L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Health (144)

E' stata inaugurata a Santa Maria di Leuca il 9 febbraio di quest'anno la nuovissima SPA "Corte di Leuca", che si può già definire il più grande centro benessere del Salento anche grazie all' impegno di uno dei suoi ideatori, Antonio Fantasia, e del direttore commerciale Giulio Caforio. La SPA e' posizionata su tre piani, tra cui due nel sottosuolo lontano da rumori e stress quotidiano cioè quell'incessante ritmo moderno che incide spesso sul nostro umore e sulla nostra fisicita'.

 

Nella struttura ben areata contornata da pietra leccese ed ampie volte a stella che si liberano nell'ambiente miscelandosi con garbo alle più attuali forme geometriche e materiali di ultimo grido, tramite ascensori od a scelta una scala escargot si comunica tra questi open space dove si distinguono una ampia piscina a vari getti, tre vasche Jacuzzi ad anelli concentrici, bagno turco e sauna, quattro cabine ad uso per varie terapie salutari,una sala meditazione zen con ampia vasca e zona biomassaggi con un duplice letto futon e luci soffuse,docce,bagni e spogliatoi, una sala relax con comodo lettini,una palestra ben attrezzata,una morbida sala relax e sala tisane e tanti svariati angoli multi uso ed invitanti.Inoltre per gli ospiti ci sono delle stanze ai livelli superiori nel caso che volessero prolungare i loro soggiorni.

 

In questa oasi di pace e d'incanto, in un atmosfera idilliaca,immersi in una saga onirica,circondati dal lusso e da un eleganza architettonica,in un ecosostenibilità inondata da profumi diffusi e speziati con lo scopo di trasmetterti un totale riposo stimolando sicuramente un ringiovanimento non solo a livello cerebrale ma anche epidermico ci affidiamo alle magiche mani di valenti esperte per una rinascita che ridoni freschezza e belta', sicurezza e felicità.

Per informazioni:

www.Cortedileuca.com
Via Virgilio 57 - 73040
Santa Maria di Leuca
email:This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

Sarebbe importante per tutti conoscere dove, quando e soprattutto come, dalla “Quarta sponda” alle nostre coste, le Istituzioni collaborano per impedire preventivamente la diffusione dell’ epidemia in Italia

 

La indifferenza non aiuta

Non si tratta del solito astratto pericolo connesso alla immigrazione; non si tratta neppure di ingressi giustificati o clandestini di coloro che giungono alle nostre coste dal continente africano, ma del possibile, incontrollato e probabile contagio del coronavirus.

Il contagio non riguarda il luogo originario da cui si è diffusa la malattia. Come ormai tutti sanno, la possibilità di contrarre l’infezione del corona virus, è dovuta al  contatto con le persone che già ne sono affette e che   si spostano in zone diverse con il loro carico virale.

Nell’epoca della globalizzazione, il contagio a cui dovrebbe essere sbarrato il passo, avviene ovunque, Africa compresa, a causa del flusso e del riflusso di una parte dei milioni di cinesi che si muovono in quel continente lungo la cosiddetta nuova “via della seta“ e di circa 100.000 africani che per le medesime ragioni, sono ospitati in istituti cinesi dove apprendono nozioni di economia di scambio.

 

I controlli in Africa

Gli uni e gli altri non hanno modo di essere tempestivamente individuati tra i portatori di questa malattia. E’ infatti notorio che le condizioni sanitarie per evitare i contatti umani sospetti attualmente operanti in terra d’Africa,  lasciano un po’ il tempo che trovano. Il contagio tra la popolazione di quei luoghi è molto probabile che avvenga attraverso  coloro che invece della “via della seta” preferiscono unirsi a quella del flusso migratorio destinato alle nostre coste.

Dopodiché Il passo è breve, non solo per il traversamento del Mediterraneo agevolato adesso dall’ attuale governo come non mai, ma per il contagio prima, durante e dopo l’ approdo degli immigrati nei   centri di accoglienza del nostro Paese, oppure da quelli che per un motivo o per l’altro, si sottraggono ad ogni controllo, infiltrandosi direttamente tra la popolazione.

Qui non si tratta di solidarietà o di buonismo o di senso civico dell’accoglienza, ma della salute degli italiani per la quale è stato allestito soprattutto nei porti e negli aeroporti nazionali, un apparato sanitario eccezionale con mobilitazione di uomini e mezzi come mai prima di adesso era avvenuto.

È significativo infatti, il comunicato che viene riportato in rete da alcuni giornali in cui si legge che tra la attuale incertezza di nuovi rimedi efficaci contro il coronavirus, secondo il parere di un illustre virologo: “È fondamentale continuare nell’implementazione delle misure di isolamento, le uniche attualmente in grado di controllare la diffusione del virus”.

 

Quali misure

E allora? Quali rimedi e quali misure la pubblica Autorità sta usando contro la possibilità di contagio da chi arriva in Italia con il quotidiano flusso migratorio africano?

Una soluzione del genere non trova analogia nelle precauzioni adottate in altre circostanze, quando in un modo sicuramente molto più omogeneo, il rimedio era improntato sulla sicurezza generale, ossia, di tutti i cittadini.

In questo caso invece, le condizioni sono assolutamente sbilanciate tanto da far venire in mente una grande rete da pesca con strappi tra le maglie da far passare attraverso, anche le barche. Soltanto che in questo caso si tratta non genericamente di salute, ma della vita di coloro che nel nostro Paese non intendono morire.

Fin tanto che prevarrà  l’ ideologia partitica sui diritti vitali della popolazione  non potremo aspettarci cose molto diverse dalle attuali decisioni politiche

 

 

Il senno del poi

Quando l’emergenza che riguarda la nostra vita ci preoccupa al punto di adottare tutte le possibili cautele, spesso avviene che lo stato di ansia si presti a   considerare soltanto l’immediatezza del pericolo.  Questo  impedisce però, di  cogliere in modo razionale gli aspetti più nascosti,   ma ancora più pericolosi perché trascurati.

Esiste per questa ondata di influenza-polmonite del corona virus,  una preoccupazione generale tra la gente che traspare dall’ eccessivo  movimento delle auto, dalla affluenza dei supermercati in cerca di provviste,   dalla carenza di folla di solito molto attiva nei luoghi di raduno di carattere ludico: cinema, teatri e anche ristoranti. Non si è però ridotta ma al contrario,  è aumentata la tendenza di  evitare in modo decisamente eccessivo e talvolta anche fuori luogo, ogni possibile contatto con ciò che proviene dalla Cina.  Attualmente questo  sta  avvenendo,  malgrado  le cautele sanitarie che il Governo e le Pubbliche Amministrazioni  hanno intrapreso sul controllo sanitario del ponte aereo tra i due Stati  che    sotto questo punto di vista,  dovrebbe  aver  ridotto al  minimo. il pericolo di contagio del coronavirus.

La via della seta

Sotto il profilo delle possibilità di contagio,  è statisticamente poco probabile che a fronte dell’   imponenza  dell’apparato sanitario che l’Italia ha organizzato sul transito, soprattutto delle persone tra Italia e Cina,  l’ infezione del coronavirus,  possa penetrare da quella via nel nostro Paese se non  per qualche rara eccezione.

Ciò non significa che l’Italia sia pressoché invulnerabile, tant’è che alcuni casi già sono stati individuati e isolati in strutture sanitarie approntate allo scopo. Il problema che ora sussiste è che i  contatti con la Cina che sfuggono al controllo sanitario avvengono attraverso vettori estranei alla diretta relazione   con le città  cinesi colpite; contatti che si verificano   magari  in percentuali minime ma tra quei milioni e milioni di cinesi che vivano in terra d’Africa soprattutto nelle città e nei  luoghi della così detta,  “via della seta”.

Oltre questi, vi è anche un numero imponente di africani  soprattutto del Gana,  della Costa di Avorio, della  Nigeria, dello Zambia, del Ruanda, del Kenya  e del Sudafrica   che studiano  in Cina in centri  di istruzione  la politica  di mercato  per gli scambi tra i Paesi di appartenenza e la stessa Cina.   Molti di questi in occasione delle festività del  fine anno cinese,  sono rientrati  in Africa.  Ma sia i  cinesi, che questi africani, quantunque ritornino nei propri luoghi di origine o di lavoro soltanto in parte, creano la condizione di contatto con quella stessa gente  che si recherà  in Italia unendosi soprattutto in Libia, al corpo del   flusso migratorio delle decine di  migliaia di persone che vengono trasportate  con ogni mezzo sulle nostre coste.

Quali controlli

È abbastanza intuitivo  senza entrare in dettagli, considerare con quali criteri  di carente   precauzione sanitaria è accolta questa gente, prima e dopo essere sbarcata in Italia,  gran parte della quale fugge dove può,  prima ancora di essere identificata. Fugge creando ovunque di  continuo,  i naturali e inevitabili contatti umani  nonché   oltre frontiera,  unendosi ai flussi clandestini  diretti in altri i Paesi, e così via.

Si tratta, come detto,  di persone che approdano nelle nostre coste in condizioni igieniche assai più suscettibili di reciproco contagio e che a maggior  ragione,  dovrebbero  essere sottoposte a controllo sanitario  come per coloro  che provengono dalla Cina. Per questi invece,  si trascura  il pericolo,  senza considerare  con il dovuto scrupolo,  che con una decina di giorni il corona virus avrebbe  possibilità di infettare  abbondantemente   i  super affollati centri di accoglienza, in quanto il contagio di questa epidemia avviene già durante il tempo di incubazione.

Siccome la gente in  Africa  non è più immune al corona virus di quanto lo sia quella italiana o europea, la possibilità che una parte della popolazione locale  africana  che si unisce all’ intenso  flusso dell’esodo  migratorio verso l’Europa,  possa essere vettore di contagio dalla terra di provenienza,  è sufficientemente plausibile.

Quali risultati

Quindi il controllo meticoloso  sanitario nell’aeroporto di Fiumicino o di Milano,  oppure il blocco in mare in mare davanti a Civitavecchia di una nave da crociera con il divieto di sbarco  per i preventivi controlli sanitari,  a nulla serve o a molto poco, di fronte a decine di migliaia di immigranti  che arrivano  di continuo nelle nostre coste dal continente africano.

È una situazione che rappresenta un’incongruenza tipica di chi da una parte si propone un risultato preciso con misure eccezionali, mentre dall’altra , allarga le maglie del setaccio sanitario,  al punto di vanificare i risultati complessivi dell’intera prevenzione.

Ma è ancora più inaccettabile che per una impostazione mentale ideologica basata sull’accoglienza ad oltranza, considerata intoccabile per ragioni di buonismo politico, si corra il rischio di compromettere  la salute demografica dell’intera nazione.  Questo potrebbe avvenire   attraverso i flussi di immigrazione che continuamente arrivano in Italia, le cui frontiere sono divenute un setaccio a maglia così larga che ogni cosa riesce a passare.

Per quanto riguarda i controlli sanitari,  tutto sembra rimandato al momento in cui si verificheranno gli eventi, mentre si continua a controllare gli aeroporti come se tutto il rischio di patologia dovesse arrivare direttamente dalla Cina attraverso il cielo e non da altrove.

La cosa migliore sarebbe in questo periodo,  di evitare per quanto più possibile l’intensità del flusso dei migranti dall’ Africa verso il nostro Paese   con accordi internazionali all’origine anche se a titolo sufficientemente oneroso, ma molto meno oneroso di quanto in caso contrario, le conseguenze potrebbero gravare, in parte anche in modo irreversibile, sulla salute collettiva del popolo italiano.

La partecipazione dei cittadini alle decisioni dello Stato sulla salute pubblica, è un esempio di emancipazione civica del nostro Paese

 

 

Si è svolta a Roma nella settimana scorsa nella Sala Stampa dei Deputati, una conferenza sul costo-beneficio sociale dell’obbligatorietà sanitaria di vaccinazione. In considerazione dell’importanza anche internazionale dell’argomento trattato, presiedeva la conferenza di Dott. Virgilio Violo, giornalista e Presidente della Free Lance International Press. Alle relazioni di conferenza hanno partecipato il Dott. Fabio Franchi, medico infettivologo e il Prof. Livio Giuliani, matematico e biofisico.

La trattazione è iniziata con un rendiconto statistico molto circostanziato sulle varie sfaccettature di prevenzione tra le più importanti patologie a cui è possibile opporsi attraverso la vaccinazione.

 

 

La statistica delle vaccinazioni

Il Dott. Franchi ha illustrato su basi statistiche le conseguenze della dibattuta questione sull’opportunità o meno della vaccinazione collettiva dei soggetti a cui questa è destinata.   Si tratta perlopiù di bambini nell’età evolutiva, che talvolta non reagiscono secondo le attese di protezione degli stessi vaccini generando dubbi e contestazioni sulla reale efficacia della profilassi.

Il Dott. Franchi continua la sua relazione mettendo in evidenza attraverso dati della statistica ufficiale la seria possibilità di incorrere con la vaccinazione in reazioni patologiche indotte nella popolazione. Questa situazione avrebbe innescato nel tempo l’ attuale e non indifferente allarme sociale da parte di coloro che si oppongono all’obbligatorietà dei vaccini. Ciò in quanto a loro avviso, il rimedio si rivelerebbe, statisticamente parlando, peggiore del pericolo a cui il vaccino fa fronte, ossia, peggiore di quanto ciascuno sarebbe capace di fronteggiare gli eventuali agenti patogeni esterni con le proprie difese immunitarie naturali.

Ma anche le più accurate precisazioni statistiche si prestano a contestazioni di coloro che sono favorevoli o contrari alla vaccinazione di massa. Ad avviso del Dott. Franchi pertanto, una larga parte dei dati ufficialmente divulgati non corrisponderebbero alla realtà dei fatti. La qualcosa però, lascerebbe intendere per effetto di questa difficoltà di chiarezza che la verità sugli esiti statistici delle vaccinazioni non può dare alcun contributo a chi vorrebbe avere la consapevolezza dei pro e dei contro per por fine a seri dubbi insorti sulla pericolosità delle vaccinazioni praticate obbligatoriamente, soprattutto ai bambini in età prescolare. Questo perché a fronte dei risultati ottenuti dalle varie vaccinazioni, obbligatorie o facoltative, ognuno continua a seguire i propri ostinati convincimenti supportati dai dati statistici ai quali presta più fede.

 

 

Gli equivoci della statistica

Va però considerato che la statistica è una scienza molto efficace ma si presta ad essere interpretata in modo distorto. Ciò avviene di continuo da parte di coloro che si avvalgono dei valori rilevati per evidenziare i risultati matematici che convalidano i loro iniziali convincimenti. L’aspetto controverso dell’ interpretazione si fa interessante e meriterebbe un approfondimento. Un esempio potrebbe dare maggiore rappresentazione di immagine sull’equivoco a cui si va incontro quando pur dicendo il vero, si distorce la verità. Ne sono a riprova i risultati elettorali secondo cui i partiti hanno vinto o migliorato la propria posizione. Esemplificando ulteriormente il concetto, si consideri un prodotto che costa 50 e il giorno dopo il prezzo sale a 100. È corretto dire che in un sol giorno il prezzo è aumentato del 100%. Ma è altrettanto corretto dire che rispetto al prezzo odierno, ieri quello stesso prodotto costava il 50% in meno. Ecco che come si diceva, i dati forniti dalle statistiche sono esatti, vanno però valutati, così come le statistiche della ultime elezioni. Ritornando al tema trattato e al contenuto delle normative vigenti, talvolta contraddittorie, il Dott. Giuliani spiega con dovizia di particolari, la qualità e la quantità dei vaccini che vengono destinati periodicamente alla popolazione. Si tratta di disposizioni perlopiù ministeriali, che riguardano l’obbligatorietà dei vaccini da destinare ai bambini nell’età evolutiva e gli atri tipi di vaccino soprattutto influenzale, da somministrare in particolare   agli anziani e alla popolazione più sensibile. Nel concreto dei risultati attesi dalla popolazione va precisato che questi vaccini spesso non sembrano strettamente aderenti alle necessità biologiche a cui periodicamente sono destinati.

 

 

Un caso poco responsabile

E’ stato interessante, comprendere, da quanto riferito dal Dott. Giuliani, anche un ulteriore motivo per cui talvolta una vaccinazione distribuita in massa per necessità influenzali, non reagisce nel modo compatibile all’impegno sanitario e finanziario sopportato dallo Stato. Questo si è verificato e molto probabilmente continuerà a verificarsi per ragioni di convenienza di investimento delle industrie farmaceutiche; investimento finanziario e tecnologico assunto per la realizzazione del prodotto, allorquando si è preferito, prima porre fine alle scorte di un vaccino antinfluenzale precedente ma che si è rivelato, come c’era da immaginarsi, inadeguato alle necessità del momento. Ciò è avvenuto , come si trattasse di qualcuno che per rimediare a previsioni sbagliate sull’approvvigionamento precedente, o sulla composizione del vaccino, avesse voluto giustificare la ingente e inutile spesa sostenuta, distribuendo un vaccino antinfluenzale non adeguato. In altri termini è stato “ignorato” che il vaccino influenzale può essere un antidoto efficace solo nei confronti del ceppo virale del momento e non di quello del virus dell’ondata   precedente.

La somministrazione di vaccini di questo genere nell’intento di arginare la diffusione di temute patologie di massa, secondo i relatori ha avuto risultati molto deludenti se non peggiori di quelli ottenuti  dalla gente che non si è vaccinata.

Un risultato di questo genere non può dare la necessaria consapevolezza ai cittadini della convenienza del costo-beneficio che la vaccinazione obbligatoria contiene nell’interesse collettivo, quando quello relativo alla propria famiglia rischia di naufragare in nome della legge.

Allo stato attuale delle cose è auspicabile un ulteriore approfondimento sulle ragioni individuali di reazioni patologiche ai vaccini somministrati, a cui finora non sembra sia stata data una esauriente risposta.

Potremmo definire l'uomo come una forza vitale che va evolvendo da milioni di anni conservando la propria identità di specie (a 1 milione e 800 mila anni fa risale il primo ritrovamento in Tanzania dell' Homo Habilis , in grado di costruirsi degli strumenti con la pietra).

Il nostro corpo è costituito da di cellule di qualsiasi tipo, diverso, ma tutte coese a tutt'oggi funzionare quel capolavoro d'ingegneria che è il nostro corpo e preservarne l'equilibrio biologico. Così pure lo stesso ragionamento vale per tutte le creature che ci circondano. Il nostro equilibrio interiore rispecchia esattamente l'del nostro Universo esterio, dove tutto è vita è armonia, tutto è tutto equilibrio dove tutto è “Amor che il Sole move e le Stelle” come direbbe il nostro Dante. Capolavoro di ingegneria .... finché quell'equilibrio non viene alterato. Prima di alterarlo artificialmente nei sani bisogna pensarci assai bene.

In questo ultimo scorcio di secoli l'uomo ha imparato a fondere i minerali, creare nuove specie di piante tramite l'innesto, nuove specie animali ed è arrivato alla clonazione genetica, argomento estremamente delicato. In nome della ricerca si sperimenta su cavie animali e molti farmaci sono sperimentati sull'uomo stesso. Ciò può accadere a patto che questa sia fatta nel rispetto della carta universale dei diritti umani, di cui il nostro paese è stato firmatorio presso le Nazioni Unite nel 1948: articolo 1 " Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti" e questi diritti vanno rispettati. Se non lo

 
 VIDEO CONFERENZA DEL DOTT. FABIO FRANCHI

sarebbero crimini contro l'umanità, peggiori delle guerre. Nel nostro modello di società, dove sembra regnare sovrana la logica del profitto purtroppo anche i media dell'informazione sembrano uniformarsi al medesimo standard. Il nostro paese come libertà di stampa, secondo il rapporto di Reporters sans frontiere, è al 52° posto nel mondo nel 2019. Connivenze di tutti i tipi in nome del dio danaro impestano tutti i risultati, quasi impossibile ai cittadini sapere da che parte stia la verità, ma qui è in gioco la nostra stessa sopravvivenza.

Il diritto fondamentale all'autodeterminazione, acquisito nel secondo dopoguerra dai sistemi giuridici nazionali e internazionali, indica chiaramente che deve prevalere il potere della persona sul potere politico e su quello medico.

Oggi questo principio viene messo in discussione da una martellante e aggressiva campagna politico / mediatica che sempre più apertamente ha favorito il sacrificio dei diritti costituzionali, come il diritto alla inclusione scolastica presso la scuola dell'infanzia. 34 della Costituzione della Repubblica italiana), e il diritto alla cura presso gli asili nido (subordinati ora nella loro fruizione all'espletamento di un trattamento sanitario) a favore di un'infondata vaccinazione di massa, supportata da notizie drogate, false, propagate con il solo scopo di promuovere un allarme sociale funzionale allo scopo. Un esempio eclatante e paradigmatico sono state le affermazioni pubbliche dell'allora Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin,che dagli schermi di una tv nazionale ha parlato di oltre 200 bambini morti per morbillo a Londra. Si è riferita agli anni 2013 e 2014, quando in realtà i bimbi morti per morbillo furono zero. Non vi fu alcuna replica né smentita, tantomeno delle Istituzioni. I vaccini hanno effetti avversi e considerarli rari non corrisponde ai dati dello stesso Ministero. Al contrario, come attestano gli stessi documenti AIFA, le reazioni gravi sono comuni. Malgrado ciò le istituzioni sanitarie hanno negato qualsiasi possibilità di critica, minando così alle fondamenta il valore del consenso e, a maggior ragione, del consenso libero ed informato.Dopo l'entrata in vigore della Legge 119/2017 che ha introdotto di fatto un obbligo collettivo e la coercizione indiretta alle famiglie che obiettano, è doveroso fare un bilancio non solo dell'ineludibile realtà delle reazioni avverse in un contesto di enorme sottostima, ma anche di quale danno alla ricerca scientifica e medica il dogmatismo imperante arrechi: impedire o limitare l'indipendenza di giudizio del medico nella vaccinoprofilassi - sotto la spada di Damocle di un procedimento disciplinare per una infrazione deontologica - è antiscientifico. Significa pregiudicare il giuramento di Ippocrate: “Giuro di esercitare la medicina in autonomia di giudizio e responsabilità di comportamento contrastando ogni indebito condizionamento che limiti la libertà e l'indipendenza della professione”.Ma non solo, la cosiddetta legge Lorenzin, ha di fatto lacerato la società civile, minacciato la serenità delle famiglie, impedito di prendere decisioni consapevoli e libere,

Il dottor Fabio Franchi , medico infettivologo specializzato in Igiene, Medicina Preventiva e malattie infettive; dal 1993 Dirigente medico, a riposo dal 2011; Sezione medico scientifica della SSPP, Presidente Comitato per il Registro Referti Anticorpali Postvaccinali ha scritto un libro a tal proposito : "Vaccinazioni di massa - successo o fallimento" ed. Youcanprint.it.

Secondo lei, dottore, c'era bisogno di rendere obbligatorie le vaccinazioni nel nostro Paese?

Assolutamente no. Nello stesso Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2012-2014 (PNPV) scrivevano: “[...] si potrà prendere in considerazione la possibilità di concertare un percorso operativo, affiancato da un iter amministrativo, che porti [...] verso il superamento dell'obbligo vaccinale ”.

Ebbene, l'anno precedente ci furono 4.671 casi di morbillo, ma nessuno si mise in allarme. Tutto cambiò dal 2014, dopo l'accettazione del ruolo conferito all'Italia dalla GHSA (Global Health Security Agenda): “Italia capofila delle politiche vaccinali mondiali”. Vi fu una spinta ad estendere le vaccinazioni obbligatorie per motivi pretestuosi ed in assenza di giustificazioni epidemiche. Il professor Michele Grandolfo, noto e rispettato epidemiologo, definisce la legge Lorenzin frutto dell'incompetenza in epidemiologia.

 

Ci sono nessi di causalità tra vaccinazioni e malattie insorte postvaccinazione o solamente delle casualità?

Gli eventi avversi gravi causati dai vaccini sono documentati dal Ministero della Salute, dall'ISS, dall'AIFA, e nel contempo la loro esistenza viene negata con forza dalle stesse Autorità Sanitarie. Eppure sono evenienze comuni, nel significato tecnico del termine (con frequenza superiore a 1/100 vaccinati).

 

L'Autorità preposta al controllo degli effetti indesiderati prodotti dai vaccini ha effettuato dei controlli ben mirati?

Il sistema di rilevamento degli eventi avversi vigenti in Italia è prevalentemente di tipo passivo. In altre parole si limita a registrare i casi segnalati, che sono solo una parte dei casi totali. Rari sono stati i progetti, limitati nel tempo e nello spazio di sistemi di sorveglianza attiva, che vengono rilevati un numero di eventi avversi più vicino alla realtà. In base al confronto tra i due tipi di rilevamento, possiamo parlare di una sottostima del numero di eventi avversi gravi dovuti alle vaccinazioni che va dalle decine alle centinaia di volte.

 

Gli anticorpi trasmessi dalle mamme ai neonati sono meno o più potenti dei vaccini stessi?

Questo è un problema molto grosso. Infatti gli anticorpi trasmessi dalla madre al feto e derivati ​​da vaccinazione sono in quantità minore e meno efficaci (nei media) di quelli naturali. Questo comporta che i bimbi da madri vaccinati sono spesse volte scoperti proprio nel periodo più delicato della loro esistenza, cioè nei primi mesi. Ciò non avveniva prima delle vaccinazioni di massa.

 

Il morbillo e le altre patologie similari sono funzionali all'irrobustimento delle difese del corpo umano?

Si può rispondere indirettamente. Che avevano fatto e risolto, hanno riscontrato con sorpresa che la sopravvivenza a quattro anni era maggiore per quelli che lo avevano fatto e risolto. Simile riscontro si è ripetuto ed è stato confermato con altre osservazioni sul campo.

 

Qual è la statistica dell'OMS in merito al morbillo?

Molto interessanti le statistiche. Mostrano che il numero di casi di morbillo nel 2019 saranno probabilmente il doppio di quelli del 2018, quelli del 2018 il doppio di quelli del 2017, quelli del 2017 il doppio di quelli del 2016 ... Insomma, mentre è andata aumentando la percentuale di vaccinati nel mondo, non si è avuta l'attesa di casi di malattia, tutt'altro! Spiego le ragioni nel libro, nel dettaglio. Il morbillo doveva essere definitivamente eradicato, secondo gli esperti OMS, nel 2000, poi nel 2010, poi nel 2015 ed ora nel 2020. Come andrà a finire quest'anno? Occorre che lo dica?

 

 

 

 

 

La difesa alla salute sta predisponendo tra la gente le condizioni di una nova aggregazione politica   per ottenere dallo Stato un cambiamento sostanziale dei metodi di cura costosi quanto inefficaci

 

La verità a portata di mano

Sono pochi i precedenti del genere a cui stiamo assistendo, come quello paradossale del giornalista Adriano Panzironi che senza intraprendere alcuna iniziativa personale, si trova al centro di centinaia di migliaia di persone che si dichiarano straordinariamente migliorate o addirittura guarite da malattie croniche o invalidanti, seguendo lo stile di vita da questi indicato.   Sono persone che sulla scia dell’entusiasmo vorrebbero estendere alle Istituzioni sanitarie nazionali il criterio di alimentazione adottato, come prevenzione e cura delle malattie di cui erano affette.

Si tratta in sostanza, della qualità del cibo consigliato dal giornalista e della fiducia da riacquisire sulle proprie risorse fisiche trascurate a causa dello scoraggiamento per il ridotto stato di salute, malgrado le assidue cure con farmaci della medicina ufficiale, prescritti ritualmente dei medici curanti.

Nell’ imminenza del cambiamento spontaneo

Da quanto si è potuto constatare, la spontaneità di aggregazione di questa gente si distingue in virtù dei risultati ottenuti, da quella politica dei partiti dei quali si condivide l’impostazione ideologica o addirittura la appartenenza per tradizione familiare.

La formazione del consenso intorno al giornalista, stante le manifestazioni di ammirazione e di affetto, attualmente è in progressivo aumento, quantunque si avverta in diverse circostanze l’ostilità delle lobby contro interessate o del preconcetto di molti professionisti del settore medico e non solo, per “l’ingiusto” successo ottenuto.

Se ciò che afferma Panzironi a fronte del vivo interesse di ogni persona al mantenimento della propria salute si confermerà valido, la svolta della medicina ufficiale non potrà che essere decisiva.

Questo varrà in primo luogo per coloro che si presentano al governo della nazione in virtù della loro capacità e competenza in materia medica e che devono essere in grado di migliorare e non peggiorare ,lo stato di salute di circa 60 milioni di cittadini a fronte della gestione complessiva attuale di spesa per la sanità di circa 160 miliardi di euro ogni anno.

La presenza mediatica di Panzironi, come appare nelle tantissime trasmissioni televisive,   quando spiega i meccanismi biologici che regolano il mantenimento e il ripristino dello stato di salute, crea in molti spettatori in virtù delle spiegazioni congruenti con i risultati ottenuti, una straordinaria aggregazione di consenso.

In effetti si è trattato per questi, di iniziare a mangiare qualcosa di diverso ma di gusto ugualmente piacevole, ritenendo che valesse la pena tentare. Da ciò appare evidente che solo in caso di successo potevano derivare le testimonianze favorevoli e la mancanza pressoché totale di quelle contrarie.

Questo soprattutto avviene, come nel caso in questione, quando la ricerca del benessere insita in tutto il genere umano, trova la maniera di liberarsi dalle malattie che rappresentano il maggiore impedimento alla felicità. Infatti senza la salute tutto diviene difficile e talvolta anche maledettamente inutile.

La resa dei conti

In attesa del processo penale promosso nei confronti del giornalista  dal Presidente dell’ Albo dei Medici, che avrà inizio il 3 marzo prossimo, l’interesse mostrato da una sensibile parte dell’ opinione pubblica e che finora è rimasto nell’ ambito del nostro Paese, durante il procedimento diverrà invece mondiale, in quanto la salute è un bene naturale che riguarda l’intera umanità.

Panzironi è stato il primo a dedicarsi sulle basi scientifiche di ricercatori di tutto il mondo, alla divulgazione in Italia dei meccanismi biologici che riguardano lo stato di salute o di malattia.

Sciogliendo le riserve mentali contrarie al consumo di grassi e di proteine, Panzironi ha infatti, analizzato la strettissima relazione con il tipo di ’alimentazione quotidiana che soprattutto in Italia, corrisponde alla tipica dieta ricca di zuccheri anche sotto forma di carboidrati, chiamata “mediterranea”.

Ritenere che lo stato di salute sia la direttissima espressione di ciò che mangiamo, è stato un po’ come il famoso uovo di Colombo, ossia una cosa ovvia ed evidente ma così evidente, da non prendere neppure in considerazione.

Ma proprio questo genere di cose risulta difficile da individuare. Merita a proposito rimarcare che sono proprio le cose davanti agli occhi quelle più difficili da trovare, malgrado la nostra ricerca.

Il bene supremo

Una considerazione sull’argomento che merita l’ attenzione di tutti è che la salute esprime il bene più alto che la natura ha concesso all’ umanità e che deve essere mantenuta nel corso della vita per poterci dedicare a tutto il resto, ossia, a tutto ciò che vogliamo.

L’indicazione del giornalista di preferire un differente tipo di dieta ugualmente piacevole al palato, a quella della tipica sovrabbondanza di zuccheri e carboidrati, non è neppure una cura, ma un indirizzo di vita. Si tratta di quel cambio di alimentazione che ha comportato il pluri-testimoniato progressivo rientro nello stato di salute dei beneficiati e che può rappresentare un notevole vantaggio  delle persone interessate nonché un sensibile risparmio in economia.

Ma se Panzironi si sbagliasse? Certamente meriterebbe il giusto castigo. È questo non è solo un’ipotesi ma la realtà che dovrebbe essere accertata nel processo penale intentato contro di lui.

Se invece risultassero giuste e provate le accuse del giornalista rivolte alla classe medica, il quale insiste sulla dieta preventiva e curativa da lui stesso proposta? Allora, per la maggioranza della persone, non è la domanda, ma è la risposta che “sorge spontanea”.

Ministero della Sanità, Camera e Senato (Interrogazioni parlamentari), Antitrust, Ordine dei Giornalisti, Ordine Nazionale dei Biologi ed altri, contestano il giornalista ancora insediato presso le varie reti televisive a spiegare con dovizia di particolari ciò che i suoi accusatori non riescono a demolire

 

 

Come un carosello
 

In ordine cronologico   la lunga sequenza degli avvertimenti, delle promesse e degli impegni di por termine drasticamente alle trasmissioni mediatiche di cui lo stesso Panzironi da anni ormai, si è reso protagonista, sembra ora essere ritornata all’ origine. 

Infatti il Dott.   Magi, Presidente dell’ Ordine Nazionale dei Medici che lo scorso anno denunciò Panzironi per abuso della professione medica, secondo quanto riportato dalla stampa, si è lamentato di non essere stato invitato tempestivamente alla rappresentazione Live 120 al Palazzetto dello Sport di Roma il 30 giugno scorso, quantunque là menzionato.  Panzironi invece fa a lui presente di averlo invitato con congruo anticipo, ma che comunque siano andate le cose, egli stesso sarebbe anche disponibile ovunque ad un confronto sulla materia trattata. D’ altra parte,   aggiungiamo noi, la trattazione dei meccanismi biologici e delle ragioni per le quali hanno origine le patologie che lo stesso Panzironi ha appreso soprattutto dalla letteratura medica internazionale, non costituisce affatto abuso della professione medica.

 

Le malattie iatrogene

Secondo l’ Ordine dei Medici, troppe sono state le affermazioni per le quali Panzironi avrebbe utilizzato concetti di medicina la cui trattazione spetta soltanto alla classe medica e non ad un profano come un giornalista che neppure è laureato. Come se la laurea impedisse ai medici di essere gli autori delle cosiddette malattie iatrogene, ossia di quelle malattie causate da farmaci o da errori medici, che ogni anno sono responsabili di circa il 10% di tutte le morti che avvengono in Italia. Quindi, tenuto conto che i decessi nel nostro Paese si attestano mediamente intorno 600.000 ogni anno, questo significa che circa 60.000 persone muoiono a causa di queste malattie.

Non è pertanto di immediata comprensione l’accanimento dell’Ordine dei Medici nei confronti di Panzironi. Questi infatti, beneficia di un numero significativo di testimonianze di persone uscite dal grave stato di malattie croniche in cui si trovavano e che ora si fanno in quattro per ringraziare pubblicamente il giornalista di avere loro indicato una dieta con cui sono risalite verso il loro stato di salute. Non è qui il caso di discutere quali sono le malattie in quanto chi ha seguito il caso Panzironi attraverso la televisione, ha ben chiara l’idea che egli si riferisce ad una vasta gamma di patologie. 

 

Fuoco incrociato

In effetti il giornalista sotto il fuoco incrociato delle istituzioni più importanti in Italia, tratta con dovizia di particolari scientifici attraverso i media, soprattutto in TV, il meccanismo biologico vitale di cui finora neppure l’istruzione universitaria in Italia sviluppa sufficientemente. Panzironi, individua soprattutto nella “dieta mediterranea”, tanto per dare un nome di sintesi al tipo di alimentazione, la causa del maggior numero delle patologie in atto.

Egli sostiene in primo luogo di sostituirla, spiegandone le ragioni. E’ quindi abbastanza consequenziale per non lasciare in sospeso la questione, il suggerimento del giornalista  di quale dieta preferire; dieta che egli stesso indica come la migliore dal punto di vista nutrizionale che può essere composta con ingredienti a piacere e come ciascuno più preferisce. Si tratta come noto, di una dieta ricca soprattutto di proteine ma anche di grassi oltre naturalmente di verdure, con forte limitazione di zucchero che è sempre praticamente presente anche se in modo ridotto, in pressoché tutti gli alimenti. Tutto qui.

Qual è dunque il crimine medico di cui Panzironi si è reso responsabile? Se per la maggior parte delle persone questo crimine non esiste, la stessa cosa non si può dire per il Presidente dell’_Ordine dei Medici che ha invece denunciato il giornalista alla Procura della Repubblica.

 

L’auspicato confronto

Per quanto riguarda il confronto, questo probabilmente non si farà; ma caso mai avesse luogo, è prevedibile che non sarà lo stesso Presidente a presentarsi sotto la luce della ribalta per esporre le proprie teorie al livello scientifico con il quale il giornalista si esprime.

Vi sono soprattutto due ragioni per le quali questo confronto non è condiviso tra le due parti. La prima è di carattere formale, per la quale la classe medica si sottrae dal confrontarsi con un comune “mortale”, così come nel passato facevano i nobili cavalieri, sottraendosi dal competere con i figli della gleba; l’ altra è che Panzironi sembra avere una preparazione scientifica della biologia e dei meccanismi con i quali avvengono gli scambi chimici all’ interno dell’ organismo   che almeno fino adesso, non si immaginano interlocutori validamente capaci di dimostrare il contrario.

 

 

Il bene supremo

Teniamo comunque conto che allo stato delle cose l’ opinione pubblica non è attratta dalla demonizzazione di nessuno, ma è alla ricerca della verità,  nell’ interesse generale della salute di noi tutti.

Qualcuno dovrebbe però spiegarci in modo ufficiale, perché questa disputa sul più alto valore esistenziale e cioè, sulla salute collettiva di quasi 60 milioni di persone, si protrae da anni, rendendo sempre meno credibili gli Enti a cui compete la tutela della salute.

È vero che: “mai dire mai” , ma è più facile veder volare nel cielo qualche animale esotico che il Presidente dell’ Ordine di Medici si presenti in prima persona ad un confronto di contenuto che a fronte della sua stessa denuncia, non sembra abbia l’ intenzione di fare.

Ma non sarà certamente la denuncia presentata contro il giornalista, né tutte le altre, passate e future, a stabilire la verità scientifica sulla quale si basa la salute degli italiani.


RECENSIONE – LA TRAPPOLA DEL FORMAGGIO

Neal D. Barnard, The cheese trap, 2017. Traduzione italiana: La trappola del formaggio, come liberarsi dalla dipendenza, perdere peso e stare finalmente bene. Sonda, Milano, 2019.

 

 

Quando una persona, diventando vegetariana, abbandona la carne, spesso prende a consumare maggiori quantità di formaggio. Ma, come ci spiega il dottor Barnard in questo libro, il rimedio potrebbe essere peggiore del male! Infatti il formaggio fa ingrassare, perché è fatto con il latte, che contiene grasso; ma nel formaggio il grasso è molto concentrato rispetto al latte. Molti evitano lo zucchero ritenendo che esso faccia ingrassare; invece lo zucchero viene in gran parte bruciato, mentre il grasso, compreso quello del formaggio, si deposita nel tessuto adiposo. Infatti il grasso si insinua nelle cellule muscolari riducendo il numero di mitocondri, e così rallenta il metabolismo.

Inoltre, il consumo di formaggio causa assuefazione. Infatti la caseina (la proteina principale del latte e del formaggio) è formata da una catena di “mattoni” chiamati aminoacidi, e durante la digestione rilascia delle catene brevi, chiamate “caseomorfine”, che si attaccano agli stessi recettori cerebrali dell’eroina ed altri narcotici, rilasciando dopamina e causando gratificazione e piacere. Ciò ha una funzione nello stabilire e rinforzare il legame del piccolo con la madre, ma rende difficile ad un adulto rinunciare al formaggio, che quindi si comporta come una vera e propria droga.

C’è di più. Il latte è prodotto da mucche gravide, e quindi contiene ormoni. Nel corso della gravidanza di una mucca, l’estradiolo nel latte aumenta di 17 volte, e l’estrone aumenta di 45 volte. Naturalmente, anche il formaggio, essendo fatto con il latte, sarà pieno di ormoni; ed infatti, le donne che consumano latticini ad alto contenuto di grassi hanno maggiori probabilità di morire di cancro al seno, rispetto a quelle che non li consumano. E gli uomini che consumano più formaggio hanno una minore concentrazione di spermatozoi rispetto a quelli che ne consumano meno. Gli uomini che consumano molti latticini hanno inoltre maggiori probabilità di sviluppare il cancro alla prostata. Ancora, chi consuma molti latticini assume più calcio di quanto l’organismo abbia bisogno; ma il calcio rallenta l’attivazione della vitamina D, che protegge dallo sviluppo di tumori; per conseguenza, il rischio di cancro aumenta.

Altri danni provocati dal latte e dal formaggio sono: favorire l’asma ed altri problemi respiratori; scatenare l’emicrania; causare dolori articolari; causare tendinite; causare l’acne; rendere difficile la digestione; favorire il diabete di tipo 1. Inoltre il grasso (incluso quello del latte e del formaggio) ostacola il funzionamento dell’insulina, causando il diabete di tipo 2, nonché malattie cardiovascolari, incluso l’infarto.

Negli allevamenti vengono separate precocemente le mucche dai vitelli, causando sofferenza per le une e per gli altri; inoltre non è vero che le mucche da latte non vengano uccise, come l’industria casearia vorrebbe far credere.

Infine, vi è il danno ambientale. Produrre formaggio significa consumare un’enorme quantità di acqua (un bene sempre più raro) per irrigare le colture di mangime, in modo che le mucche producano latte, che viene poi concentrato nel formaggio. Tali colture richiedono anche l’utilizzo di fertilizzanti, contenenti azoto e fosforo, che si riversano nei fiumi e nel mare: nel Golfo del Messico c’è una zona morta di 13.000 chilometri quadrati, causata dal deflusso di fertilizzanti dal Mississippi, in gran parte per coltivare i mangimi. E le mucche ruttano enormi quantità di metano, un gas serra molto più potente dell’anidride carbonica, e quindi contribuiscono in maniera importante al riscaldamento globale. Quasi metà del libro è dedicata alle ricette, tutte strettamente vegane.

Diversamente da quanto vanno profferendo i vari nutrizionisti televisivi, e cioè che è necessario consumare pesce almeno 2-3 volte a settimana per garantirsi gli Omega 3, la scienza indipendente dei più noti organismi in fatto di nutrizione, e di qualificati studiosi, conferma ogni giorno quello che noi igienisti vegani andiamo dicendo da decenni, e cioè che procurarsi l’Omega 3 dal pesce, invece che dai vegetali, non solo non è necessario ma spesso dannoso per la salute.

Il pesce per motivi di sicurezza e gusto deve essere cotto, e la cottura denàtura gli Omega 3, oltre ad inattivare gli enzimi digestivi. Inoltre, consumare pesce 2-3 volte a settimana non è sufficiente perchè solo alcuni tipi di pesce contengono modeste quantità di Omega 3 e solo se i pesci sono selvatici o da acquicoltura i cui pesci si nutrono di pesci che a loro volta mangiano alghe.

La paura diffusa è che nelle diete vegan mancano fonti dirette di EPA e DHA. Ma c’è chi è vegan da tutta la vita e non ha mai avuto carenze di questo tipo. La stragrande maggioranza del genere umano non consuma o non ha mai consumato pesce e vive in buona salute. La mia logica mi dice di far riferimento alle leggi naturali in cui ogni organismo vivente è progettato per funzionare con un determinato “carburante”, a far riferimento alla nostra conformazione fisiologica che è simile a quella dei primati antropoidi, che sono vegetariani i quali certo non mangiano pesce per garantirsi gli Omega 3. Sbagliare carburante significa inevitabilmente danneggiare la propria salute.

Sotto l’aspetto etico è molto più grave mangiare pesce che animali terricoli: una sardina non ha meno valore di un manzo; non è la mole fisica che da valore ad un essere vivente. Con la carne di un manzo mangiano mille persone, ma mille pesci non bastano a sfmare mille persone. Se potessimo udire il dolore delle creature del mare il loro grido squarcerebbe le fondamenta della terra.

Confrontando il contenuto di Omega 3 nei pesci con quello presente nei vegetali troviamo che:

i pesci che contengono modeste quantità di omega 3 (mg/100 gr) sono:
sardine fresche 1,73;
anguilla 1,30;
aringa fresca 1,09;
salmone fresco 0,89;
tonno fresco 0,80;
sgombro: 0,73;
spigola 0,48;
orata fresca 0,46

mentre i vegetali che contengono omega 3 (mg/100 gr) sono:
Olio di lino: 66
Semi di lino: 32
Olio di canapa: 18
Olio di noce: 14
Soia cotta: 11
Olio di soia: 7,60
Noce: 6,50
Germe di grano: 5,40
Semi di zucca: 5
Latte di soia: 4
Fagioli di soia secchi: 1,3
Olio ex. verg. d’oliva: 1
Mandorle: 0,3

Da questo se ne deduce che se l’assunzione di Omega 3 per una dieta (per esempio) di 2000 kcal è pari a 4,4 g/die, per raggiungere questo quantitativo è necessario consumare giornalmente: 1,1 etti di sardine fresche, oppure 1,3 etti di anguilla, oppure 1,5 etti di tonno, oppure 2,2 etti di aringhe, oppure 3,5 etti di spigole, oppure 4,4 etti di storione, oppure quantitativi enormi di altri pesci con un contenuto più basso di omega 3.

L’American Cancer Society ha valutato alcuni studi sulla correlazione tra omega 3 e cancro. “La famiglia degli acidi grassi omega 3 non riduce il rischio di cancro, anzi, elevati livelli di queste sostanze nel sangue possono aumentare il rischio di cancro della prostata negli uomini. Alcuni studi hanno collegato l’assunzione di omega 3 ad un maggior rischio di diabete di tipo 2. Dal 1980 al 1988 sono state seguite 34.000 donne che assumevano olio di pesce; quelle che consumavano una quantità maggiore di acidi grassi omega 3 non hanno mostrato un rischio minore di cancro del colon retto, anche se avevano meno tumori benigni e di dimensioni più ridotte. Un prolungato uso di integratori a base di olio di pesce può provocare carenze di vi.t E e tendenza all’anemia, e l’olio di fegato di merluzzo potrebbe portare a livelli tossici di vit. A e D. Nel 2006 sono stati riconsiderati gli studi condotti in 40 anni sugli effetti degli acidi grassi omega 3 e non è stato rilevato un effetto preventivo nei confronti del cancro. Tuttavia una ricerca condotta nel 2010 su 55 pazienti con poliposi adenomatosa familiare si è visto che dopo 6 mesi i polipi si erano ridotti di numero e di dimensione”.

Un articolo pubblicato su Journal of the American Medical Association dice: L’assunzione di integratori di omega 3 non è stato correlato ad una diminuzione del rischio della mortalità per attacco cardiaco, infarto del miocardio o ictus.
In un altro studio apparso nel 2013 su New England Journal of Medicine si legge: Nei pazienti con fattori multipli di rischio per malattie cardiovascolari, il trattamento quotidiano con questi acidi grassi non riduce la mortalità. (notizie tratte da Terra Nuova n.288 di novembre 2013)

Una recente ricerca medico-scientifica condotta su oltre 19.000 persone, alla fine dell'anno 2010 in Gran Bretagna, i cui risultati sono stati resi noti in un articolo apparso sull'American Journal of Clinical Nutrition, rileva che l’assunzione di omega 3 è più efficiente se questi provengono dai vegetali. Infatti vegetariani e vegani provvederebbero autonomamente alle proprie necessità di acidi grassi essenziali omega 3 a lunga catena (presenti nel pesce) ricavandoli dagli acidi grassi omega 3 vegetali, senza dover introdurre nella propria dieta la carne di pesce. Tali grassi sono importanti per il buon funzionamento dei meccanismi metabolici. È già noto da tempo come gli omega 3 si possano ricavare molto più facilmente da fonti vegetali, come noci, semi di lino e olio di semi di lino, piuttosto che dal pesce (che ne contiene decisamente meno di quanto si crede (gli omega 3 diminuiscono a seconda il tipo di cottura), ma questo nuovo studio rende ancora più evidente come la fonte privilegiata di questi acidi grassi essenziali sia proprio quella vegetale.(Dr.ssa Luciana Baroni)

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