L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
NAPOLI - Trascorrere una giornata sul set “Made in Naples”, ambito da tanti attori e ,soprattutto, conosciuto nell’intera Penisola, posso assicurarvi che è un’esperienza fantastica! Il clima
Patrizio Rispo intervistato da Maria Parente |
accogliente ha fatto si che mi sentissi a mio agio sin da subito e, prendere confidenza con qualche attore, è stato un gioco da ragazzi. Trasmessa per la prima volta nel lontano 1996 (qualificandosi, quindi, come la più longeva soap italiana) viene prodotta da Rai Fiction, FremantleMedia Italia e Centro di produzione Rai di Napoli. Tanti i personaggi che hanno visto nascere e crescere un prodotto,all’epoca acerbo ed in fase di progettazione,e che oggi può vantare il primato di essere la più seguita e appassionante spap in Italia. In particolare,ho avuto l’opportunità di poter intervistare Patrizio Rispo che interpreta Raffaele Giordano,lo storico portinaio della soap, beccato all’indomani ad un evento culturale in quel di Casalnuovo(NA),”una città che scrive” elogio alla cultura ed in particolare alla narrativa e alla poesia.
Ciao Patrizio e grazie per avermi concesso qualche momento per poterti intervistare. Ancora una volta protagonista di un importante evento culturale che vede protagonista la città di Casalnuovo: ma in sostanza cosa troviamo di Patrizio e cosa c’è di Raffaele in questo genere di manifestazioni? “L’uno si nutre dell’altro,sarebbe impossibile avere il risultato che ho avuto senza questa osmosi che c’è tra loro: Patrizio prende da Raffaele questa vena infantile, di curiosità, si concede delle follie ed, essendo accettato dal pubblico, non mi prendono per pazzo.(ride) Raffaele da Patrizio attinge l’amore per l’arte,la generosità.
Quindi i due personaggi vivono in simbiosi.. “Si,io non avrei idea,non riuscirei ad immaginare Patrizio senza Raffaele che, posso affermare, ha plagiato la mia vita e formato la mia persona.”
Sei cresciuto con il tuo ruolo in “Upas”, in un certo senso…“Si, e la cosa bella di questo lavoro che si protrae da 20 anni è che il prodotto cresce con noi, in ogni fase: ed è questo che il pubblico apprezza”
Lei è una colonna portante insieme a Renato, non potrei immaginare la soap senza Renato Poggi e Raffaele Giordano. “Esatto! Siamo come Totò e Peppino! Un rapporto di amore e odio,di reciprocità”
Ultima domanda per restare in tema con la manifestazione: saprebbe dirmi il nesso che intercorre tra recitazione e poesia? “Le forme d’arte sono infinite: la poesia si può mettere in qualsiasi cosa,anche cucinando. La poesia non è altro che raccogliere sentimenti, emozioni, avere un animo sensibile che si accorge di ciò che lo circonda e questo sarebbe auspicabile in tutti gli aspetti della vita, anche nello sguardo di una mamma,della nonna di un amico,andrebbe colta la poesia anche in chi sbaglia e ci fa dei torti. Forse manca un po’ troppo la poesia per cui stiamo vivendo nell'aridità"
Sabato 13 maggio alle ore 17, nell’ambito del Roma Tre Film Festival, in corso fino al 14 maggio al Teatro Palladium, si potrà assistere alla proiezione del film-lungometraggio “DENTRO” di Andrès Arce Maldonado, con Paola Migneco, Ivana Pantaleo, Francesco Falabella, Luigi Toto, prodotto da La Siliàn.
“DENTRO” è un film terribilmente e tragicamente attuale. Racconta la storia di due donne che subiscono violenza domestica e decidono di stringere un patto di “sorellanza" che le unisca di fronte al dolore. Fatti di cronaca ormai tristemente noti, trattati da una prospettiva diversa e inedita: la donna non è solo vittima ma, in parte, carnefice di se stessa. Nella pellicola c’è una visione ribaltata: non sempre gli uomini sono “carnefici cattivi” e le donne “vittime buone”. A volte, infatti, la violenza nasce da rapporti affettivi insani coltivati da entrambe le parti, come dimostrano anche recentissimi fatti di cronaca, tra i quali quello della giovane bruciata dal suo fidanzato che dal letto d’ospedale pregava di assolverlo.
“Spesso le donne sposano i loro carnefici e troppo raramente li denunciano – afferma Sibilla Barbieri, produttrice della pellicola – Ci rendiamo conto che l’argomento è estremamente delicato e in nessun modo vogliamo sottovalutare il dolore delle vittime o appoggiare atti di violenza. Ma, allo stesso tempo, c’è qualcosa che manca nel grande dibattito e questa riflessione ci ha mosso nel costruire un film che affronta un lato oscuro di cui difficilmente si vuole parlare”.
DENTRO ha recentemente vinto il The Monkey Bread Tree Film Festival come miglior film, decretando anche Ivana Pantaleo miglior attrice protagonista.
Al termine della proiezione seguirà una tavola rotonda sul rapporto tra vittime e carnefici con: Oria Gargano, Presidente di BeFree, cooperativa sociale contro; il Dott. Andrea Bernetti, psicoterapeuta e presidente dell'associazione Centro di Ascolto Uomini Maltrattanti di Roma (CAM Roma), primo centro a Roma e nel Lazio per il recupero degli uomini autori di violenza nelle relazioni affettive; l’Avv. Carmen Posillipo dell’associazione SOS diritti, che unisce avvocati e psicologi che aiutano le donne maltrattate; Letizia Bonelli, Psicologa e Presidente e fondatrice de la AP-SIMP Associazione Psicoterapeuti Società Italiana Medicina Psicosomatica; Paola Migneco attrice e autrice della sceneggiatura di DENTRO.
Alla proiezione saranno presenti gli attori e la produttrice Sibilla Barbieri. L’ingresso è libero.
Si è svolta l’8 Maggio, presso la Casa del Cinema di Roma, la conferenza stampa di presentazione del nuovo canale di cinema digitale: The Film Club. Dream Entertainment, società che si è imposta nel panorama della distribuzione italiana come uno dei principali canali di vendita di prodotti cinematografici su supporto fisico (dvd – blu-ray), ha deciso di ampliare la propria offerta affiancando alla vendita tradizionale quella digitale.
Alla conferenza erano presenti il Presidente di Minerva Pictures, Gianluca Curti, il Segretario Generale della FAPAV, Federico Bagnoli Rossi, Gianluca Guzzo Ceo & Founder di MyMovies. Nel suo discorso introduttivo Marco Lupo, amministratore delegato di Dream Entertainment, ha raccontato come è nata l’esigenza di iniziare questa nuova avventura e quali obiettivi si pone. Il particolare momento storico impone a un distributore cinematografico il passaggio dal supporto fisico a quello digitale, con la conseguenza del proliferare delle grandi piattaforme di streaming che offrono quotidianamente moltissimi contenuti all’utenza. Il nuovo canale indipendente non vuole porsi in contrapposizione alle major, ma tentare di offrire un cinema diverso, più raro e invisibile, magari scomparso dalle grandi piattaforme, con l’auspicio di approdare anche sul mercato estero portando al pubblico straniero pellicole del nostro cinema, anche degli esordi, restaurate e di ottima qualità. Gianluca Curti, presidente della Minerva, che già da moltissimo tempo distribuisce film su grandi piattaforme digitali come Itunes e Chili TV, ha aderito con molto entusiasmo principalmente per lo spirito del progetto incentrato su una proposta cinematografica di nicchia, di rarità e di qualità. The Film Club non vuole solo rispondere ad un’offerta, ma crearla, avvicinando al cinema in digitale nuovi fruitori e operando culturalmente nella divulgazione dell’arte cinematografica in tutte le sue espressioni.
The Film Club sarà inserito all’interno dell’utilissimo strumento TROVASTREAMING di MyMovies, un servizio che ha il merito di informare il pubblico su tutta l’offerta digitale esistente in Italia, di cui The Film Club diventa tassello fondamentale. Altro obiettivo importante, che unisce le varie piattaforme digitali, consiste nel combattere la pirateria. Proprio a tal riguardo The Film Club potrà godere anche del prestigioso supporto della FAPAV, Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali, da sempre sostenitrice dell’offerta legale di contenuti, importante strumento di contrasto al fenomeno della pirateria audiovisiva.
The Film Club è già online al link www.thefilmclub.it con una vastissima library di film tra classici e capolavori di genere, cult movie e documentari, film in HD e pellicole che hanno partecipato ai più importanti festival del mondo, ma anche bmovie, cinema popolare e chicche dimenticate e introvabili, differenziandosi dalle altre piattaforme per alcune caratteristiche fondamentali, tra cui il prezzo dei contenuti decisamente competitivo e vantaggioso: non proporrà servizi in abbonamento, ma la possibilità di noleggiare per 48 ore o acquistare un singolo film. Il nuovo canale è disponibile su computer, ma anche sui dispositivi Android e IOS attraverso un App semplice e funzionale, che permetterà all'utente di visionare i film della piattaforma anche attraverso tablet e smartphone.
A seguito della conferenza è stato proiettato uno dei film che verranno distribuiti in esclusiva assoluta su The Film Club: Dog eat Dog, il thriller diretto da Paul Schrader (Taxi Driver, Toro Scatenato, American Gigolo), con Nicolas Cage e Willem Dafoe, presentato nel 2016 al Festival di Cannes e al Festival di Toronto.
Il Principe Antonio de Curtis, in arte Totò, con i suoi film e le sue interpretazioni ha fatto ridere intere generazioni. La sua maschera è impressa in modo indelebile nella memoria collettiva, trattando temi, con acuta ironia e velata malinconia, ancora tremendamente attuali. La parola, nelle sue infinite declinazioni, è protagonista, tra neologismi e trovate geniali.
Quest’anno in occasione dei 50 anni dalla scomparsa, avvenuta il 15 aprile 1967, da nord a sud si terranno una serie di iniziative per ricordare il “Principe della Risata”.
La città di Napoli ospita la mostra monumentale “Totò Genio”, voluta dall’Associazione Antonio de Curtis, promossa e co-organizzata dal Comune di Napoli in collaborazione con le maggiori istituzioni
"Totò, Peppino e a malafemmena" |
culturali del paese, l’Istituto Luce, il Polo Museale della Campania - Palazzo Reale, la RAI, la Siae - Società italiana degli Autori ed Editori, con il contributo di Rai Teche e dell’Archivio Centrale dello Stato.
“Totalmente Totò. Vita e opere di un comico assoluto”, la prima biografia artistica completa dell’attore, firmata da Alberto Anile, che ne ripercorre la vita privata e professionale, dal teatro al cinema,
Totò in "L'oro di Napoli" |
dalle riviste ai film, cercando far luce sulle ombre e sulle tanti voci intorno alla figura dell’uomo e dell’istrionico personaggio.
Nell’ambito del programma "Totò: l'arte e l'umanità", il 15 aprile si svolgerà “Totò, Si Ri-Gira!”, un innovativo esperimento lungo la penisola, con allestimenti site-specific e scene tratte dai suoi indimenticabili film reinterpretate da attori in mezzo a ignari passanti. Teatri Uniti, la compagnia di Toni Servillo, riproporrà nelle location originali, a Roma, Napoli e Milano, gag tratte da tre celebri pellicole. Con un contorno cinematografico, tra scenografia, costumi e colonne sonore, gli attori si caleranno nella realtà attuale interagendo con il pubblico presente che entrerà a far parte della scena.
Si comincia la mattina a Roma con Tototruffa 62 e la vendita della Fontana di Trevi, con Luciano Saltarelli nei panni dell’italo-americano, Decio Cavallo, Tony Laudadio in quelli di Totó, mentre Nino Taranto sarà Giampiero Schiano.
All’ora di pranzo ci si sposta a Milano con Totò Peppino e la Malafemmena: i fratelli Capone si cimentano in uno stravagante dialogo multilingue con il vigile urbano in piazza Duomo. Gli attori sono Davide Cirri, Edoardo Sorgente e Daniele Gai.
Chiusura in grande con Napoli, nel cuore del rione Sanità, per rivivere l’indimenticabile capolavoro di Vittorio De Sica, L’oro di Napoli, con Totò e il
"Totò truffa" |
guappo di quartiere, interpretati da Tonino Taiuti e Yuri Gugliucci.
La giornata è stata voluta dalla Regione Campania e realizzata in collaborazione con la Fondazione Campania dei Festival.
Da molti anni annoveriamo Ferdinando Maddaloni fra i nostri più preziosi collaboratori, e coloro che hanno preso parte al nostro ciclico appuntamento di metà ottobre in ricordo di Antonio Russo (con relativa assegnazione del Premio Italia Diritti Umani) hanno avuto la felice opportunità di conoscerlo di persona, assaporando anche il suo teatro brillante e intelligente, sempre orientato a indicare volti insoliti della realtà e a suscitare schietti sentimenti di indignazione, di curiosità intellettuale e di reazione alle ingiustizie.
Ferdinando Maddaloni |
Insomma, anno dopo anno, sono cresciute, in tutti noi, stima, simpatia e gioia di camminarci a fianco. E’ accaduto così che uno dei Premi assegnati lo scorso anno sia stato attribuito proprio a lui, come doveroso riconoscimento per un lavoro di grande incisività e di indubbia efficacia a favore della grande causa dei Diritti Umani.
Prendendo le mosse da ciò, è nata la seguente conversazione.
- Ferdinando, nel giro di pochi mesi, hai incassato due premi prestigiosi, che riconoscono palesemente lo spessore culturale ed etico-civile del tuo impegno artistico. Che dire? Il mondo si sta finalmente accorgendo di te?!
Devo confessarti che il primo, il Premio Diritti Umani 2016, me lo aspettavo. Collaboro con la Free Lance International Press dal 2009 e mi sono sempre detto che, prima o poi, lo avrei "incassato". Il secondo, invece, il Premio Hollywood International Independent Documentary Awards è stato improvviso. E con alcuni miei collaboratori, a distanza di più di un mese, ancora festeggiamo. La profonda gioia deriva dalla considerazione che il mondo, o almeno Hollywood si è accorto non solo di me, ma anche del mio fraterno amico Andrei Mironov, scomparso nel maggio 2014.
- Quale dei tuoi lavori ritieni che abbia maggiormente attirato l'attenzione della critica?
Di sicuro Anna Politkovskaja.
Concerto per voce solitaria, che mi ha portato all'attenzione della critica anche grazie ai numerosi premi vinti, aprendomi le porte del Teatro Civile.
- Mentre quale tua creazione ha incontrato maggiormente l'interesse e il consenso del pubblico?
11 settembre 2001 : strage o complotto? YOU DECIDE !
L'altra mattina, a Portici, ho fatto una replica con degli allievi di una scuola media che nel 2001 non erano ancora nati!!! Ammirevole il loro interesse per l'argomento: per 90 minuti non ho visto uno smartphone accendersi. Solo il risultato non è stato sorprendente ... ancora un’altra vittoria per il complotto.
- Che vuoi intendere parlando di “vittoria per il complotto”?
Si parte da questa domanda:
“E’ stata una dolorosa STRAGE ad opera di 19 spietati terroristi arabi oppure trattasi di un INSIDE JOB ossia un complotto?” Durante il TheatReality, dopo che ciascuno dei concorrenti ha argomentato la propria tesi, al pubblico presente in sala tocca esprimere il proprio giudizio in favore di quella più convincente. E può farlo tramite un unico applauso finale. Ad oggi 12/3/2017, dopo 21 repliche, il risultato è COMPLOTTO: 19 vittorie; STRAGE: 0; PAREGGIO: 1.
- Purtroppo, termini come "complotto" e "complottismo" sono stati fatti oggetto di un'abile operazione mediatica di svilimento e di banalizzazione ... Una cosa credo che dovrebbe risultare evidentissima a chiunque abbia un minimo di autonomia di giudizio: sulla vicenda 11 settembre siamo stati sommersi da valanghe di menzogne.Tu che idea ti sei fatta? E a quali studi, in particolar modo, hai attinto per costruire il tuo lavoro?
La "Bibbia" in questo caso ha un solo nome: Final Report of the National Commission on Terrorist Attacks Upon the United States, il rapporto compilato dalla Commissione d'indagine formata su richiesta del Presidente degli Stati Uniti e del Congresso per far luce sugli eventi che portarono agli attentati dell'11 settembre 2001 contro gli Stati Uniti d'America. Disponibile su internet per il download gratuito https://9-11commission.gov/report/911Report.pdf .
Purtroppo ha una grave lacuna: il crollo della torre 7, addirittura evidenziato dall'attuale presidente Trump. https://ununiverso.it/2016/11/11/trump-riapriro-le-indagini-sull11-
settembre/. Ma, in YOU DECIDE, cerco di essere imparziale. In questi sedici anni credo di aver letto (quasi) tutto quello che è stato scritto, aver visto (quasi) tutti i documentari sull’argomento, e tratto poi ispirazione dalle tesi “complottiste” di giornalisti e studiosi quali Massimo Mazzucco che mi ha pubblicato un video sul suo sito http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=4131 e, dall’altra parte, debunker ovvero cacciatori di bufale come Paolo Attivissimo. Sono andato in scena solo quando mi sono sentito pronto sull’argomento, in tutti i suoi aspetti e risvolti, e dopo aver superato la fase emotiva, raggiungendo lucidità ed equilibrio necessari a rappresentare entrambe le versioni in maniera corretta, senza trucchi o inganni.
- Tu, su questo argomento, come su tanti altri degnissimi di attenzione, usi il teatro come salutare antidoto nei confronti delle imperanti "armi di distrazione di massa". E lo fai con intelligenza e tantissima, travolgente passione. Non hai, però, ogni tanto, nonostante i successi e i riconoscimenti, la sensazione di giocare una partita palesemente truccata, con risultato blindatissimo?
Non ti nascondo che sono sempre più numerosi i momenti di scoramento, ma finché avrò un solo spettatore in sala continuerò con il mio teatro civile, fatto in maniera civile, da artisti civili, per un pubblico civile. Tutti essenziali per debellare il virus della disinformazione e cambiare, o almeno provare a migliorare, questo benedetto pianeta!
- Benissimo e d’accordissimo … Un’ultima cosa: potresti indicarmi una tua opera a cui sei particolarmente affezionato?
Quella che in questi giorni sta nascendo... Ammazza quanto ti amo, che porterò in scena il 26 maggio a Napoli, assieme ad una talentuosa attrice, Katia Nani.
- Ci potresti accennare qualcosa o è tutto sotto "silenzio stampa"?!
Non si tratta di silenzio stampa, ma di work in progress.
La fase creativa della scrittura è la più esaltante, soprattutto perché l'ispirazione mi viene agli orari e nei posti più improbabili. Proprio ieri notte ho scritto un magnifico finale che, come sempre, all'alba non mi convinceva più!
L'unica certezza è che sarà una bella battaglia sul palcoscenico per Guido ed Elettra, i due protagonisti!
- E i tuoi prossimi impegni?
Il 7 aprile a Napoli riprendo "Io so. Io so di non sapere più nulla" mentre il 21 aprile saremo al Teatro Comunale di Formello con la nuova edizione di "Concerto per voci solitarie" assieme a Katia Nani, Carmen Femiano e Nicola Dragotto.
*Attore, regista, scrittore ed actor’s coach (preparatore degli attori), frequenta la scuola di Teatro La Scaletta di Roma diretta da G. Diotajuti; debutta al Festival di Taormina ’87 nella Compagnia di Gabriele Lavia in “Macbeth” di W. Shakespeare seguito da ”Edipo Re” di Sofocle. Passa nella
Compagnia di Luigi De Filippo interpretando testi di Machiavelli (“La mandragola”) e Scarpetta (“L’amico di papà”,“ ’Na Santarella”, “Miseria e Nobiltà”). Affronta testi di Pirandello e di giovani autori contemporanei nella Compagnia diretta da Nello Mascia. Recita con Anna Mazzamauro in “Eva
contro Eva” per la regia di Gino Zampieri. Riscuote ampio successo con la performance “Se vuoi conoscere un uomo …Padre Pio” per la rassegna Raccontami 2009, con “Un racconto, una voce, mille dipinti” per Raccontami 2010 a cura di Giulio Baffi e con l’originale formula “RistoranTeatro”. Nella stagione
2015/2016, riveste il doppio ruolo di aiuto regista ed interprete dell’Avvocato Nocella, nel capolavoro di Eduardo De Filippo “Filumena Marturano” con Gloriana per la regia di Nello Mascia. Nella stagione 2016/2017 sarà Vittorio Elia nella messa in scena di “Natale in casa Cupiello” con Luigi De Filippo.
In campo televisivo è il protagonista di “Non è vero, ma ci credo” di P. De Filippo nel ruolo del gobbo Sammaria per la Serie Palcoscenico ’92 e, sempre su RaiDue, interprete di “Cani e gatti” per Palcoscenico ’96. In campo cinematografico lavora con P. Squitieri in “Atto di dolore”, nel film per la TV
tedesca dal titolo “Felicità in prestito”, ne “La vita degli altri” di N. De Rinaldo e in “Quo vadis baby” di G. Salvatores.
Per Canale5 prende parte alla soap opera “Vivere”e alla sitcom ”Casa Vianello”. Nel 2003 interpreta il ruolo di Corradino nella fiction “Luisa Sanfelice” per la regia dei Fratelli Taviani. Nel 2004 è actor’s coach nella fiction “Una famiglia in giallo” per la regia di A. Simone. Nel 2005 partecipa
alle serie “Don Matteo 5” per la regia di E. Marchetti e "La stagione dei delitti 2" regia di D. Maiorca ed è guest fissa nel ruolo del simpatico Nando nella X serie di “Incantesimo” Raiuno. Per la stessa rete nel 2015 è in una puntata della serie “E’ arrivata la felicità 2” per la regia di Francesco Vicario.
Dal 1999 al 2010 è Actor’s Coach per la fiction dal titolo “LA SQUADRA” (cui prende parte anche come attore nel ruolo del P.M. Lorenzo Menale) e la “LA NUOVA SQUADRA-SPACCANAPOLI”.
Nel corso degli anni si dedica alla produzione, alla scrittura, all’interpretazione ed alla regia di tutti i lavori della Compagnia da lui fondata e diretta “ARTISTI CIVILI” tra cui il documentario “Anna Politkovskaja-concerto per voce solitaria” (MENZIONE SPECIALE EPIZEPHIRY 2008, PREMIO CORTIAMO ALCAMO 2008, PREMIO LA TELA DI PENELOPE 2009, PREMIO IMAIE 2009, PREMIO SALENTO FINIBUS TERRAE 2009, MENZIONE SPECIALE NICKELODEON 2009, PREMIO SARDINIA FILM FESTIVAL 2010, PREMIO BORGO IN CORTO 2010, PREMIO SALERNO FILM FESTIVAL 2010, PREMIO BORGO IN CORTO 2010, MENZIONE SPECIALE PREMIO ANTONIO LANDIERI – TEATRO D’IMPEGNO CIVILE 2011 ( oggetto di diversi servizi giornalistici sulle reti Rai nazionali).
Realizza inoltre i cortometraggi “Ma reciti o fai sul serio?” (PREMIO ALTO VOLTURNO MOVIES 2008) e “Vedi Napoli e poi (non) muori” . Con la seconda docufiction “Non cercare la logica dove non l’hai messa tu” (ITA 2016 con il patrocinio di Amnesty International) si aggiudica il Premio Hollywood International Independent Documentary Awards Fondatore, inoltre, del progetto di beneficienza “Una videoteca per Beslan” Nell’ambito del Premio Troisi si aggiudica il Cremanum d’Argento 2011.
Premio nazionale “Carlo La Catena 2013 “per l'impegno civico”, con l'alto patronato di Presidenza della Repubblica, Ministero dell’Interno, Regione Campania, Provincia e Comune di Napoli
Premio Italia Diritti Umani 2016 - Free Lance International Press
Ha prodotto, scritto, diretto e interpretato il primo TheatReality
“11settembre2001:strage o complotto? YOU DECIDE”
11 settembre 2011 Cortile del Maschio Angioino - Napoli
Nel 2003 si laurea in Lettere con 110/110 e lode all’Università degli Studi di Napoli Federico II con una tesi in Storia del cinema.
Autore del libro e del documentario dal titolo “Cinema e recitazione”, Liguori Editore 2009
Collaborazioni annuali con la Cattedra di Storia del Cinema presso l’ Università Federico II di Napoli e l’Università degli Studi di Salerno - Fisciano
Per il Forum delle Culture 2014 ha riscosso ampio successo con le lezioni spettacolo dedicate a Totò e a Eduardo De Filippo
La serata, condotta da Alessandro Cattelan, si è aperta con il corto Io, te e David interpretato da Valerio Mastandrea, Luca Argentero, Matilde Gioli, Paola Cortellesi e un doveroso ricordo del decano dei critici cinematografici e Presidente dell'Accademia del Cinema Italiano, Gian Luigi Rondi.
La 62esima edizione ha visto pari merito Indivisibili e Veloce come il vento con 6 statuette, miglior film è andato alla pellicola tutta al femminile La pazza gioia che con diciassette candidature, conquista 5 statuette: miglior sceneggiatura, migliore scenografia, migliori acconciature, miglior regista, Paolo Virzì, miglior attrice Valeria Bruni Tedeschi. Quest’ultima rimarrà nella storia per il suo discorso apparentemente sconclusionato e paradossalmente comico che si è differenziato da tutti gli altri, andando a ringraziare la sua psicanalista, Franco Basaglia, fino a scomodare Leopardi, Ungaretti, Pavese e Natalia Ginzburg, tra lacrime e risa dell’attrice ha dato un volto alla sua “pazza gioia”. Il premio come miglior attore è andato a Stefano Accorsi, mentre Valerio Mastandrea e
Valeria Bruni Tedeschi |
Antonia Truppo, per il secondo anno consecutivo dopo la vittoria con Lo chiamavano Jeeg Robot, sono risultati miglior attori non protagonisti.
Momento clou della serata è stato l’ingresso di Roberto Benigni, introdotto da un balletto con giochi di luci e ombre che ha ripercorso la sua carriera e i momenti memorabili che l’hanno accompagnata, che ha ricevuto il premio alla carriera dal Presidente dei David, Giuliano Montaldo. Benigni, ringraziando, ha dedicato il premio alla moglie e compagna di vita Nicoletta Braschi, anzi come lui stesso ha specificato: “Non posso dedicare questo premio a Nicoletta Braschi, perché tutto ciò che ho fatto, l’ho fatto con lei, per lei e grazie a lei, quindi questo premio è suo, le appartiene, e spero che lei, in cuor suo, lo dedichi a me".
Gli altri premiati: La stoffa dei sogni come Miglior Adattamento, novità di quest'anno: due premi per Enzo Avitabile che ha vinto sia come Miglior Musicista che come Miglior Canzone Originale con “Abbi pietà di noi” per Indivisibili; il David ai Migliori Costumi è stato consegnato dal premio Oscar Gabriella Pescucci al suo ex assistente Massimo Cantini Parrini per Indivisibili; il Miglior Truccatore è Luca Mazzoccoli per Veloce come il vento; le Migliori Acconciature sono andate a Daniela Tartari per La pazza gioia; Migliore Scenografia a Tonino Zera sempre per La Pazza gioia; Miglior Regista Esordiente è Marco Danieli per La ragazza del mondo; Miglior Sceneggiatura Originale a Nicola Guaglianone, Barbara Petronio, Edoardo De Angelis per Indivisibili; Migliore Sceneggiatura Adattata a Gianfranco Cabiddu, Ugo Chiti, Salvatore De Mola per La stoffa dei sogni; Miglior Produttore Attilio De Razza, Pierpaolo Verga per Indivisibili; Miglior Autore della Fotografia è Michele D'Attanasio per Veloce come il vento; Migliore Scenografo a Tonino Zera per La pazza gioia; Migliore Montatore a Gianni Vezzosi per Veloce come il vento; Miglior Suono Presa Diretta ad Angelo BONANNI – Microfonista: Diego DE SANTIS – Montaggio e Creazione suoni: Mirko PERRI – Mix: Michele MAZZUCCO per il film Veloce come il vento; Migliori Effetti Digitali ad Artea Film & Rain Rebel Alliance International Network per Veloce come il vento; David Giovani a In guerra per amore di Pierfrancesco Diliberto (Pif); Miglior Film dell’Unione Europea Io, Daniel Blake, di Ken LOACH (Cinema); Miglior film straniero Animali notturni, di Tom FORD (Universal Pictures); Miglior documentario di lungometraggio Crazy for football, di Volfango DE BIASI; Miglior Cortometraggio A casa mia, di Mario PIREDDA.
Elda Ferri è la produttrice e amministratrice unica della Jean Vigo’ Italia che ha prodotto il film di Benigni vincitore di tre premi Oscar “La vita è bella” per il quale lei stessa ha ricevuto il David di Donatello come miglior produttore nel 1998.
L’abbiamo intervistata nella cornice spettacolare di una Matera che sta per diventare Capitale Europea della Cultura 2019 dove ha tenuto una “lectio magistralis” all’interno del MICI- VI Meeting del Cinema Indipendente organizzato da importanti associazioni di settore, tra cui l’AGPCI (associazione giovani produttori indipendenti) e patrocinato da enti prestigiosi tra cui il MIBAC direzione cinema, la Regione Basilicata e la Lucana Film Commission tra gli altri.
Lei che ha sempre creduto nel cinema impegnato politicamente e socialmente, quale episodio significativo ricorda nel suo esordio?
Nel 1977 ho prodotto Forza Italia! di Roberto Faenza, un film documentariosulla situazione politica italiana che raccontava la democrazia cristiana con materiali di repertorio. È stato il nostro primo film e stava avendo un successo enorme, 600 milioni in un paio di mesi. C’era una parte dedicata ad Aldo Moro, che spiccava su tutti insieme ad Andreotti. La sera stessa del sequestro di Moro tutti i cinema lo ritirarono ritirato dalle sale. Capisco che il film sia stato ritirato, capisco meno, però, la guerra durissima che subimmo. Per dieci anni non abbiamo più lavorato.
In quegli anni lei è stata anche la produttricedel film di Marco Tullio Giordana “Maledetti vi amerò” che ha vinto al Festival di Locarno, che è stato presentato a Cannes e subito è divenne un cult movie dell’epoca. Il protagonista era un attivista del Sessantotto che, tornando in patria dopo alcuni anni di lontananza, si ritrova spaesato di fronte agli enormi cambiamenti a cui il paese è stato soggetto.
Marco Tullio Giordana faceva già parte del nostro gruppo di lavoro e condivideva i nostri stessi valori. Il cinema ha il compito di onorare la memoria guardando al futuro, educando i giovani. Io ancora oggi vado nelle scuole e, dopo la proiezione dei film, faccio domande ai ragazzi per dialogare con loro. Credo che il cinema possa avere anche una funzione educativa.
A testimonianza del suo impegno politico e sociale, ha recentemente co-prodotto un documentario dal titolo “Il patto della montagna”, il cui trailer è uscito online l’8 marzo. Ha già trovato una distribuzione?
Il documentario da noi coprodotto con la VideoAstolfoSullaLuna, racconta una storia vera, accaduta nel ’44 nelle Alpi biellesi: il primo atto in Europa con cui si stabilisce la parità salariale tra uomo e donna.
Nel 1944-’45, in piena guerra, si riuniscono clandestinamente a Biella imprenditori, operai e partigiani per siglare un accordo volto a mantenere attive le fabbriche tessili e migliorare le condizioni di lavoro, affermando parità retributiva a parità di lavoro tra maschi e femmine. Una conquista che diverrà legge italiana ed europea solo negli anni Sessanta. Era importante raccogliere e trasmettere questa memoria storica. Ancora non ha trovato una distribuzione ma ci stiamo lavorando.
A proposito della “Vita è bella” di Benigni crede che gli Oscar facciano bene ai registi?
Non è detto. Sono costretti a misurarsi sempre con il livello raggiunto con il film premiato, mentre il film è un’opera di artigianato e spesso il risultato varia. Infatti Roberto è 14 anni che non fa un film.
Qui a Matera al MICI si è dibattuto riguardo alle pari opportunità di genere nei decreti attuativi della nuova legge sul cinema, evidenziando l’importanza che venga rispettata e difesa l’applicazione dell’equilibrio di genere e delle pari opportunità. Qual è il suo punto di vista?
Secondo me più che un problema di genere si tratta di una questione di relazioni. In Italia ormai ci sono diverse produttrici giovani ma il problema nell’ambiente del cinema è che non riesci a lavorare se non hai delle relazioni, e questo riguarda tutti.
Riprendendo la sua “lectio magistralis”, chi è un “produttore indipendente”?
Il problema è la parola “indipendente”, visto che purtroppo sia produttori, che registi e autori delle opere, sono costretti ad “autocensurarsi” per continuare a lavorare in tempi in cui il film viene finanziato, acquistato e circuitato nelle sale e in televisione solo se aderente a criteri non scelti ne tantomeno determinati, da chi il cinema lo fa.
Elda Ferri comunque la sua “indipendenza intellettuale” e il suo desiderio di contribuire alla società conservando la memoria storica e proponendo utili riflessioni sulla politica, il sociale e l’educazione, è riuscita a farlo con grande successo e rimane una grande testimonianza femminile e un emblematico esempio di coerenza.
Info: www.jeanvigoitalia.it
I vincitori, veri o presunti, della più importante e attesa cerimonia di premiazione cinematografica
Oscar 2017 |
Domenica 26 febbraio si è svolta l'89esima edizione dell'Academy Awards, la cerimonia degli Oscar al Dolby Theatre di Los Angeles. Una serata che verrà ricordata più per un clamoroso errore che per i premiati. Nel momento più atteso, ovvero il vincitore della sezione del Miglior Film, a causa di una busta sbagliata, Warren Beatty e Faye Dunaway annunciano l'Oscar al film La La Land, quando in realtà la statuetta era per Moonlight. Sul palco i produttori di La La Land iniziano con i ringraziamenti di rito, quando arriva improvvisamente la smentita, con iniziale incredulità e smarrimento dei presenti seguito dalla commozione del cast di Moonlight. È stata aperta un’inchiesta per capire l’accaduto. Comunque sia, La La Land di Damien Chazelle, con quattordici nomination, ottiene sei statuette: Miglior regia a Chazelle, che a soli 32 anni è il più giovane regista a guadagnarsi un Oscar; Migliore attrice protagonista a Emma Stone; Miglior fotografia a Linus Sandgren; Miglior colonna sonora a Justin Hurwitz; Miglior canzone per "City of Stars" di Justin Hurwitz, Benj Pasek e Justin Paul; Miglior scenografia a Sandy Reynolds-Wasco e David Wasco. Ma gli errori non sono finiti qui. Infatti nella parte “In memoriam”, dedicata al ricordo di personalità scomparse, appare la foto di una produttrice australiana vivente, Jan Chapman, al posto della costumista Janet Patterson.
Il vincitore del miglior film straniero è Il Cliente di Asghar Farhadi che, come aveva preannunciato, ha deciso di non essere presente alla cerimonia, insieme all’attrice Taraneh Alidoosti, in segno di protesta contro i provvedimenti anti-immigrazione, ingiusti e discriminatori, dell’attuale presidente Donald Trump. "La mia assenza – si legge nel messaggio inviato da Farhadi - è un atto di rispetto verso
Bertolazzi e Gregorini - oscar |
i miei concittadini e quelli di altri sei paesi che hanno subito una mancanza di rispetto per una legge disumana che ha impedito l'ingresso negli Stati Uniti agli stranieri. Dividere il mondo fra noi e gli altri, i 'nemici', crea paure e una giustificazione ingannevole per l'aggressione e la guerra. E questo impedisce lo sviluppo della democrazia e dei diritti umani in paesi che a loro volta sono stati vittime di aggressioni. Il cinema può catturare le qualità umane, abbattere gli stereotipi e creare quell'empatia che oggi ci serve più che mai.”
Fuocoammare di Gianfranco Rosi non porta a casa la statuetta, battuto da O. J. Made in America, ma l’Italia vince lo stesso con Alessandro Bertolazzi e Giorgio Gregoriani, Oscar per il miglior trucco in Suicide Squad. Bertolazzi commenta: "Io sono italiano, questo Oscar è per tutti gli immigrati".
Tutti i vincitori:
Miglior attrice protagonista Emma Stone per La La Land
Miglior attore protagonista Casey Affleck per Manchester by the Sea
Miglior regia a Damien Chazelle per La La Land
Miglior sceneggiatura non originale a Barry Jenkins e Tarell McCraney per Moonlight.
Miglior sceneggiatura originale a Kenneth Lonergan per Manchester by the sea.
Miglior canzone va a "City of Stars" di Justin Hurwitz, Benj Pasek e Justin Paul in La La Land.
Miglior colonna sonora a Justin Hurwitz per La La Land.
Miglior fotografia a Linus Sandgren per La La Land.
Miglior cortometraggio a Sing di Kristóf Deák
Miglior cortometraggio documentario a The White Helmets di Orlando von Einsiedel e Joanna Natasegara
Miglior montaggio a John Gilbert per "La battaglia di Hacksaw Ridge". Si tratta della seconda statuetta su 6 nomination per il film di Mel Gibson.
Migliori effetti speciali a Robert Legato, Adam Valdez, Andrew R. Jones e Dan Lemmon per "Il libro della Giungla".
Miglior scenografia a Sandy Reynolds-Wasco e David Wasco per La La Land. E' la prima statuetta per il film di Damien Chazelle che ha conquistato 14 nomination.
Miglior film d'animazione a Zootropolis di Rich Moore e Byron Howard
Miglior corto di animazione a Piper del regista di origine italiana Alan Barillaro.
Miglior film straniero a Il cliente (Forushandeh) di Asghar Farhadi (Iran).
Miglior attrice non protagonista Viola Davis per Barriere
Miglior montaggio sonoro a Sylvain Bellemare per Arrival
Miglior sonoro a Kevin O'Connell, Andy Wright, Robert Mackenzie e Peter Grace per "La battaglia di Hacksaw Ridge"
Miglior documentario a "O.J.: Made in America".
Migliori costumi a Colleen Atwood per Animali fantastici e dove trovarli.
Miglior trucco ad Alessandro Bertolazzi, Giorgio Gregorini e Christopher Nelson per Suicide Squad.
Miglior attore non protagonista Mahershala Ali per Moonlight.
Tre studi a cura degli allievi dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico coordinati da Giorgio Barberio Corsetti
Uno spettacolo itinerante, nella suggestiva location di Villa Piccolomini a Roma, ripercorre il pensiero, le opere e la poetica di Heiner Müller, drammaturgo e saggista, definito "il massimo poeta di teatro vivente", tra i maggiori autori tedeschi del XX secolo, nonostante questo poco rappresentato. Fulcro delle sue opere, di impronta brechtiana, sono gli scritti shakespeariani e i classici del mito.
A completamento di un laboratorio durato tre mesi, con il prezioso coordinamento di Giorgio Barberio Corsetti, gli allievi del II anno del Corso di Regia, Tommaso Capodanno, Paolo Costantini, Marco Fasciana, dirigono e mettono in scena, con l´intera classe di Recitazione del II anno, gli allievi del Master di Drammaturgia e Sceneggiatura nella funzione di dramaturg e otto giovani attori professionisti diplomati in Accademia, tre testi di Müller che dipingono un ritratto intimo e completo dell’autore tedesco frutto di un duro lavoro di sperimentazione e ricerca.
Paesaggio con Argonauti - Foto Tommaso Le Pera. |
Paesaggio con Argonauti, regia di Paolo Costantini, è la riscrittura mülleriana del mito di Medea e del viaggio verso la Colchide degli eroi greci guidati da Giasone, così come narrato da Apollonio Rodio. Al centro una grande vasca quadrata piena d’acqua con dentro vestiti e argonauti-naufraghi, sdraiati, immobili, personaggi persi, senza una patria, senza più identità, senza dignità, al margine del paesaggio, di cui non sono più né protagonisti, né tantomeno eroi. Medea siede su un cumulo di vestiti bagnati. Un’altra figura femminile, quasi diabolica, vestita di rosso con abiti maschili, colpisce con i panni bagnati gli argonauti mentre tentano invano di alzarsi. L’acqua riveste una grande importanza e i personaggi si fondono con essa. L’azione è accompagnata da musiche elettroacustiche che creano “paesaggi sonori”, in armonia o in contrasto con i movimenti e le parole degli attori.
Anatomia Tito Fall of Rome Un commento shakespeariano, regia di Marco Fasciana, è un testo inedito in Italia, per la prima volta rappresentato dagli allievi dell’Accademia. Si tratta di una riscrittura mülleriana del Tito Andronico di Shakespeare. Sulla scena un muro
Anatomia Tito Fall of Rome - Foto Tommaso Le Pera. |
attorno al quale si svolge la storia: appaiono e scompaiono i vari personaggi, oggetti, mani, gambe, dal muro escono i nemici macellati da Tito, e a loro volta macellai. La figlia di Tito, unica vestita di bianco candido in contrapposizione ai suoi aguzzini vestiti di nero, viene violata, mutilata, per finire, ormai svuotata e derubata della sua umanità, strangolata dal padre in un ultimo abbraccio. L’azione è interrotta dalla figura di un clown-narratore, quasi una maschera funesta, col volto dipinto di bianco e gli occhi cerchiati di nero, che commenta l’opera di Shakespeare, accompagnando con movenze esasperate del corpo le sue parole, mentre ragiona sulla caduta degli imperi e sull’incursione del terzo mondo sul primo. Il tema del dominio viene reso in modo molto incisivo e provocatorio. Le parole e le immagini sono violente e brutali, colpiscono e feriscono: anatomia del corpo e dell’anima.
HamletMaschine - Foto Tommaso Le Pera. |
In HamletMaschine, capolavoro mülleriano diretto da Tommaso Capodanno, il pubblico viene catapultato all’interno di un cabaret anni ’30 e si trova a far parte di ciò che avviene sulla scena, spettatore di performance quasi macabre, ma sempre in stile varietà, popolato da personaggi surreali, tra bare e ali angeliche, vita e morte, raccontano la storia di un attore che veste i panni di Amleto, dentro e fuori la scena, tra conformismo e rivoluzione. Il dramma svela un ritratto intimo del suo autore. L’ambientazione del cabaret, arricchita da una luce rossa, è funzionale per Amleto, condannato a ripetere ogni volta la sua dolorosa storia ad un pubblico da intrattenere. Anche in quest’ultimo quadro, la musica riveste un ruolo fondamentale, quasi a trasformare il testo in uno spartito, con precise cadenze ritmiche.
Contraddizioni, sofferenza, tormento, alienazione, conflitti, correlazione tra passato e presente, tra mito e storia, tra la società di ieri e di oggi, Müller delinea un nuovo linguaggio drammaturgico non solo verbale, ma anche visivo che prende forma e si fa corpo, reso efficacemente dalla scenografia e dall’interpretazione degli attori, nel suo esasperato pessimismo e in un realismo talmente estremo da oltrepassare la dimensione del reale. Uno spettacolo, molto forte nell’impatto visivo e nei contenuti, in cui tutto è movimento e dove i tre studi si fondono in un’unica narrazione efficace e coinvolgente, dove ogni cosa è talmente lontana da noi da risultare tragicamente attuale.
Colpisce l’allestimento scenico dei tre studi, molto abili gli interpreti a rendere la recitazione energica, intensa, cinica, drammatica, il tutto sapientemente diretto da una regia che è riuscita a rendere la complessità, le diverse sfumature e le molteplici chiavi di lettura che emergono dal linguaggio del controverso autore tedesco.
Avvocati, criminalità organizzata e…un gatto nel bidet
È andato in scena al Teatro Tordinona di Roma, dal 31 gennaio al 5 febbraio, lo spettacolo Il gatto nel bidet, vincitore nella sezione Miglior Spettacolo nell’ambito del Festival di Drammaturgia Italiana “Schegge d'autore 2015”, scritto da Gioacchino Spinozzi e Sara Calanna, diretto dalla stessa Calanna che è anche una degli interpreti insieme a Tiziano Floreani, Alessandro Eramo e Armando Puccio.
Un “noir (il)legale a tinte pastello”, come è stato definito dagli stessi autori, esilarante, tra colpi di scena e battute ricche di humor…nero.
Sul palco una coppia di intraprendenti quanto stravaganti avvocati: Domenica, donna iperattiva che divide la sua giornata affollata tra impegni professionali e doveri di mamma esageratamente ansiosa e sbadata; Piergiorgio, marito egocentrico, inconcludente e insoddisfatto, nonché avvocato in cerca di affermazione.
Per dare una svolta alla sua carriera, Piergiorgio accetta un caso che si rivelerà assai rischioso: dovrà farsi carico della consegna di un dipinto di Kandinsky, ambito da un pericoloso boss della malavita. A complicare la situazione ci si mette Domenica che, all’oscuro di tutto, trova in casa la preziosa tela, oggetto del contendere, e pensa bene di poterla riciclare per fare in modo che la figlia vinca un premio scolastico per piccoli artisti.
La vicenda si snoda in una serie di equivoci e paradossi, situazioni più o meno prevedibili, ma sempre spassose nella loro tragicomicità. Una commedia brillante che, con buona dose di ironia e leggerezza, garantisce risate rilassate grazie alla struttura comica di un testo efficace e dinamico.
La storia procede con ritmi serrati, caratteristica principale del testo, reso bene da un gruppo di attori affiatati che gestiscono sapientemente la scena, delineando personaggi comici e ben caratterizzati. La regia è attenta, scrupolosa e ben congegnata. Consigliato per trascorrere una piacevole serata.
Interprete, autrice, drammaturga e produttrice, Isabel Russinova, testimonial di Amnesty International, da anni ormai è impegnata nel dar voce alle figure femminili e alle donne vittime di violenza. La donna, nelle sue infinite sfaccettature, è per la Russinova oggetto di studio e ricerca, spesso diventando protagonista anche di narrazioni teatrali.
Il suo ultimo libro, “Reinas – Storie di grandi donne”(ed. Curcio), è un saggio che raccoglie sei ritratti di donne che hanno fatto la storia. Una di queste è Tanaquilla, eroina etrusca, moglie di Lucumone il greco, meglio conosciuto come Tarquinio Prisco, che diventò il quinto re di Roma, così come lei aveva voluto e predetto. Tanaquilla, tra le figure femminili più influenti nella storia politica romana, è protagonista dell’opera teatrale in scena in questi giorni, fino al 22 gennaio, al Teatro Arcobaleno di Roma. Incontriamo Isabel Russinova, interprete e autrice di questo interessante spettacolo.
D - Si dice che dietro a un grande uomo ci sia sempre una grande donna. Questo è vero anche nella vicenda di Tanaquilla?
R - Sicuramente, dietro la forza della dinastia dei Tarquini, che ha fatto grande Roma, c’è la volontà, la presenza, la forza, l’energia di Tanaquilla, senza di lei forse il percorso di Roma sarebbe stato diverso. Tanaquilla apparteneva ad una nobile e potente famiglia e il dono del vaticinio le aveva riservato un ruolo importante nella società, ma soprattutto era una donna colta con una grande personalità e una speciale sensibilità, e questo le ha permesso di riconoscere in Lucumone doti da re. Lo ha amato infinitamente, ha voluto che diventasse suo sposo e in seguito, proprio grazie alla sua intuizione, con il nome di Lucio Tarquinio, fu re e governò, portando in alto Roma e dando inizio alla dinastia dei Tarquini. Dopo di lui, come voluto da Tanaquilla, sarebbero stati re il figlio adottivo, Servio Tullio, e il figlio naturale, Tarquinio il Superbo.
D – Le donne etrusche erano molto emancipate rispetto alle greche, partecipavano alla vita pubblica e avevano diritto a ereditare i beni familiari come i maschi. Questo permetteva anche alle femmine di avere voce in capitolo in merito al loro destino?
R - Si, la figura della donna etrusca è quella di una donna aperta, libera, poteva studiare, parlare e anche ereditare ed avere un ruolo importante nella società, questo le dava certamente maggior
La Russinova in Tanaquilla |
sicurezza ed autonomia. Naturalmente non tutte avevano le doti, le capacità, l’intuizione, la volontà, il coraggio, il genio di Tanaquilla e, come in ogni tempo, questi particolari hanno fatto e fanno la differenza tra esseri umani: ognuno di noi è uguale e diverso.
D – Tanaquilla tuttavia ebbe in più il coraggio di sfidare la sua nobile famiglia, imponendo la sua scelta di sposare uno straniero. Che messaggio può rappresentare non solo per il suo tempo, anche per il nostro?
R - La personalità di Tanaquilla, come quella di tante donne di ogni tempo, è quella di una donna capace di scegliere, decidere e rischiare, ma soprattutto di affrontare le proprie responsabilità sempre a testa alta, con rigore, serietà ed umanità. Questo dovrebbe essere un messaggio importante per tutte le generazioni, certamente utile ai nostri giovani che si trovano in un momento storico delicato e incerto.
D – Cosa ha affascinato Isabel Russinova di questo personaggio, perché ha scelto lei, ne ha scritto, e anche interpretato il ruolo?
R - L’incontro con Tanaquilla è avvenuto per caso, per questo dico sempre che è stata lei a scegliere me. Una sera, al Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma, parlando con la soprintendente con la quale riflettevo su quale personaggio femminile potesse rappresentare la donna etrusca, di cui si sa poco e poco si è scritto, si è nominata Tanaquilla. Ho subito cominciato, con grande curiosità, attenzione, passione e dedizione a studiare il tempo, i costumi e la terra di Tanquilla, fino a sentirla così vicina da poterla quasi sentire, così l’ho raccontata.
D – Quanto è importante la memoria di un passato, per il futuro di un Paese?
R - La memoria e la conoscenza sono basilari, solo conoscendo il nostro passato potremo affrontare il nostro futuro e renderlo migliore.
D – Il teatro può essere un buon veicolo per la memoria, e comunque per avvicinare le nuove generazioni alla storia facendole riflettere?
R - Assolutamente, il teatro ha un grande e importante ruolo per la formazione dei nostri giovani, per veicolare la memoria, la cultura e per sensibilizzare l’opinione pubblica sul nostro tempo. Il teatro stimola alla riflessione e a vedere con più chiarezza ciò che la società nasconde o confonde. Il teatro di narrazione, così come il teatro classico, di tradizione, l’impegno dei drammaturghi contemporanei, hanno un ruolo determinante per la crescita e la salvaguardia intellettuale della società. Lo ha sempre avuto, per questo il teatro è immortale, è nato insieme all’uomo e all’uomo sarà sempre legato.
D – Sono previste tournèe per Tanaquilla?
R - Si, Tanaquilla è un testo del mio repertorio, sarà in tournee non solo in Italia ma in Europa, cominciando dai paesi dell’Est.
Si è da poco conclusa la 74esima cerimonia di assegnazione dei Golden Globe Awards, il prestigioso riconoscimento che solitamente spiana la strada per la corsa agli Oscar.
Vincitore assoluto è il musical La La Land, che racconta l’intensa e travagliata storia d'amore tra un'aspirante attrice e un musicista jazz appena trasferiti a Los Angeles per realizzare il proprio sogno. La pellicola, diretta da Damien Chazelle, ha sbancato con sette premi, pari ad altrettante candidature, ovvero: miglior commedia brillante, migliore attrice protagonista (Emma Stone), miglior attore protagonista (Ryan Gosling), migliore sceneggiatore e miglior regista, miglior colonna sonora (Justin Hurwitz), miglior canzone originale (City of Stars). La La Land entra così nella storia dei Golden Globe
Meryl Streep |
come il film più premiato, battendo i sei riconoscimenti di Qualcuno volò sul nido del cuculo.
Non manca qualche colpo di scena.
A Casey Affleck, fratello del noto Ben, è andato il premio migliore attore in un film drammatico, per la sua interpretazione in Manchester by the Sea. Inaspettatamente un altro importante riconoscimento se lo è aggiudicato la piccola opera indipendente Moonlight del cineasta afroamericano Barry Jenkins, premiato come migliore pellicola drammatica. Moonlight racconta la storia del giovane afroamericano Chiron che vive a Miami, in un quartiere segnato da droga e violenza, costretto ad una lotta continua in cerca della sua strada. Infine Elle di Paul Verhoeven, in lingua francese, ha vinto nella categoria miglior film straniero e in quella migliore attrice in un film drammatico a Isabelle Huppert.
Gli altri premi: Viola Davis ha vinto come migliore attrice non protagonista per Fences; miglior attore non protagonista è andato invece ad Aaron Taylor-Johnson per Animali Notturni; Tracee Ellis Ross, l’attrice afroamericana protagonista della serie Black-ish, alla sua prima nomination ha portato a casa il premio come migliore attrice in una serie brillante; migliore attore in una serie comica se lo è aggiudicato Donald Glover per il suo ruolo in Atlanta; Zootropolis è risultato il miglior film animato. La migliore serie tv drammatica è The Crown, con la vittoria della protagonista Claire Foy nei panni della regina Elisabetta II. American Crime Story, People vs OJ Simpson è andata la migliore serie e Sarah Paulson è stata premiata come migliore attrice in una serie tv. Anche Hugh Laurie, l’ex
Dottor House, ha ricevuto il premio come miglior attore non protagonista in una serie tv per The Night Manager.
Degno di nota l’intervento dell’attrice Meryl Streep, che ha ricevuto il premio alla carriera Cecil B. DeMille, assegnato dalla Hollywood Foreign Press Association. Uno dei momenti sicuramente più significativi e toccanti della cerimonia, la Streep ha parlato di politica, diversità e uguaglianza, della libertà di stampa, attaccando, senza mai nominarlo, il neo presidente Donald Trump, in particolare ricordando di quando Trump prese in giro un giornalista disabile, durante la campagna elettorale. In chiusura, visibilmente commossa, ha citato una frase della sua collega e amica Carrie Fisher, da poco scomparsa: “Prendi il tuo cuore spezzato e fallo diventare arte”.
“Forse possono dire che non so cantare, ma nessuno potrà dire che non ho cantato”
Per le feste natalizie arriva nelle sale, dal 22 dicembre 2016, il biopic Florence del regista britannico Stephen Frears (Philomena; The Program) con una straordinaria Meryl Streep. Nel cast anche Hugh Grant, Simon Helberg, Rebecca Ferguson, Nina Arianda.
La pellicola, ambientata a New York nel 1944, racconta l’ultimo anno di vita dell’artista americana Florence Foster Jenkins, ricca ereditiera, ripercorrendone la vita e la bizzarra carriera. Famosa per essere la peggiore cantante lirica che sia mai esistita, tentò di sfondare come soprano senza avere alcun talento.
Dopo la separazione dal marito, Frank Thornton Jenkins, è costretta a smettere le lezioni di musica per via della sifilide. Con la morte del padre, eredita una cospicua somma di denaro che le permette di diventare una mecenate e frequentare i salotti dell’alta società newyorkese. Determinata nella carriera di soprano e assecondata dal marito e manager, l’attore shakespeariano inglese St. Clair Bayfield, interpretato da Hugh Grant, intrattiene l'élite cittadina con discutibili performance canore. A seguito di una prima esibizione al Verdi Club e l’uscita di alcune recensioni positive e “pilotate” da St. Clair, la sua carriera inizia a decollare, accompagnata dal pianista Cosmé McMoon, tanto da spingere Florence ad esibirsi presso la Carnegie Hall. La serata è un fiasco, con risate degli astanti e recensioni negative coperte dal marito e dagli amici della cantante. Ma la verità non tarderà ad arrivare con conseguenze fatali.
Florence è una donna nelle sue diverse sfaccettature, nei diversi ruoli, a cui non manca coraggio, incoscienza e determinazione. Un ruolo non facile per la due volte premio Oscar Meryl Streep, che riesce a rendere con abile maestria tutte le diverse sfumature del personaggio. In un tempo in cui alle donne non era concesso accedere a certe professioni né coltivare sogni, qui troviamo una donna che coltiva con insolita testardaggine un sogno impossibile. Uno spirito infantile, quella limpidezza, autenticità e ingenuità che porta i bambini a sognare senza domande, senza paure, senza inibizioni.
Un’intensa e commovente commedia dagli accenti velatamente drammatici, che ruota attorno alla forza e debolezza di una figura grottesca e inconsapevolmente ironica.
Florence, presentato durante l’ultima edizione della Festa del Cinema di Roma, è distribuito da Lucky Red.
“Se la legge non ammette ignoranza, l’ignoranza non ammette la legge” è il titolo dello spettacolo in due atti, diretto da Gisella Gobbi, andato in scena al Teatro Arciliuto di Roma dal 22 Ottobre al 6 Novembre. Irriverente, sarcastico, lo spettacolo mette a nudo l’Italia dei furbi, di quel popolo, come si legge nel comunicato, pavido e approfittatore. Una coppia di attori molto affiatata, Mimmo Mancini e Paolo De Vita, dà vita a due eccentrici e stravaganti personaggi: i fratelli Capitoni.
Carlo e Cosimo Capitoni, pugliesi, ultra cinquantenni, eternamente disoccupati, sono disposti a tutto pur di dare una svolta alla loro precaria esistenza, fino ad arrivare a portare in giudizio l’Italia intera, gli italiani, isole comprese, e loro stessi, in una fatiscente aula di tribunale, rivelando alla Corte di essere entrati in possesso di un archivio segreto che racchiude tutti i misteri italiani.
Aspettando una sentenza che non arriva, i due fratelli rievocano ricordi lontani, partendo dalla loro infanzia, fino ad essere coinvolti nei primi sbarchi degli albanesi o lottare contro una cartella pazza di Equitalia.
Due uomini in guerra continua per difendere i loro diritti di emarginati e riparare i torti subiti dal loro eterno nemico: “l’assessore”, incarnazione di tutti i mali di uno Stato assente, della mala politica e di tutto ciò che non funziona.
Tante risate al Teatro Arciliuto, provocate dal fare schietto e genuino dei due fratelli e dal dialetto con cui si esprimono. Un lavoro ben riuscito quello concepito da Mimmo Mancini e Paolo De Vita, autori e attori per la televisione, il cinema e la radio, che sotto gli occhi attenti dei presenti cercano un finale adeguato. E la storia finirà nell’unico modo possibile: all’italiana.
Un pubblico partecipe, anche per la struttura del teatro che annulla lo spazio tra palco e platea, segue il dialogo tra i due interpreti che, grazie a un ritmo serrato, riempiono la scena, dove è presente solo una scritta fatiscente che indica “La legge è uguale per tutti”, in un flusso continuo di parole, sketch divertenti e battute mai banali.
Due personaggi paradossali, a tratti rocamboleschi, che ritraggono efficacemente vizi e virtù degli italiani, laddove è possibile riconoscere e ridere amaramente del proprio lato oscuro.