L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Tech (28)

 
Gianni Viola
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Nell'ambito della ricerca scientifica è noto il fenomeno dello spostamento dei confini ogni qualvolta si fa un passo avanti. Così come salendo una montagna l'orizzonte diventa sempre più distante, ogni scoperta ci mostra nuove prospettive e direzioni di indagine. Talvolta però, quando ci sono in gioco interessi economici o giochi di potere, si tende ad aggrapparsi al passato se le nuove conoscenze sono di ostacolo ai propri progetti. E' quello che sta accadendo nel campo delle telecomunicazioni via etere: si evidenziano solo gli effetti termici dei campi elettromagnetici nonostante la ricerca scientifica abbia ampiamente dimostrato che le alterazioni biologiche iniziano a verificarsi già molto al di sotto di questa soglia. In più, sono emerse interessanti evidenze se, oltre all'intensità del segnale che investe la materia vivente, si tiene conto anche degli effetti differenziati a seconda della frequenza. E' emerso che taluni tessuti viventi sono caratterizzati da un "effetto finestra". In pratica all'interno di una determinata fetta di frequenze radio si verificano effetti biologici di un certo tipo, arrivando persino ad un effetto di "risonanza". La nostra biologia è basata su un delicato equilibrio di scambi basati sull'elettricità e non è più possibile pensare che i campi elettromagnetici, anche se di debole intensità, non interferiscano con questi sensibili processi.

 

Sul numero di Luglio della rivista "Scienza e Conoscenza" è stato pubblicato un interessante articolo del Dott. Fausto Bersani Greggio, Docente di Fisica presso il liceo Volta di Riccione, consulente della Federconsumatori della Provincia di Rimini, membro di varie commissioni tecniche per la pianificazione dell'impatto elettromagnetico a livello ambientale e autore di oltre una sessantina di pubblicazioni (il curriculum completo è nell'anteprima dell'articolo, consultabile al link allegato) nel quale si va ancora oltre, descrivendo la struittura del DNA come una antenna frattale, elemento che prospetta implicazioni di grande portata. Un altra scoperta ha recentemente dimostrato che alcune ghiandole della pelle, per la loro costituzione, possono funzionare come antenne per microonde, trasmettendo in profondità un segnale radio che a quelle frequenze resterebbe sulla superficie della pelle senza oltrepassarla. Il regno degli effetti biologici delle onde radio si mostra sempre di più come un territorio inesplorato piuttosto che un comodo cantuccio di cui si sa abbastanza.

 

https://www.scienzaeconoscenza.it/blog/scienza_e_fisica_quantistica/tecnologia-5g-modifica-il-nostro-dna-risuonando-con-le-sue-strutture-frattali

 

In giro per il web si sente parlare, da qualche tempo, di possibili effetti dannosi che la nuova generazione di sistemi di comunicazione e trasferimento dati 5G potrebbe avere sulla salute umana e addirittura della possibilità che possa essere responsabile, o corresponsabile, dell’insorgenza della patologia Covid-19.

In particolare, il meccanismo che viene spesso indicato come responsabile è l’interazione che le onde millimetriche a 30 GHz e a 60 GHz, impiegate nel 5G, avrebbero a livello polmonare, interferendo con lo scambio sangue-ossigeno operato dagli alveoli, favorendo così l’insorgenza della malattia o aggravandola.

Senza entrare nell’ambito degli effetti biologici delle radiazioni, che non sono di competenza dello scrivente, in questo articolo ho voluto analizzare, in base alla mia esperienza professionalenel campo delle microonde, le condizioni che devono esserci affinché questi effetti possano avere luogo.

 

In particolare ho voluto verificare se le onde elettromagnetiche a 30 GHz e 60 GHz potessero arrivare a interagire con i polmoni e in che misura, avvalendomi di modelli consolidati presenti nella letteratura tecnica (v. nota[1])

La presente analisi, come vedremo, porta a concludere che il corpo umano risulta sostanzialmente “impenetrabile” alle frequenze millimetriche e che quindi non ci possa essere un contatto minimamente significativo tra queste radiazioni EM e gli organi interni, polmoni compresi.

Infatti, per le leggi di penetrazione delle onde, maggiore è la frequenza della radiazione elettromagnetica e minore è il potere di penetrazione dell’onda nella materia, sia che si tratti di tessuto biologico che di materiale inerte. Per questo motivo, le onde millimetriche hanno un potere di penetrazione nei corpi minore di quello delle onde a frequenze più basse, come quelle utilizzate dalle generazioni precedenti, 3G e 4G.

I risultati della presente valutazione sono sintetizzati nella tabella seguente, in cui nella 1° colonna sono riportate le profondità di penetrazione, nella seconda colonna è riportata la potenza EM presente a tali profondità per i 30 GHz e nella terza colonna è riportata la potenza EM presente a tali profondità per i 60 GHz.

 

Profondità di penetrazione (mm)

Potenza delle onde millimetriche alle diverse profondità rispetto alla potenza in superficie

30 GHz

60 GHz

1 mm

4.6 centesimi

8 millesimi

2mm

2 millesimi

6 centomillesimi

3mm

9.7 decimillesimi

0.45 milionesimi

4mm

4.5 milionesimi

3.5 miliardesimi

5mm

0.2 milionesimi

0,027 miliardesimi

 

I valori nelle colonne 2° e 3° rappresentano le frazioni delle potenze che, dalla superficie, sono riuscite a penetrare sino alle profondità indicate nella 1° colonna.

Così (ad es)a 1 millimetro di profondità la potenza dei 30 GHz è pari al 4.6% della potenza presente in superficie, mentre, sempre a 1 millimetro di profondità, la potenza dei 60 GHz è pari all’ 8 per mille della potenza presente in superficie.

Dalla tabella risulta evidente che nelle bande millimetriche la potenza si attenua molto rapidamente non appena entra nei tessuti biologici. Infatti, la potenza residua a 30 GHz diventa trascurabile già prima dei 2 millimetri di profondità, mentre la potenza a 60 GHz scende a valori trascurabili già ad 1 millimetro, scendendo ulteriormente man mano che si procede verso profondità maggiori.

Anche considerando un possibile effetto legato ai dotti sudoriferi della pelle che potrebbero trasportare, come fossero antennine, le onde millimetriche verso l’interno (v. studio in nota[2]) le conclusioni non cambiano. Infatti, anche se ci fosse questo effetto, la radiazione potrebbe essere trasportata al massimo per la lunghezza del dotto (0.35 mm). Il che significa che le profondità di penetrazione precedentemente calcolate andrebbero semplicemente aumentate di circa 0.35 millimetri, dopo di che il derma sottostante “smorzerebbe” la radiazione EM come quantificato nella tabella, senza che questa radiazione possa raggiungere i polmoni o altri organi interni del corpo.

Infatti, considerando che la superficie dei polmoni si trova qualche centimetro al disotto della superficie del corpo e che già a 5 millimetri di profondità le potenze EM residue (vedi tabella) sono pari a frazioni di milionesimi per i 30 GHz e a frazioni di miliardesimi per i 60 GHz, non sembra possibile alcuna interazione significativa tra le onde e gli alveoli polmonari.

A queste considerazioni si aggiunga il fatto che le onde millimetriche nei 5G sono impiegate per trasmettere dati dal tronco di una fibra ottica, tipicamente interrato sotto la strada, agli edifici circostanti e, quindi, hanno potenze di trasmissione estremamente ridotte, sia perché una potenza maggiore non servirebbe, sia perché disturberebbe le altre antenne 5G vicine.

Conclusione

In base alle considerazioni fatte si può ragionevolmente concludere che le onde millimetriche, incluse quelle del 5G, non potendo penetrare significativamente all’interno del corpo umano, non possono interagire con gli organi interni al corpo stesso, polmoni compresi, presentando, al livello degli organi interni, una potenza EM praticamente nulla.

 

 

 

 

Appendice

In Appendice è mostrato l’andamento della potenza in funzione della profondità di penetrazione, sia a 30 GHz (curva rossa) che a 60 GHz(curva blu). La profondità è indicata in millimetri (mm) sull’asse orizzontale.

 

 


[1] Le espressioni impiegate per i calcoli sono state tratte dal testo classico “Campi e onde nell’elettronica delle comunicazioni” (di Ramo-Winnery-Van Duzer Franco Angeli Ed. 2° ed 1980), mentre le caratteristiche elettriche e magnetiche della pelle umana (conducibilità e permeabilità magnetica) sono state tratte dallo studio “The dielectricproperties of biologicaltissues” I, II e III, di Gabriel S., Lau R. W. and Gabriel C, liberamente disponibile in rete.

[2]Human Skinas Arrays of HelicalAntennas in the Millimeter and SubmillimeterWaveRange” PhisicalReviewLetters del 28 Marzo 2008, by Yuri Feldman, Alexander Puzenko, Paul Ben Ishai, Andreas Caduff e Aharon J. Agranat - HebrewUniversity of Jerusalem-

In questo periodo sono nate numerose iniziative, in tutto il mondo, per contrastare l'avvento generalizzato della nuova rete radio mobile di quinta generazione e per sensibilizzare le masse circa gli effetti biologici delle onde elettromagnetiche. Ai fautori e sostenitori di queste iniziative vengono affibbiati gli aggettivi dei più disparati: da paladini della salute pubblica, persone responsabili, difensori della salute planetaria fino ai dispregiativi come complottisti, terrapiattisti, nemici del progresso etc. Purtroppo viviamo in una epoca di grande inflazione dei mezzi di comunicazione e, cosa più grave, di grave declino dei valori morali. Perciò c'è una grande disseminazione di materiale superficiale, scadente, fino ad arrivare ai comunicati di chi è in evidente conflitto di interesse. Cerchiamo, nel nostro piccolo, di chiarire alcuni aspetti, almeno quelli più importanti, riguardanti gli effetti biologici delle onde elettromagnetiche. Gli studi in questo settore sono partiti molti anni fa, almeno da quando i primi effetti sulla salute si sono manifestati in maniera inequivocabilmente chiara. Per esempio, durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale molti addetti ai Radar si ammalavano precocemente di cataratta. Si capì che era il forte campo elettromagnetico a cui erano esposti per molte ore la causa del problema, perciò si presero le opportune precauzioni.

Gli studi sono continuati fino ad oggi e la quantità di alterazioni biologiche causate dall'esposizione ai campi elettromagnetici si è dimostrata elevata. Si è compreso anche che la sensibilità è molto soggettiva, fino ad arrivare ad estremi come la Sindrome da Elettrosensibilità, quest'ultima oggetto di verifica tramite studi e ricerche approfondite. Ci si è anche resi conto che i limiti di legge basati sui soli effetti termici non sono sufficienti a proteggere la popolazione, questo perché gli effetti biologici iniziano a concretizzarsi anche con livelli di irradiazione assai più bassi. Inoltre essi sono considerati solo per le installazioni fisse, come i radio ripetitori della telefonia mobile, ma non per i dispositivi mobili, che possono generare campi molto forti in vicinanza della testa e del corpo. Numerosi scienziati e gruppi di ricerca hanno pubblicato molto materiale, compresa la NASA (1), che già 15 anni fa aveva mostrato di essere a conoscenza dei danni che le onde elettromagnetiche possono arrecare agli organismi viventi, sia animali che vegetali.

Da documenti desecretati della CIA (2) si è riscontrato che anche i Russi ne erano a conoscenza diversi decenni fa. Ovviamente, da un lato forti interessi industriali, dall'altro il disinteresse di molti governi per la salute dei cittadini, hanno fatto sì che della materia si parlasse assai poco e perciò essa è poco conosciuta da gran parte della popolazione e dalla classe medica. Attualmente i nomi di spicco della ricerca nel mondo sono gli scienziati Olle Johansson (3), Fiorenzo Marinelli (CNR) (4), Fiorella Belpoggi (5), Lennart Hardell (6), ma ce ne sono moltissimi altri. Inoltre esiste un gruppo di studio specializzato, il "Bioinitiative" (7). In Rete è disponibile una immensa quantità di materiale consultabile, specie negli archivi più affidabili, come l'NCBI (8), Sciencedirect (9) etc. La quantità di campi elettromagnetici che investono la vita sul nostro pianeta, dai tempi di Marconi ad oggi si è moltiplicata di un miliardo di miliardi di volte (10 alla diciottesima potenza) e questo ha degli effetti che ormai non è più sensato sottovalutare. Sarebbe necessario fare retromarcia e cominciare ad eliminare il più possibile le fonti di elettrosmog passando a sistemi più sani, evitare il Wi-Fi, usare il telefono fisso e via dicendo. Invece si vuole aggiungere, ad una situazione già assai grave, una ulteriore fonte di problemi, per giunta senza precedenti: la rete di quinta generazione. A causa della sua architettura, questa rete richiede l'installazione di milioni di stazioni ripetitrici, molte di esse a brevissima distanza di abitazioni e luoghi di lavoro, contemplando anche l'idea di connettere via radio ad Internet miliardi di elettrodomestici e oggetti casalinghi dei più disparati, incrementando in maniera esponenziale la già massiccia irradiazione del pianeta. Oltre a ciò, sono in fase di lancio una miriade di satelliti che dovrebbero consentire la copertura anche di zone remote e disabitate, rendendo il mondo intero un luogo senza scampo.

 

1- https://ntrs.nasa.gov/search.jsp?R=19810017132

2- https://www.cia.gov/library/readingroom/docs/CIA-RDP88B01125R000300120005-6.pdf

3 - https://www.researchgate.net/scientific-contributions/66199957_Olle_Johansson

4 - https://www.researchgate.net/profile/Fiorenzo_Marinelli

5 - https://www.ramazzini.org/comunicato/ripetitori-telefonia-mobile-listituto-ramazzini-comunica-gli-esiti-del-suo-studio/

6 - https://www.hindawi.com/journals/bmri/2017/9218486/

7 - www.bioinitiative.org

8 - https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6701402/

9 - https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0161813X06001835?via%3Dihub&fbclid=IwAR3uocWpu3Sa_6_Lm3OmTit59m0tYTCo2ogYlsbYhBQouKj8ypKj-9anKKs

Per saggiare la posizione attuale della Chiesa, nella ricerca della Vita nel Cosmo, come gruppo scientifico “Interkosmos”, abbiamo ritenuto opportuno scrivere al direttore della Specola Vaticana, dott. Guy Joseph Consolmagno. (1)

Come premessa, ci è sembrato opportuno esaminare un servizio presente sul quotidiano “L’Avvenire” (2), dove lo stesso è stato intervistato “per parlare di astronomia, nuovi pianeti e di vita nello spazio.” Alla domanda: “Metterci in contatto con extraterrestri? ha risposto: “Credo che questo non possa avvenire in tempi brevi. Il problema sono le grandi distanze in gioco. Più guardiamo lontano dalla Terra, maggiori sono le probabilità che ci sia un pianeta con intelligenza; ma più difficile sarà comunicare con loro in modo significativo”.

Tutto questo appare perfettamente in linea con la tesi ufficiale della non esistenza di vita intelligente nel Sistema Solare, infatti, si afferma che bisogna andare lontano per trovare la vita, ancorché guardare vicino.

A che punto è oggi la ricerca della vita extraterrestre?” (…) “Quando ero uno studente, più di 40 anni fa, la Nasa mandò su Marte un paio di sonde di atterraggio chiamate ‘Viking’ con strumenti ed esperimenti che si sperava potessero scoprire la vita lì, immediatamente. I risultati furono assai ambigui e per lo più inutili. Si scoprì che sia Marte che la vita su quel pianeta erano molto più complicati di quanto pensassimo in quel momento. Invece abbiamo imparato che per scoprire la vita dobbiamo avere una comprensione molto più ampia, sia dei luoghi in cui stiamo guardando che del tipo di cose che stiamo cercando”.

Il nostro commento: I Viking (3) furono inviati per completare la mappatura del pianeta iniziata con le rilevazioni della missione Mariner 9 (4) (1971-72), per integrarla con altre immagini. La missione intendeva ottenere una visione fotografica del Pianeta ed essa fu un successo sotto tutti i punti di vista. Di tutto questo, il presule pare sia del tutto ignaro! Riguardo gli esperimenti cui lo stesso fa cenno, operati in loco, tramite i due moduli di discesa, non furono “inutili” (come lui inaccortamente ha affermato!), ma essenziali ed importanti. È ben risaputo inoltre che, nonostante essi in un primo tempo avessero dato un responso controverso, dopo 40 anni essi sono stati rivisitati dal dott. Gilbert Levin (che all’epoca aveva coordinato la missione a terra con i moduli di discesa Viking 1&2), e dal suo collaboratore Joseph Miller - e i risultati ottenuti nel 2001, hanno dimostrato senza alcun dubbio, e per loro stessa ammissione - l’esistenza della Vita sul pianeta Marte. (5)

È ancora il direttore della Specola che parla: “Dopo ogni missione ci fermiamo per determinare cosa abbiamo imparato e quali nuove domande emergono dopo. Ci vorranno almeno altri venti anni prima che possiamo davvero dire qualcosa di definitivo della vita su Marte.”

Il nostro commento: La prova della esistenza della vita sul pianeta Marte, giunse nel 1971-72 tramite la sonda Mariner 9 (6), e nel 1976-82 tramite le sonde Viking.

Più avanti, il presule afferma che “Non mi aspetto una risposta definitiva da loro (vari corpi celesti citati, n.d.c.) per almeno altri cinquanta anni.” (…) “Ci vorranno decenni prima di dare affermazioni consolidate.”

Dopo aver letto il servizio di cui sopra, sentimmo l’esigenza di scrivere una lettera (in data 18 Dicembre 2016), dicendo che avremmo avuto piacere di illustrargli alcune importanti scoperte scientifiche relative al pianeta Marte, operate in oltre venti anni di studi, tramite l’utilizzo del materiale presente presso la “Fototeca della NASA” di Roma. (7)

In un passo della nostra missiva precisavamo che: “Le scoperte risolvono in senso definitivo ed esaustivo il problema della esistenza della vita fuori dalla Terra, e in specie danno contezza della situazione riguardante il pianeta Marte. Durante gli studi svolti, abbiamo esaminato circa 70 mila immagini, prevalentemente delle missioni Mariner 9 (1971-1972) e Viking 1&2 (1975-1982), e in misura minore ci siamo occupati delle missioni successive, per delle ragioni che avremo modo, spero, di spiegare alla S.V., di persona”.

Nella conclusione ci dicevamo speranzosi, auspicando un possibile incontro e inviando a nome del gruppo scientifico Interkosmos, “i più cordiali saluti insieme ai sensi della nostra stima.”

La sua risposta – che qui citeremo nelle parti essenziali (8) - riscosse il nostro vivo interesse.

Nella premessa, scritta da un non meglio precisato collaboratore (che non dà il proprio nome e la cui firma è illeggibile), leggiamo: “Gentile Signor Viola, La ringrazio per il Suo interesse nel lavoro della Specola, Fratel Consolmagno in questo periodo si trova negli Stati Uniti (9) e non è quindi disponibile per un incontro (…). Più avanti lo stesso precisa che “(…) per tale motivo mi ha chiesto di inviarLe la seguente risposta:”

Possiamo immaginare che, se davvero l’assenza del presule da Roma, fosse stata l’unica ragione della impossibilità di fissare un appuntamento con il gruppo, forse, avrebbe potuto procrastinare l’incontro, a quando ciò fosse stato possibile, tuttavia il contenuto della stessa, dimostrerebbe che le ragioni fossero di altra natura.

Citeremo alcuni passi della missiva che ci è stata inviata dalla Specola, seguiti dai nostri commenti.

“Una parte essenziale della scienza è lo scambio di idee, compresa la libertà di presentare e sfidare le nuove idee”: noi non abbiamo parlato di “nuove idee” o di “sfide”, la nostra lettera nulla diceva al riguardo, accennando solo alla ricerca scientifica svolta tramite la consultazione dl materiale presente presso la Fototeca della Nasa di Roma.

“Così, mentre è vostro diritto contestare il pensiero corrente in planetologia, allo stesso tempo, si deve consentire che le vostre idee possano essere aperte alla stessa critica”: noi non abbiamo fatto cenno alcuno alla “planetologia” e, seppure ci fossimo riferiti a questa materia, confessiamo di non sapere cosa sia il pensiero corrente, e se questo fosse un pensiero – com’è logico presumere – “dominante”, sarebbe del tutto illegittimo, poiché in tale settore, così come nel resto del campo scientifico, non può esiste alcuna idea egemone, né tollerare che possa esistere un ufficio che possa decretare la legittimità di una posizione anziché di un’altra; inoltre, nella scienza non vi sono le idee di “qualcuno”, quindi queste non sono “nostre idee”, poiché le conclusioni obiettive dell’applicazione di una ricerca scientifica, secondo il metodo scientifico sperimentale, non sono idee, bensì risultati sperimentati e verificati – altrimenti ci troveremmo al di fuori dell’ambito della scienza, ovvero nella fede; infine, nessuno ha detto, e ci mancherebbe pure che qualcuno lo dicesse – o lo avesse detto - che tali conclusioni non potrebbero essere sottoposte a critiche. Forse il dott. Consolmagno non sa che in ambito scientifico, la critica non è una semplice opinione, bensì una controdeduzione, laddove ciò risultasse possibile fare (!), altrimenti sarebbe gioco forza accettare i risultati ottenuti dalla sperimentazione presentata! Naturalmente ciò diventerebbe impossibile quando il confronto – come nella fattispecie – è stato rifiutato.

Alla fine, immancabile, è giunta – e ce ne dispiace - la solita solfa sulle riviste scientifiche e un inopportuno giudizio riguardo il materiale scientifico oggetto dei nostri studi e nondimeno la nostra generosa offerta di condivisione delle conoscenze acquisite: Ecco il brano in questione tratto dalla missiva della Specola: “Tutte le idee che si desidera promuovere dovrebbero essere scritte come un articolo scientifico e sottoposte ad una appropriata rivista scientifica. Non possono essere passate in segreto, in incontri privati.”.

Questi riportati di seguito sono alcuni brani della parte centrale della nostra replica (10), cui purtroppo, non è seguita alcuna (auspicabile!) controreplica da parte del presule…

“Per quanto riguarda il compito delle cosiddette riviste scientifiche, ancorché essere quello di appurare il livello scientifico di una ricerca svolta, è purtroppo, quello di far filtrare solo le ricerche che sono compatibili con il sistema mafioso posto in atto dalle istituzioni da almeno un secolo a questa parte, ovvero sin da quando la scienza istituzionale ritenne di doversi presentare come dato incontrovertibile ed autoreferenziale!”

“Per il resto, va detto a chiare lettere che non esiste alcun centro mondiale “scientifico”(istituto o organo di stampa), che abbia o a cui sia demandata l’autorità di decretare sulla giustezza o meno di una data scoperta scientifica.”

“La scienza contiene da sé la formula attraverso cui una data scoperta sia da ritenersi valida o non valida, e questa formula è null’altro che la comprovata adesione al metodo scientifico sperimentale, che pur essa è sottoposta ad un più generale giudizio di carattere umanistico, poiché non esiste nessuna scienza che non contempli la considerazione delle ipotesi, base fondamentale del processo scientifico.”

“Fa specie che tali espressioni giungano da un uomo di chiesa, a cui va ricordato che i tempi degli “imprimatur” sono ormai passati e chi vorrebbe farli risorgere, sebbene sotto mentite spoglie, si porrebbe totalmente fuori da un contesto scientifico.”

 
 Gianni Viola

“Ovviamente non si potrebbe costringere nessuno a leggere e interpretare le immagini satellitari, poiché tale capacità è acquisibile tramite anni di osservazioni visive, ma resta occlusa ad alcuni soggetti che presentano carenze nell’apparato psico-visivo.”

“D’altra parte nessuno potrebbe mai costringere noi ad accettare l’ignoranza degli altri, addirittura con l’aggravante di dover ritenere tale ignoranza come un dato vincolante fin’anco come un nulla osta o una censura nei confronti delle nostre ricerche. Questo sarebbe, al minimo, un manicomio all’aria aperta!”

“E per finire, Lei parla in maniera del tutto inopportuna di segreti! E di quali segreti, di grazia, si tratterebbe mai? A scanso di equivoci noi le abbiamo esplicitamente citato la sostanza delle nostre ricerche, ovvero le immagini satellitari della missione Mariner 9 e delle immagini satellitari e superficiali (o terrestri, che dir si voglia), delle due missioni Viking 1 & 2, che, com’è noto, si componeva di due moduli orbitanti e di altrettanti due moduli di discesa.”

“Ebbene, è la prima volta che apprendiamo che tali immagini satellitari sarebbero da considerare in quanto “segreti”. Ma forse la spiegazione esiste! Le immagini satellitari diventano segreti per coloro i quali non le hanno mai prese in considerazione, in pratica rappresentano dei “segreti”, se non per coloro i quali non hanno compreso che, senza il loro studio, non potrebbe mai parlarsi di alcuna scienza planetaria!”

“Di fronte a tale ignoranza dei termini scientifici, noi dovremmo ricercare l’approvazione, proprio da parte di coloro i quali tali immagini non hanno mai esaminato?”

“Le immagini satellitari sono la parte “principe” della ricerca “planetografica” (termine andato in disuso, ma ora ritornato in auge, grazie alla rifondazione della scienza planetografica, a partire dal 2005), e la circostanza che, in atto, lo studio di tali immagini sia criminosamente disatteso dalla generalità dei ricercatori, non vuol dire che noi ci si stia occupando di segreti!”

Parlare di scienza e di sperimentazioni, non significa parlare di segreti, ma di fatti svolti alla luce del sole, peraltro registrati alla SIAE nel 1994 (11), in seguito pubblicati in un testo organico delle Edizioni Mediterranee nel 2002 (12), infine apparsi sulla rivista “L’Astronomia” di Milano fra il 2005 il 2006 (13).

Nella scienza ciò che conta è l’applicazione del metodo scientifico, e nessuna autorità potrebbe mai porsi al di sopra di tale principio, per darne approvazione o censurarne i risultati. Appare che la Chiesa, dopo aver praticato per secoli la censura anche sulla cultura (L’indice dei Libri, oggi laicamente ridenominato “Bibliografia accettata”!), ora, essendosi del tutto sottomessa alla “scienza istituzionale”, forse per ottenerne legittimità e lustro (e in tal modo riscattare il proprio passato di oppressione della Scienza medesima, ma di quella esatta!), ritenga legittimo il comportamento di chi, in nome della Scienza, agisce allo stesso modo di come la Chiesa agiva secoli fa! A scanso di equivoci va ribadito che l’unico tribunale ammesso in ambito scientifico è il rispetto del metodo che discende dalla logica, al di fuori di questo non vi è alcuna possibile legittimità e nessuna autorità riconosciuta.

Nella viva speranza che il dialogo non sia interrotto, inviamo al dott. Consolmagno e al resto dei membri della Specola vaticana, un augurio di buon lavoro.

            

                                                                                                                

Note

1 - Guy Consolmagno, 66 anni, di Detroit (USA)

2 - “C’è vita nell’Universo? Parla Consolmagno, l’astronomo del Vaticano. Articolo di Antonio Lo Campo – su L’Avvenire del 4/1/2018.

3 - Le sonde Viking furono lanciate nel 1975, e giunsero su Marte nel 1976.

4 -La Mariner 9, lanciata nel 1971, giunse su Marte lo stesso anno.

5 - Cfr. Coelum, “Vita su Marte: i Viking dicono che c’è” – 31/7/ 2001.

6 - V. Tav. A - Regione di Capri Chasma (km 80x104). Mariner 9 (1972).

7 - V. Tav. B – L’Autore presso la Fototeca. Area di Ricerca Roma 2 di Tor Vergata (Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali – IAPS).

8 - Governatorato della Specola Vaticana –05/01/2017 – Prot. OBS/6622.

9 - Sede USA della Specola Vaticana (Vatican Observatory Reaech Group, Tucson, Arizona).

10 - Nostra raccomandata RR n. 136514380517 spedita in data 23/01/2017.

11 - SIAE – Servizio Deposito Opere inedite – Sezione OLAF – Deposito contrassegnato dal n. 9401108 del 28 Aprile 1994.

12 - Gianni Viola, La Civiltà di Marte, Edizioni Mediterranee, Roma 2002.

13 - “Contraddizioni aereologiche. Dall’osservazione telescopica alla rilevazione satellitare” di Gianni Viola, su “L’Astronomia” n. 268–Novembre 2005;“Marte:fisionomia di un pianeta”di Gianni Viola,su“L’Astronomia”, n. 272–Marzo 2006;v. Tav. C.

Non è retorico dire che Annibale non fu sconfitto dai romani ma dai cartaginesi. Anche nel caso qui ricordato, gli eventi si ripetono continuamente nella storia degli uomini ma sorprendono pur sempre quando si verificano perché si presentano come paradossi della stessa realtà.


Corsi e ricorsi storici - Anche nella storia dell’INFN il successo nella ricerca delle basse energie ha destato preoccupazione tanto da superare i vantaggi che l’ intera umanità avrebbe avuto dalla stessa scoperta e dal lustro internazionale per il nostro Paese in caso del conferimento del premio Nobel ad un Ricercatore dello stesso Istituto. Si tratta infatti di una metodologia per la produzione di energia termica ed elettrica in modo diverso da quello dei carburanti fossili.

La grave problematica che l’Italia avrebbe rappresentato di fronte agli interessi delle lobby internazionali qualora fosse stato attribuito al Dott. Celani il premio Nobel, consisterebbe nell’ufficialità di questa scoperta finora sempre mantenuta nell’ombra; sminuita e ostacolata sotto tutti i punti di vista, anche ricorrendo al finanziamento a quei centri nazionali di ricerca che per la qualità dei loro lavori, sicuramente non avrebbero conseguito alcun risultato.

Se qualcuno si domandasse che senso ha finanziare una ricerca infruttuosa, la risposta è che proprio per non arrivare ad alcuna conclusione, si distribuiscono le risorse per poter comunque pelosamente sostenere in caso di contestazione, che anche questo tipo di ricerca è stata regolarmente sovvenzionata con i fondi pubblici.

 

La amara sorpresa - Dopo il primo successo ottenuto dalla lobby contraria alle basse energie con il conferimento del premio Nobel ’del 2014 a persona diversa dal Dott Celani, nell’ anno successivo la delusione dell’improvviso cambiamento era stata superata con rinnovato ottimismo. Mentre tutto procedeva nel migliore dei modi, ecco come nelle classiche favole, l’ immancabile colpo di scena.

Una mattina del maggio 2015, qualche mese dopo la candidatura al Premio Nobel, in un locale di “servizio” in cui Celani custodiva con la dovuta cura strumenti e documentazione degli esperimenti pregressi effettuati a partire dal 1989, lo stesso trova gli armadi aperti, cioè forzati, con la asportazione ed apparente distruzione di tutto ciò che questi custodivano.

Tra questi vi era anche un armadio blindato e pertanto strutturalmente più sicuro, dove lo stesso Celani manteneva con cura la documentazione delle sperimentazioni e dei risultati ottenuti. Mentre gli strumenti distrutti o gli alambicchi spaccati erano per terra, tutta la documentazione era sparita.

Celani come si può intuire, è sconcertato; inizia allora a chiedere soprattutto ai colleghi qualche notizia in più sull’accaduto. Ma coloro a cui si rivolge si dichiarano sorpresi e completamente ignari del fatto, con il risultato che gli strumenti non esistevano più e soprattutto la documentazione custodita era stata trafugata.

 

Quando piove sul bagnato - Dopo il misfatto alle soglie del successo, subentrò la fortissima delusione del Dott. Celani per non poter dimostrare i risultati sperimentali ottenuti. Ciò sarebbe sicuramente valso anche per la commissione Nobel. Ricostruì per quanto gli fu possibile, ciò che aveva realizzato ma non gli riuscì di riformulare la sequenza sperimentale degli eventi a fronte dei risultati ottenuti; eventi che ove fossero stati completamente ricomposti, l’esito finale avrebbe superato con dovizia di particolari, quello già riconosciuto l’anno precedente.

In ambito scientifico i progressi nel 2015 erano stati raggiunti, partendo dal lavoro precedentemente svolto ed opportunamente riportato per iscritto; mentre i dettagli apparentemente insignificanti erano invece il preziosissimo know-how della realizzazione del dispositivo. 

Quindi, anche nel 2015, a Celani non solo gli è stato negato il supporto necessario che ogni cittadino avrebbe dovuto ottenere dal proprio Paese in quelle circostanze; ma è stato boicottato proprio all’interno dell’INFN per opera, come si vedrà, del Direttore dei Laboratori dell’INFN e di un dipendente dello medesimo Istituto, in concorso tra loro che avrebbero messo in essere la distruzione degli strumenti e della documentazione custoditi in quel locale.

La notizia che Celani non poteva dimostrare dettagliatamente le proprie scoperte, guarda caso, si diffuse rapidamente. Le sue quotazioni non erano più le stesse anche ad Oslo: si capisce che qualcosa era cambiato. Infatti, malgrado la trionfale premessa in quello stesso anno, la preferenza al Premio Nobel per la Pace viene attribuita al Quartetto tunisino delle “Associazioni per il Dialogo Politico Democratico” della cosiddetta “Primavera Araba”.

 

La denuncia alla Magistratura - Il Dott. Celani, vista l’inconcludenza di ogni chiarimento a tal proposito per il consueto muro di gomma che gli si parava davanti ad ogni sua richiesta per questo gravissimo fatto, si è visto costretto a rivolgersi alla Magistratura attraverso una denuncia circostanziata delle particolarità di cui si tratta e delle circostanze in cui ha avuto luogo il furto con scasso dei documenti. La denuncia è stata presentata nell’Agosto del 2015, tramite l’Arma dei Carabinieri, con una ulteriore integrazione nel Settembre del 2016.

Con questa sorta di ricostruzione di ciò che è avvenuto, emerge l’aspetto sostanziale dell’intero episodio su cui subentra, ora, l’interesse dell’intero Paese per far completa luce su ciò che rimane da sapere e cioè: dove è mai finita la denuncia del Dott. Celani.

Per quanto è dato conoscere, solo il silenzio regna sovrano sull’evento. Si tratta quindi di un vero e proprio insabbiamento della denuncia depositata presso gli Uffici giudiziari competenti. Sono trascorsi ormai tre anni e mezzo dall’agosto 2015 e malgrado i solleciti anche a mezzo stampa, per portare il caso alla ribalta giudiziaria, nulla si è potuto aggiungere al fatto se non che gli atti giacciono in qualche cassetto all’interno degli Uffici da cui doveva iniziare l’iter giudiziario che la denuncia stessa richiedeva.

 

Il consueto insabbiamento - Solo recentemente si è potuto ottenere il cosiddetto “accesso agli atti”, cioè le dichiarazioni a verbale delle varie persone coinvolte, dopo ulteriori sollecitazioni scritte da ben due legali.

Ma un caso del genere non può rimanere nascosto sotto i pietosi veli dell’oblio, sperando che il tempo risani il torto subito dall’intero Paese. Il danno ricevuto dal Dott. Celani non è sicuramente di poco conto, ma ancor più importante è quello Nazionale che scaturisce non solo dal mancato riconoscimento delle premio Nobel ad un dipendente delI’INFN del nostro Paese ma dall’impedimento di proseguire, sulla cresta dell’onda, la progettazione dei prototipi industriali di questo tipo di energia. Il danno determinato dalla distruzione dei documenti contenenti misure, informazioni e formule ricavati nel corso di decenni di ricerca adesso non sono più ripetibili se non ricominciando a memoria, per quanto possibile, ad approntare i medesimi esperimenti trascritti negli atti distrutti.

Al momento però ciò che è avvenuto non è più reversibile. Si rende pertanto necessario comprendere come sia stato possibile un atteggiamento di questo genere, già iniziato con l’intenzione del Direttore dei Laboratori dell’INFN nel 2013, di chiudere l’attività del Dott. Celani. Inoltre, nell’anno successivo, dopo che la notizia della seconda candidatura al Nobel era trapelata, si sia giunti (a Febbraio 2015) al trafugamento e distruzione, con scasso, sia di strumenti scientifici e reagenti chimici specifici, che soprattutto dei documenti appartenenti allo Stato che lo stesso Celani custodiva nei vari armadi, dei quali uno era “blindato”.

 

                                                      

Il significato della verità - Ma ciò che si vorrebbe capire è per quale motivo un boiardo di Stato e un suo dipendente colpevoli di un atto del genere possano agire contro gli interessi dell’Istituto stesso in cui, nominalmente erano dipendenti od addirittura Dirigenti.

Ma il tempo è inesorabile e il Dott. Celani, che ha superato la soglia dell’’età pensionabile, è riuscito a mantenere senza stipendio né altro tipo di sovvenzioni, la sua presenza presso l’INFN per proseguire gli esperimenti su questo tipo di energia. Ciò è avvenuto grazie soltanto all’interesse di alcuni “volenterosi” che a livello politico, hanno, richiamato l’attenzione per lasciare a questo Scienziato la possibilità di concludere la propria ricerca e possibilmente svilupparla ulteriormente. I recentissimi risultati sono particolarmente promettenti, come riportato e dettagliatamente discusso in recenti Conferenze Internazionali.

Ma quale prezzo il nostro Paese sta pagando a causa di certi boiardi di Stato, mantenuti a tutela proprio delle più prestigiose Istituzioni pubbliche, come l’ INFN?

I responsabili “al di sopra di ogni sospetto


Se da una parte la prescrizione giudiziaria, che attualmente si intende superare con le nuove proposte di legge, consiste in quella sorta di spada di Damocle che potrebbe essere lasciata cadere sulla testa dell’accusato in tempo anche molto differito rispetto a quello del reato attribuito, esistono però, delle circostanze che esprimono il contrario. Vi sono infatti dei casi che si sono protratti nel tempo soltanto per l’ “inerzia” del tutto ingiustificata di chi ha, invece, il compito di assicurare lo stato di legalità ed in particolare, quando si tratta di questioni di importanza internazionale come il caso in questione.

Molti già conoscono il caso del Dott. Celani, già alla ribalta della cronaca negli anni passati per l’ inverosimile boicottaggio ricevuto all’ interno del suo stesso Istituto.

Il Dott. Celani, Primo Ricercatore dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Frascati, (INFN) è impegnato nel campo della ricerca dei cosiddetti “fenomeni nucleari a basse energie” privi di radiazioni per obiettivi essenzialmente civili-industriali e domestici.

Qualche anno fà egli ebbe un’intuizione scientifica che superava il tradizionale impiego dei materiali molto costosi necessari a questo tipo di ricerca.

Si trattava dell’attività sperimentale in corso da parte di scienziati degli Stati più industrializzati del mondo, per ottenere energia termica ed in prospettiva elettrica; per cui la novità non sta nel tipo di studio, ma nei risultati raggiunti e raggiungibili industrialmente, per offrire un futuro migliore a tutti i popoli della Terra.

 

Non fu una questione di costi

Nel caso specifico, il Dott. Celani nel corso delle sue sperimentazioni, sostituì nei suoi test spesso coronati da successo, il prezioso palladio fino allora impiegato, con la costantana che è un semplice composto di rame-nichel con bassa concentrazione di manganese. In questo modo, attraverso una serie di test sempre più raffinati nel proprio laboratorio, riuscì a comprendere che con l’ausilio di alcuni catalizzatori si otteneva una reazione termica qualitativamente significativa nonché la possibilità di generare direttamente energia elettrica. I risultati ottenuti portavano quindi, verso la conclusione finale di produzione di energia nucleare essenzialmente priva di radiazioni ionizzanti ed a bassissimo costo.

Si era così arrivati a concepire la realizzazione di un impianto prototipico per generare, in un futuro non troppo lontano, perfino energia “distribuita”, anche per uso individuale a livello domestico.

 

Il pericolo del successo

Ma con il crescere della notorietà del Dott. Celani, crescono contro di lui le avversità che arrivano dall’interno dello stesso Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.

Il periodo più favorevole a questo genere di ostilità è quello delle ferie estive in cui, com’è noto, è difficile reperire il bandolo della matassa quando la maggior parte degli addetti sono in ferie o in procinto di partire e chi resta difficilmente è a conoscenza di ciò che serve sapere. Infatti, nel luglio del 2013 arriva l’ordine del Direttore dei Laboratori Nucleari di Frascati di chiudere, entro settembre dello stesso anno, la sperimentazione del Dott. Celani sulle “energie anomale a bassa energia”.

Si trattava nella sostanza, come si vedrà in seguito, di ostacolare la conclusione della ricerca in Italia di questa nuova fonte di energia: si evince in chiari termini che un atteggiamento di questo genere non può che favorire il mantenimento degli attuali monopoli del mercato mondiale dei carburanti fossili.

 

 

 

Chiusura della sperimentazione LENR

All’esterno dello stesso Istituto il miglioramento dei risultati ottenuti dal Dott. Celani, destano grande interesse nel mondo scientifico, malgrado le avversità tipiche di ogni scoperta di nuove tipologie di energia. Si tratterebbe, in caso di pieno successo, di poter finalmente donare al mondo intero energia a basso costo ed a volontà tanto da considerare il Dott. Celani oltre che uno Scienziato anche un benefattore dell’umanità.

La sua notorietà infatti, supera le frontiere del mondo e giunge in Norvegia, dove nel 2014 in virtù delle sue ricerche, viene proposto (da persone “illustri” che ne avevano la facoltà, cioè provenienti dall’ambito Accademico, Politico, Religioso) per il premio Nobel per la Pace, in considerazione che la sua scoperta avrebbe potuto eliminare gran parte dei continui conflitti per l’accaparramento delle fonti energetiche del mondo. Uno dei punti-chiave che destarono l’interesse di tale prestigiosa istituzione è stato anche la metodologia di ricerca sperimentate denominata “Live Open Science” di cui il Dott. Celani è stato un convinto fautore sin dall’inizio, come proposto dai fondatori (Francia, Inghilterra, USA; Luglio 2012).

 

Oltre il quasi…

I risultati ottenuti dal Dott. Celani sono già sufficienti a superare le valutazioni preliminari ed entrare nella scelta finale per il più alto gradino del podio.

Si sarebbe trattato quindi del premio Nobel per la Pace che in questa circostanza viene conferito ad Oslo, e non ha Stoccolma, sede riservata alle categorie umanistiche e scientifiche.

A questo punto a casa nostra, ossia in Italia, cominciano i cosiddetti dolori di pancia, per il timore che il Dott. Celani possa conseguire l’ambito premio. La questione ancora più grave è che questo tipo di avversione non è stata determinata dall’ antipatia tra colleghi in quanto il Dott. Celani, persona cordiale e simpatica non era inviso a nessuno, ma dall’alto interesse di impedire che con l’assegnazione del premio Nobel venisse ufficializzato e solennemente annunciato al mondo intero, il riconoscimento di questa nuova fonte di energia, pur se ancora a livello di ricerca di base/prototipale.

Dopo parecchi mesi di altalenanti decisioni presso lo INFN sulla chiusura del laboratorio la Direzione aveva temporeggiato: perfino forze politiche (di opposizione nel 2013-2014) in Parlamento si erano interessate al problema formalizzando il tutto con alcune interrogazioni parlamentari. Fino a settembre 2014 ad Oslo tutto sembrava ormai scontato a favore del nostro candidato, ma pochissimi giorni prima dell’assegnazione, qualcosa improvvisamente cambia l’orientamento dei giudici. Così che il premio Nobel per la Pace 2014 viene attribuito per motivazioni politiche agli attivisti (su argomenti comunque di educazione culturale-scolastica) rispettivamente Pachistani ed Indiani Malala Yousafzay e Kailash Satyarthi. La delusione è tanta poiché la differente scelta dell’ultimo momento è stata ritenuta apparentemente…… inspiegabile.

La seconda finale al Nobel –

Le motivazioni per le quali Dott. Celani potesse ottenere il riconoscimento delle sue scoperte crescono ulteriormente per la candidatura del 2015. Egli presenta pertanto i risultati di ricerca ancora più convincenti dell’anno precedente grazie ad ulteriori affinamenti sperimentali. Infatti nel gennaio dello stesso anno viene subito riproposto dal gruppo di lavoro (i “proponitori”), arricchito anche da membri del Parlamento Italiano, per la medesima candidatura

Questa volta le motivazioni con il progresso dei risultati ottenuti, con un anno in più di sviluppi e convalida sperimentale, erano state meglio sopportate e presentate ad Oslo a corredo dei lavori dello stesso Celani. Difficilmente quindi, sarebbe sfuggito ciò che nell’anno prima ha mancato di un soffio. Ma……, come avviene anche nelle storie più belle, dopo le buone notizie sopravviene sempre qualche impedimento che questa volta non si fa attendere. Infatti appena un mese dopo, nei laboratori di Frascati, avviene il colpo di scena.

Per eccesso di lunghezza l’ articolo si concluderà con la seconda parte nel prossimo.

di Alberto Zei

La costellazione Iridium® NEXT conta ora 50 satelliti per la comunicazione in orbita

 

Roma, 30 marzo 2018 – Il quinto gruppo di satelliti Iridium NEXT, realizzati da Thales Alenia Space (joint venture tra Thales 67% e Leonardo 33%), è stato lanciato con successo da SpaceX dalla base militare di Vandenberg in California.

 

Thales Alenia Space è prime contractor per il programma Iridium® NEXT, responsabile della realizzazione, integrazione e validazione in orbita degli 81 satelliti di Iridium Next, oltre che della definizione e validazione dell’intero sistema. I satelliti sono stati integrati in serie da Orbital ATK, sottocontraente di Thales Alenia Space, nel suo stabilimento produttivo di satelliti di Gilbert, in Arizona, sotto la supervisione in loco del team di Thales Alenia Space. Tulle le operazioni di lancio e messa in orbita (LEOP), e di test in orbita ( In Orbit Tests) sono state eseguite nel centro di controllo SNOC (Iridium’s Satellite Network Operation Center) di Leesburgh. Il successo di questo quinto lancio Iridium® NEXT consolida ulteriormente la reputazione dell'azienda per le eccellenti competenze dimostrate in qualità di prime contractor per così sofisticati sistemi di comunicazioni satellitari (SATCOM).

"Due terzi dei nostri satelliti sono ora in orbita e le prestazioni superano le aspettative. I prossimi due gruppi di satelliti Iridium NEXT sono già pronti in previsione del sesto e del settimo lancio - ha dichiarato Denis Allard, Iridium NEXT Vice President per Thales Alenia Space - Tutto procede nella giusta direzione per raggiungere il nostro obiettivo, ovvero lanciare tutti i 75 satelliti Iridium NEXT ad orbita terrestre bassa nel 2018 " .

La costellazione Iridium® NEXT offre connettività globale grazie ai suoi 66 satelliti interconnessi a un’altitudine di 780 km, con nove satelliti di riserva in orbita e sei altri satelliti di riserva a terra. Questo sistema internazionale fornisce capacità senza pari nelle telecomunicazioni in movimento (individui, veicoli di terra, veivoli, navi) e assicura una copertura completa in tutto il mondo, inclusi gli oceani. Grazie alla sua copertura globale e al funzionamento indipendente Iridium NEXT fornisce assistenza indispensabile in condizioni molto difficili, come in aree isolate, durante disastri naturali o durante conflitti, per citarne alcuni. Completamente indipendente da qualsiasi network di terra, offre comunicazioni sicure, protette da intrusioni e hacking.

 

 

A proposito di Thales Alenia Space

Da oltre quaranta anni Thales Alenia Space progetta, integra, testa e gestisce sistemi spaziali innovativi ad alta tecnologia per telecomunicazioni, navigazione, osservazione della Terra, gestione ambientale, ricerca scientifica e infrastrutture orbitali. Joint venture tra Thales (67%) e Leonardo (33%), Thales Alenia Space insieme a Telespazio forma la partnership strategica "Space Alliance", in grado di offrire un’ insieme completo di servizi e soluzioni per enti governativi, istituzioni, gruppi industriali, aziende private. Forte di un’esperienza unica in materia di satelliti per missioni duali, costellazioni, payload flessibili a banda larga, altimetria e meteorologia, osservazione ottica e radar ad alta definizione ed esplorazione spaziale, Thales Alenia Space ha saputo consolidare la propria competenza e allo stesso tempo perseguire una strategia incentrata sull'innovazione. Con l’immissione di nuovi prodotti e l’estensione dei mercati di riferimento, Thales Alenia Space è oggi un attore imprescindibile dell’avventura spaziale e umana in costante evoluzione. Nel 2017 la società ha realizzato un fatturato consolidato di 2,6 miliardi di euro e ha 7.980 dipendenti in 9 Paesi. www.thalesaleniaspace.com

Il mondo del futuro sarà senza alcun dubbio radicalmente diverso da quello che conosciamo: così come quello attuale è radicalmente diverso da quello nel quale io sono cresciuto. Con la differenza che il ritmo delle innovazioni è sempre più incalzante e spasmodico, alimentato da meccanismi drogati, che inducono bisogni non necessari e rendono artificiosamente obsoleti i nuovi prodotti, spesso inservibili dopo pochi anni (obsolescenza programmata), e portano alla crescente sostituzione dei valori umani e sociali con il possesso di beni materiali o  status symbol.

Il mondo del futuro potrà più o meno piacere, ma sembra  indubbio che tra le innovazioni ve  ne saranno anche di terrificanti ed estremamente pericolose nel campo della guerra e degli armamenti, nonché del controllo sociale sempre più pervasivo. Sono tanti gli interrogativi e gli aspetti inquietanti che riguardano gli sviluppi dell’intelligenza artificiale e dell’automazione e il loro controllo (se questo non è un’illusione), ma tra questi occorre includere anche la guerra e il modo in cui queste tecnologie potrebbero (o potranno, se non verranno arrestati) inserirsi nei conflitti bellici del futuro, affiancandosi, se non addirittura sostituendosi per molte funzioni, agli esseri umani. L’automazione crescente interesserà infatti anche gli armamenti perché si stanno approntando le cosiddette armi autonome (fully autonomous weapons), chiamate a volte “killer robot“, armamenti che possono selezionare e ingaggiare bersagli senza ulteriore intervento di un operatore umano.

L’immaginario corre agli scenari della fantascienza, come Guerre Stellari, ma per quanto la fantascienza cerchi di immaginare il futuro più impensabile questo non è evidentemente prevedibile e potrà essere completamente diverso.

Il dibattito sull’innovazione tecnologica è sempre stato molto vivo (risalendo per lo meno dal tempo dei luddisti): è sempre stata presente, e alla fine prevalente (in modo attivo o, spesso, passivo) una corrente che ha salutato con favore tutte le innovazioni, affermando che il problema non è fermare il “progresso” ma controllarlo. Il mio personale parere è che questa idea di “controllo della tecnologia e delle innovazioni” si è rivelata una copertura ideologica e raramente ha funzionato per evitare le ricadute negative delle innovazioni: porto spesso un esempio, siamo riusciti a controllare l’innovazione dell’automobile che esiste da più di un secolo, a valorizzarne solo gli (indubbi) aspetti positivi? A me sembra che lo sviluppo incontrollato dell’automobile si sia tramutato nel soffocamento delle città, in frequenti paralisi della circolazione, in una fonte micidiale di inquinamento ambientale terribilmente nocivo [penso che tutti conoscano le autorevoli e spaventose valutazioni di 9 milioni di decessi prematuri all’anno: ma questa notizia ha forse indotto una riduzione dell’uso dell’auto privata? D’altra parte le automobili autonome (self-driving cars) sono ormai una realtà in via di inserimento nel mercato commerciale (una volta superate le barriere normative, culturali ed economiche)].

Tanto più micidiale è il rischio di uno sviluppo incontrollato delle armi autonome, soprattutto di un loro utilizzo incontrollabile e irresponsabile (ma è mai esistito uno sviluppo responsabile degli armamenti?). Storicamente è sempre avvenuto che lo sviluppo di armi innovative non sia mai stato arrestato, sia stato adottato (spesso con l’illusione, o il pretesto, di acquisire un vantaggio per molto tempo incolmabile sugli avversari) ed abbia rivoluzionato in modo duraturo la natura stessa della guerra: è avvenuto per il fucile e il cannone, fino alla bomba atomica e i suoi sviluppi successivi (bomba termonucleare, missili, difese antimissile, ecc.): salvo poi chiudere la stalla successivamente, mettendo affannosamente al bando le armi più spaventose (chimiche, biologiche, mine anti-uomo, bombe a grappolo: per le armi nucleari siamo all’inizio).

Le armi autonome cominciano già ora ad essere una realtà e non solo uno scenario potenziale, ma non ancora regolamentato. Esso pone in ogni caso già da ora dei problemi etici e legali fondamentali.

Per fortuna sembra che stia maturando una sana preoccupazione e reazione, che però non trova corrispondenza in un’adeguata informazione e non provoca quella presa di coscienza e quella razione dell’opinione pubblica che ne determinerebbe il radicale ripudio. Una volta aperto questo vaso di Pandora, che darà origine agli sviluppi e applicazioni più impensabili, come si potrà tornare indietro?

Le maggiori autorità mondiali dell’intelligenza artificiale e della robotica – fra cui spiccano i nomi di Elon Musk e Mustafa Suleyman, di Google DeepMind – si sono rivolte alle Nazioni Unite per promuovere il bando delle armi autonome. Essi sottolineano che grazie alle evoluzioni tecnologie degli ultimi anni lo sviluppo di queste armi potrebbe scatenare una terza rivoluzione nelle scienze belliche, dopo quelle legate all’invenzione della polvere da sparo e a quella delle armi nucleari (ovviamente la classificazione delle rivoluzioni militari si presta ad arbitrarietà, ma quello che conta è il concetto):

“Una volta sviluppate le armi autonome permetteranno conflitti armati di scala ben più ampia rispetto ad oggi, e con velocità più superiore a quelle che l’uomo può comprendere …Possono essere armi di terrore, armi che despoti e terroristi utilizzeranno contro le popolazioni innocenti, e armi che possono essere manipolate per comportarsi in modalità poco desiderabili”.

La lettera è firmata da 116 leader di società che si occupano di Intelligenza Artificiale provenienti da 26 nazioni differenti. Il suo obiettivo è di sensibilizzare l’Onu affinché venga avviato un dialogo per proporre un divieto globale sullo sviluppo delle armi autonome. È forse il caso di esprimere qualche perplessità sul fatto che a muoversi siano esponenti di imprese del settore. Ma la necessità di sensibilizzare e mobilitare l’opinione pubblica è senz’altro urgente. I media e le istituzioni mondiali sembrano muti, e comunque incapaci di affrontare le sfide che sorgono alle nuove frontiere di conoscenza, scienza e tecnologia, di governare e integrare in uno sviluppo equilibrato, compatibile e sostenibile i più delicati avanzamenti conoscitivi e le loro potenziali ricadute. Mentre il mondo è dominato dal paradigma (o il mito) della comunicazione e allo stesso tempo orfano di un ordine nel comunicare.

Le principali potenze militari che stanno sviluppando questo tipo di tecnologie sono USA, Cina, Russia e Israele. Alcuni sistemi sono già stati utilizzati sul campo, come le torrette di confine autonome sviluppate dalla sudcoreana Dodaam Systems, che adottano dei mitragliatori capaci di identificare e sparare su bersagli senza alcun intervento umano (necessitano solo dell’ok per sferrare il colpo letale).

Come sempre accade vi sono anche voci opposte, che sostengono che queste tecnologie siano in grado di ridurre le morti sul campo di battaglia, con la possibilità di individuare soldati e combattenti in maniera più precisa rispetto agli esseri umani: come non ricordare che i bombardamenti nucleari di Hiroshima e Nagasaki furono surrettiziamente “giustificati” per risparmiare vittime fra i soldati americani in una invasione del Giappone?

 

Per gentile concesssione dell'agenzia di stampa Pressenza

Il caso del nostro ricercatore, boicottato dal suo stesso Istituto durante la candidatura al Nobel, vanifica l’ambito premio per l’impegno dedicato alla nuova fonte di energia a beneficio dell’umanità. Su iniziativa di Modena un gruppo di esperti giunge a Roma per indagare sul caso.

 

I sottoboschi della Pubblica Amministrazione – Basta guardarsi intorno per rendersi conto come siano divenute “stranamente” oggetto di abbandono le iniziative pressoché completate della Pubblica Amministrazione ancor prima che queste raggiungano i propri obiettivi. Ospedali, autostrade, ponti, porti, edifici e così via per individuare nella ricerca ciò che più interessa a non turbare gli equilibri consolidati ormai imperanti in Italia. Quando infatti, non si può formalmente distruggere ciò che si frappone agli interessi di lobby, ecco che allora per ragioni di furbizia politica subentra l’abbandono, o, in caso di perseveranza addirittura il boicottaggio, da parte degli stessi boiardi di Stato che detengono tenacemente i posti di comando, soprattutto all’interno delle stabili strutture ministeriali.

I politici passano ma i boiardi restano e i politici senza quest’ultimi non possono stabilire accordi.

Deprimente è infatti, l’impostazione della ricerca pubblica che per 1000 versi è ormai risaputo di quali lacune da una parte è contornata e di quali intrecci dall’altra sia imbrigliata, per volontà politica dei nostri governanti. E’ ben risaputo infatti che, a ridosso delle elezioni, ogni Governo si agita in un continuo fare e disfare, soltanto per dare l’impressione di voler fare “qualcosa”. Il tutto ricorda la “ammuina” di borbonica memoria. Tutte le buone intenzioni lasciano sempre il tempo che trovano quando non si consegue alcun risultato di un progresso conoscitivo, di base o applicato, tangibile.

Il risultato che finora è sempre stato raggiunto è quello del non fare. Lasciando, infatti, le cose come sono, cioè nell’ immobilismo puro, corrisponde per i politici del momento al massimo dei consensi da parte della struttura che conta, ossia, di quella estesissima rete integrata nel sotto bosco politico industriale e finanziario che, di fatto, governa l’Italia.

 

Lo scopo non difetta - Vi sono poi anche altre iniziative private di ricerca che fondano la loro stessa esistenza sulle richieste di sovvenzioni pubbliche o private, improntate sulla maggiore propensione sociale ad erogare, ad esempio per la salute, fondi di vario genere.

Il fatto è che questo caso riguarda soprattutto le Fondazioni benefiche, mega strutturate nella loro parte amministrativa (improduttiva) che mediamente assorbe dall’80 al 90% delle loro entrate, per dedicare poi (con qualche lodevole eccezione), dal 10 al 20% residuo alla ricerca vera e propria. Quando si tratta di piccole operazioni il valore assoluto il capitale in gioco è poco significativo. Di maggiore consistenza, invece, è il flusso di denaro devoluto soprattutto dallo Stato ma non solo, a queste associazioni di ricerca privata. Si tratta di enti per lo più dotati di sedi ridotte e decentrate che, quasi per definizione, non possono ottenere risultati che vadano un po’ più al di là della punta del loro naso per la stessa inadeguatezza dei mezzi e delle risorse umane dedicate.

Molto diversi sono i problemi della ricerca pubblica a cui le sovvenzioni necessarie per ottenere risultati utili sono indispensabili. Si tratta, per lo più, di Enti che impegnano risorse umane di eccellente valore, ma ostacolati dalla carenza dei fondi necessari per continuare l’attività di ricerca, soprattutto, quando, si tratta della dirittura di arrivo di successi clamorosi a beneficio della comunità Nazionale.

L’esempio più eclatante è quello che qui interessa: riguarda il caso del Ricercatore dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) con sede a Frascati, nelle vicinanze di Roma, Dott. Francesco Celani. Il caso è veramente emblematico dell’assurdo logico in cui la Pubblica Amministrazione affronta il problema delle sovvenzioni. Tutto avviene come se tenesse conto del contrario di ciò che ai Cittadini serve e conviene.

Come molti ricorderanno, il caso Celani è quello di un ricercatore INFN impegnato sul filone di nuove fonti di energia, particolarmente difficile nonché utile. Avrebbe individuato, in concomitanza temporale e con procedure sperimentali parallele/similari ad un grosso gruppo di Ricerca situato in Giappone, molti degli elementi-chiave atti a produrre un eccesso energetico attraverso metodologie operative note con l’acronimo LENR (Low Energy Nuclear Reactions). Ovviamente il lavoro non è terminato poiché i parametri in gioco non sono stati tutti individuati, quindi la riproducibilità dei risultati non è, al momento, soddisfacente.

Gli esperimenti di tale tipo e soprattutto l’approccio innovativo di condurre le ricerche, noto con l’acronimo LOS (Live Open Science), sono stati però, di tale rilevanza che, nel 2014 e 2015, il piccolo gruppo di lavoro Internazionale che ha sviluppato la metodologia LOS, con Celani in primis, è stato candidato al Premio Nobel per la Pace.

 

Nessun profeta in patria

Desterebbe quasi sdegno l’ipotesi che proprio all’interno della struttura in cui avvengono prestigiose innovazioni da parte dei concittadini, gli errori del passato continuino nel nostro Paese come per un retaggio storico. L’ intento della proposta della candidatura di Celani superava la valenza tecnica dell’opera fino allora compiuta, ovviamente in itinere, per andare “oltre”. Infatti la designazione di Celani, con gli altri due Colleghi (uno Francese, l’altro Inglese) prevedeva il conferimento del Premio Nobel per la Pace per aver stimolato/conseguito con i loro studi e metodologie un nobile beneficio per l’intera umanità. Ragion per cui la Norvegia conferisce non a Stoccolma ma proprio a Oslo, nella sua capitale, questo massimo riconoscimento proprio a chi contribuisce con un impegno, instancabile e continuo, a promuovere e consolidare la Pace del nostro travagliato pianeta.

Con l’auspicata realizzazione di sorgenti energetiche a basso costo di esercizio e ridotte problematiche ambientali, la pace del mondo sarebbe stata indotta dalla cessazione degli specifici conflitti (dal 1914) per accaparrarsi i siti in cui erano presenti i combustibili fossili, distribuiti sulla Terra in maniera non omogenea. Questo sarebbe stato il concetto rappresentativo del Premio.

 

Senonché - C’è sempre un senonché all’ultimo momento, sia le pressioni interne delle lobby contro-interessate nei confronti di una scoperta di tal genere, ben comprese quelle di casa nostra, nel 2014, hanno vanificato per ragioni politiche la preferenza sulla selezione ultima delle tematiche e dei candidati “finalisti”. La scelta, come è ben noto, è caduta su una Candidata del Pakistan ed uno dell’India per tematiche legate all’educazione primaria, e sua effettiva fruibilità, nelle scuole dei suddetti Paesi.

La candidatura di Celani e Colleghi non è stata però dimenticata ad Oslo nell’anno successivo. Si è ripresentata per loro ancora una volta l’occasione perduta e imputata, a quanto si è potuto apprendere, alla mancanza all’ultimo momento di sufficiente documentazione, anche teorica, delle scoperte sperimentali fino ad allora effettuate.

Infatti il gruppo di lavoro afferente al LOS, e non solo loro, ha fatto progressi nel campo delle LENR principalmente in base all’approccio/motto di Galileo Galilei del “provando e ripovando”. Quindi con limitate basi teoriche ma lavoro basato principalmente su intuizioni ed osservazioni sperimentali.

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Come il coniglietto nero - La condizione delle lobby antagoniste che avversavano il riconoscimento del premio a tale Ricercatore, divenuto un emblema, non è certo per antipatia personale, ma per il pericolo che avrebbe rappresentato una scoperta di tal genere se avesse messo in discussione la necessità di acquistare, nei geomercati, la consueta quantità di combustibili fossili che caratterizzano i super guadagni delle attuali forniture.

Dopo la prima esclusione del gruppo di Celani, con la seconda candidatura al Nobel, tutto sembrava più difficile per contrapporsi, con motivazioni razionali, al conferimento dell’ambito premio al nostro Ricercatore. Ma ecco come il coniglietto, questa volta nero, che esce fuori improvvisamente dal cappello a cilindro del prestigiatore, così all’interno dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare il rimedio è trovato.

Infatti, dopo la nuova candidatura di Celani, formalizzata alla fine di Gennaio 2015, ecco che su disposizione del Direttore dei Laboratori dell’Istituto, nel febbraio seguente, viene prelevata e distrutta, l’intera documentazione scientifica di Celani relativa a tutti i suoi studi sulle LENR, risalenti addirittura al 1989.

A poco è servito successivamente il tentativo di un affannoso e immane lavoro di “ricomporre” in tempo utile la documentazione distrutta per dimostrare, dopo la seconda candidatura per il Premio Nobel, il merito. Così, anche questa seconda occasione salta. In quello stesso anno la preferenza viene attribuita al Quartetto tunisino delle Associazioni per il dialogo politico democratico della cosiddetta “Primavera Araba”.

Così che, dopo avere allungato senza la documentazione distrutta, i tempi di conclusione della scoperta scientifica di cui ancora si occupa Celani, quanto l’affinamento dei risultati ottenuti, egli rimane senza fondi di laboratorio, isolato nella sua attività all’interno del INFN, in guerra fredda, si fa per dire, con i Vertici dell’Istituto. Questi hanno infatti aspettato il giorno del suo fine servizio per limiti di età nel Settembre di quest’anno, per interrompere l’attività di ricerca e dare il buon servito al Ricercatore, opponendosi in tutti i modi affinché lui possa completare la sua opera quasi conclusa.

 

Voci nel deserto - A nulla è valso in nutrito numero di interrogazioni parlamentari al Ministero della Ricerca, iniziate nel 2013, nel tentativo di mettere il Dott. Celani (e suoi collaboratori) in condizione di poter completare la sua opera d’ingegno per trasformarla in una realizzazione industriale che, come detto prima, avrebbe costituito una nuova pietra miliare dell’energia a basso costo, anche per utilizzi di tipo individuale/familiare.

Nessuna motivazione, nessuna giustificazione e nessuna risposta da parte degli organi politicamente incaricati e amministrativamente competenti a prendere delle decisioni favorevoli, non già agli interessi diretti del dottor Celani, ma alle ricadute economiche e industriali a beneficio del nostro Paese e della leadership in campo energetico che la ricerca pubblica italiana avrebbe rappresentato per il bacino d’utenza.

“Tutto va bene, Madama la Marchesa!” Questo infatti, confermerebbe che anche la nuova guida politica della vecchia struttura ministeriale si è già evidentemente adagiata sul consueto lasciar correre, accettando in tal modo il prezzo dei nuovi equilibri amministrativi, occorrenti ai nuovi arrivati, per le necessità di governo.

 

Modena come simbolo - La questione della distruzione della documentazione scientifica del Dott. Celani, candidato per la seconda volta al premio Nobel, è ormai abbastanza nota anche all’estero; è pertanto lecito pensare che ogni partito presente in Parlamento ne sia a conoscenza. Tuttavia, soltanto una delegazione della Lega Nord, su input dello stesso Salvini, ha preso l’iniziativa di andare a verificare sul luogo ciò che realmente è avvenuto.

La scelta di Salvini improntata sul proponimento politico del “dire per fare”, è ricaduta sul dinamico Segretario Politico di Modena, Filippo Panini, unitamente ad altri due membri “tecnici” di questo gruppo di lavoro: Francesco Malagoli e Paolo Varini. Tale gruppo segue gli studi sulle LENR, notoriamente molto complessi, da diversi anni.

I tre delegati, senza soverchi indugi, si sono recati appositamente a Frascati, incontrando i responsabili dell’ INFN e constatando di persona, tra l’altro, che i fatti si erano effettivamente svolti così com’erano stati riferiti. Il seguito si saprà nelle prossime settimane.

A completamento del congegnato boicottaggio subito da Celani all’interno dello stesso Istituto, l’obiettivo che la lobby si proponeva è stato raggiunto ancora una volta, con la “liberatoria” per collocazione in quiescenza dello scomodo Scienziato e dell’ “incompiuta” del suo stesso lavoro. A male pena, e grazie soprattutto all’intervento della Lega, è riuscito ad ottenere il permesso informale, di poter continuare a lavorare da solo, senza alcun altro aiuto sugli esperimenti che dovranno avvenire a proprie spese (cioè, senza nessuna retribuzione e sostegno economico dei costi di laboratorio), per altri 6 mesi.

 

Il Cielo può attendere” - Se questo era il titolo di un noto film del passato, per quanto riguarda il nostro Paese, le cose sono diverse, e ogni attesa di tempi migliori può trasformarsi nella migliore realtà di altri, magari aiutati e non boicottati in casa loro, per conseguire un risultato che conta.

Rimanendo pur nello stretto tema qui trattato, per quanto attualmente è dato sapere, si apprende da fonti ufficiose che il prossimo 24 novembre alle ore 12 locali, sarà presentato in Usa a un limitato pubblico selezionato, un prototipo sperimentale LENR funzionante, che dovrebbe fornire una potenza in eccesso rispetto a quella necessaria per il funzionamento, dell’odine alcune decine di watt. Da indiscrezioni anticipate, questo sistema funzionerebbe con plasma a sostenuta temperatura.

È bene precisare però, per rendere l’ idea, che il concetto del LENR corrisponde, un po’ alla disponibilità di un carburante sintetico, che in quanto tale può essere ottenuto con varie metodologie. Così è stato per la benzina sintetica estratta dal carbone, o lo zucchero dalla barbabietola anziché dalla canna. Ancora diverso è il prototipo in figura, già mprontato da Celani sulla tipica creatività italiana, divenuto oggetto di tanta avversione. Staremo a vedere.

 

Il bandolo della matassa - A questo punto, appare del tutto superfluo auspicare ciò che con un minimo di buon senso ogni cittadino ritiene che debba esser fatto, affinché lo stesso Celani per il suo insostituibile bagaglio di esperienza e conoscenza sulle LENR, sia lui e non altri suoi sostituti più o meno “addomesticati”, si passi il termine, a fare ciò che mai porterebbero a buon fine nello stesso o in altri Laboratori.

D’altra parte però, Celani non può essere chiuso a chiave da solo nel Laboratorio, senza alcuna sovvenzione per la ricerca. Ciò equivale per il nostro ricercatore alla teorica possibilità di completare l’ opera, precludendoli in altro modo ciò che gli viene concesso.

Questo è il sistema ipocrita utilizzato in altri millenni, quando veniva consegnato un prigioniero in ostaggio dopo aver giurato davanti agli Dei che non sarebbe stato neppure toccato. Così infatti accadeva, mantenendo il giuramento e accecando il prigioniero con una spada rovente a pochi centimetri dagli occhi. Si fa per dire ma il concetto rende l’idea.

Dopo aver preso cognizione di quanto avviene all’interno delle strutture dei nostri Enti pubblici più prestigiosi, altrettanto importante sarà ricercare ora il bandolo della matassa di questo emblematico caso nazionale. Ciò sarà possibile attraverso una nuova volontà politica nell’interesse della verità, della legge, e dei risultati, di sapere per quale motivo la denuncia a suo tempo presentata da Celani per la distruzione della documentazione scientifica da lui stesso prodotta, non stia facendo il suo corso, come sarebbe corretto attendersi.

L’altro quesito, che attraverso un’inchiesta parlamentare potrebbe dare una salutare risposta nell’interesse del nostro Paese, è quello di individuare il grande burattinaio di casa, che nell’interesse delle lobby Internazionali, muove i fili del carosello amministrativo, politico e finanziario delle sovvenzioni alla Ricerca pubblica in Italia.

 

INFN

Boicottaggi, sabotaggi e ostruzionismo all’interno delle nostre Istituzioni di “ricerca” più prestigiose, fino ad arrivare alla distruzione dei documenti in occasione del Premio Nobel.
Sarebbe interessante sapere, da una parte, chi dispone e distribuisce le risorse economiche nazionali già assegnate dal Governo per la ricerca; dall’ altra, dove sono finiti i fondi della ricerca scientifica destinati ai laboratori più promettenti di risultati utili e utilizzabili per l’interesse della collettività.
Il caso specifico in cui il potentato delle lobby nostrane ha operato in modo contrario agli interessi nazionali è quello del Dott. Francesco Celani, noto ricercatore dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Frascati (INFN) che si interessa allo sviluppo di innovative metodologie per la produzione di energia termica ad alta efficienza, a basso costo e praticamente priva di radiazioni nocive, denominata LENR. Il tutto ad integrazione e, nel lungo periodo, in sostituzione dell’energia ottenuta dalla combustione delle varie sostanze fossili inquinanti, da molti ritenute responsabili principali del cosiddetto “Effetto serra” e dei bruschi cambiamenti climatici a queste attribuite.
Questo Ricercatore ha dedicato la parte professionale di maggiore esperienza della propria vita nei Laboratori di Frascati, fino alle soglie dell’età di quiescenza lavorativa.
L’Istituto ha così acquisito risultati eclatanti in questo tipo di ricerca anche in virtù degli approfondimenti professionali che lo stesso Celani ha potuto ottenere in Conferenze internazionali e durante i periodi trascorsi all’ estero con altri Ricercatori.
Ma proprio qui sta il punto perché tanto più Celani più acquistava conoscenza internazionale e stima professionale per le sue ricerche in questo comparto strategico, tanto più in Italia veniva avversato attraverso le lobby economiche e politiche; lobby che sono di fatto, arrivate all’ostruzionismo lavorativo all’interno dello stesso INFN.

 

Chiusura della sperimentazione LENR - Qualche anno fa, l’intuizione scientifica del Dott. Celani supera il tradizionale impiego dei materiali molto costosi come il Palladio, per la produzione di questa energia termica. Egli arrivava infatti, ad un risultato ancora maggiore con l’ impiego della Costantana, ossia di un composto, sostanzialmente, a base di nichel e rame, con l’ aggiunta di un particolare vetro.
Ovviamente il risultato che più interessa ai fini industriali è la quantità di energia e il suo rendimento. Sono questi la prospettiva del futuro sulla quale il mondo intero potrà attingere a volontà energia da impianti semplici a costi molto contenuti, di impiego anche domestico.
Ma con il crescere della notorietà del Dott. Celani, crescono contro di lui le avversità che arrivano all’interno dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Il periodo migliore per questo genere di ostilità è quello delle ferie estive in cui, com’è noto, è difficile reperire il bandolo della matassa. Infatti nel luglio del 2013 arriva l’ordine del Direttore dei Laboratori Nucleari di Frascati di chiudere entro settembre dello stesso anno, la sperimentazione su LENR.
In considerazione però, della abnormità della decisione adottata, vengono presentate ben otto interrogazioni parlamentari, per chiedere le ragioni di tale imperativo; interrogazioni che fortunatamente hanno sortito l’effetto di superare gli intendimenti del Direttore e di far proseguire l’attività di ricerca allo stesso Celani, ma senza alcun finanziamento da parte dell’Istituto.

 

Proposta al premio Nobel - La conoscenza anche all’estero del caso Celani è ormai grande e la sua notorietà scientifica dei successi sperimentali su LENR rompe gli steccati del Laboratorio di Fisica Nucleare di Frascati; notorietà che supera le frontiere del mondo e giunge in Norvegia, dove nel 2014 in virtù delle ricerche, da lui condotte su LENR viene proposta e accettata la candidatura per il premio Nobel per la Pace.
Celani infatti, simbolicamente parlando, alla stregua di un novello Prometeo che regalò il fuoco degli Dei agli uomini, si propone ora, di consegnare all’Umanità il dono dell’ energia a basso costo ed a volontà per tutti. Il premio Nobel per la Pace simboleggia infatti, il contributo del nostro Ricercatore alla eliminazione dei continui conflitti, come la storia insegna, per l’ accaparramento delle fonti energetiche del mondo.
Per queste ragioni egli, per quanto, si è potuto capire, supera le valutazioni preliminari, entrando nella scelta finale per il più alto gradino di Oslo. Di fatto, stante la trepidazione di casa nostra, temendo che il Dott. Celani potesse conseguire l’ambito premio, non si comprende quale sia stata la posizione assunta dalla rappresentanza ufficiale italiana. Ma alla fine, quando tutto sembrava ormai scontato a favore del nostro candidato, il conferimento Nobel viene attribuito per ragioni politiche, agli attivisti indiani Malala Yousafzay e Kailash Satyarthi.

 

La seconda finale al Nobel - L’anno successivo, ossia, nel 2015, accade la medesima cosa. Il Dott. Celani, viene di nuovo prescelto per la candidatura al premio Nobel, evidentemente per il rammarico di qualcuno di un’ingiustizia arrecata al nostro Ricercatore che sotto il profilo formale aveva dato adito, ovviamente, a qualche indimostrata richiesta tecnica, ritenuta decisiva.
Evidentemente in Italia a cui l’attenzione delle lobby si riferisce, la preoccupazione cresce e il rimedio da prendersi perché Celani non riesca a salire il prestigioso gradino, questa volta, dovrà essere ben valido e definitivo.
Celani infatti, a Gennaio del 2015 è già tra i candidati al premio Nobel. Il mese successivo nei Laboratori di Frascati avviene la sorpresa; sorpresa non già per l’ostruzionismo ma per la qualità del rimedio escogitato. Si tratta questa volta di un fatto più unico che raro nella storia del Centro, ma significativo della avversione alla ricerca LENR, identificata in Celani per la grave problematica che questi rappresenterebbe in Italia, qualora fosse a lui attribuito il premio Nobel.
Ubi malum, ibi remedium – dicevano nel passato. E il rimedio c’è stato. Guarda caso! - direbbe qualcuno. Guarda proprio il caso di ciò che è avvenuto! Nel febbraio 2015, il Direttore dei Laboratori di

 Celani
 Il prof. Francesco Celani

Frascati questa volta dà di fatto disposizione affinché tutta la documentazione scientifica del Dott. Celani depositata in un apposito locale del Centro, venga distrutta, all’insaputa dell’interessato, attraverso la macerazione. Dopo il misfatto, neppure con l’immane e affannoso lavoro di ricostruzione, Celani riesce a ricomporre in tempo utile, la documentazione mancante per dimostrare, dopo la seconda candidatura per il Premio Nobel, il merito riconoscibile per l’alto gradino dell’ ambito premio. E quell’anno la preferenza viene attribuita al Quartetto tunisino delle Associazioni per il dialogo politico democratico della cosiddetta “Primavera Araba”.

 

La conferma giapponese - A conferma del giusto indirizzo intrapreso nei Laboratori di Frascati per opera di Celani, si ha in questi giorni notizia giapponese di notevoli miglioramenti quantitativi dell’energia LENR prodotta attraverso lo stesso utilizzo di rame-nichel in stretto contatto con una specifica struttura di vetro, cioè il leit-motiv di Celani: questi rappresentano proprio la base su cui il nostro Ricercatore ha ottenuto i propri risultati in Italia.
Concludiamo l’articolo, facendo presente che il Dott. Celani, arrivato come detto, alle soglie del pensionamento, contrariamente a quanto avviene nella Pubblica Amministrazione con proroghe annuali in attività lavorativa, suo malgrado, dovrà andare obbligatoriamente in quiescenza alla fine di settembre.

In questo caso però, lascerà il proprio lavoro alle soglie del successo, come avvenne per “l’incompiuta di Schubert”; “incompiuta” che a differenza di quanto accadde per il musicista, questa volta sarebbero le stesse lobby antagoniste ad impedire i tentativi a chicchessia di completare l' opera.
Per queste ragioni ci si chiede come lo Stato Italiano, rappresentato dal Parlamento e dalle varie classi politiche che lo compongono, possa rimanere indifferente di fronte ad una serie di così gravi e continuate prevaricazioni all’interno della Pubblica Amministrazione. Con la perentoria messa in quiescenza di Celani, si ottiene proprio ciò che finora le menzionate lobby hanno tentato, ostacolando per i loro interessi la scoperta della produzione di una nuova forma di energia, impedendo cioè, una fondamentale conquista scientifica a discapito dell’ Italia e dell’intera Umanità.

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