L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Theatre and cinema (129)

 

 

Riccardo Massaro
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June 29, 2023

E come potrebbe non essere, questa serata in compagnia della strepitosa Paola Minaccioni, se non bellissima? Credo di aver visto, se non tutti, una gran parte dei film in cui appare. Anche nelle piccole parti o apparizioni riesce sempre a lasciare il segno, grazie alla sua grande personalità.

Un'attrice esuberante, divertente ma anche profonda, che con il suo modo di porsi riesce a piacere ad un pubblico eterogeneo. Stasera, infatti, l’arena del Teatro Tor Bella Monaca è sold out; bambini, ragazzi, anziani… c’è davvero di tutto in sala. Una platea ansiosa di assistere a questo monologo in cui Paola ha inserito alcuni suoi personaggi, presentati in TV o alla radio, attraverso i quali affronterà alcuni temi che assillano la nostra società, come le nevrosi e le problematiche personali, utilizzando una chiave comica e al contempo surreale.

Adoro quest' attrice, che finora non avevo mai visto esibirsi dal vivo, a briglia sciolta in uno spettacolo tutto per travolgerci con capacità istrioniche, bravura e grande simpatia…

Irrompe nella platea prendendo subito di petto il pubblico in maniera molto confidenziale, scioccando gli spettatori, divertiti perché non si aspettavano questo insolito inizio di serata.

Così, Paola rompe subito gli imbarazzi, infrange la quarta parete, la conquista immediatamente e si mostra per quello che è: semplice, diretta, spontanea, vicina al suo pubblico. Scevra da qualsiasi altezzosità da star che potrebbe permettersi ma che non la sfiora, prende per mano il suo pubblico immergendosi nel calore che gli dimostra la sala, già bella carica di voglia di divertirsi con lei.

Le tematiche trattate sono quelle che affliggono un po’ tutti: l’insonnia e le improbabili tisane che concilierebbero il sonno, lo stress, i vaccini usati durante la pandemia e le loro particolari e fantasiose reazioni che ognuno ha creduto di provare dopo l’inoculazione. Ma c’è spazio anche per le confidenze sulla vita sentimentale dell’attrice, ricche di aneddoti descritti in maniera molto simpatica e accompagnati con le esilaranti poesie che ha composto durante la sua buia solitudine sentimentale. Vulcaniche le reminiscenze sulla terminata relazione e le invettive contro il suo ex, con conseguente divertentissimo sfogo. Ma pare che ci siano problemi anche nel rapportarsi con i suoi strampalati e singolari fans quando li incontra per strada… 

Divertente anche la descrizione degli strani ed inutili oggetti che tutti, bene o male, abbiamo acquistato nei negozi “Tiger”, che lei ha collezionato nella vana speranza di mitigare il suo stress e i suoi vuoti emotivi; dunque, perché non tentare la via della meditazione attraverso una forma di yoga interpretata tutto a modo suo?

Una breve incursione nell’estremo uso dei trattamenti estetici per rallentare ed esorcizzare la vecchiaia, e approda poi ad un argomento sempre attuale: l’influenza negativa di una madre in un rapporto sentimentale. Si presenta, allora, nei panni di una irrefrenabile ed esilarante mamma siciliana davvero irresistibile che candidamente svela tutti i suoi espedienti per non perdere il figlio ormai sposato. Poi, abbandonate queste vesti e il dialetto della trinacria, la ritroviamo nei panni di una molesta inveterata operatrice telefonica rumena, che in modo assai discutibile presta la sua assistenza tecnica telefonicamente, mentre contemporaneamente essendo in smart working, assolve il compito di badante ad un anziano signore! Fantastica poi la telefonata con il suo nuovo toy boy, con cui intreccia una improbabile relazione amorosa. 

Sparisce poi dal palco, per riapparire vestita come un’anziana ma energica ottantenne, apparendo inaspettatamente tra il pubblico. Impicciona e invadente, importuna simpaticamente le coppie presenti, facendo domande sulla loro vita matrimoniale e dare così sfogo alla sua pruriginosa curiosità.

Qui Paola dimostra tutta la sua preparazione e schiettezza attraverso la sua improvvisazione, che diverte e sorprende moltissimo il pubblico.

Le movenze con cui dà vita ai suoi personaggi, gli atteggiamenti, l’espressività, l’impostazione delle voci che utilizza sono fantastici. Si rivela una grande intrattenitrice che sa benissimo come sfruttare le pause, per creare una particolare suspense comica molto efficace.

Con battute semplici, provocatorie, pungenti e sempre divertenti, si conferma accattivante, coinvolgente, creativa, esuberante, divertendo i presenti attraverso quegli argomenti citati in cui lo spettatore si ritrova e si riconosce. Ben riuscite le imitazioni della Bertè, della Ferilli e della Meloni.

Alla fine, la serata si rivela come il titolo dello spettacolo: il pubblico dimostra non solo di divertirsi, ma anche di essere molto coinvolto dalle brillanti e frizzanti trovate di Paola, e lo dimostra esternando tutto il suo affetto attraverso calorosi applausi e tante risate.

June 06, 2023

Il Teatro de’ Servi chiude la stagione con due artiste strepitose, assolutamente divertenti, complici ed affiatate, che già hanno lavorato assieme con ottimi risultati. Stasera ci propongono una loro divertente commedia che in passato ha ricevuto dal pubblico responsi più che positivi.

Cinzia e Francesca si divertono e divertono con la loro proposta che già dalle prime battute si mostra rinnovata ed attualizzata con rimandi ad eventi recenti. Questo approccio dà allo spettacolo le sembianze di un prodotto appena partorito. Il tema trattato ricalca le orme di una trasmissione che va avanti da decenni, come è riportato nel titolo del famoso programma” Chi l’ha visto” che dall’aprile  1989 si occupa della ricerca di persone scomparse attraverso la partecipazione dei cittadini con le loro segnalazioni.

Affiatate, disinvolte ed esperte, queste due fantastiche autrici e attrici fanno frequenti divagazioni ed improvvisazioni alquanto divertenti.

Francesca è un’attrice alla quale sono molto affezionato e che seguo assiduamente; mi piace la sua schiettezza, la sua romanità, la naturalezza e la grande spontaneità.

Cinzia la ricordo per la bravura dimostrata quando lavorò assieme a Francesca  in una commedia molto divertente dal titolo “Vis a vis”.

L’ironia di questa commedia verte su un interrogativo che affligge anche me da tempo: le persone che spariscono, vogliono davvero essere ritrovate?

Le vediamo, allora, in uno studio televisivo dove Cinzia Berni è nel ruolo della presentatrice e ci ricorda molto Federica Sciarelli, la conduttrice del noto programma, ma in versione più cinica, visibilmente infastidita perché ormai satura per tutte le assurde vicende trattate, ma soprattutto per i personaggi con cui ha a che fare.

Alle prese con una serie di improbabili, paradossali, improponibili figure che Francesca Nunzi  interpreta, prima scomparsi e poi ritrovati, si prende spunto dalla realtà, e si usa una grande ironia che nasconde (neanche troppo velatamente) un profondo cinismo e una critica su questo particolare fenomeno.

Francesca sfodera tutta la sua simpatia ed esperienza di artista per interpretare i suoi bizzarri personaggi: dalla donna delle pulizie con l’accento marchigiano, all’ex ballerina di estrazione romana volutamente scomparsa con il suo segreto; dall’inconsolabile vedova calabrese ipocondriaca con i suoi acciacchi e malanni, all’invadente donna delle pulizie rumena… Troviamo anche un estratto del libro “Uomini senza uccello”, un esilarante libro scritto proprio da Francesca che qui riporta alcuni passi assolutamente riusciti che divertono moltissimo il pubblico.

Si chiude la serata con un’ultima folle signora, questa volta alla ricerca della sorella…

Non mancano ovviamente riferimenti e citazioni ironiche di molti personaggi dello spettacolo ed inevitabilmente di bizzarre vicende reali che hanno ispirato le due artiste per costruire questo spettacolo e farci ridere insieme a loro.

Di fondo, però, traspare una critica pungente sia alla nostra società che ad alcuni aspetti della trasmissione, spesso utilizzata in modo distorto semplicemente per fare spettacolo alle spalle di tristi realtà. Quando un individuo sceglie di sparire, a volte è per cambiare vita, per lasciarsi dispiaceri e fallimenti alle spalle e cercare di ricominciare da capo. Perché infrangere questa speranza rivelando la sua presenza in qualche luogo ameno dove si è nascosto e nella quale vorrebbe vivere dimenticato?

Ecco che questa diviene così anche una critica agli italiani impiccioni, che in tutte le maniere cercano di diventare protagonisti attraverso una trasmissione che forse specula sui disagi e sulle difficoltà degli scomparsi per farne sensazionalismo.

Insomma, una serata allegra in compagnia di due brave interpreti e autrici che tra una risata e l'altra ci permettono anche di riflettere su questo triste fenomeno e tutta la speculazione che vi orbita intorno.

May 30, 2023

 D-Ciao Sergio, intanto grazie per avere accettato di essere intervistato. Dimostra una volta in più la tua gentilezza e disponibilità a donarti al pubblico.

Grazie, lo ritengo un dovere verso il pubblico.

D-Hai iniziato a lavorare come modello dopo il tuo trasferimento in Italia da Bilbao e poi è stata tutta una salita di successi e di avventure fra televisione, cinema, musica, spot, fiction e teatro.

Protagonista in ruoli importanti e determinanti che ti hanno reso giustamente il personaggio che sei ma senza mai perdere l'umiltà che naturalmente ti appartiene.

 Una domanda che rivolgo spesso ai miei intervistai è quella di chiedere cosa non avresti voluto fare e cosa invece avresti voluto fare prima nel tuo periodo artistico.

R-Avrei troppa paura a cambiare il mio passato. Basterebbe un piccolo cambiamento e il mio presente non sarebbe più lo stesso. Non cambierei niente.

Avrei voluto però fare molto più surf.

D- Indubbiamente le tue qualità sono frutto d'impegno, di studio e di grande professionalità:

     Cosa è che ti fa accettare o rifiutare un lavoro?

R-In realtà studio per paura e senso d'insicurezza. Non mi piace trovarmi impreparato. anche se le sorprese sono parte della vita.

 Di solito accetto un lavoro se mi piace il copione, se mi fido del regista o se -mi fanno una proposta che non posso rifiutare-.

 Quando fai l'attore di professione ogni tanto può capitare di fare lavori o avere richieste che non ti convincono del tutto. 

D- Ultimamente sei molto impegnato soprattutto nel teatro ei risultati sono visibilmente positivi.

 Quanto riesci ad entrare in -metamorfosi- con il personaggio da interpretare? e quanto di Sergio c'è nelle tue rappresentazioni?

R- Nelle interpretazioni teatrali, hai la possibilità di entrare sempre di più nel personaggio, replica dopo replica. Per quanto riguarda invece il cinema e la televisione, devi osare tutto

subito e poi rimane per sempre. La differenza sta qui; in teatro hai più tempo, più possibilità per entrare nel personaggio. Ovviamente devo usare tutto quello che ho, sia disponibile che

intellettualmente per creare un personaggio. Indubbiamente ogni personaggio interpretato, si macchia dell'attore che lo dipinge. 

D- Sergio, tu non sei solo un attore, un modello, un cantante ma una miscellanea di tutto ciò e questo è probabilmente uno dei motivi del tuo successo. Sicuramente hai un equilibrio

mentale che ti permette di sapere muovere i fili giusti al momento e nel modo giusto.

 Quanto è importante lo yoga che da molti anni pratichi nella concentrazione sull'impegno lavorativo?

 R-Tutti gli attori hanno altri interessi artistici. La ricerca artistica e la curiosità fanno parte del nostro lavoro. Bisogna sperimentare altri linguaggi artistici per arricchirsi ed evolversi.

 Lo Yoga aiuta in tutti i lati della vita. Tutti gli strumenti dello Yoga possono essere usati per crescere, anche come attore.

D- Da pochissimo hai concluso la tournée -Cuori scatenati-che ha di nuovo conclamato un successo di pubblico e di critica.

A cosa stai lavorando in questo periodo e quali progetti hai già in attivo?

RE adesso sto portando in giro - Tango, apologia di musica e parole- di Francesco Facciolli e il mio spettacolo intitolato - La mia onda -. In entrambi gli spettacoli, si fondono la musica e la recitazione.

D- Penso che ogni forma di arte sia la forza di un'introspezione da condividere con l'altro, sia per interpretare un copione, un testo qualsiasi, una poesia, una canzone, un dipinto, e tutto quanto possa sprigionare dalla musica che ti accompagna da anni.

Quanto ami questa forma di arte? Qual è la sensazione interiore che fornisce in ogni tua interpretazione?

R-Penso che la musica sia la forma d'arte più immediata. Bastano due note per creare un'atmosfera, per farti cambiare umore, per farti tornare alla mente momenti che pensavi dimenticati per sempre.

 Tutto è vibrazione. La musica, secondo me è la più diretta delle arti.

D-Non amo mai fare domande sul privato ai miei intervistati perché trovo che la sfera personale faccia parte di un mondo da non contaminare. Nel tuo caso però visto la bellezza,

l'intelligenza e la sensibilità che ha Morena tua moglie, mi permetto di chiederti quanto conta avere la donna giusta al proprio fianco in questo mondo fatto di spettacolo, di apparenza, di

tempo impegnato fuori casa.

R-Come dice mia madre. “Non esiste la persona perfetta con la quale stare, ma bisogna diventare la persona perfetta con la quale il tuo partner possa stare.”

 Stando con lei non mi focalizzo esclusivamente sul lavoro.

A te Sergio che ringrazio per la tua gentilezza lascio un po' di spazio per regalarci una tua frase, un tuo motto, un tuo pensiero:

 Vivere giudicando meno gli altri è un buon inizio per essere felice.

Grazie Sergio, condivido in toto questo tuo pensiero che conferma la tua bella introspezione.

 

May 24, 2023

 

Con: Marco Capretti, Fabrizio Gaetani, Lallo Circosta, Alberto Farina, Antonio Covatta, Fabio Baldieri.

 

Non conoscevo questo locale alquanto nascosto; si tratta di un ex magazzino, oggi adibito a luogo di intrattenimento con bar e sala per gli spettacoli, a cui è stato donato un aspetto originale e suggestivo. Il locale è per soli soci, ma è semplicissimo affiliarsi.

Lo staff è molto simpatico e gentile, e fornisce le esatte indicazioni per raggiungerlo. Io, che ho giocato la carta del fai da te, non l’ho trovato, ma l’errore mi ha permesso di arrivarci tramite un accesso secondario, cioè da un’uscita di emergenza... Entrato in un palazzo attraverso il portone condominiale che affaccia sulla via parallela e seguendo un allegro vocio che arrivava da una porta metallica, ho bussato, e ad aprirmi sono stati niente popò di meno che Marco Capretti, Fabrizio Gaetani e Lallo Circosta! Di fronte alla mia inconsapevole invasione, hanno cominciato a ridere! Mi sono ritrovato immerso in un ambiente con luci soffuse e musica di sottofondo, con gli artisti a conversare amabilmente mentre cenavano e forse mettevano a punto gli ultimi dettagli prima di iniziare la serata. Ho avuto la sensazione che lo spettacolo fosse già cominciato e che io ne facessi parte!

Riesco a partecipare solo ora al “Chaltron Show”, organizzato da comici che stimo ed apprezzo molto, a cominciare da Marco Capretti, Lallo Circosta e Fabrizio Gaetani che ho seguito in passato; finalmente ho potuto vedere dal vivo anche Alberto Farina, che ho sempre seguito in spezzoni fruibili sul web. E ho avuto anche il piacere di incontrare Antonio Covatta e Fabio Baldieri.

I nostri partono con un abbozzo di copione, per poi improvvisare continuamente. Immaginate sei amici folli che avete invitato a cena che, lasciati a briglia sciolta, sfruttano qualsiasi espediente per fare comicità e rallegrare la serata, prendendo spunto da qualsiasi cosa. Partendo da poche tracce preparate, divagano in continuazione interagendo non solo tra loro ma anche con il pubblico, coinvolto per inscenare continue gag spassosissime. Ad esempio quelle che nascono dal ricordo di frasi o scene di film come “Testa o croce”, “Fracchia la belva umana” oppure “Il marchese del grillo”, che hanno fatto la storia della comicità italiana.

Antonio alla chitarra stravolge in modo geniale i brani più conosciuti della canzone italiana e ci fa ascoltare “Grazie Lazio” di Venditti; oppure ci fa conoscere un’Orietta Berti come non la immagineremmo mai, Vasco Rossi nerd, Gigi D’Alessio che canta in milanese e Achille Lauro in napoletano. E poi Pierangelo Bertoli che corre senza la sua sedia a rotelle, Guccini un convinto fascista, Patty Pravo rimasta vergine e Renato Zero diverso… Si ride a crepapelle.

Marco, che veste il ruolo di presentatore e collante del gruppo, a più riprese ci legge pillole del suo “Libro delle soluzioni”, un concentrato di comicità in cui questo artista si mostra capace di inventare di tutto...

Fabio invece si cimenta in una serie di barzellette assai divertenti, e strappa risate e applausi.

Lallo e Fabrizio richiamano la nostra attenzione sulla contaminazione, a cui non pensiamo mai, tra il linguaggio culinario e i detti e le espressioni popolari. Lallo, poi, ci guida in città con il suo navigatore impostato sulla voce di Lando Fiorini, che dà le indicazioni stradali cantando! Bella e potente, la sua voce, e tanta la simpatia. Si presenta anche in versione Cannavacciuolo, con una ricetta davvero divertente!

Esilarante è il momento in cui Alberto racconta, con ricchezza di particolari, come sia riuscito a rovinare il matrimonio di un amico. E poi passa in rassegna alcuni episodi del suo fantomatico paese, Cupinio. Ci propone anche dei pezzi preparati per alcune trasmissioni televisive, che però sono stati tagliati… Una risata continua…

Antonio, improvvisando sulle richieste del pubblico, si cimenta nella sovrapposizione dei testi di poesie famose sulle note dei brani dei nostri cantautori. Avete mai sentito “Il cinque maggio” di Manzoni sulle note di “Vita spericolata? Ce ne ha fatte sentire diverse... Bravissimo e geniale.

Fabrizio si diletta ad elencare i nomi di alcuni farmaci, sottolineando come siano assurdi, seppur funzionali all’intuizione del loro utilizzo…

La serata si chiude con un blues cantato da Antonio, su un testo pazzesco che viene improvvisato con le parole suggerite a caso dal pubblico.

Finisce così questo folle e divertente “incontro”, ricco di quell’ improvvisazione che solo tanta maestria e professionalità possono produrre, e che mi fa rimpiangere di essermi perso le precedenti. Tenete d’occhio la programmazione di questo locale, sicuramente interessante e varia. E se in futuro vi trovaste a passare da queste parti quando i “cialtroni” sono in scena, fermatevi.

May 19, 2023

 

L'ultima volta che ho visto Antonio Conte è stato in una commedia, al fianco di Marco Cavallaro, in “Amore sono un po' incinta”, dove vestiva i panni di un personaggio davvero simpatico e divertente. Alessandro Giova, invece, l'avevo visto al “Festival dei nuovi tragici” in un monologo tragicamente divertente, e poi nel concorso “Autori nel cassetto, attori sul comò” con l'interessante proposta in versione corto del suo “Alieni nati”.

Stasera li ritrovo qui che vestono panni completamente differenti. Alessandro è uno scrittore, un libero pensatore, una sorta di filosofo politico schierato contro il regime vigente.

Antonio, dall'approccio burbero e con una prepotente fisicità, è invece un sicario, un boia di stato, un essere asservito al potere con il compito di porre fine all'esistenza dell'altro protagonista che, con le sue idee, infastidisce i poteri forti.

Alessio Pinto riadatta e ricolloca, in tempi moderni, un radiodramma scritto da Friedrich Dürrenmatt nel 1951. Il testo tratta un argomento sempre attuale: l'importanza della cultura, strumento che permette di scegliere, di pensare, di porsi in antitesi al potere.

Originalmente ambientato nella Seconda Guerra Mondiale, il testo viene riadattato in forma teatrale da Alessio, che elimina i riferimenti a quel periodo, ammorbidisce il dramma in alcune sue parti e lo rende più fruibile rispetto all'opera originale.

Il messaggio intrinseco sottolinea un concetto fondamentale: non esistono poteri buoni. Il potere, qualsiasi esso sia, finisce prima o poi per utilizzare la violenza per annichilire la cultura in quanto forma di libertà e di scelta che stimola il libero pensiero. La cultura è ritenuta pericolosa e destabilizzante per ogni forma di potere.

Potere che qui è rappresentato dalla figura del boia di uno stato tirannico, che subdolamente lo ha incaricato di recarsi di notte dallo scrittore per eliminarlo, preferendo una soppressione silenziosa e nascosta ad un processo pubblico, che darebbe inevitabilmente vita ad una serie di riflessioni del popolo , seppur soggiogato.

L'unica arma con cui può difendersi un pensatore, la parola, viene così soppressa e soffocata nel buio della notte. Il confronto tra i due è ben evidenziato; in poco meno di un'ora di spettacolo molto avvincente, arriva subito al dunque, eludendo inutili divagazioni.

La musica di fondo crea un'atmosfera in sintonia con il dramma; l'uso delle luci è alquanto suggestivo. Bellissimo l'effetto ottenuto da un'illuminazione laterale che evoca la luce filtrante da una finestra; forse rappresenta una lontana e vaga immagine di speranza. Questo flebile chiarore illuminerà a turno entrambi i personaggi, dandogli un aspetto romantico e al contemporaneo fortemente drammatico.

Lo scrittore, consapevole, attende il suo carnefice nello studio, tra i suoi libri che insieme agli scacchi rappresentano la temuta cultura. Una bella rappresentazione della situazione: vittima e carnefice sono come le pedine: possono essere mosse o sacrificate da un giocatore supremo in un gioco più grande di loro. Quel soggiorno, allora, diviene una sorta di scacchiera in cui queste pedine umane si fronteggiano in una gara perversa.

Il fatto che lo scrittore sappia che il suo carnefice arriverà di notte, riporta inevitabilmente a pensare a ciò che accadeva in Argentina con i deparecidos, nella Germania nazista, nell'Italia fascista, nei paesi dell'est sotto il regime comunista... Ogni dittatura, per agire, sceglie il momento in cui la vittima è più indifesa perché si sente più sicura: in casa, mentre dorme, quando è con i suoi affetti, nel suo ambiente. Così, può colpirla a tradimento. È un modus operandi alquanto efficace, che racchiude un messaggio chiaro per tutti: nessuno è al sicuro.

Il nostro sicario, però, si presenta impacciato: entra in casa come un ladro maldestro e finisce per sottolineare la viltà e il pressappochismo del potere che manda un suo rappresentante alquanto discutibile a compiere la sua “giustizia”. Antonio è fantastico In questa duplice rappresentazione, quella di persona imbranata e quella di un uomo distaccato e serioso.

Anche questa è una sottile ed arguta trovata, perché ci mostra un uomo piuttosto comune, come tanti altri, in cui ci si può immedesimarsi e trovare delle affinità. Una figura di certo più familiare, più popolare di quella di uno spocchioso letterato.

Ognuno di noi potrebbe essere o diventare come lui. Apparentemente strampalato, nasconde una sua forte pericolosità, che grazie a questa presentazione passa quasi inosservata. Veniamo quindi beffati da questa figura in maniera fine ed intelligente, tanto da cominciare ad apprezzarla. Inconsapevoli stiamo subendo una sorta di sindrome di Stoccolma.

Entrambi sanno perché sono lì. Così, comincia un acceso confronto. Con rabbia e paura, lo scrittore padrone del pensiero e della parola aggredisce verbalmente il sicario, provocandolo e accusandolo di asservimento, quasi per avere un ultimo sussulto di supremazia, un fiero canto del cigno. Anche Alessandro è molto bravo nel suo ruolo districandosi ed evidenziando efficacemente queste dinamiche così contrastanti.

Il boia, vittima del potere, si difende rivelandosi una persona calma, posata, riflessiva; è un profondo intenditore delle sfaccettature e del carattere umano che ha imparato a conoscere uccidendo. Infatti, quando le sue vittime realizzano di essere innanzi al proprio imminente ed ineluttabile destino, appaiono per ciò che realmente sono, vere e trasparenti. Ecco un'altra sapiente trovata che offre uno spunto di riflessione: fingere, mentire a se stessi, accettare tutto è tipico di una società pronta all' asservimento di un potere repressivo. Qui è molto chiaro il riferimento alla Germania nazista. Il popolo germanico fu convinto subdolamente ad entrare nelle dinamiche del nazismo, grazie ad una forma di persuasione ed un bombardamento psicologico continuo, che qui troviamo velatamente ed elegantemente rappresentato nella boia.

Questo moderno Mastro Titta è consapevole del suo ruolo infausto, come lo era il boia di Roma. Sa di agire all'ombra di un potere che gli conferisce un'autorità, ma sa anche di essere dipendente da un potere ingiusto che lo soggioga, lo usa, costringendolo a compiere atti riprovevoli. È un uomo che non ha potuto scegliere e si è trasformato, suo malgrado, in un automa asservito. La sua supremazia sulla vita o sulla morte degli altri è però solo un bluff. Può infierire sul corpo delle vittime, ma nulla può sulla loro mente e sul loro pensiero.

Il pensatore, attraverso la sua dialettica, cerca di risvegliare l'umanità sopita del killer, il quale si rivela più umano di quello che ci si aspetterebbe; è così che paradossalmente si accattiva le simpatie del pubblico, surclassando il pensatore saccente, antipatico e provocatore. Siamo stati beffati di nuovo dal potere per mezzo di questa figura, in maniera fine ed intelligente, fino ad apprezzare un assassino. Anche in questo Antonio ed Alessandro sono molto convincenti, mentre la regia ha giocato bene le sue carte. Siamo infatti diventati tutti inconsapevoli vittime di questo gioco perverso. La simulazione dell'azione del potere attraverso lo spettacolo ci ha soggiogati, infettati, presi in trappola, portandoci a pensare e ad accettare qualcosa che non ci appartiene, subendo un velato indottrinamento tipico delle dittature. 

Cominciamo ad essere sempre più invischiati in questa situazione, e indifferenti assistiamo al precipitare degli eventi, così come rimangono indifferenti alle richieste di aiuto dello scrittore i cittadini quando urla dalla finestra, Ecco un'altra arma che il potere usa a suo vantaggio: l' indifferenza.

Ancora una volta lo spettacolo, senza accorgercene, ci dimostra come funzionano e inibiscono le dinamiche che soggiogano un popolo, e come queste hanno fatto breccia anche sullo spettatore ignaro.

Il confronto è drammaticamente poetico, efficace e suggestivo, grazie a questi due bravi attori, molto diversi tra loro sia per approccio recitativo che per aspetto. Scelti con cura da Alessio, riesce a sottolineare la loro differenza profonda, evidenziata e rimarcata attraverso i giusti costumi. Anche richieste sono perfette per questo ruolo: Alessandro, di corporatura più esile tipica dell'intellettuale, ci appare nervoso, agitato, impaurito ma anche provocatorio mentre si prepara emotivamente e psicologicamente alla sua divisione con un' escalation ben costruita dall'attore e dal testo .

Antonio sembra gigantesco, apparentemente un bonaccione, racchiude in sé e svela una grande profondità ed umanità visibilmente schiacciata dal suo ruolo e dalle tante uccisioni che porta sulle spalle, che lo hanno indurito.

Due anime dannate: una finirà stanotte la sua lenta agonia, l'altra è condannata a perseverare e convivere con i suoi latenti sensi di colpa.

Due attori che catturano l'attenzione, che ci trascinano in quella scenografia tetra e buia, soffocante e pesante, avida di luce. Ci si aspetta un colpo di scena, o un finale inaspettato, o forse un lieto fine. L'abbraccio del tristo mietitore però incombe…

  

COLLOQUIO NOTTURNO CON UN UOMO DISPREZZATO

con Antonio Conte e Alessandro Giova

Adattamento e Regia di Alessio Pinto

Aiuto Regia di Claudia Onofri

Costumi di Loredana Labellarte

May 13, 2023
Denny Mendez

Carissima Denny, dopo cinema, televisione, inserimenti in videoclip, presentatrice in programmi televisivi, sei approvata con meritato successo anche in teatro dove non si recita solo una parte, ma in qualche modo se ne vive l'empatia.

D Quanto vieni coinvolta emotivamente da questo tipo di spettacolo? 

Per ogni tipo d'impegno lavorativo m'impegno tantissimo, a volte anche troppo ma è necessario se si vuole raggiungere al meglio ciò per cui stiamo lavorando. 

D Stai portando in giro per l'Italia insieme a Francesco Branchetti "Cose di ogni giorno" di David Norisco con la regia dello stesso Branchetti. Tu sei Rina che ha un ruolo fondamentale con carattere e grande sensibilità.  Vuoi parlarci di questo impegno? Cosa si vuole rappresentare? Quanto ne sei coinvolta? 

R_Questo spettacolo con Francesco Branchetti, rappresenta ciò che può accadere in ogni tipo di famiglia, sia essa di estrazione borghese che non propriamente benestante; il titolo stesso dello spettacolo è "Cose di ogni giorno" e sta proprio ad indicare questo, le consuetudini di molte famiglie, questo impegno è arrivato in un momento molto importante della mia vita; entrare nelle parti di Rina vuole dire rappresentare una donna che gestisce il suo ruolo verso marito e figli in un determinato modo, personalmente non sono caratterialmente simile alla protagonista ma ogni donna agisce in modo diverso 

D- Tu sei una donna sensibile e attenta al mondo che ci circonda; ti batti per le donne, per i diritti e per ogni tipo di ingiustizia, tutto questo ti fa onore. Hai mai pensato di puntare in prima persona verso un tipo di spettacolo che sia televisivo, teatrale o d'intrattenimento su questo tipo di argomenti? 

R-Certamente sto valutando un progetto che avvalori alcune problematiche come la violenza alle donne, i vari problemi legati all'infanzia, le discriminazioni di vario genere. Devo dire che io stessa ho avuto alcune difficoltà e forse proprio perché ne conosco le sensazioni vorrei essere una voce per chi non ne ha. Con questo non voglio mettermi dietro ad alcuna cattedra, sono una persona umile e tale voglio rimanere ma sarei felice se potessi di essere eco per quelle minoranze che spesso non hanno ascolto. 

D-Sei giovane, hai avuto molte esperienze lavorative e dobbiamo dire che non hai chiesto aiuto a nessuno se non a te stessa e alla tua determinazione e preparazione.

Cosa consiglieresti a quei giovani che vogliono intraprendere la strada del cinema, teatro o televisione? 

R-Cosa direi ai giovani che vogliono affacciarsi nel mondo dello spettacolo? una sola parola. lavoro, lavoro, lavoro, lavoro. Mai fermarmi, anche nei momenti difficili quando tutto sembra complicato, quando ti dicono di no, quando non vedi alternative. Insistere! E' molto importante anche il supporto della famiglia che sia stimolo e non ostacolo. Fondamentale il guardarsi intorno, informarsi, sapere, conoscere e condividere. Comunità! è una parola che io amo molto. 

D- Hai frequentato più di una scuola di recitazione e questo ha garantito alla tua formazione un'esperienza fondamentale per la tua professione- Quanto è stato impegnativo lo studio? quanto sei ancora impegnato, se lo sei, in questo? 

R-Lo studio è fondamentale, necessario e personalmente studierò per tutto il tempo che farò questa professione. E' necessario come necessario è essere curiosi; io lo sono, mi piace

  Marzia Carocci a sin. con Denny Mendez

conoscere, sapere, informarmi sempre. Adesso ci sono tante tecnologie, le intelligenze artificiali ma non credo che possono mai sostituire la mente umana. Ce l'abbiamo fatta fino ad adesso, perché dovremmo cambiare? 

D-Dal tempo in cui fosti eletta Miss Italia, a oggi hai raggiunto ottimi traguardi, lo hai sempre fatto con estrema perizia e preparazione artistica.  C'è qualcosa che non avresti voluto fare? C'è invece qualcosa che rifaresti in maniera differente? 

R_No, non c'è niente di cui mi pento, tutto può servire per migliorare alcune scelte. Per poter brillare bisogna passare attraverso le difficoltà, dico questo almeno per quanto mi riguarda. In maniera differente al passato però, a questo periodo della mia vita, vorrei poter scegliere i copioni e recitare quei ruoli che abbraccino le mie riflessioni introspettive, il mio modo di vedere di condividere il pensiero sceglierei quindi quei progetti che abbiano all'interno le stesse idee che io stessa vorrei esprimere. Mi piacerebbe poi lavorare basandomi sull'internazionalità. 

Adesso Denny, lascio sempre ai miei intervistati una domanda che io definisco "bianca", bianca perché in realtà è solo uno spazio dove vi è la libertà di pensiero e di parola da parte tua, quindi puoi lasciarci con un'idea, una frase, una poesia, un qualcosa che sia completamente tu. 

R-In questo spazio mi sento di lasciare solo un commento: 

LA VITA NON E' TROVARE TE STESSO. LA VITA E' CREARE SE STESSI 

Grazie per il tuo tempo

May 02, 2023

Di Giuseppe Tornatore- Regia Roberto Belli - Compagnia Ass. Culto. Pex

Con Claudio Boccaccini, Paolo Perinelli, Andrea Meloni, Paolo Matteucci, Riccardo Frezza

scena: Eleonora Scarponi - disegno luci: Claudio Boccaccini

tecnico luci e fonica: Andrea Goracci - grafica: Giorgia Guarnieri

 

Un uomo bagnato ed infreddolito viene trovato senza documenti dalla polizia di notte, durante un terribile temporale, e portato in commissariato. Interrogato, dichiara di essere il celebre scrittore Onoff, ma il commissario, grande ammiratore dell'artista, senza la sua famosa barba non lo riconosce. Scettico sulla sua identità il delegato lo trattiene. Quella stessa notte è stato compiuto un omicidio e il reticente Onoff durante l'interrogatorio fa sorgere grossi sospetti. È impreciso, confuso, vago, sembra nascondersi dietro una sua apparente amnesia.

L'interrogatorio è anche una brillante trovata della sceneggiatura per far conoscere il protagonista e portare a galla, mediante mirabili dialoghi con il commissario, la sua vita e la sua essenza più intima.

Lo spettacolo.

Un rumore improvviso scuote la sala simile ad uno sparo, ad un fulmine caduto vicino. Un uomo, Claudio Boccaccini nei panni di Onoff, appare in sala sfiorando la prima fila, sconvolto ed impaurito; manifesta visibilmente paura, panico, incertezza. Le sapienti luci lo immortalano entrano in fotogrammi, rendendo la scena ancora più drammatica e realistica.

Nel frattempo, continua a cadere la pioggia.

All'improvviso appaiono due poliziotti in assetto militare, che insospettiti fermano l'uomo. Non ha con sé documenti, quindi viene tradotto in commissariato per l'accertamento dell'identità.

Il commissariato è ricostruito da una scenografia suggestiva; il tocco da maestro di Claudio Boccaccini si avverte subito: riesce sempre a dare al suo teatro quell'impronta cinematografica, ammaliante, sorprendente, riconoscibile per quanto è personale. Ogni volta che vedo un suo spettacolo sono sorpreso dalle idee e dalle trovate geniali. Stavolta è riuscito a portare la pioggia direttamente sul palcoscenico! Non so come abbia architettato questo effetto sorprendente, ma vi garantisco che il risultato è perfetto.

Nel fatiscente commissariato, dal tetto prese copiose infiltrazioni d'acqua. Non è un effetto scenico, è davvero acqua che, scendendo da vari punti, rimbalza in secchi quasi pieni disseminati per la stanza, bagnando tutto intorno. Il suono piacevole crea un'atmosfera malinconica, compagna inseparabile di tutto lo spettacolo.

Il commissariato è squallido, come lo sono i tutori dell'ordine che lo occupano. Da subito maltrattano l'uomo trattenuto fino all'arrivo del commissario. Sono poliziotti, guardiani, tre inquietanti personaggi; una sorta di trinità sospesa nel tempo, che presenzia molesta o silenziosa. Durante l'interrogatorio che subirà Onoff, se ne avvertono gli impercettibili movimenti, la fastidiosa presenza. I loro atteggiamenti cambiavano a seconda dei comportamenti del sospettato. Spesso si ritrovano suggestivamente a ripetere la stessa frase uno, dietro l'altro, ritmicamente, come se fossero un'unica persona, un' emanazione trina.

Due sono davvero inquietanti, burberi, seriosi, con sguardo severo; il terzo invece è un bonaccione introverso, balbuziente, quello che cerca di mitigare il comportamento degli altri attraverso il suo. Loro sono Andrea Meloni, Paolo Matteucci e Riccardo Frezza.

Arriva il commissario, un Paolo Perinelli in piena forma che ingaggia una sorta di duello verbale a suon di dialoghi complessi, incalzanti e profondamente teatrali. Una tenzone tra i due personaggi, ma anche a livello attoriale tra questi due grandi interpreti, con scambi continui e sempre più incalzanti che incollano alla poltrona lo spettatore per la loro intensità.

All'inizio la conversazione segue un normale iter fatto di domande precise ma di risposte vaghe; poi la situazione si trasforma, diviene ambigua, appesantita da un' atmosfera sempre più opprimente che pervade la scena, trasformando tutto in qualcosa di assolutamente insolito, irreale, onirico, visionario.  

I discorsi tra i due prendono una strana piega, mentre i tre gendarmi, che sembrano uniti da una sorta di cordone ombelicale, paiono sempre più entità asservite alla figura di questo insolito commissario che pian piano sembra diventare qualcosa di misteriosamente superiore. Forse è sempre stato così, siamo noi che non ce ne siamo resi conto; una sorta di entità superiore, un Caronte, un San Pietro, l'Angelo Samael, uno smistatore di anime perdute a capo di una sorta di purgatorio o di limbo dantesco di transito, chissà...

Questa è la strana impressione che pervade lo spettatore mentre viene rapito e confuso dagli eventi, sballottato e strattonato da situazioni in caduta continua nel paradossale. Una storia che appassiona perché sempre più ingarbugliata, perché scompagina ruoli e situazioni.

Un sogno? Un incubo? La materializzazione di un nuovo romanzo dello scrittore che si trasforma in una fantasia reale e perversa che lo imprigiona in una rete che lui stesso ha tessuto ed in cui si è intrappolato? Il commissario lo incalza; quell'omicidio che c'è stato sembra aver sporcato le mani di quest'uomo che mentre si cambia gli abiti bagnati, gentilmente forniti dai suoi carcerieri, scopre perplesso che sono imbrattati di sangue...  

Il cambio dei vestiti è già un passaggio, una metamorfosi, l'inizio di un percorso che lo avvicina alla sua nuova condizione, alla verità. Quei vestiti abbandonati e fradici sono le spoglie della sua vecchia identità, come un serpente che cambia pelle. Si trova così a vestirne una nuova, che lo avvicina ai suoi nuovi compagni di strada che lo hanno catturato ed uniformato, preparato.

La colonna sonora che ci accompagna nello spettacolo, oltre al delicato suono della pioggia, è fatta di musiche intense che sottolineano magistralmente i passaggi più drammatici e quelli con maggior tensione, accrescendo l'ansia dello spettatore. Spettatore che rimane in balia di quelle pause che paiono interminabili con cui Claudio e Paolo giocano ai burattinai, tirando i fili per solleticare la nostra emotività. Un incedere costante fino all'epilogo, quando finalmente realizzeremo quanto sta per accadere, con un finale sorprendente che lascia ammutoliti e stupiti.

Due mostri sacri del teatro, insieme sul palco. Ammaliano, imbrigliano, affascinano, rapiscono e stupiscono. La loro bravura è indiscussa. Tornatore dovrebbe vederli, ne rimarrebbe estasiato. I guardiani, i ragazzi che restano intorno ai due protagonisti, come a chiudere permanentemente la scena per impedire che si rompa quell'atmosfera cupa e opprimente, sono inquietanti e fondamentali. Sapientemente illuminati, i loro visi appaiono attraverso un gioco di luci che utilizzando un chiaroscuro ansiogeno, ne trasmette la loro impermeabilità e distanza.  

Si viene avvolti da questa misteriosa storia sublimata dagli egregi interpretati in grado di fare teatro con la “T” maiuscola. Espressività, toni della voce, movimenti plateali e gestualità impercettibili, pause, ammiccamenti o perplessità accentuati da manifestazioni emotive forti e chiare o flebili e appena accennate, che creano sul palco una situazione magica.  

Lo spettatore in platea può solo ritenersi fortunato di poter godere di uno spettacolo così ben fatto e deliziarsi di una recitazione semplicemente sublime.

April 27, 2023

Marta si trasferisce insieme a sua figlia Nina a Malanotte, un piccolo paese di montagna. La bambina da qualche tempo soffre di paralisi ipnagogiche, un disturbo del sonno che può portare ad avere stati allucinatori, e Marta ha pensato che un po' di aria di montagna e di lontananza dalla frenesia cittadina possano giovare alla piccola.

La casa in cui si trasferiscono però è tutt'altro che accogliente e per le strade di Malanotte non si vedono mai bambini. I sintomi di Nina cominciano a peggiorare già dalla prima notte, la bambina fa incubi sempre più vividi in cui una figura spettrale le si siede sul petto, la immobilizza e le ruba il respiro.

Per Marta, madre sola in un paese che le appare sempre più sinistro, sarà ogni giorno più difficile trovare il modo di fare la cosa migliore per la sua bambina.

 

PANTAFA

un film di EMANUELE SCARINGI

Con KASIA SMUTNIAK, GRETA SANTI, MARIO SGUEGLIA, BETTI PEDRAZZI, MAURO MARINO, GIUSEPPE CEDERNA, FRANCESCO COLELLA,GEMMA ESPOSITO.

scritto da Tiziana Triana, Vanessa Picciarelli, Emanuele Scaringi

produzione

FANDANGO e RAI CINEMA

April 16, 2023

 

di Marco Cavallaro -  regia di Marco Cavallaro 

con Anna Bellucci, Marco Cavallaro, Alessia Francescangeli, Ludovica Bei, Peppe Piromalli, Margherita Russo.

 

Torna il simpatico Marco Cavallaro con una nuova proposta. Al tema trattato è molto affezionato e ne ha ricavato sempre grande successo: l'amore. “That's Amore”, “Se ti sposo mi rovino” e “Amore sono un po' incinta” sono le commedie che hanno preceduto quella di stasera. Marco, oltre che un bravo attore, è un prolifico autore; le sue commedie sanno divertire e catturare il suo pubblico che lo segue fedelmente. È noto anche all'estero, dove le commedie sono tradotte in varie lingue e hanno grandi riscontri.

 

Questa volta Marco affronta l'amore attraverso l'ottica femminile. Incontriamo tre giovani donne che dopo aver raccolto i pezzi dei propri rapporti sentimentali, alquanto scoraggiati e frustrati si rivolgono ad una psicologa per affrontare il lutto emotivo; ma non sanno che anche la terapeuta ha il cuore infranto.

 

Le tre donne sono caratterialmente differenti ma tutte cercano, attraverso la professionista, di tornare ad aprirsi e ricominciare ad amare. Riuscirà la terapeuta a salvarle da questo buio momento a ritrovare anche lei l'autostima per riconciliarsi con l'amore? Per farlo le servirà la complicità di un uomo. Ed ecco apparire Marco, che subito si innamora perdutamente della dottoressa, che però lo snobba. La chiave per sbloccare la professionista sta nelle sue pazienti. Se loro riusciranno a lasciarsi andare grazie al suo aiuto, allora anche lei si sentirà in diritto di poterlo fare. Inutile dirvi cosa escogiterà Marco…

 

Il grande Marco Cavallaro è Ettore, un simpatico romanticone che crede nell'amore ma sa che è un'impresa difficile trovarlo. Luigi (uno strepitoso Peppe Piromalli) è il gestore di un locale, a suo dire un grande esperto di donne che cercherà di aiutare il suo amico Marco nell'impresa di fare innamorare la donna, interpretata divinamente da una strabiliante Alessia Francescangeli che riesce a dare vita ad un personaggio schietto, diretto e vero, facendone emergere con naturalezza le sue fragilità. Davvero una grande prova, la conoscevo attraverso i suoi video sul web con “I due e mezzo”, e già lì si era mostrata bravissima; stasera mi ha colpito la sua capacità di far spiccare il suo personaggio senza adombrare gli altri, anzi entrando in perfetta sintonia con loro.

 

Le sue pazienti sono deliziose come lei, ognuna con una sua particolarità.

 

Roberta è una sensuale e altezzosa snob interpretata da una fantastica Anna Bellucci. Anche lei l'ho seguita in simpaticissimi corti sul web e l'ho vista interpretando una bella parte nel film “Freaks out” di Mainetti. Anna adotta una serie di movenze da prima donna e in seguito si scoprirà, nonostante la sua raffinatezza, amante dell'uomo rozzo.

 

Giselle è una dolce ragazza dai comportamenti adolescenziali, un po' svampita, stravagante ma con un aspetto di donna prosperosa che cozza con il suo carattere. Salta da un letto all'altro nella ricerca di una sua moderata sessualità e dell'uomo della sua vita. È interpretata in maniera efficace da una divertente, esuberante e simpaticissima Ludovica Bei, che ho seguito sul web in spezzoni di esilaranti monologhi. Spassosa e confusionaria, Ludovica rende il suo personaggio frizzante e imprevedibile.

 

Poi c'è Laura, amante della cultura e dell'arte, alla perenne ricerca di un uomo con i suoi stessi gusti, peraltro molto particolari. Lei è la deliziosa e dolcissima Margherita Russo, sembra una mite professoressa, sobria nel vestire e con gli occhiali da intellettuale che riescono in parte a nascondere una sensualità che riaffiora prepotentemente ogni qualvolta pensi di aver trovato l'uomo giusto.

 

Le attrici, con le loro evidenti grandi capacità recitative, hanno caratterizzato i personaggi rendendoli comici senza mai snaturarli o ridicolizzarli.

 

Non da meno sono Marco e Peppe, che si travestono continuamente negli improbabili uomini che le donne incontrano nei vari appuntamenti. I due si rivelano affiatati e complici, con grande maestria si spalleggiano e insieme alle ragazze danno vita a scenette rocambolesche e divertenti.

 

Lo spettacolo, seppur con ironia, riesce a toccare con profonda attenzione e garbo l'emotività femminile esaltandola attraverso i suoi paradossi. Mentre i maschi cercano vanamente di capire l'animo femminile, le donne manifestano continuamente le loro singolarità che tanto li destabilizzano. Intelligente e sensibilmente attenta risulta quindi la visione dell'intimo femminile proposta da Marco.

 

Nel vortice della comicità, la scenografia cambia di continuo: una parte del palco ruota e dà vita ad ambienti sempre diversi e curati nei minimi dettagli. Anche i costumi cambiano frequentemente ad ogni scena. Un plauso anche ai tecnici dietro le quinte, il cui lavoro invisibile ha permesso che tutto funzionasse al meglio.

 

Le scene infatti si susseguono molto velocemente, con i personaggi che entrano ed escono di continuo in un susseguirsi mozzafiato e con un ritmo incalzante.

 

Lo spettacolo è davvero molto divertente e anche profondo. Un altro bel colpo assestato di Marco Cavallaro.

March 27, 2023

 

Di Marco Capretti, Valter Delle Donne, Federico Moccia

Regia Federico Moccia

Con Marco Capretti, Fabrizio Gaetani, Francesca Nunzi

 

 

Se avete dubbi sull'aspetto di Dio o sull'Arcangelo Gabriele, questo trittico attoriale di folli vi toglierà ogni dubbio! Con il loro continuo e crescente incedere di battute divertentissime, i nostri vi porteranno a conoscere la vera natura e fisionomia di Nostro Signore.

Francesca e Marco sono una classica coppia romana: lui romanista sfegatato, buono come il pane e un po' sempliciotto; lei vigorosa, apparentemente il maschio di casa, ma con qualche riserva. Entrambi, saranno loro malgrado coinvolti in una vicenda più grande di loro.

Dio infatti, non contento di ciò che accade sulla terra, decide di programmare un nuovo diluvio universale per porre fine all'umanità, ma prima dovrà selezionare due nuovi Adamo ed Eva per ripopolare la terra. Tra i papabili “prescelti” per motivi che non vi sto' a spiegare e che scoprirete al teatro, ci sono anche loro. 

Per dimostrare di essere la coppia giusta per questo compito però, in lizza con altre, regolatori sostenere e superare alcune prove... Ma anche in cielo c'è una burocrazia da e rispettare come la nostra oltre a delle rigide regole ha degli intoppi. Mandato ad avvertirli della loro candidatura, arriva un esilarante Arcangelo Gabriele interpretato da un irresistibile Fabrizio. Dallo spiccato accento napoletano, che accompagna con movenze ed esuberanze tipiche di un personaggio di Gomorra, l'angelo si presenta con una visibile cicatrice sul volto ed una smorfia tronfia che ricorda l'attore spagnolo Javier Bardem. Le grandi ali che lo sovrastano lo rendono particolarmente buffo ed impacciato nei movimenti sul palco, mentre intanto semina in giro le sue piume come un pappagallo spennacchiato. 

Dopo la sua “Annunciazione”, svestirà i panni dell'Arcangelo, per riapparire in quelli di Nostro Signore, stavolta con uno spiccato accento pugliese e vestito in una maniera che… No, dovete vedere da voi!

La nostra coppia dovrà superare sette prove, una per ogni peccato capitale, se ci riusciranno l'umanità sarà salva e il diluvio universale preannunciato sarà annullato. Le prove per essere al passo con i tempi, saranno addirittura trasmesse in streaming mondiale!

L'idea di questa proposta oltre a voler divertire, mira a far soffermare lo spettatore sul carattere dei due protagonisti, che si rivelano molto simili all'uomo comune. Presentati attraverso le loro fobie, incertezze, dubbi e gusti, rispecchiano un'ampia fetta dell'umanità, che così viene presentata in maniera più ironica che critica. Al contempo si vuole umanizzare la figura di Dio, presentata schietta, burlona, ​​un po' rozza, ma verace; severa, ma solo a parole, perché fondamentalmente profondamente comprensiva nei confronti di un'umanità alquanto discutibile. Dio si cela dietro questa figura marcatamente umana e popolana. Non a caso si dice “A sua immagine e somiglianza”.Attraverso quest'interpretazione, gli sceneggiatori vogliono far emergere le nostre debolizze e mancanze in cui ognuno può riconoscersi. Per questo lo spettacolo funziona.

Il primo atto viaggia veloce in un turbinio di “apparizioni”, gag e un susseguirsi continuo di battute travolgenti. Il secondo atto invece rallenta un pochino, questo per dare una svolta riflessiva e profonda allo spettacolo, ma non preoccupatevi! Rimane sempre assai divertente e farcito di esilaranti battute.

Riusciremo a salvarci dal diluvio? 

Una serata assolutamente divertente in compagnia di tre affiatati e dotati di artisti. Marco, Fabrizio e Francesca, che ho avuto il piacere di vedere già altre volte sul palco, confermano in questa loro nuova proposta la loro bravura e simpatia. Artisti preparati, ironici e capaci, che stasera riescono a divertire la sala divertendosi loro per primi, inserendo frequentemente momenti di pura e risuscita improvvisazione, che da ancora più risalto alla storia, già irresistibile di suo. 

Se Francesca e Marco divertono con le loro piccole beghe familiari alla Vianello, il carico da novanta ce lo mette sicuramente Fabrizio, irresistibile con i suoi due ruoli “sacri”. Fabrizio tira fuori il meglio di se, un vulcano in eruzione, che, continuamente spalleggiato dagli altri, travolge il pubblico rompendo gli schemi della sceneggiatura e creando così nuove situazioni spassose ed irresistibili.

Insomma sarete travolti da questa “trinità” artistica e dalla loro brillante proposta adatta ad ogni età e palato. Vi unirete così ad un unico fragoroso ed impetuoso coro di risate insieme al pubblico presente.

 

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