L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
Terenzio Medri |
Un’altra figura storica del mondo della sommellerie internazionale ci ha lasciato. Addio a Terenzio Medri, albergatore con la passione del vino: È stato presidente dell’A.I.S, Associazione Italiana Sommelier. CIN Presidente!
La Riflessione!
“Vini prodotti con metodi di lavoro che prevedono il minor numero possibile di interventi in vigna e in cantina e che escludono l’utilizzo di additivi chimici e di manipolazioni da parte dell’uomo”. Questa una delle tante definizioni che troviamo in giro in riferimento ai cosiddetti “vini naturali”. Quando poi vengono organizzate tavole rotonde per osannare i vini veri, a mio avviso, tocchiamo il fondo nella comunicazione: vero è proprio inganno per i consumatori. Il contrario di Naturale: artificiale, alterato. Il contrario di Vero: falso, ingannevole. “Dobbiamo giocare tutti con le stesse regole. Vini naturali, vini veri, sono termini ambigui” ( Ruenza Santandrea. Coordinatrice Alleanza Cooperative Agroalimentari). Aggiungo:” Il vino naturale non esiste. È frutto del lavoro dell’uomo. Altra cosa è biologico”.
Frammento n. 1
Cerea, Vini Veri.
Si è svolta a Cerea, pochi chilometri da Verona, in concomitanza con il Vinitaly, la quindicesima edizione di Cerea ViniVeri, “nel rispetto dei ritmi e delle risorse naturali”. Tema conduttore per questa edizione è stato:” Amore per la natura e i suoi cicli”. Amore come arte del saper attendere, come “certezza che la natura non tradisce mai”, nel rispetto dei ritmi e delle risorse naturali. “Amore, in un’epoca di standardizzazione e omologazione, per i frutti di un’agricoltura sostenibile che preserva ed esalta la ricchezza e l’unicità dei territori e della loro biodiversità”. Così è stato sostenuto da Giampiero Bea, Presidente di ViniVeri. Filosofia pratica che è e vuole diventare anche stile di vita. Non importa se il vino non è buono. L’importante è che sia frutto di amore, natura, passione, ambiente, rispetto, sostenibilità, identità. Quindi al centro il vignaiolo, la vigna, la cantina. Al bando i trattori inquinanti, le vendemmiatrici, tutta la tecnica di vinificazione che ha rappresentato studi e conquiste per il viniviticoltura. E dato che ci siamo chiudiamo le Facoltà di Agraria ed Enologia che sfornano di continuo i “personaggi del male”. Però, attenzione, udite udite, un piccolo peccato può essere ammesso: l’aggiunta in “modeste” dosi di solfiti. Viva Cerea e i suoi Vini Veri. Se non ci fosse saremmo tutti senza una parte di “filosofia di vita”. Un consiglio: continuate questo tipo di produzione e lasciate agli assaggiatori dire che il vino così ottenuto è Vino Buono.
Frammento n. 2
Spesso ci dimentichiamo delle Pietre Miliari della ViniViticoltura.
I 40 anni di Banfi ci ricordano, in questo mondo di ricerca del diverso a tutti i costi, che esistono realtà che rappresentano la viniviticoltura italiana nel mondo. Era il 1978, l’anno della messa a dimora della prima barbatella di sangiovese a Montalcino. Ogni tanto corre l’obbligo di ricordarlo per primo a noi stessi: cosa sarebbe oggi Montalcino senza Biondi-Santi, Fattoria de’ Barbi e Banfi? Festeggerà i traguardi raggiunti, oltre a degustazioni particolari e iniziative sia in Italia che all’estero dove l’etichetta Banfi è presente, con un vino celebrativo, prodotto solo in 2.000 esemplari, che non sarà in vendita ma omaggiato a selezionati clienti che propongono Banfi in tutto il mondo.
Frammento n. 3
Sandro Gini eletto Presidente del Consorzio Tutela Vino Soave.
Presidente Gini |
Sandro Gini, enologo classe 1958 e titolare dell’azienda “Gini Sandro e Claudio” è il nuovo Presidente per il mandato 2018/2020. Subentra ad Arturo Stocchetti, storico Presidente rieletto per 14 anni. Conscio di essere a “capo” di circa tremila piccole aziende distribuite su circa 7.000 ettari di territorio vitato. La sfida è quella di proporre un nuovo Soave sia in Italia che all’estero, arricchito di valori basati sull’unicità del territorio. Occasione per vedere alla prova il Nuovo Presidente è stata Soave Preview, dal 17 al 20 maggio scorso. Dove, davanti ad una platea formata da stampa specializzata e buyer da tutto il mondo, ha ben spiegato i nuovi progetti di tutela e valorizzazione della denominazione. Buon lavoro Presidente!
Frammento n. 4
Terremoto nel Consorzio dell’Oltrepò Pavese.
Era nell’aria già da tempo. 15 aziende hanno lasciato il Consorzio perché “legato a schemi passati”. Gli “aventiniani” che da tempo partecipavano passivamente alle riunioni consortili, si sono riuniti presso l’Azienda Torrevilla sottoscrivendo le lettere individuali di dimissioni irrevocabili. Pare che, alle prime quindici, seguiranno altre. Una cosa è certa: viene meno il ruolo del Consorzio su controllo e vigilanza delle produzioni nel territorio. Il futuro? Auspicabile le dimissioni di tutto l’apparato consortile, apertura di un serio dibattito e riscrivere nuove politiche di rinnovamento. Altrimenti questa scissione non sarà che l’inizio di un nuovo percorso che porterà alla costituzione di un Consorzio alternativo. Diciamo la verità: l’Oltrepò non ci guadagnerà.
Frammento n. 5
Tar: la nocciola delle Langhe è solo delle Langhe.
Svolta storica: la sentenza del Tar Lazio ha accolto il ricorso presentato da circa cento comuni piemontesi per difendere il nome e l’identità di un territorio. La sentenza mette fine alla generica definizione “Langhe” e apre la strada al riconoscimento di una nuova Igp che farà storia: Langhe è solo delle Langhe. Quindi cancellazione dal Registro Vivaistico Nazionale “Tonda Gentile Langhe” che permetteva ad altre nocciole, di quella specie prodotte nel resto d’Italia, di portare in etichetta Langhe creando nel consumatore una evidente confusione.
Osservo, scruto, assaggio e…penso.
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La Riflessione!
Langhe shock. Mezzo ettaro di terreno nel Barolo venduto per due milioni di euro. E giù fiumi di parole che hanno invaso i social e la carta stampata. Notizia descritta come “orrore” in un mondo che ci ha abituato da tempo a simili “pazzie”. Ci dimentichiamo i limiti di decenza superati nel mondo della “pelotas”, dei cachet pagati per attori, presentatori televisivi e giornalisti opinionisti. Ci meravigliamo della vendita di un “pezzettino di Barolo” (ancora lontano dai prezzi della Borgogna) e lasciamo passare inosservati gli accordi multimilionari di acquisizioni del Made in Italy sempre meno Italy. E poi Farinetti che esclama :”sono un po’ preoccupato”. Chapeau!
Frammento n. 1
Il mondo del vino in lutto. Ci ha lasciato Leonildo Pieropan
Leonildo Pieropan (il gazzettino) |
Viticoltore del Soave, fondatore della FIVI (Federazione italiana Vignaioli Indipendenti). La scomparsa di Leonildo avvenuta alla vigilia del Vinitaly, ha scosso moltissimi produttori e wine lovers che hanno, da sempre, apprezzato l’uomo e i suoi vini. Commovente la menzione di amici e vignaioli che hanno deciso di ricordalo nel suo “mondo”, il padiglione della FIVI.“ Tutti a ricordare Leonildo Pieropan dedicandogli un momento di raccoglimento e silenzio.
Frammento n. 2
Langhe sotto shock
Langhe Barolo (foto sfbest.com japan) |
La notizia motivo della mia riflessione. Mezzo ettaro del Cru Cerequio de La Morra ceduto per 2 milioni di euro. I prezzi che circolano in Borgogna sono sempre molto lontani. Basti pensare che i cugini vendono a filari e conseguentemente un ettaro oscilla tra i 7 e 8 milioni di euro. Quindi “avanti Savoia”( per l’origine del barolo nelle langhe), ci sono “margini di crescita” (o lievitazione). La notizia è stata commentata da Oscar Farinetti nel totale “no comment” dei grandi produttori come Gaja, Chiarlo, Voerzio, Damilano e altri. Il nostro guru di Eataly ha detto:” In realtà sono un po’ preoccupato. Temo l’effetto bolla, ci vuole equilibrio. Non si può andare oltre certi limiti”. E se lo dice lui c’è da crederci. (Sic!)
Frammento n. 3
Cambiamenti climatici. Finalmente se ne parla.
Bodega Colomé 3.150 mt nel Salta (Argentina) foto aziendale |
Finalmente se ne parla attribuendo al fenomeno nomi maggiormente identificativi. Il cambiamento climatico permette alla vite di “sfondare quota 50” (cinquantesimo parallelo sia nord che sud considerato limite invalicabile). A dire il vero gli antichi Romani, nell’espandere l’Impero, arrivarono a coltivare la vite a ridosso del Vallo Adriano. Ma venne considerata impresa al limite con risultati altamente scadenti. Oggi la produzione di chardonnay e pinot noir in Inghilterra è significativa per la produzione degli sparkling (spumanti). Non solo latitudini ma anche altezze. L’asticella si è alzata: dai tradizionali 800 mt (limite ritenuto insuperabile) agli attuali 1.200/1.300 mt slm (di media con picchi fino a 2.200 metri).
Finalmente se ne è parlato ufficialmente al Convegno dell’Alleanza delle Cooperative tenutosi a Roma alla fine del mese di Marzo. Il meteorologo Luca Mercalli ha precisato:” siamo nella situazione in cui un vigneto trova le stesse condizioni di un secolo fa a circa 250 metri più in alto e a 200 chilometri più a nord”. Da diversi anni, nei miei incontri, lezioni, parlo di cambiamento e che le “fasce climatiche” non esistono più, superate dal concetto Terroir. In tal senso possiamo giustificare quanto avviene in Argentina, nello Stato Salta, dove il vitigno a bacca nera Malbech viene allevato a ben 3.150 metri di altezza (Fazenda La Caloma).
Frammento n. 4
Adotta un filare.
Non è proprio una novità ma comunque fa sempre scalpore, notizia. Ultimamente è accaduto ad opera di una giovane vignaiola piemontese nella Langa Barolo, Sara Vezza a Monforte d’Alba. L’adozione di
Filari d'uva numerati |
un filare in una vigna, secondo Sara, rappresenta la salvaguardia dell paesaggio vitivinicolo (insomma) e garantisce la sopravvivenza dei piccoli produttori (ecco, ci siamo. Attestato di adozione con relativo bonifico). Il tutto ammantato dalla finalità di creare degli itinerari turistici e culturali. Sì perché nell’adozione è compresa la visita alla cantina, partecipare alle varie fasi sia in vigna che altrove fino alla degustazione dei vini. Insomma, sono nati i “benefattori del vino”.
Durello metodo classico |
Frammento n. 5
Il Durello anche con Metodo Classico
Svolta storica: dal metodo charmat (grandi recipienti) al metodo classico (rifermentazione in bottiglia). Lo spumante dei Monti Lessini cresce ed aspira a ricoprire posizioni di eccellenza. Per aiutare il consumatore nella scelta, in etichetta, sarà ben evidenziato “Lessini Durello” a significare Metodo Charmat e “Monti Lessini” a significare Metodo Classico. La quinta DOC spumantistica italiana che ha superato 1.000.000 di bottiglie. Esigenza di fare chiarezza in questa evoluzione di eccellenza.
Frammento n. 6
La Street Art Romana ispira i Cocktail
Alessandro Antonelli, barman dello Sky Stars Bar dell’A.Roma Lifestyle Hotel, ha presentato, alcune sere fa, sette drinks ispirati da sette murales della Città di Roma. Gli abbinamenti:
Cecafumo - foto autorizzata C. Dutto |
Inutile ribadire il successo dell’iniziativa. Christian Marazziti,regista di turno:”il connubio tra arte di strada e cocktail l’ho trovato originale, geniale”. Un evento davvero al di fuori delle serate classiche romane. Comunque la si pensi sorseggiare un cocktail dal panoramico Sky Stars Bar con la incantevole vista dall’alto della città di Roma non ha prezzo! (Fonte: Uff.St. Carlo Dutto)
Osservo, scruto, assaggio e…penso.
Per tanti anni, terminato il Vinitaly, promesse a fiumi mai mantenute. Viabilità, telefonia e connessioni, ubriachi a non finire e “operatori furbetti” che, già dalle prime ore del Mercoledì, ultimo giorno di Fiera, smontano lo stand e…via, insensibili verso chi ha pagato profumatamente il biglietto d’ingresso (€ 80,00)!
Da due anni, devo dire, che qualcosa è cambiato e molto sta cambiando. Le connessioni sono migliorate, gli ubriachi sono stati diluiti tra la Fiera e le vie della città, gli operatori furbetti hanno posticipato alle prime ore del pomeriggio la “fuga”. Ancora nota dolente la viabilità e gli accessi ai parcheggi.
Maurizio Danese, presidente di Verona Fiere e Federico Sboarina, Sindaco di Verona, hanno promesso interventi sostanziali su nuove aree di sosta, gallerie mercatali e un “Central Park”, tra la Stazione ferroviaria e la Fiera. Elementi innovativi che dovrebbero incidere sulla Manifestazione edizione 2019.
Felici di registrare queste innovazioni che ricadranno positivamente nel contesto generale mi chiedo:” lo studio viario per raggiungere le aree di sosta e uscirne in tempi accettabili? Aree all’esterno della città collegate con servizio navetta decente e non all’indiana non sono pensabili?”
Vinitaly in città (Verona Wine Lover-VeronaFiere) |
Auspicabili certamente.
Pazienza, ci vuole pazienza. Del resto “Il Vinitaly racconta la passione del vino. E, ne sono certo, adesso ci sono nuove generazioni che lo faranno per altri 50 anni”. Parola di Maurizio Danese. Vale a dire:”largo ai giovani, ci penseranno loro”.
Veniamo a quelle che ho registrato come “pillole di eccellenza” per l’edizione 2018.
Sicuramente in testa ai sondaggi nel pubblico degli appassionati è stato Vinitaly and the City.
Verona si è aperta ed ha accolto migliaia di eno-appassionati in una invasione che ha reso la tranquilla città scaligera compartecipe della Grande Festa del Vino.
Vino, musica e arte uniti in scenari fantastici. La Fiera e la Città: un tutt’uno.
Circa 40.000 appassionati coinvolti nelle iniziative fuori dal quartiere fieristico in modo da controllare meglio le presenze dei visitatori nei padiglioni espositivi. Non solo. Diminuendo in parte gli appassionati ne hanno beneficiato gli incontri con i buyer in questa edizione. Volti nuovi, qualificati, selezionati, invitati da Veronafiere attraverso la propria rete presente in tutto il mondo. 1.000 nuovi professionisti che hanno partecipato alle iniziative dei Consorzi e ai grandi tasting come La magia delle vigne vecchie presentate dalle Donne del Vino, 30 anni di Amarone a Vinitaly dell’Azienda Masi, il confronto dei territori di Bolgheri e Pessac-Léognan (Bordeaux), i Cinque Terroirs del Barolo e Barbaresco raccontati dalle Cantine Ceretto e i 15 vini provenienti dal Mondo curati dell’enologo Riccardo Cotarella. Senza dimenticare i numerosi tasting effettuati da molte aziende che
interno vinitaly (foto VeronaFiere) |
hanno di fatto occupato le agende degli addetti ai lavori.
In extrema ratio: Quartiere fieristico dedicato al business e Vinitaly and the City ai wine lovers.
Attenzione però a non estremizzare. Il rapporto produttore e consumatore è da salvaguardare. Lo ha dimostrato il successo di presenze fuori da ogni previsione delle aree FIVI, Vi.Vit e dei Consorzi delle Strade del Vino.
Quest’ultime veicolo, trade-union del turismo vitivinicolo che svolge un ruolo importantissimo nella quotidianità delle aziende.
Chiudo questa personale riflessione registrando, ahimè, una verità tutta italiana e ricordata dal Presidente Maurizio Danese all’apertura della Edizione 2018:” Per il vino italiano ci sono molte opportunità inesplorate. Se vogliamo cogliere queste occasioni e diversificare realmente i mercati, è necessario essere presenti come sistema Italia e non con individualità”.
degustazione (VeronaFiere) |
La due giorni altoatesina ha proposto come sempre un programma ricco e originale, che ha visto protagonisti temi d’innovazione e sperimentazione, in vigna e in cantina, sviluppati in diverse degustazioni speciali come Oops! Error. Wine mistakes e We are not ready yet.
Si è chiusa l’edizione 2018 della kermesse nata dalla mente eclettica di Alois Lageder. Non come antitesi al Vinitaly o come qualcuno scrisse anni indietro l’Antivinitaly. Ma manifestazione collaterale, aggiunta, specifica nei contenuti e di confronto rivolta ai wine lovers e non solo per una più distinta conoscenza dell’eccellenza vinicola proveniente anche da oltre i confini nazionali. Il confronto.
Manifesta volontà di allontanarsi dal concetto di fiera del vino per offrire a operatori del settore, stampa internazionale, agli stessi partner (inclusi i produttori) e agli appassionati, uno scenario di condivisione e di viticoltura sostenibile e vivibile, in una atmosfera familiare ed accogliente che solo l’Alto Adige e le sue genti sanno donare.
Magrè, l’ultimo comune della Bassa Atesina confinante ad ovest del fiume Adige con il Trentino, per due giorni si è vestita a Gran Festa.
Casòn Hirschprunn e Tòr Löwengang, quest’ultimo sede della Cantina Lageder, maestosa e unica nel suo genere per essere stata apripista di scoperte e applicazioni filosofiche legate alla biodinamica, sono stati ancora una volta invasi fino all’inverosimile da una moltitudine di persone. Più di 2.000 visitatori, circa 130 ospiti della stampa italiana e internazionale, 80 aziende vinicole: i numeri della “non fiera”.
La piccola stazioncina ferroviaria condivisa con altri minuscoli comuni della valle, divenuta per due giorni luogo di arrivo e partenza, ha vissuto appieno la sua funzione nell’ottica primaria di accoglienza vivibile e sostenibile (limitare le auto).
IL PROGRAMMA
Come ogni anno Summa ha offerto un ricco programma di degustazioni guidate e verticali esclusive, condotte dagli stessi vignaioli o da esperti veri.
Seminari e visite alla cantina Lageder insieme ai consueti ed irrinunciabili percorsi in vigna sui carri trainati dai forti cavalli altoatesini bardati a festa sono stati, come in tutte le edizioni, elemento folcloristico, immersione nelle tradizioni locali e conoscenza dei sistemi di allevamento dei vitigni.
“Parole chiave della ventunesima edizione: Sperimentazione ed Innovazione”.
Per Alois Clemens Lageder, sesta generazione della Famiglia Lageder, da pochi anni entrato in Azienda, sono argomenti molto cari che porta avanti con passione e dedizione. Sperimentazioni in vigna e cantina. Temi che, anche nella ventunesima edizione, sono stati trattati durante i wine tasting molto particolari, un po’ fuori dagli schemi.
I componenti del vino e le prove di botte in We are not ready yet (non siamo ancora pronti): sperimentare, a volte sbagliare, in Oops! Error. Wine mistakes (errori nel vino).
E ancora i Tasting Hidden Treasures, tesori della tradizione enoica dimenticati e recentemente riemersi, portavoce del proprio territorio d’origine che forse, dopo studi approfonditi, torneranno alla ribalta.
Senza dimenticare le scoperte, gli assaggi direttamente ai banchi dei produttori presenti disseminati nelle stanze storiche di Casòn Hirschprunn (Granaio e I°, II° piano del Palazzo ) e nelle sale di Tòr Löwengang.
Infine come sempre a disposizione di tutti la proposta gastronomica di pregio offerta da aziende leader del settore come il catering Hannah&Elia e il pastificio trentino Monograno Felicetti.
Senza dimenticare di menzionare i prodotti tipici delle malghe: formaggi, pane biologico, speck e le amatissime frittelle di mele “spadellate” in continuo, senza sosta, dalle contadine di Magré.
Insomma è stata una manifestazione incredibilmente incredibile che ha soddisfatto curiosità, interesse, desiderio di sapere, conoscere.
Summa 2018, Chapeau!
“Come una piccola isola, tra il Rodano e l’altopiano Vecors, si trova la denominazione Clairette de Die. Qui si producono vini fino dai tempi dell’Impero Romano. In particolare spumanti sia con metodo rifermentazione in bottiglia (champenoise e/o classico) sia quello del tutto particolare chiamato méthode dioise”.
Leggere, studiare e apprendere da testi come L’Universo del Vino di Catarina Hiort af Ornäs, scritto in modo molto didascalico, è stato motivo, per il sottoscritto, di interesse, curiosità, approfondimento. Tutto mosso dall’innato desiderio di sapere, conoscere.
Di recente, avendo programmato un tour nella Côte du Rhône, come non includere la “deviazione” verso Die e la sua Clairette. Era giunto il momento di soddisfare il desiderio di sapere e conoscere mosso dalle letture di Catarina Hiort af Ornäs.
“A differenza della maggior parte degli spumanti questo si fermenta solo una volta; il che lo rende particolare, unico”
Risalire la Drôme fino alla città di Crest. Iniziare a percorrere la strada del vino verso l’altipiano di Vecors ai piedi delle Alpi. Questo il percorso per raggiungere Die tra filari di “bianchi” Aligoté, Muscat à petit grains, Clairette e “neri” Syrah, Gamay e Pinot Noir.
Tappa d’obbligo nel centro di questa cittadina con poco meno di 5.000 abitanti è stata la Cave de Jaillance, un consorzio di aziende della valle che rappresentano più di 1.000 ettari di vigneti.
Il motivo? Conoscere, in un circuito guidato, i colori di un tempo, da Plinio il Vecchio ai giorni d’oggi e scoprire, con immagini e racconti, la Clairette de Die e il Crémant de Die, i territori protetti dalla Aoc, e il méthode dioise nei particolari.
Come è nata la Clairette de Die?
La Storia mista a leggenda ci tramanda che un pastore gallico, usando le fresche acque del fiume “La Drôme” per rinfrescare una bottiglia di vino, la dimenticò nel fiume per tutto l’inverno. A primavera, ritrovandola, si accorse che il vino, evidentemente non ancora ben fermentato, aveva prodotto carbonica rendendolo “pétillant”. Da allora le tribù galliche iniziarono a produrre Vin Pétillant con l’aiuto delle fresche acque della Drôme.
Tutta fantasia popolare? Non proprio perché negli scritti lasciati dallo scrittore romano Plinio il Vecchio si trovano descrizioni documentate di questo metodo ancestrale.
A Die solo vino pétillant?
Si producono anche vini fermi bianchi, rosé e rossi.
Coteaux de Die, un vino bianco secco prodotto con Clairette al 100% nell’ambito del territorio comunale di Die e protetto da Aoc. Fresco, gradevole e niente più.
Châtillon en Diois, vino fermo prodotto in tutti e tredici comuni facenti parte della Vallée, disponibile nella tipologia “bianco” da uve clairette e aligoté , “rosé” con aggiunta di pinot noir e/o gamay, “rosso” con l’utilizzo di gamay, pinot noir e syrah.
Ma è indubbio che l’Ancestrale e il Crémant, les vins pétillant, siano il riferimento vinicolo che ha reso famosa Die.
I miei assaggi alla Cave Jaillance:
Clairette de Die Icône 2014, cuvée blanche traditional, 80% moscato piccoli grani e 20% clairette. Dal gusto facile ed immediato. Al naso floreale e fruttato (tiglio, pesca e banana). Al palato ritorni fruttati per una gradevolezza unica. Astenersi dal punteggio: è una Clairette de Die.
Clairette de Die cuvée imperial tradition rosé 2014. Un tocco di Pinot Noir e Gamay come colorante. Delicatamente fruttato, con leggere fragoline disperse nel bouquet leggermente tropicale. Un frizzante gentile e “simpatico”.
Clairette de Die Les Hautes de Dess 2016, il Bio-dinamico. Quel tocco “naturale” che lo ha reso interessante.
Crémant de Die Icône Grand Cuvée 2012. Originariamente composto solo da Clairette. Oggi si aggiunge Aligoté e un po’ di Moscato. Rientra tra i crémant discreti. Decisamente da aperitivo, più difficile abbinarlo a tutto pasto anche per il suo basso tenore alcoolico (7°/8°).
Crémant de Die Grand Réserve Brut 2012. A dire il vero più extra-dry che brut, simile ad alcuni nostri “prosecco”. Il Crémant top della gamma.
Clairette e Crémant. Diciamocela tutta. La deviazione stradale verso l’interno direzione Alpi, per soddisfare il desiderio di sapere e conoscere mosso dalle letture di Catarina Hiort af Ornäs, è stata l’attrazione per la Clairette e non certamente per il Crémant.
Hum…Ce gôut divin fruité qui pétille dans la bouche: la Clairette de Die, unique! Chapeau!
Claudio Mollo presenta |
“Artigiani del gusto toscani, con le loro delizie gastronomiche, accompagnano da sempre la kermesse Terre di Toscana, l’Eccellenza nel bicchiere, nata nel 2007 inserendosi nell’ambito di un ciclo di eventi con l’obiettivo di offrire uno spaccato di alto livello dell’enologia d’eccellenza della regione toscana”.
A parlare Claudio Mollo, giornalista e scrittore, ideatore di questo angolo sfizioso all’interno dell’evento divenuto “evento cult nazionale”, uno di quelli da non perdere assolutamente.
Golosizia rappresenta l’ineludibile corollario della manifestazione “marzolina” con i suoi cooking show ovvero “la vetrina della cucina d’autore, animata da chef affermati ed emergenti di Toscana.”
Apprezzare meglio viaggi nelle tradizioni del Cibo in questa regione dalle molteplici varietà: mare, terra, montagna.
Qualcuno, di cui non ricordo il nome, ebbe a dire in altra sede: “Per la mente, per il cuore, per la gola”. Magnifica, fantastica, straordinaria espressione che si addice perfettamente a Golosizia. Sorprendente idea ad identificare la professionalità in cucina.
Oggi constatiamo, nel girare per ristoranti, trattorie, locande, la difficoltà di coniugare il bello al bravo. Golosizia : scopo di valorizzare un territorio, lo spirito del luogo.
E l’evento interpreta questi valori proponendo ogni anno le interpretazioni da parte di personaggi già conosciuti o emergenti, selezionati da Claudio
piatto di Ilan Catola |
Mollo in quella ricerca non basata su semplici ricette o ricordi della nonna ma frutto di studio tramutato in arte consolidato da un passato e coniugato con il presente da cui emerga intelligenza e professionalità.
E vedere “sfornellare” gli chef aiutati da parte delle proprie brigate di cucina, capisci il senso e la differenza con “il finto sapere” che quotidianamente riscontriamo nelle moltitudini di programmi televisivi.
Edizione 2018: a confronto cinque chef nella due giorni di Terre di Toscana.
piatto di Nicola Gronchi |
Nicola Gronchi, Chef del Ristorante Bistrot di Forte dei Marmi, una stella Michelin che ha presentato due piatti di pesce, libera interpretazione di crudité risultati armonici, al top.
Nicoletta Marighella del Ristorante Il Mestolo di Siena. Nicoletta si è imposta in quel della città del palio portando nel cuore del Chianti il Mare. Ravioli di
piatto di Nicoletta Marghella |
patate con gamberi rosa e sarago affumicato in “diretta”, sfilettato e accompagnato da un misto di pasta. Chapeau!
Emiliano Lombardelli, Ristorante Gourmet con Gusto di Santa Liberata, Porto Santo Stefano GR. “Abbraccio Terra e Laguna (Orbetello n.d.r)”. Questi i temi dei due piatti presentati: Cavolfiore, panzanella in crema, bottarga di femminella (uova di granchio di laguna) e sfumature di cefalo. Intrigante!
Ilan Catola, Ristorante Locanda Garzelli di Quercianella LI. Cucina fusion con le innovative cotture e utilizzo di materie prime fuori dalle tradizioni toscane come ostriche affumicate e funghi Shitake, considerati elisir di lunga vita. Blasfemo!
Andrea Perini del Ristorante Al 558 di Bagno a Ripoli FI. La degna conclusione di Golosizia con piatti dai sapori della tradizione animate da colori e aromi internazionali: grande esperienza gourmet.
Appuntamento al 2019 per altre conoscenze, scoperte da assaggiare e ricordare. Parola di Claudio Mollo.
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La Riflessione!
Siamo pronti. Dopo Prowein è in arrivo Summa, il bellissimo evento ideato ed organizzato da Alois Lageder. Il piccolissimo e “lindo” paesino Magrè, nella Bassa Atesina, in Alto Adige, appena al di là del “confine” è pronto ad accogliere la moltitudine di wine-lovers provenienti dal resto d’Italia, Austria, Francia e Germania. Una due giorni di full-immersion nella filosofia legata alle tradizioni sud-tirolesi, alla bio-dinamica e non solo. E poi, raggiungendo Verona, a partecipare al Vinitaly, il sempre discusso evento nazionale del vino italiano che proverà a “stupirci” ancora. Sarà così o saremo costretti a riportare le ataviche “lagne e piangistei” dei “soloni nostrali” sempre pronti a distinguersi nel denigrare la “nazional-manifestazione”?
Frammento n. 1
Cantine Storiche Italiane al Vinitaly
Associazione Dimore Storiche e Cantine Storiche saranno presenti al Vinitaly 2018. 64 tenute storiche con cantina parteciperanno all’evento veronese forti di una produzione vinicola di ben 35 milioni di bottiglie prodotte da circa 30.000 ettari di proprietà. “I Soci ADSI (Associazione Dimore Storiche Italiane) sono proprietari di beni culturali vincolati come monumenti nazionali che, nel caso delle tenute viticole, comprendono, oltre alle cantine, giardini, vigneti, oliveti e boschi, in un insieme di straordinaria bellezza al tempo stesso architettonica e paesaggistica. Gaddo della Gherardesca, Presidente dell’Associazione, nella conferenza-stampa tenuta per spiegare i motivi della partecipazione ha insistito sull’impegno costante dei soci a mantenere e conservare questa parte rilevante del nostro patrimonio culturale.(Fonte Cronache di Gusto)
Frammento n. 2
Il Pinot Grigio ha la sua DOC.
La DOC delle Venezie, ovvero il Consorzio di Tutela Doc delle Venezie è una denominazione interregionale che comprende i territori vitati della Provincia Autonoma di Trento, della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, della Regione Veneto e nasce dalla volontà di tutelare e valorizzare l’intera produzione del Pinot Grigio. In queste terre viene attualmente prodotto l’85% del Pinot Grigio italiano. 23.374 ettari vitati e dedicati a questo vitigno, 750 milioni di euro il fatturato. La nuova DOC rappresenta ed opera sulla più grande area vitata a Pinot Grigio nel mondo. (Fonte: Zed.Comm)
Frammento n. 3
Passione e soldi, petrolio e vino: Bulgheroni
Alejandro Bulgheroni, miliardario argentino. La storia d’investimenti da sogno per noi comuni mortali. Pensate:”non mi diverto più con il petrolio. Mi butto nel vino, olio, cantine e frantoi”. Direte voi: butta via tutto e cambia vita. Scherzate? Per niente. Non si diverte più ed investe in altro campo e continua a fare soldi a palate. Ha speso 125milioni di euro per l’acquisto di 330 ettari di filari tra Montalcino, Bolgheri e Chianti Classico. Da 4 etichette a 27. Le Aziende rilevate? Dievole nel Chianti Classico Castelnuovo Berardenga, Poggio Landi e Podere Brizio a Montalcino, Tenute le Colonne e Tenuta Meraviglia a Bolgheri. 850.000 bottiglie per un fatturato di 5milioni. Così, tanto per iniziare. I possedimenti italiani si aggiungono a quelli tenuti in Argentina, Uruguay, Australia, Napa Valley e Bordeaux. E accanto al vino e cantine, i lussuosi agriturismo per gli enoturisti facoltosi. Chiamala passione. (fonte Corriere.it)
Frammento n. 4
Info per i consumatori: etichetta “salva-pummarola”
La Coldiretti annuncia:”in arrivo l’etichetta di origine obbligatoria per la provenienza dei pomodori.” Pubblicato in G.U. il decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse. Sembrerebbero tolte dall’anonimato tutte le coltivazioni di pomodoro illegali. Paese di coltivazione e paese di trasformazione. Come al solito ci troveremo di fronte a diciture come: Paesi UE, Non UE, UE e non UE insieme. Attualmente i paesi non UE dai quali arriva concentrato di pomodoro per diventare “italiano”, sono l’Usa e Cina. Vedremo se sarà tutela vera.
Frammento n. 5
È primavera, torna lo StreetFood
Come esce il sole lo street food, il cibo da strada riprende il suo ruolo “del mangiare all’aperto”. Non solo. Inizia di nuovo il Giro d’Italia con decine di tappe promosse in tante città. Opera dell’Associazione Streetfood, l’associazione che riunisce gli operatori che negli anni hanno puntato sulla qualità. “ Da quando siamo nati la nostra associazione non ha pensato solo ad organizzare eventi pubblici ma promuovere la cultura del cibo di strada rispettando le tradizioni familiari di ogni Regione di provenienza”. Parole del presidente dell’associazione Massimiliano Ricciarini. Prato, Novara, Arezzo, Bergamo, Castelfiorentino, Foggia, Castiglioncello e altre località reperibili sul sito web www.streetfood.it.
Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)
“Il Vino muove la primavera, cresce come pianta di allegria, cadono muri, rocce, si chiudono abissi, nasce il canto” ( Ode al Vino, Pablo Neruda ).
È quanto troviamo scritto in 3a pagina del libretto di presentazione e guida alle degustazioni dell’undicesima edizione di “Terre di Toscana, l’Eccellenza nel bicchiere”, ideata, costruita e programmata da Fernando Pardini insieme ad alcuni amici del gruppo AcquaBuona.
Undicesima edizione che già da alcuni mesi si presentava e presagiva come un grande successo. Così è stato analizzando i numeri del “giorno dopo”. 130 tavoli per altrettante aziende vinicole toscane. Piccole a conduzione familiare, medie nella produzione di bottiglie, grandi “dai grandi (volutamente ripetuto) volumi”.
Aziende biologiche, biodinamiche, convenzionali: tutte selezionate nel comparto dell’eccellenza e tutte presentate con “pari dignità”.
-Fernando raccontaci la vigilia, il lavoro che hai definito “di cuore”.
-Terre di Toscana è tornata più forte che mai. Lo ha fatto abbattendo un altro record per noi importantissimo. Ossia il tempo in cui sono andati esauriti i 130 tavoli disponibili per le aziende: mai così breve. Non solo. Registriamo un crescente interesse di tanti, tanti produttori che vorrebbero partecipare e questo se da una parte alimenta l’imbarazzo di fronte al limite invalicabile delle presenze, dall’altra non può che spronarci a “fare sempre meglio”. L’ho sempre affermato: lavorare di cuore, con il cuore, non si sbaglia mai, comunque vada.
-Ormai Terre di Toscana da qualche anno a questa parte è una delle Manifestazioni imperdibili a livello nazionale. Raccontaci “la filosofia” di questo evento.
- La “storia” la conosci. Il passato, con le sue scelte logistiche, ha rappresentato quella continua ascesa nel proporre un evento che si interponesse tra le Anteprime Toscane e il Vinitaly. Una pagina enoica di indirizzo verso l’Eccellenza. A conferma l’undicesima edizione ha messo in campo un “parterre mirabolante”, distintivo, unico che non chiede ulteriori parole a commento, casomai il più sincero dei ringraziamenti, in qualità soprattutto di appassionato per gli appassionati. I neofiti, i wine lovers, gli operatori del settore e gli addetti ai lavori in questo viaggio ci sono stati sempre vicini con la loro sincera volontà di partecipare, scoprire, ascoltare, dare e ricevere. Questa la semplice lettura della nostra filosofia.
Fernando risponde alle mie domande ma non si estranea dal contesto della Manifestazione. Controlla che tutto vada per il meglio, interviene a “correggere” il servizio anche il più umile come quello degli svuota-vino. Vigile, attento così come tutti i componenti dello staff AcquaBuona in quel sincronismo perfetto senza “sbavature”.
-Ho incontrato tra i tavoli colleghi, amici e conoscenti. Giornalisti rappresentanti testate importanti a livello nazionale e blogger seguiti su internet che svolgono informazione sul mondo del vino e dell’eno-gastronomia. Una crescente attenzione del mondo dei media italiani e non solo verso Terre di Toscana.
-Ritrovare amici e conoscerne di nuovi nel mondo dei media ci lusinga molto ed emoziona. Sapere di essere al centro delle attenzioni “dei comunicatori” che ogni anno, sempre più numerosi, chiedono gli accrediti-stampa, non può che allettare e compiacere. Con i loro interventi, comunicati, articoli, servizi fotografici, post hanno movimentato le opinioni e, nel far conoscere l’evento, hanno permesso di dilatare i confini geografici di provenienza inimmaginabili all’inizio della nostra avventura.
Terre di Toscana, non solo Vino. Da alcuni anni, con la collaborazione del giornalista scrittore Claudio Mollo, questa manifestazione ospita al suo interno un’area gourmet, Golosizia, dove chef selezionati toscani o comunque operativi in ristoranti toscani danno vita, sotto l’attenta regia di Claudio, a show cooking di alta perfezione. Ma questa è un’altra storia da raccontare a parte nei dettagli.
Terre di Toscana, l’evento dell’eccellenza: più forte che mai.
Palazzo Comunale di San Gimignano, Sala di Dante - Ormai dovrei esserci abituato. Ma non è così. Ogni volta che entro in Sala Dante, meglio conosciuta come Sala di Dante, nel Palazzo Comunale di San Gimignano, ogni momento, sguardo, mi avvicina all’incanto, alla bellezza, allo stupore. Sala che deve il suo nome al soggiorno (breve) del Sommo Poeta in versione Ambasciatore della Repubblica di Firenze.
Azzo di Masetto è l’autore degli affreschi a tema cavalleresco; Lippo Memmi di quello splendore che è La Maestà, ispirato ad un altro dipinto di Simone Martini esposto nel Palazzo Pubblico di Siena.
Un po’ di ricordi trecenteschi ci vogliono per descrivere lo stato d’animo di chi varca la soglia ed entra nella Storia.
Il 14 febbraio di quest’anno la Sala era gremita di colleghi affaccendati per altro evento, non storico ma enoico. Nonostante il brusio generale sono riuscito ad assentarmi dal contesto per alcuni minuti ed “ascoltare” gli zoccoli dei cavalli, il rumore delle gualdrappe, il galoppo dei cavalieri raffigurati negli affreschi. Da sempre, dalla mia prima volta in gita scolastica a San Gimignano, la Sala di Dante mi provoca queste sensazioni.
Ma veniamo all’evento enoico e al perché della mia presenza in Sala Dante nello scorso 14 febbraio.
Anteprima Vernaccia di San Gimignano 2018. XII edizione del ciclo di degustazioni “Il Vino bianco e i suoi territori”. Tema specifico: Il Cordone Ombelicale. Degustazione alla ricerca di quel filo conduttore tra sei Vernacce e sei vini bianchi provenienti da sei diversi territori italiani. Conduttore della degustazione Daniele Cernilli aiutato da Riccardo Viscardi.
Ricerca dei cordoni ombelicali tra Vernacce di sei zone diverse del territorio comunale, interpretazioni e vinificazioni diverse e vini bianchi provenienti da Collio friulano, Custoza superiore, Greco di Tufo, Grillo siciliano, Soave classico e Verdicchio di Matelica. Dodici bottiglie a confronto.
Ecco come è andata: i confronti.
Sicilia Grillo Laluci Baglio del Cristo di Campobello 2016, bouquet di fiori gialli, agrumi e pesche bianche. Tonalità marine, fresco ed equilibrato. Da terreni misto calcare e gesso. Ottimo voto 89/100
Vernaccia Riserva La Lastra 2015, anche questo con toni floreali, agrumati. Buona struttura. Da terreni pliocenici mediamente argillo-sabbiosi. Ottimo voto 88/100
Vernaccia Riserva Teruzzi&Puthod 2015. Profilo olfattivo ben marcato, al palato morbido a sostenere freschezza e sapidità. Da terreni pliocenici mediamente argillo-sabbiosi. Ottimo, voto 88/100
Soave Classico Calvarino Pieropan 2015. Colore paglierino dorato che introduce le note minerali e cenni balsamici. Terreno argilloso e tufo basaltico. Ottimo, voto 89/100
Verdicchio Matelica Riserva Mirum La Monacesca 2015. Leggera surmaturazione, grande complessità olfattiva: ampi sentori di mandorle tostate unite a cedro. In bocca è risultato potente lunghissimo e profondo. Terreni prevalentemente argillosi. Ottimo, voto 89/100
Vernaccia Riserva Sanice Cesani 2014 Decisamente fine, elegante e floreale con un gusto rotondo, con tipico retrogusto ammandorlato. Terreno medio impasto tendente al limoso-sabbioso con depositi marini pliocenici. Ottimo, voto 89/100
Custoza Superiore Ca’ del Magro Monte del Fra 2015. Colore giallo, con riflessi verdi paglierino. Olfatto su fiori di campo e mele con sfumature di vaniglia. Al palato asciutto, sapido e di corpo con ritorni olfattivi. Terreni di origine morenica quindi calcarei, argillosi, ghiaiosi e sabbiosi. Ottimo voto 88/100
Vernaccia Riserva Albereta Il Colombaio di Santa Chiara 2014. Colore giallo dorato, olfatto complesso con note vanigliate, al palato sapido, ben strutturato, persistente. Terreni di medio impasto. Eccellente voto 90/100
Collio Friulano Schioppetto 2016. Paglierino con riflessi oro verde, con intensi aromi fruttati su pera ed albicocca. Al palato è risultato sapido e equilibrato. Terreni formati da marne collinari di origine eocenica. Ottimo voto 89/100
Vernaccia Riserva Vigna a Solatio Casale Falchini 2010. Colore giallo paglierino , olfatto su sentori di mela verde e fiori di gelsomino, palato con vena fresco-sapida ben in equilibrio con morbidezze. Finale gradevole. Terreni di medio impasto Eccellente voto 90/100
Vernaccia Riserva Panizzi 2008. Colore giallo luminoso con sfumatura tendente all’oro antico, olfatto variegato su note floreali bianche, frutti che hanno spaziato dal pompelmo al melone sfumando nelle note vanigliate. Evidenti sentori minerali della pietra focaia. Al palato è risultato essere un vino di carattere perfettamente equilibrato. Terreni di medio impasto Eccellente voto 91/100
Greco di Tufo Vittorio 2007 Di Meo. Colore dorato brillante, olfatto con fine bouquet di cedro. Sono seguiti richiami minerali di pietra focaia e ardesia, oltre ad una lieve nota idrocarburica. Al palato è risultato caldo e avvolgente. Terreni argilloso-calcarei di origine vulcanica. Eccellente 90/100
E il Sommo Poeta, nella sua sala, posizionato alle nostre spalle, ad osservare il volteggiare dei vini nei calici ed ascoltare tintinnii e commenti bisbigliati tra i degustatori.
Come è sempre splendida, affascinante, seducente la Sala di Dante a San Gimignano.
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La Riflessione!
L’”abbuffata” delle Anteprime è terminata. Amarone, Consorzi toscani, Chianti Lovers, Chianti Classico, Vernaccia di San Gimignano, Nobile di Montepulciano, Benvenuto Brunello e Sagrantino di Montefalco. Vendemmie da cinque stelle, scontate come da copione, alle quali ormai nessun più crede. Motivazioni diverse ma tutte orientate verso il penta-giudizio. Fiumi di numeri a non finire tutti dimostranti successi interpretativi. Osservo i comunicati stampa del dopo, li confronto con quelli degli anni precedenti custoditi come se fossero reliquie e, sorpresa (mica tanto), uguali, identici, medesimi tra loro.
Non stiamo facendo del bene al vino.
Preferisco di gran lunga quanto riferitomi da un vignaiolo della Valpolicella mentre assaggiavo un suo 2014:”È stata un’annata difficile, dove spesso ho dovuto trascorrere le notti in vigna. Ce l’ho fatta a portare a casa un piccolo risultato consapevole del “valore” di questa mia impresa”. Chapeau!
Frammento n. 1
I numeri che ti lasciano basito
Dai tappi si capisce quante bottiglie apriamo nel corso di una vita. Ricerca scientifica ad opera di Uncorked Life, azienda all’avanguardia nella ricerca di chiusure per il settore vinicolo ed alimentare. 3.798 bottiglie per ciascuno suddivise in vini bianchi, rossi, spumanti distillati e birre. Ha vinto alla grande la birra con il doppio dei tappi stappati sul vino. In verità la ricerca è un’altra. Dai tappi per arrivare al consumo di alcool. Ecco, adesso l’indagine assume un connotato più credibile. La conclusione? Ogni persona totalizza un consumo di alcool nella vita pari a 542 lt. Sbalordito, impietrito, semisvenuto!
Frammento n. 2
Solforosa sì, solforosa no.
Non dico da sempre, ma in questi ultimi anni l’uso della solforosa è al centro di studi, dibattiti e prese di posizioni che spesso hanno e portano a “scontri”, a volte pesanti tra enologi, produttori e soloni vari (quest’ultimi molto pericolosi). La nota Fondazione Mach, Università di Trento e Centro agricoltura presso l’Istituto di San Michele all’Adige, ha pubblicato una ricerca su aspetti finora sconosciuti delle reazioni nei vini dell’anidride solforosa. La ricerca entra nel merito con dati e conduzioni che porterebbero ad una futura enologia di precisione. Quindi studi e applicazioni, non demonizzazioni. Vale a dire che la solforosa la dovremo sopportare ancora per lungo tempo.
Frammento n. 3
Cibo e Vino elevati a patrimonio nazionale.
È nata Treccani Gusto. Forse è una notizia che non farà clamore ma per i cultori del cibo e del vino, SÌ. Evento che coincide con l’anno nazionale del Cibo italiano, il 2018, proclamato dai Ministeri dei beni Culturali e delle Politiche Agricole. Elevare il cibo, il vino e ulteriori prodotti dell’agricoltura nazionale allo stesso livello di altri tesori italiani come l’arte, la cultura, il paesaggio. Progetto editoriale promosso dall’Enciclopedia Treccani per lanciare una nuova immagine dell’Italia con le sue eccellenze enogastronomiche in un contesto internazionale.
Frammento n. 4
Quando un cibo benefico suona come offesa.
“Trunzu di Aci”. In realtà è anche un epiteto con il quale gli abitanti di Catania prendono in giro (si fa per dire) quelli di Acireale. Il Trunzu altro non è che una varietà di cavolo rapa coltivato nelle campagne intorno ad Acireale, Aci appunto. Alimento antitumorale (prevenzione), detossificante, dall’alto contenuto di vitamine e minerali. Due raccolti l’anno, in primavera ed autunno ed ingrediente di numerose ricette di quel territorio. Presidio Slow Food dal 2012. Chissà, presto troveremo nei menù dei ristoranti stellati pasta con trunzettino di Aci cotto al vapore. Fantasia dello Chef.
Osservo, scruto, assaggio e…penso.
Come spesso ho ricordato il Merano Wine Festival, l’evento delle eccellenze, non è solo il “Festival del Vino”. Da alcune edizioni le eccellenze del food trovano sempre più spazio.
Helmuth Köcher, presidente e fondatore della manifestazione altoatesina, è riuscito a selezionare aziende “preziose” da tutto il territorio nazionale. Tra queste il Caseificio Marovelli da Vibbiana, una frazione del Comune di San Romano in Garfagnana, provincia di Lucca. Pensare che si trova a due passi da casa mia e l’ho conosciuto a Merano.
Nel girovagare incuriosito tra i banchi di prodotti di alta raffinatezza, sono stato colpito da una scritta: Laboratorio Didattico Sensoriale…Diventare Casaro in poche ore. Cosa significa?
È stata Romina, la giovane imprenditrice, terza generazione della Famiglia Marovelli a darmi la risposta.
“ Una esperienza sensoriale, raccontando la storia gastronomica del territorio attraverso il mondo casaro”. E nello specifico?
“Il Casaro ed il suo staff aprono le porte del laboratorio mettendo a disposizione la propria esperienza e professionalità a chiunque sia incuriosito ed interessato a vivere in prima persona tutte le fasi del processo di trasformazione del latte in formaggio”.
Non solo. Percorsi lungo sentieri, osterie alla ricerca della tradizione contadina. Farro, Ippocastano (vino insaporito con spezie profumate) e i formaggi del Caseificio Marovelli. Dalla tipologia “freschi” agli “stagionati”, ai “conciati”.
“Aspirazione alla massima qualità e alla capacità di coniugare le più moderne tecnologie con la tradizione artigianale familiare”.
Dalla semplice caciotta di mucca, ai caprini abbucciati ai più “secchi” e profumati Casaro dell’Ariosto e Verruchio fino a degustare l’Ubriaco Garfagnino ed altri affinati con erbe e foglie selezionate.
L’integrazione verticale: la “vera forza” del Caseificio Marovelli.
“ L’integrazione verticale, ovvero l’integrazione delle esperienze di tre generazioni verso la produzione di qualità medio-alta, altro non è che la migliore garanzia dell’accesso alla ricerca, materie prime e controllo dei processi. Uniti all’aspirazione del raggiungimento della massima qualità come riferimento nel mondo caseario italiano”.
Il carattere generoso, spontaneo, accogliente di Romina si ritrova negli assaggi dei suoi formaggi: formaggi espressivi che si sono rivelati alleati golosi.
La storia dell’azienda non ha radici così lontane: è stato suo nonno Giovanni, alla fine della seconda guerra mondiale, ad iniziare la trasformazione del latte garfagnino in formaggi. Come si legge nella presentazione aziendale: “per atto di sopravvivenza alimentare”. In termini più semplici: per campare.
Il successo: mantenere la semplicità di quei tempi con l’evoluzione tecnologica di oggi. Ed è proprio come interprete di questi principi che la Famiglia Marovelli ha consolidato nel tempo di tre generazioni la sua reputazione di produttori non solo affidabili ma anche attenti e sensibili alla Storia e Tradizioni di una valle, la Garfagnana, stretta tra le cime delle Alpi Apuane e l’Appennino Tosco-Emiliano. Chapeau!
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La Riflessione!
La prima notizia “sconvolgente”(sic!) del 2018 nel mondo del vino italiano è stata la nascita di una nuova associazione di sommelier. La “fecondazione dell’idea” dai soliti spermatozoi smaniosi che solitamente coabitano in altre realtà. Il “parto” avvenuto dalla rottura con la FIS (Fondazione Italiana Sommelier) guidata dal giornalista Franco Maria Ricci. La sigla? Assosommelier. Si tratta della Delegazione Umbra della Fis che ha annunciato, per bocca di Davide Marotta, eletto presidente della neonata associazione, di operare sia nella formazione professionale (corsi e master) quanto nella divulgazione del vino attraverso degustazioni ed eventi. La riflessione immediata: ma le altre associazioni presenti sul territorio ( una trentina tra nazionali, regionali, provinciali, comunali, parrocchiali ecc…) cosa fanno?
Frammento n. 1
Per chi ama i cosiddetti Vini Naturali
Genova, Palazzo della Borsa in Piazza De Ferrari, domenica 21 e Lunedì 22 gennaio, appuntamento con i banchi di assaggio dei produttori di “vini naturali” organizzati da Vinnatur. “Siamo molto affezionati a Genova – ha affermato Angiolino Maule, presidente di Vinnatur nel presentare l’evento – dove abbiamo già organizzato due banchi negli anni scorsi. Qui vi è una ristorazione illuminata che ha compreso come produrre vini naturali possa essere un modo per valorizzare la cucina ligure.” Genova consacrata da Maule come “capitale d’Italia dei vini naturali”. 70 produttori a rappresentare le regioni italiane insieme ad “amici di comprovata fede” provenienti da Austria, Francia, Italia e Slovenia.
Frammento n. 2
Anteprima Amarone
Da sempre l’evento annuale veronese da il via alla kermesse delle presentazioni anteprime della nuova annata messa in commercio secondo quanto disposto dai singoli disciplinari di produzione. Per l’Amarone si tratterà della presentazione della vendemmia 2013. E poi se ricordiamo che quest’anno si celebra il compleanno dei 50 anni della costituzione DOC Amarone della Valpolicella, l’evento è uno di quelli da non perdere per gli appassionati. Le date: Sabato 3, Domenica 4 e Lunedì 5 febbraio al Palazzo della Gran Guardia di fronte all’Arena. I viticoltori aderenti al Consorzio che da anni gestisce questa manifestazione, operano su 8 mila ettari di vigneto per una produzione di circa 13 milioni di bottiglie ( circa il 60% destinate all’export) con un fatturato che supera i 330 milioni di euro. Cifre che supportano un lavoro che viene svolto nelle tre aree distinte della Volpolicella identificate dal Disciplinare di produzione: quella Classica, la Valpantena e la Doc Valpolicella.
Frammento n. 3
Decanter spara la sua TOP 10 su gli sparkling.
Gli esperti incaricati da Decanter (due!), la nota rivista inglese che si contrappone a quella americana Wine Spectator, hanno sparato i loro giudizi sui migliori spumanti (sparkling, bollicine, perlage ecc…) individuati nelle produzioni in commercio nel 2017 presi tra quelli con un costo inferiore a 55 sterline. Qualità/prezzo. Fuori quindi i pezzi da 90 (francesi soprattutto ma anche italiani come Giulio Ferrari e Annamaria Clementi) e scelta tra 173 spumanti provenienti da tutto il mondo. Come dire: “facciamo una graduatoria degli spumanti di un Dio minore”. Tutto questo è stato pubblicato prima delle feste natalizie. La riflessione:”vuoi vedere che è stata una mossa per indirizzare i consumatori verso il consumo di alcune etichette?” Come affermava Andreotti: a pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina.
Frammento n. 4
Il 2018 proclamato anno nazionale del Cibo Italiano
Iniziativa dei Ministri Franceschini e Martina. “Abbiamo un patrimonio unico al mondo – ha sottolineato il ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina – che grazie all’anno del cibo potremo valorizzare ancor di più. Dopo la grande esperienza di Expo Milano (alzi la mano se qualcuno la ricorda) l’agroalimentare italiano torna ad essere protagonista in maniera diffusa in tutti i territori” E giù statistiche, successi economici, record d’export e facce sorridenti di agricoltori, allevatori, pescatori, cuochi e vignaioli tratti da Alice nel paese delle meraviglie. La riflessione inevitabile: “è iniziata la campagna elettorale”.
Osservo, scruto, assaggio e…penso.
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
ULTIM’ORA
È MORTO Gualtiero Marchesi, un grande della cucina italiana che amava definirsi semplicemente “un cuoco”. Sua la frase cult:” Un piatto ha bisogno di studio, ricerca, passione e coreografia. Ma ricordarsi poi che dovrà piacere e soddisfare”. Così mi piace ricordarlo.
La Riflessione!
Ci siamo, come tutti gli anni. È Natale “dobbiamo spendere”. E per farlo servono dati economici “scacciacrisi”. Dobbiamo sorridere all’Anno Nuovo con i soliti, sempre uguali, dati sulla produzione vitivinicola. “Siamo la nazione che produce più vino al mondo”, “il nostro Prosecco batte lo Champagne”. Poi, conti alla mano, siamo terzi in ordine di fatturato e il nostro export, per oltre il 60%, è tirato dal vino in tetra pak (Tavernello, Ronco ecc…), dal prosecco e dal lambrusco. E al quarto posto c’è la CINA.
Frammento n. 1
Nasce VINTEGRA, Vino patrimonio comune.
FederVini e AssoEnologi, nell’ambito dell’accordo “Vino Patrimonio Comune” hanno dato vita a VINTEGRA, sistema specializzato e garantito di servizi integrati basato sui principi dell’economia e della condivisione. “Vogliamo applicare i principi della sharing economy all’interno della filiera vitivinicola” ha affermato Riccardo Cotarella, presidente dell’Assoenologi. “Ogni singolo prodotto è oggi ambasciatore del saper fare italiano e quindi deve attingere da una rete di competenze e diventare patrimonio comune” ha aggiunto Sandro Boscaini, presidente di Federvini. Quindi dal 2018 contributo della ricerca e comunicazione nei mercati. Fare squadra!
Frammento n. 2
Vino: in Toscana (e non solo) il 2017 la peggior annata di sempre per quantità.
Il valore economico è previsto in 480 milioni di euro persi. Confagricoltura Toscana precisa che il tutto è dovuto dalla gelata di Aprile, dalla siccità estiva e dall’effetto ungulati (da non sottovalutare anche in altre regioni). Confagricoltura usa il termine devastante. Tutto quanto, ahimè, si ripercuoterà sul consumatore che sarà costretto a sborsare dal 20% al 40% in più per una bottiglia di vino.
Frammento n. 3
Cantine ad emissioni zero.
Arriva dalla Spagna questa verde notizia. Miguel Torres, presidente della storica cantina iberica Bodegas Torres, ha presentato le nuove tecnologie che entro il 2032 potrebbero permettere di avere la prima cantina ad emissine zero di CO₂. In un prossimo futuro si prevedono aumenti delle temperature globali di oltre 2 gradi. Per questo la Bodegas Torres vuole essere in prima linea per recuperare e riutilizzare la CO₂. Intanto ridurrà entro il prossimo 2020 l’emissione di circa il 30%. La Cantina aziendale posta nel Penedes (Catalogna)ha già installata una caldaia a biomassa, installazioni solari e fotovoltaiche tanto da produrre il 25% delle proprie necessità.
Frammento n. 4
Leccino CSS 02 Minerva. Addio alla Xylella.
È uno dei cloni brevettati da un vivaio di Pistoia: Vivaio Attilio Sonnoli. Resistente al freddo e maggior qualità e quantità di produzione. Si chiama Minerva ed è stato dichiarato dall’Istituto per la Protezione sostenibile delle piante (CNR Bari) resistente alla Xylella, batterio che vive e si riproduce all'interno dell'apparato conduttore della linfa grezza (i cosiddetti vasi xilematici, portatori di acqua e sali minerali). Una speranza in più per i produttori pugliesi ai quali recentemente la Comunità Europea ha concesso la possibilità di reimpianto nelle zone infette.
Frammento n. 5
Un patto di filiera per rafforzare la competività della “pasta italiana”
Firmato in questi giorni un importante accordo che “sembra superare” la guerra del grano in Italia. Alleanza Cooperative, Confagricoltura, Cia, Copagri, Aidepi e Italmopa insieme per aumentare la disponibilità di grano duro italiano adatto alla pastificazione sostenendo gli agricoltori che scelgono di puntare sulla qualità. L’Italia è prima al mondo nella produzione ed export della pasta. Ma paesi emergenti come l’Egitto e la Turchia stanno facendo passi da gigante appoggiati dai propri governi. E noi… Serve adesso una risposta di “squadra”. Le intenzioni ci sono tutte in questo protocollo d’intesa. Rimarrà tale?
Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)
Il 7° Mercato dei Vignaioli Indipendenti, svoltosi a Piacenza il 25 e 26 novembre scorso, si è chiuso con un successo atteso (era nell’aria) ma non nella misura che lo è stato veramente.
Grande, Grande, Grande, volutamente in crescendo a significare un successo maturato anno dopo anno, ben programmato, solidificando e compattando quanto realizzato. Crescere insieme è il motto. Come dargli torto.
I numeri parlano da soli. Una due giorni da Sold Out. E la cosa più sorprendente e allo stesso tempo clamorosa è stato il registrare affluenza di visitatori da regioni svariate e lontane. Presenze dalla Sicilia, Calabria e Sardegna per assaggi e acquisti ai circa cinquecento banchi dei vignaioli indipendenti .
La formula di così tanto successo?
rappresentare la figura del viticoltore promuovendo la qualità e autenticità dei vini italiani
fatta da vignaioli che coltivano le proprie vigne, imbottigliano il proprio vino, curando personalmente il proprio prodotto. Vendono tutto o parte del proprio raccolto in bottiglia, sotto la propria responsabilità, con il proprio nome e etichetta.
persone che rispettano le norme enologiche della professione, limitando l'uso di additivi inutili e costosi, concentrando la propria attenzione sulla produzione di uve sane che non hanno bisogno del maquillage di cantina.
Quest’ultima posizione non vuol dire condurre necessariamente la propria coltivazione e le tecniche di cantina con certificazione biologica e/o biodinamica, ma produrre vini che prima di tutto siano buoni.
Ragione di questo trionfo, boom?
L’impegno generoso in vigna e in cantina, la ricerca costante della qualità, l’attenzione (finalmente aggiungo) dell’immagine del prodotto e perché no l’attività unitaria, associativa, di promozione e valorizzazione nel rispetto delle tradizioni, dei territori, per una offerta eterogenea di grande qualità.
E poi, non ultima, la familiarità che si respira appena varcate le porte della Mostra-Mercato. Essere uno di loro. D’obbligo dare del “tu” . Sorrisi, euforia, ottimismo, il bicchiere mezzo pieno. Fuori del capannone fieristico i problemi di tutti i giorni, dentro disponibilità, fratellanza, cordialità e stima. Quest’ultima toccata con mano. Alla richiesta di darmi qualche dritta negli assaggi, la risposta immediata e gentile è stata: ”vai ad assaggiare i vini di quel produttore o dell’altro” in una forma di cameratismo inusuale di questi tempi.
Giri per i banchi, leggi da dove provengono i vignaioli e subito il richiamo alla mente della straordinarietà dei luoghi di origine dei loro vini e la solidità delle tradizioni locali. Forse la mia presenza vuol essere il raccontare modestamente, con sobrietà, semplicità l’immenso patrimonio vitivinicolo che si cela dietro queste facce, le più arse dal sole, sagomate dalle intemperie.
Duemila anni di cultura del vino, di generazione in generazione, a volte di acquisizione in acquisizione, di volontà e ritorno alla terra, di lascio tutto e vado a vivere in campagna. Legame alla terra e al vino comunque sia la provenienza portando qui a Piacenza testimonianze, storia, echi e suggestioni.
Scrisse un giorno Pablo Neruda:” Non soltanto amore, bacio bruciante e cuore bruciato, tu sei vino di vita, ma amicizia degli esseri, trasparenza, coro di disciplina, abbondanza di fiori…”.
Questa è stata la FIVI, la mostra-mercato giunta alla sua 7° edizione. Lunga vita alla FIVI.
Urano Cupisti
Il 7° Mercato dei Vignaioli Indipendenti, svoltosi a Piacenza il 25 e 26 novembre scorso, si è chiuso con un successo atteso (era nell’aria) ma non nella misura che lo è stato veramente.
Grande, Grande, Grande, volutamente in crescendo a significare un successo maturato anno dopo anno, ben programmato, solidificando e compattando quanto realizzato. Crescere insieme è il motto. Come dargli torto.
I numeri parlano da soli. Una due giorni da Sold Out. E la cosa più sorprendente e allo stesso tempo clamorosa è stato il registrare affluenza di visitatori da regioni svariate e lontane. Presenze dalla Sicilia, Calabria e Sardegna per assaggi e acquisti ai circa cinquecento banchi dei vignaioli indipendenti .
La formula di così tanto successo?
rappresentare la figura del viticoltore promuovendo la qualità e autenticità dei vini italiani
fatta da vignaioli che coltivano le proprie vigne, imbottigliano il proprio vino, curando personalmente il proprio prodotto. Vendono tutto o parte del proprio raccolto in bottiglia, sotto la propria responsabilità, con il proprio nome e etichetta.
persone che rispettano le norme enologiche della professione, limitando l'uso di additivi inutili e costosi, concentrando la propria attenzione sulla produzione di uve sane che non hanno bisogno del maquillage di cantina.
Quest’ultima posizione non vuol dire condurre necessariamente la propria coltivazione e le tecniche di cantina con certificazione biologica e/o biodinamica, ma produrre vini che prima di tutto siano buoni.
Ragione di questo trionfo, boom?
L’impegno generoso in vigna e in cantina, la ricerca costante della qualità, l’attenzione (finalmente aggiungo) dell’immagine del prodotto e perché no l’attività unitaria, associativa, di promozione e valorizzazione nel rispetto delle tradizioni, dei territori, per una offerta eterogenea di grande qualità.
E poi, non ultima, la familiarità che si respira appena varcate le porte della Mostra-Mercato. Essere uno di loro. D’obbligo dare del “tu” . Sorrisi, euforia, ottimismo, il bicchiere mezzo pieno. Fuori del capannone fieristico i problemi di tutti i giorni, dentro disponibilità, fratellanza, cordialità e stima. Quest’ultima toccata con mano. Alla richiesta di darmi qualche dritta negli assaggi, la risposta immediata e gentile è stata: ”vai ad assaggiare i vini di quel produttore o dell’altro” in una forma di cameratismo inusuale di questi tempi.
Giri per i banchi, leggi da dove provengono i vignaioli e subito il richiamo alla mente della straordinarietà dei luoghi di origine dei loro vini e la solidità delle tradizioni locali. Forse la mia presenza vuol essere il raccontare modestamente, con sobrietà, semplicità l’immenso patrimonio vitivinicolo che si cela dietro queste facce, le più arse dal sole, sagomate dalle intemperie.
Duemila anni di cultura del vino, di generazione in generazione, a volte di acquisizione in acquisizione, di volontà e ritorno alla terra, di lascio tutto e vado a vivere in campagna. Legame alla terra e al vino comunque sia la provenienza portando qui a Piacenza testimonianze, storia, echi e suggestioni.
Scrisse un giorno Pablo Neruda:” Non soltanto amore, bacio bruciante e cuore bruciato, tu sei vino di vita, ma amicizia degli esseri, trasparenza, coro di disciplina, abbondanza di fiori…”.
Questa è stata la FIVI, la mostra-mercato giunta alla sua 7° edizione. Lunga vita alla FIVI.