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Pesticidi - Il solito articolo di merda che spara merda sul Biologico...

By Giuseppe Altieri May 09, 2018 11439

Ancora un articolo di merda che spara merda sul Biologico...

mentre il problema delle certificazioni biologiche sarebbe risolto già dal 2007 (e quello del sostegno agli agricoltori biologici dal 1992).

Commento  all'articolo: “Che cosa vi siete mangiati?”: la truffa sugli alimenti bio  - (www.cibusinprimis.it)

(Allegato articolo pubblicato su FQMillennium del mese di maggio) 

https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=920833918086451&id=740012552835256

https://www.facebook.com/Giuseppe-Altieri-740012552835256/

Perdonatemi l'espressione colorita e profumata del titolo… ma non ci sono altri termini adeguati dinnanzi a tanta disinformazione e – temo – mala fede. Nell’articolo in questione si lamentano, da un lato, truffe e speculazioni in un mercato, quello del biologico, che negli ultimi anni sarebbe diventato un affare miliardario e, dall’altro, la mancanza di adeguati controlli: poca trasparenza su produzione e importazioni del bio, verifiche nei campi rare e superficiali, organi pagati dagli stessi produttori che dovrebbero essere controllati.

In effetti oggi le aziende agricole, in evidente conflitto di interesse con i certificatori, pagano loro in media meno di 800 euro annui per un controllo che si limita a 1-2 visite, per lo più burocratiche sui registri. Per poi spendere soldi per farsi rimborsare la spesa attraverso una pratica ridicola fatta (a pagamento) dai sindacati agricoli e centri di assistenza tecnica, incluso quello gestito dal sottoscritto…

Ma il problema delle certificazioni biologiche dovrebbe in realtà essere stato già risolto mediante un contributo comunitario di 3.000 euro annui ad azienda, stabilito dalle norme europee di sviluppo rurale nei Programmi di Sviluppo Rurale (PSR) Regionali. Ovvero, dal 2007 la certificazione biologica la pagano i cittadini consumatori con le loro tasse e non c'è bisogno di far anticipare soldi agli agricoltori biologici, tantomeno pagando chi li controlla.

Con i fondi pubblici disponibili, invece, dovrebbero essere le stesse regioni a pagare gli organismi di certificazione e non ci sarebbe bisogno di rotazioni (concordo in pieno con Carnemolla, Presidente Federbio), visto che è bene che gli ispettori di controllo indipendenti, pagati dall'ente pubblico e non dal "controllato", conoscano bene le aziende controllate e certificate. E si eviterebbe la pesante burocrazia per ottenere i rimborsi, che spesso gli agricoltori scoraggiati nemmeno chiedono. Avanzerebbero almeno 500 euro ad azienda per le pratiche burocratiche di certificazione da parte degli enti accreditati i quali, fra l’altro, ci guadagnerebbero molto di più rispetto alla situazione attuale e potrebbero così creare migliaia di posti di lavoro per tecnici ispettori.

Con 3.000 euro annui si possono pagare almeno 6 ispezioni e controlli sul campo, con relative analisi dei pesticidi chimici durante la fase di produzione e non solo sul raccolto. Garantendo l'assenza di residui e non già la loro presenza sotto un limite, visto che il cittadino europeo vuol mangiare biologico al fine di evitare che i pesticidi si bio-accumulino nel suo corpo (danneggiando particolarmente i bambini) e non già per ridurli. danni da pesticidi si producono anche a presenze infinitesimali e in Italia sui prodotti biologici è prevista una tolleranza di 0,01 mg/kg, un livello molto superiore ai limiti di rilevazione della presenza dei principi attivi chimici.

Tanto più che l'azienda biologica ha diritto all'assenza di derive chimiche di pesticidi provenienti da eventuali confinanti (Tolleranza zero pesticidi: prima sentenza storica in Italia), i quali devono mantenere almeno 300 metri di fasce di sicurezza a coltivazione biologica, in assenza di vento (come da studi pubblicati). 

E' necessario imporre in tutta Italia fasce di rispetto ai fini dell'azzeramento delle derive per uso di prodotti chimici non biologici. Distanza per ora stabilita in 50 metri dalle sentenze dei TAR (Trentino, Liguria, ecc.), ma che dovrebbe essere di almeno 200-300 metri dai confini, in assenza di vento. Modificando in tal senso il Piano d'Azione Nazionale (PAN) sull'uso sostenibile dei pesticidi.  I trattamenti fito-sanitari possono essere effettuati nelle zone di confine e fasce di rispetto con mezzi autorizzati in agricoltura biologica, altrettanto efficaci (vedasi in tal senso, l'ordinanza del Sindaco di Petrosino:

http://www.comune.petrosino.tp.it/mc/mc_attachment.php?x=324fc7ac78a0a278fa3fae6a72a141d5&mc=18310&)

Si interromperebbe così la palese ingiustizia verso i produttori biologici, cui viene imposto di rinunciare al raccolto biologico nelle zone di confine con aziende chimiche con perdite spesso considerevoli, e verrebbe meno l’impossibilità di coltivazioni biologiche su piccole superfici, quali quelle destinate alla produzione di ortofrutticoli e a orti familiari.

E’ il confinante a inquinare chi coltiva biologico, commettendo reato, e non viceversa!!  E’ bene pertanto che i produttori biologici scrivano agli Enti di Certificazione e ai confinanti chiedendo il rispetto della deriva zero sui prodotti fitosanitari. E si rivolgano, come hanno fatto in molti, ai tribunali competenti in caso di derive subite. 

Si rammenta che attraverso i pagamenti agroambientali europei, obbligatori e prioritari,nell'ambito dei PSR regionali (misura 10) ci sono enormi risorse disponibili anche per la costituzione di fasce di rispetto a coltivazione biologica (o quantomeno con divieto di prodotti fitosanitari sintetici) al fine di evitare le derive chimiche.

Cosa aspettano Ministero e Regioni per risolvere la questione?

E' molto strano che l'Associazione degli enti di certificazione e del biologico non faccia propria questa convergenza di interessi, risolvendo in tal modo il drammatico conflitto di interessi sui sistemi di certificazione e controllo; e che le associazioni di consumatori stiano a guardare, in particolare nei "comitati di sorveglianza” dei PSR regionali, laddove si approvano le misure della politica agro-ambientale europea.

A meno che qualcuno non guadagni di più falsificando i registri di coltivazione e di produzione…come ha svelato Report, ad esempio sul riso biologico e sulle importazioni estere di falso biologico… fino ad arrivare alle zucchine siciliane, ricordando le migliaia di tonnellate di cereali falsi biologici sequestrate a suo tempo in Veneto o chissà dove

Pensiamo all’impegno delle forze dell'ordine per reprimere il falso biologico, che in ogni caso è perseguibile e viene perseguito!

Applichiamo le norme europee a dovere e creiamo un sistema di certificazione indipendente, così che gli sforzi delle forze dell'ordine siano alleviati e le stesse possano concentrarsi sulla repressione dell'uso e abuso di pesticidi nel resto dell'agricoltura.

Gli evidenti profili di incostituzionalità del massacro chimico dei terreni, della biodiversità, della salute e fertilità umana, dell'inquinamento delle acque e dei mari, del bio-accumulo drammatico lungo le catene alimentari, impongono di fermare immediatamente (dopo 70 anni !!!) l'uso di pesticidi, dichiarando i territori biologici. Come dovrebbero fare tutti i Sindaci in veste di tutori della salute dei cittadini residenti.

Oltretutto, come sempre accade, sebbene l'informazione nel campo della politica agro-ambientale sia obbligatoria per tutta la popolazione, l'articolo in questione dimentica che le coltivazioni biologiche (incluse le fasce di rispetto bio di chi coltiva con la chimica) sono sovvenzionate dai pagamenti agro-ambientali europei, con la copertura dei mancati ricavi (30-40% delle rese convenzionali) e maggiori costi, più un 20% a parità di prezzi di mercato E se un sindaco dichiara il comune biologico ottiene anche il 30% di maggiorazione per l'azione collettiva a grande beneficio della salute ambientale.

Coltivare in maniera biologica deve convenire a tutti gli agricoltori "per legge", ai fini della rimozione degli ostacoli alla realizzazione sociale dell'attività economica (art. 3 comma 2 Cost.).

L’uso di pesticidi purtroppo è ancora oggi prioritario, consueto e illegittimo, nonostante su tutto il territorio europeo sia obbligatoria l'agricoltura integrata, ovvero l'impiego di tutte le tecniche alternative alle sostanze chimiche pericolose per la salute. Invece un eventuale pesticida chimico può essere usato solo in casi eccezionali, previa autorizzazione tecnica da parte di un fitosanitario abilitato e solo al superamento delle cosiddette soglie di danno, dopo aver impiegato le tecniche alternative, oggi ampiamente disponibili.

Non dovrebbe essere consentito svolgere attività economica danneggiando la salute e l'ambiente (art. 32, 9, Cost.), la fertilità dei suoli (art. 44 Cost.) e la collettività (art. 41, Cost.).

In ultima analisi, il diritto dei cittadini e degli agricoltori alla coltivazione biologica, garantito dalle leggi costituzionali e dalla politica europea, pagato dalla collettività per un migliore reddito degli agricoltori, viene negato illegittimamente dalla miope e incompetente politica delle regioni e del governo italiano.

Fortunatamente ci sono le forze dell'ordine e i tribunali.

Ma ancora oggi, come ogni primavera, si parte con la chimica sterminando i campi coltivati e si finisce con la …"chemioterapia".

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Last modified on Monday, 14 May 2018 08:31
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