L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Health (153)

Ricercatori della University of California hanno scoperto studi nascosti per oltre 50 anni che dimostrano che è lo zucchero il vero responsabile dei problemi cardiaci  colesterolo e danni al cuore). I risultati vennero pilotati dalla Sugar Research Foundation per far accusare i grassi ed aumentare il consumo di zucchero.

Decine di scienziati, negli anni 60, furono pagati dall’industria americana dello zucchero per nascondere il collegamento tra consumo di zucchero e problemi cardiaci e  postare così l’attenzione sui grassi saturi. A rivelarlo sono una serie di nuovi documenti scoperti recentemente da un ricercatore della University of California di San  Francisco e pubblicati sul magazine Jama Internal Medicine.

La verità che emerge è sconvolgente: la lobby dello zucchero avrebbe pilotato per più di cinquant’anni studi sul ruolo dell’alimentazione sui problemi cardiaci. “Sono stati in  grado di sviare il dibattito sullo zucchero per decenni”, ha detto al New York Times, Stanton Glantz, professore di medicina e autore del paper uscito su Jama.

Nel 1954 il Presidente della Sugar Research Foundation, Henry Hass, spiegava l’opportunità strategica per l’industria dello zucchero di aumentare la quota di mercato dello zucchero stimolando i cittadini ad avere una dieta a basso contenuto di grassi. Quello che è sconcertante è che i ricercatori sono stati pagati per coprire i danni dello zucchero sulle malattie cardiache ed incolpare i grassi saturi il cui consumo è legato al livello di colesterolo.

In realtà studi recenti dimostrano che i livelli di glicemia nel sangue sono un maggiore indicatore del rischio di malattie cardiache rispetto al livello di colesterolo. Come abbiamo visto in articoli precedenti, il colesterolo è  fondamentale per la formazione degli ormoni e viene usato per riparare i danni alle arterie prodotti dall’infiammazione indotta dallo zucchero, farine raffinati e oli di semi.

I documenti trovati dimostrano che nel 1967 diversi ricercatori ricevettero circa 50.000 dollari ed oggi non sono più vivi. Uno dei tre esperti è D.Mark Hegsted, che nella sua lunga carriera diventò capo della divisione che si occupa di nutrizione al Dipartimento dell’Agricoltura statunitense. Il suo gruppo pubblicò le linee guida sull’alimentazione nel 1977.

Ma anche se i documenti fanno riferimento a avvenimenti accaduti quasi 50 anni fa, sono fondamentali perché il dibattito tra zuccheri e grasso è al centro delle speculazioni della comunità scientifica anche oggi. Per decenni i ricercatori hanno spinto gli americani a consumare prodotti con basso contenuto di grassi, ma ricchi di zuccheri, che hanno aumentato il numero di obesi e hanno fatto schizzare alle stelle i problemi di colesterolo e morti per disturbi cardiaci.

Basta poco zucchero ogni giorno per avere tutti questi danni che si accumulano e peggiorano nel tempo. Lo zucchero è un cibo inventato che non è mai esistito nella storia. Il nostro corpo scompone i carboidrati delle verdure e cereali per produrre il glucosio necessario per le sue funzioni. Quando introduciamo lo zucchero togliamo tutta una serie di processi chimici che hanno come risultato un aumento enorme della glicemia, insulina e coinvolge anche le ghiandole surrenali, il microbiota, i processi infiammatori e i danni cerebrali.

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A PROPOSITO DEL DOCUMENTO SULLA SCHIAVITU’, SCRIVE RICCARDO

Caro Franco, E' proprio vero che è stata una vergogna dalla quale è difficile liberarsi. Sono stato in Africa per circa 17 anni e spesso mi sono vergognato del colore della mia pelle, di essere cristiano e di essere "missionario" non per quello che facevo ma per quello che storicamente rappresentavo...

Son passato da Goré, nel Senegal, e ho visto, commosso, il percorso che facevano gli schiavi per imbarcarsi per lasciare per sempre la loro terra...

Il dramma attuale è che la schiavitù continua...continuiamo a depredare l'Africa (e non solo...) di ogni ricchezza, a indebitare e impoverire ogni nazione illudendole che l'Occidente stia aiutandole, a mantenere al potere dittatori corrotti e senza scrupoli, a vendere armi e incentivare guerre e rivoluzioni, a mantenere rapporti commerciali con poteri che non sanno cosa siano i diritti umani e civili, ecc., ecc.

Le grida di tanti milioni di persone gridano giustizia e anche la terra "supplica" Dio di intervenire (immagini che l'Apocalisse usa)... e speriamo che Gesù Cristo ritorni presto per ristabilire pace e giustizia nella terra...visto che noi non ce la facciamo o non lo vogliamo. Un abbraccio.

Ecco come è cambiata la politica pro vaccini nel nostro Paese dopo che a Washington il 29 settembre 2014 - al “Global Health Security Agenda”- (GHSA) fu scelta l’Italia come cavia per guidare le strategie e le campagne vaccinali nel mondo per i successivi cinque anni. A ricevere il prestigioso incarico alla Casa Bianca da un Summit di 40 Paesi, alla presenza anche del Pres. USA Barak Obama, l’allora Ministro della Salute, Lorenzin, accompagnata dal Presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) Prof. Sergio Pecorelli. GHSA è lo sforzo internazionale destinato a sostenere l’attuazione del regolamento sanitario dell’Oms. La vaccinovigilanza ha un ruolo cruciale nel sistema sanitario: supporta i medici nel capire come correggere il tiro ed è fondamentale per la popolazione per individuare la risposta dell’organismo ai vaccini. Però se da una parte è gestita direttamente dagli organismi governativi che attivano indagini e controlli sui prodotti somministrati e sui pazienti trattati, dall’altra si alimenta “dal basso”, ossia dall’apporto informativo di medici, ospedali e cittadini grazie alla denuncia di quelle che, in gergo tecnico, sono dette “sospette reazioni avverse all’immunizzazione”. Le centrali di raccolta di queste denunce, in Italia, sono le Asl sparse sul territorio.

Chi maneggia le segnalazioni sui vaccini?

Entrare nel mondo dei controlli sui vaccini è come avventurarsi in un sistema di sicurezza medievale – con sentinelle, bastioni , livelli di guardia più alti e il fortino centrale da cui muoversi in caso di problemi (anche solo presunti!) nella barriera di difesa.

Ebbene un rapporto dell’OER, l’Osservatorio Puglia, a seguito di un esperimento di vaccinovigilanza attiva, stravolge il paradigma del protocollo vaccinale in uso rivelando i limiti e le falle nel sistema della vaccinovigilanza. Le conclusioni sono drammatiche – le reazioni avverse “gravi” rilevate dalla vaccinovigilanza attiva sono di 40 su 1000 dosi, ossia il 4% – contro le 0,12 su 1000 dosi della sorveglianza passiva. La vaccinovigilanza attiva è un sistema di monitoraggio più efficace di quella comunemente utilizzata – cioè quella passiva- perché prevede di seguire attivamente il bambino per alcune settimane dopo la vaccinazione per registrarne tutti i cambiamenti nello stato di salute. Non è un sistema adottato comunemente se non nella regione Veneto. Intendendo per “grave”, morte, lunga ospedalizzazione, invalidità permanente, pericolo di vita, anomalie congenite o altri eventi particolarmente importanti in base alla definizione che ne da AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco).

18 dicembre 2017 - Beatrice Lorenzin firma il Protocollo di Intesa con la Federazione Nazionale della Stampa italiana FNSI - Ministero grazie al quale “ci vacciniamo contro le fake news” – riferisce il Ministro- con l’obiettivo di promuovere nei giornalisti conoscenze in ambito sanitario provenienti da fonte istituzionale autorevole e indipendente al fine di fornire un’informazione “corretta e scientificamente validata”. Ci sarebbe da chiedersi cosa sia da ritenere scientificamente validato.

Curioso l’inciso che garantisce la segretezza delle attività oggetto dell’accordo. Praticamente notizie sugli effetti negativi dei vaccini non usciranno più sui giornali. Non tralasciando tutta quella letteratura medica che sconsiglia ai soggetti immunodepressi di venire a contatto con altri che hanno effettuato un vaccino recente (nell’arco di almeno sei mesi dal vaccino), 7 febbraio 2018, sempre sotto il Ministro Lorenzin, a conferma della criticità della pratica vaccinale, viene depositata la relazione parlamentare redatta dalla Commissione Parlamentare d’Inchiesta sui casi di morte per grave malattia che hanno colpito il personale militare italiano e che ha riguardato anche la somministrazione di vaccini. Da questa relazione si apprende che molte malattie autoimmuni sono da considerare effetti indesiderati dei vaccini, che le reazioni avverse non acute sono notevolmente sottostimate e che le case farmaceutiche chiedono delle opportune precauzioni all’impiego dei vaccini. Sono 81 gli elementi per cui è prevista una valutazione di sensibilità o allergia, le reazioni avverse e le controindicazioni sono ben 240 . Il limite massimo di vaccini non deve superare il numero di cinque in un’unica soluzione. Si conferma inoltre una stretta correlazione tra patologie neoplastiche e linfoproliferative e altre patologie autoimmuni in concomitanza alla somministrazione di vaccini. Si fa anche riferimento, sulla base dei dati consegnati il 14 gennaio 2018, al contenuto di questi vaccini, analisi molto gravi che la commissione ha trasmesso all’Istituto Superiore di Sanità affinchè li esaminasse. Approfondimenti che ad oggi ancora non sono stati eseguiti. Quanto al nesso di causa fra vaccino e danno esso viene negato nei rapporti AIFA in maniera emblematica. “Nesso di causa non correlabile” è perlopiù il verdetto finale dei casi esaminati.. Eppure i 4671 casi di morbillo del 2011 (epidemia si potrebbe dire!) non hanno destato alcun timore, tant’è che l’anno seguente viene approvato il Piano nazionale vaccini per il triennio 2012/2014 dove si prevede di superare l’obbligo vaccinale e passare alla raccomandazione. Addirittura si era ipotizzato di passare alla raccomandazione per tutti i vaccini fino ad allora obbligatori (all’epoca solo quattro).

Nel 2017 i casi stimati di morbillo sono 2700, età mediana 27 anni. Eppure viene approvata la legge che prevede l’espulsione dall’asilo dei bambini che non hanno seguito la prassi vaccinale. Come mai i 4671 casi del 2011 non hanno destato alcuna preoccupazione e i 2700 del 2017 impongono l’obbligo vaccinale pena l’esclusione sociale? Perché nel frattempo, come si legge dal sito di AIFA, nel già menzionato 29 settembre 2014, l’Italia è stata insignita del titolo di capofila per le strategie vaccinali. il Presidente di AIFA, Pecorelli, così ha commentato: Un importante riconoscimento scientifico e culturale internazionale per il nostro Paese. Il programma della durata di cinque anni prevede la diffusione del protocollo di vaccinazione in ambito nazionale. Il vaccino per il morbillo che deve assicurare una copertura di almeno il 90% nei bambini dei 15 mesi di età, sarà preso come parametro per valutare l’operato dell’Italia nell’ambito della vaccinazione

Il 13 aprile 2016 sul Sole 24 ore esce un articolo a firma Roberto Turno, Glaxo, leader mondiale nel settore vaccini, scommette 1 miliardo sull’Italia. Ecco cosa ha generato la campagna dell’allora Ministro Lorenzin mirata a diffondere panico sul morbillo, mentendo anche sui dati. A questo punto entra in gioco GAVI (Alleanza Globale per le Vaccinazioni), uno degli esempi più noti di partenariato globale fra pubblico e privato, che ha lo scopo di migliorare l’acceso all’immunizzazione per i Paesi in via di sviluppo, nei confronti del quale, come afferma di recente il ministro Speranza, l’Italia ha preso importanti impegni. La forma giuridica di GAVI è una Fondazione privata di diritto svizzero, non costituita in base a un trattato internazionale, quindi è un soggetto privato. GAVI nasce nel 2000 da un’idea della Fondazione Bill & Melinda Gates che offrì 750 milioni di dollari. GAVI è composto da 28 seggi, alcuni sono permanenti, altri a rotazione. Riunisce governi di Paesi in via di sviluppo e Paesi donatori, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (Unicef), la Banca Mondiale, l’Industria dei vaccini, la Fondazione Bill & Melinda Gates e altri filantropi privati. GAVI si sostiene tramite finanziamenti diretti e meccanismi innovativi, in buona sostanza, titoli obbligazionari che consentono liquidità. La fondazione Gates è il più grande finanziatore dell’Oms fino a condizionarne le politiche. Indetto nel 2010 da parte della Fondazione Gates il decennio dei vaccini. GAVI e Fondazione Gates, insieme, i due più grandi sovvenzionatori dell’Oms. Un sistema, quello perseguito dalla politica Gates sulla salute, con interventi in senso verticale, ossia contro alcune malattie (quindi attraverso i vaccini) anzicchè in senso orizzontale tramite il rafforzamento del sistema sanitario. Ancora il 78% delle risorse di GAVI è destinato ai vaccini e solo il 10 al sistema sanitario. Questa la politica che ha confermato a Bill Gates il primato di uomo più ricco del mondo e che sta facendo scontare la pena della mancata democrazia a livello sanitario mondiale. L’Italia sostiene GAVI dal 2006, finanziando i suoi principali strumenti. Nel quadriennio 2016/20 annuncia il sensazionale contributo di 120 milioni di dollari. Parliamo di una novità rispetto al passato e parliamo sempre del Governo Renzi.

Dal 2018 in Italia gli Ordini dei medici e le Federazioni nazionali diventano organi sussidiari dello Stato e viene indetto per il medico l’obbligo di attenersi alla ragion di stato. Un medico che sconsiglia un vaccino commette un illecito disciplinare con il rischio di radiazione. La dichiarata adesione dell’Italia a GAVI congiuntamente alla spietata campagna vaccinale sarebbe sufficiente ad istruire un’interrogazione parlamentare urgente che chiarisca quali sono questi accordi internazionali a cui l’Italia ha aderito. Dopo che la federazione medici impedisce il libero esercizio della professione medica nel riconoscimento del nesso causale tra vaccinazione e danno, il cittadino esposto al rischio rimane non tutelato giuridicamente in nome di interessi privati. Nel frattempo parte la campagna mediatica per la vaccinazione che non esclude neanche i metodi più aggressivi, vedi Burioni! Che il Potere protegga se stesso in qualche modo ci sta e per fare questo ha dovuto sottostimare all’inverosimile la maggior parte delle statistiche sulle reazioni avverse.

Il documento che segue, è stato elaborato, a seguito di una accurata ricerca, da quattro scienziati cinesi, aderenti all'ufficio “Rule of Law Society & Rule of Law Foundation, New York, NY, USA”, ed è pubblicato on-line (scaricabile in pdf) su numerosi indirizzi web.

Si tratta di un documento di assoluto valore, di 33 pagine, a carattere eminentemente scientifico, con 123 note a margine - che rimandano ad altrettanti studi scientifici - il quale si ripropone di fare chiarezza e luce sulla vera origine del Sars-CoV-2.

La pagina creata da Wikipedia, al fine di smentire le parole del professore Li-Meng Yan, uno dei 4 autori del documento, riporta come fonti della creazione della pagina, della nota enciclopedia web, degli autori con dei particolari pseudonimi, i quali fanno presto capire che si tratta 1) di bot (robot informatici automatizzati) 2) di autori irreperibili, non identificabili in alcun modo, salvo in un caso, in cui si possono individuare alcune informazioni, ma mai comunque un nome, un cognome, una mail di riferimento.

Cose che sono invece presenti e pubblicate dagli autori del suddetto paper, e che non possono dare adito a dubbi, non tanto in merito alla validità del loro lavoro - sul quale, invitiamo chi ne ha le competenze a pronunciarsi - quanto sul tentativo, onesto, di diffondere pubblicamente una ricerca, esponendosi a critiche.

Quella che segue qui sotto, è la traduzione della prima pagina del documento, il sommario.

Questo accessibile a tutti.

La restante parte del documento, in inglese, può essere letta e valutata invece solo da biologi, medici e altri scienziati o studiosi, che possono fornire - li invitiamo proprio con questo articolo a farlo - un parere, al fine di aiutarci a fare luce sulla vicenda più rilevante del nuovo millennio.

 

https://www.researchgate.net/publication/344545028_SARS-CoV-2_Is_an_Unrestricted_Bioweapon_A_Truth_Revealed_through_Uncovering_a_Large-Scale_Organized_Scientific_Fraud

 

 TITOLO

Il SARS-CoV-2 è un'arma biologica uscita dal laboratorio

Una verità rivelata attraverso la scoperta di una frode scientifica organizzata su larga scala.

 

dei dottori:
Li-Meng Yan (MD, PhD)

Shu Kang (PhD)

Jie Guan (PhD)

Shanchang Hu (PhD)

Rule of Law Society & Rule of Law Foundation, New York, NY, USA.

Per corrispondere : This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

Sommario:

Due possibilità dovrebbero essere considerate per capire l'origine del SARS-CoV-2: evoluzione naturale o creazione in laboratorio.

Nel nostro precedente rapporto intitolato "Caratteristiche insolite del genoma di SARS-CoV-2, che suggerisce una sofisticata modificazione di laboratorio, piuttosto che una sua evoluzione naturale e definisce la probabilità di una sua via di sintesi”, abbiamo smentito la possibilità che il SARS-CoV- insorga naturalmente attraverso l'evoluzione ed è stato invece dimostrato che SARS-CoV-2 deve essere stato un prodotto di modifiche fatte in laboratorio.

Nonostante questo e sforzi simili, la teoria della creazione in laboratorio continua a essere minimizzata o addirittura messa da parte.

Questo avviene fondamentalmente perché la teoria dell'origine naturale rimane supportata da diversi nuovi coronavirus pubblicati dopo l'inizio dell'epidemia.

Questi virus (il RaTG13 coronavirus-da pipistrello; una serie di coronavirus da pangolino e il RmYN02 coronavirus da pipistrello), secondo quanto riferito, condividono un'omologia di sequenza con il SARSCoV-2 e hanno complessivamente costruito un percorso apparentemente plausibile per l'evoluzione naturale del SARSCoV-2.

Qui, tuttavia, utilizziamo analisi approfondite dei dati e della letteratura disponibili, per dimostrare che questi nuovi coronavirus animali non esistono in natura e le loro sequenze sono state fabbricate. Inoltre, forniamo anche i nostri approfondimenti sull'ipotesi che il SARS-CoV-2 possa aver avuto origine, naturalmente, da un coronavirus che ha infettato i minatori del Mojiang.

La rivelazione di queste fabbricazioni di virus rende la teoria dell'origine naturale del covid infondata.

Inoltre rafforza la nostra precedente affermazione che il SARS-CoV-2 sia un prodotto di modifiche di laboratorio, che possono essere create in circa sei mesi, utilizzando un modello di virus di proprietà di un laboratorio dell'Esercito Popolare di Liberazione (PLA).

Il fatto che la fabbricazione di dati sia stata utilizzata per nascondere ulteriormente la vera origine della SARS-CoV-2 implica che la modifica di laboratorio qui vada ben oltre la semplice funzione di ricerca.

La portata e la natura coordinata di questa frode scientifica, indica il grado di corruzione in settori della ricerca accademica e della sanità pubblica.

Come risultato di tale corruzione, sono stati fatti danni sia alla reputazione della comunità scientifica che al benessere della comunità globale.

È importante sottolineare che, sebbene il SARS-CoV-2 soddisfi i criteri di un'arma biologica del PLA, il suo impatto va ben oltre ciò che viene concepito per una tipica arma biologica.

Inoltre, i documenti indicano che lo scatenamento di questo patogeno “armato” (arma di bioterrorismo) sarebbe intenzionale piuttosto che accidentale.

Definiamo quindi il SARS-CoV-2 come un'arma biologica uscita dal laboratorio e l'attuale pandemia come il risultato di guerra biologica, di fatto attuata.

Suggeriamo inoltre che dovrebbero essere condotte indagini sul governo e sulle persone, per individuare i responsabili di questo brutale attacco alla comunità globale.

 

continua

https://www.researchgate.net/publication/344545028_SARS-CoV-2_Is_an_Unrestricted_Bioweapon_A_Truth_Revealed_through_Uncovering_a_Large-Scale_Organized_Scientific_Fraud

 

 

 

 

Nel tentativo di fare chiarezza su quello che ormai è divenuto il grande equivoco del mondo, il dott. Franco D’urso, pediatra che da 45 anni studia medicina - come lui stesso tiene a sottolineare- si sta spendendo in favore di una campagna di informazione che, al di là di qualsivoglia etichettatura, persegue solo lo scopo di liberare dal terrore e dal terrorismo COVid che i media stanno esercitando in maniera spietata da parecchi mesi ormai, per qualche non meglio identificato scopo di profitto. Virali i suoi video su YouTube che hanno registrato qualche milione di visualizzazioni, con ottima percentuale di condivisioni. Segno che qualcosa comincia a mutare nella percezione delle coscienze. Ma come spesso accade in casi come questo, ad ogni azione corrisponde sempre una reazione ed ecco, quindi perentoria la CENSURA con conseguente blocco del canale.

“Verità che fanno male al Pensiero Unico” così risponde secco il dott. D’Urso alla domanda sul perché dei problemi avuti sul web.

COVid-19… partiamo anzitutto dalla nomenclatura: da “nuovo coronavirus” a “2019-nCoV”, ora coesistono COViD-19 e SARS-CoV2. Una confusione già nel nome, quindi, per quanto riguarda il fantomatico Virus, “scoperto” a Wuhan a quasi un anno da oggi.

COVID19 e SARS-COV-2 sono la stessa cosa. In COVID-19, CO sta per corona, VI per virus, 19 per l’anno in cui si è palesato. Mentre SARS-COV-2 è la malattia respiratoria acuta da coronavirus che va distinta dalla SARS-COV1. Quindi, sostanzialmente i primi due termini indicano la stessa cosa.

Quindi, dopo aver fatto chiarezza circa il nome, vorrebbe spiegarci, alla luce delle sue conoscenze, da un punto di vista medico, la reale carica letale di COVID-19?

Chiariamo anzitutto che il Virus esiste (a scanso di equivoci!) ed è della famiglia “coronavirus” alla quale appartengono tanti altri virus della stessa specie, ad esempio quelli responsabili dei comuni raffreddori. Nella fattispecie, il coronavirus responsabile della cosiddetta pandemia aveva una forte capacità e straordinaria infettività (passaggio da uomo ad uomo) ma come tutti i virus RNA possiede la capacità di mutare la sequenza nucleotidica molto rapidamente. Questa capacità di mutamento ne determina l’appiattimento della virulenza (questo lo sanno bene i virologi che hanno usato lo stesso meccanismo in laboratorio proprio per attenuare la virulenza dei vaccini), praticamente, più si diffonde il virus da individuo ad individuo e più la sua carica virale diminuisce. Cosa ampiamente dimostrata anche dai fatti di questi giorni. Non dimenticando peraltro gli errori sanitari dei giorni dell’emergenza che sono stati la prima vera causa di mortalità.

A circa sette mesi dall’imposizione della fantomatica mascherina, stiamo assistendo ad un vertiginoso aumento dei contagi. Due i capi d’accusa del giallo COVID: Mascherine e Tamponi. Quale dei due sistemi più fallace dell’altro?

Il tampone non è assolutamente un metodo diagnostico attendibile perché esso permette di rilevare e identificare non tanto la presenza del virus completo ma solo dei pezzi di genoma, sarà poi il numero di volte che pezzi di RNA del virus saranno trasformati in DNA a determinare o meno la positività del paziente. Da precisare che questo numero è del tutto arbitrario (ossia a discrezione di chi esegue il test in laboratorio), quindi se si vuole necessariamente ottenere un risultato positivo basta incrementare il numero delle sequenze. E il gioco è fatto!

Oltretutto Positivo nel 95% dei casi sta a significare che è Solo un Asintomatico, NON MALATO che sarà stato a contatto col malato. Da qui la spiegazione logica per cui vi sono molti positivi asintomatici perché il virus essendo presente non intero è estremamente debole, molto probabilmente “spappolato” dai nostri Linfociti Killer ossia il naturale vaccino posseduto dalle nostre difese immunitarie. Positivo al coronavirus quindi è definizione alquanto ambigua ed aleatoria perché potrebbe stare a significare il contatto con qualunque virus della famiglia Coronavirus (non COVID19) inattivato e spezzettato dal proprio sistema immunitario che ha lasciato circolare pezzi di genoma all’interno del corpo.

Esistono circa 75 tipologie di tamponi, non sono quindi unici ed omologati.

Per quanto riguarda le tanto osannate mascherine, parimenti al vaccino, NON SONO ASSOLUTAMENTE EFFICACI perché il virus ha dimensione 12 nano metri (un nano metro è un milionesimo di millimetro) sarebbe come pensare di proteggerci dalle zanzare tramite un cancello a sbarre. Per non parlare della potentissima carica batterica e virale sprigionata all’interno della mascherina qualora si dovesse prolungare l’uso della stessa per più di qualche ora. Inoltre, non respirando bene ( E QUESTA E’ LA COSA PIU’ GRAVE) il sistema respiratorio riassorbe gran parte dello scarto respiratorio con conseguente aumento di CO2 nel sangue ed acidità metabolica, provocando un aumento del Ph acido del sangue, condizione, questa, che favorisce l’attecchimento e la proliferazione di cellule cancerogene. Per non soffermarsi sui più “banali” disturbi quotidiani quali mal di testa, tachicardia, disturbi generici con alterazioni via via sempre più gravi, ansia, stress e nervosismo.

Ultimo in ordine di domanda ma sicuramente tra i primi per importanza, il miracoloso Vaccino che tutta l’umanità sta aspettando.

La sperimentazione di un vaccino è pretesa più insensata che inesaudibile alla luce delle argomentazioni fin qui esaurientemente svolte. E’ impossibile pensare ad un vaccino per un virus che muta continuamente pelle, le sequenze trovate in un anno hanno raggiunto l’enorme numero di 70 mila! Siamo di fronte ad un business di portata esorbitante che cura gli interessi di Big Pharma. Basti pensare il costo del vaccino (0,50 cent) al costo unitario al pubblico di 35/50 euro minimo. Oltretutto, in termini più generici, i vaccini contengono sostanze dannosissime per il nostro sistema immunitario che è appunto il principale deputato a difenderci dalle aggressioni e dall’aggressività di virus e batteri. I vaccini di nuova sperimentazione contengono sostanze che interagiscono con la tecnologia del 5G con lo scopo di controllare e modificare il nostro patrimonio genetico. Il premio da spartire fra gli operatori sanitari per la diffusione della campagna vaccinazione ha raggiunto cifre incalcolabili.

Per tutto quello che dico e affermo risulto scomodo a YouTube e Facebook che invece vogliono tutti allineati al Pensiero Unico Mondiale seguendo la dittatura dell’ignoranza e il potere della Finanza.

 
 la dottoressa Margareta Griesz-Brisson (video)

La neurologa Margareta Griesz-Brisson commenta le misure COVID19. Mette in guardia in particolare contro l’obbligo di indossare mascherine per i bambini. Indossando le mascherine, soprattutto i bambini sarebbero irreversibilmente danneggiati a vita. La carenza latente di ossigeno nel cervello porta alla distruzione irreversibile delle cellule cerebrali. 

Secondo topdoctors.co.uk, la dottoressa Margareta Griesz-Brisson è uno dei principali consulenti neurologi in Europa, con sede ad Harley Street, Londra. È direttore medico della London Neurology & Pain Clinic, dove attualmente cura i suoi pazienti.

La dottoressa è specializzato in neurologia, neuroregenerazione, neuroplasticità, neurotossicologia, medicina ambientale e terapia del dolore. Tra gli altri, Margareta Griesz-Brisson è membro dell’Accademia Americana di Neurologia, della Federazione Europea delle Società Neurologiche e dell’Accademia Europea di Medicina Ambientale. Lavora anche come medico legale in Gran Bretagna, Norvegia, Germania, Svizzera e Stati Uniti.

TRASCRIZIONE

Ciao, questo è il mio primo video e anche a rischio di mettermi in cattiva luce, realizzerò questo video. Non sono un gran parlatore, ma guardo le persone negli occhi e quando sorridono so che mi hanno capito.

Questo funziona in qualsiasi lingua e con qualsiasi accento. Mi chiamo Margareta Griesz-Brisson. Sono una neurologa con uno studio professionale a Müllheim in Germania e uno studio neurologico a Londra.

Seguo con crescente preoccupazione gli eventi in Germania e nel mondo. La epidemia del coronavirus si è rivelata un’influenza moderata e le misure adottate sono state un disastro assoluto a tutti i livelli. La prossima influenza arriverà con il prossimo inverno – ma per favore non fatevi prendere dal panico. Gli americani dicono che ci vogliono due persone per ballare il tango. Ci vogliono due per ballare il tango ma anche per un’infezione. Un agente patogeno e un ospite. E se l’ospite è forte, può affrontare il patogeno tranquillamente. La salute, o la nostra salute, è in gran parte nelle nostre mani. Attraverso il buon cibo, la buona acqua, molto esercizio fisico, la socievolezza, la gioia, gli amici, l’amore e molta, molta aria fresca possiamo rafforzare il nostro sistema immunitario. Noti qualcosa che non va? Questo è esattamente ciò che il governo ci proibisce di fare. E quello che ci raccomandano in cambio è che ci disinfettiamo le mani, manteniamo le distanze e ci copriamo la bocca e il naso. Per la disinfezione delle mani sono state immesse sul mercato in brevissimo tempo enormi quantità di prodotti non testati. Non possiamo nemmeno immaginare la quantità di allergie, malattie della pelle, reazioni immunitarie, eczemi (n.d.r. in arrivo

Le distanze non possono essere superate nella brutalità, nel disprezzo e nella crudeltà nei confronti dell’umanità e sono certamente assolutamente senza precedenti nella storia dell’umanità. E il tanto amato copri bocca e copri naso. L’uomo può vivere per settimane senza cibo, per giorni senza acqua, ma solo per qualche minuto senza ossigeno e senza respirare. Il reflusso dell’aria espirata, o quando si respira o si respira nuovamente l’aria espirata, provoca inevitabilmente una mancanza di ossigeno e un’inondazione di anidride carbonica.

Tuttavia, sappiamo che il cervello umano è molto sensibile alla carenza di ossigeno. Ci sono cellule nervose, ad esempio nell’ipocampo, che non possono sopravvivere per più di tre minuti senza ossigeno. I sintomi acuti della carenza di ossigeno sono mal di testa, sonnolenza, vertigini, problemi di concentrazione, tempi di reazione rallentati. In altre parole, limitazioni nel funzionamento cognitivo. Questi sintomi scompaiono con o nella privazione cronica di ossigeno. Ci si abitua. Ma le vostre prestazioni, la vostra efficienza sarà comunque compromessa. E la carenza di ossigeno nel cervello continua a progredire.

Sappiamo che le malattie neurodegenerative hanno un avanzamento di anni a decenni. Ciò significa che se oggi dimentichi il tuo numero di telefono, la degradazione del tuo cervello è iniziata 20 o 30 anni fa. Mentre si pensa di essersi abituati alla mascherina e alla propria aria espirata, i processi degenerativi nel cervello, intensificati dalla mancanza di ossigeno, continuno a crescere. 

Il secondo problema del cervello è che le cellule nervose non si dividono o si dividono quasi per niente. Ciò significa che se il governo ci permettesse di respirare di nuovo ossigeno (n.d.r. togliere la mascherina) tra qualche mese, le cellule nervose perdute non saranno recuperate attraverso la divisione cellulare. Ciò che è andato è andato.

Questo è particolarmente importante per le persone ansiose che credono di potersi proteggere dai virus attraverso questa mascherina. Il virus ha una dimensione di circa 0,08 micrometri. I pori delle maschere comuni hanno una dimensione da 80 a 500 micrometri e continueranno ad ingrandirsi ad ogni lavaggio supplementare. Una maschera comune, quindi, non protegge affatto da un virus.

Io non indosso una maschera. Ho bisogno del mio cervello per pensare. Voglio affrontare i miei pazienti con testa chiara e mente lucida. Non sotto narcosi da anidride carbonica.

A Londra, almeno per il momento, l’esenzione medica è accettata e rispettata assolutamente senza commenti. Nella mia amata Germania, nel frattempo, ogni pilota, ogni steward, ogni commesso/a, ogni venditore, ogni pedone, ogni vicino di casa è promosso nel consiglio di sorveglianza delle mascherine, o è stato promosso o si è promosso lui stesso. I piloti della Lufthansa cacciano i passeggeri dall’aereo, perché chi non può indossare mascherina non può certo sopravvivere a un volo. A me è successo. La mattina dopo British Airways non ha nemmeno chiesto una mascherina. Ero arrivato a Londra viva.

Forse vi ricordate che qualche mese fa un uomo di colore è stato ucciso da un poliziotto per strada in America. Allora l’uomo disse: “Non riesco a respirare! Non riesco a respirare!” E il poliziotto ha spinto più forte. Oggi il popolo tedesco dice: “Non riusciamo a respirare! – e la nostra Cancelliera dice: “150 Euro di multa!”. 

Come neurologa, devo dire esplicitamente che ogni persona che lo desidera ha diritto all’esenzione medica dalla mascherina. Non esiste un certificato infondato, falso o gratuito. La mancanza di ossigeno danneggia ogni cervello. Deve essere la libera decisione di ogni persona di accettare la mancanza di ossigeno nel proprio cervello per proteggersi con una mascherina inefficace contro i virus.

Per i bambini e i giovani le mascherine sono un assoluto NoNo! I bambini e gli adolescenti hanno naturalmente un sistema immunitario molto attivo e adattivo e hanno bisogno di una costante esposizione al microbioma terrestre. Il loro cervello è così follemente attivo, ha così tanto da imparare. Il cervello di un bambino o di un adolescente ha sete di ossigeno. Più un organo è metabolicamente attivo, più ha bisogno di ossigeno.

Nei bambini e negli adolescenti ogni organo è metabolicamente attivo. Privare il cervello di un bambino o di un adolescente dell’ossigeno o anche limitarlo non solo è pericoloso per la salute, ma è assolutamente criminale. La mancanza di ossigeno inibisce lo sviluppo del cervello – e i danni che ne derivano non possono essere invertiti. Il bambino ha bisogno del cervello per imparare. E il cervello ha bisogno di ossigeno per funzionare. Non abbiamo bisogno di una sperimentazione clinica per questo, questa è una fisiologia semplice, semplice ma indiscutibile.

La carenza di ossigeno indotta deliberatamente e specificamente è un deliberato e intenzionale pericolo per la salute e una controindicazione medica assoluta.

In medicina, una controindicazione assoluta significa che questo farmaco, questo metodo, questa terapia o questa misura non devono essere utilizzati. Al fine di imporre una controindicazione medica assoluta come misura obbligatoria a tutta la popolazione, devono essere presentate ragioni chiare e serie, che devono essere riesaminate e approvate all’unanimità dai comitati e dalle autorità competenti, interdisciplinari e indipendenti.

Quando tra 10 anni le malattie da demenza aumenteranno in modo esponenziale e le giovani generazioni non saranno in grado di utilizzare il potenziale che Dio ha dato loro, sarà inutile dire che non avevamo bisogno delle mascherine.

E la vaccinazione benefica? La signora Merkel dice: “La pandemia sarà finita quando sarà disponibile un vaccino efficace”. Signora Merkel, cosa sa di virus e vaccini? Avete mai guardato negli occhi dei genitori che hanno un figlio handicappato? E coloro che vi mostrano le foto di com’era questo bambino prima della vaccinazione?

No, non lo hai fatto. Noi addetti ai sondaggi possiamo vedere immagini come queste in continuazione. E non c’è niente al mondo che possiamo restituire a quei genitori i loro figli. Avete idea di quanto sia doloroso per quei genitori? Signora Merkel, un’inoculazione non è un’oca di Natale che si ordina a Pasqua per essere consegnata a Natale (n.d.r. lascio all’intuizione del lettore il compito di capire il senso :).

Per favore, lasciate la salute del vostro popolo ai medici.

Come possono un veterinario, un virologo di laboratorio, un distributore di software, un uomo d’affari, un produttore di auto elettriche, un fisico decidere della salute di un intero popolo?

Prego, cari colleghi! Tutti noi dobbiamo crescere, ehm, svegliarci. E magari anche crescere. So quanto sia dannosa per il cervello la mancanza di ossigeno. Il cardiologo lo sa per il cuore, il pneumologo lo sa per i polmoni. La mancanza di ossigeno danneggia ogni organo.

E dove sono le nostre autorità sanitarie? Dove sono le nostre assicurazioni sanitarie? E le nostre associazioni mediche? Sarebbe stato loro dovere affrontare questa follia con tutta la determinazione fin dall’inizio, con tutta la determinazione di affrontarla e fermarla. Perché le commissioni mediche intervengono per punire i medici che scrivono certificati per i loro pazienti? L’essere umano deve dimostrare o il medico deve dimostrare che la mancanza di ossigeno è dannosa per l’essere umano o per il paziente? Che tipo di medicina rappresentano le nostre associazioni mediche?

L’iniziale mancanza di prove dell’efficacia di queste misure si è ora trasformata in una chiara prova di evidenza di inefficacia. Eppure il delirio continua? Chi è responsabile di questo crimine? Quelli che vogliono imporre le misure? O quelli che lo lasciano accadere, quelli che partecipano o quelli che non lo impediscono?

Svegliati, Germania. Non si tratta di mascherine. Non si tratta di virus. E non si tratta certo della vostra salute. Si tratta di molto, molto di più. Io non parteciperò. Non ho paura, signora Merkel. Vengo dalla Romania. Sono sopravvissuta a Ceaușescu.

Prima della mia partenza per la Repubblica Federale di Germania ero ospite permanente della polizia rumena. Indossavo occhiali da sole scuri, anche sotto la pioggia. In modo che non si vedessero gli occhi che piangono. Allora avevo paura, ero giovane, volevo vivere. E quando sono arrivato in Germania, a volte mi sono dovuta fermare per strada, perché ero così felice che non potevo proseguire.

“Sono in Germania, sono libera.”

Solo chi non è mai stato libero prima conosce questa sensazione. Oggi non ho più paura, ho avuto una vita meravigliosa e piena di soddisfazioni. Mi è stato permesso di studiare medicina, ho fatto il mio anno pratico alle Hawaii, la mia formazione specialistica a New York. E tutto quello che ho e che sono oggi, lo devo alla Germania.

E quando oggi vado alle manifestazioni, mi schiero a favore di chi è giovane d’oggi e forse ha paura; come me allora. Voglio dirvi un’altra cosa. La dittatura del proletariato in tutto il suo abominio, ci ha garantito istruzione, lavoro, assistenza sanitaria e pensioni gratuite. Non illudetevi che la dittatura finanziaria che stiamo affrontando vi offra anche la minima cosa simile. Come potete vedere, ci stanno già togliendo la capacità di respirare.

L’imperativo dell’ora è la responsabilità personale.

Siamo responsabili di ciò che pensiamo. Non i media.

Siamo responsabili di ciò che facciamo. Non il nostro capo.

Siamo responsabili della nostra salute. Non l’OMS.

E siamo responsabili di ciò che accade nel nostro Paese. Non il nostro governo.

Sveglia Germania! Siete un paese meraviglioso. Un popolo così meraviglioso. Grazie. Grazie, Germania.

Traduzione a cura di Nogeoingegneria 

FONTE

Codice etico per tutti i medici

Perché una rinomata dottoressa si espone alla volgarità dei suoi critici? Perché non si trattiene?

Perché è un medico e quindi si impegna per il popolo e non per la politica.

Nella dichiarazione di uno studio legale con sede a Madrid, si legge: “C’è un consenso tra gli esperti sul fatto che le misure attuali sono sproporzionate rispetto ai danni collaterali causati. Abbiamo chiesto direttamente ad alcuni di questi esperti molto credibili perché non pubblicano le loro opinioni e non si uniscono alle trasmissioni televisive e presentano i fatti da una prospettiva diversa. Sorprendentemente, la riluttanza era giustificata da un lato dall’incertezza, ma soprattutto dal timore di essere squalificati come teorici della cospirazione”.

Ci sono buone ragioni per avere più paura dei responsabii delle disposizioni contro il coronavirus che del virus stesso. Più medici dovrebbero avere il coraggio di prendere una posizione. In tutto il mondo i medici si appellano al Giuramento di Ginevra. In molti paesi è parte integrante della professione medica, in alcuni è addirittura legale. La World Medical Association (WMA) si aspetta che la versione riveduta sia riconosciuta in tutto il mondo come un codice etico per tutti i medici, secondo la rivista medica Ärzteblatt. Traduzione della Dichiarazione di Ginevra, autorizzata dall’Associazione Medica Mondiale, 2017

Il giuramento medico di Ginevra afferma, tra le altre cose:

“Non userò, nemmeno sotto minaccia, le mie conoscenze mediche per violare i diritti umani e le libertà civili”.

Articolo integrale https://ruhrkultour.de/margareta-griesz-brisson-zu-den-coronamassnahmen/

Era marzo di quest’anno e per Ricciardi: “quelle mascherine devono essere date solo al personale sanitario e ai malati». E poi la dichiarazione: «Ai sani non servono assolutamente a niente, non danno nessuna protezione nei confronti dei virus che penetrano attraverso quei fogli di garza. È solo una paranoia che la gente utilizza in maniera impropria».

Gli additivi dei cibi sono sostanze tossiche, nocive per l’organismo: deprimono il sistema immunitario e lo predispongono a moltissime patologie; impoveriscono il valore nutrizionale degli alimenti, accelerano l’invecchiamento, abbassano il pH del sangue favorendo l’insorgenza di patologie come il cancro, il diabete, cardiopatie, allergie ecc. Bisognerebbe consumare un quantitativo venti volte superiore per avere gli stessi nutrienti di un cibo biologico. Un cibo trattato, conservato, incellofanato ecc. blocca  l’assimilazione di quell'esigua quantità di nutrienti contenuta nei cibi allo stato naturale. Saziarsi non equivale a nutrirsi e le nostre cellule restano affamate di nutrienti indispensabili; questo porta a squilibri, deficit immunitario, scarsa resistenza alle infezioni, predisposizione alle malattie.

In genere negli alimenti trattati vengono aggiunte circa 1500 diverse sostanze chimiche che non è obbligatorio menzionare nelle etichette; sostanze appetizzanti, che generano dipendenza in modo che ognuno possa acquistare quantitativi sempre maggiori di quell’alimento e questo può causare mal di testa, irritabilità, nausea, epressione, ansia ecc. finché non torna a consumare quel determinato prodotto. Alcuni componenti sono programmati per far ingrassare: le persone grasse mangiano molto perché l’organismo è portato a reperire il quantitativo necessario di sostanze in maggiori quantità di alimenti.

Sembra che fertilizzanti, pesticidi, diserbanti, ormoni della crescita, additivi e farmaci permangono nel nostro organismo e vengono immagazzinati nei tessuti grassi e siccome il cervello è costituito in larga misura da sostanza grassa succede che questo accumulo di tossine generi ansia, depressione, difficoltà di apprendimento ecc.

           Una tecnica di lavorazione abbastanza comune degli alimenti industriali è l’irradiazione che consiste nel bombardare gli alimenti con radiazioni per uccidere i batteri. La fotografia di Kirlian evidenzia che una mela coltivata in maniera biologica mostra un’aura armonica e perfetta; la stessa mela trattata con radiazioni mostra un’aura irregolare, spigolosa, instabile, simile a quella dell’arsenico.

DISTORSIONI MEDIATICHE

Strumentali sono le posizioni di alcuni nutrizionisti quando affermano che chi sceglie il regime vegano deve farsi seguire da un nutrizionista perché può incorrere a carenze di alcuni componenti nutrizionali come la vit. B12, ferro, calcio, omega 3... Mai che i presentatori intervistassero una persona vegana alla quale chiedere lo stato di salute, se fa riferimento al nutrizionista o se ha carenza dei nutrienti dei quali allarmano la popolazione. A differenza di tutte le altre la nostra specie è la sola che ha bisogno che qualcuno gli dica cosa mangiare.

Potenza della comunicazione mediatica al servizio delle grandi lobby agroalimentari e zootecniche: la popolazione associa automaticamente le proteine alla carne, l’omega 3 al pesce e il calcio ai formaggi. I nutrizionisti ancora usano l’anacronistico termine di “proteine nobili”, (io le chiamerei ignobili) dando a queste un valore che non hanno. Se fossero realmente “nobili” non sarebbero associate alle peggiori patologie e se fossero realmente necessarie coloro che non ne fanno uso accuserebbero carenze, invece la loro salute è migliore di coloro le utilizzano. In verità è molto meglio e più salutare consumare due prodotti (cereali e legumi) piuttosto che uno solo e salvarsi degli effetti collaterali dei prodotti carnei e derivati animali. Allo stesso modo per l’omega 3 di cui è ricco il mondo vegetale senza ingerire le sostanze putrefattive e nocive del pesce. E

il calcio nei latticini? Sono proprio questi, essendo altamente acidificanti, che sottraggono calcio all’organismo.

Secondo Tiberio Graziani, presidente del Vision Global & Trends, le sanzioni imposte a Mosca dall’amministrazione Trump boicotterebbero la ricerca di un rimedio al virus. Comunicazione, propaganda e concreti interessi dietro alla mossa della Casa Bianca in vista delle prossime elezioni presidenziali di novembre

Nell’elenco degli enti della Federazione russa sottoposti a sanzioni da parte statunitense, il dipartimento al Commercio di Washington ha incluso anche alcuni centri di ricerca che operano nel campo della chimica e della farmaceutica.

Tra questi figura il 48º Istituto di ricerca Ministero della Difesa, cioè uno degli enti che, in collaborazione con il Gamaleya National Research Centre, ha preso attivamente parte allo sviluppo del vaccino contro il Covid-19 denominato «Sputnik V».

È evidente che certe azioni di politica internazionale rispondono a vari interessi, non soltanto quelli direttamente connessi con il contrasto della potenza o del Paese rivale, ma anche di natura esclusivamente economica e commerciale quando non di politica interna.

Stante la graduale perdita di efficacia di strumenti come le sanzioni internazionali – infatti spesso gli embarghi o vengono violati e, comunque, le economie dei vari paesi non sono più così strettamente legate a quelle dell’Occidente come una volta, stante in ogni caso il predominio globale del dollaro -, permane egualmente interessante approfondire una tematica del genere, vieppiù se strettamente legata alla drammatica realtà determinatasi a seguito della recente diffusione della pandemia di coronavirus.

Ebbene, nell’intervista realizzata da insidertrend.it con il professor Tiberio Graziani, presidente di Vision Global & Trends – International Institute for Global Analyses, è stato trattato il tema relativo al possibile rallentamento dello sviluppo e della produzione del vaccino russo contro il Covid-19 a opera degli Usa, nel quadro del confronto tra potenze che sta caratterizzando questa «nuova guerra fredda» nell’era della seconda globalizzazione.

«Attraverso queste sanzioni – ha affermato Graziani – Washington sta combattendo un’assurda lotta per la supremazia scientifica, il che è anche paradossale, se si pensa che tale iniziativa viene assunta da una Amministrazione, quella guidata da Donald Trump, che per mesi ha minimizzato la gravità della situazione sanitaria».

Come è logico immaginare, diversi sono gli interessi in gioco dei vari protagonisti di questo scontro.

Sempre secondo Graziani, «le sanzioni imposte dagli Stati Uniti agli istituti di ricerca che si stanno applicando al vaccino in Russia costituiscono un grave attentato alla libertà di autonomia della scienza. Non solo, perché si tratta anche di un delitto contro l’intera umanità, giacché pone in difficoltà un centro di ricerca all’avanguardia nella realizzazione dei vaccini».

Egli ha aggiunto che Washington starebbe politicizzando la lotta alla pandemia proprio in un momento nel quale le intelligenze dei più brillanti scienziati e le strutture tecnologiche dei paesi più avanzati dovrebbero invece operare in una stretta e proficua sinergia.

«Gli Usa e il cosiddetto “sistema occidentale” –  ha proseguito il presidente di Vision Global & Trends – strumentalizzano la grave situazione sanitaria a fini geopolitici, economici e di potenza, molto probabilmente anche per sostenere le grandi corporations del settore farmaceutico».

Secondo questa logica il motivo alla base delle sanzioni sarebbe dunque pretestuoso, poiché, come ha sottolineato Graziani, esso apparterrebbe alla narrativa occidentale e si inserirebbe nel quadro della guerra ibrida che «almeno a partire dalla Guerra del Golfo ha costituito la trama delle azioni aggressive degli Stati Uniti d’America contro i paesi che sfuggono al loro controllo».

Washington in questa fase storica teme di perdere la leadership scientifica e tecnologica mondiale, inoltre, questa manovra va messa in relazione anche con la infiammata (nel vero senso del termine, purtroppo) campagna elettorale per le presidenziali del prossimo novembre, che decideranno quale sarà il futuro inquilino della Casa Bianca, con un Trump in difficoltà anche col suo elettorato e quindi deciso a giocarsi tutte le carte che gli rimangono in mano.

Il collega Cosimo Benini, firma prestigiosa della testata Romadailynews e associato alla Free Lance International Press, ha subìto nei giorni scorsi un lutto che grida vendetta al cospetto di Ippocrate. E che mostra quanta incapacità, quanta insufficienza, quanto menefreghismo imperino nella sanità del Lazio (anche se nel resto d’Italia non va per niente meglio). Lascio la parola a Cosimo che ha scritto il seguente appello al responsabile della sanità del Lazio, il presidente Nicola Zingaretti.

 

Domande che non avranno risposte.

 

Signor Presidente Zingaretti,

lo scorso 24 giugno, dopo circa sessanta giorni di agonia, mia madre, Anna Luisa De Molfetta, è deceduta apparentemente per le complicanze di una piaga da decubito di quarto grado, nella zona del sacro, così grande e profonda da poterci infilare dentro una mano e farcela sparire fino al polso.

Le racconterò come si è giunti a questo, ma voglio subito dirle che piaghe come queste possono avere una speranza di progresso e miglioramento soltanto con il ricorso a medicazioni avanzate (come la terapia del vuoto o VAC) ed alla chirurgia plastica ricostruttiva.

Nel suo ultimo tratto di vita, mia madre, pur ricoverata al S. Eugenio, ospedale che notoriamente dispone di un reparto di eccellenza specializzato in grandi ustionati (e quindi in ferite difficili), non ha beneficiato di nessuna di queste possibilità.

Posso affermare con certezza che le cure si sono limitate a molto tradizionali “zaffature” ed a disinfezione topica con garze iodoformiche e niente altro. So che c’è stata una consulenza del chirurgo plastico e basta.

Nessun chirurgo ha parlato con me, familiare di riferimento, ed anche le informazioni telefoniche dei medici nel periodo fra il 1° ed il 12 giugno, nel quale mia madre è stata ricoverata nel reparto di Medicina d’Urgenza dello stesso ospedale, sono state molto frammentarie.

Nel momento della crisi finale, non si è parlato di un posto in terapia intensiva. Niente.

Ma il S.Eugenio ha gestito la fase terminale di un problema che è nato molto prima, in un precedente ricovero: il 16 aprile scorso, mia madre – che avrebbe compiuto 80 anni il prossimo 24 settembre – viene ricoverata come “sospetto COVID” all’Umberto I.

Presenta difficoltà respiratorie e febbre ed i segni “acustici” di un versamento pleurico: scatta l’isolamento preventivo, ma nel corso di svariati tamponi ed un esame del secreto bronchiale non verrà mai trovato (neanche al S. Eugenio nel corso del secondo ricovero) alcun segno di contaminazione da Covid 19.

Durante il periodo di isolamento all’Umberto I – che dura dal 26 aprile al 5 maggio – non ho modo né di vederla, né di assisterla: ho solo alcuni contatti telefonici con i medici del reparto di Medicina d’Urgenza che mi informano della avvenuta risoluzione della polmonite, ma anche del fatto che “abbiamo trovato per terra sua madre e non sappiamo come abbia fatto a superare le spondine del letto, ma non si preoccupi: abbiamo fatto una TAC e non ci sono fratture”.

Tuttavia, quando il 5 maggio posso finalmente rivederla nel reparto “aperto” della III clinica medica – nutrizione medica (che non capisco cosa abbia a che fare con gli esiti di una malattia respiratoria) mi vien riferito della presenza di una “fistola” sul sacro da studiare.

Non la tedio oltre: nelle successive tre settimane, la “fistola” diventa una “lesione da decubito di IV grado, sottominata, con tessuto di colliquazione delle dimensioni di 15x18x7 cm con sospetta osteomielite”.

La ferita è colonizzata, data la posizione, da batteri fecali.

Mia madre verrà dimessa il 29/5, e potrà accedere al domicilio, il CAD del distretto, soltanto il primo giugno, perché le dimissioni del 29 maggio vengono rinviate di ora in ora.

Le traduco in termini non clinici la descrizione – che è tratta dal verbale del CAD del distretto 9 della ASL RM 2 che verrà redatto a domicilio in data 1/6/2020 – è una cavità talmente grande e profonda che si intravede la colonna vertebrale e l’infermiera privata chiamata per medicare mia madre nei giorni 29 e 30 maggio deve entrarci dentro con la mano fino al polso. E c’è quasi sicuramente un’infezione dell’osso con un grave rischio di sepsi complessiva (setticemia) e morte.

Mia madre muore, dopo un collasso per anemia, lo scorso 24 giugno alle dieci circa del mattino nel reparto di II medicina del S.Eugenio.

Direi che per la sua Sanità Regionale, si tratta di un fallimento grave che ha provocato la morte di una persona innocente.

Mi domando a quanti altri sventurati concittadini anziani stia toccando questa sorte in una Regione dove non esiste il caos Covid, come si è visto a Bergamo ad esempio, ma ospedali che escludono i parenti dalla loro essenziale funzione di supporto ai degenti e vigilanza sulle condizioni dell’assistenza.

Signor Presidente,

non mi aspetto che lei mi risponda.

Provi a sorprendermi.

Senza alcuna cordialità,

Cosimo Benini

 

 

Aggiungo mie considerazioni all’appello che Cosimo Benini rivolge a  Zingaretti, massimo responsabile della sanità regionale. Zingaretti non  sorprenderà Benini, lui non risponde a nessuno, tanto meno al popolo.

Il Covid – per molti sanitari, medici e infermieri, per tutte le autorità sanitarie italiane – è la scusa che si sono trovati in dono dalla pandemia. La scusa per venire meno al loro dovere.

Nella pandemia, lo riconoscono tutti, ci sono stati molti eroi, medici e infermieri che hanno fatto più del loro dovere, arrivando troppo spesso a morirne per colpa delle autorità sanitarie e politiche che non sono state capaci di provvedere a mettere a disposizione mascherine e medicinali. Ma ci sono stati, e ancora ci sono, medici e infermieri sfaticati, incapaci di fare il lavoro per il quale vengono pagati. E sono sempre al loro posto le autorità sanitarie e politiche responsabili di morti e malasanità.

Le piaghe da decubito sono facilmente curabili se l’assistenza di medici e infermieri interviene sùbito, anzi: prima che le piaghe emergano. Conosco bene il problema. Se si aspetta troppo tempo, se si considera che, tanto, il paziente è vecchio, quanto vuole campare ancora?, diventano letali.

Quanto all’assistenza dei familiari, esclusa dagli imbecilli che considerano loro dovere incarcerare i malati, io ho appena rifiutato di ricoverarmi al più bell’ospedale della capitale, per un piccolo intervento di ritocco della precedente operazione. Motivo: familiari, uno per volta, ammessi per un’ora al giorno.

Nel precedente ricovero, sono stati i miei familiari a salvarmi la vita intervenendo tempestivamente e perentoriamente su medici e infermieri che volevano rinviare all’indomani il mio trasferimento a terapia intensiva (vomitavo sangue, sindrome di Mallory Weiss). Poi hanno ammesso che se avessi dovuto aspettare anche solo una mezz’ora in più sarei morto.

A un mio amico, ricoverato in un ospedale della capitale per un intervento piuttosto delicato, attaccato a flebo e impossibilitato a muoversi dopo l’operazione, l’infermiera di turno si è rifiutata di dare un bicchiere d’acqua perché, ha detto la sciagurata, “non mi compete”. Non le compete dar da bere agli assetati? Ha dimenticato la raccomandazione del padreterno? Un bicchiere d’acqua, mezzo minuto di tempo per farlo! Il mio amico ha potuto finalmente bere un po’ d’acqua soltanto quando è stato frettolosamente dimesso, faticando a reggersi in piedi.

Certo, col covid, che a Roma s’è visto poco rispetto a Bergamo, medici e infermieri avevano – e non hanno più da settimane – un sacco di lavoro in più. Ebbene, che lavorino! E le autorità sanitarie e politiche annullino, e anche in fretta, il divieto idiota di essere assistiti anche dai familiari. Sono più umani, rispettano la legge suprema dell’umanità e il giuramento d’Ippocrate, gli ospedali sconquassati dell’Africa interna, dove il personale sanitario è scarso e i familiari provvedono a assistere, non solo a confortare, i malati.

Ma Roma non è l’Africa interna, per gli ospedali è peggio.

Arrigo d’Armiento

Tutto dovrà avere una spiegazione in special modo quando la mano destra finge di non sapere quello che fa la mano sinistra

 

 

 

“La prova scientifica”

A distanza di mesi dall’insorgere dei contagi da coronavirus, la progressione è stata fin dall’inizio molto significativa per le prospettive a cui l’intera popolazione andava incontro.            È vero che in Italia la Sanità non aveva la “prova scientifica” che potesse trattarsi di una vera emergenza, quantunque per il ripetersi periodico a distanza di poco più di un lustro , la comparsa di epidemie molto simili, come la “sars e la ”mers” non lasciava presagire qualcosa di diverso.

E’ pur vero che se per ogni preannunciato pericolo dovessimo preparare logisticamente le strutture di prevenzione o di contenimento, non avremmo possibilità di dedicare alla realtà quotidiana le nostre modeste risorse nazionali. Altro però è la preparazione mentale all’ emergenza, non mancando né la cultura, l’intelligenza, né l’esperienza, né l’improvvisazione nonché la creatività tipica del nostro Paese, se fossimo stati almeno meglio informati.

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Il disorientamento

“Uomo avvisato mezzo salvato” recita un vecchio adagio di saggezza popolare.

Quando infatti si è verificato nella realtà, ciò che in teoria poteva prevedersi, ecco che qui il fallimento è stato pressoché totale. Il disorientamento che è subentrato non è stato soltanto logistico per la mancanza delle idonee strutture sanitarie che ovviamente in Italia non erano approntate, ma soprattutto per le mancate direttive di coordinamento centrale, sia da parte del Governo, sia da parte del Ministero della Salute e dei suoi distretti nazionali

Lo smarrimento è stato tale da ritenere emblematico quello immortalato nel celebre film “Tutti a casa”, dove la confusione generale bloccava ogni iniziativa.

In riferimento all’individuazione della    patologia e ai metodi di cura, anche con il passare del tempo di settimane nonché di mesi, non si è ancora arrivati ad un coordinamento unitario sul tipo di malattia e conseguentemente sulle cure necessarie da adottare per non morire.  

Il medioevale ricorso all’isolamento è stato l’unico rimedio trovato dalle Autorità sanitarie per sottrarci dal contagio dei contatti ravvicinati. Ma per la terapia da individuare e da applicare con urgenza ai cittadini che si presentano in ospedale con la tipica gravità della malattia?

I vari distretti sanitari stanno ancora adattando i sintomi della patologia alle proprie risorse terapeutiche, anziché la malattia alle oggettive necessità di cura. Infatti, a fronte di diagnosi clamorosamente sbagliate, come quella delle polmoniti interstiziali, malgrado il numero elevato di autopsie eseguite nel nostro Paese, non è stata ancora ufficialmente accertata la vera natura delle morti sopravvenute. Quindi, ciò che più conta, le Autorità sanitarie preposte non sono state in condizione di indicare a tutte le strutture ospedaliere il protocollo terapeutico da praticare per la grave forma di tromboflebite diffusa covid-19, da tempo diagnosticata da alcuni encomiabili medici ricercatori.

I ventilatori polmonari

Le iniziative adottate sono state quelle di reperire con l’urgenza di vita o morte, i ventilatori per insufflare ossigeno dei polmoni al fine di migliorare la scarsa capacità di respirazione dei ricoverati in terapia intensiva,  così come tipicamente avviene allorquando è in corso una vera polmonite. Ma se i pazienti non reagivano a questo tipico trattamento, già si doveva dedurre che polmonite non era. Ma di cosa altro allora poteva trattarsi, neppure se ne parlava.

Non solo, ma i vari distretti della Sanità nazionale erano mobilitati all’ inutile approvvigionamento di altri ventilatori polmonari con richiesta di onerose forniture persino dalla Cina. La patologia che però si rifletteva sui polmoni compromettendo la respirazione aveva prima invaso altri presidi tra cui il cuore, oltre che le vene delle gambe e altri organi importanti. Se il cuore non cedeva prima, specie nei più anziani, l’ aggravamento della malattia provocava non la polmonite, ma un’ infiammazione diffusa che a sua volta causava emboli nelle piccole vene e nel tessuto capillare dei polmoni. Dal blocco della circolazione del sangue che ne conseguiva, subentrava la rapida necrosi del tessuto polmonare a valle dell’ostruzione e la morte del malcapitato.

L’ostinazione terapeutica

La risposta sanitaria nazionale di fronte a questa importantissima rivelazione   non vi è stata. La terapia praticata ha continuato al lungo ad essere quella della polmonite interstiziale con i risultati che tutti possiamo constatare. Solo alcuni Enti perlopiù privati, hanno potuto discostarsi da questo protocollo a seguito di una più accurata osservazione di ciò che effettivamente avveniva nell’organismo a causa del devastante effetto del covid-19. Rendendosi conto di questa anomalia polmonare alcuni medici non hanno inteso continuare le cure fino allora adottate. Questi pertanto, sono ricorsi all’ uso di farmaci antinfiammatori e antiaggreganti per evitare la formazione di micro trombi diffusi nei capillari che, come detto, bloccando la circolazione del sangue, causano la morte del tessuto polmonare.               Il risultato è stato eccellente così come rivelano il Dott. Giampaolo Palmacardiologo titolare di un Centro medico di Nocera Inferiore, e il Prof. Maurizio Viecca primario del reparto di cardiologia presso l’ Ospedale Sacco di Milano.

In attesa del perché

Prima ancora del ritorno al   medioevo per sfuggire con l’ isolamento al covid-19, sarebbe stato sufficiente riferirsi ai primi successi terapeutici ottenuti all’ inizio del secolo scorso con un metodo di terapia meno gravoso e più efficace. Si tratta di un tipo di cura basato sulla esperienza e la conoscenza della scienza medica del recente passato a fronte dei positivi risultati ottenuti fin dalla terribile influenza del 1918, denominata “spagnola”. In quegli anni era stato trovato un rimedio di cura, una sorta di vaccino (per rendere l’ idea) mediante iniezione di siero contenente gli anticorpi presenti nel plasma delle persone guarite da quella stessa malattia. La qualcosa ripetuta da alcuni medici anche in questa circostanza, ha portato a guarigione le persone così trattate, prevenendo gli ulteriori irreversibili aggravamenti che hanno causato nel nostro Paese fino adesso, decine di migliaia di decessi. E’ evidente che non si tratta di plasma “leva e metti” tra un paziente e l’ altro perché come è arcinoto, quando hanno luogo le trasfusioni deve essere prima accertata la compatibilità per evitare uno shock anafilattico o altre gravi reazioni di rigetto. Ma questa è prassi medica consolidata.

Le matrioske delle obiezioni

Del tutto pretestuose sono invece, le ’ obbiezioni secondo cui, senza la prova scientifica della terapia da adottare, paradossalmente si arriverebbe a curare ad esempio il cancro, con quelle sostanze di fantasia che periodicamente vengono proposte in deroga ai protocolli terapeutici ufficiali. Ma un conto è il caso di malattie potenzialmente mortali, come appunto quelle degenerative, il cui decorso si protrae per anni; altro invece è quello di una patologia conclamata come il covid-19 il cui aggravamento senza farmaci è sinonimo di morte pressoché certa    nell’ arco di qualche giorno.

La prima domanda che molti cittadini pongono per ora a loro stessi, ma nel futuro la porranno anche ad altri, è perché mai si è continuato a curare i pazienti nello stesso modo sbagliato?  Allo stato delle cose non si intravedono valide ragioni, di fonte a casi di progressiva gravità mortale, per astenersi da differenti e più efficaci terapie in quanto queste non hanno ancora ottenuto la famigerata “prova scientifica”.

Speriamo che poi questa ci venga comunicata per decreto legge. E come si potrebbe mai sopravvivere senza la convalida scientifica di poterlo fare in modo ufficialmente corretto?

 
 Il Prof.  Maurizio Viecca

Ora si spera che a fronte della scoperta sulla natura della patologia si possa rapidamente disporre delle adeguate cure

Passato e presente

 Il Dott. Giampaolo  Palma

Dopo tanto brancolare nel buio della sorpresa di questa malattia e soprattutto in quello delle terapie adottate per la guarigione del covid-19 si è arrivati, almeno così pare, alla conclusione della conoscenza fisiologica e biologica dell’aggressione virale.
Dall’inizio della pandemia sembrava noto che l’ infezione attaccasse i polmoni delle persone colpite, causando loro polmonite interstiziale. L’aggravamento nel corso della malattia comportava alle stesse, difficoltà respiratorie per la presenza di ostruzioni negli alveoli polmonari che compromettevano la necessaria ossigenazione del sangue a tutti gli organi. A questo punto è chiaro il fatto che se l’ossigeno si fa sempre più carente, la morte avviene per progressivo soffocamento.
In questi casi è stato tentato il metodo dell’intubazione con forzatura di ossigeno nei polmoni. Finché è stato possibile usufruire di un po’ di ossigeno in più, rispetto a quello contenuto nella respirazione regolare, per alcuni ammalati che avevano già superato la fase critica, questo ossigeno supplementare potrebbe aver costituito un certo aiuto per affrettare la guarigione.
Ma il risultato ottenuto in generale da tale metodo, non corrispondeva al tipico miglioramento della polmonite perché ciò che avveniva nella realtà era che la difficolta respiratoria di molti ammalati, non trovava miglioramento con l’ ossigeno.
I risultati sono noti a tutti.

Una svolta

Finalmente si è appreso da varie fonti dell’informazione che alcuni medici come ad esempio, il Dott. Giampaolo Palma, cardiologo titolare di un centro medico di Nocera Inferiore, avrebbe individuato la vera ragione dell’insorgenza della pseudo polmonite da covid-19.
Ma come quasi tutte le scoperte scientifiche, queste hanno luogo in un tempo in cui le idee dei singoli scopritori sembrano destinate ad una straordinaria coincidenza temporale di risultato. Infatti anche il Prof. Maurizio Viecca primario del reparto di cardiologia presso l’ ospedale Sacco di Milano ha scoperto autonomamente, così come il Dott. Palma, lo stesso meccanismo dell’ infezione del covid-19.
Molto spesso i ricercatori che neppure si conoscono, arrivano quasi contemporaneamente alle medesime conclusioni vincenti sullo stesso problema. Ecco che allora non desta meraviglia come i due medici si siano accorti che la diagnosticata polmonite interstiziale, che molto spesso accompagnava i pazienti alla morte, era solo il risultato di una errata diagnosi in quanto non si trattava di polmonite ma di tromboembolia polmonare. La presunta polmonite infatti, non rispondeva ad alcun sostanziale miglioramento insufflando nei polmoni una quantità supplementare di ossigeno, come invece avrebbe dovuto, se fosse stata autentica.
Le conseguenze di questo errore diagnostico sono note a tutti a fronte dei risultati terapeutici ottenuti che è inutile commentare. Ma la cosa più importante per l’immediato futuro è che si prenda atto di questa gravissimo equivoco, adeguando la cura alla vera patologia che presa in tempo, può essere bloccata senza il ricorso alla terapia intensiva.

Le fasi della malattia

I virus introdottisi nei polmoni con la respirazione, causano una “coagulazione intravascolare disseminata” atipica, che coinvolge prevalentemente i capillari polmonari, il cuore nonché le vene periferiche, soprattutto delle gambe.
L’ infiammazione che ne deriva si propaga al tessuto adiacente, ossia, al tessuto vascolare venoso, creando infezione diffusa nelle zone colpite.
Lo stato di infezione e di infiammazione circostante, crea la formazione di emboli nel sangue che si coagula nei vasi capillari, formando una serie diffusa di piccoli trombi che ostruiscono il passaggio.
La insufflazione forzata di ossigeno attraverso le pompe polmonari (per le quali, tranne qualche eccezione, si lamentava la insufficiente disponibilità nei centri di emergenza ospedalieri), quando il sangue che alimenta gli alveoli polmonari non arriva, non serve a niente.

La spirale perversa

La formazione di occlusioni diffuse nei capillari all’interno dei polmoni che impedisce la circolazione del sangue a valle delle stesse occlusioni, crea la necrosi ossia, la morte del tessuto non più alimentato. Il tessuto morto si disgrega formando pus e aumentando l’ infiammazione della parte colpita che a sua volta, aggrava l’ insufficienza respiratoria in quanto quella stessa zona di polmone non funziona più.
Quando la diffusione di questi micro emboli interessa una parte considerevole del tessuto polmonare ecco, che l’insufficienza respiratoria compie il resto, se prima non ci pensa il cuore. Quindi la polmonite interstiziale che si supponeva subentrasse nell’ ultima fase della malattia non c’entrerebbe nulla

Il merito

A chi va il merito della scoperta? Ai due medici sicuramente e tutti gli altri che hanno già saputo individuare la giusta cura del covid-19.
Allo stato dei fatti, parrebbe ora necessario ed urgente prendere coscienza di quanto questi illuminati professionisti hanno constatato, soprattutto per sospendere quella terapia sbagliata che non ha saputo impedire una buona parte di quanto di negativo è avvenuto.
La nuova diagnosi del Prof. Viecca e del Dott. Palma riguardante la reale patologia causata dal covid-19 , fa ritenere che soprattutto i pazienti che si aggravano fino alla morte, potrebbero essere sottoposti a differenti e più efficaci terapie.
Sarebbe pertanto opportuno accertare il prima possibile la valenza delle differenti cure che si rendono necessarie. Già da adesso potrebbero essere utilizzate quelle stesse già adottate dai due medici per salvare, senza le conseguenze devastanti di questa ’ infiammazione diffusa, il maggior numero degli ammalati.
Si spera pertanto che d’ora in poi la cura per la ormai diagnosticata tromboflebite, risolva rapidamente la situazione senza attendere a fronte di morti quasi certe, il tempo burocratico richiesto, per la famosa o per la famigerata “prova scientifica”.

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