L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Health (146)

Il collega Cosimo Benini, firma prestigiosa della testata Romadailynews e associato alla Free Lance International Press, ha subìto nei giorni scorsi un lutto che grida vendetta al cospetto di Ippocrate. E che mostra quanta incapacità, quanta insufficienza, quanto menefreghismo imperino nella sanità del Lazio (anche se nel resto d’Italia non va per niente meglio). Lascio la parola a Cosimo che ha scritto il seguente appello al responsabile della sanità del Lazio, il presidente Nicola Zingaretti.

 

Domande che non avranno risposte.

 

Signor Presidente Zingaretti,

lo scorso 24 giugno, dopo circa sessanta giorni di agonia, mia madre, Anna Luisa De Molfetta, è deceduta apparentemente per le complicanze di una piaga da decubito di quarto grado, nella zona del sacro, così grande e profonda da poterci infilare dentro una mano e farcela sparire fino al polso.

Le racconterò come si è giunti a questo, ma voglio subito dirle che piaghe come queste possono avere una speranza di progresso e miglioramento soltanto con il ricorso a medicazioni avanzate (come la terapia del vuoto o VAC) ed alla chirurgia plastica ricostruttiva.

Nel suo ultimo tratto di vita, mia madre, pur ricoverata al S. Eugenio, ospedale che notoriamente dispone di un reparto di eccellenza specializzato in grandi ustionati (e quindi in ferite difficili), non ha beneficiato di nessuna di queste possibilità.

Posso affermare con certezza che le cure si sono limitate a molto tradizionali “zaffature” ed a disinfezione topica con garze iodoformiche e niente altro. So che c’è stata una consulenza del chirurgo plastico e basta.

Nessun chirurgo ha parlato con me, familiare di riferimento, ed anche le informazioni telefoniche dei medici nel periodo fra il 1° ed il 12 giugno, nel quale mia madre è stata ricoverata nel reparto di Medicina d’Urgenza dello stesso ospedale, sono state molto frammentarie.

Nel momento della crisi finale, non si è parlato di un posto in terapia intensiva. Niente.

Ma il S.Eugenio ha gestito la fase terminale di un problema che è nato molto prima, in un precedente ricovero: il 16 aprile scorso, mia madre – che avrebbe compiuto 80 anni il prossimo 24 settembre – viene ricoverata come “sospetto COVID” all’Umberto I.

Presenta difficoltà respiratorie e febbre ed i segni “acustici” di un versamento pleurico: scatta l’isolamento preventivo, ma nel corso di svariati tamponi ed un esame del secreto bronchiale non verrà mai trovato (neanche al S. Eugenio nel corso del secondo ricovero) alcun segno di contaminazione da Covid 19.

Durante il periodo di isolamento all’Umberto I – che dura dal 26 aprile al 5 maggio – non ho modo né di vederla, né di assisterla: ho solo alcuni contatti telefonici con i medici del reparto di Medicina d’Urgenza che mi informano della avvenuta risoluzione della polmonite, ma anche del fatto che “abbiamo trovato per terra sua madre e non sappiamo come abbia fatto a superare le spondine del letto, ma non si preoccupi: abbiamo fatto una TAC e non ci sono fratture”.

Tuttavia, quando il 5 maggio posso finalmente rivederla nel reparto “aperto” della III clinica medica – nutrizione medica (che non capisco cosa abbia a che fare con gli esiti di una malattia respiratoria) mi vien riferito della presenza di una “fistola” sul sacro da studiare.

Non la tedio oltre: nelle successive tre settimane, la “fistola” diventa una “lesione da decubito di IV grado, sottominata, con tessuto di colliquazione delle dimensioni di 15x18x7 cm con sospetta osteomielite”.

La ferita è colonizzata, data la posizione, da batteri fecali.

Mia madre verrà dimessa il 29/5, e potrà accedere al domicilio, il CAD del distretto, soltanto il primo giugno, perché le dimissioni del 29 maggio vengono rinviate di ora in ora.

Le traduco in termini non clinici la descrizione – che è tratta dal verbale del CAD del distretto 9 della ASL RM 2 che verrà redatto a domicilio in data 1/6/2020 – è una cavità talmente grande e profonda che si intravede la colonna vertebrale e l’infermiera privata chiamata per medicare mia madre nei giorni 29 e 30 maggio deve entrarci dentro con la mano fino al polso. E c’è quasi sicuramente un’infezione dell’osso con un grave rischio di sepsi complessiva (setticemia) e morte.

Mia madre muore, dopo un collasso per anemia, lo scorso 24 giugno alle dieci circa del mattino nel reparto di II medicina del S.Eugenio.

Direi che per la sua Sanità Regionale, si tratta di un fallimento grave che ha provocato la morte di una persona innocente.

Mi domando a quanti altri sventurati concittadini anziani stia toccando questa sorte in una Regione dove non esiste il caos Covid, come si è visto a Bergamo ad esempio, ma ospedali che escludono i parenti dalla loro essenziale funzione di supporto ai degenti e vigilanza sulle condizioni dell’assistenza.

Signor Presidente,

non mi aspetto che lei mi risponda.

Provi a sorprendermi.

Senza alcuna cordialità,

Cosimo Benini

 

 

Aggiungo mie considerazioni all’appello che Cosimo Benini rivolge a  Zingaretti, massimo responsabile della sanità regionale. Zingaretti non  sorprenderà Benini, lui non risponde a nessuno, tanto meno al popolo.

Il Covid – per molti sanitari, medici e infermieri, per tutte le autorità sanitarie italiane – è la scusa che si sono trovati in dono dalla pandemia. La scusa per venire meno al loro dovere.

Nella pandemia, lo riconoscono tutti, ci sono stati molti eroi, medici e infermieri che hanno fatto più del loro dovere, arrivando troppo spesso a morirne per colpa delle autorità sanitarie e politiche che non sono state capaci di provvedere a mettere a disposizione mascherine e medicinali. Ma ci sono stati, e ancora ci sono, medici e infermieri sfaticati, incapaci di fare il lavoro per il quale vengono pagati. E sono sempre al loro posto le autorità sanitarie e politiche responsabili di morti e malasanità.

Le piaghe da decubito sono facilmente curabili se l’assistenza di medici e infermieri interviene sùbito, anzi: prima che le piaghe emergano. Conosco bene il problema. Se si aspetta troppo tempo, se si considera che, tanto, il paziente è vecchio, quanto vuole campare ancora?, diventano letali.

Quanto all’assistenza dei familiari, esclusa dagli imbecilli che considerano loro dovere incarcerare i malati, io ho appena rifiutato di ricoverarmi al più bell’ospedale della capitale, per un piccolo intervento di ritocco della precedente operazione. Motivo: familiari, uno per volta, ammessi per un’ora al giorno.

Nel precedente ricovero, sono stati i miei familiari a salvarmi la vita intervenendo tempestivamente e perentoriamente su medici e infermieri che volevano rinviare all’indomani il mio trasferimento a terapia intensiva (vomitavo sangue, sindrome di Mallory Weiss). Poi hanno ammesso che se avessi dovuto aspettare anche solo una mezz’ora in più sarei morto.

A un mio amico, ricoverato in un ospedale della capitale per un intervento piuttosto delicato, attaccato a flebo e impossibilitato a muoversi dopo l’operazione, l’infermiera di turno si è rifiutata di dare un bicchiere d’acqua perché, ha detto la sciagurata, “non mi compete”. Non le compete dar da bere agli assetati? Ha dimenticato la raccomandazione del padreterno? Un bicchiere d’acqua, mezzo minuto di tempo per farlo! Il mio amico ha potuto finalmente bere un po’ d’acqua soltanto quando è stato frettolosamente dimesso, faticando a reggersi in piedi.

Certo, col covid, che a Roma s’è visto poco rispetto a Bergamo, medici e infermieri avevano – e non hanno più da settimane – un sacco di lavoro in più. Ebbene, che lavorino! E le autorità sanitarie e politiche annullino, e anche in fretta, il divieto idiota di essere assistiti anche dai familiari. Sono più umani, rispettano la legge suprema dell’umanità e il giuramento d’Ippocrate, gli ospedali sconquassati dell’Africa interna, dove il personale sanitario è scarso e i familiari provvedono a assistere, non solo a confortare, i malati.

Ma Roma non è l’Africa interna, per gli ospedali è peggio.

Arrigo d’Armiento

Tutto dovrà avere una spiegazione in special modo quando la mano destra finge di non sapere quello che fa la mano sinistra

 

 

 

“La prova scientifica”

A distanza di mesi dall’insorgere dei contagi da coronavirus, la progressione è stata fin dall’inizio molto significativa per le prospettive a cui l’intera popolazione andava incontro.            È vero che in Italia la Sanità non aveva la “prova scientifica” che potesse trattarsi di una vera emergenza, quantunque per il ripetersi periodico a distanza di poco più di un lustro , la comparsa di epidemie molto simili, come la “sars e la ”mers” non lasciava presagire qualcosa di diverso.

E’ pur vero che se per ogni preannunciato pericolo dovessimo preparare logisticamente le strutture di prevenzione o di contenimento, non avremmo possibilità di dedicare alla realtà quotidiana le nostre modeste risorse nazionali. Altro però è la preparazione mentale all’ emergenza, non mancando né la cultura, l’intelligenza, né l’esperienza, né l’improvvisazione nonché la creatività tipica del nostro Paese, se fossimo stati almeno meglio informati.

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Il disorientamento

“Uomo avvisato mezzo salvato” recita un vecchio adagio di saggezza popolare.

Quando infatti si è verificato nella realtà, ciò che in teoria poteva prevedersi, ecco che qui il fallimento è stato pressoché totale. Il disorientamento che è subentrato non è stato soltanto logistico per la mancanza delle idonee strutture sanitarie che ovviamente in Italia non erano approntate, ma soprattutto per le mancate direttive di coordinamento centrale, sia da parte del Governo, sia da parte del Ministero della Salute e dei suoi distretti nazionali

Lo smarrimento è stato tale da ritenere emblematico quello immortalato nel celebre film “Tutti a casa”, dove la confusione generale bloccava ogni iniziativa.

In riferimento all’individuazione della    patologia e ai metodi di cura, anche con il passare del tempo di settimane nonché di mesi, non si è ancora arrivati ad un coordinamento unitario sul tipo di malattia e conseguentemente sulle cure necessarie da adottare per non morire.  

Il medioevale ricorso all’isolamento è stato l’unico rimedio trovato dalle Autorità sanitarie per sottrarci dal contagio dei contatti ravvicinati. Ma per la terapia da individuare e da applicare con urgenza ai cittadini che si presentano in ospedale con la tipica gravità della malattia?

I vari distretti sanitari stanno ancora adattando i sintomi della patologia alle proprie risorse terapeutiche, anziché la malattia alle oggettive necessità di cura. Infatti, a fronte di diagnosi clamorosamente sbagliate, come quella delle polmoniti interstiziali, malgrado il numero elevato di autopsie eseguite nel nostro Paese, non è stata ancora ufficialmente accertata la vera natura delle morti sopravvenute. Quindi, ciò che più conta, le Autorità sanitarie preposte non sono state in condizione di indicare a tutte le strutture ospedaliere il protocollo terapeutico da praticare per la grave forma di tromboflebite diffusa covid-19, da tempo diagnosticata da alcuni encomiabili medici ricercatori.

I ventilatori polmonari

Le iniziative adottate sono state quelle di reperire con l’urgenza di vita o morte, i ventilatori per insufflare ossigeno dei polmoni al fine di migliorare la scarsa capacità di respirazione dei ricoverati in terapia intensiva,  così come tipicamente avviene allorquando è in corso una vera polmonite. Ma se i pazienti non reagivano a questo tipico trattamento, già si doveva dedurre che polmonite non era. Ma di cosa altro allora poteva trattarsi, neppure se ne parlava.

Non solo, ma i vari distretti della Sanità nazionale erano mobilitati all’ inutile approvvigionamento di altri ventilatori polmonari con richiesta di onerose forniture persino dalla Cina. La patologia che però si rifletteva sui polmoni compromettendo la respirazione aveva prima invaso altri presidi tra cui il cuore, oltre che le vene delle gambe e altri organi importanti. Se il cuore non cedeva prima, specie nei più anziani, l’ aggravamento della malattia provocava non la polmonite, ma un’ infiammazione diffusa che a sua volta causava emboli nelle piccole vene e nel tessuto capillare dei polmoni. Dal blocco della circolazione del sangue che ne conseguiva, subentrava la rapida necrosi del tessuto polmonare a valle dell’ostruzione e la morte del malcapitato.

L’ostinazione terapeutica

La risposta sanitaria nazionale di fronte a questa importantissima rivelazione   non vi è stata. La terapia praticata ha continuato al lungo ad essere quella della polmonite interstiziale con i risultati che tutti possiamo constatare. Solo alcuni Enti perlopiù privati, hanno potuto discostarsi da questo protocollo a seguito di una più accurata osservazione di ciò che effettivamente avveniva nell’organismo a causa del devastante effetto del covid-19. Rendendosi conto di questa anomalia polmonare alcuni medici non hanno inteso continuare le cure fino allora adottate. Questi pertanto, sono ricorsi all’ uso di farmaci antinfiammatori e antiaggreganti per evitare la formazione di micro trombi diffusi nei capillari che, come detto, bloccando la circolazione del sangue, causano la morte del tessuto polmonare.               Il risultato è stato eccellente così come rivelano il Dott. Giampaolo Palmacardiologo titolare di un Centro medico di Nocera Inferiore, e il Prof. Maurizio Viecca primario del reparto di cardiologia presso l’ Ospedale Sacco di Milano.

In attesa del perché

Prima ancora del ritorno al   medioevo per sfuggire con l’ isolamento al covid-19, sarebbe stato sufficiente riferirsi ai primi successi terapeutici ottenuti all’ inizio del secolo scorso con un metodo di terapia meno gravoso e più efficace. Si tratta di un tipo di cura basato sulla esperienza e la conoscenza della scienza medica del recente passato a fronte dei positivi risultati ottenuti fin dalla terribile influenza del 1918, denominata “spagnola”. In quegli anni era stato trovato un rimedio di cura, una sorta di vaccino (per rendere l’ idea) mediante iniezione di siero contenente gli anticorpi presenti nel plasma delle persone guarite da quella stessa malattia. La qualcosa ripetuta da alcuni medici anche in questa circostanza, ha portato a guarigione le persone così trattate, prevenendo gli ulteriori irreversibili aggravamenti che hanno causato nel nostro Paese fino adesso, decine di migliaia di decessi. E’ evidente che non si tratta di plasma “leva e metti” tra un paziente e l’ altro perché come è arcinoto, quando hanno luogo le trasfusioni deve essere prima accertata la compatibilità per evitare uno shock anafilattico o altre gravi reazioni di rigetto. Ma questa è prassi medica consolidata.

Le matrioske delle obiezioni

Del tutto pretestuose sono invece, le ’ obbiezioni secondo cui, senza la prova scientifica della terapia da adottare, paradossalmente si arriverebbe a curare ad esempio il cancro, con quelle sostanze di fantasia che periodicamente vengono proposte in deroga ai protocolli terapeutici ufficiali. Ma un conto è il caso di malattie potenzialmente mortali, come appunto quelle degenerative, il cui decorso si protrae per anni; altro invece è quello di una patologia conclamata come il covid-19 il cui aggravamento senza farmaci è sinonimo di morte pressoché certa    nell’ arco di qualche giorno.

La prima domanda che molti cittadini pongono per ora a loro stessi, ma nel futuro la porranno anche ad altri, è perché mai si è continuato a curare i pazienti nello stesso modo sbagliato?  Allo stato delle cose non si intravedono valide ragioni, di fonte a casi di progressiva gravità mortale, per astenersi da differenti e più efficaci terapie in quanto queste non hanno ancora ottenuto la famigerata “prova scientifica”.

Speriamo che poi questa ci venga comunicata per decreto legge. E come si potrebbe mai sopravvivere senza la convalida scientifica di poterlo fare in modo ufficialmente corretto?

 
 Il Prof.  Maurizio Viecca

Ora si spera che a fronte della scoperta sulla natura della patologia si possa rapidamente disporre delle adeguate cure

Passato e presente

 Il Dott. Giampaolo  Palma

Dopo tanto brancolare nel buio della sorpresa di questa malattia e soprattutto in quello delle terapie adottate per la guarigione del covid-19 si è arrivati, almeno così pare, alla conclusione della conoscenza fisiologica e biologica dell’aggressione virale.
Dall’inizio della pandemia sembrava noto che l’ infezione attaccasse i polmoni delle persone colpite, causando loro polmonite interstiziale. L’aggravamento nel corso della malattia comportava alle stesse, difficoltà respiratorie per la presenza di ostruzioni negli alveoli polmonari che compromettevano la necessaria ossigenazione del sangue a tutti gli organi. A questo punto è chiaro il fatto che se l’ossigeno si fa sempre più carente, la morte avviene per progressivo soffocamento.
In questi casi è stato tentato il metodo dell’intubazione con forzatura di ossigeno nei polmoni. Finché è stato possibile usufruire di un po’ di ossigeno in più, rispetto a quello contenuto nella respirazione regolare, per alcuni ammalati che avevano già superato la fase critica, questo ossigeno supplementare potrebbe aver costituito un certo aiuto per affrettare la guarigione.
Ma il risultato ottenuto in generale da tale metodo, non corrispondeva al tipico miglioramento della polmonite perché ciò che avveniva nella realtà era che la difficolta respiratoria di molti ammalati, non trovava miglioramento con l’ ossigeno.
I risultati sono noti a tutti.

Una svolta

Finalmente si è appreso da varie fonti dell’informazione che alcuni medici come ad esempio, il Dott. Giampaolo Palma, cardiologo titolare di un centro medico di Nocera Inferiore, avrebbe individuato la vera ragione dell’insorgenza della pseudo polmonite da covid-19.
Ma come quasi tutte le scoperte scientifiche, queste hanno luogo in un tempo in cui le idee dei singoli scopritori sembrano destinate ad una straordinaria coincidenza temporale di risultato. Infatti anche il Prof. Maurizio Viecca primario del reparto di cardiologia presso l’ ospedale Sacco di Milano ha scoperto autonomamente, così come il Dott. Palma, lo stesso meccanismo dell’ infezione del covid-19.
Molto spesso i ricercatori che neppure si conoscono, arrivano quasi contemporaneamente alle medesime conclusioni vincenti sullo stesso problema. Ecco che allora non desta meraviglia come i due medici si siano accorti che la diagnosticata polmonite interstiziale, che molto spesso accompagnava i pazienti alla morte, era solo il risultato di una errata diagnosi in quanto non si trattava di polmonite ma di tromboembolia polmonare. La presunta polmonite infatti, non rispondeva ad alcun sostanziale miglioramento insufflando nei polmoni una quantità supplementare di ossigeno, come invece avrebbe dovuto, se fosse stata autentica.
Le conseguenze di questo errore diagnostico sono note a tutti a fronte dei risultati terapeutici ottenuti che è inutile commentare. Ma la cosa più importante per l’immediato futuro è che si prenda atto di questa gravissimo equivoco, adeguando la cura alla vera patologia che presa in tempo, può essere bloccata senza il ricorso alla terapia intensiva.

Le fasi della malattia

I virus introdottisi nei polmoni con la respirazione, causano una “coagulazione intravascolare disseminata” atipica, che coinvolge prevalentemente i capillari polmonari, il cuore nonché le vene periferiche, soprattutto delle gambe.
L’ infiammazione che ne deriva si propaga al tessuto adiacente, ossia, al tessuto vascolare venoso, creando infezione diffusa nelle zone colpite.
Lo stato di infezione e di infiammazione circostante, crea la formazione di emboli nel sangue che si coagula nei vasi capillari, formando una serie diffusa di piccoli trombi che ostruiscono il passaggio.
La insufflazione forzata di ossigeno attraverso le pompe polmonari (per le quali, tranne qualche eccezione, si lamentava la insufficiente disponibilità nei centri di emergenza ospedalieri), quando il sangue che alimenta gli alveoli polmonari non arriva, non serve a niente.

La spirale perversa

La formazione di occlusioni diffuse nei capillari all’interno dei polmoni che impedisce la circolazione del sangue a valle delle stesse occlusioni, crea la necrosi ossia, la morte del tessuto non più alimentato. Il tessuto morto si disgrega formando pus e aumentando l’ infiammazione della parte colpita che a sua volta, aggrava l’ insufficienza respiratoria in quanto quella stessa zona di polmone non funziona più.
Quando la diffusione di questi micro emboli interessa una parte considerevole del tessuto polmonare ecco, che l’insufficienza respiratoria compie il resto, se prima non ci pensa il cuore. Quindi la polmonite interstiziale che si supponeva subentrasse nell’ ultima fase della malattia non c’entrerebbe nulla

Il merito

A chi va il merito della scoperta? Ai due medici sicuramente e tutti gli altri che hanno già saputo individuare la giusta cura del covid-19.
Allo stato dei fatti, parrebbe ora necessario ed urgente prendere coscienza di quanto questi illuminati professionisti hanno constatato, soprattutto per sospendere quella terapia sbagliata che non ha saputo impedire una buona parte di quanto di negativo è avvenuto.
La nuova diagnosi del Prof. Viecca e del Dott. Palma riguardante la reale patologia causata dal covid-19 , fa ritenere che soprattutto i pazienti che si aggravano fino alla morte, potrebbero essere sottoposti a differenti e più efficaci terapie.
Sarebbe pertanto opportuno accertare il prima possibile la valenza delle differenti cure che si rendono necessarie. Già da adesso potrebbero essere utilizzate quelle stesse già adottate dai due medici per salvare, senza le conseguenze devastanti di questa ’ infiammazione diffusa, il maggior numero degli ammalati.
Si spera pertanto che d’ora in poi la cura per la ormai diagnosticata tromboflebite, risolva rapidamente la situazione senza attendere a fronte di morti quasi certe, il tempo burocratico richiesto, per la famosa o per la famigerata “prova scientifica”.


Difficilmente una parlamentare scevra da interessi di parte, accusa con tanta motivata compartecipazione i responsabili colleghi di attentare alla salute dei cittadini

Sembra ancora avvertire nella sala di Montecitorio l’eco delle parole cristalline dalla On. Sara Cunial nel Gruppo Misto della Camera, recentemente pronunciate con la forza dialettica necessaria per procedere decisamente contro corrente agli indirizzi governativi.

La sua rassegna delle manchevolezze imputate al governo formano una gamma abbastanza ampia di risultati mancati, incompleti o addirittura contrari agli interessi dei cittadini.

Il riferimento iniziale è quello relativo ad una sorta di spionaggio mediatico della gente del nostro Paese per il quale il governo ha mobilitato le forze della disinformazione’   che avrebbero condizionato i cittadini. Si è trattato di una specie di commissariamento delle libertà costituzionali avocate da un regime sanitario; regime finalizzato ad un bombardamento mediatico improntato sulla paura, per subornare le menti delle persone con una assurda propaganda meritocratica delle azioni di governo.

L’ On. Cunial con una vigorosa argomentazione, sottolinea il comportamento ipocrita degli stessi parlamentari a fronte delle attuali esigenze, i quali con le loro decisioni politiche hanno prima eliminano quasi la metà delle strutture sanitarie pubbliche di emergenza per poi lamentarsi di esserne privi, e quindi di   avere le mani legate, ma non per speculare su questa stessa situazione, a favore dei privati.

Una rivelazione sconvolgente

Prosegue poi le sue puntualizzazioni sul servizio sanitario, precisando una notizia che fa   trasalire coloro che non sapevano in tema di vaccini - sempre che la notizia corrisponda alla realtà - il gravissimo fatto che esistano ampie evidenze che le precedenti vaccinazioni antinfluenzali stiano comportando il 40% di casi di covid-19 in più, per interferenza virale rispetto a quelli causati dalla pandemia.

Nel suo discorso, l’On. Cunial ritiene anche che, in questo contesto di pericolosità ambientale alimentata da una sorta di inquisizione sulle condizioni di salute di ciascuno, il governo non si farà scrupolo ad obbligare non appena avrà l’opportunità, militari, medici, poliziotti e quant’altri alla sperimentazione del futuro vaccino anticovid-19; vaccino che non servirà allo scopo a causa delle continue mutazioni del virus. Ma a fronte di quanto affermato sulle concause di aggravamento sulle infezioni virali, si   deduce che queste vaccinazioni si ritorceranno contro gli stessi per le conseguenze da lei stessa citate, e cioè di oltre un terzo di casi in più rispetto a quelli naturali.

Considerato poi che il coronavirus è un gioco politico tra Cina e Stati Uniti, deduce che gli     esponenti di governo e di partito siano responsabili di aver condizionato i nostri comportamenti ai giochi politici tra le due potenze. Questo, ai fini politici di sacrificare il risultato delle nostre ricerche d’avanguardia in campo scientifico in cambio di un pugno di dollari o di yuan.

A tanto pessimismo l’On. Cunial conclude che a fronte dell’ordine del giorno che lei ed altri sono riusciti a far approvare dall’ esecutivo, dovrà essere costituita una commissione di professionisti esperti nel settore pluridisciplinare medico, scientifico, e giuridico sugli effetti delle radiazioni TLC delle frequenze da 4 e da 5 GHz.

Si tratta della verifica degli esiti biologici negativi e interferenti sull’insorgenza di malattie che la stessa onorevole aveva precedentemente accennato, quale possibile concausa dell’aggravamento dell’attuale pandemia e non solo.

L’intervento si conclude con applausi di una buona parte dell’aula anche per il coraggio di sfida dimostrato verso le istituzioni imperanti.

Per noi cittadini e pazienti, secondo   quanto riferito dalla stessa On. Cunial, non resterebbe che prendere atto di essere considerati oggetto di esperimenti comportamentali tra la vita, la morte o l’ assuefazione   alle potenti lobby del contesto politico mondiale.

Il valore della vita

A questo punto non resta che rimanere con i piedi per terra, cominciando a chiedere conferma se l’incidenza della patologia in corso si sia realmente incrementata di un terzo tra coloro che sono stati sottoposti a vaccinazione.

Se così fosse il fatto sarebbe gravissimo, tanto da rimettere in discussione anche l’obbligatorietà delle vaccinazioni e soprattutto le responsabilità non soltanto degli untori ma soprattutto di coloro che sapevano ma che, per i loro interessi, hanno invece taciuto.

Noi ci proponiamo di risentire in Parlamento ancora l’On Cunial, cosa avrà da riferite sui lavori della preannunciata commissione. Non vorremmo che ancora una volta, senza prima informare i cittadini, siano gli stessi personaggi politici a decidere in tema di salute, e cioè sui diritti soggettivi e inalienabile di noi tutti.

Ci vogliono più di dieci anni  per realizzare un farmaco. L’industria farmaceutica è in crisi finanziaria ed economica da qualche tempo a causa dell’investimento e dello sviluppo necessari per la realizzazione di prodotti finiti. Questi per la loro collocazione in commercio vengono preventivamente sottoposti all’approvazione degli enti competenti, i quali non sono molto prodighi di concessioni per la loro più o meno evidente tossicità farmacologica. Si tratta dei così detti, effetti indesiderati che questi farmaci unitamente ad errori medici, comportano in tutto il mondo modernizzato rispetto alla mortalità generale, compresa quella degli incidenti stradali, circa il 10% di morti per malattie dette iatrogene, ossia per quelle malattie che subentrano a causa, degli effetti collaterali dei farmaci assunti, dei farmaci sbagliati e degli stessi errori medici di qualsiasi altra natura che si riflettono sulla salute dei pazienti.

Per tale ragione le industrie farmaceutiche nel mondo si sono piuttosto orientate verso la produzione di vaccini che per ragioni di convenienza commerciale, hanno tutta la necessità che questi loro prodotti vengano somministrati per le varie malattie, a livello di massa.

La depenalizzazione

Negli anni passati dell’altro secolo si sono verificati diversi tragici eventi per gli effetti collaterali provocati dai vaccini. Dopo ricorsi al tribunale, soprattutto attraverso il ricorso collettivo, il così detto. class action, queste industrie sono state condannate ad ingentissimi risarcimenti provocati dai loro vaccini. Ciò è avvenuto soprattutto in America ma anche in altri Stati importanti per il consumo di medicinali.

Le industrie farmaceutiche, con le loro potenti lobby sono però riuscite a farsi approvare la legge che le depenalizza dalle eventuali conseguenze accidentali dovute all’ effetto dei vaccini.

Molte industrie farmaceutiche riconvertite in parte in industrie di ricerca di vaccini, non corrono più alcun rischio legale per le eventuali conseguenze di esiti invalidanti o mortali. Sono dunque soprattutto queste le   ragioni per le quali adesso hanno intrapreso l’ attività di ricerca dei vaccini più disparati. Il fine è quello di ottenere, possibilmente in senso obbligatorio come sta avvenendo in Italia, l’ acquisto delle loro specializzazioni per sottoporre tutti quanti a prevenzione vaccinale. Ecco l’importanza del fattore economico che prescinde anche per l’impunità legale che ne è derivata, dagli effetti diretti di efficacia o da quelli collaterali indesiderati e soprattutto , dall’eventualità di richieste risarcitorie come nel passato.

Le difese naturali

Quando il sistema di difesa dell’ organismo è compromesso, significa che non può lavorare in modo adeguato. Se la risposta alle aggressioni virali, batteriche o altro a cui questo è preposto, è eccessivamente gravosa, ecco che allora intervengono in misura maggiore certe sostanze interne (citochine). Le citochine sono delle piccole proteine, che informano e stimolano il grado di risposta del sistema immunitario verso le cellule infettate; cellule sulle quali pertanto, il sistema concentrerà la sua reazione. Se questo è sbilanciato, come un motore che “zoppica”, anche la sua risposta non sarà equilibrata,   così che la reazione verrà indirizzata non soltanto contro i virus ma anche contro le cellule organiche infettate. Avviene un po’ come quando subentra la disperazione contro un nemico troppo forte: “Muoia Sansone con tutti i filistei”. Quindi il corpo attacca sé stesso per distruggere gli antigeni con le rimanenti forze.

Ma chi indebolisce il sistema immunitario? Oltre le malattie, sicuramente una esistenza non sana, il logorio, le droghe, il tenore di vita di chi non intende privarsi di niente e che mangia zuccheri in abbondanza durante l’ intera giornata nonché alimenti ricchi di carboidrati.

Aiutare chi ci aiuta

Quando come nella maggior parte dei casi, si tratta di una deficienza immunitaria acquisita, tra le varie cause quasi sempre si evidenziano, carenza di vitamina C e vitamina D rispetto al bisogno organico; vitamine che dovrebbero essere reintegrate per consentire al sistema stesso una   migliore funzionalità. Ne va di conseguenza che se queste sostanze vengono assunte in dose adeguate, l’efficienza dell’ intero sistema aumenta e quindi meglio contrasta l’aggressione degli antigeni, siano virus o batteri o altro. In particolare la vitamina D che di inverno, considerata la   capacità di essere generata nell’organismo dalla luce e dal sole, è di solito carente mentre in questo periodo di chiusura nelle case, il fabbisogno è ancora più sentito.

La più importante risorsa

Secondo una sorta di risveglio delle conoscenze mediche rimaste alquanto trascurate, adesso per opera anche di diversi medici e di insigni ricercatori tra cui Luc Montagner, premio Nobel per la medicina, si assiste ad un ritorno   di una rinnovata attenzione verso le nostre stesse risorse naturali. Queste si rafforzano anche notevolmente integrando l’alimentazione quotidiana con la vitamina C e la vitamina D in dosi adeguate al proprio stato di salute. Il loro messaggio è quello che tutti devono essere consapevoli che il primo baluardo contro l’insorgenza delle malattie è il sistema immunitario. La maggioranza delle persone, come si può constatare dal relativo modesto   numero dei contagiati, rimane immune dalla attuale pandemia non soltanto perché non incorre nella contaminazione del virus con l’ isolamento, ma in quanto il proprio sistema immunitario consente di non essere preda di infezione.

La natura artificiale del virus

In seguito, poteremmo sperare anche tra breve, che il coronavirus, essendo stato artificialmente composto con l’inserimento di uno specifico segmento del codice genetico di un’ altro virus (covid-19), è molto probabile che durante le repliche perda progressivamente ciò che di artificiale è stato introdotto. Questo perché la natura in generale non tollera ciò che non è armonico con sé stessa e quindi, un virus poco sopporta la sequenza artificiale del codice di un altro virus. In altri termini il tratto patogeno inserito, è destinato a mutare   molto più velocemente del resto durante le repliche, facendo così via via perdere al coronavirus la sua ’ aggressività patogena.

E’ vero però che fino adesso dobbiamo affrontare in una maniera o nell’altra l’aggressione di questo dannato virus con il nostro stato di salute, in quanto ognuno ha uno stile di vita differente, possiede una resistenza immunitaria diversa e un indice di sofferenza ineguale.

Riuscire però a prevenire con le difese naturali dell’organismo i vari agenti patogeni che provengono dall’esterno, non corrisponde a mangiare ciò e quanto si vuole, pur conducendo poi una vita sana all’ aperto.

Anche le sostanze alimentari che nutrono e integrano progressivamente quelle del corpo, provengono dall’ esterno e quindi rientrano tra le scelte e le precauzioni che dovremmo adottare per migliorare   la nostra salute in attesa ………del vaccino.

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Comunicato AMPAS del 21/4

Con serenità, ma anche con determinazione, i medici del gruppo della medicina di segnale (735 iscritti all’AMPAS, la nostra associazione, di cui tanti impegnati in prima linea), preoccupati per le possibili derive autoritarie in atto, desiderano fare chiarezza circa la possibilità che siano lesi dei diritti costituzionalmente garantiti per i cittadini.

1. Lesione libertà costituzionalmente garantite

In questo periodo sono stati gravemente lesi alcuni diritti costituzionali (la libertà di movimento, il diritto allo studio, la possibilità di lavorare, la possibilità di accedere alle cure per tutti i malati non-Coronavirus) e si profila all’orizzonte una grave lesione al nostro diritto alla scelta di cura. Tutto questo in assenza di una vera discussione parlamentare, e a colpi di decreti d’urgenza. Ci siamo svegliati in un incubo senza più poter uscire di casa se non firmando autocertificazioni sulla cui costituzionalità diversi giuristi hanno espresso perplessità, inseguiti da elicotteri, droni e mezzi delle forze dell’ordine con uno spiegamento di forze mai visto neppure nei momenti eversivi più gravi della storia del nostro paese.

Ora sta entrando in vigore un’app per il tracciamento degli spostamenti degli individui, in patente violazione del nostro diritto alla privacy, e che già qualcuno pensa di utilizzare per scopi extrasanitari.

Ma tra le lesioni più gravi ai nostri diritti costituzionali spicca quella legata al diritto di scelta di cura, ben definito sia nella costituzione che nel documento europeo di Oviedo. Noi medici siamo colpevoli di non aver adeguatamente contrastato, due anni fa, una legge che toglieva al pediatra di fatto ogni dignità e autonomia decisionale.

Ricordiamoci che una lesione di diritti non giustificata è sempre la premessa ad altre possibili lesioni.

2. Conflitti di interesse

Gli attori “scientifici” della redazione e della promozione della citata legge Lorenzin non sembrano essere molto diversi dai “consulenti” dell’emergenza di oggi.

Ci chiediamo se le informazioni provenienti dalle figure che operano come consulenti del Ministero della Salute siano diffuse con la comunicazione dei conflitti di interesse che essi possano avere con aziende del settore. Non sarebbe etico né lecito avere consiglieri che collaborano con grandi aziende farmaceutiche.

Sempre in tema di conflitto di interessi: è stato il Parlamento a stabilire i componenti della Task force costituita recentemente per affrontare la cosiddetta fase2? Sono presenti possibili conflitti di interesse? Tali soggetti pare abbiano chiesto l’immunità dalle conseguenze delle loro azioni. Ma non dovrebbero essere figure istituzionali a prendere “decisioni” sul futuro del nostro paese? Una cosa è la consulenza, altro è decidere “in nome e per conto”. Con quale autorità?

3. Libertà di espressione e contraddittorio

Il giornalismo dovrebbe essere confronto di idee, discussione, valutazione di punti di vista diversi. Ci chiediamo quanto sia garantita la libertà di espressione anche di professionisti che non la pensano come noi. Vediamo invece giornalisti che festeggiano la “cattura” di un povero runner sulla spiaggia da parte di un massiccio spiegamento di forze, e la sistematica cancellazione di ogni accenno a diversi sistemi di cura rispetto alla “narrazione ufficiale” del salvifico vaccino, si tratti di vitamina C o di eparina, in totale assenza di contraddittorio.

In questo quadro intossicato, le reti e i giornali maggiori mandano in onda continuamente uno spot, offensivo per l’intelligenza comune, in cui si ribadisce a chiare lettere che la loro è l’unica informazione seria e affidabile: il resto solo fake. Viene così creata l’atmosfera grazie alla quale si interviene su qualunque filmato, profilo social, sito internet che non si reputi in linea con la narrazione ufficiale. Nessuna dittatura può sopravvivere se non ha il supporto di una informazione asservita.

4. Vaccino: soluzione a tutti i mali?

Tutti aspettano come una liberazione il nuovo vaccino (che giornalisti e virologi a senso unico continuano a vantare come l’unica possibile soluzione), dimenticando alcuni fatti. Il primo è che il vaccino viene sviluppato sulla base delle proiezioni teoriche sui virus in circolo l’anno precedente, e dunque è una “scommessa” (è esperienza comune ad ogni inverno che molte persone vaccinate si ammalino comunque). Il secondo è la continua forte variabilità di un virus a RNA come il Coronavirus, di cui pare esistano già diverse varianti. Ciononostante, in dispregio anche del rischio di interferenza virale (per cui il vaccino per un virus diverso può esacerbare la risposta ad un altro virus) la regione Lazio propone l’obbligatorietà per tutti i sanitari e tutti gli over65 di effettuare vaccinazione antinfluenzale ordinaria, violando ancora una volta (se l’obbligo fosse reale) il diritto costituzionale alla scelta di cura. E i difensori della costituzione, muti. Facile immaginare cosa succederà non appena sarà reso disponibile, con iter accelerati e prove di sicurezza minimali, il nuovo vaccino salvavita. Da medici vogliamo ribadire l’importanza del rispetto della libertà di scelta di cura così come costituzionalmente definita.

5. Bambini e movimento fisico

Una nota è necessaria per capire la gravità della situazione anche per quanto concerne movimento fisico e chiusura in casa dei nostri bambini. La stessa OMS si è pronunciata nel merito raccomandando l’uscita all’aria aperta e il movimento fisico come indispensabili presidi di salute e di sostegno immunitario. Quasi tutti gli altri paesi europei hanno consentito l’uscita in solitaria per fare sport e la passeggiata con i bambini. Noi no. Con una regola di incredibile durezza, venata di un inaccettabile paternalismo (“se li lasciamo liberi poi non sono capaci di stare distanti”) abbiamo creato disagi psicologici e fisici (obesità e sedentarietà) e costretto a salti mortali i pochi obbligati al lavoro (sanitari, agricoltori, trasportatori, negozi alimentari).

Non possiamo inoltre non rimarcare la totale disattenzione di questi draconiani provvedimenti nei confronti delle famiglie con figli disabili (e in particolare autistici) per i quali il momento quotidiano di uscita all’aria aperta rappresenta un indispensabile supporto alla propria difficile condizione. I più fragili, come sempre, pagano il pedaggio più duro.

Tutto ciò non bastasse è stata scatenata la guerra del sospetto e della delazione tra gli invidiosi delle libertà altrui.

Come lucidamente scrive Noam Chomsky, mettere i propri sudditi uno contro l’altro è uno splendido sistema per qualunque dittatura per distrarre il popolo da quello che veramente il potere sta perpetrando a suo danno.

L’intervento di squadre di polizia con quad ed elicotteri ad inseguire vecchietti isolati sui sentieri non fa che rafforzare l’idea di poter essere tutti sceriffi, a dimostrazione della perfetta riuscita di induzione della psicosi da parte del potere.

6. Danni economici del lockdown: un disastro epocale

Alcuni comparti, come quello del turismo, della ristorazione o automobilistico hanno avuto riduzioni di fatturato vicine al 100%. Questo significherà, come dicono le prime stime, una decina di milioni di disoccupati. Che smetteranno di pagare i mutui in corso. Smetteranno di acquistare beni di consumo. Perderanno le loro attività o le loro aziende costruite in decenni di sacrifici. Noi medici sappiamo cosa significhi questo a livello sanitario: migliaia e migliaia di nuovi decessi. Persone che si ammaleranno, si suicideranno (le prime avvisaglie sono già visibili), ritireranno i propri risparmi in banca. Serve ripartire subito, tutti, senza tentennamenti. Per ridurre i danni, che comunque, anche si ripartisse oggi, saranno epocali. Se domani si dovesse scoprire che qualcuno ha surrettiziamente prolungato il lockdown italiano (ad oggi il più duro d’Europa) per mantenere alto il panico e trovare un ambiente più pronto all’obbligo vaccinale, ci auguriamo solo che la giustizia possa fare il suo corso con la massima durezza. La gente perde il lavoro e muore di fame, e lorsignori pontificano.

7. Le cure

Anche qui l’argomento è imbarazzante. È comprensibile che un virus nuovo possa spiazzare anche i migliori medici per qualche tempo. Ma via via che le informazioni si accumulano occorrerebbe ascoltare coloro che sul campo hanno potuto meglio capire. Un gruppo Facebook di cui molti di noi fanno parte, nato spontaneamente come autoaiuto, e che conta circa 100.000 iscritti, ha elaborato delle raccomandazioni di cura efficaci poi inviate al ministero.

Oggi che pare chiaro e assodato che il decesso avvenga a causa di una forte coagulazione intravascolare molte vite possono essere salvate con l’uso della semplice eparina. Ma non basta: servono anche attenzioni specifiche a seconda del timing della malattia: ai primi sintomi, ai primi aggravamenti, o in fase procoagulativa. In particolare a noi medici di segnale risulta difficile comprendere l’uso massivo di paracetamolo o di altri antipiretici una volta acclarato che la febbre è un potente antivirale per l’organismo. È in preparazione un documento interassociativo anche su questo delicato argomento che merita più ampia trattazione.

Ove qualcuno, tuttavia, si permetta di ritardare l’adozione di sistemi di cura efficaci, per motivi meno che chiari (e alcuni interventi televisivi volti a screditare l’eparina sembrano andare in quella direzione) si aspetti reazioni forti da chi ha rischiato la propria vita in prima linea.

La magistratura sta ora indagando sui gravi errori commessi in alcune regioni nella gestione delle residenze per anziani, veri e propri focolai d’infezione con purtroppo un numero elevatissimo di decessi, stante la fragilità e la polimorbilità degli ospiti, quasi sempre in trattamento con statine, antipertensivi, analgesici, antidiabetici. Al di là delle responsabilità regionali, che la magistratura valuterà, preme fare dei numeri: dei 22000 decessi totali nazionali ben 7000 (il 30%!) sono di degenti in RSA. Un dato sconvolgente, ma che deve farci riflettere sull’incremento importante dei decessi in alcune province.

Gli errori fatti, in buona o cattiva fede, sono costati la vita a più di 100 medici e ad un alto numero di altri operatori sanitari che sono stati mandati allo sbaraglio senza un piano preciso e senza i necessari dispositivi di protezione. A loro va la nostra più profonda gratitudine.

8. Test sierologici ritardati o non autorizzati

Uno dei modi per capire quante persone hanno già incontrato il virus (smettiamo di chiamarli “contagiati”, perché talvolta hanno avuto solo lievi sintomi influenzali e prodotto splendidi anticorpi) è quello di effettuare un test sierologico, che è di costo contenuto e che evidenzia malattia in corso (IgM+) o malattia superata e presenza di anticorpi memoria (IgG+). Chi sia IgG+ potrebbe già serenamente ricominciare a muoversi senza particolari cautele né per sé né per gli altri. Sensibilità e specificità di questi test sono altissime a differenza di quelle dei tamponi. Perché tanta ostilità da parte di governo e istituzioni sanitarie tanto da vietarne l’uso “fino ad approvazione di un test affidabile”? I casi di Ortisei (45% di positivi) e di Vò Euganeo (75%) ci dicono che probabilmente il virus si è già diffuso molto più di quanto pensiamo e che le misure in essere potrebbero non essere poi così necessarie, almeno in alcune zone d’Italia.

9. Qualche numero

Vi prego risparmiateci il teatrino delle 18. Quei numeri non sono affidabili e fanno parte di una consumata regia. A fianco di Borrelli sfilano talvolta alcune figure i cui potenziali conflitti d’interesse non vengono mai dichiarati.

Il numero dei “contagiati” è privo di senso, visto che dipende dal numero di tamponi effettuato. E la stragrande maggioranza della popolazione potrebbe già avere incontrato il virus senza saperlo. Stime della Oxford University parlano di 11 milioni di potenziali positivi già ora. Se questo dato fosse vero la letalità di Sars-Cov2 sarebbe veramente irrisoria: lo 0,05%, anche prendendo per veri i dati di mortalità. Ma anche su questi permane il terribile dubbio sui decessi PER e CON Coronavirus. Diverse testimonianze mettono in forte dubbio il dato, visto che ogni giorno in Italia ci lasciano circa 1900 persone (dati ISTAT) e non si fa fatica ad estrarne 400, tra questi, che siano anche positivi al virus. Tuttavia è dato chiaro a chi lavori in prima linea che la grave coagulazione intravascolare indotta dall’incontro tra il virus e un terreno per lui fertile (età media decessi 78 anni, media 3,3 patologie presenti) possa portare rapidamente alla morte individui fragili che tuttavia avrebbero volentieri vissuto qualche anno ancora. In Inghilterra hanno rilevato che che il 73% dei pazienti ricoverati in Terapia Intensiva per CoronaVirus è sovrappeso o obeso. Come dice il dr. Lustig: “Il virus non distingue chi infetta ma distingue benissimo chi uccide”.

Questi pazienti fragili comunque avrebbero preferito morire tra le braccia dei loro cari piuttosto che da soli in questo modo terribile.

In altri paesi hanno usato modalità di calcolo diverse. Non potremmo chiedere dati più precisi e affidabili evitando di diffondere panico e preoccupazione?

10. Altri Paesi europei e non: lockdown molto diversi

Altri paesi sia in Europa che nel mondo stanno adottando lockdown parziali molto meno rigidi di quello italiano, tanto che il lockdown completo viene ormai tristemente chiamato “all’italiana”. Eppure abbiamo il problema da prima di tutti gli altri e ci stanno facendo credere che lo chiuderemo buoni ultimi. Per colpa dei runner e dei bimbi a passeggio, ovviamente. Peccato che in molti paesi europei la passeggiata di adulti e bambini, la gita al mare, l’accesso alle seconde case sia quasi ovunque consentito, a patto di mantenere il distanziamento sociale. Ma non eravamo nell’Europa unita? Perché questa crudeltà nella sola Italia? Siamo ancora il paese cavia? Richiediamo con forza di allinearci al più presto alle direttive in essere nella maggior parte dei paesi europei.

11. Sostegno al sistema immunitario: i sani proteggono

Un punto chiave, che è sfuggito totalmente ai nostri governanti e ai nostri media è che i sani (quell’85% delle persone che ha incontrato il virus e nemmeno se ne é accorto, o ha subito lievi sintomi, costruendo presto gli anticorpi necessari) conducono uno stile di vita più sano che ne ha irrobustito e forgiato il sistema immunitario. Mangiare sano, fare sport quotidiano, condurre una vita meno stressante (magari abitando fuori città), assumere vitamine e integratori naturali, fare a meno di farmaci inutili, rinunciare a fumare, a drogarsi o a bere senza controllo, rappresenta un impegno che si vorrebbe vedere in qualche modo valorizzato come comportamento virtuoso quantomeno in relazione al risparmio che consente al sistema sanitario nazionale e, in questo caso, alla protezione dalla diffusione del virus e alla non occupazione di un posto letto, lasciato così libero per un altro.

Invece se accendiamo la TV vediamo solo pubblicità di farmaci e di dolciumi. E tra i pochissimi negozi aperti, in pieno lockdown, lo stato ha pensato bene di lasciare le tabaccherie. Fuma, riempiti di dolci, stai sedentario e ingozzati di farmaci: questo il messaggio che lo stato ci ha dato in questo periodo. Tanto, presto, arriverà il vaccino.

12. Le richieste

Consapevoli del fatto che il futuro sarà nuovo e diverso solo se capiremo che la nostra biologia non ci consente di vivere in città superaffollate, inquinate, fumando, drogandoci e mangiando solo cibi industriali e raffinati in completa sedentarietà, vogliamo sperare che il “dopo emergenza” possa essere migliore del “prima”. Ma questo potrà avvenire solo se avverranno molte delle cose che siamo qui a richiedere, alcune immediate, altre a breve.

Richiediamo dunque con forza, a nome dell’associazione AMPAS e dei 735 medici che ne fanno oggi parte (nonché dei numerosi simpatizzanti non medici):

  • L’immediato ripristino della legalità istituzionale e costituzionale, richiamando il parlamento alle sue funzioni democratiche e al dibattito che necessariamente deve scaturirne.
  • L’immediata cancellazione di task force e di consulenti esterni i cui conflitti di interesse potrebbero essere letti, nel momento in cui si affidino loro responsabilità non previste istituzionalmente, come un aggiramento delle regole democratiche.
  • L’immediato ripristino del diritto al lavoro per milioni di italiani, che se non possono avere il proprio stipendio saranno presto alla fame con conseguenze prevedibili di ordine pubblico (nel rispetto delle nuove regole di distanziamento fino a che sarà necessario)
  • L’immediato ripristino del diritto allo studio per milioni di bambini, ragazzi, studenti universitari che sono stati da un giorno all’altro privati di uno dei loro diritti fondamentali (nel rispetto delle nuove regole, fino a che sarà necessario)
  • La protezione del diritto alla scelta di cura, già violato da precedenti leggi, per impedire l’obbligatorietà di ogni possibile nuovo trattamento sanitario. Ogni nuovo provvedimento emesso in emergenza dovrà obbligatoriamente prevedere una data di fine del provvedimento, al fine di non “tentare” alcuni a rendere le restrizioni alle libertà una regola.
  • Il blocco di qualunque “app” o altro dispositivo informatico volto al controllo dei movimenti delle persone in palese violazione della nostra privacy.
  • L’immediata riapertura della possibilità per adulti e bambini di uscire all’aperto a praticare sport, passeggio, vita sociale, seppur nel rispetto delle regole necessarie.
  • Il ripristino immediato di una par condicio televisiva o mediatica, con ospitalità nelle trasmissioni di esponenti, ovviamente qualificati, di diversi punti di vista, con allontanamento immediato (o retrocessione a mansioni diverse) di conduttori che non abbiano saputo tener fede al loro dovere di giornalisti.
  • Dichiarazione dei propri conflitti di interesse da parte di qualunque professionista sanitario che esprima un parere televisivo o partecipi a un dibattito. L’omissione deve essere punita con un allontanamento mediatico proporzionato. Lo spettatore deve sapere se chi sta parlando riceve milioni di euro da un’azienda, o meno.
  • Il divieto di chiudere o cancellare siti o profili social in assenza di gravi violazioni di legge. Eventuali cancellazioni dovranno comunque essere tempestivamente notificate e giustificate. La rimozione di idee ed opinioni solo perché diverse dal mainstream ufficiale non è degna di un paese civile.
  • Il divieto per le forze dell’ordine di interpretare a propria discrezione le regole di ordine pubblico fissate dai decreti. Qualunque abuso, anche minimo, dovrà essere perseguito.
  • Il divieto di radiazione di medici per la sola espressione di idee diverse da quelle della medicina ordinaria. Da sempre il dialogo e il confronto tra idee diverse ha arricchito la scienza, che cambia e si evolve. Non sopravvalutiamo le nostre attuali misere conoscenze.
  • L’attivazione tempestiva di nuovi protocolli di cura in tutti gli ospedali Covid19 che, oltre a garantire la salute del personale sanitario, prevedano l’utilizzo di vitamine, minerali, ozonoterapia e tutte le cure naturali e di basso costo efficaci e documentate, accompagnando via via con farmaci più a rischio di effetti collaterali solo in caso di aggravamento, e attivando solo per la fase di crisi o pre-crisi l’utilizzo dei farmaci immunosoppressori e dell’eparina.
  • La disponibilità immediata e per tutta la popolazione di test sierologici IgM e IgG che possano consentire da subito sia di monitorare lo stato di diffusione del virus nelle diverse aree, sia dare la possibilità a chi sia IgG+ di riprendere la propria vita senza alcuna limitazione.
  • In una ipotesi di graduale diffusione dell’immunità virale, particolare attenzione dovrà essere riservata alla popolazione fragile: anziani, obesi, ipertesi, diabetici, infartuati (le categorie più colpite). Nel rispetto del diritto di scelta di cura nessun obbligo potrà essere dato se non temporaneamente, ma solo forti raccomandazioni e informazioni dettagliate sui rischi di infezione. Un individuo fragile deve poter scegliere se rischiare di morire abbracciando il suo nipotino, o restare vivo recluso in casa senza vedere nessuno.
  • Una forte campagna informativa sui rischi legati ad un cattivo stile di vita e su come tale stile aumenti il rischio di essere infettati. O vogliamo essere costretti a tenere le mascherine tutta la vita e a non poterci più abbracciare per consentire a qualcuno di fumare e di gonfiarsi di farmaci e di merendine zuccherate, disdegnando qualsiasi tipo di movimento fisico? Ciascuno resterà libero di farsi del male ma almeno lo stato non potrà dirsi complice.
  • Il divieto, almeno in questo periodo, di pubblicizzare sulle reti televisive e sui giornali farmaci e prodotti dolciari ingrassanti, al pari di come già in atto con il fumo.
  • Un aiuto immediato alle tante famiglie in crisi che a causa di questo lockdown totale hanno smesso di lavorare e di produrre reddito, con modalità molto semplici (ad esempio ticket a valore per acquisti di derrate alimentari). L’aiuto migliore per le aziende, invece dell’elemosina, sarà una tempestiva riapertura.

Medici migliori, in un paese migliore

AMPAS

www.medicinadisegnale.it

 
Rashid Buttar - Video

Sul canale The Next News Network, presente su Youtube, che conta un milione e quarantaduemila iscrizioni, è comparso in questi giorni il video della intervista al dottor Rashid Buttar, indicato come uno dei cinquanta medici americani più influenti, autore di bestseller, e titolare dell'istituto Centers for Advanced Medicine and Clinical Research (del quale esiste il relativo sito web, con indirizzo e riferimenti).

 

IL dottor Buttar parla a tutto campo della pandemia in atto, degli attori coinvolti, e di una serie di altri pesanti elementi in gioco, con sorprendenti rivelazioni, che, se confermati (alcuni sono noti e già di dominio pubblico) modificherebbero in maniera radicale la “narrazione” in atto.

In un momento della storia in cui sembra esistere un'unica voce, ripetuta da tutti i media principali, riguardo al covid-19, che sta tenendo buona parte del pianeta relegato in casa, è indispensabile per tutti, ascoltare delle altre voci, fuori dal coro, non solo per tenere alto l'indispensabile elemento del dubbio - che sempre deve accompagnare il ricercatore della verità - ma anche perché, nella storia moderna, si sa che, ogni qual volta è comparsa una voce unica, onnipresente su tutti i mezzi di informazione/propaganda, è sorto immediatamente il rischio e la realtà della tirannia e del fascismo.

Un rischio che può ben ripresentarsi oggi, ma con caratteristiche e modalità del tutto inusuali e impreviste.

 

Di seguito, si riportano alcuni appunti, estratti sinteticamente dall'intervista.

 

Quanto scritto in questo articolo non vuole essere indicata come la verità sui fatti in corso, ma riuscire ad “accendere una spia” al buon lettore.

-                     Tre settimane prima di questo video, il dottore aveva indicato come falsa questa pandemia, in particolare perché perpetrata attraverso dati ritenuti falsi o falsati.

Il Presidente Trump, d'accordo, in linea di massima con queste affermazioni, insieme al Surgeon General americano, Dottor Jerome Adams, ha fatto emettere un atto ufficiale, della casa Bianca, in cui esplicita come l'Oms non avrà più il sostegno economico degli Stati Uniti.

-                     Nel 2014 era stata interrotta, legalmente, una ricerca su un virus chimera - ritenuta ricerca inutile, pericolosa, ed in grado di cagionare una pandemia - sostenuta dal Fauci, il quale ha successivamente distratto non meno di 3.7 milioni di dollari, dalle tasse americane, per proseguire la ricerca in altri laboratori, questa volta in Cina.

La ricerca è comparsa sul giornale Nature, e fa capo all'università del Nord Carolina.

Si tratta di una ricerca che è servita ad aumentare la funzionalità e la potenza del virus originale.

-                     Nel 2017 Fauci ha fatto una dichiarazione sorprendente, video-documentata, in particolare alla Georgetown university, in cui ha affermato che il successivo presidente Usa, avrebbe dovuto affrontare una pandemia. Su che base lo diceva?

Il Fauci si è reso responsabile, in passato, in particolare nel periodo della comparsa del virus Hiv, del sostegno di “agende farmacologiche di ricerca occulte”, già evidenziate e segnalate, diverse e divergenti, rispetto a quanto stabilito dai protocolli di cura pubblici.

-                     Lo stesso presidente Usa, ha dichiarato, informato da equipe di medici, che esistono in commercio almeno due farmaci - l'idroxiclorochina e lo zitromax - in grado di curare il covid, nel 99% dei casi.

Ciò nonostante, la stampa ha continuato a seguire le sue agende-setting, e la relativa informazione, mentre Fauci ha continuato a proporre come soluzione per il covid un vaccino.

-                     Il dottor B. si è confrontato con numerosi medici, amici e persone, che lui stesso ha formato, sul tema del Covid: alcuni di loro hanno pubblicato materiale in merito, su canali youtube, e più in generale su internet, sono stati poi censurati. E giustamente ci si chiede: perché censurare degli

esperti di uno specifico settore, che ne parlano, alla luce del sole?

-                     Ad oggi, ancora nessuno, seguendo la corretta prassi medico-biologica, insegnata nelle università, è riuscito a dimostrare che questo specifico virus sia vero ed esistente.

-Inoltre si sta adoperando un tipo di test - chiamato test Rt-pcr - per diagnosticarlo, che non è stato progettato per la diagnosi diretta, quindi fornisce risultati incorretti, ma è nato per altri scopi di ricerca e verifica. Questo test, se somministrato a persone precedentemente vaccinate per l'influenza o la trivalente, forniscono nell'80% dei casi, un risultato falso-positivo.

-                     Secondo l'abc della prassi medica, nel caso di problemi respiratori, è d'obbligo seguire due metodi, prima dell'ultimo a disposizione, cioè l'intubazione: I due metodi sono sintetizzati con il CPAP e il BiPAP. L''intubazione infatti non solo è traumatica, ma comporta ulteriori rischi per il paziente, come l'aumento dell'infiammazione. Senza motivi logico-medici, sembra che si stia procedendo ad intubazioni su intubazioni. Il che è semplicemente assurdo.

-                     A proposito dei vaccini, il dottor B ricorda che, secondo i dati, nel 1991 l'autismo era presente in un caso su 10.000. Oggi, a seguito della diffusione del vaccino, il numero dei casi di autismo è salito a 1 su 32.

-                     Alla domanda su cosa stia accadendo adesso, negli Stati Uniti e nel mondo, il dottor B riporta che si tratterebbe dell'ennesimo caso di “attacco sotto falsa bandiera”. Avendo egli servito nell'esercito come ufficiale medico, ha partecipato anche alla guerra del golfo, dove gli fu riferito dall'amico sergente Rafael Medica, che lui stesso (Medina), insieme ad altri undici soldati, si resero responsabili, spostandosi su delle Dune Bughy, dell'incendio dei 300 pozzi petroliferi, addebitandoli poi al nemico. Questa fu l'informazione passata ai media e sui media. Ciò che sta accadendo adesso, segue il medesimo protocollo.

-                     Ancora sui vaccini e le case farmaceutiche: all'epoca Reagan, un gran numero di persone faceva causa alle case farmaceutiche, per i danni conseguenti agli effetti collaterali di questi prodotti. Le case si rivolsero al presidente, per ottenere un salvacondotto legale, in questi casi, sopra citati. Il presidente si rifiutò, ma il congresso approvò la richiesta delle casa fermaceutiche. Ancora oggi, dinanzi agli effetti collaterali di un vaccino, nessuno dunque è responsabile.

-                     Si sta parlando di cominciare a vaccinare i bambini appena nati, ma è nei libri di medicina il fatto che essi non avrebbero nella loro fisiologia gli elementi per poterli sopportare, integrare, metabolizzare. Finendo dunque per danneggiarli gravemente già in culla.

-                     E' chiaro che il distanziamento sociale rende più facile monitorare le persone: un conto è monitorare con una telecamera una persona che ha spazio vicino a sé, un conto è farlo, accerchiata e avvicinata da altre dieci o venti.

-                     Non è chiaro il passaggio in cui il dottore parla delle crisi ipossidiche: da un lato, sembra che egli stia puntando il dito sulla evidenza che questo virus conduca a quel tipo di crisi, simili cioè a quelle che si hanno in alta quota. Oppure sembra indicare le frequenze cellulari come capaci di agire su uno specifico meccanismo di ricezione/rilascio del calcio, nel corpo umano, cosa che comporta poi la crisi suddetta. E la storia del virus risulterebbe essere solo una copertura dell'influenza del fattore elettromagnetico, per esempio il 5G.

-                     Gli Stati Uniti hanno il maggior numero di persone con armi di proprietà. In particolare persone in pensione, dai vari corpi militari e civili che le usano. Vista la situazione di enorme rischio per la democrazia occidentale, di cui gli Usa si considerano il faro, il dottore fa presente a queste persone

di rispettare il giuramento nella Costituzione, di proteggere le persone vulnerabili e quindi la democrazia, a tutti i costi, qualora le circostanze lo rendano necessario.

- Thomas Jefferson diceva che quando la gente avrà permesso al governo di imboccarla o di mettergli in bocca delle medicine, essi saranno ormai come delle anime morte.

Il vaccino antitubercolare

Gira in rete ma anche su giornali nazionali ed esteri di grande tiratura, la notizia che sia stato ipotizzato il rimedio contro il coronavirus, Covid-19, identificato nel vecchio vaccino antitubercolare già largamente usato ad iniziare dalla fine del 1800.Si tratta però di una notizia riportata in modo distorto in quanto, se è vero che questo vaccino viene adesso sperimentato in Olanda, in Germania e in Australia per tentare di arginare il coronavirus, è altrettanto vero che la sperimentazione non può riguardare e infatti non riguarda, la diretta applicazione di un vaccino antibatterico per una patologia virale.

Un vaccino antibatterico come quello della tubercolosi non può intervenire direttamente di fronte a un’aggressione da virus anche per la sproporzione dimensionale superiore di 1 a 1000 tra il Covid-19 e il batterio tubercolare. Questo è tanto vero, che fonti competenti negano addirittura che possa avvenire una sperimentazione di tal genere; tuttavia questa è la notizia.

Si tratterebbe, mettiamola al condizionale,   di una sperimentazione ancora in fase iniziale per accertarsi se il vaccino antitubercolare possa in qualche modo favorire il rafforzamento del sistema immunitario al fine di meglio prevenire ed eventualmente affrontare, la contaminazione anche del Covid-19 e delle sue complicazioni.

E’ quindi una questione molto differente da quella dello specifico vaccino anti coronavirus che è ancora una chimera a tempo indeterminato.

Dunque le prove di risposta dell’ organismo umano con vaccino antitubercolare avrebbero lo scopo di testare la possibilità di un rafforzamento del sistema immunitario in senso generale: tanto per una ferita, così per il coronavirus.

La novità a tempo differito

D’ altra parte, la ricerca su questo vaccino non è una novità degli ultimi giorni. Le notizie mediatiche in questo periodo di tensione collettiva che anche l’ Australia sia sperimentando il vaccino antitubercolare riguardano la medesima informazione riportata in tempo differito.

Ammesso che il vaccino antitubercolare   possa dare un contributo al rafforzamento del sistema immunitario delle popolazioni del mondo, ai fini pratici si dovrà attendere: la fine della sperimentazione, la approvazione dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), la produzione industriale, la distribuzione agli enti pubblici autorizzati e la somministrazione alla popolazione a scopo differente della profilassi antitubercolare.

Siamo quindi, fuori portata delle nostre attuali necessità di difesa dal Covid-19. Ma chi, stando ancora bene, vorrà sottoporsi al rischi reattivi anche se minimi, di questo vaccino? Per quanto riguarda invece le persone già infettate, la reazione vaccinale potrebbe essere tragica.

Osservando gli immigrati

Probabilmente il motivo di una accresciuta attenzione a questo genere di sperimentazione è dovuta al fatto che gli immigranti non risultano particolarmente contagiati dal coronavirus in quanto secondo alcune fonti di informazione, avendo fatto la profilassi antitubercolare avrebbero ottenuto questa immunità. La qualcosa non regge in quanto il vaccino antitubercolare che viene somministrato nell’infanzia, ha una durata media di cinque anni al massimo può arrivare ai dieci. Per essere ancora protetti occorrerebbe procedere a richiami. Ora risulta abbastanza inverosimile considerata l’età degli immigrati arrivati in Italia e le loro condizioni esistenziali, che questi si siano sottoposti prima della partenza per l’Europa, a richiamo tubercolare.

Quindi, se questi sono i presupposti, le speranze riposte nell’immediato di disporre di un rimedio efficace per opporsi all’infezione virale del Covid-19 riposte nel vaccino antitubercolare non trovano almeno al momento, alcun supporto reale.

Le difese personali

E’ sotto gli occhi di tutti il risultato statistico di come le persone reagiscono di fronte alle epidemie. Chi guarisce senza cure eccezionali deve il successo all’efficacia del proprio sistema immunitario.

A maggior ragione ciò vale per coloro che riescono immediatamente a neutralizzare il contagio, che sono la maggioranza e che neanche incorrono nella malattia. Tutto ciò dipende dalla capacità reattiva del loro sistema non indebolito da droghe o da altre patologie in atto. Questo al contatto con il virus,  forma all’interno dell’organismo gli stessi anticorpi che dovrebbe formare il vaccino anti Covid-19 , qualora ci fosse. La ragione per cui si devono proteggere e rafforzare per quanto possibile, le nostre difese naturali è proprio questo. Ma senza ricorrere alla chimera delle nuove sperimentazioni sul vaccino antitubercolare, vi sono altri mezzi semplici e immediati per rafforzare le nostre difese immunitarie tra le quali, quelle del bisogno giornaliero di vitamina C e di vitamina D. Quest’ ultima in particolare, che si forma in modo naturale nel corpo con la luce e con l’illuminazione del sole, è sensibilmente carente durante il soggiorno forzato in casa. Le due sostanze contribuirebbero al ripristino delle attività reattive affievolite dell’organismo, aumentando pertanto, la capacità di meglio esprimere con gli anticorpi naturali   il più valido baluardo nei confronti dell’aggressione virale, come appunto, nel caso del coronavirus.

“Questo matrimonio non s’ ha da fare”

A favore dell’uso delle due vitamine per invigorire il sistema immunitario di fronte all’aggressione del Covid-19 si sono espressi molti medici, compreso Luc Montagnier, premio Nobel per la medicina. Quest’ ultimo in una recente intervista sostiene infatti, ma come detto, non è il solo, che una buona difesa dell’ organismo utile anche contro il coronavirus, si ha assumendo vitamina C e D e in generale, tutto ciò che combatte i processi ossidativi che mandano in crisi il sistema immunitario. D’altra parte la mancanza della prova scientifica della efficacia delle due vitamine sul sistema immunitario come molti sostengono, non può impedire il buon uso di queste. Vi sono tante cose che la scienza non sa spiegare ma funzionano lo stesso.   Ad esempio, malgrado gli enormi passi avanti fatti dalla fisica, la scienza che domina l’ universo, nessuno scienziato al mondo è attualmente in grado di dimostrare scientificamente in che modo la forza di gravità crea attrazione. Quando però, cadiamo per terra tutti ci accorgiamo come funziona.

Ma allora per quale motivo queste due vitamine vengono così osteggiate da chi invece dovrebbe proporle? Al limite, lascerebbero il tempo che trovano. Ma se il pretesto di questa avversione è quello dell’eccesso, allora tutto in eccesso diviene negativo. Anche l’acqua potabile in eccesso provoca intossicazione nonché la morte.

La risposta a tanta ostilità si può trovare rivedendo attraverso Internet, il video di una delle trasmissioni del mese scorso nella rubrica di TV7 “Non è l’arena”, dove invece nell’ “arena” della sala di regia sono emersi i pretestuosi motivi per cui la vitamina C è la vitamina D non debbono essere utilizzate.  

 

Tutte le più gravi patologie sono in aumento specialmente le malattie infettive che tra il 1940 e il 2000 hanno ucciso quasi 60 milioni di esseri umani. Mille nuovi casi di  tumore si aggiungono ogni giorno solo in Italia.

Questo esponenziale incremento viene attribuito agli agenti patogeni (microrganismi che normalmente circolano tra gli animali e che finiscono col colpire anche gli esseri umani); all’alterazione degli ecosistemi, alle modificazioni ecologiche, al cambiamento climatico, ma nessuno punta il dito sulla causa principale che genera questo sistema di cose: gli allevamenti intensivi per la produzione di carne e l’incremento demografico che secondo le previsioni alla fine del 21secolo gli abitanti della Terra saranno tra 10 e 23 miliardi con la conseguenza che raddoppierà o triplicherà il consumo di carne e questo porterà a situazioni catastrofiche per la salute umana e per l’ambiente ormai in agonia.

Antiche scritture indù dicono che prima che la popolazione consumasse carne vi erano solo due malattie, dopo se ne svilupparono 78. Ippocrate a suo tempo ne annoverava  0 malattie, più tardi Galeno ne elencava 150. Oggi si calcola che vi sia la sconcertante cifra di circa 20.000 malattie, ma questa allarmante situazione sembra non turbare affatto chi è deputato alla salute pubblica.

Interpellati in tal senso gli esperti del settore giustificano candidamente, questo continuo proliferare di nuove malattie, con l’allungamento della vita media, anche se queste vanno manifestandosi in età sempre inferiore colpendo anche la fascia dei bambini: come se l’essere umano, superata una certa età, fosse condannato dalla natura alle più terribili malattie. Cosa che non si ravvisa nel mondo naturale dove un animale vive in ottima salute e giunta la sua ora si apparta e si spegne serenamente senza il calvario delle malattie cui sembra condannata la specie umana.

La rassegnata convinzione comune è che la causa dello sviluppo della malattie moderne sia dovuto all’inquinamento dell’aria, ai pesticidi che avvelenano la terra e agli  additivi chimici che finiscono nel cibo; anche se la ricerca ufficiale dice che l’inquinamento incide solo per il 2% sullo sviluppo della malattie tumorali; che l’alimentazione non idonea (da studi scientifici) incide per il 5% in più del fumo di sigaretta nel produrre tumori. Ma di fronte a tale allarmante situazione che cosa fanno le istituzioni per abbattere l’inquinamento generale a cui attribuiscono le malattie umane prodotto principalmente dall’industria zootecnica alimentare che da sola inquina più di tutte le altre industrie del pianeta?

Per noi l’insana quanto innaturale abitudine della specie umana di nutrirsi di cadaveri di animali è la causa di tutte le sventure e la condanna non solo a tutte le malattie che ne derivano, ma all’inquinamento generale, alla distruzione dell’ambiente e soprattutto all’atrofizzazione della coscienza resa sempre più indifferente verso il valore della vita e della sofferenza di miliardi di animali che sacrifica per mero piacere gastronomico. Ed è l’indifferenza verso la sofferenza altrui che ha fatto di questa terra un luogo di dolore.

BILL GATES BATTE CASSA PRESSO I BILANCI PUBBLICI ?

Perché non vuole rischiare nulla nella produzione di un vaccino?

Ma se l'industria farmaceutica-biotech ha bisogno di sovvenzioni pubbliche «per mettersi subito al lavoro», in quanto non vogliono assumersi rischi economici, perché non portarle sotto controllo pubblico, nazionalizzandole?

Perché non ricondurre la ricerca scientifica sotto il controllo dello Stato, se è lo Stato in ogni caso ad assumersi i costi e i rischi correlati, pagando i danni "collaterali" alla popolazione?

Soprattutto se il diritto alla Salute è prevalente su quello del profitto.

E se vogliamo essere curati e non abbandonati per mancanza di ricerca e farmaci (es. estratti di Cannabis) o sottoposti ad assunzione forzata di farmaci con dipendenze e controindicazioni.

E magari a vaccinazioni rischiose...

Le industrie vogliono prolungare il tempo dei brevetti a tutela dei profitti, contro l'esigenza della scienza e della salute. Non abbiamo altra strada…

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