L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Health (153)


Nel 1933 i bambini di Gruaro vennero sacrificati sull’altare della conoscenza: cavie umane a cui non è stata dedicata nemmeno una lapide

In questi giorni, nel silenzio generale, ricorre l’85° anniversario di una strage sconosciuta ai più ma non per questo meno terribile e assurda.

         Nel 1933 si decise di avviare la sperimentazione di un nuovo vaccino antidifterite sui bambini dai 13 mesi agli 8 anni residenti nel comune di Gruaro, un paesino tra i più piccoli e poveri del Veneto. Il vaccino costava 80 centesimi e sarebbe stato inoculato gratuitamente.

         L’ufficiale sanitario, il dott. Bettino Betti, si rifiutò di praticare i vaccini poiché non vi erano focolai epidemici di difterite (si erano verificati soltanto due casi negli ultimi tre anni) ma sotto le pressioni del prefetto di allora fu costretto a procedere. In una settimana, a partire dal 10 gennaio 1933, furono vaccinati 253 bambini, nonostante la diffidenza della gente e la contrarietà del parroco di Guaro e di quello di Bagnara. Dopo i primi “eventi avversi” (eritemi, esantemi, orticaria, edemi, disturbi gastrointestinali), il 18 aprile il dott. Betti riscontrò il primo caso allarmante su un bimbo di 3 anni, “colpito agli arti inferiori,” e dal giorno successivo cominciarono a moltiplicarsi i casi di paralisi.

         Alla fine, 28 dei 253 bambini vaccinati morirono e altri riportarono danni neurologici permanenti.

         Ariego Rizzetto, nel libro “Gruaro, venti secoli di storia”, racconta questo episodio, oggetto anche delle testimonianze di Adamo Gasparotto che alla strage sopravvisse insieme alla sorellina di 3 anni e cercò – del tutto inutilmente – di mantenere viva la memoria su questa storia vergognosa. Infatti, ogni famiglia colpita da lutto ricevette 7mila lire e tutto fu insabbiato. Visto ciò che stava succedendo le autorità salirono a Gruaro per far sparire ogni traccia del vaccino passando addirittura di famiglia in famiglia per raccattare tutte le scatole vuote. Il fascicolo scomparve e non risulta che sia stata avviata alcuna indagine giudiziaria per accertare eventuali responsabilità.

         Si diceva che la storia di questa strage è sconosciuta ai più e si capisce il perché. E’ una storia molto, molto scomoda. Specialmente di questi tempi. Tempi in cui anche i nostri bambini fungono da cavie, sottoposti d’autorità a dosi massicce di vaccini di cui non si conoscono le sperimentazioni, non si conoscono i componenti, non si conoscono gli effetti e non si conoscono le controindicazioni. Tutto in nome di una scienza sovrana lasciata nelle mani di pochissimi eletti spesso in palese conflitto di interessi. Ci sono però tantissimi Gasparotto che non ci stanno e continuano a battersi per un approccio più democratico, più dialettico e più responsabile del problema, in modo da evitare che l’elenco dei 28 bambini di Guaro continui ad allungarsi con l’inclusione di tante piccole vittime ignote.

        



Di seguito gli articoli sull’argomento usciti su “Il Gazzettino”:

“Quei bambini usati come cavie per testare un vaccino: morirono in 28” di Gabriele Pipia, martedì 2 dicembre 2013.

“Bimbi usati come cavie: sparito il fascicolo sulla strage di Gruaro” di Maurizio Marcon, mercoledì 3 dicembre 201

“Fecero la foto per la lapide ma io sono sopravvissuta” di Gian Piero del Gallo, giovedì 5 dicembre 2013.

Articolo sulla Rivista la bassa, anno XXXV, n. 66, giugno 2013 di Giacomo Tasca.

  Lettera aperta al Sindaco di Gruaro (281,3 KiB, 1.858 download)

  La strage di Gruaro del 1933, Il Gazzettino (198,3 KiB, 639 download)

  estratto da 'Gruaro, venti secoli di storia': la strage del 1933 (489,3 KiB, 832 download)

http://www.veneziatoday.it/cronaca/strage-gruaro-2933-bambini-morti-vaccino.html
http://www.facebook.com/pages/VeneziaToday/252463908142196

Consumare latte per assicurarsi il calcio è come bere acqua salata per estinguere la sete. Più latte e latticini si consumano e più viene sottratto calcio ai muscoli e al sistema scheletrico e a predisporre l’organismo all’osteoporosi; i latticini, infatti, sono sostanze altamente acidificanti e questo costringe l’organismo a sottrarre calcio alle ossa per tamponare l’acidità prodotta. Le statistiche mostrano che più le popolazioni consumano latticini più sono colpite da osteoporosi e da fratture.
Non è la quantità di calcio presente in un alimento ciò che conta ma la quantità che il nostro organismo è in grado di assimilare. Il calcio dei latticini è scarsamente utilizzabile perché reso inorganico dalla bollitura o dalla pastorizzazione. Solo il 30-35% viene utilizzato contro il 40-60% delle verdure. Il mondo vegetale è ricchissimo di calcio (verdure a foglia verde, legumi, semi ecc.) ma soprattutto è privo degli effetti collaterali del latte (che è una specie di discarica di tutti gli inquinanti consumati dall’animale), da quello che mangia ai residui dei medicinali e alle malattie dell’animale. Tra il latte umano e quello vaccino vi è la stessa differenza tra una donna ed una mucca.
Nessuno si sognerebbe di consumare latte di una donna; nessuno darebbe al proprio bambino il latte di una donna che fuma, che si droga, che prende medicinali, ormoni o ammalata; eppure si ritiene logico e salutare dare il latte di una mucca, in catene dalla nascita alla morte, disperata, ammalata. Il calcio noi vegani lo prendiamo dalle stessa fonte dove lo prendono gli animali erbivori e frugivori, cioè dal mondo vegetale. Un quarto della popolazione mondiale non usa bere latte e gode di una salute migliore delle popolazioni che ne fanno uso. Ma la fissazione del calcio richiede la presenza di vitamina D che un’adeguata esposizione giornaliera alla luce sole è in grado di assicurare.

IL CALCIO nei vegetali: (mg/ 100 gr)

Tarassaco: 316

Ruchetta: 309

Soia secca: 257

Fichi secchi: 286

Mandorle: 240

Prezzemolo: 220

Farina di soia: 210

Spinaci: 170

Nocciole secche: 150

Cicoria: 150

Ceci secchi: 142

Fagioli secchi: 135

Pistacchi: 131

Agretti:131

Bieta bollita: 130

Radicchio verde: 115

Crusca di frumento integrale: 110

IL CALCIO nei prodotti animali: (mg/ 100 gr)

Grana: 1169;

Pecorino siciliano: 1162;

Parmigiano: 1159;

Emmental: 1145;

Latte vacca parz. screm.: 1124;

Groviera: 1123;

Latte di vacca, intero: 1050;

Fontina: 870;

Caciocavallo: 860;

Provolone: 720;

Crescenza: 577;

Stracchino: 567;

Scamorza: 512;

Formaggino: 430;

Cacio ricotta: 396;

Ricotta di bufala: 340;

Cioccolato al latte: 262;

Latte di bufala: 198;

 Leggiamo in un articolo pubblicato nel sito PRI di Mineapolis ( USA.), che Lee Johnson, un abitante di Vallejo (California) di 46 anni, nel 2014 manifestò una grave eruzione della pelle, due anni dopo aver iniziato a usare il Roundup nell’ambito del suo lavoro di manutenzione nel comprensorio scolastico di Benicia. “Lesse le scritte sul contenitore”, ha detto il suo avvocato Timothy Litzenburg , "e seguì tutte le istruzioni di sicurezza prescritte dalla Monsanto".


L’eruzione si trasformò in una forma invasiva di linfoma no Hodgkin, un cancro del sistema linfatico. I medici non dettero a Johnson più di sei mesi di vita; aveva moglie e due figli. La sua è una delle 2.400 cause proposte contro la Monsanto dalle vittime del cancro dinnanzi alle corti di tutto il paese; la causa di Johnson sarà la prima a essere discussa in giudizio.


Tutte le vittime chiedono l’accertamento della responsabilità della Monsanto, sostenendo che è stato il glifosato –sostanza attiva compresa nell’elenco dei componenti del popolare erbicida Rondup - a causare il linfoma no Hodgkin.


"Circa la metà dei casi [per quanto riguarda il nostro studio] si riferiscono a soggetti che hanno usato il Roundup in comprensori scolastici o in parchi mentre gli altri riguardano soggetti che ne hanno fatto un uso domestico", dice Litzenburg. Un altro studio legale, che rappresenta 600 ricorrenti, afferma che i suoi clienti sono per il 60 per cento consumatori domestici di glifosato, per il 10 per cento incaricati della manutenzione di parchi e scuole e per il 30 per cento proprietari di orti e agricoltori.


I ricorrenti chiedono nelle corti di giustizia risarcimenti che potrebbero ammontare a migliaia di milioni di dollari, tali da azzerare i 2,8 mila milioni di dollari che la Monsanto spera di ricavare dal Rondup solo in quest’anno. Con più di 276 milioni di libbre di glifosato utilizzati in fattorie, negozi, scuole, parchi e ambienti domestici in tutto il mondo, la posta in gioco è ingente.


Dall’esito delle cause si vedrà se dai tribunali sarà possibile ottenere quello che le autorità regolatrici degli Stati Uniti non assicurano: controllo o responsabilità riguardo all’uso del glifosato, un agente chimico che i competenti organi internazionali in ambito ONU hanno considerato un probabile agente cancerogeno.


All’inizio di questo mese, a San Francisco, il giudice federale Vince Chhabria ha iniziato un processo volto a stabilire se gli scienziati che conducono queste ricerche stiano utilizzando metodi affidabili per giungere alle loro conclusioni, nonché a verificare la possibilità di chiamarli a testimoniare nei prossimi giudizi federali.


Le 2.000 cause pendenti dinnanzi alle corti degli stati non sono soggette alla decisione pregiudiziale di Chhabria e la prima causa, quella di Johnson, avrà inizio nel mese di giugno.


Per decidere riguardo all’attendibilità degli scienziati e della pratica scientifica, Chhabria ascolterà i 10 avvocati esperti nella materia presentati dai ricorrenti e dalla Monsanto in udienze probatorie. A Daubert la chiamano “Settimana della scienza”; le udienze saranno una sorta di corso intensivo riguardo al modo in cui gli esperti di livello mondiale procedono a una valutazione del rischio di cancro.

A Daubert il giudice ha impiegato un’intera udienza per stabilire se debbano o meno essere presentate alla giuria prove non in corso di validità”, ha dichiarato il Dr. Steven N. Goodman, un osservatore esterno titolare della cattedra di epidemiologia, sanità, ricerca e politica nella Facoltà di Medicina di Stanford. Il Dr.Goodman è stato anche docente in corsi di pratica forense a Daubert.


Le udienze di Daubert consentono a entrambe le parti di presentare evidenze scientifiche e, nella maggior parte dei casi, gli avvocati presentano dati scientifici e ricerche a sostegno delle loro tesi. Gli scienziati che hanno testimoniato in aula sotto giuramento erano esperti in tossicologia, sperimentazioni su animali, biostatistica de epidemiologia, tutte discipline coinvolte nella valutazione del rischio di cancro.


Le udienze hanno visto per la prima volta scienziati della Monsanto a confronto in tribunale con tre dei migliori scienziati che hanno lavorato per l’ IARC (International Agency for Research on Cancer), l’Agenzia ONU che nel 2015 ha individuato il glifosato quale probabile agente cancerogeno. E’ stata anche la prima volta che tre scienziati dell’ONU hanno illustrato nel dettaglio i dati e le analisi a sostegno di tale decisione.


Testimoniando a favore dei ricorrenti, il Dr. Charles William Jameson, un esperto in tossicologia animale dell’Istituto Nazionale del Cancro ormai in pensione, ha spiegato come gli scienziati lavorano in gruppo per considerare la totalità delle evidenze pubblicate in studi revisionati inter pares. In primo luogo gli studi sugli animali. Se gli esperimenti sui roditori mostrano evidenza di carcinogenesi, gli scienziati passano alla sperimentazione sulla popolazione umana per verificare se gli essere umani nella realtà - a livelli di esposizione reali – ne risultano ugualmente soggetti.

Jameson ha dichiarato alla corte che l’IARC ha potuto disporre di quella che lui stesso ha definito una “quantità straordinariamente alta di risultati di studi su animali” riguardanti il glifosato e che tali studi hanno dimostrato costantemente che il glifosato provoca il cancro.

Dopo aver elencato una dozzina di studi che dimostrano la replicazione di differenti tipi di cancro in topi e ratti, Jameson ha concluso: “E’ mia opinione che l’esposizione al glifosato non solo può causare linfomi no Hodgkin [negli umani], ma lo sta effettivamente già facendo con l’esposizione ai livelli attuali”. Oltre agli esperti presentati come testi dai ricorrenti, il Dr. Chadi Nabhan, oncologo e direttore sanitario del Cardinal Health di Chicago, ha sottolineato la tradizionale prudenza dell’IARC nella sua storia di individuazione degli agenti cancerogeni.

In primo luogo, dice Nabhan, l’IARC è restio a procedere a delle verifiche. “Per ottenere l’interesse dell’IARC devi dimostrare che c’è una sufficiente esposizione umana e che disponi di dati sufficienti sugli animali”. Riferisce che nei 53 anni di storia dell’IARC, l’Agenzia ha analizzato 1.003 componenti e ha riscontrato che solo il 20 per cento di questi sono cancerogeni o probabili cancerogeni.

Credo fermamente nelle conclusioni dell’IARC, e questo fa realmente una gran differenza per noi medici”, ha detto Nabhan, aggiungendo che raccomanda ai suoi pazienti di non usare Roundup e glifosato. “Questi sono fattori di rischio modificabili”, ha dichiarato.

La Monsanto ha reagito con forza alla falla aperta dall’IARC, investendo milioni di dollari in una vasta campagna volta a discreditare questi scienziati nonché la stessa IARC, qualificando la sua metodologia come “scienza spazzatura”.

Gli esperti della Monsanto, specializzati in biostatistica, medicina veterinaria e cancro della prostata, hanno contestato la validità dei dati e degli studi presentati dai ricorrenti e hanno presentato le loro controdeduzioni sui dati stessi nonché ricerche di segno opposto.


L’esperto in studi animali Dr. Thomas Rosol, professore di medicina veterinaria presso l’Università dell’Ohio, ha contestato il concetto scientifico largamente accettato di plausibilità biologica, secondo cui una sostanza che si scopre essere cancerogena sui topi dovrebbe esserlo anche sugli esseri umani, citando ad esempio un nuovo farmaco che induce il cancro nei topi ma non negli umani.

La Dott.ssa Lorelei Mucci, professore associato ad Harvard la cui ricerca è centrata sul cancro della prostata, si è basata in larga misura su un documento del 2017 che ha riportato i risultati di uno studio a largo raggio su 90.000 consumatori di pesticidi commerciali, agricoltori e coniugi di contadini dello Iowa e Carolina del Nord, non rilevando alcuna relazione tra l’esposizione al glifosato e il cancro. Gli esperti in epidemiologia dei ricorrenti, in risposta, hanno evidenziato gli errori contenuti in questo studio, riportando per contro numerosi studi che hanno dimostrato una correlazione tra il glifosato e un accresciuto rischio di contrarre un linfoma no Hodgkin.


Questa sorta di tira e molla, in cui ogni parte in causa presenta dati a supporto della propria tesi, è comune nelle udienze di Daubert, osserva il Dr. Goodman dell’Università di Stanford. ”E’ molto difficile per un giudice capire nel contesto avverso quali critiche siano legittime e quali no”, ha detto, “e poi capita spesso che le discordanze o le incertezze minori vengano accentuate per falsare i risultati”.


Aggiunge che, sebbene gli scienziati siano in condizione di “distinguere chiaramente tra le differenze scientifiche ragionevoli e quelle irragionevoli”, i giudici spesso non lo sono. Però, avverte, il compito del giudice in queste udienze non è decidere il caso in sé, bensì assicurare che la giuria ascolti degli esperti che soddisfino determinati standard professionali.


Quello che è successo dopo.


Alla fine della Settimana della Scienza, Chhabria ha condiviso quello che aveva appreso, sia nella sua prima udienza a Daubert che nel corso accelerato per la valutazione del rischio di cancro. Una settimana dopo, Chhabria ha invitato due degli esperti dei ricorrenti a ripresentarsi per un nuovo interrogatorio. Sebbene ritenesse scientificamente provato che il glifosato causa il cancro negli animali, le conclusioni epidemiologiche non gli apparivano altrettanto chiare.

“L’aspetto per me più importante è che l’epidemiologia è una scienza pigra e altamente soggettiva”, ha detto Chhabria, aggiungendo di aver trovato che le prove dello studio sulla salute della popolazione prodotte dagli istanti erano “abbastanza scarse”.


Ha detto Chhabria: “Mi è difficile capire come un epidemiologo possa concludere… che il glifosato sta effettivamente causando un linfoma no Hodgkin negli esseri umani… Però mi chiedo ugualmente se qualcuno potrebbe legittimamente concludere che il glifosato non sta causando un linfoma no Hodgkin negli essere umani”.

Quali che fossero le sue convinzioni di giudice, Chhabria ha dichiarato che esulavano dalla sua competenza nell’udienza di Daubert. “Il mio compito è decidere se le opinioni espresse dagli esperti dei ricorrenti rientrino nell’ambito della ragionevolezza”, ha detto Chhabria. “E i tribunali ci dicono che perfino un’opinione debole può essere ammissibile poiché… questo esperto sarà sottoposto a interrogatorio. E la giuria potrà ascoltare tutte le argomentazioni e decidere chi ha torto e chi ha ragione”.


L’epidemiologia, ha spiegato, “è lo strumento di cui disponiamo per individuare segnali a livello di popolazione. E quando un segnale risulta essere qualcosa come un linfoma no Hodgkin, esiste una ragione di interesse pubblico per cui dobbiamo cercare i fattori scatenanti o cause di questo tipo di epidemiologia”. Ricardo Salvador, scienziato senior e direttore del Programma alimentare e ambientale dell’Unione degli Scienziati Preoccupati (UCS), ha detto che è difficile per un non scienziato valutare la validità degli studi epidemiologici. “Credo che l’epidemiologia soddisfi standard che non può soddisfare in quanto scienza di osservazione”, ha detto un appartenente a Civil Eats. “La precisione delle misurazioni non potrà mai essere quella degli studi controllati e delle analisi di laboratorio”.


Secondo Goodman della Stanford, le udienze di Daubert richiedono che un giudice sia disposto a fare “molta lettura e molto lavoro fuori dell’aula di tribunale”. Dato che gran parte di quello che si dice in tribunale è anche parte delle argomentazioni, “gli avvocati possono sempre fare in modo che le piccole divergenze sembrino grandi, e le grandi sembrino invece piccole”.


Per esempio, alla fine della discussione orale gli avvocati della Monsanto hanno riepilogato il dibattimento contestando che gli esperti dei ricorrenti non avevano utilizzato in alcuno dei calcoli l’aggiustamento in base all’“odds ratio” [rapporto incrociato?]. Gli avvocati dei ricorrenti hanno replicato a loro volta citando i punti precisi in cui i propri esperti avevano utilizzato la metodologia corretta.

Questa tattica difensiva, secondo Goodman, è una delle più usate nelle udienze di Daubert. “Se un giudice non sta ancorato a qualcosa di esterno a quanto ascolta nell’aula di tribunale”, ha detto, “sarà per lui molto difficile accorgersi che cercano di gettargli sabbia negli occhi”. “E in effetti è molto, molto difficile”.


Intanto Michael Baum, difensore di alcuni ricorrenti, ha detto che i documenti della Monsanto – e-mail e note interne recepite dalla Monsanto come parte integrante del processo nel tentativo di discreditare l’IARC e la dottrina dominante - erano già stati usati in altre parti del mondo.


E’ come nel Mago di Oz”, ha dichiarato Baum, “quando cala il sipario e mandiamo tutte queste prove agli organi decisionali della UE, ai legislatori e alle autorità regolatrici, questi cominciano ad accorgersi che sono stati ingannati. E cominciano ad adottare decisioni diverse.”


Nella UE si è votato nel 2017 per limitare il rinnovo dell’autorizzazione all’uso del glifosato per un periodo di cinque anni e molti paesi europei hanno annunciato piani per ridurre tale periodo a tre anni. Baum ha aggiunto che paesi come la Francia, l’Italia e l’Austria hanno dichiarato di non sperare di vietare l’uso del glifosato entro tre o cinque anni, ma di essere pronti a procedere non appena ci sarà un’alternativa praticabile.


Salvador avverte che le cose funzionano in modo diverso negli Stati Uniti. In Europa vige il principio di precauzione, per cui l’interesse pubblico, il benessere pubblico e la salute sono prioritari. “Negli Stati Uniti, sono prioritari gli interessi dell’industria e il suo diritto a conseguire profitti, punto di vista molto conveniente per coloro che traggono vantaggio economico dalla dispersione di prodotti chimici nell’ambiente”.

La settimana scorsa Chhabria ha programmato due udienze di monitoraggio il 4 e il 6 aprile per un interrogatorio più approfondito di due degli esperti di parte ricorrente riguardo alle conclusioni epidemiologiche. Si spera che a maggio decida riguardo alle prove scientifiche ammissibili e agli esperti escutibili. Intanto, le cause contro la Monsanto nei tribunali degli stati avranno inizio a giugno.



Zero Biocidas

Traduzione di Maria Grazia Cappugi

Conosco molti agricoltori con tumori renali e linfomi non hodgkin (che guarda caso non vengono considerati dall'EFSA nell'analisi degli studi sulla cancerogenicità del Glfosate)

la statistica è impressionante..

Per non parlare dell'esplosione delle malattie autoimmuni… visto che il glifosate da aminoacido artificiale crea caos biologico inserendosi nella materia vivente… tanto che il nostro sistema immunitario NON CI RICONOSCE PIU'

Sono almeno 20 anni che abbiamo avvisato di questo pericolo…

Ora ci sono le prove…

alla faccia del Principio di precauzione che vige nelle norme Nazionali ed Europee.

Siamo tutti fuori legge… anche chi non denuncia alle autorità campetenti … per OMERTA' !!!

Glifosato: uno studio dimostra l’arbitrarietà di Efsa ed Echa nell’analisi dei dati…

il prodotto è Cancerogeno secondo lo IARC - Organizzazioen Mondiale della Sanità  e pertanto va immediatamente vietato !!!

 

https://ilfoglietto.it/il-foglietto/5837-glifosato-uno-studio-dimostra-l-arbitrarieta-di-efsa-ed-echa-nell-analisi-dei-dati?utm_source=newsletter_257&utm_medium=email&utm_campaign=il-foglietto-della-ricerca-n-13-del-19-aprile-2018-anno-xv

http://jech.bmj.com/content/jech/early/2018/03/06/jech-2017-209776.full.pdf

… portiamo in tribunale Monsanto

come hanno fatto in California (vedi articolo a seguire in spagnolo… )

 

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GLIFOSATO: Monsanto se enfrenta a 2400 demandas de víctimas con cáncerPor Graciela Vizcay Gomez

"Lee Johnson, un residente de 46 años de Vallejo, California, desarrolló una erupción en la piel severa en 2014, dos años después de que comenzó a rociar Roundup como parte de su trabajo de mantenimiento en el Distrito Escolar Unificado de Benicia. "Leyó la etiqueta en el contenedor", dice su abogado, Timothy Litzenburg , "y siguió todas las instrucciones de seguridad, que fueron escritas por Monsanto", según un artíiculo publicado en el sitio PRI de Mineapolis USA.

La erupción se convirtió en una forma agresiva de linfoma no Hodgkin, un cáncer del sistema linfático. Los médicos estiman que a Johnson le quedan seis meses de vida; él dejará atrás una esposa y dos hijos. La suya es una de las 2.400 demandas presentadas contra Monsanto por víctimas de cáncer en tribunales de todo el país, y el caso de Johnson es el primero programado para un juicio con jurado.

Estas víctimas están demandando para hacer responsable a Monsanto, alegando que el glifosato, el ingrediente activo que figura en la lista, en su popular herbicida Roundup, causó su linfoma no Hodgkin.

"Aproximadamente la mitad de los casos [de nuestra firma] son de personas que rociaron Roundup para distritos escolares o parques, mientras que los otros son de personas que rociaron sus hogares", dijo Litzenburg. Otro bufete de abogados , que representa a unos 600 demandantes, describió a sus clientes como el 60 por ciento de los usuarios residenciales de glifosato, el 10 por ciento de los encargados de mantenimiento de parques y escuelas y el 30 por ciento de los propietarios de huertos y agricultores.

Los demandantes están buscando acuerdos monetarios en juicios con jurado que podrían ascender a miles de millones de dólares, acuerdos que podrían poner a cero los $ 2.8 mil millones en ingresos que Monsanto espera obtener del Roundup solo este año. Con más de276 millones de libras de glifosato utilizadas en 2014 en granjas, negocios, escuelas, parques y hogares en todo el mundo, lo que está en juego es mucho.

Las demandas plantean la cuestión de si los tribunales pueden lograr lo que los reguladores estadounidenses no tienen: control o responsabilidad sobre el glifosato, un químico que las autoridades internacionales en el principal grupo de cáncer de la ONU han considerado un probable carcinógeno .

A principios de este mes en San Francisco, el juez de distrito de los EE. UU. Vince Chhabria comenzó el proceso de determinar si los expertos científicos en estos ensayos están utilizando métodos sólidos para llegar a sus conclusiones, y qué expertos pueden recurrir al estrado durante los próximos juicios federales.

Los 2,000 casos pendientes en los tribunales estatales no están sujetos a las decisiones de control de Chhabria y ya se está procediendo con el primer caso, el de Johnson, que está programado para comenzar en junio.

Para decidir sobre la validez de los científicos y la ciencia, Chhabria escuchó de los 10 expertos abogados presentados para los demandantes de cáncer y Monsanto en audiencias probatorias. Llamó "Semana de la Ciencia" a las audiencias de Daubert y sirvieron como su curso intensivo sobre cómo los expertos de clase mundial llevan a cabo una evaluación del riesgo de cáncer.

"El papel del juez en una audiencia en Daubert es averiguar si alguna de las pruebas no debe presentarse ante un jurado porque carece de validez", dijo el Dr. Steven N. Goodman, un observador externo que es el jefe de epidemiología de salud. investigación y política en la Facultad de Medicina de Stanford. El Dr. Goodman también ha sido instructor en cursos de educación judicial sobre audiencias en Daubert.

Las audiencias de Daubert permiten que ambas partes presenten la ciencia, y en la mayoría de los casos, los abogados presentan a los científicos y estudios que respaldan su lado del argumento. Los científicos que testificaron bajo juramento y en cámara fueron expertos en toxicología, estudios con animales, bioestadística y epidemiología, todas disciplinas involucradas en la evaluación del riesgo de cáncer.

Las audiencias marcaron la primera vez que los científicos de Monsanto se enfrentaron en la corte contra tres de los mejores científicos que habían servido en la Agencia Internacional para la Investigación del Cáncer (IARC) de la ONU, que en 2015 etiquetó al glifosato como un probable carcinógeno. También fue la primera vez que los tres científicos de la ONU hablaron en detalle sobre los datos y análisis subyacentes a su decisión.

Testificando a los demandantes, el Dr. Charles William Jameson, un experto en toxicología animal retirado del Instituto Nacional del Cáncer y de los Institutos Nacionales de Salud, explicó cómo los científicos trabajan juntos para considerar la totalidad de la evidencia publicada en estudios revisados por pares. Los estudios en animales son lo primero. Si los estudios con roedores muestran evidencia de carcinogenicidad, los científicos recurren a estudios de poblaciones humanas para ver si los seres humanos en el mundo real -en niveles de exposición del mundo real- se ven afectados de manera similar.

Jameson dijo al tribunal que IARC se benefició de lo que dijo que era una "cantidad extraordinariamente alta de datos de estudios en animales" sobre el glifosato y que los estudios en animales demostraron consistentemente que el glifosato causa cáncer.

Después de enumerar una docena de estudios que muestran la replicación de diferentes cánceres en ratones y ratas, Jameson concluyó: "En mi opinión, la exposición al glifosato no solo puede causar linfoma no Hodgkin [en humanos], sino que actualmente lo está haciendo, con la exposición actual niveles hoy ".

Otro de los testigos expertos de los demandantes, el Dr. Chadi Nabhan, oncólogo y director médico de Cardinal Health en Chicago, atestiguó la naturaleza conservadora de la historia de IARC de compuestos de marcaje como carcinogénicos.

En primer lugar, dijo Nabhan, existen barreras para que la IARC emprenda un análisis. "Tienes que demostrar que hay suficiente exposición humana para obtener el interés de IARC, y que hay suficientes datos de animales", dijo. Sobre los 53 años de historia de IARC, dijo que el grupo había considerado 1,003 compuestos y encontró que solo el 20 por ciento de ellos son cancerígenos o carcinógenos probables.

"Creo firmemente en las conclusiones de la IARC, y eso realmente hace una gran diferencia para nosotros como médicos", dijo Nabhan, y agregó que les dice a sus pacientes que no usen Roundup y glifosato. "Estos son factores de riesgo modificables", dijo.

Monsanto se ha opuesto enérgicamente al fallo de IARC, gastando millones de dólares en una amplia campaña para desacreditar a estos científicos, así como a la propia IARC, calificando a su metodología de "ciencia basura".

Los expertos de Monsanto, que se especializaron en bioestadística, medicina veterinaria y cáncer de próstata, desafiaron la validez de los datos y estudios de los demandantes y presentaron sus propios puntos de vista de los datos, así como investigaciones conflictivas.

El experto en estudios animales Dr. Thomas Rosol, profesor de medicina veterinaria de la Universidad de Ohio, desafió el concepto científico ampliamente aceptado de plausibilidad biológica, que asume que una sustancia que se descubre que es carcinogénica en ratones también debería causar cáncer en humanos, citando uno ejemplo donde un nuevo medicamento que causaba cáncer en ratones no causaba cáncer en humanos.

La Dra. Lorelei Mucci, profesora asociada de Harvard cuya investigación se centra en el cáncer de próstata, se basó en gran medida en un documento de 2017 que analizó datos de un estudio a largo plazo de 90,000 aplicadores de pesticidas comerciales, agricultores y cónyuges de granjeros de Iowa y Carolina del Norte. no encontró ninguna relación entre la exposición al glifosato y el cáncer. Los expertos en epidemiología de los demandantes, en respuesta, destacaron las fallas que observaron en ese estudio, apuntando en cambio a múltiples estudios que mostraron una asociación entre el glifosato y un mayor riesgo de contraer linfoma no Hodgkin.

Este tipo de ida y vuelta, con cada lado presentando datos que respaldan su punto de vista, es común en las audiencias de Daubert, dijo Goodman de Stanford. "Es muy difícil para un juez entender en el contexto adverso cuáles son las críticas legítimas y cuáles no", dijo. "Y luego, a menudo, lo que sucede es que los desacuerdos o las incertidumbres menores o moderadas se explotan o magnifican para hacer que las distinciones realmente grandes parezcan juicios diferentes".

Añadió que, si bien los científicos pueden "distinguir claramente entre las diferencias científicas razonables y las diferencias científicas irrazonables", los jueces a menudo no pueden. Pero, advirtió, el papel del juez en tales audiencias no es decidir el caso en sí, sino permitir que un jurado escuche de todos los científicos expertos que cumplen con los estándares profesionales.

Que viene después

Al final de Science Week, Chhabria compartió lo que había aprendido de él, tanto como su primera audiencia en Daubert como en un curso acelerado sobre la evaluación del riesgo de cáncer. Una semana después, Chhabria invitó a dos de los expertos de los demandantes a volver para un nuevo interrogatorio. Si bien se sentía seguro de que la ciencia muestra que el glifosato causa cáncer en los animales, dijo, las conclusiones epidemiológicas no fueron tan claras.

"Mi punto más importante es que la epidemiología es una ciencia holgazana y que es altamente subjetiva", dijo Chhabria, agregando que encontró que la evidencia del estudio de salud de la población en el lado de los demandantes es "bastante escasa".

Chhabria dijo: "Me es difícil entender cómo un epidemiólogo podría concluir ... que el glifosato de hecho está causando un linfoma no Hodgkin en los seres humanos ... Pero también me pregunto si alguien podría concluir legítimamente que el glifosato no está causando linfoma no Hodgkin en los seres humanos ".

Cualesquiera que sean las creencias del juez, Chhabria notó que están fuera de su alcance dentro de una audiencia con Daubert. "Mi papel es decidir si las opiniones ofrecidas por los expertos de los demandantes están dentro del rango de razonabilidad", dijo Chhabria. "Y los tribunales nos dicen que incluso una opinión débil puede ser admisible porque ... ese experto estará sujeto a un interrogatorio. Y el jurado podrá escuchar toda la evidencia y decidir quién tiene la razón y quién está equivocado ".

La epidemiología, explicó, "es la herramienta que tenemos para detectar señales en el nivel de la población. Y cuando una señal resulta ser algo así como un linfoma no Hodgkin, existe una razón de interés público por la que debemos buscar desencadenantes potenciales o causas de ese tipo de epidemiología ". Ricardo Salvador, científico sénior y director del Programa de Alimentos y Medio Ambiente en la Unión de Científicos Preocupados , dijo que es difícil para un no científico evaluar la validez de los estudios epidemiológicos. "Creo que la epidemiología se cumple con los estándares aquí que no puede cumplir porque es una ciencia de observación", dijo a Civil Eats. "La precisión de las mediciones no será como estudios controlados y trabajo de banco de laboratorio".

Stanford's Goodman señala que las audiencias de Daubert requieren que un juez esté dispuesto a hacer "mucha lectura y tarea fuera de la sala del tribunal". Dado que gran parte de lo que se dice en la corte es parte de los argumentos, agregó, "los abogados siempre pueden hacer que los pequeños desacuerdos suenen a lo grande, y a veces los grandes desacuerdos suenan pequeños ".

Por ejemplo, al final de los argumentos orales, los abogados de Monsanto resumieron los procedimientos y le dijeron al juez que los expertos de los demandantes no habían utilizado odds ratios ajustados en algunos de sus cálculos. Los abogados de los demandantes respondieron citando las instancias precisas en las que sus expertos habían utilizado la metodología adecuada.

La táctica ilustra lo que Goodman dice es una de las que se usa a menudo en las audiencias de Daubert. "Si un juez no está anclado por algo fuera de lo que escucha en la sala del tribunal", dijo, "va a ser muy difícil, están tratando de arrojar arena a sus ojos". Y es muy, muy difícil de ver ".

Mientras tanto, Michael Baum, abogado de algunos de los demandantes, dijo que los Documentos de Monsanto -correos y notas internas recibidos de Monsanto como parte del proceso de descubrimiento de estos juicios, y que revelaban los esfuerzos de la compañía para desacreditar a la IARC y la ciencia dominante- tenían ya hizo olas en otras partes del mundo.

"Es como el Mago de Oz", dijo Baum. "Cuando cierras el telón, y cuando enviamos todas estas pruebas a los responsables de la toma de decisiones de la UE, a los reguladores y a los legisladores, empezaron a ver que los habían engañado. Los tomadores de decisiones están empezando a tomar decisiones diferentes ".

La UE votó en 2017 para limitar la renovación de la licencia de glifosato por un período de solo cinco años, y muchos países europeos han anunciado planes para finalizar su usodentro de tres años. "Países como Francia, Italia y Austria dicen que ... 'no esperamos entre tres y cinco años, nos estamos moviendo tan pronto como haya una alternativa viable'", agregó Baum.

Salvador advirtió que el proceso funciona de manera diferente en los Estados Unidos. En Europa, "el valor predeterminado es ser precautorio, de modo que el interés del público, el bienestar público y la salud sean primordiales", dijo. "En los Estados Unidos, la cosmovisión es que los intereses de la industria y su derecho a obtener ganancias son dominantes ... lo cual es muy conveniente para las personas que se benefician al arrojar productos químicos al medio ambiente".

La semana pasada Chhabria programó audiencias de seguimiento del 4 al 6 de abril para un interrogatorio más profundo de dos de los expertos del demandante sobre sus conclusiones epidemiológicas. Se espera que regule en mayo sobre evidencia científica y expertos permisibles en casos federales. Mientras tanto, las demandas contra Monsanto en los tribunales estatales comenzarán en junio.-

Zero Biocidas

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Le farine incominciano ad invecchiare dall’8° giorno, al 15° sono devitalizzate.

Le farine raffinate sottraggono risorse vitali all’organismo: ai nervi, muscoli, ossa, cuore, sangue, cervello e sembra predispongano al cancro.

La raffinazione porta via gli acidi grassi essenziali, vitamine, minerali,  fibra, antiossidanti: la perdita è dell’ 80% di magnesio; il 70% di potassio, ferro e fosforo; 60% di rame; 40% di cromo.

La farina bianca contiene un quarto delle vitamine, la carenza di queste porta al beri- beri.

L’indice glicemico del pane bianco è 90, l’indice glicemico dell’arancia è 50.

Se il 60% delle calorie introdotte viene dai carboidrati aumenta il rischio di mortalità.

Nel 1828 il fisiologo francese E. Magendie dimostrò che i cani tenuti a dieta con pane bianco e acqua morivano dopo 50 giorni, mentre quelli nutriti con pane nero ed acqua crescevano ottimamente.

Tutti i cereali sono poveri di due aminoacidi importanti: cistina e lisina e sono pressocchè privi di iodio, sodio, calcio, zolfo e vitamine ABC. La mancanza di iodio genera idiozia.

Le fibre vegetali dei cereali integrali sono quelle più contaminate da pericolosissimi fungicidi che agiscono sui mitocondri che come si sa sono sempre implicati nei tumori.

Secondo un nuovo studio pubblicato nella Public Library of Science (PLOS) peer reviewed (1) ci sono prove sufficienti che i frammenti di DNA derivati dal cibo, trasportino geni completi che possono entrare nel sistema di circolazione umano attraverso un meccanismo sconosciuto. Mi chiedo se gli scienziati di queste società biotech si siano resi conto di ciò. In uno dei campioni di sangue la concentrazione relativa del DNA della pianta è superiore al DNA umano. Lo studio si è basato sull’analisi di oltre 1000 campioni umani provenienti da quattro ricerche indipendenti, e conferma ciò che molti sospettano da anni.

PLOS è un diario scientifico di libero accesso, rispettato all’unisono, sulla ricerca primaria nell’ambito della scienza e medicina.

Quando si tratta di colture e alimenti geneticamente modificati, non abbiamo davvero idea di quali saranno gli effetti a lungo termine sulla popolazione..

La vendita di alimenti geneticamente modificati è iniziata solo venti anni fa, nel 1994.

Non è possibile che le autorità sanitarie possano testare tutte le combinazioni possibili su una popolazione abbastanza numerosa, per un periodo di tempo sufficientemente lungo da poter dire con certezza che gli OGM siano innocui.

Pertanto, andrebbe applicato il principio di precauzione, vietando tutti gli alimenti che contengono OGM.

Il genetista David Suzuki ha recentemente espresso la sua preoccupazione, affermando che gli esseri umani fanno parte di un “massiccio esperimento genetico” nel corso di molti anni, poiché migliaia di persone continuano a consumare OGM. I progressi dello studio sul genoma negli ultimi anni, hanno rivelato che gli organismi possono condividere i loro geni. Prima, invece, si pensava che i geni fossero condivisi solo tra i singoli membri di una specie attraverso la riproduzione.

I genetisti di solito seguivano l’ereditarietà dei geni in quello che viene definito come sviluppo “verticale”, ad esempio allevare un maschio e una femmina, seguire la loro prole e continuare lungo la discendenza.

Oggi gli scienziati riconoscono che i geni sono condivisi non solo tra i singoli membri di una specie, ma anche tra membri di specie diverse.

Il nostro flusso sanguigno è considerato un ambiente ben separato dal mondo esterno e dal tratto digestivo. Secondo il paradigma standard, grandi macromolecole consumate con il cibo non possono passare direttamente al sistema circolatorio, in quanto si pensa che durante la digestione le proteine e il DNA siano degradati in piccoli costituenti, amminoacidi e acidi nucleici, e quindi assorbiti da un complesso processo attivo e distribuiti a varie parti del corpo attraverso il sistema di circolazione.

Invece, sulla base dell’analisi di oltre 1000 campioni umani provenienti da quattro studi indipendenti, riportiamo prove che frammenti di DNA derivati dal cibo, abbastanza grandi da trasportare geni completi, possono evitare la degradazione e, attraverso un meccanismo sconosciuto, entrare nel sistema di circolazione umano.

In uno dei campioni di sangue analizzati la concentrazione relativa del DNA della pianta è superiore al DNA umano. La concentrazione del DNA vegetale mostra una distribuzione lungamente normale, sorprendentemente precisa nei campioni di plasma, mentre il campione di controllo non plasmatico è risultato privo di DNA vegetale.

Ovviamente non è come un essere umano che si accoppia con una mela, una banana o una pianta di carota e scambia i geni. Ciò che hanno fatto le società biotecnologiche e biogenetiche come la Monsanto, è che hanno permesso il trasferimento di geni da una specie all’altra senza alcun riguardo per le limitazioni o i vincoli biologici.

Il problema è che tutto ciò ci si basa su una scienza pessima e corrotta, per non dire altro.

Le condizioni e le “regole” biologiche che si applicano al trasferimento genetico verticale (da genitori a figli), almeno quelle di cui siamo a conoscenza, non si applicano necessariamente al trasferimento genetico orizzontale (tra specie diverse). La scienza biotecnologica, invece, si basa ancora sul presupposto che i principi che regolano l’ereditarietà dei geni, siano gli stessi quando spostiamo i geni orizzontalmente così come come sono, o quando vengono mossi verticalmente.

Tutto ciò dimostra che gli OGM dovrebbero essere sottoposti a molte più sperimentazioni e ricerche molto rigorose, prima di continuare a consumarli.

Come possono le nostre autorità sanitarie governative approvare questi organismi transgenici come sicuri?

Lo hanno detto le Multinazionali e ci siamo semplicemente fidati, senza metterlo in discussione.

Sembra che siamo una razza molto credulona, ma le cose stanno cambiando e molte persone cominciano a mettere in discussione il mondo che li circonda.

Una piccola mutazione in un essere umano può determinare così tanto, il punto è quando muovi un gene, un gene, un piccolo gene da un organismo in uno diverso, che cambi completamente il suo contesto. Non c’è modo di prevedere come si comporterà e quale sarà il risultato. Pensiamo di progettare queste forme di vita, ma è come prendere una orchestra preparata per suonare una sinfonia di Beethoven, e poi prendere dei tamburi qua e la,e farli suonare insieme, e si pensa che suonino musica. Ciò che uscirà sarà qualcosa di molto molto diverso.

"La propaganda che dietro agli OGM indica una buona intenzione, ma il fatto è che è guidata dalle corporation e quindi dai soldi”, afferma David Suzuki. "Personalmente credo che le intenzioni vadano al di là del denaro, vedi transumanesimo ed eugenetica", ma questa è un’altra storia.

Dalle ricerche condotte risulta anche abbastanza chiaro che il DNA dal cibo finisce nei tessuti animali e nei prodotti a base di latte che le persone mangiano.

Studi dimostrano che quando gli esseri umani o gli animali digeriscono cibi geneticamente modificati, i geni creati artificialmente trasferiscono e alterano il carattere dei batteri benefici nell’intestino. I ricercatori riferiscono che i microbi trovati nel piccolo intestino di persone con ilestomia sono in grado di acquisire e ospitare sequenze di DNA da piante OGM. Le colture geneticamente modificate si sono infiltrate nei mangimi dal 1996 e gli studi hanno collegato l’alimentazione degli animali OGM a una grave infiammazione dello stomaco e all’utero allargato nei suini.

È anche importante notare che il trasferimento genetico tra colture agricole geneticamente modificate e specie autoctone circostanti ha dato origine a specie altamente resistenti dette super erbacce. Secondo l’organizzazione mondiale della sanità, il trasferimento genetico e il movimento di geni da piante geneticamente modificate, in colture convenzionali o specie affini, potrebbero avere un effetto sulla sicurezza alimentare e sulla sicurezza umana. “Questo rischio è reale, come è stato dimostrato quando tracce di un tipo di mais, che sono state approvate solo per l’uso nei mangimi, sono apparse nei prodotti a base di mais per il consumo umano negli Stati Uniti.”

La verità è che gli ingegneri genetici non hanno mai preso in considerazione la realtà del trasferimento genico, nel momento in cui producono queste "cose" e le

introducono nell’ambiente. Di conseguenza, stiamo iniziando subire le conseguenze dei geni che sono stati progettati, in particolare come si diffondono e alterano altri organismi in vari ambienti.

Watrud et al (2004) hanno scoperto che il transgene di resistenza agli erbicidi, si diffondeva attraverso il polline in un’area fino a 21 km oltre il perimetro dell’area di controllo, e aveva impollinato enormi distese di colture. Prima di quell’anno, i governi avevano concluso che era improbabile il trasferimento di DNA da colture OGM agli alimenti.

Ora possiamo vedere che hanno torto e che con tutta probabilità ne erano a conoscenza.

Indipendentemente dal fatto che il DNA di alimenti geneticamente modificati possa essere trasferito all’uomo e agli animali, oggi si sa ancora molto poco e ciò che è noto non sembra per niente confortante. Ed esistono studi che collegano OGM e pesticidi a vari disturbi cronico degenerativi.

Bisogna fermare la produzione di OGM fino a quando non sapremo definitivamente che sono sicuri per il consumo umano.

E' necessari applicare il Principio di Precauzione, altrimenti le multinazionali rischieranno cause per danni sanitari e ambientali, molto pesanti.

Non è un mistero il motivo per cui la maggior parte dei paesi in tutto il mondo ha completamente vietato gli OGM.

Riferimenti:

(1) Complete Genes May Pass from Food to Human Blood

(2) Assessing the survival of transgenic plant DNA in the human gastrointestinal tract

(3) Frequently asked questions on genetically modified foods

(4) GM material in animal feed

Fonte: koenig2099.wordpress.com

GUERRA AI VEGAN


 Non c’è giorno in cui un nutrizionista in televisione non attacchi la scelta vegan considerandola  avventata e pericolosa specialmente per i bambini. Una vera e propria dichiarazione di guerra in cui i  vegani sono ritenuti gente sprovveduta, avulsa da cognizioni scientifiche, che segue la tendenza del momento ma che rischia la propria salute. E considerando gli immensi interessi economici in ballo  ritengo tutto questo fisiologico. Infatti in una civiltà vegan tireranno la cinghia le lobby degli allevatori, dei macellai, dei cacciatori, dei caseifici, dell’industria chimico-farmaceutica, dei pellicciai, della  pesca, dei vivisettori ecc.E non c’è da stupirsi se ad attaccare furiosamente la scelta vegan siano personaggi di bassa risma: aggressivi, sanguigni, volgari. La nostra filosofia di vita è per gente gentile,  sensibile, compassionevole, giusta, lungimirante: qualità difficilmente riscontrabili in chi ritiene legittimo fare a pezzi una splendida creatura (come un vitellino, un cavallo, un maialino, un coniglio) per  deliziare il proprio palato.Naturalmente l’alimentazione ritenuta migliore è quella in cui si mangia un pò di tutto, ma con moderazione e, in fatto nutrizionale, occorre farsi seguire da un nutrizionista  perché, come per le medicine, la gente non è in grado di capire  cosa è utile mangiare. Ma il principale nemico dei dietologi e nutrizionisti palesemente carnofili è eccellente salute dei vegani che  attribuiscono non all’alimentazione ma all’eventuale stile di vita più sano, mentre noi sappiamo che la robustezza di un edificio dipende inevitabilmente dalla qualità dei materiali utilizzati per la sua  costruzione. E utile ricordare che i medici allopatici non hanno mai dato alcuna importanza all’alimentazione né mai relazionato la salute alla qualità degli alimenti: il medico in genere chiede all’ammalato   se ha mangiato, mai che cosa ha mangiato.E quando si verifica un episodio di malattia di un bambino di genitori vegan si approfitta per  screditare tale scelta e dimostrare la sua dannosità, trascurando  di menzionare le  migliaia di bambini e adolescenti, vegan dalla nascita e in ottima salute, nati da genitori vegan.

Sfortunatamente alcuni si definiscono vegan senza avere la giusta conoscenza dei  principali requisiti della scienza alimentare e questo può mettere in cattiva luce la causa vegana. Anche chi si nutre di solo di patatine e Coca Cola può, erroneamente, definirsi vegan anche se è lontano  anni luce dalla vera filosofia vegan il cui fulcro principale è la consapevolezza, la conoscenza, e la responsabilità verso se stessi e verso il nostro prossimo universale.

 

 “L’ALIMENTAZIONE VEGETALE INVECE DEL CIBO ANIMALE È LA CHIAVE DELLA RIGENERAZIONE UMANA”. (RICHARD WAGNER 1813-1883 MUSICISTA TEDESCO)

 

La Free lance International Press appoggia la campagna di denunzia del prof. Giuseppe Altieri contro i pesticidi e le istituzioni che ne appoggiano la diffusione con grave danno per la nostra salute.

 

Per chi fosse intenzionato ad aderirvi basta inviare una mail di adesione con nome e cognome alla seguente mail: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

 

Richiesta di adesione al seguente documento:

Glifosate: Campi di sterminio chimico, spesso sovvenzionati con i soldi delle nostre tasse (tutti fuorilegge)

Girano su internet pubblicità illegittime di un prodotto che dovrebbe essere vietato, sia perché probabile cancerogeno che per gli obblighi di agricoltura integrata vigenti in tutta Europa.

Norme che vengono allegramente falsificate, per un disastro ambientale e sanitario che va avanti da 40 anni...

Fermiamo questo Scempio Criminale ? !!!

(inviate le vostre firme) la vostra adesione va inviata a: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

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Ormai sono tutti fuori legge…

1)...La Monsanto, che continua a pubblicizzare e vendere il Glifosate, vietato dalle norme europee di agricoltura integrata obbligatoria per tutti gli agricoltori (Decisione CE del 30.12,1996 All. 1 Norme  OILB), che non prevede uso di disseccanti chimici totali… tantomeno chiamandola falsa semina, in quanto con questo termine si intende... il lasciar nascere le erbe per interrarle e non disseccarle…

2)...Lo Stato italiano, che invece di applicare le norme UE sulla produzione Integrata come livello minimo stabilito per la sicurezza ambientale e sanitaria dell'attività agricola, consente uso di pesticidi  chimici sintetici pericolosi per la salute, senza obblighi di tecniche sostitutive prioritarie, rispettose del Principio di Precauzione Europeo. Trasformando così la Produzione Integrata… in Pesticidi Integrati… Ed inventandosi addirittura due livelli di Produzione Integrata (una obbligatoria e l'altra facoltativa), nessuno dei quali rispettoso delle norme minime di tutela comunitarie… ...al fine di consentire alle  Regioni di pagare con i soldi delle nostre tasse l'acquisto del Glifosate… invece che la sua sostituzione…Quando a livello UE si è stabilito che l'Agricoltura integrata è obbligatoria per tutti come requisito  minimo per coltivare. E pertanto non può godere di Pagamenti dei Agroambientali previsti nei PSR Regionali solo per impegni facoltativi (tantomeno per comprare il Glifosate).

3)...Le Regioni, molte delle quali finanziano attraverso i pagamenti agroclimatico ambientali l'acquisto di Glifosate… chiamandola illegittimamente "Agricoltura Conservativa" o "Integrata Volontaria"… 

4)...La Commissione UE - DG Agri, coordinata dal Dr. Gianfranco Colleluori, che continua ad approvare queste schifezze al 400%, da circa venticinque anni... Non si capisce cosa si aspetta ancora a  denunciare penalmente tutte queste illegittimità …oltretutto "probabilmente mortali" per molti esseri Umani   PS - Il Glifosate essendo classificato dallo IARC di Lione "probabile cancerogeno" dovrebbe  essere automaticamente vietato dagli stati membri…

A dire il Vero, un DM Sanità stabilisce che il Glifosate è vietato in tutti gli ambiti frequentati dalla popolazione……agricoltori inclusi ovviamente,... o i campi coltivati non sono frequentati da esseri umani?

Fermiamo questo Scempio Criminale ? !!!

 

Ad uso e consumo per tutti i sindaci che tengono a cuore la salute dei propri concittadini  alleghiamo la sottostante documentazione

 

 

 

 

Un gruppo di autorevoli scienziati lancia una lettera aperta agli stati Ue, che oggi discutono del divieto permanente per i pesticidi più usati al mondo, i neonicotinoidi. “È un’occasione decisiva per proteggere le api, i nostri figli e i campi coltivati, e ripensare l’intero sistema di produzione del cibo”, scrivono

Abbiamo bisogno delle api. Circa un terzo delle nostre riserve di cibo sparirebbe senza il lavoro di api domestiche e selvatiche e di altri impollinatori. Non è esagerato dire che questi insetti sono di importanza vitale, sia per gli ecosistemi naturali che per la nostra stessa sopravvivenza.  

Molti governi sostengono che gli attuali standard di protezione degli impollinatori siano sufficienti. Ma in qualità di scienziati che hanno dedicato decenni di studio ai delicati equilibri che esistono tra insetti, ambiente, e coltivazioni da cui tutti dipendiamo, ci permettiamo di dissentire.  

Molte specie selvatiche hanno già subito un enorme declino, mentre altre si sono addirittura completamente estinte. Anche se i motivi di questo declino sono complessi, come la perdita degli habitat e la diffusione di malattie non native, l’esposizione ai pesticidi è emersa come una probabile causa determinante. In particolare, esiste ormai una sempre più consistente letteratura scientifica sugli insetticidi neonicotinoidi, che suggerisce come questi abbiano una serie di effetti nocivi sulle api, causandone la morte, la perdita delle capacità di orientamento, la ridotta fertilità e la compromissione del sistema immunitario.  

Come conseguenza del sempre più evidente collegamento tra neonicotinoidi e declino delle api, nel 2012 la Commissione Europea ha richiesto una revisione degli studi disponibili. Pubblicata nel gennaio 2013, questa revisione ha concluso che i 3 neonicotinoidi più usati al mondo (imidacloprid, thiamethoxam and clothianidin) rappresentano un “rischio inaccettabile” per le api. La Commissione ha quindi proposto un bando all’uso di questi 3 composti sulle colture in fiore che attirano le api. Nonostante la grande pressione dei produttori di pesticidi, che teorizzavano una grande perdita di raccolti se il divieto fosse stato approvato, il divieto parziale è entrato in vigore nel dicembre 2013. A livello europeo, questo divieto sembra non aver avuto alcun impatto sui raccolti.  

Da allora, le prove sulla minaccia portata da questi pesticidi alle api non hanno fatto che aumentare. Un nuovo rapporto dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha appena confermato, di nuovo, che la quasi totalità degli usi correnti dei neonicotinoidi mette in serio pericolo le api.  

Pubblicato il mese scorso, dopo aver esaminato in 2 anni oltre 1500 studi da tutto il mondo, le valutazioni dettagliate di 588 esperimenti scientifici e l’impatto su varie specie di api, il rapporto ha confermato la nocività dei neonicotinoidi per le api, sia domestiche che selvatiche, una conclusione in linea con una serie di altre analisi pubblicate da scienziati indipendenti nell’ultimo anno e con il rapporto del 2015 della European Academy of Science Advisory Council (EASAC). È ormai chiaro che i neonicotinoidi usati sui campi in fiore non solo mettono in pericolo le api, ma rimangono nel suolo dopo il raccolto anche a lungo, contaminando il successivo ciclo di coltivazione e le piante selvatiche ai margini dei campi.   

Questo rapporto va sicuramente a sostenere la richiesta di maggiori restrizioni sull’uso dei neonicotinoidi in tutta Europa -- e non solo. Gli stati membri dell’UE, gli USA, il Canada, che stanno tutti riconsiderando come gestire questi pesticidi, hanno ora la responsabilità di ridurne l’uso. Inoltre, ci sembra utile sottolineare come sia necessario anche un ripensamento generale dei metodi di coltivazione stessi.  

Sono 60 anni che continuiamo a girare sulla giostra dei pesticidi: generazioni dopo generazioni di prodotti chimici vengono messi in commercio per essere vietati 10 o 20 anni dopo, quando emergono i danni ambientali da essi causati. Ogni volta vengono sostituiti con qualcosa di nuovo, e ogni nuova sostanza porta nuovi problemi e imprevisti. Considerata l’intelligenza della nostra specie, è straordinario come noi esseri umani riusciamo a ripetere sempre gli stessi errori. 

Un’analisi recente delle riserve naturali in Germania ha riscontrato un calo del 76% nella biomassa degli insetti volanti nei 27 anni precedenti al 2016. Potrebbe essere una coincidenza, ma questo periodo coincide quasi del tutto con l’adozione dei neonicotinoidi da parte degli agricoltori (il cui uso è in aumento costante dal 1994), ma più in generale non può più esserci alcun dubbio che inondare le campagne di pesticidi abbia un ruolo chiave nel declino di questi insetti. Se perdiamo gli insetti, non perdiamo solo gli impollinatori, ma anche l’alimento principale di innumerevoli specie di uccelli, pipistrelli, rettili, pesci e anfibi. L’ecosistema della Terra collasserebbe. È certamente arrivata l’ora di scendere dalla giostra dei pesticidi e di e sviluppare metodi sostenibili per dar da mangiare al mondo. Servono restrizioni globali sull’uso dei neonicotinoidi, subito, e dobbiamo anche assicurarci che non siano semplicemente sostituiti con qualcosa di ugualmente pericoloso.   

Non serve guardare lontano per trovare le alternative. Uno studio pubblicato il mese scorso dimostra che è possibile controllare i parassiti in modo integrato salvaguardando sia l’ambiente che i risparmi degli agricoltori. In molte fattorie convenzionali si coltiva già con successo senza neonicotinoidi. E l’agricoltura biologica ha una resa media dell’80%: con una piccola riduzione degli sprechi di cibo (attualmente intorno al 35%) e del consumo di carne rossa, potrebbe facilmente sfamare il mondo intero. L’agroforestazione su piccola scala e i sistemi di permacoltura offrono rese addirittura maggiori dell’agricoltura convenzionale. Per produrre il cibo di cui abbiamo bisogno, ci sono modi molto migliori invece di continuare con gigantesche monocolture da spruzzare costantemente con varie miscele di pesticidi.  

firmatari  

Prof Dave Goulson, School of Life Sciences, University of Sussex, Brighton, Regno Unito  

Prof Dr Randolf Menzel, Department Biologie, Freie Universität Berlin, Berlino, Germania  

Dr.ssa Cristina Botías, Departamento de Ecología Integrativa, Estación Biológica de Doñana, Siviglia, Spagna  

Dr Christopher N Connolly, Associate Director of CECHR, School of Medicine, University of Dundee, Dundee, Regno Unito  

Prof. Dr. J. Wolfgang Wägele, Director, Zoologisches Forschungsmuseum Alexander Koenig, 

Leibniz-Institut für Biodiversität der Tiere, Bonn, Germania  

Prof. Dr. Jeroen P. van der Sluijs, Copernicus Institute for Sustainable Development, Utrecht University, Paesi Bassi, e University of Bergen, Norvegia  

Prof. Dr. Hans de Kroon, Professor of Plant Ecology and Director Institute for Water and Wetland Research, Radboud University, Nimega, Paesi Bassi  

Prof. Dr. Rien Aerst, Professor of Systems Ecology, Vrije Universiteit Amsterdam, Paesi Bassi  

Prof. Dr. Frank Berendse, Emeritus Professor, Plant Ecology and Nature Conservation, Wageningen University, Paesi Bassi  

Prof. Dr. ir. Paul Struik, Centre for Crop Systems Analysis, Wageningen University, Paesi Bassi  

Dr. Simone Tosi, Division of Biological Sciences, Department of Ecology, Behavior, and Evolution, University of California San Diego, USA e Department of Agricultural and Food Science (DISTAL), Alma Mater Studiorum - University of Bologna, Italia  

Prof. Stefano Maini, Prof. Giovanni Burgio, Dr Claudio Porrini, Dr Giovanni Giorgio Bazzocchi, Dr Fabrizio Santi, Dr Paolo Radeghieri, Department of Agricultural and Food Science (DISTAL), Alma Mater Studiorum - University of Bologna, Italia 

Giuseppe Altieri, Dottorato di Ricerca in Agroecologia e Biodiversità per lo Sviluppo Rurale e la tutela della Salute Ambientale - Università di Firenze . Docente di Agroecologia, Fitopatologia, Entomologia, Biotecnologie, Istituto Agrario - Todi

Da “La Stampa – tutto green” del 18-03-2018

FISICA, MENTALE E SPIRITUALE

“Imparerete più da un digiuno che da tutte le terre che avete visitato  o dai libri che avete letto”
( Morris Krok) Il digiuno, da sempre è stato praticato fin dagli albori della storia da tutti i popoli della terra allo scopo di purificare il corpo e la mente, per penitenza nei percorsi spirituali, spesso per auto-disciplina, per scopi politici o come mezzo di guarigione. Per i Veda e per la tradizione yogica era principalmente un mezzo di elevazione spirituale, mentre nelle religioni primitive per propiziarsi la divinità, o per prepararsi a certi rituali.
Era usato dagli antichi greci, prima della consultazione degli oracoli, dagli sciamani africani per contattare gli spiriti, dagli indiani d’America per acquisire il proprio animale totemico, dai fenici, dagli egizi, gli assiri, dai babilonesi, dai druidi celtici e in tutti i paesi del Mediterraneo; i farisei erano noti per il loro digiuno. La legge mosaica ordinava agli ebrei il digiuno una volta l‘anno; i primi cristiani lo praticavano con riferimento a Gesù che digiunò per 40 giorni prima della sua missione; veniva consigliato dai medici arabi. In Italia i medici napoletani, fino a circa 150 anni fa erano soliti utilizzare il digiuno che a volte durava 40 giorni nei casi di febbre. All’inizio dell’Ottocento il digiuno venne praticato come terapia per guarire diverse malattie. La storia del digiuno annovera molti santi: Benedetto, Francesco d’Assisi, Francesco di Paola, Caterina da Genova, Bernardo di Chiaravalle, Romualdo dei Camaldolesi, Tommaso d’Aquino, Ignazio di Loiola, Francesco di Sales e altri. In tempi più recenti sono noti i digiuni di Gandhi, Aurobindo, Krishnamurti.
In particolare i musulmani digiunano per tutto il mese del Ramadan, cioè il 9° mese del calendario lunare, perché celebra la rivelazione dei primi versetti del Corano, che consiste nell’astenersi, dall’alba al tramonto, dal mangiare, bere, fumare o praticare sesso. Il motivo è sostanzialmente l’autocontrollo per liberare l’anima dai desideri in modo da elevarsi verso Dio. Ma aiuta a comprendere il valore dei doni di Dio e permette di aprirsi con più compassione verso i bisognosi. Per l’ebraismo il digiuno ha lo scopo di espiare i peccati o innalzare le suppliche a Dio. Durante il digiuno è proibito lavarsi, indossare scarpe di cuoio, usare oli, acque profumate, o avere rapporti sessuali. Anche nell’induismo il digiuno è un sistema di purificazione che serve a riappropriarsi di tutta l’energia necessaria per cercare la vicinanza con la divinità. Nel buddismo, la frugalità, l’essenzialità, la moderazione, l’austerità della vita, ha lo scopo di purificazione il corpo per raggiungere la chiarezza mentale, i poteri nascosti nella mente, la saggezza, e così liberarsi dal karma negativo. Gandhi praticò innumerevoli digiuni a scopo politico-sociale, per fermare le violenze degli inglesi contro gli indiani, i massacri fra indù e musulmani: se il corpo si poteva depurare con il digiuno anche il corpo della nazione poteva essere liberata tramite lo stesso meccanismo. Per Gandhi il digiuno era una specie di preghiera intensa, slancio dell’anima. Nel mondo animale gli animali digiunano quando sono feriti, ammalati, nel periodo di ibernazione o di letargo, alcuni digiunano durante il periodo di accoppiamento o di allattamento, durante i periodi di siccità, di nevicate, di freddo intenso, o per carenza di cibo. Alcuni uccelli digiunano mentre covano le uova, altri subito dopo la nascita. Ma il vero fondatore della moderna digiunoterapia è l’americano di origine tedesca Herbert M. Schelton, autore di decine di libri. Shelton ha seguito direttamente 45.000 digiuni ed è testimone della guarigione di moltissime patologie attraverso tale pratica. L’organismo privato dal consueto apporto di alimenti è costretto con il digiuno ad assorbire e smaltire i residui incamerati, liberando l’organismo da scorie, pus, cellule morte, cisti ed anche tumori. Il digiuno costringe il corpo a consumare (per mezzo dell’autolisi) tutti i tessuti superflui e le scorte nutritive: le tossine accumulate vengono immesse nella circolazione per essere portate agli organi escretori e quindi eliminate. Le cellule subiscono una purificazione ed avviene la rimozione dal protoplasma delle sostanze estranee accumulate, le cellule si ringiovaniscono e svolgono le loro funzioni più efficacemente. Non esiste niente altro al pari del digiuno in grado di eliminare le sostanze di rifiuto accumulate nel sangue e nei tessuti e depurare l’organismo consentendogli di recuperare la salute. Quando si inizia un digiuno ci si astiene dal fare uso di tè, caffè, alcol, sigarette bevande gasate, condimenti, spezie, additivi alimentari, conservanti, integratori sintetici, medicine ecc., praticamente si interrompe l’abitudine di avvelenarsi. Vi sono testimonianze molto importanti in merito all’efficacia del digiuno attraverso il quale alcune persone hanno vinto anche mali incurabili.
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