Venezuela ed Egitto, corsi di formazione per elaborare e mette

re in atto il rovesciamento dei regimi in carica. Tra i suoi principali finanziatori (tutti privati) si trova la Open Society Foundation, creata nel 1979 da George Soros. A parte le considerazioni sulla legittimità di sostenere (il che spesso significa indurre) dall'esterno cambiamenti politici interni a uno Stato sovrano, tale approccio si è rivelato più volte fallimentare, come nel caso dei martoriati Balcani. Stabilire proprio lì un'organizzazione come il MEK appare dunque l'ennesimo azzardo escogitato per difendere la supremazia statunitense, sempre più insidiata da altri attori. A parte la Cina, Russia e Turchia si sono recentemente mostrate disposte a un'alleanza tattica, pur di estendere e rafforzare zone di influenza significative sul piano geopolitico, come la Siria e la Libia. Sarà dunque il duo Mosca-Ankara a imporre la propria profondità strategica anche sul dossier iraniano? D'altra parte, Russia e Turchia sono parte integrante della storia politica persiana.


 

January 14, 2020

NATOME: così il presidente Trump, che si vanta del proprio talento nel creare acronimi, ha già battezzato lo spiegamento  della Nato in Medio Oriente, da lui richiesto per telefono al segretario generale dell’Alleanza Stoltenberg. 

Questi ha immediatamente acconsentito che la Nato debba avere «un accresciuto ruolo in Medio Oriente, in particolare nelle missioni di addestramento». Ha quindi partecipato alla riunione dei ministri degli esteri della Ue, sottolineando che l’Unione europea deve restare a fianco degli Stati uniti e della Nato poiché, «anche se abbiamo fatto enormi progressi, Daesh può ritornare». 

Gli Stati uniti cercano in tal modo di coinvolgere gli alleati europei nella caotica situazione provocata dall’assassinio, autorizzato dallo stesso Trump, del generale iraniano Soleimani appena sbarcato all’aeroporto di Baghdad. 

Dopo che il parlamento iracheno ha deliberato l’espulsione degli oltre 5.000 soldati Usa, presenti nel paese insieme a migliaia di contractor del Pentagono, il primo ministro Abdul-Mahdi ha chiesto al Dipartimento di Stato di inviare una delegazione per stabilire la procedura del ritiro. Gli Usa – ha risposto il Dipartimento – invieranno una delegazione «non per discutere il ritiro di truppe, ma l’adeguato dispositivo di forze in Medio Oriente», aggiungendo che a Washington si sta concordando «il rafforzamento del ruolo della Nato in Iraq in linea con il desiderio del Presidente che gli Alleati condividano l’onere in tutti gli sforzi per la nostra difesa collettiva». 

Il piano è chiaro: sostituire, totalmente o in parte, le truppe Usa in Iraq con quelle degli alleati europei, che verrebbero a trovarsi nelle situazioni più rischiose, come dimostra il fatto che la stessa Nato, dopo l’assassinio di Soleimani, ha sospeso le missioni di addestramento in Iraq. 

Oltre che sul fronte meridionale, la Nato viene mobilitata su quello orientale. Per «difendere l’Europa dalla minaccia russa», si sta preparando l’esercitazione Defender Europe 20, che vedrà in aprile e maggio il più grande spiegamento di forze Usa in Europa degli ultimi 25 anni. 

Arriveranno dagli Stati uniti 20.000 soldati, tra cui alcune migliaia della Guardia Nazionale provenienti da 12 Stati Usa, che si uniranno a 9.000 già presenti in Europa portando il totale a circa 30.000. Essi saranno affiancati da 7.000 soldati di 13 paesi europei della Nato, tra cui l’Italia, e 2 partner, Georgia e Finlandia. 

Oltre agli armamenti che arriveranno da oltreatlantico, le truppe Usa impiegheranno 13.000 carri armati, cannoni semoventi, blindati e altri mezzi militari provenienti da «depositi preposizionati» Usa in Europa. Convogli militari con mezzi corazzati percorreranno 4.000 km attraverso 12 arterie, operando insieme ad aerei, elicotteri, droni e unità navali. 

Paracadutisti Usa della 173a Brigata e italiani delle Brigata Folgore si lanceranno insieme in Lettonia. 

L’esercitazione Defender Europe 20  assume ulteriore rilievo, nella strategia Usa/Nato, in seguito all’acuirsi della crisi mediorientale. Il Pentagono, che l’anno scorso ha inviato altri 14.000 soldati in Medio Oriente, sta dirottando nella stessa regione alcune forze che si stavano preparando all’esercitazione di guerra in Europa: 4.000 paracadutisti  della 82a Divisione aviotrasportata (comprese alcune centinaia da Vicenza) e 4.500 marinai e marines della nave da assalto anfibio USS Bataan. Altre forze, prima o dopo l’esercitazione in Europa, potrebbero essere inviate in Medio Oriente. 

La pianificazione della Defender Europe 20, precisa il Pentagono, resta però immutata. In altre parole, 30.000 soldati Usa si eserciteranno a difendere l’Europa da una aggressione russa, scenario che mai potrebbe verificarsi anche perché nello scontro si userebbero non carri armati ma missili nucleari. 

Scenario comunque utile per seminare tensione e alimentare l’idea del nemico.

 (il manifesto, 14 gennaio 2020) 

Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

La Riflessione!

Anno Nuovo…Vita Vecchia

I buoni propositi di fine anno sono “rimandati” forse al 2021. Aziende vinicole che “delocalizzano”, vendono a chi passa per caso dalla cantina, i mercati orientali ben lontani dal vino italiano, i dazi americani che sapevamo, prima o poi, sarebbero diventati realtà quotidiana (registriamo piangistei ad ogni latitudine), partirà (si dice, si mormora) la Cabina di Regia del Vino (altro super carrozzone ministeriale?). Non ci resta che consolarci con il “Gardami” l’annunciato nuovo “tormentone” colktail che soppianterà lo Spritz usato e abusato in centinaia e migliaia di modi. Chapeau!

 

 

Frammento n. 1

Farnese Vini abbandona!!!

Una Società di investimento americana, la Platinum Equity, nuova proprietaria. Un’altra eccellenza vinicola nazionale, definita negli ultimi tempi “winery boutique”, getta la spugna. La formula è quella di sempre: vendita e presidente esecutivo quello precedente per rendere indolore il passaggio. La Farnese Vini produce vini di alta qualità destinata principalmente all’estero.

 

 

Frammento n. 2

Cabina di regia sul Vino.

Sarà un nuovo carrozzone? La notizia dalla bocca della Ministra alle politiche agricole, alimentari e forestali Teresa Bellanova <<Entro il mese di gennaio l’insediamento presso il Ministero Mipaaf della Cabina di regia sul vino>>. Mi sa tanto del solito annuncio dai vari palchi davanti a platee politiche consenzienti. Gli addetti ai lavori chiedono a gran voce di rivedere gli adempimenti burocratici che insistono poi sul prezzo del prodotto, non cabine di regia politiche che non portano ad alcun risultato. Nuove generazioni, donne, filiere, investimenti, innovazione, internazionalizzazione, export, promozione del made in Italy. Parole che riempono la bocca, riscuotono applausi politici, ma rimangono “sogni”. Un altro spot nell’Italia degli spot dove il politichese impera.

 

 

Frammento n. 3

GARDAMI, il nuovo tormentone estivo

Garda spumante Doc e Amaro, Aperitivo Rosato Ramazzotti: nasce il cocktail Gardami (Garda e Milano), patto per l’italian style. Sarà il cocktail che narrerà la dialettica

 
 Gardami

territoriale e lo stile italiano del buon vivere. Così nelle intenzioni dei promotori. Sostituirà l’Aperol Spritz, usato e abusato in centinaia di migliaia di modi. Per niente felice di questo avvicendamento. Anzi, di sicuro, saremo tartassati pesantemente da budget pubblicitari ultramilionari per indurci ad essere “fighi”, “alla moda”. Com’è lontano il tempo quando l’aperitivo era rappresentato da un calice di Vermouth o da un bicchierino di Marsala secco e per darsi un contegno chic uno Sherry Palomino fino. Almeno sapevamo cosa bevevamo.

 

 

Frammento n. 4

Cavit compra La Vis

Nasce ufficialmente un colosso dei vini tutto Trentino. Rientrano “nell’affare” anche Cesarini Sforza spumanti, Casa Girelli (imbottigliamento e commercializzazione) e Cembra Cantina di Montagna. L’operazione alquanto complessa ha permesso il salvataggio della Cantina La Vis “carica” di debiti “non performing”.

I trentini ci sanno fare e capiscono cosa significhi curare il territorio evitando “intrusioni” esterne ad alterare equilibri ed identità.

 

Osservo, scruto, assaggio e…penso. 


Presentato domenica 5 gennaio, a Mussomeli, in provincia di Caltanisetta, presso i locali del Manamanà, il progetto culturale “La Pescheria delle Idee” su iniziativa dei componenti del Collettivo “SempliCittà”, giovani intraprendenti dell’entroterra siciliano che, già da qualche anno, lavorano alla ricerca di un’alternativa possibile alle preoccupanti dinamiche demografiche che stanno svuotando le aree interne del sud del nostro paese.

Il titolo è già la dichiarazione “ante litteram” di quello che vuole essere il cammino pensante di una comunità che, nel suo territorio, conosce se stessa e ivi si riconosce. Un “incubatore di progetti”, come lo definisce uno dei suoi più accesi sostenitori, l’arch. Michele Schifano, il quale tende a sottolineare, con tale locuzione, che non si tratta di un programma preconfezionato, basato su concetti costituiti aprioristicamente ma di un progetto di innovazione sociale volto a produrre nuovi modelli di interazione e nuove possibilità. La produzione di contenuti culturali per aumentare lo spettro delle competenze e la possibilità della scelta per permettere a ciascuno di seguire liberamente il flusso dei propri interessi. Da un’attenta diagnosi del tempo, pratica alla quale la cronaca sembra averci irrimediabilmente votato, il controesodo si impone oggi quasi come necessità storica.“CONTROCORRENTE” appunto… volendo continuare con la metafora della pescheria! E mentre un dialogo vivace prende sempre più forma e sostanza fra i tavoli dei presenti, in una ventosa e fredda sera di inizio gennaio,  nel simposio di giovani fiduciosi, emergono le mille, inevitabili e, quasi scontate, problematiche legate alla logistica e alla viabilità. Quell’indolenza tipicamente siciliana volta quasi pirandellianamente a “scoprire il nulla”. E invece, è proprio da queste problematiche più o meno latenti, da queste contraddizioni istruttive che deve muovere in Senso della Ripartita.

 

Mettere assieme tutte queste note stonate e riaccordarle per dare musica alle meravigliose melodie del concerto della vita. Una vita nella propria terra, “Tra la mia perduta gente”. E si avverte anche la necessità impellente di lottare contro  pregiudizi e preconcetti, contro la diffidenza di chi, cittadino scoraggiato, ritiene impossibile che un’associazione culturale possa offrire, senza alcuna richiesta di compenso, la possibilità di assistere ad uno spettacolo teatrale piuttosto che ad un concerto. Un problema storico delle piccole comunità: la diffidenza atavica verso ogni forma di partecipazione culturale, spesso caricata di tutta una serie di implicazioni sociali. Questa l’osservazione di Carmelo Vitellaro, creatore, insieme ai componenti del Circo Pace e Bene, del magazzino culturale e ideatore del Festival sociale “Mi Fa Sol”. Ed ancora Elio di Salvo che racconta l’impegno nell’organizzare le tre edizioni di Battichiè, un tuffo nella Sicilia degli anni 40. E poi la fortissima testimonianza di Vito Geraci, visionario cultore della sua terra, con i suoi rimandi e i suoi profumi, che sente quasi come un imperativo morale quello di tradurre in un prodotto quella luce che rifulge nella sua lampada gialla. Quelle lampade che sono state pensate, disegnate e ritagliate perché potessero raccogliere le Idee, quella sera per un domani. In ogni lampada impigliata in quella rete, metafora della vita di ogni isolano, ogni giovane ha potuto vedere ed esprimere un Futuro Altro. Un futuro fatto di fiducia, Bellezza, comunità. Un futuro che è storia. Perché a questi giovani, così tanto chiacchierati e condannati, al di là di ogni logica e buon senso, bisogna restituire quanto gli è stato sottratto in termini di pensiero: la significanza sociale. Se vogliamo che ricomincino a vivere di giorno e non di notte. Necessità forse di sopperire al vuoto amministrativo che, se non si argina anzitempo, rischia di diventare una voragine. In quella voragine troverebbe la fine quell’ingente patrimonio di Bellezza, cultura, storia, vita, vissuti che ci è stato consegnato ma del quale non ci siamo presi cura. Quanta Bellezza sprecata! E tutti quei giovani che si autocondannano ad un nuovo volontario esilio, quell’esilio che fece scrivere a Pavese di un “Dio che non c’è” fuori dal legame sacro con la propria terra. E proprio questa terra, grazie all’attività degli organizzatori, è stata meta del viaggio attento di Agostino Riitano, autore del libro “Artigiani dell’immaginario” che, con Sicilia Immagina, ha percorso il suo tour di presentazione del libro in vari paesi dell’isola. “Primo pesce pescato”, sarebbe a dire Riitano. Molto vario il carnet delle attività da svolgere, con molta probabilità a Mussomeli, che prevede eventi sulla cultura d’impresa (imprenditoria femminile, turismo, opportunità e risorse, i lavori del futuro, ecc.).Il calendario di presentazione del progetto, dopo la Sicilia, si sposta a Roma l’8 febbraio. Seguiranno Bologna, Milano, Torino.

La difesa alla salute sta predisponendo tra la gente le condizioni di una nova aggregazione politica   per ottenere dallo Stato un cambiamento sostanziale dei metodi di cura costosi quanto inefficaci

 

La verità a portata di mano

Sono pochi i precedenti del genere a cui stiamo assistendo, come quello paradossale del giornalista Adriano Panzironi che senza intraprendere alcuna iniziativa personale, si trova al centro di centinaia di migliaia di persone che si dichiarano straordinariamente migliorate o addirittura guarite da malattie croniche o invalidanti, seguendo lo stile di vita da questi indicato.   Sono persone che sulla scia dell’entusiasmo vorrebbero estendere alle Istituzioni sanitarie nazionali il criterio di alimentazione adottato, come prevenzione e cura delle malattie di cui erano affette.

Si tratta in sostanza, della qualità del cibo consigliato dal giornalista e della fiducia da riacquisire sulle proprie risorse fisiche trascurate a causa dello scoraggiamento per il ridotto stato di salute, malgrado le assidue cure con farmaci della medicina ufficiale, prescritti ritualmente dei medici curanti.

Nell’ imminenza del cambiamento spontaneo

Da quanto si è potuto constatare, la spontaneità di aggregazione di questa gente si distingue in virtù dei risultati ottenuti, da quella politica dei partiti dei quali si condivide l’impostazione ideologica o addirittura la appartenenza per tradizione familiare.

La formazione del consenso intorno al giornalista, stante le manifestazioni di ammirazione e di affetto, attualmente è in progressivo aumento, quantunque si avverta in diverse circostanze l’ostilità delle lobby contro interessate o del preconcetto di molti professionisti del settore medico e non solo, per “l’ingiusto” successo ottenuto.

Se ciò che afferma Panzironi a fronte del vivo interesse di ogni persona al mantenimento della propria salute si confermerà valido, la svolta della medicina ufficiale non potrà che essere decisiva.

Questo varrà in primo luogo per coloro che si presentano al governo della nazione in virtù della loro capacità e competenza in materia medica e che devono essere in grado di migliorare e non peggiorare ,lo stato di salute di circa 60 milioni di cittadini a fronte della gestione complessiva attuale di spesa per la sanità di circa 160 miliardi di euro ogni anno.

La presenza mediatica di Panzironi, come appare nelle tantissime trasmissioni televisive,   quando spiega i meccanismi biologici che regolano il mantenimento e il ripristino dello stato di salute, crea in molti spettatori in virtù delle spiegazioni congruenti con i risultati ottenuti, una straordinaria aggregazione di consenso.

In effetti si è trattato per questi, di iniziare a mangiare qualcosa di diverso ma di gusto ugualmente piacevole, ritenendo che valesse la pena tentare. Da ciò appare evidente che solo in caso di successo potevano derivare le testimonianze favorevoli e la mancanza pressoché totale di quelle contrarie.

Questo soprattutto avviene, come nel caso in questione, quando la ricerca del benessere insita in tutto il genere umano, trova la maniera di liberarsi dalle malattie che rappresentano il maggiore impedimento alla felicità. Infatti senza la salute tutto diviene difficile e talvolta anche maledettamente inutile.

La resa dei conti

In attesa del processo penale promosso nei confronti del giornalista  dal Presidente dell’ Albo dei Medici, che avrà inizio il 3 marzo prossimo, l’interesse mostrato da una sensibile parte dell’ opinione pubblica e che finora è rimasto nell’ ambito del nostro Paese, durante il procedimento diverrà invece mondiale, in quanto la salute è un bene naturale che riguarda l’intera umanità.

Panzironi è stato il primo a dedicarsi sulle basi scientifiche di ricercatori di tutto il mondo, alla divulgazione in Italia dei meccanismi biologici che riguardano lo stato di salute o di malattia.

Sciogliendo le riserve mentali contrarie al consumo di grassi e di proteine, Panzironi ha infatti, analizzato la strettissima relazione con il tipo di ’alimentazione quotidiana che soprattutto in Italia, corrisponde alla tipica dieta ricca di zuccheri anche sotto forma di carboidrati, chiamata “mediterranea”.

Ritenere che lo stato di salute sia la direttissima espressione di ciò che mangiamo, è stato un po’ come il famoso uovo di Colombo, ossia una cosa ovvia ed evidente ma così evidente, da non prendere neppure in considerazione.

Ma proprio questo genere di cose risulta difficile da individuare. Merita a proposito rimarcare che sono proprio le cose davanti agli occhi quelle più difficili da trovare, malgrado la nostra ricerca.

Il bene supremo

Una considerazione sull’argomento che merita l’ attenzione di tutti è che la salute esprime il bene più alto che la natura ha concesso all’ umanità e che deve essere mantenuta nel corso della vita per poterci dedicare a tutto il resto, ossia, a tutto ciò che vogliamo.

L’indicazione del giornalista di preferire un differente tipo di dieta ugualmente piacevole al palato, a quella della tipica sovrabbondanza di zuccheri e carboidrati, non è neppure una cura, ma un indirizzo di vita. Si tratta di quel cambio di alimentazione che ha comportato il pluri-testimoniato progressivo rientro nello stato di salute dei beneficiati e che può rappresentare un notevole vantaggio  delle persone interessate nonché un sensibile risparmio in economia.

Ma se Panzironi si sbagliasse? Certamente meriterebbe il giusto castigo. È questo non è solo un’ipotesi ma la realtà che dovrebbe essere accertata nel processo penale intentato contro di lui.

Se invece risultassero giuste e provate le accuse del giornalista rivolte alla classe medica, il quale insiste sulla dieta preventiva e curativa da lui stesso proposta? Allora, per la maggioranza della persone, non è la domanda, ma è la risposta che “sorge spontanea”.

December 18, 2019

C’è chi ha scritto che l’ultimo film di Woody Allen, Un giorno di pioggia a New York sarebbe “un film stupefacente” che “si srotola con la cadenza adorabile di un gatto che fa le fusa(Simona Santoni, https://www.panorama.it/cinema/giorno-pioggia-new-york-woody-allen-recensione/), oppure che, in esso, saremo chiamati a sperimentare l’ incommensurabile gioia di trovare “una sceneggiatura destinata a fare scuola”, con un “cast di giovani, seducenti nuove icone”, nonché, sopra ogni altra cosa, “un cineasta ultraottantenne che ha trovato la formula per un nuovo incanto”, ritornando alle origini “senza ripetere sé stesso” (Marta Zoe Poretti, https://www.lascimmiapensa.com/2019/11/23/un-giorno-di-pioggia-a-new-york-recensione-woody-allen/).

         

 Ecco, in simili circostanze, vorrei poter intingere la penna (o la tastiera) nel curaro e cimentarmi in stroncature di una ferocia schopenhaueriana … Perché fa una tristezza immensa - e anche tanta rabbia - essere costretti a constatare come un regista del calibro di Allen non riesca ancora a capire che il suo voler continuare a produrre film a raffica, senza ispirazione e senza idee, semplicemente appellandosi alla bellezza dei luoghi, alla capacità degli attori e all’eleganza formale, possa sì svolgere una qualche funzione lenitiva nei confronti delle proprie ansie esistenziali, ma non sia certo operazione artisticamente degna, e neppure eticamente onesta nei confronti di quanti lo hanno amato e ancora, nonostante tutto, continuano ad amarlo.

Insomma, di quest’ultimo film, cosa dire?

A voler essere magnanimi (e col vecchio adorato Woody, come non esserlo?), si potrebbe parlare di estrema fragilità del soggetto, di una sceneggiatura inzeppata di una lunga serie di banali luoghi comuni, di personaggi goffi e poco credibili: il tutto sfociante in un film di mesta scialbezza e di mal sopportabile noiosità …

Un film, soprattutto, desolatamente senza una battuta folgorante, senza un sorriso, senza una forte vera emozione …

Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

 

 

La Riflessione!

 

 

Archi e Frecce nel Chianti

Così un mio titolo dopo la “notizia”. Mentre nel resto del mondo vinicolo assistiamo ad “unire le forze” per affrontare i mercati dei prossimi anni, noi in Italia torniamo

 
 Battaglia di Campaldino

al Medioevo, alle battaglie con gli archi e le frecce cercando di “creare confusione” e seguire il vecchio adagio (locuzione latina) “divide et impera”. Già registriamo confusione tra Consorzio Vino Chianti e Consorzio Vino Chianti Classico, ulteriormente aumentata dalle continue “nascite” di movimenti legati ai singoli Comuni rivendicando le “differenze” territoriali evidenziando le disomogeneità. Il contendere questa volta è la scelta del Consorzio Vino Chianti di modificare il proprio disciplinare introducendo, anche loro, la Gran Selezione.

“Qualità e semplificazione le parole d’ordine della revisione” così il Presidente Aldo Busi. Risponde Giovanni Manetti Presidente del Gallo nero:” increduli nel credere a questa modifica volta ad una strategia di gestione non costruttiva e priva di idee innovative”. Avanti miei prodi si torna alla sfida lancia in testa fra il Cavaliere Bianco e quello Nero di cinquecentesca memoria. È tornato il tempo degli Archi e Frecce. Mi domando:”ma è mai sopito?”.

 

Carte bollate e sentenze a non finire in Valpolicella

Se nel Chianti c’è “maretta” anche in Valpolicella non scherzano. Altra storia quella che gira intorno all’Amarone. Consorzio tutela vini Valpolicella da una parte e Le Famiglie Storiche dell’Amarone dall’altra. Siamo già al secondo grado di giudizio, sentenza d’appello, che da ragione al Consorzio confermando la sentenza di primo grado. Il contendere? Alcune “famiglie storiche” avevano costituito una Associazione “Famiglie dell’Amarone d’Arte” con tanto di Manifesto costitutivo e un proprio marchio. Ed ora? La guerra continua tra l’incredulità dei non addetti ai lavori, consumatori inclusi particolarmente quelli stranieri. Appuntamento alla prossima Anteprima Amarone a Verona il 1-2 febbraio 2020.

Frammento n. 1

 
Chateau Barton 

Finalmente i punteggi di Wine Spectator tornano nella normalità.

Alla fine il primo posto della classifica dei “Top 100” secondo Wine Spectator viene assegnato alla Francia vista l’avanzata “pericolosa” (ndr) degli americani di Napa Valley (California). Non solo. Il punteggio assegnato a Château Léoville Barton, St-Julien 2016 Bordeaux, è “ritornato” ad essere credibile: 97/100. Il vino perfetto non esiste e non è mai esistito. È materia vivente e quindi imperfetta. Dare ad un vino 100/100 significa rendere poco credibili i giudizi.

 

 

 

Frammento n. 2

L’uva “affinata” in mare.

Fino ad oggi abbiamo registrato progetti, veri e propri tentativi, di affinare bottiglie di vino in mare, in particolare spumanti. Per gli spumanti raggiungendo profondità pari all’azzeramento della pressione (sei atmosfere) contenuta nelle bottiglie. Ma immergere le uve prima della fermentazione, mai. Ci sta provando Antonio Arrighi nel mare che bagna la sua Isola d’Elba. Il progetto è seguito dal Prof. Attilio Scienza. Lo scopo? Ritornare ai metodi usati dai Greci e Romani. Il vitigno usato: l’ansonica. Qualche “solone” sempre pronto a distribuire lodi lo ha già definito “vino fantastico dal carattere unico”. Sul carattere unico concordo, sul “fantastico” aspettiamo. Credo che Antonio Arrighi, conoscendolo, concordi.

Nasse con uva

 

 

 

Frammento n. 3

La Rossa francese

 

La Guida Michelin compra tutto e monopolizza il mercato mondiale.

La colpa è anche nostra. La Michelin fa sul serio. Anche Robert Parker alla fine ha ceduto. L’intera sua società passa al 100% nelle mani della “rossa francese”. Il prezzo della cessione ovviamente è “top secret”. “La piena integrazione cibo-vino garantirà le sinergie a lungo termine”. Ciò vuol dire che è nata la Bibbia e chi oserà dire il contrario sarà scomunicato!!! Non facciamoci ingannare dalle parole del solito CEO di turno; influenzeranno il mercato da veri leader incontrastati. Bel colpo!

 

Osservo, scruto, assaggio e…penso. 

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