L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
Al tempo di Gesù la Palestina pullulava di movimenti e sette religiose. Tra queste gli Esseni, un movimento spirituale di derivazione ebraica tra i più conformi ai dettami della legge dei grandi profeti. La loro presenza storica va dal 2° sec. a.C. al 1° secolo d.C. La loro scomparsa resta un mistero, probabilmente perché transitarono nel cristianesimo e divennero cristiani col nome di Ebioniti e Nazorei. S. Epifanio dice che gli Esseni erano vegetariani ed Egisippo dice che Pietro essendo Nazireo era di conseguenza vegetariano come Giovanni, Giacomo e Stefano. Filone scrive: “Sono votati interamente al servizio di Dio e non sacrificano animali”. Simone, prima di essere discepolo di Gesù, era discepolo di un certo Dositeo che era Esseno. Pare che Giovanni Battista abbia avuto contatti con gli Esseni e che lo stesso Giovanni evangelista prima di essere discepolo di Gesù sia stato discepolo di Giovanni Battista. Plinio il Vecchio chiama questo popolo silenzioso e mirabile. Si presume che gli Esseni fossero circa 4000. La loro filosofia è riportata oltre che da molti cronisti del tempo anche nei famosi manoscritti, in paleoebraico ed aramaico, composti da 800 rotoli e 15.000 frammenti, prodotti tra il 170 a.C. ed il 60 d.C. trovati nel 1947 in 30 grotte a Qumran nei pressi del Mar Morto, quartiere esseno sul Sion dove Gesù celebrò l’Ultima Cena. Gli Esseni vivevano, pensavano, pregavano ed operavano allo stesso modo di Gesù per questo è plausibile pensare che Gesù abbia seguito o abbia risentito di questo movimento. Alcuni Padri della Chiesa Latina e Greca affermavano che Gesù, come tutti gli uomini spirituali del tempo, si astenevano dal mangiare carne. C’è una profonda analogia tra il pensiero di Gesù con quello degli Esseni, e se questi erano vegetariani è ragionevole supporre che anche Gesù lo fosse, anche perché diversamente gli Esseni incarnerebbero un sentimento di rispetto, carità e compassione più elevato di quello di Gesù che limita tale sentimento ai soli membri della specie umana.
Nel “Vangelo degli Esseni” vi sono molte similitudini con i Vangeli canonici: “L’amore è paziente, gentile, tutto sopporta, l’amore è più forte della morte…” Le tre grandi virtù dell’uomo: la fede, la speranza e l’amore, ma l’amore è la più grande di tutte. “Se uno dice “amo il Padre Celeste ma odio mio fratello” è un bugiardo: se non ama suo fratello che vede come potrà amare il Padre Celeste che non vede”? Altre analogie con lo spirito dei Vangeli: la santificazione dei pensieri, la povertà, l’abbandono in Dio. Per gli Esseni essere benevoli verso gli animali era una regola di vita. Significativo era il giuramento che l’adepto doveva pronunciare: “Giuro di adorare ed onorare Iddio, di serbare giustizia e carità alle sue creature, di non nuocere a nessuno…” Furono il primo popolo che condannò la schiavitù. Non mangiavano carne né bevevano liquidi fermentati. Suonavano vari strumenti musicali. Giuseppe Flavio dice che erano longevi, che i più di essi superava i 100 anni e che a motivo della loro semplicità di vita godevano di ottima forza ed una notevole resistenza alle fatiche. Professavano la carità verso gli indigenti. Erano guaritori, esorcisti per imposizione delle mani.
Si chiamavano i poveri in spirito, misericordiosi. La loro casa era aperta a tutti. Edmond Bordeaux Szekerly, professore di filosofia e Psicologia Sperimentale in Francia, sosteneva che Gesù fosse un membro della setta essena. Fondatore nel 1928 della Società Biogenica Internazionale, con l’aiuto di Monsignor Mercati ebbe accesso agli archivi segreti del Vaticano, nonché agli archivi del monastero benedettino di Montecassino, dove scoprì antichi manoscritti originali ed inalterati che traduce dall’aramaico e assembla in “Il vangelo di pace di Gesù”, “I libri esseni sconosciuti”, “I rotoli dispersi della comunità essena”, “L’insegnamento degli eletti”.Pitagora può essere considerato il fondatore dell’ordine degli esseni. Gli esseni infatti venivano chiamati neopitagorici e incarnavano le regole del grande filosofo. In sostanza si può dire che pitagorismo, essenismo e cristianesimo costituiscano diverse fasi di un unico movimento.
L'ignoranza è il più detestabile, biasimevole, empio e sacrilego degli umani difetti”
(Pitagora......TUTTI FIGLI DELL'UNICA SOSTANZA)
Un’energia cosmica sembra pervadere e spingere verso l’evoluzione tutto ciò che esiste. Un essere umano, come qualunque essere vivente, risulta essere la sintesi chimica, fisica, energetica di organismi animali o vegetali che lo hanno preceduto lungo la via della manifestazione nello scenario della Vita. Dalla deflagrazione iniziale di 14 miliardi di anni fa venne a generarsi questo pianeta in forma gassosa che col passare dei tempi si solidifica fino a consentire agli elementi chimici base di formare la materia: minerali, rocce, acqua, terra, i primi organismi viventi, le prime rudimentali forme di vita vegetale e poi animale. Il codice genetico è unico in tutte le piante, gli animali ed i batteri, ciò significa che la vita è comparsa una sola volta sulla Terra, e quindi tutti gli organismi sono nostri cugini, non in senso allegorico o spirituale ma in senso letterale. L’essere umano, come ogni organismo vivente, si nutre dei frutti della terra dove sono depositati i resti di organismi vissuti precedentemente e trasportati dalle correnti d’aria da ogni parte del globo: polveri di organismi passati che a loro volta si sono nutriti di altri organismi: macro nutrienti, acqua, minerali, luce solare ecc. In sostanza ognuno di noi si nutre di organismi vegetali o animali che a loro volta si sono nutriti di altri organismi vegetali o animali vissuti prima; cosicchè il nostro organismo risulta costituito dei resti di innumerevoli organismi che lo hanno preceduto nel tempo. Questo porta alla consapevolezza che:” tutti gli esseri sono figli di un principio comune, sono fatti della medesima sostanza che si manifesta in forme differenti e differenti funzioni.” Ogni forma/contenuto appartiene a differenti livelli di manifestazione.
L’integrazione delle differenze, formali e sostanziali, consente alla Vita di manifestarsi.
Ne consegue che ogni specie ha l’identico valore nel piano della Vita e che ogni visione parziale, considerata preminente, risulta dannosa per l’armonica convivenza degli esseri viventi. Tutte gli esseri viventi, nel procedere nel loro piano evolutivo, tendono a sviluppare le stesse peculiarità dell’essere umano: intelligenza, sentimenti, coscienza, percezione della dimensione spirituale. Probabilmente tra mille anni, o un milione di anni, molte specie avranno le medesime capacità espressive del genere umano. Se la specie umana sparisse dalla faccia della terra tutto continuerebbe come prima (se non meglio), allo stesso modo se il pianeta terra o addirittura la nostra galassia si dissolvesse nel nulla questo non causerebbe la purché minima crepa nel Mare Cosmico. Considerare la nostra relatività nei confronti del Tutto, il valore anche delle cose più minime, ci aiuterà a considerare la nostra relatività nei confronti del Tutto e a superare l’assurda, anacronistica e perniciosa visione antropocentrica. Senza la conoscenza dei problemi non c’è presa di posizione. E senza la sensibilizzazione delle coscienze non c’è spirito di condivisione e spinta evolutiva.
Don Umberto Terenzi |
Roma 20.6.2020 - A volte ritornano!
Recitava una battuta della filmografia americana.
Ed è vero, come nel caso di “Fratel nastro” e “Frate intrigo” due loschi personaggi che passarono all’onore delle cronaca “nera”, giusto 70anni fa.
In breve questi i fatti. Nel 1959 esplode in Italia, il più grande scandalo finanziario da dopo il crack fallimentare della Banca Romana di ottocentesca memoria, avvento appunto a cavallo dei governi di Crispi e di Giolitti.
Un intraprendente quanto “organizzato impiegato” di banca, di nome Giuffrè, grazie alla crisi economica post-bellica aveva messo in piedi un meccanismo usuraio di altissimo livello. Pescando denaro in un solo ordine religioso, i Frati Cappuccini induceva costoro alla raccolta tra amici, parenti e “soci facoltosi” ad una spericolata raccolta di denaro che fruttava intereressi di ritorno, addirittura fino al 120%. Fiorirono così, è proprio il caso di dire, “miracolosamente” centinaia di nuovi conventi e studentati cappuccini, per un giro di denaro di diversi miliardi, miliardi degli anni ’50 però (sic !). Ma nel 1958 il “giocattolo” si rompe e diverse alte cariche dell’Ordine dei Cappuccini si ritrovano voragini di ammanchi tanto nelle casse degli economati quanto in quelle di “parenti” e “amici”, concorrenti nel “miracolo” usuraio del secolo.
Un solo frate, santo e pio dispone di soldi puliti perché provenienti dalla devozione alla fede, raccolti per costruire un ospedale nel desertico meridione d’Italia, E’ Padre Pio da Pietrelcina, noto in tutto il mondo per essere un santo capace di intercedere al Cielo ed ottenere da Dio i più grandi miracoli per i tanti disperati; anche dai lontani USA arrivano 400milioni per il suo ospedale. E’ presto detto. Sul buon Padre Pio si avventano tutti i superiori cappuccini per sanare con i suoi soldi dell’obolo, gli enormi buchi finanziari. Ma il Santo Frate non intende ragioni, non si può spendere il denaro dei giusti per aiutare gli usurai. Neanche la “scomunica” lanciata da Papa Pio XII con un pesantissimo breve, contro gli emuli dello “scandalo Giuffrè”, riesce a frenare i frati “indiavolati” di denaro.
Per costringere Padre Pio a mollare quei soldi si arma una vera crociata di accuse. Dal “fanatismo” dei devoti, “alle false Sigmate” fino addirittura ad inventare l’infamia che nottetempo alcune donne frequentano la sua cella. E qui intervengono i due solerti “religiosi” (si fa per dire…!), Fratel nastro e Frate intrigo che ricorrono al sacrilegio religioso collocando nella foresteria, cella e confessionale di Padre Pio i microfoni spia per provare queste accuse. I due “pseudo” religiosi rispondono al nome di don Umberto Terenzi, Rettore del Santuario romano del Divino Amore (alias Fratel nastro, e vero ideatore del progetto criminoso ) e padre Bonaventura da Pavullo (Frate intrigo), con la collaborazione fra’ Giustino da Lecce (più coercito che aderente). Così disse di loro Don Attilio Negrisolo, (un bravo sacerdote padovano che per aver difeso Padre Pio venne “esiliato” nella “terra bruciata” degli incarichi religiosi), ecco un breve accenno della sua intervita esclusiva pubblicata sul volume “Nel Nome del Padre” :
[…] « accadde uno dei fatti più sconcertanti, ma ormai arcinoto a tutti e cioè quei microfoni sacrileghi che posti nella cella del Padre Pio e ne suo confessionale servivano a spiare il Padre ventiquattr’ore su 24. In questa “impresa” si “distinsero” due frati cappuccini padre Bonaventura da Pavullo e fra’ Giustino da Lecce. In realtà a dare le direttive dell’intera operazione fu don Umberto Terenzi (indebitato fortemente anche lui per oltre 200miliomi ed oltre -ndr) rettore del Santuario del Divino Amore che costantemente in contatto con i due cappuccini, grazie anche ad una “zelante” suorina certa Lucina, relazionava poi le alte gerarchie committenti l’operazione, il Sant’Uffizio . »
Ed ecco la notizia !
Un “manipolo” di preti ha promosso l’avvio del processo cognizionale presso la Sacra Congregazione dei Santi per proclamare Santo don Umberto Terenzi per ora già giunto al grado di “servo di Dio” .
Si è anche approntato, com’è nella tradizione, un bel libro documentativo dei tanti “meriti” del candidato agli altari.
Sconcertati ci chiediamo, ma i requisiti atti a conquistare gli onori degli altari, per i veri santi, non erano necessarie le “eroicità delle virtù” ? sic!
E spiare ed intercettare le confessioni è diventata una virtù….?
A meno che ….. la Chiesa, con questa canonizzazione, non voglia dare ufficialmente ammissione che l’ordine venne dal Santo Uffizio e quindi come vero responsabile del sacrilegio, renderebbe l’assurda obbedienza del Rettore del Santuario del Divino Amore, meritevole del riconoscimento delle “eroicità delle Virtù”.
Comunque vada a finire questa storia crediamo che non sia un bell’esempio per i credenti, abituati alla specchiata spiritualità di Papa Francesco. Per noi, sinceramente all’oscuro di questo nuovo “cambio delle regole” in corsa, opera della solita brigata di “pastori” che non odorano come le proprie greggi.
“Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei” (Antelme Brillatt-Svarin)
Molti possono essere i disturbi alimentari che generano malattie di vario genere, ma tutti sono legati al cattivo stile di vita e alla poca importanza che l’individuo dà ad una giusta e corretta alimentazione. La gente raramente si interessa dei componenti nutrizionali degli alimenti che usa consumare. Saziarsi non equivale a nutrirsi e se gli alimenti sono poveri di alcuni nutrienti le nostre cellule restano affamate. Le cause di questa errata convinzione vanno ricercate nella poca informazione, nella carenza di senso critico, nella tendenza a delegare ad altri il bene supremo della propria salute, e questo non può che generare pesanti conseguenze sul piano fisico, oltre che mentale, morale e spirituale. Ogni azione è figlia di un pensiero che a sua volta è frutto della coscienza e della sensibilità del cuore di un individuo, che riflette il livello del proprio stato evolutivo. Quindi i disturbi alimentari sono la conseguenza diretta di essere e di vivere della persona immatura, impreparata, superficiale, irresponsabile. Per capire quale sia l’alimento adatto a noi occorre far riferimento alla struttura del nostro organismo che risulta incontrovertibilmente strutturato a nutrirsi come gli animali frugivori e cioè di frutta,verdura, germogli, semi, bacche, radici, cereali integrali, legumi, possibilmente biologici.
Occorre considerare che qualunque alimento privo o scarso di uno o più componenti nutrizionali costringe il nostro organismo ad attingere alle sue riserve generando nel tempo carenze nutrizionali. Allo stesso modo quando facciamo uso di prodotti incompatibili con la nostra natura, come il fumo di sigaretta, caffè, zuccheri industriali, alcol ecc. vengono impegnate le nostre risorse immunitarie per cercare di neutralizzare gli effetti nocivi prodotti. Quando il corpo digiuna è l’anima che ha fame. Se il corpo si ammala è la mente e la coscienza che sono annebbiati. Nell’uccidere gli animati e mangiare i loro cadaveri, l’uomo spegne in se stesso il pensiero positivo e mette a tacere la propria coscienza; questo non può che indebolirlo fisicamente e moralmente e renderlo insensibile verso la sofferenza altrui. Una persona cattiva non baderà se nel suo piatto vi è una creatura che voleva vivere e non essere uccisa, quindi mangerà quello che gli piace piuttosto quello che è giusto e di conseguenza mangerà cose incompatibili con la sua stessa natura e ne pagherà le conseguenze con la malattia, (non tutte le cose che piacciono al nostro palato sono adatte a nutrirci). Mentre una persona buona, sensibile, giusta rifiuterà pasti cruenti e di conseguenza si nutrirà secondo natura umana di esseri miti, pacifici e vegetariani, e di questo ne beneficerà la sua salute fisica, la sua mente, la sua coscienza e la sua anima. Il vero stadio evolutivo di un individuo si determina dal benessere armonico delle sue componenti fondamentali: la salute del corpo, l’equilibrio mentale, la sensibilità del suo cuore e la ricchezza della sua dimensione spirituale.
Il coronavirus sta portando una civilizzazione al collasso. O forse ne era solo una parvenza, perché una civiltà, per essere riconosciuta tale, deve avere dei pilastri da cui essere sostenuta, che sono i suoi valori e i suoi nobili principi fondati su etica, giustizia e dignità. E questi sono da troppo tempo i grandi assenti della scena. Il concetto di civiltà è stato da sempre associato all’idea di progresso, che nel tempo ha consentito di acquisire condizioni di vita materiali, sociali, culturali, artistiche e spirituali più evolute, ma all’osservatore odierno, ai tempi del coronavirus, la nostra civiltà appare invece in regressione evolutiva da ormai anni.
L’effetto catalizzatore del Covid-19 ci ha dato l’opportunità di rilevare gli aspetti in decadenza di una società che stanno deflagrando in una serie di piaghe troppo purulente per essere facilmente sanabili. Durante la nostra lunga storia plurimillenaria abbiamo sicuramente vissuto momenti migliori, e ciò che ci ha portato a questo declino tragico è un altro tipo di epidemia, che dilaga indisturbata da decenni senza che nessuno alzi un fiato per proporre un antidoto.
Da decenni i politici non attendono al benessere del popolo ma fanno indisturbati il loro corrotto interesse; i diritti Costituzionali vengono calpestati quotidianamente e i Costituzionalisti non intervengono per prenderne le difese; i medici somministrano farmaci per guadagnarsi viaggi premio offerti dalle case farmaceutiche e somministrano vaccini che creano gravi patologie senza che nessuno si opponga; assistenti sociali portano via i figli ai loro genitori solo per lucrare sui ricoveri infischiandosene dei danni psicologici che creano; associazioni no profit si creano dal nulla per speculare sul dramma dei migranti invece di preoccuparsi di inserirli nella società; i giornalisti si vendono agli investitori di pubblicità che pagano loro gli stipendi invece di fare informazione onesta e veritiera; gli impiegati di banca ti rifilano qualsiasi prodotto, finanziario e non, pur di raggiungere il loro budget; le amministrazioni pubbliche sono dedite all’inefficienza e indolenza; la voluta impossibilità a parcheggiare nelle città offre generose opportunità di pagare stipendi attraverso salate e ingiuste multe ai cittadini; i cittadini non partecipano alla vita pubblica delegando a ignoti, e via così in tutti i settori della società, che sono viziati da malcostumi.
Non c’è più buonsenso, etica, rispetto, logica intelligente, principi morali, giustizia, riguardo per la collettività, intenti di comunità, senso della misura, coscienza. L’egoismo ha dominato in tutte le possibilità di scelta. Il silenzio complice di tutti quelli che vedevano ma non parlavano ha consolidato il putridume che circonda le nostre vite e un mostro di nome Ego ha partorito il mondo in cui viviamo in questi giorni. Si sa che, chi di ego ferisce, di ego perisce, e ciò di cui si è peccato ritorna addosso come un boomerang.
Ora che siamo agli arresti domiciliari, hanno censurato la comunicazione, ci vogliono imporre un vaccino contro il nostro volere, ci vogliono controllare con un’app che viola la Costituzione, non ci fanno lavorare, fanno fallire un numero esorbitante di piccole e medie imprese, istalleranno antenne 5G per completare l’opera sul nostro controllo, le forze dell’ordine ci arrestano per una passeggiata e ci multano con migliaia di euro perché portiamo nostra figlia dal medico o andiamo a fare la spesa, ci siamo accorti che il nostro mondo non è quello che credevamo e, peggio ancora, è in mano a una cosca di fuorilegge.
Per trovare una soluzione ci vorrebbe una task force di menti illuminate, ma questo mette ancor più in evidenza la carenza di integrità intellettuale, principi etici e nobiltà d’animo che abbiamo a disposizione e che hanno lasciato il posto ad un virus pandemico che è molto più pericoloso e mortale del coronavirus, perché ammazza le coscienze e con esse una possibilità di futuro giusto ed equo.
L’ego, infatti, si occupa di farti arricchire, di farti intraprendere carriere, di portarti fama, attenzioni e illusioni che ti fanno credere di essere una persona importante acquisendo poltrone, incarichi di potere, frequentando circoli esclusivi, facendoti accettare posizioni che poi sei incapace e impreparato ad adempiere; e lo fa a diversi livelli, anche nell’oratorio del tuo quartiere, con la tua casa al mare, con l’estraniarti dalla politica, col non andare a votare. Quello di cui l’ego non si occupa è di giustizia, di diritti, e tantomeno di doveri, perché l’ego si occupa solo dell’Avere e non ha più nessun contatto con l’Essere. Cura attentamente solo il suo orticello e si dimentica che fa parte di un tutto che deve essere tutelato altrimenti crolla. E se il tutto crolla, crolla pure lui.
È il motivo per cui l’ego è caduco e limitato come la mortalità umana, mentre la nobiltà d’animo e il senso di giustizia che abbracciano l’umanità intera e che hanno come unico desiderio la sua evoluzione e progresso verso un futuro illuminante e illuminato è eterna. Ne sono esempio le testimonianze immortali, lavoro di molte menti eccelse che sono rimaste come capisaldi nella storia: la Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America (1776), la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino (1789), la Costituzione Italiana (1947), la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948). Tutte figlie di un’essenza immortale divina che sarebbe bene risvegliare se vogliamo salvare l’umanità e il pianeta su cui essa vive.
L’immortalità di questi documenti non solo è dovuta all’impegno irremovibile di menti nobili ma soprattutto alla partecipazione di un’essenza di anime che avevano a cuore il progresso spirituale dell’umanità come un bene unico da tutelare e proteggere per il conseguimento di un passaggio evolutivo della civiltà. Quello stesso bene che ora è posto sul mercato internazionale e interplanetario per essere svenduto un tanto al chilo.
In onore di quelle anime che ci hanno dedicato le loro parti più sublimi, creando un mondo sorretto da regole giuste, atte a difendere l’uomo e suoi diritti inviolabili quando fosse stato necessario, siamo tutti chiamati a imbracciare l’arma della responsabilità e della partecipazione, dell’unità e della cooperazione, per riportare linfa e forza di esistenza a quei valori.
Finché i politici parleranno senza contenuti, portando avanti i loro interessi personali perché vincolati ai grossi poteri della finanza speculativa e le grosse aziende farmaceutiche che controllano il mondo; finché l’opposizione parlerà solo con frasi fatte per farsi propaganda per le prossime elezioni; finché i medici si contenderanno il l’ho-detto-prima-io invece di occuparsi di comunicare a chi di dovere di smetterla di prendere in giro il popolo italiano con questa pandemia sovrastimata ma funzionale; finché i giornalisti si gonfieranno il petto per avere una posizione sicura e scenografica invece di essere una voce autorevole che difenda la verità e denunci i fatti con lo scopo di migliorare una situazione sociale, politica ed economica; finché i cittadini guarderanno passivamente in silenzio la propria Costituzione essere stritolata dall’ego dei più forti, non ci sarà cambiamento.
I professionisti e politici preparati e corretti non dovrebbero mai dimettersi da cariche pubbliche solo per aver ricevuto un’offesa. Andarsene con la coda in mezzo alle gambe, sottraendosi al dovere di dare il proprio contributo a un processo di evoluzione e di progresso a favore della comunità, è un’ulteriore espressione dell’ego, perché dà la precedenza al benessere personale e si dimentica della priorità di rappresentare il popolo di cui siamo parte e che confida nelle figure istituzionali per essere difeso, ma che ha anche il significato di difendere la propria persona e la propria dignità.
La società sta crollando sotto le regole di un videogioco. Il popolo rimane schiacciato dalla paura e la democrazia si sfalda sotto le manie dittatoriali di un gruppo di fanatici. Per contrastare un ego così gigantesco, che ha portato le sue brame di conquista su tutto il pianeta, è necessario un anti-ego che scardini le regole su cui si è costruito la sua forza. Una forza che gli abbiamo dato noi ma che possiamo togliergli usando strumenti che lo destabilizzino e lo rendano debole e inerme.
Se, per esempio, non dessimo alcuna importanza ai soldi e al diventare irragionevolmente ricchi, se non ci importasse delle promesse di carriera offerteci in cambio del nostro servilismo, se riuscissimo persino ad infischiarcene dei ricatti e delle minacce perché preferiamo essere vilmente screditati piuttosto che tradire i nostri principi di riportare giustizia e elevare la nostra dignità, l’ego e quindi il potere di qualsiasi Bill Gates, Big Pharma, Big Data, o altri mega poteri, crollerebbero perché non avrebbero appigli o fondamenta su cui appoggiarsi.
Un sacrificio di falsi valori ai vertici politici in cambio di altri più nobili consoliderebbe una più alta e solida autostima, conquistando un popolo che non vede l’ora di avere l’opportunità di sostenere leader giusti, dando tutte le attenuanti per qualsiasi visibile gesto di riscatto. Un vivere nell’Essere piuttosto che nel Fare a vuoto.
In questi ultimi tempi, molti si sono accorti dei danni delle loro astensioni, del loro delegare, del non partecipare, non interessarsi, non informarsi e del peccato del silenzio che hanno perpetrato per anni. Ora prendono finalmente coscienza e recitano messaggi di mea culpa e responsabilità che avrebbero dovuto prendersi molto tempo fa. È un bene! Significa che un cambiamento è in atto. Ora quindi è il momento del riscatto. Ora è il momento di fare quello che non si è fatto negli ultimi 50 anni.
Se i politici onesti tenessero duro e agissero in nome della Costituzione e della nazione, se i giornali pubblicassero la verità, se i medici denunciassero l’anti-scienza, se gli avvocati accusassero, se i giudici condannassero, se i cittadini si alzassero e parlassero con voce di popolo, non ci sarebbe più ego ma valori di una portata maestosa: Giustizia, Verità, Collaborazione, Socialità, Partecipazione, Spiritualità, Onore, Dignità, col risultato di portare un cambiamento evolutivo di progresso e civiltà.
Una società basata sulle regole dell’ego farà solo rimandare un’inevitabile caduta, perché l’ego usa e poi, senza tanti complimenti, getta. Chi non servirà più verrà eliminato e potrà solo vantarsi di non essere stato il primo a cadere ma inevitabilmente cadrà. Più uno si asservisce e più dura, ma mai in eterno, e comunque vivendo una vita meschina. Chi invece persegue i valori della sua Coscienza e del suo Essere Spirituale ne recupera una vitalità che renderà la sua esistenza degna di essere vissuta e quella sua energia rimarrà in eterno, emblema di un esempio di un vivere nobile che permarrà anche per i posteri. Caratteristica eterna che l’ego non si può neanche sognare di avere.
Vivete nel giusto e siate eterni.
L’umanità si può considerare come un condominio circondato da moltissimi altri condomini (le altre specie) verso i quali da millenni si sente legittimata a sfruttare, sottomettere, rapinare, sterminare ogni cosa che ha vita, senza distinzione di forma,di specie, di razza ecc..
Abituati a distruggere di tutto, dal filo d’erba alla sequoia, dal corallo alla balena: mucche, vitelli, cavalli, maiali, pecore, conigli, galline, tacchini, volpi, cervi, stambecchi, orsi, lupi, rane, criceti, insetti, fagiani, lepri, anatre, tigri, elefanti, rinoceronti, cammelli; volatili di ogni specie, pesci di ogni dimensione, crostacei, molluschi, aragoste, gamberi, ecc. insomma non si salva niente e nessuno dalla mano implacabile dell’uomo che considera gli altri esseri viventi alla stregua di cose da utilizzare, schiavizzare, uccidere, torturare, fare a pezzi, macinare, schiacciare, tagliare, friggere, arrostire, bollire, triturare ecc. Pochi animali vicini all’uomo muoiono di morte naturale: per il resto è un’ecatombe.
Ora la natura, che geme ferita e dolorante, si ribella alla distruzione dei boschi, alla profanazione dei mari, dei laghi, dei fiumi, della terra avvelenata, dall’aria infestata. Ma quando si violano le leggi naturali bisogna aspettarsi implacabile l’urto dell’onda di ritorno.
L’atmosfera è satura del terrore degli animali immolati a miliardi; la terra è impregnata del sangue di queste creature che inutilmente ed inascoltate urlano e piangono. Ma di questa inarrestabile orgia di sangue, per la quale nessuno si sente colpevole, la responsabilità non è tanto degli esecutori materiali, i rozzi e insensibili macellatori di
animali, quanto dei mandanti, coloro che delegano altri a commettere ciò che in prima persona non avrebbero il coraggio di fare: la gentile signora, l’esigente signore, il raffinato chef, la madre di famiglia ecc. tutti sono colpevoli, i duri di cuore, i boia del’era moderna. Ma per la morte di milioni di animali simmetricamente altrettanti umani cessano di vivere a causa di tali perversioni alimentari.
Gli animali vengono allevati e macellati in condizioni infernali in un mix di sangue, escrementi, fetore, sporcizia, residui di farmaci, terrore. I luoghi di certe popolazioni che vivono in promiscuità con gli animali che sgozzano e spellano, spesso ancora vivi, in una sporcizia e mancanza di norme igieniche spaventose. Come potrebbe tale abominevole attitudine non produrre cibo maledetto, pestilenziale e nocivo? Infatti, tutto si paga, perché tutto è conseguenza.
Noi tutti, potenzialmente addestrati a prevaricare sul diverso, sul debole; addormentati dalla cultura dominante dei media che spinge all’edonismo, alla violenza, al sesso; noi condizionati e plasmati da una cultura religiosa che considera gli animali cose a disposizione dell’uomo e con gran parte della classe medica che ritiene necessario nutrirsi di cadaveri, ingoiare con indifferenza lo strazio e l’agonia delle carni martoriate dei nostri fratelli animali; con questo tipo di mentalità e di coscienza, come otremmo non essere inclini al crimine e alla violenza verso il suo stesso simile e a non pagarne le conseguenze anche a livello fisico?
Emblematiche le immagini del ragazzo cinese che stacca a morsi la testa di un grosso topo e con gusto ne mastica le ossa. Dai topi venne nel 14° secolo la peste bubbonica che, a causa dello sterminio dei gatti in una crociata voluta dalla Chiesa che vedeva in essi l’incarnazione di Satana, proliferarono i topi che uccise quasi la metà della popolazione di allora.
“La verità vi renderà liberi”. Solo conoscendo la vera causa del problema si avrà la risoluzione. La causa non potrebbe essere l’infezione trasmessa dall’animale infetto all’uomo, nell’abominevole mercato degli animali di Huanan dove il pipistrello è tradizionalmente consumato come zuppa? Ed è probabile che un filo rosso colleghi Sars, Ebola Hiv, Coronavirus dovuto al drammatico calo delle difese immunitarie della specie umana causato dal dissennato e strafottente modo di vivere e di alimentarsi.
E ora, ognuno interroghi se stesso per capire se è la causa o la soluzione del problema.
Il 2 novembre scorso e' stato consacrato Arcivescovo di Vittoria(RG) ed ausiliare del Primate in Montenegro,Sua Eminenza Mons. Wladimiro. La quasi totalità del popolo montenegrino desidera l' indipendenza dal Patriarcato serbo dal quale ancora dipende. Si sono rivolti alla Chiesa Ortodossa d'Italia, il cui Primate è Sua Beatitudine Basilio I, per essere sotto la protezione della suddetta giurisdizione con lo scopo, dopo la crescita nel tempo, di essere una Chiesa autonoma.
Oggi, qui a Vigna di Valle, vicino Roma, abbiamo assistito alla sua Consacrazione Episcopale, celebrata dal Metropolita della Chiesa ortodossa d’Italia, il Primate Basilio I°, assieme ai suoi Arcivescovi concelebranti. Quale significato ha per lei il suo servizio episcopale in Italia ed in Montenegro?
- Nella vita di ogni Sacerdote, la Consacrazione Episcopale è un onore ed un privilegio straordinario, ma per me è una responsabilità e un sacro obbligo. Indosso questo Omoforion, simbolo del giogo di Cristo e grazie al suo aiuto posso arare il solco sul campo del Signore e seminare il seme della Parola di Dio. Nostro Signore Gesù Cristo ci chiede di imparare da Lui, che questo onere può essere lieve e dolce, se siamo come Lui, miti ed umili. Con questo atto, la Chiesa ortodossa d’Italia sostiene la lotta per l'autonomia della Chiesa ortodossa in Montenegro, che il Metropolita Basilio I° ha affermato e sottolineato la scorsa primavera quando ha visitato il nostro Paese, ed lo ha confermato con questo atto.
2.Lei e un montenegrino, ci racconti del suo futuro servizio in Italia.
-Sul piano simbolico, l’inizio della mia vita pastorale a Roma, ha un significato speciale per me. Ho sempre guardato questa meravigliosa città con ammirazione, è uno dei cinque maggiori centri della spiritualità mondiale, con una storia straordinaria. Tuttavia, l'Italia pur essendo uno stato a maggioranza cattolica , ospita oltre un milione di fedeli ortodossi, di cui si parla e si conosce poco. Essi sono più del doppio che in Montenegro e tra loro c’è un esiguo numero di Montenegrini che vive e lavora in Italia. Un mio amico, d’origine italiana, che ha studiato gli eventi dopo la prima guerra mondiale ed in particolare il sostegno dell'Italia alla famiglia reale Petrović Njegoš e al governo del Montenegro in esilio, mi ha riferito un fatto interessante: solo a Gaeta e nella regione dove era situato l'esercito montenegrino, vivono circa 1.100 discendenti.
3.Ha piani e progetti specifici per l'Italia?
- Se si esclude il nostro servizio evangelico , allora i nostri piani sono certamente quelli di continuare l'integrazione culturale e spirituale delle nostre due nazioni attraverso diversi progetti. Due personalità sono sempre nella mia mente quando parlo delle nostre relazioni nel corso della storia: quelle di Giuseppe Garibaldi e Elena di Savoia, dei quali atti senza tempo è superfluo parlare. In particolare, il mio desiderio è che la cronaca di Pop Dukljanin, una cui copia si trova negli Archivi Vaticani, venga esposta a Podgorica o a Bar. Tutto ciò per rendere, accessibile ai cittadini del Montenegro, almeno per un breve periodo, il più grande lavoro della letteratura medievale slovena, a cui ho dedicato la tesi di laurea.
Nel segno dell’eresia, dunque.
Ritorna oggi, 23 giugno 2019, presso il comune di Motta d’Affermo, l’ormai celebre “Rito della Luce”, giunto alla sua nona edizione, su iniziativa del mecenate dell’arte, il siciliano Antonio Presti.
Dopo la breve pausa dell’anno scorso, a causa dei lutti che hanno segnato il percorso del creatore della Fondazione “Fiumara d’Arte”, oggi un “popolo in bianco”, “eretico” per l’occasione, affluito da ogni parte della Sicilia e non, ha preso parte a questo laico pellegrinaggio che celebra la Bellezza e la sua eresia (possibile).
Ai piedi della titanica Piramide di Mauro Staccioli, realizzata in acciaio corten e inaugurata il 21 marzo 2010, monumento mistico ed alchemico, pregno di simbologia umana e trascendente, fisico e metafisico, dispensatore di geometrica conoscenza, su una leggera altura del territorio di Motta d’Affermo, avamposto sul mare, scelto per le sue coordinate geografiche, lungo il tracciato dell’antico fiume Halesus, alle 15:00 del pomeriggio, prende inizio la celebrazione del rito.
Più di 300 gli artisti che, nel suggestivo spazio messo loro a disposizione, hanno avuto modo di esprimere il proprio credo artistico e non solo.
Spazio d’arte per l’arte!
Lungo un percorso che si snoda su un’ampia area di collina, il visitatore viene accolto dalle oniriche installazioni in bianco e oro e immerso in uno spazio d’arte totale dove i versi di poeti, filosofi, cantastorie fanno da colonna sonora a questo cammino dell’eresia.
L’Arte dell’”hic et nunc” quindi, arte che esce dai Musei, dai suoi stessi limiti e dai confini cui è stata relegata, per interagire con lo spettatore che diventa, esso stesso, parte integrante dell’opera d’arte totale. Immerso in quell’infinito eretico, in quel salvifico labirinto che è principio e fine di ogni umana e sovrumana vicenda.
Celebrazione dell’Arte e della Bellezza come valori della differenza, perché l’arte, nella sua eresia, inevitabilmente segna un confine, ineludibile forse, fra l’iniziato e il profano.
Un’arte alla ricerca dei suoi adepti su cui edificare se stessa e un mondo superiore, fra chi è alla ricerca della conoscenza libero da convenzioni e coefficienti sociali.
Un’arte liberatrice di quella “samsara” alla quale si è altrimenti, inevitabilmente destinati ma un’arte che non può e non deve essere per tutti.
E lo sa bene questo il mecenate-filosofo, l’ideatore di questa magia che si è scontrato sempre con un sistema amministrativo che combatte chi si spende per la Bellezza, “lato sensu” intesa e non con chi deturpa la propria terra con bruttezze e brutture di ogni tipo.
“Guai ad essere riconosciuti dal sistema”, questo il monito di Presti che ha pagato e continua a pagare il prezzo della non uniformazione ad un sistema becero e corrotto.
Eresia e ortodossia dunque si affrontano ma non per combattersi bensì per distinguersi. Perché l’eresia nasce dal santo e quindi ogni santo, ogni dogma sono necessari per far sì che qualcuno possa essere altro da sé.
Libero da quell’inconsistente liturgia di essere sempre uguale a se stesso.
E nella coralità del rito l’antidoto all’anestesia sociale.
Nel tempo dell’uniformità totale, dei centri commerciali, dei rumori assordanti, del nuovo ordine mondiale un’alternativa possibile, nel tempo in cui l’”ossimoro permanente” fondato da Montale è diventato la caratteristica peculiare che connota e denota un sistema dominato dagli aspetti più banali della quotidianità, la sospensione del giudizio non è certo l’unica possibilità di sopravvivenza.
Rito della Luce che è Luce della conoscenza contro l’oscurantismo e le tenebre dell’ignoranza.
E’ mentalità comune molto diffusa l’idea che la carne sia un alimento necessario, che dà sostanza, che dà forza, che sia ricco di proteine utili alla crescita e che specialmente in uno stato di malattia sia utile inserirla nella dieta. Chi sostiene questo probabilmente è condizionato da abitudini arcaiche, che è poco informato, che non ha mai letto un testo di nutrizione. In sostanza la carne risulta essere tra gli alimenti meno completi sotto l’aspetto nutrizionale e quindi non solo non necessaria ma oltremodo dannosa.
Anche le persone più sensibili alle tematiche vegetariane spesso hanno paura di rinunciare totalmente al consumo di prodotti animali o derivati per un’atavica quanto ingiustificata paura di incorrere a qualche carenza nutrizionale. Una paura difficile da superare, specialmente se sono coinvolti dei bambini.
Per superare questa paura abbastanza consolidata basterebbe considerare che un terzo della popolazione mondiale vive, per vari motivi, da vegetariana; che i vegani godono di una salute migliore rispetto gli umani onnivori; che nella carne, pesce, formaggi, uova e derivati vari non vi è alcun principio nutritivo che non sia presente nel mondo vegetale, senza gli inevitabili effetti dannosi di questi prodotti (perché incompatibili con la nostra natura); che la completezza nutrizionale dell’alimentazione vegetale è stata confermata non solo da una miriade di scienziati e ricercatori indipendenti ma da una delle più autorevoli organizzazioni del mondo in fatto nutrizionale, l’ American Dietitic Association, che fin del 2009 ha dichiarato: “Tutte le diete vegetariane, comprese quelle vegane, correttamente pianificate sono salutari, adeguate dal punto di vistanutrizionale e possono apportare benefici nella prevenzione e nel trattamento di alcune patologie. Sono appropriate in tutte le fasi del ciclo vitale, incluse gravidanza, allattamento, prima e seconda infanzia, adolescenza, nonché per gli atleti”.
Inoltre, è utile considerare che per le generazioni che ci hanno preceduto negli ultimi 10 mila anni l’alimento carneo era un’eccezione non la regola e la salute del popolo era migliore di quella delle classi abbienti che potevano permettersi alimenti a base di animali.
I grandi uomini di spirito, di genio, santi e filosofi da sempre hanno raccomandato di escludere dalla dieta l’alimento carneo: la loro genialità e la loro eccellente salute dimostra chiaramente la non necessità nell’alimentazione umana. Da ricordare che i due più grandi geni, vanto dell’umanità, Pitagora e Leonardo da Vinci erano vegan.
Infine, se nella carne, nel pesce o nei prodotti caseari vi fosse qualche principio nutritivo non presente nel mondo vegetale coloro che non consumano questi prodotti dovrebbero accusare carenze nutrizionali invece risulta che il popolo dei vegani gode di una salute migliore rispetto a coloro che ne fanno uso.
Prima di addentare una bistecca visita un mattatoio
Non solo rivelazioni - Nell’intervista esclusiva rilasciata da Enrico Malatesta, giornalista d’inchiesta (e grande “cacciatore” di documenti inediti occultati), per il suo ultimo libro “Centenario delle Stigmate di San Padre Pio“ -Edizioni Mimep-, apprendiamo una straordinaria circostanza. Nella lunga ed operosa ricerca delle “carte” nascoste, sulle congiure operate per screditare il santo frate di Pietrelcina quand‘ancora era in vita, si erano perse anche le tracce di alcune sue rilevanti reliquie. Ebbene l’autore di questo libro, dopo aver ritrovato i “carteggi occultati”, ha anche recuperato le importanti reliquie che nell’udienza privata del 6 dicembre 1999, ha consegnato ufficialmente nella mani del Pontefice Giovanni Paolo II. Qui accanto, l’immagine della prima pagina de IL TEMPO, che ne riporta la cronaca di quel momento della consegna al Papa, ed in basso, le foto del flacone contenente la reliquia più importante proveniente dal corpo del Santo. Nel libro poi, sono ampiamente descritti tutti i particolari delle complesse vicende all’origine dei ritrovamenti.***
Il 16 marzo 2018 Papa Francesco, con l’ufficialità del suo viaggio apostolico a San Giovanni Rotondo, dava inizio all’apertura delle future celebrazioni di settembre per il Centenario delle Stigmate di San Padre Pio da Pietrelcina.
Ritenuto modello di misericordia come, l’altro cappuccino padre Leopoldo Mendik, il Pontefice aveva già indicato al modo il loro alto valore nella santità, il servizio reso nell’incarnarsi con la misericordia del perdono e dell’amore fraterno, quindi quale miglior esempio se non quello di essere esposti in San Pietro a modello cristiano per l’Anno Santo della Misericordia?
Eppure qualcosa non deve aver incontrato il gradimento dei frati cappuccini di San Giovanni Rotondo. Abituati come sono a considerare il proprio confratello Padre Pio, Santo di fama mondiale, e quindi … “cosa loro”, hanno preferito porre in risalto il cadere della data del 23 settembre 2018 come l’anniversario del Cinquantenario della morte del Santo, piuttosto che la data della Stigmatizzazione. In materia di celebrazioni religiose di esponenti del mondo cattolico assurti agli onori degli altari si tiene conto della data di nascita del Santo, se laico, e della presa dei voti solenni, se religioso. Perché commemorarne la morte che è solo la fine della parentesi terrena?
Per capirci qualcosa di più, in questo complesso mondo Vaticano, dove ormai sono in molti ad accorgersi che i tempi moderni hanno “logorato” più le coscienze che i poderosi graniti del Colonnato, della maestosa e maggiore Basilica del mondo, abbiamo rivolto questa domanda al giornalista e scrittore Enrico Malatesta*, che di San Padre Pio è ormai considerato tra i più preparati, se non addirittura il più documentato studioso del Frate delle Stigmate.
Malatesta allora … che accade in questo Centenario delle Stigmate?
R. Nulla …. Assolutamente nulla !
- Spiegaci ….. Cosa vuoi dire con “Nulla” ?
R. Quando si prepara una celebrazione per un Centenario, …. Diciamo per una guerra mondiale, per una scoperta scientifica, come il vaccino,…. della nascita di una Repubblica o di un regno, si approntano cerimonie celebrative, pubblicazioni, conferenze, studi storici e rievocativi, ecc. ecc.
In questo caso,…. Proprio il “nulla”. All’epoca della proclamazione a Beato, addirittura vennero programmate due fictions televisive sulla storia di Padre Pio, mentre ora per il centenario neanche la riproposizione di una di queste. Perfino il Programma “Porta a Porta” di Bruno Vespa che di anniversari non se n’è perso mai uno, ha taciuto miseramente.
Pensate, in libreria sono giunti centinaia di libri su Padre Pio ma… tutte vecchie edizioni, addirittura anche di venti o trenta anni fa.
Zero conferenze,….zero Studi, zero cerimonie, zero stampa e zero televisione …!!!!
Insomma zero di tutto. Una sola conferenza c’è stata, ma in sordina, a San Giovanni Rotondo, indetta dai frati, a mio avviso proprio per salvare la faccia. Però a commemorare il Centenario ci hanno pensato centinaia e centinaia di parrocchie di tutta l’Italia con processioni, fiaccolate e rosari recitati fino ad ora tarda con veglie ai luoghi di San Pio. Un culto semplice ma vero.
E tutto questo perché ….?
R. Perché ancora oggi l’eterno dissidio tra le regole del tradizionalismo disturbano la visione di una Chiesa al passo coi tempi. Ovvero il “modernismo” religioso”.
Il segno si è passato quando un importante monsignore della Segreteria di Stato ha confessato al mondo della stampa la sua omosessualità, (poco dopo l’elezione di Papa Francesco) e che viveva col fidanzato all’interno del suo stesso appartamento vaticano. Lo scandalo a mio avviso, non è l’omosessualità, ma la sfrontatezza di voler infrangere le regole a colpi di scandali, perché così si possa mettere in mora tutta la “tradizione ecclesiale”. Padre Pio era il semplice frate orante che aveva la “colpa” di amare il Cristo nella sua più tradizionale e costante passione mistica.
Papa Francesco lo ha capito.
Tu invece cos’hai preparato per il Centenario?
R. non ne voglio parlare perché non amo andare per le redazioni dei programmi a fare pubblicità alle mie iniziative editoriali. Se sei così curioso puoi andare su internet e troverai tutto. Una cosa però te la voglio dare in esclusiva. Prima del marzo prossimo, del Centenario delle Stigmate pubblicherò un documento straordinario: un Dvd con due film che dimostrano, e mostrano in modo inoppugnabile, il compiersi di due straordinari miracoli, scaturiti proprio da quelle ferite stigmatiche.
Un documento storico-religioso di portata mondiale, accompagnato da un libro che narra l’impresa della scoperta e recupero dei documenti e dei filmati.
*Enrico Ripanti Malatesta è autore dei seguenti libri su Santo Padre Pio
Il movimento vegan/animalista giornalmente si arricchisce di nuove adesioni come frutto della presa di coscienza e della nuova sensibilità che va sviluppandosi nella società contemporanea. Ma incarnare il vero senso di questa nuova rivoluzione culturale, spirituale e sociale è assai problematico a causa delle molte personali sfaccettature di coloro che ne fanno parte. Così c’è chi aderisce per convinzioni salutistiche, chi per non nuocere agli animali, chi per salvaguardare l’ambiente, chi per motivazioni religiose, chi antropologiche ecc. ecc. E succede che uno si considera animalista, e partecipa accalorato alle manifestazione per i diritti degli animali sbaciucchiandosi in braccio un piccolo cane o il proprio gatto, e magari pranzerà con una bella coscia di pollo.
C’è chi ucciderebbe per difendere il proprio criceto, il proprio pappagallo o la propria tartaruga ma non si cura che gli stessi animali siano torturati nei laboratori di sperimentazione (come se vi fossero animali di serie A e di serie B, che nella sostanza è come lottare per i diritti dei bianchi e cadere nella trappola del razzismo). Chi lotta contro la caccia magari con il colletto di pelliccia o la borsetta in pelle di camoscio. Ed è curioso notare come nei volantinaggi per strada le persone con il cane quasi tutte rifiutano i volantini che parlano di vegetarismo o veganismo. In sostanza c’è troppa gente che si definisce animalista ma che animalista è solo a giorni alterni; o chi si definisce vegetariano o vegano solo se non viene invitato a cena.
Ma amare gli animali e mangiarseli a tavola è come lottare contro la schiavitù e avere degli schiavi al proprio servizio o lottare contro la caccia e avere in casa dei volatili in gabbia, o contro la pesca ed avere un acquario. Se sei contro la guerra devi disfarti delle armi che hai in casa. C’è chi ritiene che la gli allevamenti intensivi di animali, con la drammatica mattazione che ne consegue, sia la forma più grave di violenza sugli animali contro cui lottare e, all’interno del quale, dà il suo ed esclusivo contributo; chi crede che sia la vivisezione, chi la pesca, chi la caccia, chi il mondo delle pellicce, chi le corride, chi i palii, chi i delfinari, chi gli zoo ecc. Io credo occorra abolire l’inferno non alcuni settori. Certo non si arriva in cima alla scala saltando i gradini, ma avere la visione del percorso e del punto di arrivo è condizione essenziale. La nostra causa richiede la consapevolezza che tutte le componenti della filosofia vegan/animalista sono tra loro inseparabili, che l’adesione ad una di esse, o ad alcune, è solo il punto di partenza non di arrivo, se si vuole il bene di tutti gli animali, non solo di alcuni.
Quello che emerge in tutto questo è la presenza di un gran numero di persone che cerca una realtà sociale rispettosa degli animali, che aderisce alla scelta vegetariana o vegana perché consapevole che la carne è dannosa per la nostra salute, per l’ambiente, per l’economia, per il Terzo Mondo. Ma si manifesta in un arcipelago di anime incoerenti, incerte che non lasciano spazi alla creazione di un fronte univoco perché manca la vera coscienza vegan/animalista che richiede coerenza, profonda dedizione e contributo personale. Non si è parte del Movimento se non aderendo a tutte le componenti con le quali esso si esprime e si caratterizza; diversamente non si da buon esempio e viene rimandata la data di una società più giusta e responsabile in grado di riscattare l’universo animale ferito, mortificato e dolorante. In sostanza, il solo modo per salvare gli animali è quello di rendere migliori noi stessi.
Credo che, con il suo discorso augurale prenatalizio, papa Francesco abbia fatto, a credenti e non credenti, un regalo di pregio veramente particolare.
Risalto centrale è stato conferito al fenomeno delle “tempeste e uragani” che hanno, nel corso del 2018, colpito duramente la navicella della Chiesa cattolica, con particolare riferimento alla tragedia della pedofilia, tragedia dalle dimensioni ancora impossibili da quantificare e di una gravità morale abissale che, più di ogni altra, ha prodotto e continua a produrre dilagante disorientamento e allarmante sfiducia nei confronti dell’istituzione ecclesiastica.
Di fronte a uno scandalo così vasto e ripugnante, spesso il mondo cattolico, in ben comprensibile imbarazzo, ha reagito cercando di contenerne l’incalcolabile portata esplosiva, ricorrendo a due complementari e collaudatissime strategie argomentative. La prima consistente nel sostenere che, per quanto ampio e grave, detto scandalo non andrebbe mai ritenuto tale da riuscire ad adombrare le innumerevoli e perlopiù trascurate azioni di carità e di generosità (spesso anche eroiche) che i membri della Chiesa portano avanti in tutto il mondo. La seconda consistente, invece, nell’accusare i mass media (in maniera più o meno esplicita) di essere faziosamente, esageratamente e morbosamente accaniti nei confronti di Santa Madre Chiesa, al fine di poterla ulteriormenteinfangare e screditare.
La prima linea strategica è stata rifiutata e affossata da Francesco, il quale, in maniera nitidissima, ha ritenuto necessario affermare che
"L’esempio eroico dei martiri e dei numerosissimi buoni samaritani, ossia dei giovani, delle famiglie, dei movimenti caritativi e di volontariato e di tanti fedeli e consacrati, non ci fa scordare la contro-testimonianza e gli scandali di alcuni figli e ministri della Chiesa".
Ovvero, se la Chiesa intende davvero recuperare credibilità e ritrovare la propria salute spirituale, bisognerà smettere di fare ricorso a qualsiasi tatticismo edulcorante, minimizzante, autoconsolatorio e, almeno in parte, autoassolutorio. In particolar modo, non si dovrà più tendere ad esibire le tante azioni virtuose e le tante cristiane vite di santità, riducendole strumentalmente ad una sorta di contrappeso. Tutto il bene che è uscito, esce e potrà uscire dalle mani della Chiesa non dovrà mai più essere esibito, cioè, al fine di tentare di operare, seppur non dichiaratamente, una sorta di riequilibramento dei conti, all’insegna del “sì, avremo pur fatto questo e quello, ma immensamente più ricco e vasto è il tesoro del bene compiuto, ecc…”
Per quanto concerne la seconda prassi, invece, il papa non soltanto ha operato la scelta di non ergersi a lamentoso o rampognante giudice dell’attività di inchiesta e di denuncia dei mass media, ma è arrivato addirittura a riconoscere la straordinaria importanza degli sforzi compiuti, ritenendo, di fatto, il loro contributo meritevole per essere riuscito a produrre importanti crepe all’interno del sistema blindato di occultamento della verità costruito e alimentato dalle istituzioni ecclesiastiche cattoliche a difesa dei propri ministri pedofili e, soprattutto, della propria immagine.
"Vorrei ringraziare vivamente - è arrivato infatti a dire Francesco - quegli operatori dei media che sono stati onesti e oggettivi e che hanno cercato di smascherare questi lupi e di dare voce alle vittime. Anche se si trattasse di un solo caso di abuso - che rappresenta già di per sé una mostruosità - la Chiesa chiede di non tacere e di portarlo oggettivamente alla luce, perché lo scandalo più grande in questa materia è quello di coprire la verità.”
Insomma, ancora una volta, papa Francesco ha dimostrato di essere molto più avanti della sua Chiesa. Ancora una volta ha dimostrato di essere seriamente intenzionato a purificarla dai suoi tanti mali di pensiero e di azione.
Ancora una volta, anteponendo verità, giustizia e rispetto per le vittime ad ogni altro calcolo e ad ogni altro interesse, ci ha offerto un encomiabile esempio di fermezza e di coerenza.
Roberto Fantini
Il 16 marzo scorso Papa Francesco, con l’ufficialità del suo viaggio apostolico a San Giovanni Rotondo, dava inizio all’apertura delle future celebrazioni di settembre per il Centenario delle Stigmate di San Padre Pio da Pietrelcina.
Ritenuto modello di misericordia come, l’altro cappuccino padre Leopoldo Mendik, il Pontefice aveva già indicato al modo il loro alto valore nella santità, il servizio reso nell’incarnarsi con la misericordia del perdono e dell’amore fraterno, quindi quale miglior esempio se non quello di essere esposti in San Pietro a modello cristiano per l’Anno Santo della Misericordia?
Eppure qualcosa non deve aver incontrato il gradimento dei frati cappuccini di San Giovanni Rotondo. Abituati come sono a considerare il proprio confratello Padre Pio, Santo di fama mondiale, e quindi … “cosa loro”, hanno preferito porre in risalto il cadere della data del 23 settembre 2018 come l’anniversario del Cinquantenario della morte del Santo, piuttosto che la data della Stigmatizzazione. In materia di celebrazioni religiose di esponenti del mondo cattolico assurti agli onori degli altari si tiene conto della data di nascita del Santo, se laico, e della presa dei voti solenni, se religioso. Perché commemorarne la morte che è solo la fine della parentesi terrena?
Per capirci qualcosa di più, in questo complesso mondo Vaticano, dove ormai sono in molti ad accorgersi che i tempi moderni hanno “logorato” più le coscienze che i poderosi graniti del Colonnato, della maestosa e maggiore Basilica del mondo, abbiamo rivolto questa domanda al giornalista e scrittore Enrico Malatesta*, che di San Padre Pio è ormai considerato tra i più preparati, se non addirittura il più documentato studioso del Frate delle Stigmate.
Malatesta allora … che accade in questo Centenario delle Stigmate?
R. Nulla …. Assolutamente nulla !
- Spiegaci ….. Cosa vuoi dire con “Nulla” ?
R. Quando si prepara una celebrazione per un Centenario, …. Diciamo per una guerra mondiale, per una scoperta scientifica, come il vaccino,…. della nascita di una Repubblica o di un regno, si approntano cerimonie celebrative, pubblicazioni, conferenze, studi storici e rievocativi, ecc. ecc.
In questo caso,…. Proprio il “nulla”. All’epoca della proclamazione a Beato, addirittura vennero programmate due fictions televisive sulla storia di Padre Pio, mentre ora per il centenario neanche la riproposizione di una di queste. Perfino il Programma “Porta a Porta” di Bruno Vespa che di anniversari non se n’è perso mai uno, ha taciuto miseramente.
Pensate, in libreria sono giunti centinaia di libri su Padre Pio ma… tutte vecchie edizioni, addirittura anche di venti o trenta anni fa.
Zero conferenze,….zero Studi, zero cerimonie, zero stampa e zero televisione …!!!!
Insomma zero di tutto. Una sola conferenza c’è stata, ma in sordina, a San Giovanni Rotondo, indetta dai frati, a mio avviso proprio per salvare la faccia. Però a commemorare il Centenario ci hanno pensato centinaia e centinaia di parrocchie di tutta l’Italia con processioni, fiaccolate e rosari recitati fino ad ora tarda con veglie ai luoghi di San Pio. Un culto semplice ma vero.
E tutto questo perché ….?
R. Perché ancora oggi l’eterno dissidio tra le regole del tradizionalismo disturbano la visione di una Chiesa al passo coi tempi. Ovvero il “modernismo” religioso”.
Il segno si è passato quando un importante monsignore della Segreteria di Stato ha confessato al mondo della stampa la sua omosessualità, (poco dopo l’elezione di Papa Francesco) e che viveva col fidanzato all’interno del suo stesso appartamento vaticano. Lo scandalo a mio avviso, non è l’omosessualità, ma la sfrontatezza di voler infrangere le regole a colpi di scandali, perché così si possa mettere in mora tutta la “tradizione ecclesiale”. Padre Pio era il semplice frate orante che aveva la “colpa” di amare il Cristo nella sua più tradizionale e costante passione mistica.
Papa Francesco lo ha capito.
Tu invece cos’hai preparato per il Centenario?
R. non ne voglio parlare perché non amo andare per le redazioni dei programmi a fare pubblicità alle mie iniziative editoriali. Se sei così curioso puoi andare su internet e troverai tutto. Una cosa però te la voglio dare in esclusiva. Prima del marzo prossimo, del Centenario delle Stigmate pubblicherò un documento straordinario: un Dvd con due film che dimostrano, e mostrano in modo inoppugnabile, il compiersi di due straordinari miracoli, scaturiti proprio da quelle ferite stigmatiche.
Un documento storico-religioso di portata mondiale, accompagnato da un libro che narra l’impresa della scoperta e recupero dei documenti e dei filmati.
*Enrico Ripanti Malatesta è autore dei seguenti libri su Santo Padre Pio
Come non si può separare il corpo dallo spirito, non può essere separato il fuoco dal calore, il fiore dal suo profumo. C’è chi dà più importanza alla bellezza formale del fiore, chi al suo colore, chi al suo profumo. Ma la sua forma, il suo colore e la sua fragranza sono un’unica cosa: non può esistere l’una senza l’atra. L’unità è sterile, fecondo è solo il dualismo: è il contrasto, la differenza ciò che genera la vita. I valori morali, culturali, spirituali, scientifici, si arricchiscono al contatto con realtà differenti. Tutto ciò che è parziale, settoriale è per sua natura incompleto; avere una tale visione della realtà limita la percezione delle cose, e questo genera esclusioni, razzismi, specismi, rivalità, guerre. Tutte le visioni parziali si sono rivelate tanto più perniciose quanto più avevano la presunzione di essere preminenti sulle altre.
Armonizzare le forze eterogenee nell’obiettivo del bene comune, la pace, la giustizia, l’evoluzione, l’amore, questo è il primo, fondamentale scopo della vita e ciò che rende l’esistenza dell’uomo degna di essere vissuta.
Io sono ricco in virtù della presenza degli altri e delle cose che mi circondano. Se fossi solo non potrei evolvere. Ogni persona ed ogni cosa influisce sulla mia vita e contribuisce al mio arricchimento interiore per mezzo dell’esperienza che acquisisco nell’interazione. Come una persona è tanto più padrone della sua lingua quanti più vocaboli conosce, così è tanto più ricco interiormente quante più esperienze positive ha potuto sperimentare.
Ma io non percepisco che una piccolissima parte dell’insieme: l’insieme mi condiziona attraverso la sua unità e il suo singolo componente. Il tutto è importante perché composto dal singolo elemento, altrimenti sarebbe come dire che è importante il mucchio non il singolo chicco, la foresta non il singolo albero, il popolo non la singola persona. Il dirigente di un ente è importante quanto la donna delle pulizie perché l’uno senza l’altro l’azienda non potrebbe funzionare. Il musicista quanto il suo strumento musicale: l’uno senza l’altro nessun concerto potrebbe essere realizzato.
Come il contesto influenza e condiziona il mio comportamento e la mia vita così il mio comportamento influenza e condiziona il mio prossimo, perché gli altri ed io siamo una cosa sola: siamo la folla dei viventi, siamo la vita. Se io violento o uccido qualcuno in sostanza sto violentando e uccidendo una parte di me stesso, sia perché nell’azione malvagia sto rendendo peggiore la mia coscienza e sia perché nei confronti del contesto e della vita mi esprimo in modo negativo, lesivo, disarmonico.
Non v’è pensiero o azione che non abbia i suoi effetti universali, “Non si può cogliere un fiore senza turbare le stelle”. Una buona azione influenza il mio vicino e lo induce ad essere anch’egli più disposto alla bontà e più disponibile nei confronti del suo simile. Per contro un’azione egoistica, cattiva si ripercuote negativamente non solo sulla vittima ma su tutti generando malcontento, rabbia, autodifesa e quindi disarmonia.
L’interdipendenza è la realtà a cui sono legate indissolubilmente tutte le cose: essere in sintonia con il proprio contesto aiuta al funzionamento armonico del tutto; apprezzando il valore delle diversità si apre la mente e la coscienza a considerare ogni cosa come membra dello stesso organismo, tessere del medesimo mosaico, note della stessa sinfonia: per questo esiste la terra e l’universo.